Ehm... salve, sono ancora io! XD

Sapete ovviamente quanto odi dilungarmi in incipit strazianti (tanto che ci riempio le mie fic) quindi sarò breve.

Questa songfic è dedicata alle nostre radio nazionali, che per tutta l'estate non hanno fatto altro che trasmettere le solite tre canzoni, tra le quali anche questa. Mi è talmente entrata in testa che ho dovuto scrivere qualcosa in proposito, così eccomi qua.

In questa Hanaru all'inizio le parti erano invertite, capirete forse meglio di me il perché se leggerete, ma chissà come mai alla fine ho deciso di cambiare. Non so quante di voi saranno d'accordo con questa dubbia scelta stilistica, ma riporterò le mie motivazioni a chiunque me le chiederà, se sarà interessato (e vi assicuro che non ce ne sono di più nobili) XD

 

Intanto non vi anticipo nulla, godetevela!

 

 

 


 

 

Pack Up

 

di Bads

 

 

I get tired
And upset
And I’m trying to care a little less

When I google I only get depressed

 

Mi sono appena svegliato e sono già stanco.

Mi manca perfino la forza di tirare su la testa.

La camera è un disastro, ovviamente, e solo a guardarla mi sento male e, soprattutto, ancora più stanco. La voglia di girarmi e nascondere gli occhi sotto un cumulo di coperte è tanta, ma devo farmi coraggio e affrontare anche questa giornata.

Qualcosa al mio fianco dorme e russa molto rumorosamente, e questo mi ricorda che appena tornerò da scuola dovrò sopprimere quel cane malefico e Sakuragi dovrà trovare un altro luogo per scaricare le sue bestie pulciose.

Ottimo, meno di due minuti che sono sveglio e sono già stanco e inacidito.

E penso già a Sakuragi.

Due record mondiali in un solo giorno.

Non mi preoccupo di fare tutto il casino possibile mentre mi alzo e comincio a spogliarmi, ma con fastidio noto che quell’animale continua imperterrito a dormire tra le mie coperte, rotolandosi e sbavando sulle mie lenzuola.

Cerco di ricordarmi perché ho accettato di tenere quel cane, ma subito faccio volare i pensieri altrove. La prima cosa che vorrei fare oggi è andare da Sakuragi e dirgliene quattro, ma so già che non lo farò. Cercherò di evitarlo il più possibile, mentre lui mi rincorrerà come suo solito.

Perché sebbene abbia capito le mie giustificazioni, non le accetta.

“Fregatene” dice, e io cerco di seguire il suo consiglio, ma non è per nulla semplice.

Di certo lui ci riesce, e per quanto cerchi di evitarlo, di dirgli di starmi lontano, di non attirare l’attenzione, lui sembra fare tutto il contrario apposta per darmi fastidio, anche se non credo sia così intelligente da farlo di proposito.

In un certo senso il fatto che lui riesca a non badare a queste cose mi spinge anche solo a provarci, non può esistere cosa al mondo che a lui riesca così facilmente e a me no.

I primi giorni mi sono preso coraggio e mi incamminavo nei corridoi della scuola a testa alta, togliendo dalla mia faccia quell’espressione addormentata che mi contraddistingue.

Sapevo a cosa andavo incontro, ma ero abituato a occhiate molto diverse da quelle che mi lanciano ora quando passo, niente più amore folle o ammirazione, solo un palese e scioccante turbamento. 

Ci è voluto poco prima che mi nascondessi in palestra o nella terrazza e che marinassi la scuola.

 

Sakuragi non ci poteva credere.

“Non credevo fossi uno a cui interessa quello che pensano gli altri” continuava a ripetermi settimane fa, poi è finito in infermeria con il naso rotto e ha smesso.

Sinceramente, non è una cosa di cui vado fiero.

Sto cercando di curarmene un po’ meno, ma sono stanco e arrabbiato di combattere in continuazione con il mondo.

Vorrei essere chiuso in una bolla con un campetto da basket e una palla, e vorrei che nessuno mi guardasse né mi giudicasse più.

Neanche nella palestra posso più rifugiarmi, dato che mi scrutano anche lì.

Quando sono andato agli allenamenti lunedì scorso appena ho messo piede nel parquet ho sentito mille occhi puntati su di me e tutti che smettevano di sussurrare. Non ho mai sentito un silenzio più tombale neanche a casa mia (prima che arrivasse quel distributore automatico di pulci e fango).

E come al solito Sakuragi ha salvato la situazione, urlando al mondo che era pronto per far mangiare la polvere a tutti e che quel giorno era in grado di battere l'intera NBA.

Con un paio di battute e risate tutti si sono presto dimenticati di me e abbiamo cominciato gli allenamenti. E finalmente ho cominciato a respirare.

Quel lunedì ho riflettuto molto e ho chiesto a Sakuragi perché non parlassero anche alle sue spalle, sebbene fosse coinvolto quanto e come me. Non avevo ancora capito che era meglio non curarsene, che l’indifferenza era l’arma migliore contro le maldicenze, che facendosi vedere feriti si alimentavano soltanto.

Ma lui sa come comportarsi, è più abituato di me alle dicerie.

Quello che mi ha risposto quella volta mi ci ha fatto pensare parecchio:


I wast taught to dodge those issues I was told


Non avevo mai pensato al fatto che lui è sempre stato oggetto di scandalo e di chiacchiere, coi suoi modi di fare, i suo capelli e la sua testaccia da teppista.

Di sicuro quest’abitudine l’ha aiutato molto a fregarsene dell’opinione degli altri. Benché ne dica, io continuo a pensare che una volta gliene importava come importa a me adesso.

La sua strategia non mi piace, non so neanche se definirla una vera strategia, lo definirei piuttosto scappare a gambe levate dai problemi e finora non ho mai capito come potesse risolvere il problema.

“Mi hanno insegnato a schivare queste questioni” mi ha risposto quella volta alzando le spalle, e subito non gli ho creduto. Forse perché pensavo che non fosse una cosa che si potesse imparare, poi perché ero convinto che non fosse il modo migliore di affrontare le maldicenze.

Il resto del discorso che mi fece lo ricordo benissimo, perché mi ha aperto gli occhi su tante cose, ma mai glielo confiderò, né lo renderò partecipe del fatto che mi abbia finalmente dato un ottimo consiglio.

Così da allora ci ho provato, mi sono dimostrato spocchioso, strafottente, indifferente, menefreghista e sonnolento, ma ogni volta che Sakuragi si avvicinava facevo venti salti indietro e lo fulminavo con lo sguardo, evitavo sempre di passargli la palla in allenamento e negli spogliatoi mi lavavo tre o quattro docce distante da lui.

Forse è stata una strategia poco chiara agli occhi degli altri. E anche ai miei.

 

Don’t worry
There’s no doubt
There’s always something to cry about
When you’re stuck in an angry crowd

 

Ho faticato molto e non mi entusiasmava l’idea di andare a scuola. Neanche gli allenamenti erano un buon diversivo, dato che le occhiatacce raggiungevano quel tempio benedetto e sacro.

E con quelle non riesco a concentrarmi e a pensare ad altro. Di sicuro non come fa quella scimmia, che passa il tempo marcandomi da vicino, e più che a prendere la palla sembra interessato a toccarmi il sedere. Cercare di ribattere non funziona, ovviamente, dato che continua a ripetermi come un mantra di fregarmene e di rilassarmi, dicendo che non sono al centro dei pensieri di tutti.

Anche questo mi ha fatto parecchio pensare. Forse è un’altra strategia di possibile utilizzo, e magari può portare a risvolti più fruttuosi.

Io non sono al centro dei pensieri della scuola intera, non c’è dubbio. Ci sono tante cose più importanti di cui occuparsi e c’è sempre qualcosa di più importante di cui lamentarsi a parte il fatto che Rukawa sia gay.

Come del fatto che Sakuragi abbia scaricato a casa di quel Rukawa il suo cane personale, che più somiglia ad un mammut scongelato. Non sembra incredibile? Quei due non si potevano soffrire fino ad un mese fa e ad un tratto si comportano come fidanzati, assurdo!

Poi che modo plateale di comportarsi, ne hanno parlato proprio nel corridoio durante il pranzo, per farlo sapere a tutti! Sakuragi si è pure inginocchiato per pregarlo di tenerlo. Magari è tutta una scusa per poter andare a casa dell’altro senza suscitare clamore, inconcepibile!

Già… ci sono tante altre cose di cui parlare, oltre al fatto che Rukawa sia gay.

Come della pace… o della fame… o di quel cavolo che succede nel mondo.

Sarà, ma da un momento all’altro me li aspetto costruire un rogo e buttarci me dentro.

Forse neanche questa strategia funziona. Anche perché continuo a pensare che l’unico pettegolezzo che circola ora è questo, e c’è solo questo di nuovo di cui lamentarsi.

Ma di cosa possono mai lamentarsi loro? Sono io che mi aspetto da un momento all’altro di venire travolto da una folla inferocita.

Ma ora sto sicuramente esagerando. Possono anche disprezzarmi ma si limitano a cinguettare.

Forse è proprio come dice Sakuragi, cui mai potrò riconoscere il fatto di dispensare buoni consigli in modo così prolifico negli ultimi giorni.


They don’t think what they say before they open their mouths

 

È solo una moda. Un passatempo. E ora che la bomba è innescata tutti non fanno che cinguettare, e ripetere a pappagallo ciò che hanno sentito, perché così hanno qualcosa di cui parlare per giustificare il fatto di aprire la bocca.

Loro non pensano a cosa dicono prima di parlare, e anche se non li ho mai sentiti, tutto quello che pensano glielo riesco a leggere in faccia. Ma cosa ci trovano ancora di interessante?

Rukawa è gay. Rukawa sta con Sakuragi. Fine.

Nessuna novità, nessun motivo di parlarne.

Sono stufo, e anche se cerco di curarmene un po’ meno continuo a pensarci; e comincio a diventare paranoico.

 

Finalmente la bestia si è alzata, mentre cerco di riordinare il casino immane della mia stanza, scodinzolando e abbaiando in cerca di cibo.

“Tu sarai il primo a pagare per lo stress che sto accumulando” gli dico lanciandogli la sua palla scolorita e scendendo per dargli da mangiare.

Guardando la casa mi sento male. Quando tornerà mio padre saranno guai seri, dovrò chiamare qualcuno per pulire e per sopprimere la belva.

Scavalco un cumulo di coperte e cuscini e raggiungo la cucina, forse l’unica stanza della casa ancora in uno stato presentabile.

“-Solo per qualche giorno Ru!-“ dico scimmiottando quel troglodita rosso: “-Lo vengo a prendere il prima possibile-!”

E io che credevo di essermene liberato ieri quando Sakuragi è venuto da me.

“Ciao amore” ha osato dirmi con un’espressione dolcissima prima di baciarmi a tradimento.

“Ma sei impazzito?! E se ci vedessero?” gli ho urlato prima di guardarmi intorno circospetto.

Forse l’ho spaventato un po’, oppure si era illuso che gli rispondessi con trasporto, dato che è rimasto con sguardo inebetito per qualche minuto.

“Stai diventando paranoico” ha concluso alla fine entrando in casa: “Cosa vuoi che scoprano in più di quel che già sanno?” e poi ha cominciato a fare le coccole al cane.

Ieri forse ho raggiunto l’apice di sopportazione possibile di quel rossino. Oltre a non portare via il cane mi ha chiesto ancora un paio di giorni di pazienza. E non contento di ciò ha ricominciato il solito discorso su come è meglio affrontare la folla.

Gli ho detto che i suoi consigli poteva infilarli su per il naso della sua bestia pulciosa.

“Ma Kaede!” ha risposto ieri offeso: “Intanto quel povero cane ha un nome, perché non lo usi mai? Deve cominciare a darti confidenza”

Di sicuro non c’è pericolo, penso mentre gli riempio l’acqua e la ciotola col cibo, di confidenze se ne è già preso troppe quella bestia.

“Buster!” lo chiamo mentre mi preparo la colazione: “C’è la pappa!”

E pur essendo un disastro totale riconosco che la sua poca intelligenza gli ha permesso di memorizzare due parole chiave: il suo nome, e pappa.

“Che nome insulso” ho detto ieri ad Hanamichi, mentre quel cane disseminava la sua saliva piena di batteri sulla faccia del mio ragazzo.

“Non sfogarti con lui se non riesci a sopportare le chiacchiere” ha risposto arrabbiato: “E anche se non mi vuoi ascoltare io continuo a ripetertelo!”


“Pack up your troubles in you old kit bag
And bury them beneath the sea”

 

Certo Hanamichi…

Fosse facile fare le valigie con tutti i problemi e buttarle in mezzo al mare, se fossi stato capace l’avrei già fatto, non credi?

“Cretino, è una metafora” mi ha risposto, come se non lo sapessi: “Se dimostri che non ti interessa cosa la gente potrebbe dire di te, allora è fatta, a nessuno importerà più nulla di quello che fai!”

Eppure continua a non capire il punto fondamentale. Non lo ammetterò mai, anche se probabilmente l’ha capito già da solo, non sono mai stato così al centro dell’attenzione, e vorrei che più nessuno parlasse di me. Non posso dimostrare che non mi interessa se mi interessa.

 “Fre-ga-te-ne! Facile no?”

Io questo lo uccido.

“Se non riesci a dimostrarlo agli altri, devi convincertene da solo! Allontana tutti questi pensieri in modo che non ti ossessionino più!”

Dici che così è più facile, Hanamichi?

“Metti tutto dentro una valigia e chiudila a chiave, dimentica quello che la gente dice, butta tutto lontano e seppelliscilo sul fondo del mare!”

I tuoi consigli diventano sempre più complicati e inutili. Non voglio parlare più di questo argomento.

“Non la smetterò di parlarne finchè non sarai convinto”

Ora sono davvero arrabbiato.

Vuoi davvero sentirtelo dire, Hanamichi?!


I don’t care what the people may say
What the people may say about me

 

“Bravo! Questo è un ottimo inizio!”

Inizio? Io parlavo sul serio. Non mi importa di quello che possono dire quei bigotti invidiosi. Io sono il numero uno, e mi sono preso quello che volevo, il ragazzo più strano, stupido e egocentrico di tutta la scuola! Perché Kaede Rukawa ottiene sempre ciò che vuole!

Possono dire tutte le cattiverie che possono immaginare, perché non pensano mai prima di parlare, ma a me non importa proprio nulla, proprio niente di quello che la gente può dire di me.

Sono un grande giocatore, salvo il culo alla squadra in tutte le partite, sono (o forse ero) l’idolo delle ragazzine e probabilmente il ragazzo più bello della scuola, e mi sono fidanzato con il ragazzo più sfigato di tutti i tempi, ma deve importare solo a me.

“Bravo il mio Kaede” mi ha detto ieri Sakuragi, rischiando di essere travolto dalla mia spirale di rabbia e frustrazione.

E se voglio quel rosso me lo porto anche a casa e lo sbatto come un cuscino!

“Va bene… ma adesso non esagerare…” ha risposto tutto rosso in volto.

Non mi importa, non mi importa, per nulla!

“Ti deve importare solo di noi, che stiamo bene insieme”

Esatto, mi importa solo di quello sfigato del mio ragazzo, di quel pulcioso del suo cane e del mio adoratissimo basket!

“Non credi di aver sbagliato qualche aggettivo?”

Avanti Hanamichi, continua a parlarmi e a consigliarmi, sto cominciando a capire.


Pack up your troubles get your old grin back
Don’t worry ’bout the cavalry

 

Lo sto facendo sentire troppo importante, forse comincia a gongolare in modo eccessivo, ma finché i suoi consigli sono utili è meglio così.

“Per esempio” ha continuato ieri: “Perchè non mi baci mai in pubblico?”

Sul subito sono arrossito e ho guardato da un'altra parte. Col senno di poi mi sono reso conto che era davvero una domanda stupida, dalla risposta scontata date le circostanze.

“E perchè se ti voglio parlare tu mi eviti? O non mi marchi più a basket?”

Una domanda più stupida dell'altra dohao, davvero.

Devo aver biascicato qualcosa in risposta, forse che non voglio attirare più attenzione di quanta già non ce ne diano, o che non sono uno da smancerie in pubblico, o che faremmo solo scalpore, ma neanche io ero tanto convinto di quello che dicevo. Mi piacerebbe davvero tanto baciarlo durante l'intervallo o la pausa pranzo.

“Perchè ti fai dei problemi che non esistono?”

Sinceramente me lo chiedo anche io, ma a che problemi ti riferisci?

“Devi smetterla di preoccuparti di come devi apparire o di come devi agire per compiacere la gente”

Ma non cerco di compiacere la gente... o si?

“Non preoccuparti di cosa devi fare in queste situazioni, non credere di dover seguire delle regole, noi siamo già un'eccezione”

Non cerco di seguire delle regole, credo solo che se non do loro spunti per parlare male di me, forse smetteranno.

“Beh, dato che il tuo modo di fare finora non ha funzionato, prova un po' con il mio, ti sentirai meglio”

Allora forse devo convincermi di questo:


I don’t care what the whisperers say
'Cause they whisper too loud for me.

 

Devo smettere di credere che quello che pensano di me sia la realtà. Loro non sanno quanto mi sento a casa tra le sue braccia, quanto io sia contento se viene a trovarmi a casa, quanto mi tranquillizzi a sentire la sua voce al telefono.

Sono solo ignoranti, non sanno quant'è diventata bella la mia vita da quando lui è con me.

Perciò forse è vero, non mi interessa cosa sussurrano alle mie spalle, vorrei solo essere in grado di rispondere per le rime.

Sussurrano talmente forte che sono in grado di sentirli, ma comincerò a fare come Hanamichi, non ho intenzione di ascoltarli più, voglio solo essere felice.

Vorrà dire che mi tapperò le orecchie con le mie cuffie, e canterò forte, finchè non lo raggiungerò, così riuscirò a non pensarci.

Non siete contenti? Potrete spettegolare all'infinito, e io non starò più male per le bugie che ogni giorno vi sento dire.


Hot topic
Maybe I should drop it
It’s a touchy subject
and I like to tiptoe round the tiff goin’ down

 

Capisco benissimo di essere un argomento interessante e scottante. In effetti, cosa può esserci di più interessante nella nostra scuola al momento?

Non credo neanche che sia così importante parlarne di continuo.

Dovrebbero dimenticarsene, lo dicevo sempre i primi giorni della nostra storia ad Hanamichi, e lui mi rispondeva sempre nello stesso modo.

“Ma a te che ti importa?”

Quanto mi faceva arrabbiare, era comunque della mia vita che stavano parlando.

E ora che è passata qualche settimana mi rendo conto che aveva ragione fin dall'inizio, è stata solo colpa mia se hanno continuato finora.

È stato solo colpa del mio interesse, del fatto che reputavo importante l'opinione degli altri, del mio continuo far caso a cose del tutto ininfluenti.

È vero, è un argomento delicato.

Ma solo ora mi rendo conto che mi diverte vedere le ragazze scandalizzate e i miei compagni di squadra dubbiosi.


You got penny, but no pound
your business is running out
‘not my business to talk about
They don’t think what they say before they open their mouths.


 

Finora però ho pensato solo a me, dimenticando il fatto scontato che anche lui è al centro del cinguettio delle ragazzine inutili.

Tutto quello che mi piace di lui non è materia di pettegolezzo ovviamente. Non sia mai che sento parlare dei suoi stupendi occhi, del fatto che sia generoso e altruista, che sia divertente e premuroso, un ottimo amico e, in sostanza, un bravissimo ragazzo.

Le sue bravate da teppista ormai sono cose vecchie, un po' trite, che a nessuno interessano più, così ultimamente ho notato che si sta diffondendo la notizia che sia un poveraccio.

Probabilmente qualcuno deve averci seguito quando andavamo a pranzo fuori qualche volta.

Hanamichi non pagava mai, senza chiedergli nulla lo facevo sempre io, mentre lui abbassava lo sguardo un po' imbarazzato. Così quando ne abbiamo parlato è venuto fuori che non ha molti soldi da spendere, dato che in casa lavorava solo la madre.

“Ogni tanto vado a lavorare e mi metto da parte qualcosa” diceva sempre: “Non me la sento di chiedere dei soldi alla mamma, più di quelli che mi da”

Alla fine di un lungo silenzio, l'ho chiamato dohao e gli ho risposto che mio padre me ne dava fin troppi di soldi per vivere, e che non era un problema in nessun caso.

E perchè, se non è un problema per me, lo dovrebbe essere per gli altri?

Quando veniva agli allenamenti con quelle sue vecchie scarpe, lo guardavano tutti sempre scandalizzati, come se fosse importante.

Il giorno dopo gliene ho comprate un paio nuove, ma lui non ha voluto ancora mettersele.

“Kaede, non è importante cosa mi metto” mi ha risposto: “Parlerebbero male in ogni caso, perciò dimenticati di questa faccenda”

Aveva ragione, e non era affar mio.

Loro non pensano mai a quello che dicono. Ma ora non mi importa più, perchè ho deciso di non ascoltare.

 

Pack up your troubles in you old kit bag
And bury them beneath the sea

 

Ora so quello che devo fare.

Saluto Buster ed esco di casa. Le parole di Hanamichi mi inseguono insieme al suo bellissimo sorriso, non ho più intenzione di reputare importanti le dicerie della gente.

Impacchetterò tutto quello che è successo finora. Tutto quello che hanno detto, tutto quello che hanno sussurrato, tutto ciò che ho sofferto per colpa loro, lo seppellirò tutto in fondo al mare, finchè non ne esisterà più nulla.

Da oggi io comincio davvero a vivere con te, Hanamichi.

Perchè ora ho capito:

 

I don’t care what the people may say
What the people may say about me

 

Non mi importa. Di quello che dicono di me e di te.

A me importa solo di noi, che stiamo bene insieme. E non vedo l'ora di dimostrartelo.

Così comincio a correre verso la scuola con il solo pensiero di vederti.

 

Pack up your troubles get your old grin back
Don’t worry ’bout the cavalry

 

Ora che ho capito i tuoi insegnamenti fino in fondo, voglio dimostrarti che ho smesso di ascoltare, che da ora in poi ti abbraccerò quando verrai a trovarmi nella mia aula, che mi arrabbierò in mezzo al corridoio all'intervallo quando il tuo cane distruggerà le mie felpe, che ti bacerò con tutto l'ardore possibile quando rimarremo soli in terrazza a pranzo, e tenterò di caderti addosso il più possibile marcandoti a basket.

Quando usciremo il pomeriggio ti bacerò sulle guance tutte le volte che vorrò, ti comprerò tutte le cose che vorrai e ti inviterò a dormire facendolo sapere a tutto il quartiere.

La domenica andremo al campetto in riva al mare, portandoci dietro qualcosa da mangiare e poi giocheremo sulla spiaggia, inseguendo quel tuo dannato cane che ci avrà rubato i panini.

Voglio davvero cominciare a vivere con te. Tutto quello che c'è stato fino adesso era solo un riscaldamento.

 

I don’t care what the whisperers say
'Cause they whisper too loud for me.

 

Non mi importa, non mi importa davvero.

Anche ora che sto correndo da te stanno sussurrando, ma ora sussurrano piano, o forse sono solo io che ho smesso di ascoltare. Voglio solo raggiungerti.

Arrivo nei pressi della scuola e rallento il passo, supero il cancello e ti vedo, impossibile non distinguerti in mezzo a questo nero che ti circonda.

Molti si sono girati a guardarmi ma io ho occhi solo per te. Mi avvicino lentamente e finalmente mi vedi anche tu.

Mi fai un cenno con la mano e torni a parlare con i tuoi amici. Ora che ci penso, sono stato proprio io a dirti di fare così la mattina quando mi vedevi. Non volevo attirare l'attenzione, e tu hai subito risposto va bene. Anche se il tuo più grande desiderio era venimi ad aspettare davanti alla porta di casa, salutarmi con un bacio e venire a scuola con me. Tu hai sempre aspettato i miei tempi, di questo non ti ringrazierò mai abbastanza, ma ora voglio fare qualcosa io per te.

Mi avvicino ancora, deciso, e quando sono a due passi da te ti volti a guardarmi.

“Ciao Ru” sussurri.

Forse hai capito che sono cresciuto. Che ho capito quali sono le cose importanti.

Così ti prendo le guance e ti bacio, sotto gli sguardi allibiti dei tuoi amici, e un sorriso sornione da parte di Mito.

Poi mi stacco e ti sorrido.

“Ciao amore”

 

Fine

 

 

Ringrazio Beta, Gamma e la radio che mi ha messo in testa questa canzone, che mi sono dovuta sorbire anche mentre scrivevo la fic...!