Ho scritto questa ff per una mia amica che compie gli anni...tanti auguri Koji! Spero vi piaccia, anche perché è la prima che faccio leggere a qualcuno. Aspetto commenti e critiche di ogni genere.

Naturalmente, e purtroppo, i personaggi non mi appartengono...sigh...



 


Paradise life

di Ash


 

Apro gli occhi. La luce del sole invade il mio corpo, sento il calore scorrermi ovunque. Il mio sguardo vaga nel cielo azzurro, bellissimo. Si ferma ad osservare la forma delle bianche nuvole. Lì ce ne è una a forma di pecora, poi un uomo, una volpe... la volpe. Mi sono sempre piaciute le volpi. Un leggero e fresco venticello muove l'aria, mi scosta i capelli dal viso. Ora le nuvole hanno altre forme, altre storie. Sorrido. Sto così bene ora, bene come non mai ero stato. Non ho preoccupazioni, impegni, problemi. Potrei starmene disteso ad ammirare il cielo per l'eternità, a farmi cullare dal vento, a farmi bagnare dalla luce di un sole che mai mi era stato così amico. Eppure decido di alzarmi, di sedermi, abbandonando il mio giaciglio di erba e fiori colorati. Appena mi siedo mi si apre davanti agli occhi una distesa sconfinata di campi fioriti. Ovunque ci sono fiori dai mille profumi e colori, mi circondano come se fossi il loro re. Sono solo, ma mi sento bene, felice, sereno. Dove sono? Me lo chiedo solo per un attimo, perché la risposta mi giunge spontanea, come se mi fosse sempre appartenuta. Questo è il paradiso, la dimora delle anime. Non mi spaventa l'idea di essere morto. Morto...non ricordo neanche come. Ma non ha la minima importanza: questa nuova vita...sento di poterla chiamare così...sarà molto più interessante, divertente, importante, completa di quella che mi ha abbandonato. E poi se non la ricordo vuol dire che non è stata nulla di particolare. La fine che angoscia le persone è arrivata da me, ma non me ne sono accorto. Sto meglio di prima. Vuol forse dire che la morte non è la fine, ma l'inizio? Non importa: ora sono qua e voglio vedere le meraviglie che questo posto ha da offrirmi.

Mi alzo in piedi e ammiro l'orizzonte. Sembra essere infinito. Una calma infinità di fiori, luce e farfalle. Mi osservo. Sono completamente vestito di bianco, con un paio di pantaloni dal taglio elegante e una camicia a mezze maniche talmente leggera da non sentirla. I miei abiti non si sono sporcati stando sul verde dell'erba. Sono così lindi che la luce ci si riflette. E le ali sono così grandi e soffici da non sembrare vere. Sono ali di uccello...ali di angelo. Sono un angelo, un essere della luce. Mi sento orgoglioso di me stesso e felice. Ho una tale ilarità addosso che vorrei ridere sguaiatamente, ma se lo facessi mi sembrerebbe di rompere l'incantesimo che mi circonda. Continuo però a sorridere. Un sorriso che sento nascermi dal più profondo, che rispecchia perfettamente il mio stato d'animo.

Muovo le ali con la sapienza di un esperto e mi alzo da terra. Mi sembra di poter arrivare al sole e vorrei provarci, per poi continuare a volare verso zone più lontane e sconosciute, verso l'immensità dell'Universo. Ma sento un forte richiamo provenire da est, come una calamita attira il ferro, come il miele le api. É la voce di qualcuno che non conosco ma che sento di dover conoscere, una voce che sembra melodiosa, ma ne avverto una certa rudezza, come lo stridio di due pezzi di ferro che vengo sfregati fra loro. É un'unica nota, ma la avverto e percepisco che quello che vedo è solo una maschera. C'è ben altro ad est. Non qualcosa di malvagio, ma quantomeno non così paradisiaco come la natura che mi circonda. Spetta a me decidere se andare o meno, se continuare ad essere cullato in quell'oasi o mettermi alla prova con problemi più o meno difficili. Facile o difficile? Tranquillità o azione? Io sono il grande tensai, la risposta è più che mai scontata.

Senza pensarci oltre muovo un colpo d'ali e mi dirigo verso la casa del sole, verso l'est sconosciuto.  

 

Ho volato così tanto che non mi sento più le ali. Ho imparato a mie spese che anche gli angeli si stancano e provano dolore. Praticamente sono come gli umani, solo che non possono morire. Un angelo che muore, sarebbe un gran bel paradosso! Bé, io sono il re dei paradossi! Tié, non portiamoci jella da soli!

É sera, il sole che tanto amavo è tramontato, andato a dormire nella sua culla. Adesso è la signora Luna a fare da padrona, con la sua luce dolce e materna, con i suoi modi gentili ed educati. É bella la luna, bella quanto il sole.

Per tutto il tempo durante il quale ho viaggiato verso est non ho visto altro che campi fioriti. Non una anima, non un segno di una qualsiasi civiltà. Eppure la voce continuavo a sentirla e, più proseguivo, più diventava intensa. Non mi sono mai fermato. Mi sentivo così talmente attratto da quel richiamo da non concedermi una sola pausa. E poi è così bello volare. Ti sembra di diventare il più grande tensai del mondo, non che già non lo fossi, ma la sensazione era ineguagliabile. Sentirsi i capelli svolazzare intorno al viso, l'aria che si insinua fresca tra i vestiti...tutte sensazioni che mai avevo provato in questo modo così intenso e favoloso, che mai avrei immaginato così magiche.

Alla comparsa della luna ho intravisto una costruzione all'orizzonte. La voce sembrava provenire da là. Mi invitava ad entrare, a non aver paura. Io non avevo paura, gliel'ho detto, ma sono rimasto comunque fuori. Mi sono seduto tra l'erba e ho guardato il cielo.

Ora sono ancora qui, colle mani intrecciate dietro la testa e gli occhi chiusi. La voce non mi ha più disturbato. Sa che voglio passare la notte sotto il cielo stellato, sa che domani mattina, quando il sole mi saluterà di nuovo, entrerò nel palazzo che si erge davanti a me con maestosa grazia senza voltarmi indietro. Ma ora sono stanco e ho voglia di assaporare di nuovo la libertà che ho avuto durante tutta questa giornata. Dolcemente cullato da questi pensieri e da una notte che ha lo stesso tepore di una famiglia, mi addormento.

Quando mi sveglio, la mattina dopo, il sole è già alto nel cielo. Mi saluta con i suoi raggi dorati e mi incita ad entrare nel palazzo che mi sta di fronte. Adesso non posso più tirarmi indietro e, dopotutto, non voglio farlo. Mi passo una mano tra i capelli color rosso fuoco e mi sistemo i vestiti che ancora sanno di pulito. Non mi prendo neanche il tempo di riordinare le idee, non ce ne è bisogno: il fatto di essere un angelo è ormai così radicato in me che mi sembra del tutto naturale e sento che, a poco a poco, sto dimenticando di essere mai stato vivo. Poco male, ormai la mia vita è qui, anche se ho come la sensazione di aver perso qualcosa, qualcuno, di molto importante. Scuoto le spalle. Se non la ricordo non è così fondamentale come credo.

Osservo il palazzo. É molto alto, tutto bianco e azzurro, si perde tra le nuvole del cielo e i fiori della terra. Non ne vedo la cima. C'è un grande portone chiuso all'ingresso.

Mi alzo in piedi e mi avvio perso l'entrata, camminando lentamente, tanto non c'è nessuna fretta. Voglio godermi ancora quella pace, perché ho come l'impressione che lì dentro l'atmosfera sarà meno serena. Ho capito dal suono della voce che mi ha chiamato che non va tutto liscio in questo paradiso, che ci sono dei problemi da risolvere e so anche che toccherà a me e a qualcun altro risolvere il tutto. Non chiedetemi come so queste cose, perché non ne ho idea. É un po' come quando mi sono svegliato e ho saputo d'essere in paradiso senza nessuna spiegazione. É come se le risposte alle domande si trovino dentro di me e che non aspettino altro che essere tirate fuori colla domanda giusta. 

Arrivato davanti al portone non perdo tempo e lo apro spingendolo con una sola mano. Quel che mi appare davanti è il più immaginabile dei sogni. É un giardino enorme, incorniciato dalle alte mura delle stanze del palazzo. Ci sono alberi, fiori che mai ho visto, animali e fontane ovunque. L'acqua limpida esce allegra da quest'ultime, creando un vivace suono. Mi trovo ancora a sorridere davanti a tutto questo, davanti ad una tale bellezza, invaso dalla gioia. Finalmente sono arrivato e troverò qualcuno come me.

Non faccio nemmeno in tempo a muovere un passo che sento qualcosa muoversi alla mia destra. Mi volto solo per vedere la più splendida delle creature, talmente bello che sembra un miraggio. Due occhi fantastici, azzurri come mai ne avevo visti, freddi, non aspettano altro che qualcuno li riscaldi. I capelli neri come la notte cadono a ciuffi leggeri su di un volto che sembra il più bello dei dipinti. Il suo corpo è la statua di un eroe greco, tanto è tonico e perfettamente proporzionato. Vestito completamente di bianco e con due ali come le mie, anzi forse più belle, è l'angelo meno angelico che abbia mai visto, anche se non ne ho mai incontrato uno al di fuori di me. Eppure...dove l'ho già visto? Mi ricorda qualcosa, momenti piacevoli, sfide...non ricordo nulla, ma sento di averlo già visto da qualche parte.

Chi sei?- chiedo riprendendo fiato.

Si muove in avanti, quasi come se volesse raggiungermi. Lo osservo muoversi colla sua casuale grazia e sensualità. Mi sta facendo impazzire, però non risponde. Sembra che abbia le labbra cucite. Probabilmente non si fida di me, o è molto riservato, o crede di sprecare del fiato parlando ad un angelo dai capelli insolitamente rossi e con l'aspetto di un teppista. Quando manca ormai solo un passo al contatto si ferma e muove le labbra:

Kaede Rukawa.

Due parole che ricorderò per sempre. Il suo nome, la sua voce...tutto di lui è così perfetto, tanto da non sembrare vero.

Io sono Hanamichi Sakuragi, vedi ricordartelo!- la mia indole da teppista ha sempre il sopravvento.

Hn.

La sua loquacità non ha pari.

Kitsune, sei qua solo da così tanto tempo che hai perso la parola?

Do'hao!

Come osi!- comincio a scaldarmi,

Bellissimo, ma che carattere freddo! Questa sua personalità mi intriga ancora di più, mi induce a cercare la sua presenza, compagnia, dialogo, se così si può chiamarlo. Ho già capito che non riuscirò a fare a meno di lui, che sarà una figura costante nei miei pensieri. In più il presentimento d'averlo già conosciuto si è consolidato e mi sento dentro un affetto senza pari, un amore che mi riempie il cuore pronto a spezzarsi ad un suo rifiuto. Sono senza difese davanti a lui.

Alla fine siete arrivati!

La voce del giorno prima spezza l'incantesimo. Sia io che Kaede spostiamo lo sguardo verso l'uomo davanti ad una porta a destra. Vorrei urlargli qualcosa dato che ha interrotto quel momento così magico, ma me ne sto zitto.

Io sono Koguo, benvenuti.

Sei stato te a chiamarci?- chiede Rukawa senza cambiare espressione.

Esattamente.

Chi sei per disturbarmi così? Dormivo...- accidenti se ha del fegato!

Io gestisco questo posto.

Sei l'autorità maggiore?

No. Mi occupo solo degli angeli della zona giapponese, quindi anche di voi. Diciamo che sono un sottoposto della "autorità maggiore".

Lo osservo bene. Deve avere come minimo sessant'anni. É piuttosto basso e mingherlino, tanto che mi sembra di poterlo spezzare in due con un solo dito. Il suo sguardo è autorevole e severo. Non mi ispira nulla di buono.  

E si può sapere perché ci hai chiamati?- chiedo indispettito.

Questa è la casa degli angeli.

Sai che me ne importa!

Te ne importerà dato che vivrai qua. E poi ci sono delle missioni che vi attendono.

Missioni? Hey, bello, io non faccio mai niente per niente! Per chi mi hai preso!?

Bé, per l'inferno basta che esci e vai sempre dritto verso il basso. Vi conviene calmare i bollenti spiriti se  non volete cambiare "reparto". Ma adesso, per favore, seguitemi, vi mostrerò le vostre stanze.

OK, lo voglio uccidere. Ma è possibile annientare un angelo? Prima o poi si pentirà d'avermi minacciato. Il tensai non perdona.

 

É notte, la luna è tornata a sorridermi quieta. Mister "Io-sono-il-capo" ci ha fatto scarpinare tutto il giorno per farci vedere la struttura. É fermamente convinto che gli causeremo molti guai ed io sono ancora più sicuro di detestarlo dal più profondo. Neanche a Kaede sta simpatico. Diciamo che è meglio per la sua incolumità starci lontani. Adesso mi trovo in quella che sarà la mia stanza per l'eternità. Devo ammettere che è molto bella, grande e confortevole. Bianca e piena di luce, innocente. Anche il palazzo non è niente male, tutto perfetto e lindo. Ho incontrato anche degli angeli, non molti a dire la verità. Da quel che ho capito gli altri sono fuori per delle "missioni", a coppie. Da domani anche io e Kaede saremo impegnati in questo modo e sinceramente spero di stare in coppia con lui, anche se non ho ancora capito cosa intendono per "missioni" le persone di questo posto.

Sento dei passi in corridoi. É una persona. I suoi passi sono leggeri e quasi del tutto silenziosi. Naturalmente io sono il tensai e sento di tutto. Sono curioso: chi mai potrà essere a quest'ora, dato che tutti sono a dormire? Mi alzo dal letto e, cercando di fare il più silenziosamente possibile, mi dirigo alla porta e la apro. Visione divina! Kaede sta camminando per il corridoio con fare furtivo. Dio, che bel culo che ha! Ho deciso: lo seguo per vedere cosa ha in mente. Chiudo la porta alle mie spalle e mi metto alle sue costole. Neanche a dirlo, si gira quasi subito.

Che stai facendo?- mi chiede stupido

Io!? Che stai facendo tu!?

Affari miei.

Ah, bene. Allora non ti dispiace se vado a chiamare il tizio...come diavolo si chiama...e gli dico che c'è qualcuno che non dorme 'sta notte?

Non lo farai- mi sfida.

Chi può dirlo?

Bastardo!

Sorrido. Sembra che finalmente non sia più così tranquillo. Dopotutto come si può rimare impassibili di fronte ad un Hanamichi bastardo, orgoglioso e deciso più che mai a fare ciò che vuole? Certo che un angelo bastardo...

Cosa vuoi?- mi chiede spazientito

Sapere cosa combini.

Sei un po' troppo curioso.

Allora, sto aspettando...

É ovvio che non gli piace essere messo alle strette. Ha una faccia talmente arrabbiata che potrebbe incenerirmi collo sguardo, ma so di non essere da meno. Mi guarda male, con tutto l'astio che prova e devo ammettere che un po' mi fa male, ma non mi arrendo e la nostra guerra di sguardi continua. Forse tra un po' passeremo alle mani. Sono pronto, anche se così facendo sveglieremmo tutti facendoci scoprire. E lui lo sa bene, non è uno stupido. Infatti sospira e si volta, cominciando a camminare nella direzione di qualche minuto prima. Non mi dice una parola, ma credo che questo sia il suo consenso per seguirlo.

Soddisfatto mi metto in marcia, facendo bene attenzione a non fare rumore. Lo osservo bene. Preferisco il suo viso, ma il suo didietro è altrettanto bello. É fortunato che non mi reputo un hentai, altrimenti l'avrei già consumato per bene.

Dopo alcuni minuti nel più completo silenzio si ferma davanti ad una stanza. La porta è chiusa, del tutto uguale alle altre. Non capisco cosa gli interessi, dopotutto quest'oggi Koguo ci ha fatto vedere tutte le stanze del palazzo. Eppure lui sembra attratto da quella stanza, credo voglia entrarci.

Che significa?- chiedo sincero.

Che tu se un do'hao- risposta semplice, ma sbagliata.

Dacci un taglio kitsune. Se ti menassi adesso ci scoprirebbero e finiremmo in un mare di guai.

Non risponde alla mia provocazione e allunga un braccio sulla maniglia della porta e tenta di aprirla. Niente, deve essere chiusa a chiave.

Cosa c'è di così interessante qua dietro?- chiedo.

É l'unica stanza del palazzo che Koguo non ha aperto- dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Magari se ne è dimenticato.

La guardava ogni due secondi quando siamo passati per questo corridoio.

E poi sarei io il curioso.

Tsz, questo posto non mi convince.

Si stacca dalla porta e si dirige altrove.

Dove vai?

A cercare le chiavi, idiota.

E come farai a toglierle al "caro" capo?

Non risponde. Probabilmente non lo sa nemmeno lui, improvviserà. Mi piace sempre di più, la sua vicinanza mi fa impazzire. É strano, lo so: i nostri dialoghi sono così...così...freddi...litigiosi. Sento di amarlo, ma non posso fare a meno di stuzzicarlo, sapendo che mi risponderà per tono e che non arriveremo mai a capirci. Almeno non continuando così. Amare un ragazzo. Come è possibile, soprattutto dato che non lo conosco? Bé, non conosco neppure me stesso, non ricordo nulla, è come se fossi appena nato, eppure non posso certo dire di odiarmi, di non volermi bene. Sento provenire da lui protezione, coraggio, fiducia. Lo so che è strano, non me lo spiego neanche io. Ma al cuore non si comanda e questo è quello che mi dice e a cui ho intenzione di credere con tutto me stesso.

Kaede si ferma davanti a quella che ricordo essere la porta della stanza del capo. Mi fa segno di stare indietro, mentre apre la porta. Certo, ha intenzione di fare tutto da solo. Non crederà mica di poter tenermi fuori da una cosa del genere ora che ci sono dentro!? Lo seguo sulla soglia mentre lui la varca lanciandomi una strana occhiata. Non saprei dire che sentimento esprime, ma mi dice una cosa molto chiara "stai fermo". Questa volta credo che andrò contro i miei principi e seguirò il suo ordine. Non ha senso rischiare di essere scoperti e finire nei guai per così poco. Lo osservo fermo mentre, lento e silenzioso, teso ma freddo, fruga nella stanza per trovare quella chiave. Non capisco perché senta il bisogno di rischiare fino a questo punto per una stupida stanza, forse non lo capisce nemmeno lui. Probabilmente agisce d'istinto, proprio come me quando ho deciso di seguirlo. Ammetto che questa specie di mistero mi incuriosisce, mi elettrizza, anche se non ne capisco la ragione precisa. Amen, non devo per forza capire tutto.

Riporto lo sguardo su Kaede. Non ha ancora trovato nulla. Sta frugando fra i cassetti di una scrivania ed è così dannatamente bello che la piccola distanza che c'è tra noi comincia a sembrarmi dannatamente grande. "Muoviti a trovare quella chiave, kitsune!" penso. Sono tentato di dirgli qualcosa, ma preferisco non rischiare di fare una brutta fine. Sposto lo sguardo sul capo. Dorme beato nel suo letto, gli occhiali sul comodino. Le ali sono ripiegate su se stesse e sembra che non gli diano alcun fastidio, mentre io prima non riuscivo a dormire proprio a causa della loro presenza. Lo osservo meglio, c'è qualcosa appeso al suo colla, una collana. Forse... Entro nella stanza senza più preoccuparmi delle occhiatacce che mi manda Kaede e mi inginocchio davanti al letto, a pochi centimetri dal dittatore. Sento Kaede fare un passo verso di me. Non ha visto la collana, non crede, come me, che tenga la chiave su di sé. Vuole fermarmi per impedirmi di combinare qualche guaio. Lo fisso un attimo e colla mano gli faccio segno di fermarsi. Stranamente segue il mio...consiglio...e si limita a guardarmi non-so-neanche-io-come. Mi concentro sul mostro davanti a me. Devo fare attenzione a non svegliarlo. Devo giocarlo alla grande. Trattengo il fiato mentre allungo una mano e sposta lentamente il lenzuolo che copre la collana. Finalmente ecco l'oggetto dei nostri desideri. La chiave è lì, a portata di mano. Devo solo superare uno scoglio...chiamiamolo pure montagna. Devo sfilargliela dal collo senza svegliarlo. Con una maestria degna di un mago afferro la chiave e la catenina senza toccare troppo il tizio poi, con attenzione ancor maggiore, gliela porto sopra la testa facendogliela passare dietro la nuca. Tiro un attimo per farla passare tutta fuori dalla sua testa e, finalmente, è nelle mie mani. Quasi tiro un sospiro di sollievo, rischiando di rilassarmi troppo. Fortuna che Kaede, dietro di me, mi prende per una spalla e mi fa alzare indicandomi al contempo l'uscita. "Va bene, volpe, festeggerò più tardi". Così lo seguo fuori dalla stanza e lo vedo chiudere la porta. Finalmente lo sento sospirare di sollievo e mi permetto di fare altrettanto.

Ma per il ritorno come facciamo?- chiedo

Ci penseremo dopo.

Evviva! Ha parlato al plurale! Come mai questo cambiamento? Sta per giungere la fine del mondo? Non esageriamo: quella arriverà quando la creatura, che ora sta tornando alla stanza dei misteri, riderà di gusto! Per ora è troppo presto.

É Kaede ad inserire la chiave nella toppa e ad aprire la porta, gli ho concesso questo privilegio, ma sono io a vedere il contenuto della stanza per primo. E ne rimango deluso. Scaffali pieni di fascicoli. Nient'altro. Una cosa che può sembrare del tutto inutile. Lui, invece, sembra quasi soddisfatto, come se avesse scoperto chissà cosa. Entro nella stanza annoiato, chiedendomi cosa ci sarà mai di così interessante in quei fogli. É talmente grande che solo guardandola mi viene mal di testa. Kaede si avvicina ad uno scaffale e comincia a frugare alla ricerca di qualcosa di indefinito. Dall'attenzione che ci mette deve essere molto importante per lui. Mi sacrificherò. Allungo una mano e afferro il primo fascicolo che mi capita a tiro. Hiroki Asama, morto nel 1997, angelo di terza classe. Lo apro e comprendo. Questi fascicoli riguardano la vita prima e dopo la morte di tutti gli angeli della struttura! Guardo Kaede. É così importante per lui sapere chi era? Io credo di poterne fare a meno, la mia vita è questa, ormai.

Cosa farai dopo aver trovato il tuo fascicolo?- chiedo.

Lo leggerò- non alza nemmeno gli occhi.

Grazie tante, non c'ero arrivato. E dopo? Perché ti interessa tanto sapere chi eri?

Hn. Sei proprio uno stupido.

Che c'è di così stupido?- non posso fare a meno di offendermi, possibile che ogni pretesto sia buono per darmi dell'idiota?- Rispondimi, Rukawa!

Ma lui fa orecchie da mercante e continua nella sua ricerca. Questo è troppo! Come si permette di ignorarmi così, di farmi sentire una merda!? Lo prendo per il bordo della maglietta bianca e lo sollevo più in alto del mio viso, sbattendolo contro un alto scaffale di fascicoli. Lo sento gemere e per un attimo desidero non avergli mai fatto male, chiedergli scusa, dall'altro non riesco a perdonargli gli insulti che, da quando ci siamo incontrati, mi lancia. Non si rende conto di quanto male mi fa stare, non che io lo dia a vedere. Sono così confuso! Sento di volergli un bene così grande da poterlo chiamare amore, ma al contempo non posso fare a meno di vendicarmi per le offese subite, do odiarlo per il suo comportamento. Ed è tutto così strano anche perché lo conosco si e no da un giorno. Come può farmi provare sentimenti così contrastanti e forti?

I suoi occhi mi fissano, ora con rabbia. Tra meno di niente risponderà al mio attacco e ce le daremo per bene. E' la sfida che leggo nei suoi occhi. Il mio sguardo per meno di un secondo vaga oltre di lui. Un secondo determinante. Vedo qualcosa lo scaffale sopra la sua testa, un nome che conosco. Il suo nome. Mollo la presa e afferro il fascicolo. Prima che possa fare qualsiasi cosa glielo metto sotto gli occhi.

Cercavi questo, no?- chiedo.

Hn.

Prendilo pure se credi ti potrà aiutare a stare più tranquillo.

L'unico che deve stare più tranquillo qui sei tu.

Tieni la lingua a posto razza di volpe surgelata. 

Afferra il fascicolo con un gesto rapido e secco. É chiaro che non vuole avermi tra i piedi e, sinceramente, io non ho più nessuna voglia di farmi maltrattare. Perciò mi volto e vado verso l'uscita. Sto per aprire la porta quando vengo colto dai ripensamenti. Insomma, sono stato da solo in una stanza chiusa con in  ragazzo che mi piace e non ho fatto assolutamente niente, se non contiamo l'aggressione! Neanche il re degli imbranati si sarebbe comportato come me. Adesso ho solo una cosa in mente, una azione che mi risulta ovvia, chiara, decisiva. Anche se sarà sbagliato non importa, perché per me questo sentimento che provo per un ragazzo come me è amore e non mi importa di ciò che potranno dire, pensare e fare gli altri. Non mi importa di essere un angelo. Mi volto e, prendendo fiato, torno indietro da lui. Sta leggendo i fogli in piedi, dandomi la schiena. L'occasione è ottima. Lo abbraccio da dietro e avvicino le labbra al suo orecchio. Lo sento irrigidirsi al mio tocco, per poi rilassarsi e voltarsi verso di me. Credo che voglia dirmi di lasciarlo stare che ha da fare, col suo solito modo gentile ed educato. "Non dire nulla, non rovinare questo momento". Per paura che si scansi da me, lo bacio subito, senza più esitare. Non se lo aspettava, ovvio. Dopotutto io sono l'angelo dalle mille sorprese. Sento le sue la labbra sulle mie morbide e corpose, tutte la assaporare. Lo sento mettermi le mani sulle spalle e rispondere al mio bacio, attirandomi di più a sé. Mi sento così felice che potrei scoppiare. Il mio cuore batte come non mai aveva fatto. Mi sento così emozionato, così...così...non ci sono parole per descriverlo, o forse non le conosco, ma sento di essere felice come non lo ero mai stato. Mi sta ricambiando. Non mi odia, non mi disprezza. A meno che non mi stia prendendo in giro. Apro gli occhi, voglio vedere il suo bel volto. Lui li tiene chiusi, ma dalla sua espressione posso affermare che non è affatto riluttante al mio bacio.

Si stacca da me per primo. Gli mancava l'aria e, devo ammetterlo, mancava anche a me. Però ora non so come comportarmi, in fondo lo conosco appena. É lui, colla sua freddezza, a venirmi in aiuto, anche se ferendomi come non mi era mai successo.

Soddisfatto? Ora puoi andartene?

Mi sento spezzato in due, trafitto dalla lama di una affilatissima spada e ancora percosso fino allo stremo. Mi stava solo prendendo in giro. E io che mi ero illuso di potergli piacere sul serio! Ma quando mai una volpe gelida può provare dei sentimenti sinceri?

Tu sei il diavolo fatto angelo- sussurro prima di lasciare quella maledetta stanza.

Luce e ombra, felicità e depressione, bianco e nero. Tutto questo provato in pochissimi istanti, a causa della stessa persona. Mi sento talmente afflitto che mi viene da piangere. Perché nessuno prende mai sul serio i miei sentimenti? Perché sono solo preso in giro e rifiutato? Perché...perché!?

Mi butto sul letto ormai in lacrime, quelle lacrime che per tutto il tragitto fino a qui ho cercato di reprimere anche se mi bruciavano come fuoco vivo. Quel bastardo la pagherà cara, eccome se la pagherà. Da adesso in poi metterò da parte l'amore che ancora sento di provare per lui, in attesa che si dissolvi nell'aria, e lo farò soffrire talmente tanto che neanche lui rimarrà così impassibile. Implorerà pietà, perdono, in lacrime possibilmente, ma io non glielo darò. Soffrirà, avrà il cuore in frantumi ancor più piccoli dei miei, così piccoli da non poter essere raccolti. E la sua ferità non si rimarginerà, mentre la mia guarirà, presto o tardi, e potrò guardarlo dall'alto e ridere di lui.                        

 

Sono sotto un albero del giardino. Il sole è tornato a battere sulla terra, riscaldando tutto ciò che incontra. Dopo ciò che è successo con Rukawa non ho voluto incontrare nessuno: me la sono filata prima dell'arrivo di Koguo per tutta quella storia delle missioni. Non so nemmeno se sappia di ciò che abbiamo combinato mentre dormiva. Dopotutto non mi interessa: ora come ora voglio solo restare solo. Mi sento così umiliato! Ieri sera avrei voluto spaccare la faccia a quel bastardo, mentre oggi sono più calmo. La delusione ha preso il posto della rabbia che non ho estraniato. Non voglio vedere nessuno, voglio essere lasciato in pace sotto questo bell'albero in fiore. E lascio che il tempo passi, che la ferita ancora aperta si rimargini da sola. Mi sono esposto troppo, sono rimasto scottato, ora mi sono ritirato nel mio guscio e non ho nessuna intenzione d'uscirne. Perciò, lo dico a tutti, lasciatemi in pace.

Koguo ti sta cercando- appunto

Una voce che ben conosco, che ogni volta che sento entra in me con violenza, irrompe nei miei pensieri, facendomi sobbalzare.

Che vuoi Rukawa? Vattene!- lo guardo con tutto l'astio che posso provare, cercando di nascondere la tristezza.

Ma lui non si allontana, vuole rodermi fino all'ultimo. Si siede a pochi passi da me, appoggiandosi all'albero con estrema naturalezza. Io volto lo sguardo dalla parte opposta. Non voglio più cadere nella sua rete, che tende inconsciamente oltretutto. Mi sembra ovvio che non si è reso conto del male che mi ha fatto, altrimenti tenterebbe come minimo di scusarsi. La sua presenza ora mi da così fastidio, come se avessi l'orticaria. Non voglio che abbia di nuovo l'occasione di farmi soffrire. Non voglio più farmi umiliare. Vederlo mi fa male, perché mi ricorda troppo il bacio che ci siamo dati, le sue labbra, le sue mani...non posso più stare qua, non ci riesco. Di scatto mi alzo in piedi. Devo andarmene il più lontano possibile. Sento le lacrime bruciarmi ancora una volta gli occhi. So che non riuscirò a trattenerlo ancora per molto e non voglio che lui le veda. Prima che possa fare qualsiasi cosa, spalanco le ali e salto, spiccando il volo in quel cielo azzurro. Con tutte le forze che ho volo veloce verso l'alto, perfettamente perpendicolare al terreno. Solo allora le lacrime cominciano a scorrere copiose. Più in alto, sempre più alto, guidato da una disperazione che non credevo di poter provare. Scappare, scappare da lui. L'essere perfetto divenuto mostro. Il tensai che scappa. Sembra impossibile, eppure sta accadendo. Mi sento afferrare la caviglia destra da una mano forte e decisa. Credo di sapere già a chi appartiene, perciò non guardo neanche in basso. Cerco di divincolarmi lanciandogli anche dei calci, ma niente, non mi lascia.

MOLLAMI BASTARDO!- urlo abbassando finalmente lo sguardo e guardandolo.

Sto ancora piangendo, maledizione, ma non ho potuto evitare di reagire in questo modo, di urlare cercando in vano di sfogarmi. Il suo sguardo è preoccupato. "Non è possibile. Preoccupato per cosa poi?" Qualcosa dentro di me urla che è preoccupato per me, ma la mia razionalità crede si tratti di qualcos'altro. Anche i suoi gesti, le sue parole sussurrate, adesso sembrano frutto di una illusione. Sempre tenendomi affinché non scappi si porta alla mia stessa altezza e, con le mani che accarezzano il mio viso, mi asciuga le lacrime con gesti dolci e amorevoli. "Che fa?" Sono così stupito che non riesco a muovermi. "Allora, forse, qualcosa conto per lui". Le sensazioni che le sue mani provocano sulla mia pelle mi fanno rabbrividire. Sento le mie difese cedere poco a poco, abbandonarmi a lui, fidarmi di nuovo di questo ragazzo che sembra fatto di ghiaccio. Eppure non smetto di piangere. Un po' per la gioia, un po' per la ferita che si è riaperta, un po' per il momento in sé. E sento di stare anche tremando. Devo sembrare distrutto. Mi attira di più a se, abbracciandomi dolcemente. Appoggio la testa sulla sua spalla, abbracciandolo a mia volta, sentendo il suo odore, i suoi battiti del cuore veloci quasi quanto i miei, il suo respiro affannoso per il volo. Ci abbracciamo in mezzo al cielo, con l'aria che ci accarezza benevola, col sole che ci bacia.

Scusami.

Questa sola ed inimitabile parola la sento arrivare dal più profondo del suo cuore. Gioisco dentro di me, ma ho ancora un dubbio.

Perché lo hai fatto? Perché mi hai preso in giro?

Non lo so, però so che è stata la cosa peggiore che potessi fare. Non lo farò più.

Annuisco. Voglio credergli. Quella sensazione d'averlo già conosciuto si fa più forte ora che siamo vicini, come se avessi già vissuto un momento simile, e mi assicura che è sincero.

Non mi lasciare- imploro.

Mai.

E, sempre uniti in quell'eterno abbraccio, comincia a condurmi verso terra. Sono abbandonato completamente a lui, ho ritratto le ali. Mi sto fidando troppo? Se è così lo scoprirò col tempo. Adesso voglio godermi questo momento perfetto colla persona che amo.

Appena toccata terra la nostra unione si scioglie, anche se di pochi centimetri. Sto meglio: non tremo ne piango più, ma devo avere lo stesso una pessima cera e le occhiaie, dato che questa notte non ho per niente dormito. A lui non sembra importare più di tanto. Avvicina di più il viso al mio e, occhi negli occhi, mi bacia come avevo fatto io la sera prima. Questo, però, è un bacio più profondo, più pensato. Non è frutto dell'emozione del momento, ma del sentimento che coviamo nei nostri cuori e che sta progressivamente venendo alla luce. Le nostre lingue entrano in contatto ed è come toccare il cielo con un dito, stare a dieci metri da terra completamente allo sbaraglio colla sola certezza di cadere poi tra le sue braccia. Quando ci stacchiamo leggo nei suoi occhi soddisfazione e tutta gioia che la sua fredda maschera non nasconde. Questo perché con me è caduta e spero che non se la rimetta più, almeno non con me. É così bello ed umano...pardon, angelico...quando sorride. È un momento che non ha bisogno di parole, basta la nostra presenza. Vorrei restare perso in lui per sempre...

SAKURAGI!!

Naturalmente c'è sempre qualche rompiscatole in circolazione. Oh, ma questa me la paga cara, chiunque sia. Io e Kaede ci allontaniamo giusto per l'arrivo di Koguo, che pare non aver visto niente riguardo un certo bacio. Però è arrabbiato e qualcosa mi dice che ce l'ha con me.

SI PUO' SAPERE DOVE ERI FINITO!? TI HO CERCATO OVUNQUE!!

Scusami vecchiaccio, non stavo bene.

E TI PARE UNA SCUSA!? E POI, NON CHIAMARMI VECCHIACCIO!

Va bene, ma si calmi o le verrà un collasso! Accidenti, guardi quanto le pulsa quella vena in centro alla fronte! Secondo me tra un po' esplode!

Fa meno lo spiritoso. Per colpa tua la missione che vi avrei affidato per oggi non si porterà a termine!

Ed era una cosa importante?- lievemente più interessato.

Si trattava di andare a prendere alcune cose alla sede centrale.

Guardi che non siamo i suoi addetti alle poste!

Sta per ribattere qualcosa, quando Kaede fa un passo avanti "leggermente" minaccioso e dice col suo solito tono "dolce":

Se quelle cose erano davvero importanti può andarsele a prendere da solo. Ha due ali anche lei, no?

La freddezza con cui dice ciò è tale che Koguo rimane interdetto e riesce solo a sospirare, andandosene dicendo qualcosa a proposito degli angeli della nuova generazione. Credo ci voglia mandare tutto all'inferno. Ma non glielo permetteremo. Noi staremo sempre assieme, ci aiuteremo e, per quanto possibile, faremo anche i "bravi" angeli. Nel senso che non distruggeremo nulla e che, di certo, non ci picchieremo, salvo litigate o atti di sadomaso.

Finalmente io e Kaede siamo di nuovo soli. Gli sorrido. Sono così felice che vorrei abbracciarlo, ma credo di essere troppo stanco. La notte insonne, la colazione saltata e il volo di poco prima stanno portando i loro effetti sul mio fisico. Mi sento veramente distrutto. Certo, distrutto e felice. La volpe mi passa un braccio dietro la schiena e mi attira a se cingendomi per i fianchi.

Andiamo nella mia stanza, qui tra un po' sarà troppo affollato- mi sussurra ad un orecchio.

Poi, come ripensandoci e con una malizia fino a quel momento al lui estranea, aggiunge:

Tranquillo, non ti farà nulla. Lo so che sei stanco e comunque è troppo presto.

Presto? Io ho come la sensazione di conoscerti da sempre, da prima di incontrarti ieri.

Anche io ho provato la stessa cosa quando ti ho visto la prima volta qua. Per questo mi serviva il fascicolo. Ma ti spiegherò meglio dopo.

Tenendomi sempre stretto a sé, mi guida dentro l'edificio fino alla sua camera. Ancora una volta mi sono abbandonato completamente a lui, dandogli tutta la mia fiducia, senza ripensamenti o preoccupazioni. Lo amo, non ci posso fare nulla e se anche per la gente di qua è una cosa "sbagliata" non me ne può fregare di meno. L'amore è premura, è responsabilità, è rispetto, è conoscenza, è una attività che si basa più sul "dare" che sul "ricevere", è incondizionato, è amare dall'essenza del proprio essere e sentire l'altra persona nell'essenza del suo. Ed io, per quanto inesperto e imbranato, sento tutte queste cose per Kaede. Amare non è farsi amare, è dare tutto sé stesso, tutta la propria vita, tutte le cose che abbiamo di più care senza sentircene sottratti, ma felici. É un tuffo ardito nell'esperienza dell'unione per conoscersi così affondo come non si può in alcun altro modo, è una rinascita. E anche se il nostro amore dovesse finire non mi pentirò mai di tutto questo, di sentirmi così vivo anche se morto, di essermi legato ad un ragazzo, perché i miei sentimenti sono già così forti da non accettare compromessi.

Mi fa entrare in camera sua e mi siedo sul letto. É del tutto uguale alla mia stanza, non può non farmi una certa impressione. Vorrei che Kaede si sedesse affianco a me per coccolarci un po', invece ha deciso di mettere in chiaro alcune cose. Lo vedo prendere in mano il fascicolo che lo riguarda e me lo porge senza farsi troppi problemi, insieme ad un secondo.

Noi due ci conoscevamo anche prima di morire- dice improvvisamente freddo- eravamo a scuola assieme e nella stessa squadra di basket.

Si. Ora che lo dici, che me ne dai la certezza, mi sembra quasi d'averlo sempre saputo, anche se non ricordo nulla.

Nemmeno io ho ricordi di quel periodo- si rammarica.

Prendo in mano il secondo fascicolo che mi ha passato. C'è scritto il mio nome, vicino alla data di morte: 5 aprile dell'anno ****.

Siamo morti lo stesso giorno- mi spiega triste- in entrambi i fascicoli c'è un articolo di giornale del 6 aprile che ci riguarda.

L'hai già letto, vero?- domando retoricamente.

Non aspetto una risposta: i suoi occhi parlano da soli. Apro il raccoglitore e subito mi ritrovo tra le mani un foglio di giornale piegato. La carta è ancora chiara, ma ha lo stesso odore di una cosa rimasta troppo tempo in un luogo chiuso. Delicatamente lo apro, impaurito ed incuriosito da ciò che ci troverò scritto, di scoprire troppe cose, di stare male, forse anche di ricordare. Certo sostegno negli occhi di Kaede, che si siede affianco a me, abbracciandomi da dietro. Appoggio la testa sulla sua spalla e comincio a leggere:

 

 

TRAGEDIA DAVANTI ALLA SCUOLA SUPERIORE SHOHOKU

  Due studenti coinvolti in un incidente mortale

Erano appena finiti gli allenamenti del club di basket del quale facevano entrambi parte. Era sera, l'unico lampione che solitamente illumina la strada davanti all'ingresso della scuola era stato rotto il giorno prima. Fu un attimo. Fu una Yaris Verso grigia. Il guidatore, da quanto è stato rinvenuto dagli esami, aveva bevuto un po' troppo, guidando ai 100 Kh, ed il buio aveva contribuito a nascondere Kaede Rukawa, campione di basket, che stava passando in quel momento. Un suo compagno di squadra, Hanamichi Sakuragi, si era gettato in mezzo alla strada per fargli evitare il colpo, forse come atto di un profondo legame di amicizia, venendo investito anch'esso. Il guidatore è scappato senza fermarsi per verificare le condizioni dei due ragazzi, mentre i compagni di squadra chiamavano un'ambulanza e fermavano il traffico. L'ambulanza è arrivata troppo tardi, i due sono morti pochi minuti dopo ognuno tra le braccia dell'altro, a causa delle violente ferite procurate e dalla copiosa perdita di sangue. La macchina è stata ritrovata la mattina successiva. Il guidatore non ricorda assolutamente nulla di ciò che è successo. Il processo si svolgerà la settimana prossima, mentre i funerali si terranno tra due giorni. A piangere i due ragazzi, tutti i loro amici e i genitori. Un amico di Hanamichi Sakuragi, Yohei Mito, è andato personalmente a casa dell'uomo che guidava la macchina e gli ha inferto profonde ferite in tutto il corpo. L'uomo è stato ricoverato d'urgenza in ospedale e rischia di non farcela, mentre il ragazzo rischia una condanna da 6 a 15 anni per omicidio premeditato.    

 

Ancora una volta non posso trattene le lacrime, ma questa volta è anche Kaede a piangere disperato appoggiandosi a me con tutto il suo corpo. La sua fredda maschera è caduta lasciando libero un Kaede confuso ed indifeso.

Perché hai tentato di salvarmi la vita? Perché sei morto per me?- chiede tra le lacrime.

Perché ti amo e ti amavo anche quando ero vivo!- affermo sicuro, consolandolo.

Lo abbraccio forte, posandogli una mano tra i capelli.

Non è stata colpa tua, ma una mia scelta- dico.

Però…

Niente però. É andata così. Io ti amo con tutto me stesso, Kaede, e sarei pronto a rifare la stessa cosa anche subito se ce ne fosse bisogno. Sai, ero terrorizzato dal fatto di doverti perdere per sempre, dal fatto che tu dovessi soffrire da solo. Così ho agito cercando di salvarti, più che per istinto che per altro, e sono stato felice, anche se non sono riuscito nel mio intento. Sono morto con te, non ti ho lasciato solo. É bastato questo a rendermi felice, anche se avevo perso la mia stessa vita. Tu sei per me la cosa più importante e non ti lascerò mai cadere da solo. Sarò sempre con te.

Ha smesso di singhiozzare e cerca il mio sguardo. Credo sia stupito da tutto quello che gli ho appena detto.

Dici sul serio?- chiede titubante.

Certo, i tensai non scherzano mai su queste…

Non faccio in tempo a finire la frase che mi è addosso e mi bacia con una passione ed un ardore travolgente, senza lasciarmi tregua. Seguo il suo gioco. Lo possiedo, mi faccio possedere. Do' e ricevo tutto l'amore di cui sono capace e so che Kaede sta facendo lo stesso. Perché io e lui siamo due anime che si cercavano e si sono ritrovate, per unirsi di nuovo e, fuse, capirsi a vicenda. Il nostro amore sarà eterno, come è eterna la nostra rinascita ad angeli. Ci siamo amati da vivi fino alla fine dei nostri attimi, in un sacrificio totale, e ci ameremo da angeli per tutto il tempo che saremo assieme e, forse, anche oltre, perché il nostro amore incondizionato non ha né limiti né confini.

 

OWARI        

 

 

                  

         



 

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