Note: Questa fic la dedico alla mia sori Yu che è stata tanto paziente da farmi da consulente per interpretare i pensieri ambigui e contorti di Duarte, non volendogli far fare cose poco da lui (evidando così future ripercussioni da parte sua u.u””)…spero ti piaccia comunque anche se sai già cosa c’è scritto e che quello che non sai vada bene u_u Dimitrj e Vaclav appartengono a me, Duarte a Yurika mentre Mana (nella sua piccola comparsa) è di Arual…sono tutti personaggi giocanti di una cronaca Sabbatica di Vampire: The Masquerade.
Pain for Pleasure di Miyuki
Era una calda notte a Barcellona. Le strade nonostante l’ora erano ancora abbastanza frequentate da ignari esseri umani che non sapevano che tra loro si aggiravano creature pericolose in apparenza così simili a loro. Nella zona del porto stava il loro ritrovo, celato allo sguardo dei curiosi come un semplice magazzino abbandonato quando in realtà era ben altro. Un ragazzo di circa vent’anni si addentrò nell’oscurità di quel luogo per poi varcare la soglia del locale con passo sicuro. Aveva i capelli biondi, portati leggermente lunghi e spettinati, e penetranti occhi verdi. Non era particolarmente alto ma la sua figura attirava senza alcun dubbio l’attenzione della gente che gli stava attorno. Gli sguardi di molti dei presenti in sala si voltarono nella sua direzione, attirati come dei magneti dalla sua presenza quando questo, dopo essersi guardato velocemente attorno come in cerca di qualcuno o qualcosa, si diresse con passo deciso verso il bancone del bar ancheggiando sensualmente. Dimitrj era consapevole dell’attrattiva che destava negli altri, come non esserlo quando era lui stesso ad alimentarla con il suo abbigliamento provocante e succinto, quel giorno più che mai. Indossava infatti quelli che sembravano essere pantaloni fatti di uno strano materiale plastificato, trasparente, che lasciavano ben poco all’immaginazione. Le sue gambe snelle erano perfettamente esposte e l’unica cosa che copriva ciò che la decenza imponeva di coprire erano un paio di slippini neri. Ai piedi portava i suoi soliti stivali in pelle nera dai tacchi vertigginosi e sopra un’attillata maglietta dello stesso colore volutamente tagliata in più punti. Erano in molti a volersi appropriare di quel corpo lussurioso…molti lo avevano già avuto in passato e non desideravano altro che provare di nuovo l’esperienza ed inebriarsi delle sensazioni che il ragazzo sapeva generare…ma Dimitrj difficilmente concedeva seconde occasioni alle sue prede ed in quelle rare eccezioni in cui le concedeva era sempre lui a scegliere il fortunato che avrebbe avuto il privilegio di condividere per una seconda notte di passione il suo letto. Lui era il cacciatore vestito da innocente preda…che attirava senza il minimo sforzo ignare vittime nella sua tela, che erano fin troppo disponibili e non attendevano altro che un suo sguardo per crollare ai suoi piedi. Queste almeno erano le regole del gioco fino a qualche tempo fa…ora i membri di quella corte non potevano far altro che fantasticare sul bel Dimitrj, perché temevano troppo le ire di colui che aveva monopolizzato la sua attenzione per poter intraprendere qualsiasi tipo di iniziativa. I pochi coraggiosi che avevano osato porre avance al biondo o erano stati usati da quest’ultimo per ingelosire il suo compagno, a volte troppo freddo nei suoi confronti per i suoi gusti, erano stati persuasi a non continuare oltre dalla minaccia di atroci sofferenze dal compagno in questione…in entrambi i casi avevano giurato di non ripetere mai l’esperienza. Duarte non era qualcuno che si avrebbe voluto come proprio nemico. Dimitrj, una volta raggiunto il bar, si appoggiò coi gomiti al bancone ed attirò subito l’attenzione del barista non che padrone del locale. “Ehi Mana!! Preparami qualcosa di forte!” Il ragazzo, perché tale era a discapito degli abiti da gothic lolita che indossava ed i capelli neri raccolti in una complicata acconciatura, stava asciugando alcuni bicchieri con un panno. Quando si sentì chiamare si voltò nella sua direzione. “Ehilà Dimitrj……serata iniziata col piede sbagliato?” chiese il moretto con un sorriso divertito nel notare l’espressione scura sul volto del biondo. “Mh…puoi dire così…in giro c’è un sacco di gentaglia rozza e sudicia…” rispose l’altro storcendo le labbra in una smorfia disgustata. Mana rise mentre si dava da fare con varie bottiglie per preparare il drink ordinato dall’amico. “Qualcuno ha provato ad allungare un po’ troppo le mani?” “Già, cose dell’altro mondo! Stavo venendo qui quando un gruppetto di umani ubriachi fradici si è fatto avanti e ha cercato di trascinarmi in qualche vicolo per approfittarsi di me…ci credi!?” “Troverei difficile non crederlo conciato come sei sta sera…ed a proposito, bei vestiti!” “Grazie…” tornando leggermente a sorridere con una punta di malizia “Li ho comprati pensando a Duarte” “Non ne dubitavo” disse Mana dando gli ultimi tocchi al cocktail ed incitando il biondo a continuare il suo racconto “E come ti sei liberato di quegli importunatori?” “Beh, sarò anche toreador ma so il fatto mio…” “E ci mancherebbe altro……ecco a te! – porgendogli finalmente il suo calice – Spero ti piaccia.” “Ti ringrazio…” e con questo Dimitrj prese a sorseggiare la perfetta miscela di vitae ed alcool preparatagli da Mana “Mhh…delizioso…” mormorò soddisfatto leccandosi le labbra, gesto che non passò inosservato a coloro che erano seduti lì vicino al lui al bancone. “Lieto che ti piaccia” Nel mentre che i due conversavano una figura scura uscì da un angolo buio della sala e si diresse nella loro direzione con camminata silenziosa e predatoria, il suo sguardo fisso sul suo obiettivo. Inosservato a Dimitrj, il ragazzo fece cenno a Mana di non svelare la sua presenza al biondo e si avvicinò maggiormente a lui, giungendogli alle spalle per poi posare le sue mani sul suo fondoschiena, che sembrava non chiedere altro che essere toccato vista la posizione inarcata del toreador. Quest’ultimo fu sul punto di voltarsi per tirare un manrovescio a chiunque aveva osato toccarlo senza il suo permesso quando una voce profonda sussurrò direttamente nel suo orecchio. “Stai per caso cercando di portarti a letto l’intera sala Dimitrj?” Il biondo, ricondonscendo il proprietario di quella voce, si rilassò e sorrise lascivamente ruotando in dietro il capo per poterlo fissare. “Do forse questa impressione?” “Si” rispose l’altro facendo scivolare le mani lungo le gambe fasciate da quello strano ‘tessuto’, allungandosi contro la sua schiena con il proprio petto “Questi……vestiti……stanno attirando troppo l’attenzione per i miei gusti.” “Lascia che guardino…la mia intenzione era quella di sedurre un’unica persona questa sera” sorrise maggiormente Dimitrj. “Ah si? E chi sarà mai…” “Mhhh…non lo immagini?” Duarte sogghignò e si sporse a catturare le labbra di Dimitrj in un bacio profondo e passionale, permettendo ad un certo punto al biondo di girarsi nel suo abbraccio fino a quasi stendersi di schiena sul bancone dietro di lui. Quando il bacio terminò Duarte poté notare con estrema soddisfazione che i posti accanto al toreador si erano magicamente liberati tutti. Dimitrj passò le braccia attorno al collo del compagno e sorrise con la sua innata malizia attingendo alla sua figura imponente. Duarte era la parola “pericolo” fatta persona. Indossava un paio di pantaloni in pelle a vita bassa ed una giacca avvitata sempre di pelle con rinforzi in cuoio sull’avambraccio e sul petto. La manica sinistra era stata tagliata e da essa furoiusciva un braccio completamente tatuato da strane simbologie. Ai polsi portava svariate borchiature ed al dito medio di ogni mano era infilato un anello corazzato dall’estremità appuntita. Il salubre era alto, dai capelli scuri tagliati in un caschetto sfilacciato la cui frangia copriva il terzo occhio che segnava la sua fronte, gli occhi erano scuri quasi neri ed un cerchietto dorato gli forava il lobo destro. Emanava forza da ogni poro e la sua espressione era colma di sicurezza e superiorità…Dimitrj apprezzava enormemente quello che stava vedendo. “Che dici, la mia seduzione è andata a buon fine?” chiese il biondo sorridendo con finto candore. “Chissà” rispose il moro con un sogghigno, facendosi spazio tra le gambe di Dimitrj, che ormai penzolavano dal bancone sul quale era quasi disteso, per strusciarsi contro di lui. Nel frattempo Mana aveva lasciato i due a farsi tranquillamente sul suo bancone per andare ad insultare uno dei suoi ghoul che stava maneggiando in malo modo un raffinato set di bicchieri che si era fatto arrivare appena la settimana prima dalla Francia. “Io dico di si” rispose Dimitrj con espressione lasciva allacciando una gamba attorno alla vita di Duarte “Dov’eri nascosto? Quando sono entrato non ti ho visto.” “Ero seduto ad uno dei tavolini laterali” allungandosi a baciare il collo candido del toreador, strappandogli così qualche sospiro. “Capisco…vogliamo andarci ad appartare al suddetto tavolo?” propose passando una mano tra i suoi capelli “Non che mi dispiaccia dove ci troviamo al momento sia chiaro…” Duarte sorrise. “Va bene” ma prima di spostarsi indugiò ancora su di lui dandogli un ultimo morsetto sul collo. Poi si separò dal suo corpo e senza dire nulla si voltò e si diresse verso il lato della sala. Dimitrj scese dal bancone e con un sorrisino soddisfatto andò dietro al moro con un ticchettare di tacchi in sottofondo alla sua camminata. Una volta che Duarte ebbe preso posto su una sedia, gli si andò a sedere sopra a cavalcioni senza la minima esitazione, passandogli le braccia attorno al collo. Nello stesso istante l’altro vampiro gli circondò la vita con le braccia e riprese a palparlo. Dimitrj sogghignò. “Ti piacciono i miei nuovi pantaloni?” “Mhh…devo dire che sono di un materiale…interessante…” e come a voler confermare le proprie parole fece scorrere le mani lungo le sue cosce “Dove li hai comprati?” “Ho i miei fornitori di fiducia” rispose il biondo con voce misteriosa. “Non ne dubito visto come vai in giro vestito” “Non dirmi che non ti piace quello che vedi…” disse Dimitrj mettendo un adorabile broncetto, strusciando un po’ il proprio corpo contro quello del compagno per avere maggiori attenzioni. “Ho mai detto questo?” con questo Duarte afferrò saldamente i suoi glutei tra le mani ed avvicinò il bacino dell’altro al proprio facendo entrare a contatto le loro virilità “Solo non vorrei che certa gente si facesse strane idee…tu sei solo mio e di nessun altro” e si allungò a baciargli nuovamente il collo. Dimitrj ridacchiò, fissandolo con brillanti occhi verdi. “Mhh…credo che il messaggio lo abbiano recepito…ma se proprio vuoi stare tranquillo perché non gli rinfreschiamo la memoria?” propose con malizia sporgendosi a sussurrare quelle parole a pochi millimetri dalle labbra del compagno, sapendo più che bene che Duarte non avrebbe mai rifiutato una simile proposta. Infatti il moro passò una mano tra i suoi capelli e li strinse tra le dita costringendolo a reclinare in dietro il capo. “Volentieri…” e l’istante dopo sigillò le sue labbra con le proprie in un bacio feroce. Dimitrj gemette di piacere e si strinse maggiormente a lui andando incontro a quella lingua curiosa che si stava facendo strada nella sua bocca. Il toreador si sentì inebriato dalle sensazioni che gli stava facendo provare l’altro vampiro, non si sarebbe mai stancato di stargli accanto, di baciarlo, di fare l’amore con lui e questa era un’esperienza nuova per lui. Aveva sempre vissuto alla giornata, non aveva mai voluto relazioni che durassero più di una notte. A lui era sempre bastata la pura soddisfazione fisica che solo l’atto sessuale poteva procurargli ma non aveva mai cercato nulla di più nei suoi numerosi amanti. Solo con Stephen, il ducto del suo branco, aveva avuto una relazione che era durata ben un anno…tra loro c’era sempre stata una particolare intesa ma seppur Stephen fosse stato il primo per il quale il giovane vampiro aveva provato qualcosa di simile all’amore, questo non era bastato a far durare più a lungo la loro relazione. Un po’ alla volta la cosa era sfumata fino a diventare una salda amicizia. Ma con Duarte era tutta un’altra storia, lo aveva capito fin dalla prima volta che lo aveva sedotto. Dimitrj gemette di nuovo quando sentì una mano intrufolarsi al di sotto della sua maglietta e cominciare ad accarezzargli la schiena. L’artiglio metallico che Duarte portava al dito medio graffiava leggermente la sua pelle e ciò mandava scosse di piacere lungo tutto il suo corpo. “Dici che gliel’abbiamo rinfrescata abbastanza?” sussurrò il salubre quando si separò alla fine dalle sue labbra. Il vampiro dai capelli biondi lo fissò con occhi socchiusi ed espressione soddisfatta. “Mh…penso di si” anche se in verità avrebbe voluto rispondere di no per poter riprendere così il bacio…ma non aveva bisogno di certe scuse per baciarsi Duarte quando voleva. Un sorriso leggermente diverso dai soliti si dipinse sulle sue labbra mentre continuava a fissare il moro. Fece scivolare le sue dita tra le sue ciocche scure e cominciò a pettinarli accarezzandogli la nuca. “Perché mi fissi così?” chiese Duarte inarcando un sopracciglio curioso, continuando a sua volta ad accarezzare il corpo perfetto del toreador. “Per nessun motivo……stavo solo pensando una cosa…” “Che cosa?” Dimitrj sembrò rilfettere se dirglielo o meno. “Stavo pensando che sei cambiato dalla prima volta che ti ho incontrato” Duarte corrugò un po’ la fronte, non era certo che quel “cambiato” gli sarebbe piaciuto. “Cosa intendi dire?” “Beh…all’inizio non eri così…mh…espressivo…” facendo un gesto vago con una mano “Si, insomma, una volta era un’impresa ardua attirare la tua attenzione e non ti andava mai di dare spettacolo con…effusioni pubbliche…mentre adesso è diverso. Devo rammentarti quella volta che mi hai preso su uno di questi tavoli davanti a tutti?” sussurrò con voce suadente ed un sorriso che esprimeva tutto il suo apprezzamento al ricordo di quell’esperienza “E guarda che non mi sto lamentando, tutt’altro!” Il salubre lo ascoltò attentamente finendo per lanciargli un’occhiata irritata ed infastidita. “Cazzate! Smettila di perdere tempo a pensare a certe cose!” sbuffò distogliendo lo sguardo da lui per osservare il resto del locale. “Ehi! E’ vero!!” protestò Dimitrj intromettendosi con fare cocciuto nella sua visuale con il viso. Duarte lo fissò sempre più irritato mentre il biondo fece fronte alla sua espressione dura con il broncio più adorabile di cui era capace che però non servì a smuovere l’altro vampiro neppure di un millimetro. “Antipatico!” brobottò in fine il toreador andandosi ad appoggiare col mento alla sua spalla con fare offeso…e lui che stava parlando di una cosa seria per una volta! Il salubre non aggiunse altro ma continuò a tenersi stretto Dimitrj cercando di addolcire il suo umore con i tocchi esperti delle sue mani, infatti il biondo non riuscì a tenere il muso a lungo con simili distrazioni e sospirò rassegnato. “Sei sleale…” “Perché?” chiese divertito il moro. “Perché mi conosci troppo bene ecco!” “Se vuoi smetto” interrompendo momentaneamente le sue carezze con un ghigno quasi perfido, divertendosi a tormentare Dimitrj con quelle piccolezze. “Non osare…” lo minacciò il toreador prima di cancellare quel sorriso fin troppo soddisfatto dal suo volto con le proprie labbra. Duarte non sembrò contrario all’idea e così i due ripresero a baciarsi con trasporto, come se fossero talmente dipendenti l’uno dall’altro da non riuscire a stare separati per più di qualche minuto. La serata, seppur iniziata un po’ bruscamente per il toreador, adesso stava procedendo nel modo migliore e Dimitrj poteva già pregustare un’altra notte incandescente trascorsa tra le braccia del moro a darsi piacere a vicenda…non stava più nella pelle. Purtroppo per lui non era consapevole del fatto che il suo entusiasmo sarebbe stato di lì a poco troncato sul nascere, che gli anni relativamente felici e sereni che aveva trascorso fino a quel momento a Barcellona e più recentemente con Duarte sarebbero stati minati da un passato che avrebbe preferito non fosse mai tornato a bussare alla sua porta. I due, infatti, si erano appena separati e sembravano sul punto di passare alla fase successiva quando una voca estranea poco distante dal loro tavolo interruppe il loro momento di passione. “Guarda guarda chi abbiamo qui…a quanto pare non è stato difficile trovarti Dimitrj…” Il vampiro dai capelli biondi riconobbe all’istante quella voce, quella voce che per anni non aveva udito ed aveva sperato di non udire mai più, quella voce che la sua mente stava cercando di spacciargli come frutto della sua immaginazione…ma nessuna illusione, miraggio o parto della mente avrebbe potuto ricreare quella sensazione di gelo che gli aveva attanagliato le ossa nel momento esatto che quelle parole erano state pronunciate. Era lui. Era tornato a prenderlo, lo sapeva. E non poteva fuggire. Senza rendersene conto la presa delle sue mani sulle spalle di Duarte si fece quasi disperata e l’espressione sul suo voltò mutò in un misto di incredulità, sorpresa e panico totale. A Duarte, che aveva assistito a quello strano fenomeno come se stesse osservano una moviola, non piacque per niente la reazione di Dimitrj all’intromissione di quello sconosciuto che sembrava in qualche modo conoscerlo. Da quando si conoscevano aveva avuto modo di vedere molte delle espressioni del toreador, la maggior parte causate da lui, ma per quanto in passato gli fosse capitato di minacciarlo, ferirlo fisicamente e maltrattarlo non aveva mai letto nei suoi occhi un simile terrore, neppure una volta e neppure alla lontana. Istintivamente aumentò la stretta delle sue braccia attorno alla vita snella del giovane vampiro che gli sedeva in braccio con fare possessivo e si voltò lentamente a fissare l’individuo che così tanto intimoriva il suo compagno. L’uomo che gli stava di fronte li stava fissando con un’espressione che lui avrebbe definito fin troppo cordiale, con una punta di divertimento che curvava le sue labbra in un sorriso decisamente irritante. Una sigaretta era adagiata ad un angolo della bocca, dalla quale veniva allontana ad intervalli regolari per permettere al vampiro di soffiare fuori il fumo che aveva inspirato. Indossava abiti eleganti seppur portati in modo leggermente scomposto, così da dargli un effetto raffinato ma vissuto. Portava semplici pantaloni neri ed una camicia di seta rossa portata fuori da essi, aperta nei primi bottoni. Sopra portava una giacca nera. Aveva i capelli neri, lisci che gli arrivavano fino alle spalle, ed occhi azzurri dello stesso colore del ghiaccio. Il mento era segnato da un elegante pizzetto. Quell’uomo decisamente non gli piaceva. Dimitrj ci mise alcuni istanti per ricomporsi un minimo prima di trovare la forza di voltarsi ed affrontare il suo inaspettato visitatore. “V-Vaclav…che cosa ci fai qui?” chiese sempre con espressione sorpresa. “Ma come, non posso venire a trovare il mio unico figlio che non vedo da tanto tempo? Ti sembra questo il modo di accogliermi Dimitrj?” disse l’uomo inarcando un sopracciglio con fare divertito, divertimento che però sembrava meno affabile se letto in quegli occhi di ghiaccio che sembravano celare qualche altro tipo di messaggio. Dimitrj, infatti, si irrigidì di nuovo ma cercò subito di rilassarsi e di sorridergli come avrebbe fatto di solito, un sorriso che però risultò notevolmente forzato. Lanciò un’occhiata fugace a Duarte prima di cominciare ad alzarsi dalle sue gambe ed uscire dal suo abbraccio, sperando che l’altro non avesse intenzione di fare il difficile proprio in quel momento. In effetti Duarte fu fortemente tentato di non allentare la presa e tenersi Dimitrj esattamente dov’era e dove doveva essere ma la situazione non gli era ancora del tutto chiara quindi decise di assecondare il biondo e lasciarlo fare, seppur di mala voglia. Così Dimitrj si rimise in piedi e si avvicinò a Vaclav sorridendo. “Perdonami…è solo che mi ha sorpreso il tuo arrivo, non me lo aspettavo.” “Posso ben immaginarlo…” e Dimitrj si sentì gelare a quelle parole “Non ti resta altro da fare che farti perdonare no?” Con questo l’uomo si avvicinò al “figlio” e gli passò un braccio attorno alla vita per attirarlo a sé mentre con l’altra mano, che reggeva tra le dita la sigaretta mezza consumata, gli afferrò la nuca senza bruciargli i capelli ed avvicinò i loro volti così da poterlo baciare. Dimitrj rabbrividì a quel bacio ma non fece alcuna resistenza, si rilassò invece nel suo abbraccio e si lasciò baciare con passione senza però parteciparvi in alcun modo, limitandosi a schiudere le labbra quando il tocco insistente di una lingua lo richiese. Duarte osservò tutta la scena serrando la mascella e stringendo con forza le mani attorno ai bracioli della sedia tanto che di lì a poco, se non avesse allentato la presa, li avrebbe spezzati. Il suo istinto non lo aveva ingannato. Quel uomo era un pericolo. Come osava toccare ciò che era suo! E Dimitrj apparteneva senza alcun dubbio a lui…avrebbe voluto alzarsi e strappargli il biondo dalle braccia per riprenderselo…ma si trattenne dal fare e dire qualsiasi cosa visto che il toreador non aveva fatto nulla per sottrarsi al suo abbraccio. Dopo quella che era sembrata un’eternità Vaclav lasciò finalmente andare il giovane e sorrise. “Così va molto meglio……il tuo sapore è eccitante porprio come lo ricordavo…” accarezzandogli il volto con la mano che teneva la sigaretta, sfiorandogli le labbra con il pollice, mentre il suo sguardo scivolò oltre le spalle del biondo fino ad incontrare quello di Duarte, con quella sua irritante espressione che sembrava trarre piacere dalla rabbia soppressa del salubre…lo stava sfidando ed a lui non piaceva essere sfidato in quel modo. “Ma perdonami – aggiunse in fine con assoluta calma e naturalezza – forse ho interrotto qualcosa…” Dimitrj seguì lentamente lo sguardo del suo creatore e si soffermò su Duarte. Il biondo lo fissò in un evidente disagio, cosa che non gli capitava mai di essere, sapendo che l’altro vampiro doveva essere letteralmente livido in quel momento ma non aveva potuto davvero evitarlo, neppure volendolo. Provò quindi a sfoderare il migliore dei sorrisi per allentare la tensione, anche se lui avrebbe preferito non trovarsi affatto in una simile situazione…perché era dovuto tornare a tormentarlo dopo tutto questo tempo…perché proprio ora. “Che sciocco che sono, non ho fatto le presentazioni” avvicinandosi di qualche passo a Duarte, cercando di mantenere una certa distanza da entrambi “Duarte, questo è Vaclav, il mio sire…mentre lui è Duarte, il mio…mh…compagno…” disse lanciando un’occhiata incerta verso quest’ultimo, non sapendo bene se poteva davvero definirlo in quel modo. Loro due, infatti, non avevano mai discusso apertamente la loro relazione, non si erano mai trovati nella situazione di dover dare spiegazioni a qualcuno, in quanto i frequentatori del Rojo Caliente sapevano più che bene che cosa c’era tra loro e conoscendo il carattere particolare di Dimitrj non avevano mai fatto domande. Era così e basta tra di loro. Il tutto era cominciato con il solito tentativo di seduzione da parte del toreador, che sembrava covare uno strano interesse per il salubre, ed era degenerato poi nella proposta, o meglio imposizione, fatta dal moro di appartenergli…e Dimitrj aveva accettato senza alcuna esitazione. Da allora il vampiro dai capelli biondi non aveva cercato altri amanti con cui condividere il proprio letto, solo Duarte, ed in cambio quest’ultimo soddisfava ogni suo appetito in modo impeccabile…assieme erano una coppia perfetta, si bilanciavano completamente a modo loro. Ma da quando stavano assieme non si era mai parlato di sentimenti, solo di possesso…e quella che per Dimitrj era stata una risposta spontanea dettata dall’istinto e dall’attrazione che provava per il salubre, si era trasformata ben presto in un amore profondo. Oh si, Dimitrj amava Duarte, lo amava alla follia ma non glielo avrebbe mai detto. Non era sicuro di come avrebbe reagito il moro ad una sua eventuale confessione se per lui il fatto che il toreador lo amasse fosse risultato solo un peso…quello che aveva gli bastava perciò perché correre inutili rischi? “Interessante…” rispose Vaclav continuando a fumare indisturbato con uno sguardo indecifrabile negi occhi “A quanto sembra qualcuno è riuscito a mettere il guinzaglio a questa bestia selvatica, i miei più vivi complimenti Duarte, sei riuscito dove il caro Stephen ha fallito!” Dimtrj rimase scosso a quelle parole. Stephen? Com’era possibile che sapesse della sua storia con lui? D’accordo che era qualcosa di risaputo in tutta Barcellona ma non c’era modo che Vaclav avesse ottenuto quell’informazione così velocemente appena arrivato in città…a meno che non si fosse informato in precedenza…probabile…ma qualcosa nel suo sguardo gli diceva che non era così. Era troppo intenso, troppo consapevole. Era come se quegli occhi riuscissero a leggere dentro la sua anima e conoscessero ogni suo segreto, oh si, ricordava bene quella sensazione. Ed allora capì. Non era stato un caso…Vaclav non lo aveva mai lasciato andare veramente, lo aveva tenuto d’occhio tutto questo tempo pronto per fare la sua comparsa nel momento più opportuno, quando avrebbe fatto più male. “Così pare” fu la semplice risposta di Duarte, che continuò a fissare il toreador dai capelli scuri con sguardo duro. Vaclav sorrise, un sorriso freddo segnato da un sadico divertimento, e si avvicinò nuovamente a Dimitrj facendo combaciare il suo petto alla sua schiena, posando una mano sul suo fianco per tenerlo in quella posizione, intimando gestualmente al suo giovane pupillo di non osare sottrarsi. “E dimmi, tu che lo hai provato così a lungo, come ti è sembrato il mio Dimitrj?” Con l’altra iniziò ad accarezzargli lentamente il petto, partendo dal bordo dei pantaloni per risalire fino al capezzolo destro, con il quale si mise a giocare trovando così con le dita il percing che vi era attaccato…il percing con in ciondolo in cristallo che gli aveva dato lui la notte che lo aveva abbracciato. “E’ bravo non è vero? Nessuno sa darti la stessa soddisfazione che sa darti lui a letto con questo corpo peccaminoso e la sua voce sensuale…l’ho addomesticato bene non credi?” sorrise maggiormente continuando con le sue carezze, facendo scivolare le dita lungo il suo collo e facendogli sollevare un po’ il mento, così che sporgendosi potesse posare le labbra su quella pelle immacolata “Io personalmente adoro la sua bocca, è davvero molto abile nell’usarla, per non parlare poi dei versi di piacere e le urla di dolore che è capace di produrre…davvero sublime…” “Padre…vi prego…” lo supplicò Dimitrj con un filo di voce in russo, quelle parole e quei tocchi rievocavano in lui ricordi angoscianti ma come ogni volta che c’era in ballo Vaclav non riusciva a sottrarsi a lui, non riusciva a dirgli di smetterla…sembrava totalmente un’altra persona da quella sicura di sé e determinata che era di solito. L’altro toreador si limitò a scoccargli un’occhiata gelida sotto un falso sorriso. “Mi preghi di cosa, Dimitrj? Di smetterla? Di continuare? Credevi davvero che ti avrei lasciato andare? Io ti ho raccolto, io ti ho dato questa nuova vita. Sei mio, quindi posso disporre di te come voglio in qualsiasi momento…solo perché ti ho messo da parte e ti ho concesso un po’ di libertà non significa che tu non appartenga più a me e possa donarti a qualcun altro! ” Dimitrj rabbrividì. Cercò di protestare ma non fece in tempo a farlo che il rumore di una sedia sbattuta a terra attirò l’attenzione di entrambi. Duarte si era alzato di scatto in piedi, era letteralmente furibondo. Si era trattenuto fin troppo a lungo dall’intervenire e quello era il risultato. Chi si credeva di essere quel tipo? Solo per l’affronto subito e per averlo sfidato in quel modo avrebbe dovuto togliergli la vita. Poteva essere anche Caino in persona ma non gli era comunque concesso toccare ciò che era suo. Le mani gli prudevano terribilmente ed avrebbe voluto usarle per cancellare definitivamente quell’espressione irritante dal volto di Vaclav ma invece afferrò Dimitrj per un polso e lo strattonò via dalle grinfie dell’altro vampiro. Gli scoccò un’occhiata gelida che gli intimava di stare alla larga da loro se teneva alla propria non-vita e poi con passo veloce e deciso si diresse verso l’uscita del Rojo Caliente trascinandosi dietro uno scosso Dimitrj. Vaclav li fissò allontanarsi e sorrise con sadico divertimento. Se credevano che la questione fosse finita lì erano degli illusi.
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Il viaggio dal locale alla casa di Duarte era trascorso in totale silenzio. Il salubre si era limitato a trascinarsi dietro il biondo, che sembrava essere più accondiscendente del solito, fino a raggiungere il suo appartamento situato all’ultimo piano di un edificio ed entrarvi. Una volta dentro afferrò Dimitrj e lo sbatté in malo modo contro la parete, immobilizzandolo lì con il suo corpo e sigillando le sue labbra con le proprie in un bacio feroce e possessivo. Dimitrj gemette e si strinse a lui con la mano libera, artigliando il cuoio della giacca con le dita. Rispose al bacio con lo stesso impeto, lo stesso bisogno di ripristinare il loro equilibrio…il bisogno di cancellare il sapore di un altro uomo dalla sua bocca e la sensazione di quei tocchi sgradevoli dalla sua pelle…e Dimitrj era ben felice di lasciarglielo fare. Solo Duarte lo faceva sentire bene. Che lo maltrattasse o lo trattasse con dolcezza gli piaceva tutto ciò che gli faceva. Non aveva bisogno di nessun altro, solo di lui. “Ti ha toccato Dimitrj - sibilò il moro contro le sue labbra con voce bassa e pericolosa una volta separatosi da lui - Quell’uomo ti ha toccato e tu glielo hai permesso…” “Duarte io non…” Ma il salubre lo zittì sbattendolo di nuovo contro il muro afferrandolo per la gola. “Non voglio sentire scuse! Tu-sei-mio! Solo mio! Appartieni a me ed a nessun altro! Ucciderò chiunque ti si avvicini e rinchiuderò te in una stanza così che nessuno possa più toccarti ad eccezione di me!” Dimitrj lo fissò con occhi socchiusi, senza cercare minimamente di sottrarsi alla sua presa ed alla sua furia. Allungò una mano e gli accarezzò il volto. Oh, se solo lo avesse fatto, sarebbe stato perfetto. Avrebbe potuto trascorrere giornate intere con lui a fare l’amore nel loro letto oppure semplicemente a giacere tra le sue braccia godendosi quei momenti di pace e serenità, senza curarsi di ciò che avveniva fuori da quelle mura. Purtroppo, però, sapeva che quello non sarebbe stato sufficiente a tenere alla larga i problemi, quel problema. In oltre Duarte non avrebbe potuto trascorrere tutto il tempo a casa con lui, quindi se fosse stato davvero rinchiuso si sarebbe sentito solo quando lui non ci fosse stato…ed una piccola, ribelle, parte di lui non sembrava gradire l’idea in generale. “Lo so…solo tuo…di nessun altro…” mormorò con voce roca, credendo profondamente in quelle parole. “Esatto! Quindi ti proibisco di avvicinarti di nuovo a quel Vaclav!” Il biondo si irrigidì leggermente ed un’espressione afflitta comparve sul suo volto. Proprio quello doveva chiedergli… “Duarte…non dipende da me…” La presa attorno al suo collo si fece più ferrea tanto che l’anello metalloco al dito medio iniziò a farlo sanguinare un poco mentre un guizzo furioso attraversò gli occhi scuri del salubre. “E da chi dipende sentiamo…non dirmi che hai intenzione di farti scopare da lui in ricordo dei bei vecchi tempi, eh?” Dimitrj abbassò lo sguardo. “Lo sai bene che non voglio nessun altro nel mio letto tranne te…- protestò debolmente - ma Vaclav non accetterà mai un “no” come risposta…” “Perciò hai intenzione di fargli fare i suoi sporchi comodi con te?” Il toreador lasciò cadere la mano che ancora cercava di accarezzare il volto del compagno, abbattuto. “Non ho altra scelta…” “Sbagliato!” gli afferrò i capelli alla base della nuca e lo strattonò così da costringerlo a fissarlo negli occhi “Hai un’altra opzione, quella di rifiutarlo.” “Credi non lo abbia già fatto? Me ne sono andato e sono venuto qui a Barcellona. Pensavo di essermi lasciato per sempre il passato alle spalle ma come hai visto oggi non è così, nulla è mai così facile con lui!” sibilò Dimitrj cominciando un po’ a spazientirsi nel suo desiderio di farsi comprendere da Duarte, di fargli capire che era felice quanto lui di quella situazione. “Vaclav è una persona pericolosa. Può rendere la mia vita un inferno se lo desidera, non lo capisci?” “Anche io so essere pericoloso Dimitrj, non scordarlo.” lo minacciò l’altro vampiro aumentando la presa tra i suoi capelli per strappargli qualche verso di dolore che però non giunse mai. Quella era poca cosa per qualcuno come Dimitrj che aveva provato un dolore ben peggiore di quello nella sua misera esistenza. Un sorriso amaro increspò le sue labbra. “Non sarà mai la stessa cosa. Chi credi mi abbia fatto diventare quello che sono? Chi credi mi abbia reso così tollerante al dolore? Lui è davvero un maestro in quell’arte, con un tocco può farti urlare di piacere e con l’altro può farti provrare un dolore tale da desiderare la morte. Io non voglio più ripetere una simile esperienza Duarte.” chiuse gli occhi e scosse il capo per quello che gli era possibile “Ma non ho alcun potere! Non ho la forza necessaria ad oppormi…adesso meno che mai sapendo che ogni mio tentativo si rivelerebbe vano. Vaclav è come te, non permetterà mai che qualcuno gli porti via il suo giocattolo, me.” Era vero, Vaclav e Duarte erano terribilmente simili ma allo stesso tempo erano totalmente differenti. Il suo sire era possessivo ma più per una questione di orgoglio che per vero e proprio interesse verso la cosa che gli apparteneva. Non si era mai fatto problemi a “prestarlo” in giro, a far divertire i suoi amici con lui, a torturarlo nei modi più perversi che la sua mente riusciva a concepire...il tutto però doveva essere fatto a modo suo e su suo consenso…era impensabile che una sua proprietà decidesse di fare qualcosa di propria iniziativa, qualcosa che non rispecchiasse i suoi piani. Duarte invece era diverso, aveva un altro tipo di possessività. Quando una cosa gli apparteneva era sua e basta, lui non condivideva, non prestava. Solo lui poteva usufruire di quel privilegio. E questo suo atteggiamento faceva sentire Dimitrj importante, desiderato, come qualcosa di prezioso che non poteva essere sostituito facilmente. Non veniva tormentato solo per il gusto di vederlo soffrire. Veniva punito solo quando se lo meritava, come quando aveva flirtato con alcuni fratelli per attirare l’attenzione del salubre e questo ovviamente non aveva apprezzato i suoi metodi. Oppure perché Duarte sapeva che una buona dose di dolore lo eccitava maggiormente quando facevano l’amore. “Ed allora cosa vuoi fare Dimitrj? Vuoi tornare da lui?” il moro si sporse verso di lui a sussurrargli sulle labbra con voce tagliente, assottigliò lo sguardo rendendolo ancora più duro “Se è così sappi che non te lo permetterò mai! Tu adesso sei mio, hai capito!?” Con questo, sempre strattonandolo per i capelli, lo allontanò dal muro e lo gettò sul divano del soggiorno, che presentava un arredamento spartano se non si contavano le numerose armi antiche appese alle pareti o posate su mobiletti. Subito dopo lo raggiunse e gli si gettò sopra, riprendendo a baciarlo con ferocia, strappandogli di dosso la maglietta già lacera per poter toccare direttamente la sua pelle. “Questo corpo, queste labbra, questi occhi sono tutti miei!! Non ti cederò mai a nessuno, capito, anche a costo di ucciderti con le mie stesse mani!” Dimitrj ansimò come un mortale a quei tocchi che non avevano nulla di gentile e si aggrappò saldamente alle sue spalle, fissandolo con desiderio e disperazione. “Si, è tuo ed è questo il punto!” mormorò sporgendosi verso di lui a rubbargli alcuni baci fugaci tra una parola e l’altra “E’ per questo che è tornato. Perché io ho scelto te. Io voglio appartenere solo a te, non a lui e questo per Vaclav è inacettabile.” fissandolo con quelle gemme di smeraldo che si ritrovava al posto degli occhi, cercando di fargli capire quanto fosse importante per lui anche se non lo poteva dimostrare a parole come più volte fu tentato di fare. “Allora sii solo mio” fu la semplice risposta di Duarte dopo alcuni attimi di silenzio. I due si osservarono a lungo e con intensità, il nero degli occhi di Duarte sembrava voler catturare il verde di quelli di Dimitrj per non lasciarlo più andare, sembrava quasi essere in atto un dialogo che solo loro potevano sentire. Alla fine il toreador chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro prima di sospirare e stringersi a lui, affondando il viso contro il suo collo. “Va bene…- mormorò – Va bene, se mai Vaclav tornerà a cercarmi gli dirò di lasciarmi in pace e che non voglio più avere nulla a che fare con lui. Ma se lo faccio sei disposto a prenderti le tue responsabilità, a prenderti cura di me negli anni a venire? Perché perderò tutto quello che ho mettendomi contro il mio sire, che probabilmente non cederà con tanta facilità…non mi resterà nulla quindi devi giurarmi che non mi abbandonerai mai, perché non ho intenzione di rischiare per poi rimanere deluso.” Dimitrj era serio come non lo era mai stato. Quello che gli stava chiedendo aveva un’enorme importanza per lui. Era la cosa più simile ad una confessione che era riuscito a domandargli. Duarte lo fissò con la sua solita espressione impassibile tinta da una leggera irritazione. “Mi sembra di avertelo ripetuto più volte. Tu mi appartieni e ciò che è mio me lo tengo. Non lo cedo a nessun altro, mai. E se qualcuno osa mettersi sulla mia strada, potrebbe rischiare di non vedere un altro tramonto.” Il toreador lo fissò un po’ deluso. Non erano certo quelle le parole che avrebbe voluto sentire ma d’altronde che cosa si poteva aspettare dal salubre, sempre così composto e silenzioso. Avrebbe dovuto accontentarsi di quella sottospecie di confessione che lui interpretò come un “si”. “Allora va bene” rispose abbozzando un lieve sorriso prima di sporgersi a baciarlo. Duarte non esitò. Riprese a toccare il suo corpo con gesti affamati, approfondendo il bacio con la lingua. Poi diresse le sue attenzioni ai pantaloni, che cominciò a slacciare non senza strapazzarli un po’. “Non rovinarli…erano un regalo per te…” mormorò Dimitrj contro le sue labbra, sollevando il corpo dal divano per facilitargli il lavoro. Il moro grugnì qualcosa ed alla fine glieli tolse con tanto di stivali gettandoli da qualche parte nella stanza. Gli fece aprire maggiormente le gambe e gli strappò via gli slip con ben poca fatica. Dimitrj si inarcò contro di lui emettendo versetti di piacere mentre strusciava il proprio corpo nudo contro la ruvida pelle che ricopriva quello di Duarte, sensazione che lo eccitò maggiormente. Il salubre si slacciò i pantaloni quel tanto che bastava per liberare la sua erezione e posizionarla contro l’apertura nascosta del biondo. Poi gli afferrò i glutei sollevandolo dal divano e si spinse in lui con un unico e feroce gesto. Dimitrj si tese ed urlò in preda a quell’ondata di dolore e piacere generata da quella penetrazione priva di preparazione. Un cocktail di sensazioni che per lui era come l’ambrosia, intossicante e paradisiaco. Affondò le mani tra i suoi capelli corvini e li strinse con forza prima di attaccarsi alla sua bocca in un bacio quasi brutale, avvolgendogli la vita con una gambe per incoraggiare i suoi movimenti. Duarte, infatti, non era intenzionato a dargli pace e non attese che si abituasse alla sua intrusione per cominciare a scivolare dentro e fuori dal suo stretto passaggio, volendo che sentisse chiaramente ogni sensazioni, ogni fitta di dolore o brivido di piacere che gli stava infliggendo, così che ricordasse a chi apparteneva veramente. Continuò a scoparselo su quel divano a lungo, baciandolo, marchiando la sua pelle di morsi, prolungando quella dolce agonia. Dimitrj cercava soddisfazione e Duarte non voleva concedergliela. Il suo sesso, intrappolato tra i loro corpi, chiedeva attenzioni che non gli venivano date ed il compagno non gli permetteva neppure di appagarsi da solo in quanto le sue mani erano state immobilizzate sul divano. Si limitava a possederlo andando a colpire ogni volta quel punto segreto dentro di lui. “A-Ah…Duarte…ti prego…” ansimò il biondo fissando l’altro vampiro con occhi verdi lucidi di desiderio. “Di cosa mi preghi Dimitrj?” sogghignò con sguardo perfido continuando a muoversi senza pietà. “T-Toccami…” inarcando il bacino per far sfregare il suo sesso contro il suo ventre. “Non ancora dolcezza” Dimitrj gemette frustrato e continuò a subire i suoi affondi che gli stavano facendo perdere la ragione. Il primo a raggiungere l’orgasmo fu Duarte, che si svuotò dentro di lui marchiandolo profondamente, e solo allora decise di soddisfare anche il compagno. Al toreador ci vollero solo alcuni tocchi della mano del moro per macchiarla del proprio seme. Dopo di ciò Dimitrj si accasciò sul divano spossato ed appagato, tenendosi stretto Duarte. I due rimasero in silenzio a lungo cercando di riprendersi, poi Duarte si scostò da lui ed uscì dal suo corpo. Abbassò lo sguardo e lo fissò seriamente. “Spero tu abbia afferrato il concetto.” Dimitrj socchiuse gli occhi e lo osservò da sotto le ciglia con un sorrisino malizioso. “Mh…forse si, forse no…ti va di ripetermelo da capo?” riprendendo a muoversi con gesti provocatori sotto di lui, mai sazio delle sue attenzioni. Duarte allora sogghignò, lo prese in braccio con facilità e lo portò in camera da letto chiudendosi la porta alle spalle.
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La notte successiva Dimitrj lasciò la casa di Duarte alcune ore dopo il tramonto e non prima di essersi scambiati le solite effusioni mattutine, ovvero un altro round tra le lenzuola. Si sentiva più sereno e decisamente molto soddisfatto, il pensiero problematico di Vaclav si era fatto un po’ meno opprimente. Non sapeva bene come avrebbe affrontato la cosa ma in qualche modo avrebbe fatto, in fondo aveva Duarte al proprio fianco, no? Così varcò la porta della propria abitazione, una piccola villettina a due piani, con ancora la testa un po’ tra le nuvole. Quasi non fece caso al fatto che Lisandro, il suo ghoul, non era venuto ad accoglierlo come era solito fare ogni volta che faceva ritorno a casa. Si guardò attorno con espressione leggermente scocciata per questa sua mancanza ma poi scrollò le spalle e si diresse verso le scale che dall’atrio conducevano al piano di sopra e quindi alla sua camera. Prese nota di fare una bella strigliata a Lisandro appena fosse ricomparso, non gli andava che prendesse la brutta abitudine di abbandonare le sue mansioni per andarsene in giro chissà dove senza il suo permesso. A quale scopo lo aveva preso con sé se non era mai disponibile!? Il vampiro entrò nella propria stanza spalancando la porta. Si stava già domandando quali abiti avrebbe potuto indossare la prossima volta che avrebbe visto Duarte…di sicuro i suoi abiti migliori, voleva apparire sempre splendido per lui, per poterlo sedurre ogni giorno di più. Una voce, però, troncò sul nascere i suoi programmi. “Bentornato Dimitrj” Dimitrj rimase paralizzato sul posto, occhi sbarrati a fissare la figura del suo sire seduta comodamente sulla poltroncina a lato della stanza, in mano reggeva un bicchiere mezzo pieno di vitae. Il sorriso sul suo volto era inquietante quanto i suoi occhi. “Vaclav…che cosa ci fai qui?” sussurrò incredulo. Il vampiro rise. “Che strano, ogni volta che ci incontriamo mi fai questa domanda…non starai diventato ripetitivo?” Il giovane toreador cercò di riprendere un minimo di controllo per potergli rispondere con voce salda. “Sai bene cosa intendevo dire. Che cosa ci fai qui a casa mia? Come sei entrato?” “Casa tua? Vuoi dire la casa che hai acquistato coi miei soldi…questo tecnicamente la fa più mia che tua, quindi ho più che diritto di essere qui.” sorrise alzandosi e posando il bicchiere sul tavolino lì accanto “Per quanto riguarda chi mi ha fatto entrare, beh, devo ammettere che hai un ghoul davvero carino, sai?” Dimitrj sussultò. Ecco spiegata l’assenza di Liandro al suo arrivo, se gli era andata bene era già morto, altrimenti avrebbe desiderato esserlo presto. Il suo sire si fermò a pochi passi da lui e lo fissò con quel sorriso cordiale su quell’espressione sadica. Dimitrj ebbe l’istinto di indietreggiare ma si obbligò a restare dov’era, non doveva mostrarsi debole, non quella volta. “Ho aspettato il tuo ritorno ieri notte ma non sei mai arrivato. Immagino che tu l’abbia trascorsa con il tuo amichetto.” “Esatto.” “E dimmi, ti sei fatto scopare per bene?” Il biondo sorrise in un tono di sfida. Doveva farsi forza per mantenere la promessa fatta a Duarte, non doveva aver paura di Vaclav. “Oh si, e posso assicurarti che è mille volte più bravo di te.” “Mille volte, addirittura? Beh, spero che te la sia goduta a fondo perché non credo che tornerai da lui molto presto.” sogghignò avvicinandosi ulteriormente a lui e questa volta dovette indietreggiare per evitare la sua presa. “No…se c’è una cosa che non voglio è tornare con te…io ho scelto di restare con Duarte, quindi vedi di lasciarmi in pace.” disse in tono serio. “Che parole coraggiose…e così vorresti lasciarmi, eh?” “Esatto…l’ho fatto una volta ed intendo rifarlo, in modo definitivo.” Vaclav rise sinceramente divertito. “In questi anni sei diventato un tipetto davvero ribelle…o forse solo stupido…- lo fissò con sguardo tagliente – Credi davvero che tu abbia diritto di scegliere? Sbagliato. Io ti ho fatto diventare ciò che sei. Sono stato io a darti quello che hai…senza di me non saresti nulla. Solo perché mi sono trovato un altro passatempo e ti ho concesso qualche anno di liberta non significa che tu debba montarti la testa in questo modo e dimenticare qual è il tuo posto...tu sei e resterai sempre un’adorabile bambolina con cui trastullarsi, nulla di più.” Dimitrj tremò, non sapeva se di indignazione o per i pensieri che quelle parole rievocavano. No, non doveva cedere. Stava andando bene, si stava comportando nel modo giusto, doveva continuare così e sarebbe riuscito ad andarsene in modo dignitoso. “Non sono più quello di un tempo Vaclav…non lascio più che gli altri decidano per me. Sono io che decido per me stesso e non ho nessuna intenzione di tornare indietro.” “Quindi che hai intenzione di fare? Una volta finito il tuo bel discorsetto ti volterai ed uscirai per sempre da questa casa, lasciandoti alle spalle il tuo oscuro passato?” tornò a sorridere amabilmente. I suoi sbalzi di umore erano imprevedibili come sempre. Nessuno era mai riuscito a capire cosa frullasse per la testa di Vaclav. “Beh, penso che tu non abbia fatto bene i tuoi calcoli, Dimitrj. Come credi di uscire da qui se io non lo permetto?” Il biondo non fece in tempo a reagire che Vaclav gli afferrò un baccio e glielo bloccò dietro la schiena in una dolorosa angolatura per poi sbatterlo contro il muro di petto. Dimitrj provò a fare resistenza, usando l’altro braccio per cercare di sferrargli una gomitata contro il viso. Se il sire fosse stato un semplice umano come lo erano stati il gruppo di ubriaconi della notte passata, non avrebbe avuto alcun problema a sistemarli ma Vaclav non lo era, conosceva molti più trucchi di lui ed era molto più forte, quindi la sua era decisamente una situazione di svantaggio. Infatti anche quel braccio fu immobilizzato con facilità. Stupido da parte sua pensare che le cose potessero filare lisce per una volta. Il toreador dai capelli corvini si sporse verso di lui, sussurrandogli nell’orecchio con voce soddisfatta. “Come la mettiamo adesso? Pensi ancora di poter fuggire da me?” Per testardaggine e determinazione e spinto anche da un moto di panico, Dimitrj continuò a dimenarsi cercando di trovare un modo per allentare la sua presa e scappare. “Lasciami andare Vaclav. Perché ti ostini a tormentarmi in questo modo…trovati un altro giocattolo e lasciami in pace.” disse con voce quasi supplicante. “Non chiedere cose delle quali sai già la risposta.” si sporse a leccargli la pelle del collo mentre slacciò la propria cintura ed insinuò un ginocchio tra le gambe del suo giovane pupillo per fargliele divaricare. “Penso che dovrò rinfrescarti la memoria sul vero significato della parola dolore.” sogghignò facendo schioccare il cuoio della cintura contro il muro “Sono convinto che tornerai a vedere tutto dalla giusta prospettiva.”
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Duarte era arrabbiato. No, arrabbiato non era la parola adatta…era letteralmente furibondo. Era furioso con Dimitrj per essere sparito dalla circolazione per ben quattro giorni senza dirgli nulla. L’ultima volta che lo aveva visto era stata la notte seguente a quello spiacevole incontro al Rojo Caliente e Dimitrj gli aveva assicurato che si sarebbero visti presto e che gli avrebbe fatto sapere dove e quando tramite telefono…però non lo aveva fatto. E questo non gli era piaciuto. Per niente. Così dopo aver atteso per ben quattro giorni aveva deciso di andarlo a cercare di persona. Al locale non lo aveva trovato e nessuno lo aveva visto, quindi si stava dirigendo con passo deciso verso la sua abitazione. Una volta raggiunta bussò alla porta con un paio di colpi secchi. Nessuno si avvicinò ad essa per aprirla. Che non ci fosse nessuno in casa? No, Dimitrj non lasciava mai la sua abitazione incustodita, c’era sempre il suo ghoul a tenerla d’occhio ed in ordine. Quindi almeno Lisandro avrebbe dovuto esserci. Riprovò nuovamente con più forza, cominciando ad irritarsi notevolmente. Nel notare la sua insistenza qualcuno si degnò finalmente di aprirgli la porta. Era Lisandro, che la socchiuse quel tanto che bastava per vedere chi era il loro inaspettato visitatore. Duarte notò subito che qualcosa non andava. Il ragazzo dai riccioli castano-rossicci era terribilmente pallido, sulla guancia sinistra spiccava un livido violaceo ed il suo sguardo era nervoso per non dire terrorizzato. Fissava Duarte come un animale in trappola. “S-Signor Duarte…che cosa posso fare per voi?” chiese Lisando cercando di sforzarsi a sorridere normalmente. “Dov’è Dimitrj?” “Il pradrone non è in casa al momento…p-posso lasciare detto che siete passato se lo desiderate…” Duarte assottigliò lo sguardo che si fece più scuro ed afferrò la porta con una mano spalancandola prima di scostare con un gesto secco il ragazzo ed entrare. Il giovane ghoul provò a fermarlo ma fu un tentativo vano. “Dov’è?” chiese di nuovo esigendo una risposta. Lisandro socchiuse la bocca come sul punto di protestare di nuovo ma poi la richiuse. Si guardò attorno nervosamente mordendosi un labbro prima di sussurrare: “In soggiorno…ma fate presto o se ne accorgerà!” Il salubre non perse altro tempo e si diresse dove indicato. Si aspettava qualcosa di brutto visto lo strano atteggiamento del ghoul ed aveva già una mezza idea di chi fosse quel “lui” a cui si stava riferendo, ma non si sarebbe mai aspettato quello. Nel centro del salotto finemente arredato stava Dimitrj, completamente nudo e privo di sensi, appeso al soffitto per i polsi tramite una lunga catena. Ai suoi piedi, sospesi ad una decina di centimetri dal pavimento, stava una pozza di sangue in parte rappreso in parte più recente. Infatti il corpo del toreador era segnato da profonde ferite inferte da numerosi colpi di frusta e da armi da taglio. I fianchi e le cosce erano striati da linee sottili e simmetriche causate da artigli. Sul petto, all’altezza del cuore, era stato impresso a fuoco un elaborato marchio che rappresentava la lettera “V” scritta con carattere elaborato. Non c’era un pezzo di pelle di quel corpo che si fosse salvato da quella tortura, ad eccezione del viso che era rimasto intatto se non si contavano i segni rossi causati dalle sue lacrime. Sembrava fosse stato nutrito a sufficienza per rimarginare alcune delle ferite che però erano state aperte di nuovo con estrema precisione. Duarte rimase gelato sulla soglia a fissare quella macabra scena. Il suo volto non esprimeva alcuna emozione, che erano state accuratamente celate. Si avvicinò lentamente a Dimitrj e sollevò una mano ad accarezzargli una guancia, che ripulì dalle vecchie tracce di sangue. Poi gli passò un braccio attorno alla vita con tutta le delicatezza di cui fu capace e con l’altra mano afferrò la catena e le diede un forte strattone, spezzandola e staccandola dal soffitto così da liberare Dimitrj, che cadde a peso morto tra le sue braccia. “Dimitrj…” provò a chiamarlo dolcemente ma il biondo non dava segno di volersi svegliare tanto presto. Così gli passò anche l’altro braccio sotto le ginocchia e lo sollevò completamente da terra per poterlo trasportare fuori da casa più comodamente. Stava giusto per uscire dal soggiorno quando una voce famigliare lo raggiunse. “Guarda guarda chi abbiamo qui…il fedele cavaliere è venuto a salvare la sua principessa dalle grinfie del perfido conte. Non è romantico?” Valclav era appena entrato nella stanza. Fissava Duarte con un sorrisino divertito sulle labbra. Addosso aveva solo un paio di pantaloni. Il salubre si voltò a fissarlo con sguardo tagliente, oltre a questo la sua unica reazione fu una contrazione della mascella. Senza rispondergli o degnarlo di un altro sguardo si diresse verso uno dei divani e vi depositò sopra Dimitrj con la massima cura, poi si tolse la giacca e lo coprì con essa. Un commento sarcastico stava affiorando alle labbra di Vaclav ma questo non fece in tempo a dargli voce che si ritrovò a doversi difendere dagli attacchi di Duarte, che si era scagliato verso di lui con notevole velocità. Il toreador sogghignò quasi divertito, era come se il pericolo che stava correndo lo lasciasse indifferente. “Arrabbiato perché ti ho rovinato il gioccattolino?” lo provocò. Duarte non rispose, si limitò a colpirlo ed a scaraventarlo dall’altra parte della stanza, fracassando qualche mobile nella caduta. Vaclav incassò il colpo senza emettere suono, poi si alzò ed estrasse un pezzo di legno che gli si era conficcato nel braccio con molta naturalezza, tornando poi a fissare Duarte con un sorriso. “Devo ammettere che te la sei presa davvero a cuore. Non vale la pena sprecare tante energie per Dimitrj, è solo una puttana e come lui ce ne sono tanti in giro…anche se posso vantarmi di averlo cresciuto bene…” sogghignò il toreador “Trovati qualcun altro da scopare…Dimitrj è una mia proprietà, lo è sempre stato…ed a causa tua ho dovuto rinfrescargli la memoria su un paio di cosette.” Duarte sogghignò malignamente avanzando verso di lui di qualche passo. “Non credevo sarebbe mai successo, ma devo ammettere di essere d'accordo con te per una volta. Dimitrj è una puttana, anzi, la miglior puttana di tutta Barcellona e forse anche di più. Ma su una cosa ti sbagli - agguantandolo per il collo e stringendo tanto da fargli scricchiolare le vertebre - lui non ti appartiene affatto. Dimitrj è la MIA puttana” Vaclav storse le labbra in una smorfia, non scomponendosi più di tanto a quella morsa che sarebbe dovuta essere dolorosa, anzi trovava quasi la cosa divertente. Era da tanto che non gli capitava di divertirsi così, anche se ben poche persone avrebbero trovato divertente lo stuzzicare Duarte, a meno che non fossero pazzi o bramassero la morte ultima o tutte e due. “Questo è da vedere mio caro.” rigirando nella mano il pezzo di legno che lo aveva ferito in precedenza per colpire Duarte nel fianco e fargli allentare la presa su di lui “Certo, se ti sentisse il mio pupillo ne sarebbe felice…il poveretto ha perso completamente la testa per te. Dovevi sentire come mormorava il tuo nome mentre violavo il suo corpo…credeva davvero che saresti arrivato a salvarlo.” rise “Ma non temere, in un paio di settimane sotto le mie amorevoli cure si dimenticherà completamente di te. Non l’ho reso così perfetto per lasciarlo a qualcun altro troppo a lungo…” Il salubre a quelle parole perse completamente la testa e si scagliò contro Vaclav nel tentativo di saziare la sua brama di sangue, incurante della ferita infertagli al fianco che per lui era poca cosa. I due intrapresero un’intricata danza di guerra nel bel mezzo del salotto di Dimitrj, distruggiendo ogni cosa che capitava a tiro, per la futura gioia del giovane toreador che al suo risveglio avrebbe dovuto riarredare casa. Tra i due era Duarte il vero guerriero e lo si vedeva chiaramente dal modo in cui attaccava e si difendeva ma nonostante tutto anche Vaclav sembrava sapere il fatto suo…il risultato finale però era quasi scontato. Nessuno sarebbe potuto sfuggire alla furia di Duarte…non dopo essere stato istigato in quel modo. Ad un certo punto il salubre afferrò l’altro vampiro per i vestiti e lo scaraventò a terra per poi immobilizzarlo lì con il peso del proprio corpo. Gli afferrò un braccio torcendoglielo dietro la schiena e, premendo con un gionocchio tra le sue scapole, tirò con un gesto secco e gli spezzò l’osso, tirò ancora con maggiore decisione e gli strappò del tutto l’arto, venendo macchiato da schizzi di sangue. Solo in quel momento Vaclav si consesse di emettere un mezzo grido di dolore. Duarte sorrise con sadica soddisfazione gettando il braccio da qualche parte nella stanza e sporgendosi per sussurrare nell’orecchio del toreador. “Ti pentirai di esserti messo contro di me. Ti farò a pezzi…arto dopo arto…e quando avrò finito di smembrarti farò un bel falò con i tuoi resti. Morirai tra atroci sofferenze.” Vaclav emise un basso ringhio e cercò di scrollarsi di dosso Duarte puntanto la mano rimastagli sul pavimento per sollevarsi. A quanto sembrava non era della stessa opinione del salubre ed anche senza un braccio era intenzionato ad andare fino in fondo. Il moro rise leccandosi le labbra con sguardo acceso da una sete di sangue diversa da quella che accumunava tutti i vampiri…presto le sue mani sarebbero state tinte di un bel rosso cremesi. Sarebbe stato uno scontro interessante, senza alcun dubbio.
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Erano passati due giorni da quando Duarte era ritornato al suo appartamento con Dimitrj privo di conoscenza tra le braccia. Non appena era rientrato aveva affidato il toreador alle cure del suo ghoul affinché lo nutrisse e lo rimettesse in sesto, cosa che avrebbe impiegato il suo tempo viste le numerose ferite che esibiva, alcune difficili da curare. Duarte aveva trascorso tutto il suo tempo seduto su una poltrona a fissare il vuoto con aria truce, immerso completamente nel buio della stanza, interrotto solamente dalle rare comparse del ghoul che era stato incaricato di tenerlo costantemente aggiornato sulle condizioni di Dimitrj. Il toreador non si era ancora svegliato ed il suo sonno ristoratore era inquieto e tormentato, lo si capiva dai gemiti che sfuggivano di tanto in tanto dalle sue labbra. A metà serata il ghoul andò a bussare per l’ennesima volta alla porta della stanza dove il salubre si era rinchiuso ed entrò senza aspettare una risposta. Avanzò al suo interno di alcuni passi e poi si fermò, iniziando a fare il solito resoconto sulle condizioni del biondo e portando finalmente una buona notizia. “Padrone, il signor Dimitrj si è appena svegliato…è confuso ed ancora molto debole ma chiede di voi…” Il vampiro si voltò leggermente a fissarlo con uno strano bagliore nello sguardo e dopo un’attimo concessosi a riflettere sul da farsi si alzò, prese la sua giacca ed uscì dalla stanza passando davanti al ragazzo impietrito. Poi si diresse verso la porta dell’appartamento e se ne andò senza proferire parola. In quel momento non era in grado di affrontare Dimitrj e restare lucido. Il solo vederlo in quelle condizioni gli ricordava ciò che aveva subito, il fatto che qualcun altro avesse toccato ciò che era suo e lui non fosse riuscito ad impedirlo…era qualcosa che lo faceva andare su tutte le furie quindi aveva preferito andarsene per schiarirsi le idee…anche se a Dimitrj avrebbe fatto piacere vederlo e si sarebbe sentito più tranquillo. Quando si era svegliato, ancora con la mente confusa ed atrofizzata dal dolore al quale aveva tentato per giorni di sfuggire, la prima cosa che il biondo aveva pronunciato era stata il suo nome, quel nome che più volte era uscito dalle sue labbra in una supplica o una muta richiesta di aiuto…a ripensarci in seguito si sarebbe dato del patetico, del debole qual’era in fin dei conti…ma il pensiero di Duarte era stato l’unica cosa che gli aveva permesso di sopportare quella tortura. Quasi credette di sognare nel trovarsi davanti agli occhi la stanza di Duarte invece della sua casa trasformata in prigione dal proprio sire. Non ricordava come fosse arrivaro lì ma di sicuro stava a significare che il moro era andato a salvarlo…un dettaglio che ancora lo preoccupava, però, era il non sapere che fine avesse fatto Vaclav. Lo stava ancora cercando? Aveva finalmente rinunciato a lui? Avrebbe voluto chiedere tante cose al salubre ma era troppo stanco per farlo e quando il ghoul tornò per dirgli che il suo padrone era uscito risultò non averne comunque la possibilità. Un senso di delusione e tristezza lo colpì nel sapere che se n’era andato senza neppure andarlo a trovare ma non provò ad indagare oltre, tanto sapeva che il ghoul non avrebbe potuto dargli una risposta soddisfacente. Dovette attendere la notte successiva, quando Duarte tornò finalmente a casa. Il salubre entrò nella stanza dove stava riposando l’altro vampiro solo dopo essersi assicurato che stesse ancora dormendo. Uscire non lo aveva aiutato più di tanto a calmarsi e preferiva ancora non doverlo affrontare. Si chiuse delicatamente la porta alle spalle ed avanzò verso il letto cercando di fare il minor rumore possibile, osservando per la prima volta da giorni il toreador. Dimitrj era steso nel letto, adagiato tra i cuscini e coperto dal lenzuolo. In apparenza sembrava stare dormendo profondamente ma sentendolo entrare aprì lentamente gli occhi e lo fissò abbozzando un vago e quasi incerto sorriso. A quanto pare non era stato abbastanza silenzioso. “Duarte…” mormorò il biondo. Il salubre, trovandosi un Dimitrj sveglio e presente contrariamente alle sue aspettative, si irrigidì di colpo e rimase immobile dov’era, senza avanzare ne indietreggiare. Colto di sorpresa com’era non mostrò la solita prontezza di riflessi ed impiegò alcuni istanti per formulare una semplice domanda. “……come stai?” chiese distogliendo lo sguardo da lui. Dimitrj continuò a sorridere in modo un po’ esitante, percependo il distacco che Duarte dimostrava nei suoi confronti. “Sono stato meglio…- anche se a volte sono stato conciato peggio, aggiunse mentalmente ricordando situazioni passate molto simili a quella che portavano sempre la firma dall’abile mano di Vaclav – ma sopravviverò, non temere.” “Bene…” mormorò il compagno facendo un cenno sbrigativo col capo “Volevo solo accertarmene.” e senza aggiungere altro si voltò e si diresse con passo deciso verso la porta, volendo uscire il prima possibile da quella stanza. Dimitrj, vedendo Duarte andarsene dopo quel breve scambio di parole, si agitò e cercò subito di alzarsi per raggiungerlo e bloccare la sua ritirata, qualsiasi cosa pur di non vederlo sparire di nuovo. “Duarte…a-aspetta…” lo chiamò. Il resto delle sue parole gli morirono in gola, venendo sostituite da alcuni gemiti di dolore. Si era mosso troppo velocemente e quello gli aveva fatto pulsare terribilmente le ferite, impedendogli di muoversi oltre. Fu costretto a bloccarsi, con un braccio stretto attorno al ventre, piegato in due dal dolore e con un piede già a terra. Il salubre si fermò e si voltò di scatto verso il letto sentendo quei gemiti, tornando poi sui suoi passi rapidamente ed andando ad aiutare il toreador in difficoltà. Cercando di celare la preoccupazione sul suo volto gli passò un braccio attorno alle spalle con la massima delicatezza ed accertatosi che non fosse successo nulla di grave lo fece distendere di nuovo tra le coperte. Dimitrj, una volta che le fitte si furono calmate, aprì di nuovo gli occhi per fissare il moro ed allungò una mano ad afferrargli il braccio, non volendo che cogliesse di nuovo l’occasione per scappare. “…perché…perché fuggi da me? Non vuoi vedermi?” chiese con un’evidente nota di apprensione nella voce. Duarte non si mosse, non cercò di allontanare il tocco della sua mano dal proprio braccio ma non lo guardò neppure. Tornò a distogliere lo sguardo, puntantolo in un angolo indefinito della stanza. “Non riesco a guardarti Dimitrj…non riesco a guardarti senza ricordare che qualcuno che non sono io ti ha appena toccato.” disse con voce bassa ed intensa, con il corpo attraversato da tremiti di rabbia mal repressa. Il biondo impiegò alcuni istanti per assimilare quelle parole ed il risultato fu un dolore straziante e più profondo delle ferite fisiche. Lo fissò sorpreso prima che quella sorpresa fosse tramutata in sofferenza. Dunque era per quello che non sopportava più di stare in sua presenza…provava disgusto per lui…ogni volta che lo guardava lo vedeva con Vaclav. Era stato contaminato dal tocco di un altro ed ora non lo voleva più. Non era neppure degno di un rimprovero, delle sue urla adirate, di una punizione come le altre volte che aveva flirtato con qualcuno in passato solo per attirare la sua attenzione…e questa volta non era neppure stata colpa sua. Lo aveva detto a Duarte che il suo sire non si sarebbe arreso facilmente, che non avrebbe preso bene un “no” come risposta…ma lui ci aveva provato, aveva provato a respingerlo! Però Duarte non sembrava comunque contento e lui era disposto a sottoporsi a qualsiasi punizione pur di far tornare tutto come prima, ferito o meno. “Ah……capisco…” mormorò con voce tremante come la mano che stringeva il braccio di Duarte, abbassando il viso per nascondere la sua espressione sofferente. Non sapeva cosa dire e neppure cosa fare, le parole non volevano uscirgli di bocca. “Q-Quindi…non mi vuoi più?” mordendosi nervosamente un labbro. “Non dire sciocchezze! Casa mia non è il ritrovo delle dame di carità, se non ti volessi tra i piedi ti avrei lasciato dove ti ho trovato!” fu la secca risposta del moro che ancora si rifiutava di guardarlo negli occhi. Quelle parole, però, per quanto brusche e dirette sembravano aver riacceso una piccola luce di speranza in Dimitrj che risollevò il capo e lo fissò con i suoi profondi occhi verdi resi ancora più brillanti dalle lacrime che da tempo chiedevano di essere lasciate libere. Forse aveva mal interpretato le parole di Duarte, forse era lui che era ancora troppo confuso e sensibile su quello che era accaduto…o almeno così sperava. “Allora…mi vuoi ancora?” chiese con voce incerta, cercando di non farsi troppe illusioni per rischiare di restare deluso quando non avrebbe ottenuto la risposta che voleva “Non sei arrabbiato con me per…quello che è successo?” Duarte, preso da un improvviso ed imprevedibile moto di rabbia, frantuma in mille pezzi il comodino accanto al letto con un pugno, facendo sussultare Dimitrj che allentò così la presa sul suo braccio e gli permise di voltarsi e dargli la schiena. “Non sono arrabbiato con te, sono arrabbiato con me! Nessuno dovrebbe neanche solo avere la tentazione di posare un dito su ciò che è mio.” ringhiò il vampiro con voce tagliente, quasi si stesse accanendo su un avversario che non era più presente. Se avesse avuto tra le mani Vaclav lo avrebbe fatto a pezzi di nuovo ma ormai era cenere e quindi non poteva provare quell’ennesima soddisfazione. Dimitrj lo fissò un attimo incerto su cosa fare, non volendo adirare maggiormente il compagno ma la sua rabbia e le sue parole tranquillizzarono definitivamente il suo animo tormentato. Non ce l’aveva con lui per quello che era successo, non era disgustato che Vaclav lo avesse toccato, si sentiva solo…colpevole…perché non era riuscito ad evitarlo. Il ragazzo stentava quasi a crederci ma ciò non gli impedì di provare un’immensa gioia nel sapere che per Duarte era così importante, tanto da perdere un po’ del suo solito autocontrollo. Il biondo si sollevò lentamente dai cuscini, cercando di non infastidire troppo le ferite, e si avvicinò al salubre passandogli le braccia attorno alla vita ed appoggiando il viso contro la sua schiena. “Non è colpa tua…” mormorò “Vaclav…lui…te l’ho detto, pensa solo a sé stesso…quello che vuole se lo prende senza curarsi degli altri. Avrei dovuto sapere che non si sarebbe arreso…sarei dovuto essere più prudente…” sospirò stringendosi a Duarte “Ma ora sono qui, mi hai salvato…e l’unica cosa che mi interessa è che tu mi voglia ancora.” “Ma importa a me!” rispose secco l’altro restando immobile nel suo abbraccio. “Adesso però sono qui e non permetterai più a nessuno di toccarmi, vero?” scostandosi leggermente da lui per imprimere un po’ di forza ai suoi tocchi e cercare di farlo voltare “Per favore, guardami.” Duarte a quelle parole si voltò di scatto righiando rabbioso, fissandolo veramente per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza. “Ci devono solo provare!!” Dimitrj sorrise felice e si sporse verso di lui passandogli le braccia attorno al collo. “Grazie” sussurrò prima di colmare la distanza che separava le loro labbra e baciarlo dolcemente. Il salubre rimase un attimo interdetto dal suo gesto e dalle sue parole ma si riprese in fretta; subito dopo attirò il biondo a sé e lo baciò con decisione. Dimitrj non riuscì a trattenere dei gemiti di dolore alla stretta possente di Duarte ma il vampiro non se ne curò più di tanto, pronto a sopportare qualsiasi cosa pur di stare di nuovo tra le sue braccia. Gli avvolse il collo con le proprie e lo baciò con altrettanta passione, cercando la sua lingua con la propria. Il salubre fece aderire maggiormente i loro corpi, quasi li volesse fondere, e gli accarezzò con tocchi frenetici e possessivi la schiena attraverso la stoffa del pigiama, strappando altri versi al biondo che però perserò di intensità nelle loro bocche. Continuò a baciarlo a lungo prima di passare ad esplorare la sua pelle scoperta, scivolando lungo il collo pallido con le labbra ed iniziando a succhiarlo e leccarlo. Poi lo morse lasciando così il primo segno che serviva a rimarchiare quel corpo come sua proprietà nel tentativo di cancellare il passaggio di un altro uomo su di esso. Ad un certo punto le sue mani, stanche dell’interferenza dei vestiti nella loro esplorazione, afferrarono lembi della camicia del pigiama e gliela strapparono di dosso, facendo saltare via i bottoni. Fatto ciò smise di tormentare il suo collo quel tanto che bastava per dare una rapida occhiata alle condizioni del toreador e vedere quante ferite si dovevano ancora rimarginare. Fu così che il suo sguardo cadde su un dettaglio che aveva praticamente rimosso dalla sua mente a causa della furia che lo aveva posseduto il giorno che lo aveva trovato. Sul suo petto spiccava ancora il marchio che Vaclav gli aveva inflitto, la sua iniziale, e questo rievocò di nuovo in lui sensazioni di rabbia e gelosia. Quel segno era un affronto alla sua persona, sembrava deriderlo e ricordargli la sua incapacità di tenere lontano da Dimitrj quell’uomo. Non poteva sopportarlo…doveva togliere quella “cosa” dalla sua vista. Così, senza pensarci troppo, abbassò il viso all’altezza del marchio e lo morse, iniziando a strappare via con i denti la pelle bruciata. Dimitrj, che fino a quel momento aveva subito passivamente le sue attenzioni, godendo anche del dolore che gli stava infliggendo, a quel morso feroce non riuscì a trattenere un grido. Si irrigidì di colpo e gli artigliò le spalle con le dita, cercando di scaricare su di lui l’eccesso di sensazioni che il suo corpo stava accumulando. Sentì la pelle venir rimossa pezzo dopo pezzo ed il sangue scorrere liberamente sul suo torace e macchiare di conseguenza il volto di Duarte. Solo quando non fu rimasta neppure una piccola traccia di quella iniziale il salubre si scostò da lui fissando il suo operato. Dimitrj allentò la sua presa e scivolò a peso morto sulle lenzuola macchiate di rosso, scosso da leggeri tremiti. Lentamente socchiuse gli occhi e fissò il moro. Sapeva perché lo aveva fatto e ne era felice, quel marchio era stata la cosa più dolorosa che gli era stata inferta, non solo dal punto di vista fisico. Lo nauseava il fatto di dover portare il marchio del suo sire fino a quando la ferita non fosse guarita. Abbozzò un vago sorriso e sollevando una mano attirò Duarte a sé, leccando via il proprio sangue dalle sue labbra e dal suo mento. “Ora appartengo di nuovo a te…” mormorò con voce un po’ forzata per via delle urla. “D’ora in avanti non avrai altri marchi all’infuori dei miei” rispose il moro con espressione seria, perdendosi negli occhi verdi del toreadore. “Ed io non voglio altri che te…solo te…” Duarte emise un verso soddisfatto prima di attaccarsi nuovamente alle sue labbra con ferocia, riprendendo ad esplorare il suo corpo con le mani. Cercò di essere il più delicato possibile per non aggravare le ferite del compagno ma al momento nella sua testa c’era ben altro. Pure a Dimitrj non interessava di soffrire un po’, quel dolore misto al piacere che stava provando serviva solo ad eccitarlo ed a renderlo impaziente. Infatti con le mani iniziò a strattonare i vestiti del salubre cercando in qualche modo di denudarlo, non trovando giusto che tutte le volte che facevano l’amore l’unico a finire completamente nudo fosse quasi sempre lui. Dopo aver faticato un po’ il biondo riuscì a privarlo di alcuni indumenti scoprendogli il petto e la schiena, che prese ad accarezzare con gesti febbrili. Il moro indugiò ancora per qualche istante ad assaporare la sua bocca prima di scendere con la lingua a delineare i contorni delle sue ferite, tastandone il retrogusto dolce e metallico del sangue, mentre le sue mani sfilavano abilmente anche i mobidi pantaloni che indossava. Dimitrj allargò subito le gambe per permettergli di sistemarsi tra i esse e fremette in preda al desiderio quando sentì un dito entrare nel suo corpo iniziando a prepararlo velocemente. Quella parte di lui non presentava più segni della violenza subito ed il toreador non aspettava altro che Duarte lo facesse di nuovo suo cancellando i ricordi di quegli ultimi giorni per sostituirli con qualcosa di ben più gradito. Così quando a quelle dita fu sostituito il suo membro, il biondo lo accolse senza alcuna resistenza, stringendosi con forza a lui e gemendo di piacere. Come al solito Duarte non perse tempo ed iniziò a muoversi dentro quello stretto passaggio, sollevando una gamba che gli circondava i fianchi sulla propria spalla, così da potersi spingere più a fondo nel corpo del compagno. I suoi occhi scuri erano fissi sul volto del toreador ed attingevano ad ogni sua espressione, quasi si stesse nutrendo di esse. Dimitrj gemeva e si contorceva sotto di lui cercando di assecondare le sue spinte con in sottofondo un formicolio generato dalle ferite che pulsavano ad ogni suo gesto. Sentendo il peso del suo sguardo socchiuse a sua volta gli occhi, perdendosi nelle profondità delle iridi nere del salubre mentre si sforzava di tenerli aperti. Duarte lo osservò a lungo, poi si chinò e lo baciò con trasporto, perdendosi nella gioia dei sensi. La passione era così tangibile che non ci volle molto affinchè entrambi raggiunsero il totale appagamento. In altre circostanze Dimitrj non avrebbe esitato ad approfittare dell’umore della serata per continuare a praticare certi “stimolanti esercizi” ma il giovane vampiro era troppo stanco visto l’eccessivo sforzo fisico nelle sue condizioni e quindi si lasciò cadere a peso morto sul materasso, portandosi Duarte con sé. Quest’ultimo lo osservò con estrema soddisfazione, adesso era nuovamente suo, lo aveva marchiato con il suo seme e questa volta non avrebbe permesso più a nessuno di toccarlo. Lentamente uscì da lui e gli si sdraiò accanto. Dimitrj si voltò subito di fianco e si accoccolò contro di lui sospirando sereno e mormorando qualcosa in russo che Duarte non riuscì a decifrare. “Ti rammento che il russo non è tra le lingue di mia conoscenza…” gli fece notare il moro con una nota di divertimento nella voce. Dimitrj si irrigidì leggermente nel rendersi conto di aver parlato senza volerlo, fortuna che non si era fatto sfuggire quelle parole in una lingua comprensibile…sarebbe stata la sua rovina. Sospirò sollevato e si strinse di più a lui, muovendo un poco la testa sul suo petto quasi cercasse una posizione migliore in cui riposare. “Mh…non è nulla di importante…” mentì cercando di sembrare tranquillo. Duarte lo fissò alcuni istanti, studiando il suo volto, e poi lasciò cadere l’argomento poco interessato, limitandosi ad accarezzare la sua schiena. Il toreador sembrò rilassarsi del tutto a quel trattamento, facendosi trascinare un poco alla volta dalla stanchezza verso un sonno profondo ma prima di addormentarsi un pensiero gli balenò alla mente. “Duarte…cosa facciamo con Vaclav?” mormorò senza neppure aprire gli occhi. “Non devi più preoccuparti di lui…le sue ceneri non potranno più toccarti.” aumentando la presa attorno al suo corpo in un gesto protettivo. Il biondo assimilò solo in parte quello che gli era stato detto ma le sue parole lo rassicurarono e tanto gli bastava al momento, così pochi istanti dopo era completamente perso nel mondo dei sogni lasciando Duarte a vegliare su di lui sapendo che tutto sarebbe tornato alla normalità il giorno seguente.
-Fine-
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