^_^ ciao bamboli e bambole! ^_^ eccovela qui un’altra bella fic del nostro adorato Final fantasy…^_^ stessa coppia ma diverse circostanze! E’ già da un po’ che ho scritto questa storia ma che dire, meglio tardi che mai! ^O^ hahahah… -_- c’è poco da ridere sono solo un inetta! ^_^ Ma bando alle commiserazioni… buona Lettura! Uh dimenticavo: ^_^ non sono miei i personaggi della fic, se fossero stati miei, quel gioco avrebbe avuto risvolti mooolto mooolto più interessanti e soprattutto qualcuno (A) ci avrebbe lasciato le penne. Parola di Yunie. ^*^ Kisssss!

 



Osis

di Yuna


 

Per caso la gente credeva che la vita dei soldati SeeD fosse un inimmaginabile susseguirsi di emozioni? Di missioni valorose? Di viaggi in luoghi bellissimi per portare pace e amore? Oh oh. Da ridere.

 

Se in quel momento si stava divertendo non si chiamava più Irvine Kinneas. Purtroppo per lui, quello, per quanto ne sapeva, era il suo vero nome, e infatti non si stava divertendo per niente: per prima cosa aveva caldo. Un caldo terribile e appiccicoso che lo costringeva a farsi una doccia almeno una volta ogni mezz’ora…un uomo di gran classe e sexy come lui non poteva aggirarsi ciondolando come uno straccione con giganteschi aloni di sudore sotto le ascelle e le fronte gocciolante, il solo pensiero lo riempiva di orrore. Per secondo, ma non meno importante, motivo di noia, erano le ragazze…Selphie si ostinava a prendere qualsiasi suo corteggiamento come uno scherzo e con la sua vivacità lo aveva già messo in pericolo di vita ben tre volte quel giorno, Quistis non voleva per nessun motivo andare in camera sua…eppure lui era un così bravo ragazzo! Ma lei non si fidava. Aah dolce Quistis perché non porti le tue soffici labbra sulle mie e non poni fine a questa sofferenza intollerabile?

 

Niente di tutto ciò. In quel preciso istante si trovava nella sala ristoro con le caviglie incrociate sopra al tavolo e le mani dietro alla nuca, nemmeno la gioia di trovarsi seduto fra due donne lo aiutava a sentirsi meglio…aveva come la netta sensazione che prima o poi la cannuccia di Selphie gli sarebbe arrivata in un occhio e l’idea non lo emozionava particolarmente dopo aver rischiato meno di venti minuti prima, di finire in infermeria con un nocciolo di ciliegia infilato dentro ad un orecchio.

 

“WAA! Ragazzi ho una grande idea! Perché non andiamo tutti quanti a farci quattro salti al mare?” Zell era scattato in piedi iniziando a menar fendenti all’aria esaltato da quel colpo di genio.

 

“Oooh…ma c’è la sabbia, il mare, il sole…” ed ecco l’altro genio: Rinoa.

 

Rinoa era l’eccezione alla regola. Non esisteva donna sulla faccia della terra, dai 15 ai 90 anni che non avesse per lui una qualche attrattiva, ecco, Rinoa non possedeva niente. Quando la guardava vedeva solo un rozzo tronchetto di roba blu che non faceva che parlare parlare e parlare. Era stupida. Assolutamente inutile per il mondo. L’aveva guardata con le sopracciglia alzate e un’ espressione deliberatamente alterata.

 

“Ma CERTO Rinoa…al MARE c’è il mare! Pensa che strano…”

 

E quella rideva. Gesù…adesso premeva il grilletto del fucile. Un errore signori e signore, un imperdonabile errore…suvvia smettete di applaudire. Una ragazza del genere non sarebbe riuscito a portarsela a letto nemmeno da ubriaco, nemmeno se fosse stata l’unica donna sulla faccia della terra. Piuttosto diventava gay. Un gay passivo.

 

Come diavolo faceva Squall a stare con una persona così odiosamente insignificante? O meglio…come poteva tollerare le continue farneticazioni di Rinoa che come una mentecatta sparlava in giro della loro stupenda relazione? Lo sapeva perfettamente che non erano stati nemmeno a letto insieme.

 

Quindi per forza, a Squall, Rinoa doveva fare molto schifo.

 

L’uomo in questione se ne stava completamente immobile e inespressivo seduto sulla sua seggiolina accanto a quella falsa -fidanzata senza batter ciglio…non sudava nemmeno. E pensare che era migliorato tanto solo prima della battaglia finale con Ultimecia. Rinoa aveva avuto il potere di spegnere quella debole fiammella di umanità dentro di lui.

 

“Irvine non essere cattivo!” Rinoa aveva fatto finta di essere offesa portandosi le mani al petto e sgranando i suoi occhioni acquosi. Che volgare, anche una bambina di un anno avrebbe saputo far di meglio.

 

Quistis gli aveva dato di gomito per metterlo zitto e gli aveva lanciato un occhiataccia di rimprovero. Proprio lei! Eppure gli aveva detto tante volte che insieme avrebbero potuto farcela…lui faceva fuori Skippy Sig.na Odiosa e lei gli forniva un alibi…meglio di così, si prendevano due piccioni con una fava! Lei avrebbe potuto coronare il suo sogno d’amore con Squall e lui finalmente poteva dormire sonni tranquilli, sapendo che non avrebbe mai più dovuto sopportare oltre quell’essere molesto.

 

“Perché non andiamo in piscina allora?” Selphie aveva sorriso radiosamente quando Zell l’aveva subito appoggiata con un paio di acrobazie…come faceva a essere così iperattivo con quel caldo? Lo faceva sudare solo a guardarlo.

 

“Costa troppo e io sono al verde…mmh…forse ancora per poco però. Quissy che ne dici di dieci minuti in quel lussuoso sgabuzzino delle scope? Con soli 50 guil proverai emozioni che nemmeno immagini…”

 

“Irvine…smetti di dire sciocchezze. Se si tratta solo di questo posso prestarteli io i soldi per l’ingresso.” Gli aveva sorriso dolcemente…quanto gli piaceva con quegli occhialini che le davano quel fascino misterioso della donna matura.

 

“Non chiedo mai a una signora del denaro…a meno che non si tratti di prestazioni sessuali di alto livello come solo io posso darne!” Selphie si era subito cacciata a ridere piegata in due mollandogli quattro ceffoni scherzosi che però gli avevano quasi fatto saltar via un molare e Rinoa che naturalmente aveva capito tre parole su venti, aveva cercato di emulare l’amica dandogli anch’essa una pacca sulla spalla che però lui aveva schivato (sentendo formarsi fra l’altro sulla zona quasi toccata una sorta di pelle d’oca gelata).

 

“Se vuoi toccare la mia spalla devi pagarmi!” ridi ridi pezzo di cretina. Zell la guardava quasi fosse un marziano…solo lei non aveva ancora capito che lui la odiava. Anzi….non era esattamente odio quello che provava verso di lei, era repulsione vera e propria. Squall si limitava ad osservarlo pensieroso…fregandosi altamente delle frecciatine dirette a quella che doveva essere la sua amatissima fidanzata. Macché fidanzata… gli leggeva negli occhi una sorta di silenzioso orrore non appena la vedeva sopraggiungere e quelle poche volte che iniziava una conversazione, la terminava bruscamente per tornare ai suoi interminabili silenzi.

 

“Me ne vado.” Squall si era alzato sottraendosi ad una carezza della ragazza che aveva subito dissimulato la sua frustrazione con un acuto versetto di falsa gioia.

 

“Facciamo una passeggiata da soli?” lo aveva preso per mano. Quistis aveva guardato subito da un'altra parte mordendosi un labbro, mentre Zell aveva fatto una smorfia dedicandosi voracemente al suo quinto panino della giornata. Che sfacciata…Rinoa sapeva benissimo cosa provava Quistis per Squall ma mai una volta che rinunciasse a certi gesti per quella che lei chiamava amica. Si era mai fatta scrupolo per Quistis? Bè…lui non se n’era accorto.

 

“No. Ho da fare.” Schietto, preciso, senza via di fughe! Bravo Squall! Hha ha ha ben ti sta Skippy! Vai a pascolartene da sola giù per un burrone. Ripido.

 

Squall aveva salutato con un cenno del capo ed era andato via, seguito da Rinoa che gli volteggiava intorno sgraziatamente come una falena che sbatte contro ad una lampada.

 

 

Erano rimasti in silenzio per qualche istante, Quistis lo aveva fissato intensamente nel frattempo e soltanto dopo che la coppietta era sparita dalla loro visuale aveva scosso la testa. “Non sei molto carino con lei ultimamente, Irvine.”

 

“Lo so. La sopportazione ha un limite per tutti baby.” Aveva affermato con un lungo sospiro, Zell gli aveva rivolto un sorrisino apprensivo, sollevando le sopracciglia; lui era soltanto troppo spensierato per dimostrare il suo malessere, ma ci scommetteva che era bene o male al pari del suo.

 

“Lei è la ragazza di Squall, dovresti cercare di portarle…”

 

“Cosa!? Tesoro, l’amore ti ha completamente seccato il cervello! Non vedi che anche lui la odia?”

 

Quistis aveva ancora scosso la testa piuttosto affranta e non aveva più cercato di difendere Rinoa. Anche perché forse non ne aveva esattamente voglia.

 

“Penso che Squally la sopporti e basta!” aveva asserito Selphie stuzzicandolo con la pericolosa cannuccia. L’aveva acchiappata per il collo obbligandola a dargli un bacio e subito Quistis gli aveva servito uno scherzoso colpetto dietro alla nuca per riportare ordine da brava ex-insegnate quale era stata.

 

“Se solo qualcuno gli desse la forza per farlo, sono sicuro che la getterebbe fuori da questo garden. Se ci pensi è un elemento inutile, non è un Seed e non è nemmeno un’ allieva. Sta qui solo per avere tetto gratis e pasti a sbafo.” Aveva incrociato le braccia sul petto sentendosi più che innervosito.

 

“Sta qui perché ama Squall.” Quistis aveva subito ripreso la sua crociata vogliamoci – tutti – bene –pace – e - amore.

 

“Ma Squall non ama lei. Ti sembra il comportamento di uno innamorato?” l’aveva fissata con sguardo penetrante …sapeva benissimo che non sarebbe durata a lungo quella discussione, perché era convinto di aver ragione.

 

“Squall non è un ragazzo normale, anche se fosse innamorato non riuscirebbe mai a farlo vedere come gli altri ragazzi.”

 

“Era cambiato. L’ hai già dimenticato? E’ solo colpa di Rinoa se è tornato ad essere il ghiacciolo insipido di una volta!”

 

“Per l’amor del cielo Irvine…ma perché sei così nervoso?” Quissy si era torta le mani nel grembo dandogli un’ occhiata preoccupata, Selphie si era allungata verso di lei e le aveva bisbigliato qualche cosa nell’orecchio di decisamente divertente dato che la ragazza sulle prime era rimasta interdetta e poi improvvisamente era scoppiata a ridere.

 

“Che c’è?”

 

“Selphie dice che hai le tue cose, è così?” aveva sghignazzato la biondina.

 

“Selphie…devo rispiegarti di nuovo delle api e dei fiori?”

 

Però si sentiva sul serio più acido e scontroso del solito. Trovava intollerabile il solo pensiero di continuare a condividere le sue giornate con Rinoa che continuamente, si gettava fra le braccia di Squall quasi fosse di sua proprietà. Non lo era maledizione!

 

“Se sei così convinto che sia colpa di Rinoa perché non cerchi di toglierla di mezzo?” aveva guardato sorpreso Zell che finalmente aveva finito un altro panino e lo osservava attentamente dalla sua sedia.

 

“Non voglio andare in prigione, genio!”

 

“Non ti ho detto di ucciderla, solo di trovare un modo per allontanarla.” Era stranamente serio e pensieroso mentre parlava…come dire, di solito dalla sua bocca uscivano solo assurdità ma quello che diceva adesso aveva del tutto senso.

 

“…eeeh non ci avevo pensato. Pensi che legarla da qualche parte in un bosco possa funzionare?”

 

“Solo se viene sbranata da qualche mostro. Se no se si libera ritorna e siamo daccapo.”

 

Non era facile. Quistis li stava fissando a bocca aperta con un’ espressione allarmata sul bel visino bianco, si era alzata in piedi allargando le braccia. “Voi due, finitela subito! Se a Squall sta bene di averla intorno non vedo il motivo perché voi due dobbiate ficcare il naso!”.

 

“Per te, bambina.” Le aveva preso una mano e l’aveva baciata. Quistis aveva fatto una piccola smorfia imbarazzata e si era riseduta pesantemente.

 

“Mi sembra quasi che tu sia molto più turbato di me…o sbaglio?”

 

“Voglio solo aiutare un amico.”

 

“Squally ti piace dì la verità Irvy - Irvy!!!” Selphie gli aveva puntato addosso un dito accusatorio. Silenzio. Un sacco di occhi si erano puntati su di loro incuriositi ma erano quasi subito scivolati via accorgendosi chi era la causa di quei versi.

 

“Può darsi.” Aveva affermato tranquillamente aggiustandosi il suo cappello da cow - boy sulla fronte. “Anzi, mi piace certamente. Tutti i miei amici mi piacciono.” Haha. Ti ho fregato Sephie!

 

“Non penso tu sia il tipo giusto per convincere Squall che dovrebbe mollare Rinoa. Di sicuro penserebbe che te la vuoi fare tu.” Zell si era grattato la cresta bionda leggermente depresso.

 

“Non dirlo nemmeno per scherzo! Mi viene la nausea solo a pensarci! Comunque sono sicuro che saprei parlare con Squall e spiegargli com’è bello l’amore. Chi meglio di me può mostrare l’amore a qualc …ehi! Non mi stata nemmeno ascoltando!”

 

Zell Selphie e Quistis stavano confabulando fra di loro senza nemmeno alzare gli occhi su di lui! Erano assolutamente ingiusti e cattivi!

 

“Magari perché non provi a confessargli il tuo amore Quissy? Sarebbe una giusta occasione per farlo…”

 

“Zell!!! Ma sei matto? Non potrei mai farlo…”

 

“Io sono per l’idea di ucciderla!”

 

“Sta zitta Selphie!”

 

“Vi ho detto che me ne occuperò io!” aveva piazzato una manata al centro del tavolo e finalmente aveva riacquistato la loro attenzione. “Sono sicuro di riuscire a scuoterlo da questo torpore. Chi è stato a far ricordare a tutti voi di quando eravamo bambini?”

 

Gli sguardi si erano consultati con una vena di leggera convinzione poi si erano puntati su di lui. “Sono sicuro di riuscirci.”

 

“D’accordo, se sei così sicuro allora provaci, ma almeno lasciaci le tue ultime volontà. Mi lasceresti la tua collezione di PlayBoy?”chiese Zell sogghignando con una strana luce negli occhi.

 

“Senti Irvine, sinceramente ho paura che…possa capitare il contrario di quello che intendi fare.” Quistis si era guardata le mani, non avendo il coraggio di guardarlo in viso. “ Sai benissimo che Squall detesta essere…provocato. Se ti dovessi spingere troppo oltre sarebbe un guaio per tutti noi.”

 

“…allora lasciamo che Rinoa ce lo porti via.” Aveva risposto freddamente sporgendo in fuori il labbro. Selphie aveva sospirato estremamente indisposta verso quel loro atteggiamento serioso, alla fine era balzata in braccio a Quistis tutta eccitata.

 

“Quissy…se capitasse una missione non potresti fare in modo che Irvy e Squally capitino insieme? Così dovranno per forza chiacchierare un pochino!”

 

WAHO!!! Selphie era un genio. Quistis in fondo era un pezzo grosso in quel Garden, era una specie di Capitano e quindi poteva sul serio organizzare una –trappola- del genere! Perfino lo sguardo di Zell si era illuminato.

 

Quistis era invece impallidita facendosi piccola nella sua sedia. “ Non…pretenderai che io sia tua complice vero? Se Squall se ne accorge…”

 

“Non se ne accorgerà! Quissy ti prego…è l’unico modo! Ti prometto in cambio una notte di sfrenato sesso, potrai utilizzare il mio corpo in qualsiasi modo tu desideri…se ti piace guardare le checche lo faccio anche davanti a te con Zell he?”

 

“Ehi!” (Zell ovviamente).

 

Quistis era arrossita mettendosi una mano sugli occhi e aveva annuito. “Basta…basta. D’accordo. Farò in modo che tu e Squall usciate insieme al prossimo incarico. Ma non ti garantisco niente.”

 

“Tu metti una buona parola.” Aveva dato un grosso bacio sulla fronte di Selphie e uno sulla guancia di Quistis, già che c’era aveva dato anche un bacio in bocca a Zell che aveva cercato di picchiarlo. Aveva un’idea, che già stava prendendo forma nella sua mente, avrebbe sfruttato quello che meglio riusciva ad usare come mezzo di persuasione su tutti gli esseri umani: il suo fascino.

 

 

 

 

 

Erano passati solo due giorni da quella sua irremovibile decisione di riprendersi il suo amico ed eliminare il nemico, nel frattempo aveva capito che non solo era disposto a fare qualsiasi cosa…ma che sarebbe stato piuttosto disperato se quel qualsiasi cosa non avesse funzionato.

 

Quistis aveva avuto ragione quando aveva affermato che un passo falso gli avrebbe precluso un'altra possibilità. E peccato per lui non era di sicuro un tipo che non ne faceva mai. Anzi, era un collezionista di passi falsi. Il problema era che nessuno sulla faccia della terra, avrebbe mai potuto dargli qualche consiglio su come trattare Squall…nemmeno suo padre stesso! Edea era da escludere a priori, aveva conosciuto uno Squall bambino assolutamente diverso da quello attuale… oddio che emicrania.

 

Era nei guai. Lo aveva capito quando gli era balzata in mente la malsana e suicida idea di intrufolarsi nella camera di Squall e frugare dappertutto alla ricerca di un diario, ma dubitava che lui fosse il tipo da tenerne uno.

 

Ora prendeva la rincorsa e dava una botta contro al tabellone all’ingresso del garden per vedere se gli veniva qualche buona idea. Oppure si buttava in acqua e fingeva di affogare. Se era fortunato poteva farsi salvare dal Comandante Cuore Gelido di Leone e stargli alla costole, con la pretesa di rendergli il favore.

 

Si era ficcato le mani nei capelli in un impeto di lugubre depressione e aveva stretto forte gli occhi…idea idea idea ci voleva un id…

 

“Stai bene Kinneas?”

 

Uh. Oh. Squall.

 

“...aaa...mmh...s...eeeh...”

 

Squall aveva aspettato in silenzio la risposta, senza pretendere di sembrare preoccupato. Era rimasto semplicemente fermo di fronte a lui, le braccia lungo i fianchi e sguardo fisso. Si era schiarito la gola lasciando andare una risatina nervosa.

 

“Benissimo certo!” Dai è il momento buono! Attacca bottone! Chiedigli qualche cosa, fallo parlare, attira la sua attenzione per l’amor di Dio!!! “Ero giusto qui che mi chiedevo dove ti fossi cacciato, stavo andando a bere qualcosa giù a Balamb e mi sarebbe piaciuto invitarti! Che ne dici? Offro io!”

 

Squall l’aveva fissato qualche secondo, inaccessibile e inespressivo, nulla trapelava da quel viso perfetto come una statua di gesso. Senza nemmeno rendersene conto aveva trattenuto il respiro restituendo il più allegramente possibile lo sguardo.

 

“Non eri al verde?” Era un sì? Per caso quello lo poteva interpretare come un sì?

 

“Ho sostenuto un test ieri e visto che l’ ho superato ho ricevuto un po’ di guil.” Pura e semplice verità…soltanto che un po’ era stato aiutato dalle varie partite vinte a Triple Triad contro Zell il quale piuttosto che mollare le sue amatissime carte preferiva mollare soldi.

 

Squall aveva fatto solo in tempo ad aprire la bocca quando due mani smaltate di verde (verde? Che diavolo di colore è verde?) gli avevano coperto gli occhi e una vocetta acuta dalla cadenza più petulante che avesse mai sentito aveva gridato: “Indovina chi sono!!”

 

Squall aveva serrato le labbra irrigidendo la mascella, poi con garbo aveva scostato le mani dal suo viso. Strano che con quel caldo indossasse ancora i guanti neri di pelle. Il solo glaciale modo in cui il ragazzo aveva guardato Rinoa lo aveva fatto segretamente gioire.

 

“Squall non dovresti stare al gioco ogni tanto?” si era lamentata la ragazza imbronciandosi e incrociando le braccia sul petto.

 

“Non è un gioco. E’ una sciocchezza.” Squall era stato incredibilmente duro nel rivolgersi a Rinoa, poi aveva voltato appena il viso verso di lui gettandogli un occhiata fugace e aveva iniziato ad allontanarsi a passo svelto. E naturalmente Rinoa gli era andata dietro continuando a far confusione e aggrappandosi alle sue braccia.

 

Maledetta scimmia inopportuna! Aveva fatto una smorfia insofferente afflosciando le spalle…avrebbe anche tanto volentieri messo in mostra il dito medio, ma c’erano troppi testimoni. Quella storia gli stava perfino levando l’appetito… tutti gli appetiti possibili in realtà. Era già da troppo tempo che non usciva con una ragazza, un po’ gli mancava questo genere di attività, ma d’altra parte non aveva voglia di fare una brutta figura… era troppo concentrato a pensare a cosa fare con Squall.

 

Si era bloccato in mezzo al corridoio che dava al Garage… stava iniziando a fare strani pensieri pericolosamente ambigui. Haha. Pazienza non era colpa sua se il suo cervello era ambiguo no? E poi era disposto a tutto come si era già detto.

 

- Seed Irvine Kinneas è pregato di recarsi in ufficio assegnazione Missioni.-

-Comandante Squall Leonheart è pregato di recarsi in ufficio assegnazione Missioni.-

 

Yo! Sì! Quistis ce l’aveva fatta! Skippy hai le ore contate!

 

 

Squall era già seduto composto e chino sulla scrivania di Quistis quando lui era entrato. La ragazza stava spiegando a bassa voce qualche cosa riguardo i mezzi di trasporto. Gli aveva fatto cenno di sedersi senza alzare gli occhi dalla mappa che stavano consultando e lui aveva obbedito… si sentiva talmente nervoso! Gli sembrava di essere alla sua prima missione! Che vergogna.

 

“…niente di nuovo quindi ma il vostro intervento deve essere eseguito piuttosto urgentemente.” Quistis si era finalmente voltata verso di lui e facendogli un piccolo sorrisino. “Dovete partire questa sera con il treno delle 22 e 45 che parte da Balamb. Prima di domani sera dovrete raggiungere Deling e infine la Tomba del re senza nome.”

 

“…la Tomba del Re senza nome?”

 

“Esattamente. Come ho già spigato a Squall, questa sarà una missione di semplice controllo. Voi sapete che all’interno di quella tomba veniva conservato un GF piuttosto potente… alcune fonti ci hanno espresso il sospetto che ci sia un altro GF intrappolato là dentro. E’ necessario che voi due appuriate se queste informazioni sono fondate o infondate. E in caso che quel GF esista veramente dovrete impadronirvene prima che qualcuno possa…combinare guai. Mi dispiace farvi partire così improvvisamente ma voi capite bene che…”

 

“Dai Quis non c’è bisogno di essere così formali. Abbiamo capito benissimo la situazione, e poi i SeeD accettano qualsiasi missione che venga loro affidata senza contestare no?” Aveva preso in mano un fermacarte dall’aria pesante e subito Quistis gliel’aveva preso di mano e rimesso a posto prima che si potesse in qualche modo far male. Cuore di mamma.

 

“Cerca di essere serio Irvine, anche la missione più stupida potrebbe rivelarsi molto pericolosa! Quindi…vi prego di stare molto attenti ragazzi.”

 

Squall aveva scollato le spalle. “Non c’è bisogno di dircelo.” Subito dopo si era alzato, aveva rimesso a posto la sedia ed era uscito dell’ufficio. Aveva ascoltato i suoi passi allontanarsi e poi aveva ridacchiato.

 

“E’ di cattivo umore perché prima Rinoa gli è saltata addosso.”

 

“Spero davvero che sia per quello.” Quistis si era appoggiata all’indietro sulla sedia con un sospiro stanco. “Ho fatto tutto quello che potevo Irvine. Quindi adesso vai a preparare la tua roba e…buona fortuna.”

 

“Sta tranquilla.” Sì, che stesse tranquilla almeno lei, perché lui non lo era per niente.

 

 

 

 

 

Quell’accenno di cattivo umore, quella sera, mentre camminavano nel buio sulla scura strada cementata che portava a Balamb, era completamente scomparso, sostituito dalla consueta solita maschera di inespressività. Sempre meglio che un calcio nel culo no?

 

In lontananza sentiva un vago lamentoso brontolio che non preannunciava niente di buono, e il nero cupo del cielo senza stelle sembrava pesargli sulle spalle. Non era di certo il piccolo zaino con appena tre razioni di cibo a pesargli, né il suo prezioso fucile… Squall non aveva nulla con lui se non la sua arma.

 

“Ehi Squall…non hai portato niente da mangiare?” aveva affrettato il passo per raggiungere il fianco dell’amico che stava di qualche passo avanti a lui.

 

“No.” Nnh. Non molto incline alle chiacchiere stasera he? Almeno non l’aveva guardato torvo, non l’aveva guardato per niente.

 

“Nemmeno un pigiama?”

 

“No.”

 

Okey, time out. Forse era meglio rimandare le chiacchiere a quando fossero stati in treno. Meglio no? Una folata di vento fresco gli aveva scompigliato i capelli facendo tintinnare lievemente la sua collana, aveva chiuso gli occhi respirando forte l’odore del mare, quell’odore particolare che si sentiva appena prima di un temporale…lo stesso che gli riempiva i polmoni anche quando era solo un bambino e tutto era più facile.

 

Aveva coperto la distanza che lo separava dalla città con gli occhi puntati sul tallone degli stivali di Squall, soltanto quando lo aveva visto fermarsi davanti al piccolo botteghino di oggetti davanti alla stazione si era permesso sollevare lo sguardo.

 

“Ti serve qualche cosa?” gli aveva chiesto improvvisamente Squall con una voce stranamente gentile e pacata. Si era trovato in difficoltà…aveva scosso la testa in fretta arrossendo, la ragazza della bottega aveva sorriso e perfino Squall aveva storto le labbra in uno pseudo - sorriso. “Cos’è quella faccia?”

 

“Uhm. Niente.” Si era girato per nascondere il suo imbarazzo e si era trovato quasi a sbattere il naso contro un omone che emanava un fortissimo odore di liquore…nell’insieme piuttosto minaccioso, era arretrato di un passo involontariamente andando giusto a sbattere addosso a Squall, che subito gli aveva stretto un braccio voltandosi a guardare.

 

“Belle signorine…non si va in giro da sole a quest’ora di notte…” aveva sghignazzato alitandogli sul viso una potente zaffata di alito putrido.

 

“Non c’è tempo.” Squall che ancora gli teneva saldo il braccio nella mano lo aveva trascinato via, prima che potesse aprire bocca.

 

“Ci ha scambiato per signorine he…”

 

“E allora?”

 

“…ci vorrà mica seguire?”

 

“Non ci segue. E anche se lo facesse non vedo dove stia il problema.”

 

Stava facendo la figura dell’idiota. Aveva riso debolmente e poi si era accorto…bè, la mano di Squall era ancora stretta intorno al suo braccio tanto forte da fargli male, la pelle delicata dell’ avambraccio si stava già arrossando. “Infatti nessun problema a parte la circolazione del mio braccio…”

 

Squall l’aveva fissato un momento senza capire e poi aveva abbassato gli occhi sulla mano in questione, subito l’aveva lasciato come se fosse diventato rovente. “Scusa. Fa più attenzione.”

 

Già. Lui non era un codardo o uno che si spaventava facilmente ma rimaneva pur sempre un ragazzo di diciassette anni che ne aveva passate di tutti i colori fino a quel momento e a dirla tutta aveva un po’ i nervi a pezzi.

 

Era riuscito a tenere la bocca chiusa finché entrambi non erano stati seduti comodamente nella loro cabina riservata ai SeeD, il treno era ancora fermo…dovevano aspettare dieci minuti ancora prima che partisse.

 

“Non posso crederci che ci abbia scambiato per ragazze!” era improvvisamente sbottato ripensando al piccolo inconveniente di poco prima. Squall lo aveva fissato aggrottando le sopracciglia, sorpreso, le labbra socchiuse…poi come per magia aveva riso. Era stata una piccola risata appena accennata ma per un attimo aveva temuto di cadere a terra, sconvolto.

 

“Ti dà così fastidio? Non ci pensare più.” Squall aveva scosso la testa ma subito aveva fatto una piccola smorfia di dolore e si era toccato il collo.

 

“Male?”

 

“Un po’.”

 

“Se vuoi posso farti un massaggio.” L’aveva detto senza pensarci, in fondo avrebbe offerto la stessa cosa a chiunque altro, ma quando Squall aveva fatto quell’espressione sinistra si era morso la lingua maledicendo la sua bocca che parlava troppo.

 

“Grazie.”

 

Che dire…era una bellissima giornata. Cosa aveva mai fatto per meritarsi tanto? Senza farselo ripetere, si era spostato dietro a Squall e aveva posato le mani sulle sue spalle iniziando a massaggiare abilmente quell’intrico di nervi tesi e muscoli aggrovigliati. “Ehi Squall sei davvero un pezzo di legno!”

 

“Mmh…” Gli si erano svuotati i polmoni a quel suono…quel sonoro gemito di piacere, sembrava sciogliersi come il ghiaccio al sole sotto le sue mani tanto che la testa era scivolata all’indietro posandosi contro di lui. Si era imposto con tutte le sue forze di continuare, ma come dire, quel massaggio gli stava sfuggendo e si stava tramutando in un languido…toccare. “Scusa.”

 

“C -come?”

 

“Deve essere faticoso trattare con i miei nervi.”

 

“ O no! No figurati! Io sono bravo quindi non faccio fatica te lo assicuro.” Meno male che non si girava a guardarlo. Però era tutto così strano…si era immaginato tutto molto più complicato, invece se ne stava lì con le mani sulle spalle di Squall.

 

Una voce aveva annunciato che il treno stava partendo e infatti così era stato, all’interno del vagone si sentiva solo una leggera vibrazione e un lieve ronzio…Squall si era scostato dalle sue mani e si era stirato facendo scricchiolare le ossa, si era tolto la maglietta ripiegandola con cura, si era tolto gli stivali e anche i pantaloni rimanendo con addosso solo dei boxer neri aderenti che nascondevano molto poco di quel corpo perfetto…non c’era altro modo in cui descriverlo. Squall non era granché alto ed era magro, ma tutti quegli anni di allenamento erano serviti a dargli dei muscoli esattamente dove servivano. Non muscoli volgari…erano soffici piccole curve guizzanti sotto a quella pelle d’avorio impeccabile.

 

Era cento volte meglio di lui per la miseria! E lui che credeva di essere bellissimo. Ha ha. “Accidenti Squall…sei davvero fatto bene.”

 

Squall aveva sbattuto le ciglia e aveva abbassato lo sguardo su se stesso e poi verso di lui. “Davvero?”

 

Questa volta era stato lui a guardarlo stupito. “…certo. Perché, non lo sai?”

 

“Come faccio a saperlo?” Squall aveva alzato lo spalle e si era steso nel lettino  tirandosi addosso un lenzuolo.  “Non sono un esperto di nudi come te.”

 

Zack! Era una frecciatina? Va bè…in fondo se la meritava. Aveva riso iniziando a spogliarsi a sua volta cercando di essere ordinato come lo era stato Squall, se quell’atmosfera continuava sarebbe stato bellissimo. Ma Squall aveva un nome davvero azzeccato e non si poteva mai sapere se il ghiaccio era dietro la porta.

 

“Ti dispiace se ti chiedo una cosa?”

 

“Dipende da cosa vuoi sapere.”

 

Certo. “Non ti voglio innervosire di nuovo ma…vorrei chiederti a proposito di…ecco…di…”

 

“Rinoa?” Ahia. Era una sferzata di inverno quello che sentiva colpirlo in pieno viso? Tanto ormai era fatto, meglio togliersi il pensiero una volta per sempre.

 

“Sì.” Aveva sussurrato arrampicandosi agilmente sull’altro lettino posizionato sopra a quello dove giaceva Squall. Aveva pazientemente atteso di avere (o meno) il permesso per poter proseguire ma Squall rimaneva assolutamente muto. “Non voglio farti arrabbiare…”

 

“Cosa vuoi sapere?”

 

“Sei innamorato di lei?”

 

Chissà se la gunblade poteva trapassare il lettino e infilzarlo come un gambero su uno spiedino. “Sei pazzo? Che ti salta in mente? No. Assolutamente no.”

 

“Perché allora te la tieni sempre intorno?”

 

“NON me la tengo intorno è lei che sta intorno a me. E comunque non sono affari tuoi.”

 

Ecco, se lo meritava. Si sarebbe picchiato da solo avesse potuto invece aveva solo sporto la testa giù dal letto per incrociare la faccia imbronciata di Squall, le labbra piegate in basso e le sopracciglia giunte. “Sei carino quando ti arrabbi.”

 

“Sei un idiota.”

 

“Bè…di solito con le ragazze funziona.” Aveva sospirato…e poi quasi era cascato giù dal letto quando Squall lo aveva afferrato per i capelli, si era seduto e si era portato a poche spanne da lui.

 

“Se provi a dire ancora che sono innamorato di Rinoa ti farò molto male.” Poi lo aveva lasciato andare, l’eco di quella sottile ironica minaccia che gli risuonava nelle orecchie. Gli aveva lanciato un ultimo ghigno e si era ritirato sul suo letto.

 

Sentiva che presto le cose sarebbero andate per il verso giusto. Il bene vince sempre alla fine. “Squall?”

 

“Dormi, Irvine.”

 

“Non mi chiami più per cognome?”

 

“Perché dovrei?”

 

“Perché lo hai fatto spesso dopo…dopo che Ultimecia è stata battuta. Per caso qualcuno di noi ragazzi ti ha fatto qualche cosa?” era così stanco che sentiva la sua voce scemare fino a diventare fioca, addormentata.

 

“Nessuno di voi mi ha fatto niente. Sono io che mi sono fatto odiare da voi, sono io che ho sbagliato tutto, sono io che ho quasi distrutto il mondo. Sono io che ho assecondato Rinoa…se non l’avessi fatto nessuno di voi avrebbe mai rischiato la vita.”

 

“Stai scherzando vero?” si sentiva un po’ più sveglio ora, anzi…era congelato nel letto mentre Squall diceva con assoluta tranquillità quelle parole.

 

“Non merito la vostra amicizia…non dovete starmi accanto perché potrei sbagliare ancora e…”

 

“Sssh…basta. Ti sbagli, stai dicendo un sacco di sciocchezze. Non pensare mai più cose simili.” Oh no…aveva così tanto sonno…e così tanta voglia di saltare giù dal letto e abbracciare l’amico fortissimo come non aveva mai fatto in tutta la vita.

 

“…non mi odiate?”

 

“No Squall. Ti amiamo.”

 

Non sapeva se Squall aveva detto qualche cos’altro, ma non c’era nessun bisogno di dire niente in fondo, aveva già detto molte cose. Ed era bastato passare meno di mezz’ora insieme, senza inutili interruzioni di quella ameba…oppure quello era stato il momento giusto per rompere quella porta di marmo che Squall aveva chiuso in faccia a tutti loro. Domani avrebbe rimesso tutto a posto…

 

 

 

 

Ma non sempre la notte porta consiglio. O forse aveva portato i consigli sbagliati a Squall dato che gli aveva rivolto a malapena la parola e di rado sosteneva il suo sguardo. Erano al punto di partenza.

 

A peggiorare l’umore…del veicolo che doveva essere stato messo a loro disposizione per raggiungere Timber non c’era traccia. Erano rimasti in silenzio a fissare il nulla davanti a loro, non c’era quasi nessuno e il vento produceva uno strano rumore cavernoso, il colore nero del cielo poteva solo significare che il temporale non si era ancora sfogato e presto si sarebbero trovato al bagnato se non cercavano subito una soluzione migliore.

 

“…ehm…non per rompere l’atmosfera, ma qui sta piovere e sinceramente non mi piace l’idea di bagnarmi e passare il resto della settimana a letto con la febbre e magari anche con il…”

 

“Vuoi star zitto un secondo? Sto pensando.” Lo aveva apostrofato freddamente Squall massaggiandosi una tempia con una mano. Si era subito zittito, sentendosi un po’ nei panni del pargoletto sgridato dal papà. Non era colpa sua se gli veniva da chiacchierare così tanto era un abitudine che gli aveva attaccato Selphie.

 

Mentre cercava qualche cosa da dire senza essere sgridato aveva lanciato un occhiata in lontananza e…ecco la soluzione ai loro problemi!!!! Uno sgangherato pulmino avanzava rumorosamente verso di loro. Era una specie di Tram simile a quelli usati a Deling City, soltanto più infangato, impolverato…decisamente malconcio nell’insieme e più avanzava verso di loro è più miserabile sembrava.

 

Squall gli aveva lanciato un’ occhiata, piuttosto preoccupata, poi aveva alzato le spalle con un sospiro. “Suppongo sia la nostra unica possibilità di raggiungere Timber.”

 

“Già. Sempre che tu non voglia arrivare a piedi a Deling.”

 

“Non dire stupidaggini.”

 

Ecco, sgridato due volte in dieci minuti. Se si impegnava a fondo magari arrivava anche a tre ma non aveva troppa voglia di litigare, la sua missione era o no riprendersi il suo comandante? Se continuava così avrebbe dovuto affrontare i tristi laghi azzurri degli occhi di Quistis (e a quel punto l’unica soluzione era consolarla personalmente nel modo suo), gli strilli arrabbiati di Selphie e il broncio sconsolato di Zell. Ma peggio, il sorriso soddisfatto di Rinoa. Skippy maledetta.

 

“Che stai facendo?”

 

Uh, oh. Stava stringendo i pugni come un matto e fissava davanti a sé, probabilmente con aria omicida. “…sognavo ad occhi aperti.” Di ammazzarti a colpi in testa la ragazza.

 

“Sbrigati.”

 

Per lo meno non avrebbero dovuto pagare il biglietto dato che erano SeeD e il conducente era sembrato palesemente scocciato di doverli trasportare gratis, erano gli unici passeggeri.

 

Si erano seduti uno accanto all’altro, nell’ultima fila e per un buon dieci minuti non c’era stato nemmeno uno scambio di battute, alla fine era stato Squall con un occhiatina timida e un sorriso sbieco appena accennato a rompere il silenzio.

 

“Mi hai preso in parola, non dici più niente.”

 

Doveva esser sembrato davvero tanto sorpreso perché Squall aveva sollevato un sopracciglio e aveva subito girato il viso verso il finestrino laterale. Le prime gocce di pioggia rigavano lo sporco lasciando intravedere scorci deformati di paesaggio.

 

“Scusa è che ho un sacco di pensieri per la testa e so che se mi metto a blaterare dei fatti miei poi ti scocci e non voglio disturbarti…e…e…perché non mi racconti tu qualche cosa?” Era scivolato in basso sul sedile togliendosi il cappello e posandolo sul sedile vuoto accanto a lui.

 

“Non ho niente da raccontare.” Aveva replicato Squall sembrando quasi depresso.

 

“Nessuno non ha niente da raccontare. Andiamo…per esempio cos’ hai fatto l’altro giorno di bello?”

 

Squall lo aveva guardato pensieroso con i suoi occhioni blu persi a ricordare. “Mi sono svegliato, sono andato in classe, ho pranzato, sono andato al centro di addestramento, sono stato in camera mia a farmi una doccia, sono stato in mensa a cenare e sono ritornato ancora in camera. Poi sono andato a letto.”

 

Per tutti i cappelli. Aveva sbattuto le palpebre sconvolto a quell’ammissione…una vita così probabilmente nemmeno un malato terminale poteva sopportarla. Aveva ridacchiato squotendo la testa. “Squall…forse dovresti deciderti a rimanere più spesso con noi ragazzi, non solo per cenare e pranzare magari. Non lo sai che la sera si può uscire? Balamb è una città piccola ma c’è sempre da divertirsi.”

 

“Dovrei?” Squall sembrava insicuro, quasi a disagio.

 

“Certo. Pensa che bello, una sera si può far ubriacare Selphie, poi la leghiamo per i piedi e la trasciniamo intorno al Garden con un carro armato finché non rimane nuda…” si era bloccato quasi terrorizzato a sua volta dallo sguardo terrorizzato di Squall. “Sto scherzando man! Sto scherzando!”

 

“Sì, lo so.” Certo come no.

 

“Va beeene. Piuttosto, raccontami perché tieni sempre quei guanti.”

 

“I…guanti?” L’amico aveva fissato le mani inguantate e poi lui. Aveva alzato le spalle. “Li uso per comodità, un’arma come la Gunblade richiede un impugnatura decisa e forte e soltanto con i guanti si può…”

 

“Squall tu usi i guanti anche per mangiare. Non penso che anche una forchetta richieda gli stessi accorgimenti di una Gunblade no?” gli aveva strizzato un occhio.

 

“Mi piacciono.”

 

“Non è vero.” L’aveva detto quasi senza accorgersene e subito aveva sentito su di sé un lampo di irritazione…ma solo per un istante, poi il ragazzo aveva addolcito lo sguardo e aveva abbassato la testa.

 

“Allora perché secondo te?”

 

Ci aveva pensato tantissime volte al perché Squall indossasse perennemente i suoi guanti e la conclusione era sempre stata la stessa. “Ti dà fastidio toccare gli altri. Non ti piace il contatto fisico.”

 

C’era stato qualche secondo di silenzio poi Squall aveva annuito. “ Può darsi sia come dici tu.”

 

“Non ti volevo offendere, è solo che…”

 

“Non sono offeso. Hai ragione tu.”

 

“Per me… è molto piacevole toccare gli altri… e non pensare a cose sconce sono serio in questo momento. Dovresti provarci ogni tanto sai? Magari un giorno esci senza quei guanti e non ci pensi, così magari stringi la mani a qualcuno…ha, ti consiglio di non farlo con Zell perché le ha sempre sudaticce, e nemmeno con Selphie perché indossa quasi sempre quegli anellini con la scossa…” anziché blaterare tanto poteva agire in qualche modo no? Aveva sorriso e lestamente aveva afferrato per un polso Squall che subito si era contratto per ritirare la mano, all’ultimo non lo aveva fatto.

 

“Cosa stai facendo?”

 

“Ti dimostro che toccare gli altri non è poi così terribile.” E così aveva fatto: aveva sfilato un guanto dalla mano sorprendentemente piccola e affusolata di Squall e aveva intrecciato le sue dita a quelle del ragazzo. Poi finalmente aveva alzato lo sguardo per verificare che espressione avesse la sua faccia.

 

Squall era assolutamente pietrificato, non faceva che guardare le loro mani unite e la sua faccia…le mani, la faccia. Aveva socchiuso le labbra per dire qualche cosa poi le aveva serrate sbattendo le palpebre.

 

“E’ disgustoso?”

 

“No.” aveva sussurrato Squall fra i denti stretti.

 

“E’ fastidioso allora?”

 

“No.”

 

“E’ carino?”

 

Un segno di assenso. Aveva sorriso radiosamente prendendo a scuotere con gioia la mano dell’amico. “Hai visto??? Hai visto??? Avevo ragione! Dovresti sempre dar retta a zio Irvine!”

 

Squall si era ripreso la mano, leggermente scosso, e l’aveva guardata quasi si aspettasse di vederla cambiare colore. “Tu sei lo stesso uomo che voleva legare Selphie per i piedi, perché dovrei darti retta?”

 

“Scherzavo!” aveva replicato pretendendo di sembrare offeso e ferito. “Se vuoi possiamo sostituire Rinoa a lei.”

 

Al solo nome Rinoa Squall si era rabbuiato e aveva contratto il viso. Di solito fra innamorati non ci si difende? Bha…era fin troppo chiaro che nemmeno Squall sopportava quella ragazza l’aveva praticamente ammesso lui stesso ma allora…perché non se ne liberava e basta?

 

“Ok…ho trovato qualcos’altro di cui parlare. Perché non chiudi una volta per tutte la tua storia con Rinoa se la odi così tanto?”

 

“Non c’è nessuna storia fra di noi te l’ ho già detto è lei che mi sta appiccicata.”

 

“Lo so…probabilmente perché tu non ti spieghi abbastanza bene. Magari…digli che sei gay e che ti sei innamorato di me no? Può capitare.”

 

Squall stavolta l’aveva guardato veramente in modo gelido. “Non le dirò che sono gay.”

 

“He he he…scherzavo.” Aveva sollevato le mani in segno di difesa. “Comunque anche se tu fossi gay non ci sarebbe niente di male no? Un sacco di persone sono gay.”

 

“Per esempio?”

 

Ugh. Era una sottile insinuazione? Aveva ridacchiato sommessamente. “Non lo so. Okey okey smetto di parlare di sesso dato che ti scaldi così tanto. Vuoi che ti abbracci?”

 

“Piantala Kinneas!”

 

“Solo un abbraccino piccolo. Dai Squall…voglio sentire se sei morbido!” Gli si era gettato addosso, e dato che Squall non aveva nemmeno avuto il tempo di alzarsi lo aveva imprigionato senza difficoltà fra le sue braccia strizzandolo amorevolmente…e a dir la verità senza volere aveva inspirato profondamente il profumo dei suoi capelli.

 

“Sei un pervertito, lasciami prima che ci buttino fuori da questo Tram!”

 

L’aveva lasciato andare a malincuore continuando a ridere, era stupendo vedere quanto poco ci voleva per imbarazzarlo a morte, aveva il viso tutto rosso…per uno scherzo così innocente! “Anche abbracciarsi fa parte del gioco.”

 

“Non farlo più!” aveva protestato Squall alzandosi e raggiungendo la porta scorrevole dell’uscita. Accidenti era durato fin troppo poco quel viaggio. Ma li aspettava ancora la parte più lunga e pericolosa e…c’era tanto tempo.

 

Aveva raggiunto il suo fianco mentre l’autobus iniziava a rallentare…il conducente li stava fissando in modo strano. Con un sorrisino aveva circondato con un braccio la vita di Squall. “Forza tesoro siamo arrivati!”

 

Non appena le porte si erano aperte, lo aveva tirato giù con lui…perché la gente era così intollerante verso le giovani coppiette in cerca di nuove emozioni?

 

 

 

 

E finalmente eccoli a Timber. Avevano impiegato molto meno del previsto dunque e Squall pareva più che alterato dopo aver sentito alcune persone voltarsi verso di loro (bè…forse lo aveva tenuto stretto un po’ troppo a lungo) ridere e sussurrare “Checche…” o una parola molto simile e molto più offensiva.

 

Avevano attraversato la larga piazza lastricata, già illuminata dalla luce di alcuni lampioni per via del buio provocato dal temporale, le grosse gocce di pioggia sferzavano i loro visi gelando la pelle e il solo pensiero di ripartire, bagnati in quel modo, era chiaro, non brillava agli occhi di nessuno dei due.

 

In realtà, quel vantaggio dovuto al tram che li aveva trasportati efficientemente giocava in loro favore, avevano almeno quattro ore di anticipo sulla tabella di marcia ipoteticamente esposta da Squall all’inizio del viaggio e in quelle poche ore lui avrebbe giocato le sue carte.

 

“Ehi Squall perché non ci rintaniamo per un po’ nel bar? Non possiamo incamminarci con questo tempaccio.”

 

“Suppongo sia necessario agire in questo modo.”

 

Per lo meno non aveva risposto con un –affermativo-. A quel punto avrebbe estratto il fucile e si sarebbe sparato su un piede pur di avere una reazione più calorosa. Squall sembrava fare molta attenzione a tenere una certa distanza di sicurezza da lui, che doveva continuamente allungare il passo per non rimanere troppo indietro, eppure aveva lui le gambe più lunghe!

 

“…lo sai, penso che se stasera dovremo accamparci là fuori sarà necessario prendere qualche cosa per scaldarci!”

 

“Non abbiamo le tende.” Aveva improvvisamente asserito Squall osservando il vuoto e bloccandosi al centro della strada.

 

“…e…dunque?”

 

“Dovremo prenderne una qui. Mi dispiace ma ci dovremo adattare alla situazione, dobbiamo continuare a viaggiare leggeri, con una sola tenda potremo portare a turno l’attrezzatura in modo da non stancarci troppo…”

 

Era riuscito a mollargli una sonora pacca su una spalla ridendo di cuore. “Sembri sconvolto all’idea di dover dormire tanto vicino a me!”

 

“Lo sono.” Era stata la secca risposta di Squall sempre fermo sulla strada. Tanto ormai erano zuppi fino al midollo, l’acqua scendeva in rivoletti copiosi sul viso pallido del ragazzo.

 

“…hai paura che ti rubi la tua preziosa verginità?” si era portato vicinissimo al suo viso e aveva parlato sotto voce, con le labbra a pochi millimetri da quelle di Squall, che aveva sgranato gli occhi spalancando la bocca in completo shock. Subito si era fatto una lunga sonora risata aggiustandosi il cappello sulla testa. “Sto solo…”

 

“Pensa alla tua, di…verginità!” Oh. Questa non era una risposta secca era una risposta tagliente. Squall si era girato stizzito iniziando a camminare a lunghe falcate verso la scaletta che dava sull’entrata del piccolo bar dall’insegna illuminata. Gli era andato dietro dopo aver tirato un lungo sospiro, non avrebbe dovuto toccare un simile tasto con un uomo! Poteva andar bene con una ragazza ma… Squall non lo era. Soltanto che gli sfondoni gli uscivano da quella larga bocca senza che lui volesse!

 

“Aspettami Squall!” Gli si era lanciato dietro correndo scompostamente sotto gli occhi atterriti di alcuni bimbetti che giocavano con la palla sotto ad una tettoia. Oh… il suo animo giocoso era troppo soverchiamente per poterlo reprimere.

 

 

 

 

L’interno del bar puzzava di vino scadente, fumo e sudore. Ma sempre meglio che rimanere fuori alla pioggia con quel pazzo di Cow Boy e le sue strane chiaccherate. Chiaccherate che però lo divertivano nonostante tutto, era scocciante trattenersi dal ridacchiare a quelle stupidaggini ma aveva una certa reputazione da difendere e loro erano due SeeD in missione non potevano comportarsi come pagliacci al circo.

 

“Ehi tu, carino…bel ragazzino, sei qui da solo?”

 

Si era voltato stupito (era sicuro che quel ragazzino fosse diretto a lui visto che il resto degli occupanti di quel bar erano vecchi addormentati sui tavoli e larghe signore che servivano e non solo). Una donna dal lungo abito rosso e biondissimi lunghi capelli lo aveva raggiunto senza il minimo rumore e ora se ne stava lì a pochi passi.

 

“No, sono qui con un…amico.”

 

“Oh! Che bellezza un amichetto!” Squall aveva avuto la tentazione di correggerla ma era rapito dalla sensazione che qualche cosa non andasse in quella signora. I capelli erano strani e anche quel vestito era strano…addosso a lei. Così si era limitato ad annuire e cercare con lo sguardo un tavolo libero abbastanza appartato dagli altri. Si era sentito tirare per una manica del giubbotto. “Vuoi sederti con me? Mi offri un goccio?”

 

“Non posso compare alcolici sono minorenne.” Si era affrettato a raggiungere un tavolo, Irvine stava letteralmente precipitandosi giù dagli scalini, con una mano sul cappello, si era fermato solo per salutare la signora con un mezzo inchino con quel suo ghigno affascinante e si era spaparanzato sulla sedia vicino a lui.

 

“A quanto pare, sei riuscito già a rimorchiare…quel bel signore.”

 

Aveva voltato di scatto la testa sentendola per la millesima volta piena di sale. “Signore?”

 

“Sissignore!”

 

“Quella?”

 

“Svegliati amico. E’ un travestito. Non hai visto la barba? Le mani? La faccia santo cielo!” Irvine stava ridacchiando semi sdraiato sul tavolino. Si era tolto il cappello gocciolante e il soprabito e li aveva posati con cura sullo schienale della seggiola.

 

“Quella signora…è un uomo?” aveva di nuovo balbettato lanciando un occhiatina molto timida nella direzione in cui la suddetta signora\o stava patteggiando al bancone del bar per un bicchierino gratis.

 

Irvine aveva alzato le spalle. “Benvenuto a Timber, tesoro!”

 

“Non posso crederci…un…travestito.” Aveva replicato più a se stesso che altro. Ma come poteva un uomo arrivare a tanto? Non si vergognava ad andare in giro in quel modo? Se mai a lui fosse toccato vestirsi da donna…piuttosto preferiva una missione suicida.

 

“Se non arrivavo io a quest’ora eri già nei suoi artigli…BWAHAHAHA…”

 

“Finiscila di fare l’idiota!”

 

“Sei così innocente…” Irvine aveva allungato una mano per accarezzargli una guancia ma lo aveva respinto con un piccolo schiaffo, scornato per le beffe che quello stupido si stava facendo di lui. Non era colpa sua, se non conosceva certi passatempi sordidi degli esseri umani. “Squall, se continui a essere così schivo e sostenuto mi toccherà pensare che sei innamorato di me.”

 

Era arrossito violentemente quasi afferrando il bordo del tavolo per non cadere. “Ho detto basta sciocchezze Kinneas!”

 

Irvine allora aveva fatto un’ espressione di resa, aveva posato un piede sul tavolo e si era spinto indietro sulla sua sedia, rovesciando la testa per chiamare una cameriera che era subita corsa per la sua ordinazione. “Quello che hai di più forte dolcezza…”

 

Gli aveva allungato un calcio sotto al tavolo. “Due cioccolate calde e due paste, grazie.” Aveva tenuto lo sguardo fisso e colmo di rimprovero sul viso di Irvine che gli aveva sorriso angelico.

 

“Uh bè…quello che dice lui!” si era allungato verso la cameriera e aveva sussurrato con aria di cospirazione. “E’ il capo… un ragazzo molto serio!”

 

Questa volta Squall aveva tirato un calcio ad una gamba della sedia quasi facendolo cadere indietro, non ce l’aveva fatta ma solo perché per fortuna aveva le gambe troppo corte. “Se continui a far così ti tramortisco e ti lascio in una stanza, hai capito?”

 

“Mh mh. Scusa Squall cercavo di rilassarmi…”

 

“Smetti di fare il cascamorto. Mi dà fastidio.”

 

“Va bene. Non corteggio più nessuno.”

 

Si era seduto composto, ed era rimasto relativamente in silenzio, aveva aspettato la sua cioccolata (aveva fatto finta di niente quando la cameriera gli aveva fatto l’occhiolino e non appena si era portato la cioccolata alle labbra, si era accorto che era stata corretta abbondantemente con una dose generosa di liquore) e aveva mangiato in silenzio la sua pastina.

 

“Dovresti prenderla in modo diverso questa faccenda!” era sbottato alla fine, insofferente al fatto che Squall sembrava molto più a suo agio in quel silenzio di quanto fosse quando lui apriva la bocca.

 

“E sarebbe?”

 

“Possiamo conoscerci meglio!”

 

“Ti conosco già”

 

“Invece no!”

 

“Ti conosco abbastanza bene da sapere che non è un caso se ci troviamo qui io e te.”

 

“Oh.” Touchè! Accidenti…non era stato abbastanza prudente e adesso il suo piano si stava sfaldando come neve ad Agosto sotto i suoi occhi. “Cosa dici?”

 

“Non sono stupido.”

 

“Mai pensato che tu lo fossi.”

 

“D’accordo.” Squall si era piegato in avanti verso di lui e lo aveva fissato qualche istante, con quei suoi occhi penetranti e perennemente crucciati. “Se ti stai dando tanto da fare per la faccenda di Rinoa te l’ ho già detto, quella ragazza è solo un peso, me ne occuperò non appena saremo di ritorno al Garden. Perché continui a darti tanto da fare? C’è dell’altro?”

 

“Certo che c’è dell’altro.” La risposta era stata più acida di quanto avesse voluto ma non aveva saputo trattenersi (come al solito). “Vado in bagno. Fra poco vorrai ripartire no?”

 

Si era avviato spedito verso il bagno, con un pizzicore fastidioso agli angoli degli occhi e un groppo nella gola, rimuginando con furia su quanto stava accadendo…litigare con Squall non era esattamente il modo migliore per avvicinarlo a loro. Stava combinando un macello! Un casino! Lo avrebbero ucciso, ripudiato…

 

“Non andare da solo.”

 

Stupito si era rivolto verso la fonte di quella voce. Squall lo stava scortando, per così dire, verso il gabinetto. Quando aveva continuato a fissarlo con aria interrogativa Squall lo aveva spinto leggermente. “Quel signore travestito ti stava per seguire, si vede che ha un debole per i ragazzini.”

 

Forse…non andava così male.

 

 

 

Per fortuna avevano camminato solo mezz’ora sotto la pioggia, si erano bagnati fino all’osso ma appena il temporale era cessato, la temperatura aveva cominciato subito a salire piuttosto velocemente. Non si sudava, ma almeno aveva smesso di tremare.

 

“…e così quella prestante signorina mi ha lasciato da solo svenuto dentro all’armadio, da allora non ho mai più bevuto liquore e birra insieme, non hai idea di che effettacci abbia avuto sul mio corpo quando mi sono svegliato! Sai ho cominciato a sentire dentro una cosa strana e quando ho aperto gli occhi ho cominciato anche a…”

 

“Non mi interessa.” Squall l’aveva interrotto con decisione. L’aveva fulminato con quell’espressione sempre piccata sul viso ancora rigato di gocce d’acqua che scendevano dai capelli scuriti dalla pioggia…gli dispiaceva vederlo così, lui aveva il cappello che lo salvava. Gli aveva offerto di camminare sotto al suo lungo soprabito ma nemmeno gli aveva risposto, si era limitato a guardarlo male e camminare più velocemente.

 

“Ma è una storia divertentissima!”

 

“Non me n’ero accorto.”

 

“Raccontami qualche cosa di divertente tu allora!”

 

“Ritieniti divertito dal fatto che non ho ancora cercato di tapparti la bocca.” Povero Squall sembrava un po’ stanchino, eppure era lui che stava portando a spasso già da un sacco di tempo il fagotto con la loro tenda. Fosse stato più forte avrebbe potuto portare Squall sulle spalle anche se sospettava che lui non avrebbe accettato, quanto era cocciuto!

 

“Benissimo…allora ti racconto un'altra storiella carina. C’era Selphie, con questo pupazzone a forma di coccodrillo, se lo era legato sulla testa e si era buttata

nella piscina dentro al Garden, sembrava un coccodrillo vero capito? Il bello è che lo aveva detto a me e a Zell…ma quello scemo probabilmente aveva fame e non ha capito un tubo, così a forza di sporgersi per vedere il coccodrillo è caduto dentro l’acqua pure lui…a momenti affoga!!! E’ stato davvero…”

 

“Pietoso.”

 

“Scommetto che ti sei fatto una risata anche tu!”

 

“Per niente. Sono io che ho dovuto salvarlo.” Un'altra occhiataccia. Un dettaglio che non ricordava affatto.

 

“Gli hai fatto anche la respirazione bocca a bocca?”

 

“Non è stato necessario.”

 

“Mi salveresti se fosse necessario?”

 

“Devo risponderti?”

 

“Sì ©!”

 

“Salverei chiunque ne avesse bisogno.” Squall aveva scrollato le spalle senza levar gli occhi da terra, in effetti non era facile restare in piedi, c’erano ciottoli e buche ovunque!

 

“Mi faresti anche la respirazione bocca a bocca?”

 

“Sembri un bambino dell’asilo. Piantala.”

 

“Voglio far passare il tempo! Mi annooo~oooiooo!!!” si era fermato imbronciato. Gli facevano male le gambe, ma soprattutto non aveva affatto voglia di finire quel viaggio strategico tanto presto, aveva ancora così tanto da lavorare su Squall, ogni passo avanti poi veniva cancellato da tre indietro.

 

“Che ti prende adesso?” Squall si era finalmente avvicinato, guardingo, aveva avvertito un piccolo ronzio nella testa, gli stava per cosa facendo la magia Scan? Si era schernito interrompendo il flusso magico, Squall aveva sbattuto gli occhi sorpreso.

 

“Non c’è bisogno che mi frughi così, posso dirtelo con la mia bocca se sto bene o no.”

 

“Scusa.” C’era forse un pochino di imbarazzo? Oh oh oh…

 

“Non sono mica un mostro.” Aveva aggiunto con voce melliflua sbattendo le ciglia…Squall era arrossito ma aveva fatto finta di nulla, si era posato una mano sul fianco osservando il cielo.

 

“Riposati se vuoi, io faccio fuori qualche mostro, la tua forza vitale è leggermente…”

 

“No…d’accordo andiamo pure avanti ma non ti aspettare che mi metta a correre.” Si era asciugato la fronte umida e aveva ripreso a camminare, Squall non aveva insistito per farlo riposare, ma stranamente non aveva cercato di stare troppo distante da lui.

 

 

 

Avevano continuato a camminare tre ore di fila, silenziosamente. Erano attaccati quasi di continuo da dei Geezard che facevano fuori con un sol colpo ma fastidiosi comunque. Era stato durante un attacco da entrambi i lati da tre Trusthevis assolutamente fuori zona che era successo il fattaccio.

 

Sbilanciato dal peso sulla schiena e da un colpo piuttosto dannoso alla sua gamba sinistra, si era trovato lungo disteso per terra a fissare una zampa unghiuta che si stava schiantando direttamente sulla sua faccia. Aveva gridato in allarme e solo per un soffio, era riuscito a rotolarsi in modo che la massiccia zampa finisse sullo zaino sopra alla sua schiena.

 

C’era stato un lieve cambiamento allora nell’aria, lo spazio intorno a lui era sbiadito assumendo i colori del crepuscolo mentre un rumore sordo di fondo dava il ben venuto in scena al guardiano del fuoco Ifrit richiamato diligentemente da Squall.

 

Poteva vedere i suoi stivali a pochi passi dal suo viso segno che si era gettato a schermare il suo corpo. Era rimasto buono buono aspettando la fine del combattimento, le labbra serrate in una linea sottile e gli occhi brucianti, per  la vergogna di essere stato messo in quella posizione da un mostriciattolo tanto infimo.

 

Era rimasto a lungo fermo, finché una mano fresca non gli si era posata sulla testa, si era scrollato per allontanarla, ma si era ritrovato pervaso dal dolore che dalla gamba si irradiava fino al cervello, gli era scappato un gemito nonostante lo sforzo per trattenerlo.

 

Si era sentito levare di dosso lo zaino e rigirare di peso, Squall gli stava sopra e gli parlava toccandolo dappertutto e aprendogli i vestiti, ma stranamente non sentiva bene quello che gli stava dicendo. Poi l’udito era tornato tutto di colpo e si era accorto che Squall gli stava gridando di digli cosa aveva.

 

“Squall…he…sì, sto bene.”

 

“Hai sbattuto la testa?”

 

“No.”

 

“Riesci a muoverti?”

 

“…no.”

 

“Dove?”

 

“Cosa? He?”

 

Squall l’aveva fissato e aveva ricominciato a toccarlo e frugarlo, si sentiva davvero rintronato come per un colpo in testa anche se era sicuro di non averlo ricevuto, solo quando una mano del suo compagno aveva premuto leggermente sul suo sterno si era ritrovato a gridare forte per il dolore.

 

“Stai fermo ok?” Squall si era messo a cavalcioni sopra di lui, con la mani posate appena a sfiorare il suo petto, anche da steso vedeva la sua pelle di un colore azzurrino, probabilmente quando era caduto il mostraccio lo aveva schiacciato. Una bella sensazione di freschezza gli aveva percorso tutto il corpo, lasciandolo stordito e vagamente esilarato. In più avere Squall sopra di lui lo faceva sentire leggermente…mmh… “Ho finito.”

 

“Grazie.”

 

Squall si era seduto su di lui con tutto il peso sospirando profondamente. Aveva ancora il viso rosso come se avesse appena finito una corsa, cosa che succedeva sempre dopo aver usato Ifrit, ma c’era dell’altro, gli tremavano le mani e aveva una strana espressione sconvolta. I suoi occhi gelidi gli si erano piantati addosso di colpo e una scarica di schiaffi e colpi si era rovesciata su di lui, che si era solo riparato debolmente incrociando i polsi davanti al viso.

 

“Idiota! Stupido! Accidenti a te! Imprudente cretino! Stupido! Perché non mi hai risposto per tanto tempo? Pensavo di doverti resuscitare! IDIOTA!”

 

“Sto bene!”

 

“Cedevo…”

 

“Sto bene!”

 

Si erano fissati l’un l’altro ansimanti, Squall si era tolto da sopra di lui e aveva posato la fronte alle ginocchia, senza guardarlo. “Mi dispiace ho perso il controllo. Hai altre ferite?”

 

“No.” Bè…sedendosi e facendo un esame veloce al suo corpo si era accorto che lo strappo sulla sua coscia era giusto in corrispondenza di un taglio sottile (ma che prima di quella Energiga doveva essere stato uno squarcio vero e proprio) e preciso che sanguinava ancora lentamente. Anche Squall se ne era accorto e aveva fatto per allungare una mano ma stavolta gli aveva afferrato il polso in tempo e aveva scosso la testa.

 

“Riesco a farlo anche da me adesso.” Aveva eseguito Energia su se stesso e finalmente aveva tirato un sospiro di sollievo. Se prima si sentiva imbarazzato per come si era fatto sbattere a terra adesso l’imbarazzo lo sentiva arrivare tutto quanto dalla parte di Squall, era il momento giusto per dimostrare quanto fosse bravo a spezzare la tensione. “Cosa c’è? Sei offeso perché non ti ho lasciato toccare la mia gamba bellissima?”

 

“Finiscila. Dobbiamo andare o…”Aveva bloccato il tentativo di Squall di rimettersi in piedi dando uno strattone alla sua cintura ritirandolo giù bruscamente.  “Ehi!”

 

“Mi dispiace se ti sei preoccupato tanto per me.”

 

“Non mi sono preoccupato. Adesso andiamo via.”

 

Aveva preso il viso di Squall fra le mani e lo aveva obbligato a guardarlo negli occhi. “Non ti sei preoccupato?”

 

“…andiamo.”

 

Con i pollici aveva strofinato lentamente la pelle liscia delle guance, si era avvicinato di scatto fino ad arrivare a pochissimi millimetri dalle labbra di Squall troppo sorpreso per ritirarsi e aveva parlato con un tono basso e languido. “Posso almeno ringraziarti per avermi salvato?” Non aveva dato il tempo a Squall di picchiarlo o di iniziare a dare i numeri, aveva premuto per un secondo le labbra su quelle di lui e poi si era alzato, spolverandosi e sgranchendo gli arti come nulla fosse, risistemando lo zaino sulle spalle e iniziando a camminare spedito.

 

Squall non aveva detto una parola ma poteva sentirlo bofonchiare da solo dietro di lui, incespicare molto più spesso di prima e imprecare di sdegno per fortuna non contro di lui ma contro le buche e i sassi. Oh…non lo aveva mica sconvolto vero?

 

 

Avevano superato da poco la Stazione est di Galbadia la quale recava il simpatico cartello di FUORI SERVIZIO, e ormai era più che ovvio che avrebbero dovuto passare la notte stretti in quella piccola tenda.

 

Visto che non aveva un’idea di come costruirla era rimasto in disparte mentre lo faceva tutto da solo Squall, che stranamente non lo aveva insultato, aveva fumato una sigaretta cercando di rilassarsi senza preoccuparsi delle occhiate guardinghe del suo compagno.

 

Una volta in piedi, la tenda era risultata molto più piccola di quanto sembrasse, lo spazio bastava appena per una persona il che implicava avrebbero dovuto dormire sul fianco…sempre meglio che all’aperto in fondo!

 

“Carina.” Era stato il suo commento.

 

“Piccola.”

 

“Guarda la cosa sotto questa luce Squall...ci potremo conoscere fino in fondo!” aveva riso…da solo, perché Squall lo aveva fulminato e senza batter ciglio, aveva iniziato a rompere rami secchi da un cespuglio accatastandoli poco distanti dall’entrata del loro rifugio. Lo aveva aiutato in silenzio provvedendo ad accendere il fuoco con la magia (per fare un po’ più di colpo) anziché con l’accendino.

 

“Ehi Squall. C’è niente da mangiare?”

 

“Carne secca.”

 

“Buona?”

 

“Non lo so…se vuoi mangiarla mangia pure anche la mia.” Squall aveva frugato nello zaino e gli aveva gettato un sacchetto. Lo aveva aperto e subito lo aveva richiuso di scatto disgustato.

 

“Fa niente grazie. Non c’è altro?”

 

“No…qualcuno ha pensato che erano più importanti tre bottiglie di liquore che un po’ di cibo.”

 

“Dovevi dirmelo tesoro! Non aspettarti colpi di genio da Irvine Kinneas!”

 

Bè…non era troppo brutta la situazione se c’era il beveraggio! Si era procurato da solo una bottiglia e aveva preso qualche sorso di ottimo liquore, Whisky di ottima annata, doveva avere la sua età più o meno! Squall lo stava fissando con una faccia strana, sembrava indeciso se strappargli la bottiglia di mano e gettarla lontano oppure strappargliela di mano per bersela tutta da solo.

 

“Ne vuoi un goccetto?”

 

“Non voglio finire a far cose di cui mi pentirei.”

 

“Per esempio?”

 

“Ubriacarmi con te.”

 

“Che hai paura che ti faccia? Guarda che sono un professionista, sono sicuro che ti piacerebbe!”

 

“…io me ne vado dentro a dormire. Sono stanco. Ciao.”

 

Ed eccolo solo abbracciato alla sua bottiglia in quel triste luogo dimenticato da Dio, con la compagnia dei grilli e strani rumori in lontananza…mostri? Forse doveva sbrigarsi a bere e andare a far compagnia a Squall, quel fuocherello per quanto caldo allegro e scoppiettante fosse, poteva attirare l’attenzione.

 

 

 

Ma che ore erano? Probabilmente ancora notte, le due o le tre? Aveva alzato la testa per guardarsi attorno nel buio pesto della tenda e come sospettava si era trovato solo, a parte il soprabito, il cappello e…altri indumenti che non gli appartenevano visto che se ne era andato a dormire vestito.

 

Si era schiaffato una mano sulla fronte, un’ ondata di malumore lo investiva man mano che i suoi sensi si acuivano fino a percepire un lieve canto proveniente dall’esterno. Quell’idiota si era ubriacato e se ne stava in mezzo al deserto a cantare nudo alle stelle? Perfetto, non poteva importargliene meno. Il fatto non lo riguardava.

 

Si era ridisteso voltandosi dall’altra parte, ancora irritato, con il sospetto che non ce l’avrebbe fatta a riprendere sonno. Non era propriamente vero che la faccenda di Irvine là fuori, come un bersaglio inerme per i mostri, non lo riguardava per niente. Se perdeva il suo compagno di viaggio di sicuro la sua missione sarebbe fallita.

 

Ed in più…Irvine si era dimostrato un compagno di viaggio interessante e anche un buon amico… sciocchezze! Chiudi gli occhi e dormi Squall o domattina sarai uno straccio.

 

E adesso perché non cantava più? Era caduto svenuto per terra? Era inciampato sbattendo la testa? Che diavolo stava combinando quello scemo? Non c’era verso di avere un po’ di pace. Si era seduto rimanendo chino in avanti qualche secondo, in ascolto, l’esterno era diventato completamente silenzioso.

 

“Irvine!” aveva cercato di moderare la voce, non troppo alta né troppo bassa, se non ce l’aveva fatta quel pazzo, ad attirare dei nemici, non ci voleva riuscire lui.

 

Niente di fatto.

 

“IRVINE!”

 

Stavolta c’era stato un piccolo rumore di sassi pestati, passi strascicati che procedevamo malfermi verso di lui. Troppo leggere per appartenere ad un mostro quindi doveva trattarsi di lui. Quando i passi erano arrivati all’ingresso si erano bloccati, poi Irvine aveva ridacchiato e aveva scostato di qualche centimetro un lembo di tenda sbirciando dentro.

 

“Credo che le mie canzoni ti abbiano svegliato.”

 

“No…mi sono svegliato per caso.” La luce della luna ora era forte, segno che il cielo si era finalmente rasserenato e l’indomani non avrebbero dovuto sopportare quella fastidiosa pioggia battente. Una constatazione piuttosto sciocca visto che Irvine se ne stava a gattoni mezzo dentro e mezzo fuori a fissarlo con un sorriso inebetito, era avanzato improvvisamente verso di lui, con un’espressione assolutamente serena. Un vago senso di malessere l’aveva fatto rabbrividire, quello sguardo che gli stava catturando gli occhi era…strano.

 

“Squall…” Irvine aveva allungato una mano verso di lui e il braccio che lo sosteneva a terra era scivolato, il ragazzo era crollato a faccia in giù e un rumore sordo l’aveva fatto sobbalzare…ho, giusto, ecco dov’era finita la torcia. “Ouch…ahio…che male! Ahiooo…”

 

“Sssh la smetti di fare tanti schiamazzi per favore?”

 

“Avrò un bozzo gigante sulla fronte domani lo sai?”

 

Aveva inarcato una sopracciglia incrociando le braccia al petto. Non lo aveva mai visto Irvine in quel modo, completamente privo di quella grazia naturale, del suo modo tanto elegante di muoversi…il modo in cui si stava sfregando la fronte sempre piagnucolando era estremamente…buffo. “La cosa non mi riguarda. Non è colpa mia.”

 

“Lo so lo so… non ti interessa e non ti riguarda mai…cos’è che piace, a te?” Irvine si era seduto sui suoi piedi e si era toccato il collo muovendo la testa avanti e indietro. Quel movimento aveva fatto flettere i muscoli dei pettorali e i tendini della nuca…la luce della luna aveva danzato sulla sua pelle bianca qualche secondo e non aveva potuto trattenersi. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo ma…l’aveva guardato. E Irvine vista la sua natura rapace non poteva non essersi accorto di quel fatto, anche se si trovavano al buio e anche se in quel momento non era propriamente sobrio. “…quando torneremo sarai ancora come prima?”

 

“Non so di che stai parlando.” La bocca gli era diventata secca e sentiva tutti i nervi del corpo tendersi mentre Irvine, sempre a carponi, saliva verso di lui…e adesso che intendeva fare quel…quel pazzo perverso donnaiolo chiacchierone…se lo baciava di nuovo prendeva la torcia e gliela infilava…Irvine si era tranquillamente seduto accanto a lui ,strofinandosi le mani sulle braccia.

 

“Ci tratterai per sempre come degli estranei? Anche se sai che noi tutti ti vogliamo bene? Non credi che sia…crudele?”

 

“Perché ti sei ubriacato?” forse ce la faceva a cambiare discorso, aveva gettato distrattamente sul suo compagno di tenda il suo giaccone di pelle, Irvine se lo era infilato e lo aveva tenuto chiuso con una mano senza accennare a rispondergli. Ma come? Non era lui, quello che non rispondeva alle domande degli altri? “Allora?”

 

“Ti posso abbracciare Squall? Per favore?”

 

Aveva sbattuto le palpebre, quasi cercando un altro senso a quella domanda. “Perché?”

 

“Bè…perché un abbraccio è…una bella cosa.”

 

“Che c’è di tanto speciale in un abbraccio?”

 

Irvine aveva sbuffato ricacciando dietro una ciocca di capelli ribelli, poi si era mosso, senza fretta, senza giochetti. Lo aveva attirato con decisione ma dolcezza verso di se, passandogli un braccio intorno alla vita e uno intorno alle spalle, e lui non aveva fatto niente per sottrarsi, era rimasto così, inerte, le braccia a penzoloni lungo il corpo, troppo confuso per muoversi. Si era trovato il viso immerso nella soffice pelliccia del suo cappotto e…nei capelli di Irvine che profumavano di polvere da sparo e di buono, nonostante i combattimenti e la polvere del deserto, la mano di Irvine gli era passata fra i capelli, facendogli frizzare la cute e schiudere le labbra mentre gli si bloccava il respiro per quello strano contatto fra i loro corpi, schiacciati l’uno contro l’altro. “Quando capirai cosa c’è di speciale in un abbraccio allora significherà che non mi dovrò più preoccupare.”

 

Perché aveva parlato così vicino al suo orecchio? Le sue labbra erano troppo calde e gli avevano fatto uno strano solletico che gli aveva provocato un lucente terremoto in tutti i suoi centri nervosi e qualcosa nel profondo di se stesso si era rigirato, aveva scalciato e annaspato come per volersi liberare da una gabbia…si era scostato con gentilezza quando il peso di Irvine gli era gravato interamente sulle spalle.

 

Quello scemo di un ubriacone si era addormentato. Si era morso il labbro…ora gli toccava pure infilarlo nel sacco a pelo, e l’idea di doverlo toccare mentre era così inerte gli faceva venire in mente delle idee assolutamente… non da lui! Quello stupido aveva una faccia troppo simile a quella di una ragazza! Per quello si trovava nei guai… “Sei uno stupido Irvine!”

 

Ci mancavano soltanto i pensieri sconci. Quando finalmente era riuscito a spingerlo maldestramente nel sacco a pelo toccandolo il meno possibile, si era lasciato cadere con un sospiro sfinito dalla sua parte accorgendosi che lo spazio era esaurito e gli sarebbe toccato dormire mezzo sopra il suo compagno di viaggio. Bè…lui doveva essere riposato per il giorno a venire! Quindi se Irvine svegliandosi avesse avuto da ridire riguardo la loro posizione (letteralmente) non gli poteva importare di meno!

 

Non era poi così male quella cosa chiamata abbraccio.

 

 

 

 

Irvine gli stava premendo un piede in faccia. Un piede che era stato minimo dodici ore consecutive chiuso in uno stivale. Con uno scatto felino si era raggomitolato nell’angolino più lontano della tenda quasi mettendosi a gridare per la rabbia ma alla fine si era trattenuto evitando inutili scenate e con un profondo respiro per rilassarsi, aveva recuperato tutto il suo self-control…Squall Leonheart non perde la testa. Mai. In nessuna situazione, nemmeno quando si sveglia con un piede in faccia.

 

“Umpf…uuh…ooohi…Squaaal…Squaaaal…Squaaaa~aaaaaaaaaall…” Irvine si era girato a pancia in su e aveva guardato a destra e a sinistra, alla fine lo aveva individuato e gli aveva rivolto un’ espressione infelicissima alzando le sopracciglia. “Mi fa maaaa~aale la teee~eeesta…”

 

“Smettina di parlare come un moccioso. Se stai male è perché ieri sera ti sei ubriacato fino a svenire.” Non c’era nessuna nota di simpatia nella sua voce, anzi, aveva cercato di caricare il più possibile con il risentimento le sue parole.

 

“…ti ho mica fatto qualche cosa di sconveniente Squally-chan?”

 

Si era bloccato proprio a metà mentre usciva dalla tenda e si era voltato avvelenando Irvine con un’ occhiata. Lui aveva ridacchiato senza preoccuparsi del suo malumore. Anzi, in un lampo gli era stato di fianco e gli aveva scostato un ciuffo spettinato di capelli dalla fronte. “Ricordo benissimo tutto quello che è successo ieri sera.” Gli aveva fatto l’occhiolino precedendolo, poi lo aveva aiutato ad alzarsi in piedi. “Per iniziare bene la giornata…^O^ cantiamo una canzoncina!!! I want your sex…sex! Sex!! I want your...”

 

“Piantala. Piantala. Piantala.” Iniziava a sentirsi vagamente scoraggiato. Irvine gli aveva dato alce pacche sulla schiena e dopo aver infilato gli stivali aveva iniziato ad allontanarsi fischiettando. Nella direzione sbagliata però. “Dove diavolo stai andando??”

 

“…al bagno capitano! Vuoi darmi una mano?” Irvine aveva posato una mano sul fianco come per aspettarlo…ooh, ancora niente sassi abbastanza grossi da poter fare male. Aveva scosso la testa e in silenzio aveva iniziato a smontare la tenda e radunare le loro cose. Ne aveva fin sopra i capelli di quella missione, sperava soltanto che il GF non causasse troppi problemi…se solo ne avesse saputo di più!

 

 

 

 

EVVAI! Un altro giorno di lungo cammino, questa volta sotto un sole battente che faceva lacrimare gli occhi e bruciare i vestiti sulla pelle…sentiva già il cuore martellargli nelle orecchie dopo una sola ora di viaggio! Squall sembrava impassibile come una roccia, testa alta e passo svelto e deciso, completamente rinvigorito dal riposo…lui bè…più che rinvigorito si trovava in condizioni pietose per colpa di quella piccola bevuta.

 

-_- Stupidissimo Irvine! Stupido stupido cow boy da due soldi…se adesso gli si parava qualche mostro davanti il massimo che poteva fare con il suo fucile era brandirlo come una scopa e cercare di ammazzarlo a randellate! Si era massaggiato le tempie ma quel movimento lo aveva distratto ed era inciampato cadendo sulle ginocchia…aveva stretto fortissimo le labbra per trattenere qualsiasi suono e aveva cercato di rialzarsi il prima possibile. E ci era riuscito.

 

“Tieni bevi un po’ di acqua…” Squall gli stava porgendo la borraccia, il viso inespressivo…ma i suoi occhi lo tradivano, il loro modo di scrutarlo era troppo intenso. Aveva bevuto qualche sorso rendendo subito la borraccia a Squall. Improvvisamente però il ragazzo gli si era piazzato di fronte posandogli entrambi le mani sulle spalle, i begli occhi tempestosi chiusi e le labbra che si muovevano appena richiamando la magia…un esuna gli aveva dolcemente invaso tutte le vene, la pelle, il corpo, lo spazio intorno a lui, ogni traccia di stanchezza o dolore si era dissolta lasciandolo piacevolmente rinfrancato.

 

“Ehi!”

 

“Non rompere. L’ ho fatto per provare se riuscivo a fare anche questa magia.”

 

Sì certo. “In ogni modo, grazie.”

 

“Hn.”

 

“Squall posso farti una domanda?”

 

Squall aveva solo annuito già in cammino di fronte a lui.

 

“Ti ho deluso?”

 

Il ragazzo aveva smesso di camminare e aveva girato il capo verso di lui, inclinandolo leggermente. Lo aveva fissato per alcuni secondi dritto negli occhi, poi era comparso quello che poteva essere l’ombra di un sorriso. “Come? Irvine Kinneas che si preoccupa del parere degli altri? Non posso crederci.”

 

“Oh, credici invece. E poi ti sbagli…non mi preoccupo affatto del pensiero degli altri, mi preoccupo di quello che pensi tu.”

 

Stavolta era riuscito a leggere sorpresa sulla faccia di Squall. “Non dire stupidaggini. Sei un irresponsabile stupido dalla bocca troppo larga, non stai mai zitto e non fai che metterti nei guai, ma…sei un bravo compagno.”

 

Quello era un complimento. Un complimento dentro ad un lungo discorso, un lungo discorso rivolto a LUI. Era il suo turno di rimanere impalato come un cactus nel deserto mentre Squall ricominciava il suo cammino, inconsapevole di aver suscitato tanto scalpore con quelle parole. Si era sistemato il cappello sulla testa e aveva sollevato gli occhi verso il cielo limpidissimo ringraziando silenziosamente chiunque ci fosse ad aiutarlo.

 

 

 

 

Ed ecco Deling City che si stagliava davanti a loro, la meta tanto ambita si faceva più vicina…era stata più dura di quanto sembrasse arrivare fino a lì, ma il costante chiacchiericcio di Irvine, le sue battutine allegre e la precisione del suo fucile avevano accorciato le ore e suo malgrado doveva di nuovo riconoscere a se stesso che come compagno di viaggio era…piacevole.

 

Adesso però veniva la parte più difficile della loro missione, ora non si trattava più di combattere mostriciattoli, ora avrebbero dovuto noleggiare una macchina e arrivare alla Tomba del Re Senza nome senza sfracellarsi.

 

Per quanto lo riguardava aveva una pessima guida e Irvine era anche peggio, lo aveva visto guidare una volta, tutto curvo sul volante con gli occhi sgranati a gridare e sterzare in modo isterico. Quella volta, con Irvine al volante, era preso a tutti quanti il mal d’auto tanto che Selphie alla fine lo aveva supplicato in ginocchio di prendere il suo posto di guida.

 

“Ecco Deling City!!!! Finalmente! Sbaglio o qui c’è il papà della tua ragazza? Vuoi passare a salutarlo? O a saccheggiargli la casa? O rigargli la macchina?”

 

“La macchina.”

 

“Rigargli la macchina? PERFETTO! Con la tua Gunblade di sicuro viene una bella riga grossa! Ottima scelta!”

 

“No. La macchina. Dobbiamo noleggiare una macchina per arrivare alla Tomba.”

 

Irvine aveva smesso di sorridere e aveva incurvato le spalle fissandolo. “Guidi tu?”

 

“Vuoi farlo tu?”

 

“No. E tu?”

 

“No.”

 

“…suggerimenti?”

 

“Rapiamo qualcuno e lo obblighiamo a guidare per noi.”

 

Irvine lo aveva fissato qualche secondo serissimo prima di azzardare un sorrisetto. “E’ una battuta vero? Ha ha…ci credevo a momenti! Ha-ha.”

 

“Guido io.”

 

“Ok capo! Per me va bene!”

 

“Prima firmerai un contratto che mi libera da ogni responsabilità in caso di morte o di invalidità permanente.”

 

Irvine lo aveva fissato di nuovo, molto serio prima di dargli una pacca sulle spalle con una smorfia mezza divertita mezza risentita. “Quando scherzi sei peggio di quando non lo fai, lo sai?”

 

“Non ti ho detto che sto scherzando stavolta.”

 

“…”

 

“Scherzavo.”

 

“Smettila Squall! Non farlo più! Non vedi che mi stai facendo spaventare moltissimo?”

 

“Ha…”

 

“…STAI RIDENDO!!! Ti ho visto! Non ti girare dall’altra parte! Ti ho visto!”

 

Si era infilato a passo svelto quasi correndo all’interno delle mura illuminate della città inseguito da Irvine che continuava a berciare guadagnandosi un sacco di occhiatacce dai passanti, per una volta non gli importava molto attirare l’attenzione. E poi il negozio di autonoleggio era giusto a distanza di qualche passo.

 

 

 

 

“Squall stiamo facendo i dieci all’ora te ne accorgi?” Irvine se ne stava aggrappato al sedile dietro al suo (con la scusa che il sedile accanto al guidatore era chiamato il –posto del morto- e sentirsi in pericolo prima di una così misteriosa missione non giovava ai suoi nervi importantissimi nella sua specialità di combattimento e quindi bla bla bla…-_- in poche parole non si fidava di lui) puntellato un po’ ovunque.

 

“Vuoi venire tu? Non mi trovo bene con quest’auto è troppo grossa!” si era asciugato il sudore dalla fronte e subito aveva stretto il volante, accelerando un po’ e prendendo all’istante in rapida successione un profondo buco (Irvine aveva sbattuto la testa e si era messo a frignare fastidiosamente) e un sasso (che aveva sbalzato il suo passeggero sotto al sedile, cosa che aveva provocato ulteriori lamentele). “Smettila mi stai innervosendo!”

 

“Sai una cosa Squall? Le persone dicono che quando stanno per morire rivedono tutta la loro vita come in un film…è vero! Sto rivedendo tutta la mia…”

 

“Non un'altra parola o ti faccio scend…HAAA!”

 

“COSA!”

 

Aveva bloccato l’auto nel bel mezzo della grande prateria e si era sporto in avanti guardando l’ombra fra l’erba…un altro sasso. “…un sasso.”

 

“Oh.”

 

“Sembrava un'altra cosa.” Aveva ribattuto seccamente ripartendo sgommando, Irvine aveva finto di mettersi a piangere raggomitolato sul sedile, lo poteva scorgere dallo specchietto…quel cretino rideva! Di proposito aveva iniziato a sbandare e inchiodare finché la sagoma decadente e lugubre della tomba non si era stagliata davanti a loro.

 

Non era una sagoma sconosciuta, erano già stati là un po’ di tempo prima…avevano già camminato all’interno di quella tomba, sinceramente parlando si erano completamente persi, ma quella volta non possedevano né una piantina né un puntatore per segnalare la loro posizione. Ora la cartina era al sicuro con lui e la storia non sarebbe stata la stessa…la missione sarebbe stata superata brillantemente!

 

“Arrivati.”

 

“Credo di avere un dito rotto…” si era lamentato Irvine incastrato sotto al sedile posteriore.

 

“Userai gli altri nove. Non c’è tempo da perdere.”

 

Avevano lasciato l’auto proprio di fronte all’entrata e avevano osservato affascinati lo spazio intorno alla scura imboccatura della tomba…aveva un aspetto ancor più fatiscente e abbandonato di quanto potessero ricordare, gli sterpi e i fiori erano cresciti rigogliosi mentre lunghi rampicanti stavano facendo scomparire nel verde delle loro foglie e liane la facciata di pietra.

 

“La missione è cominciata.”

 

 

 

 

I loro passi erano risuonati spettrali e fuori luogo sulle poche pietre non coperte dalle piante, suo malgrado aveva dovuto rabbrividire rendendosi conto di quanto buia fosse quell’entrata, Squall lo aveva scrutato con la coda dell’occhio. “La torcia.”

 

Gliel’aveva subito passata ben contento di cedergli il passo, una strana brezza calda gli aveva sfiorato la nuca…il laccetto che gli stringeva i capelli in una coda di cavallo si era improvvisamente sciolto. Pazienza! Lui era bellissimo anche con i capelli sciolti.

 

Squall aveva allungato il braccio facendo luce nel largo passaggio di fronte a loro, nessun mostriciattolo era corso loro in contro per dare il benvenuto e questo era decisamente un buon inizio…che strano, si ricordava quel luogo come un posto umido e freddo, per qualche ragione sentiva tutto intorno un gradevole tepore.

 

“Squall…non ti sembra ci sia troppa calma?”

 

“I mostri spesso non rimangono nei luoghi dove difficilmente passano persone.” Efficientemente Squall aveva ispezionato la cartina e aveva continuato a scrutare tutto intorno, giusto in caso quella calma fosse stata tutta una loro impressione…ma perché si sentiva così distratto? Anzi…la sensazione di distrazione stava più che altro diventato un senso di torpore. “…sentito?”

 

“Cosa??” aveva dovuto strofinarsi gli occhi per riprendersi un po’. Sentiva una strana pressione sulla pelle intorno al collo, quasi come una mano che lo accarezzava lentamente…sensualmente. Si era toccato per sicurezza in quel punto, ma non aveva trovato nulla di strano.

 

“Mi pareva di aver sentito un rumore…stai bene?”

 

“Sì. Perché?”

 

“Hai la faccia rossa.”

 

Si era toccato il viso…le sue guance erano davvero in fiamme! Oh…di nuovo quella brezza. Aveva deglutito leggermente allarmato, com’era possibile ci fosse vento in quel punto? Erano troppo distanti dell’entrata e non si scorgevano né feritoie né altre parti che davano verso l’esterno! Squall aveva già ricominciato a camminare svelto con la torcia puntata sulla sua cartina, se non si sbrigava lo avrebbe pers…finalmente carne morbida per me, lascia che ti guardi bene piccolo…Che bello. Sentiva le voci!

 

“Squall!”

 

“SSsh! Che ti salta in testa? Ti pare il caso di strillare in questo modo?” lo aveva quasi sbranato Squall, troppo preoccupato a portare a termine la sua missione per accorgersi che c’era qualcosa di troppo strano nel suo modo di camminare.

 

Un leggero solletico lo aveva obbligato a ridacchiare e stringersi le braccia intorno al petto…non appena lo aveva fatto, le gambe gli si erano piegate e si era trovato seduto sulla fredda pietra. Sei così buono e profumato…Oh per tutti gli dei in cielo, in terra, in mare e ovunque potessero stare… qualcosa gli stava succhiando il collo in modo piuttosto lascivo, poteva sentire perfettamente le labbra che gli si premevano sulla pelle. Non aveva potuto fare a meno di gemere mentre una specie di calore gli si irradiava nel petto fin nello stomaco e più giù fra…

 

“Dobbiamo andare Irvine! Non c’è tempo per gli scherzi adesso.” Squall lo aveva tirato in piedi e tenendogli una mano serrata sul braccio, aveva iniziato a trascinarlo, incurante che il suo soprabito si stesse togliendo da solo, come se qualcuno lo stesse tirando e del largo succhiotto che gli si stava formando sulla pelle alla base del collo.

 

“Squall fermati un secondo…” Quella sensazione di calore che gli invadeva i lombi  non era affatto passata e si trovava a camminare con qualcosa di estremamente intralciante dentro ai suoi boxer tesi allo spasimo. “Credo che ci sia qualcosa di…”

 

“Eccoci! Dopo aver sbloccato la leva per mettere in azione la pompa dell’acqua basterà sbloccare il mulino e avremo accesso alla stanza centrale. Se qui dentro c’è qualcosa di sicuro si trova là!”

 

Voglio il tuo corpo bellissimo ragazzo…liberati di questi tessuti innutili…fai come ti dico ti prego, voglio solo farti stare bene…

 

“Squall…io sento…” una bocca sopra la sua, qualcosa di invisibile ed estremamente forte gli si stava avvolgendo intorno, era come essere immerso in un vaso pieno di liquida luce azzurrina, quello che sentiva in quel momento era un bacio tanto travolgente da farlo rifinire a terra come un fantoccio.

 

“…che diavolo ti sta succedendo?” Adesso sì che Squall si stava preoccupando! Si era portato faticosamente una mano alla fronte e aveva cercato di alzarsi nonostante quel piccolo problemino nei jeans, ma qualcosa lo teneva seduto. Oh oh.

 

“Cerdo…qualcosa parla nella mia testa. E mi sta…”

 

Voglio solo un po’ di te piccolo fiore perché non me lo dai? Solo un po’ solo un po’ solo po’…

 

Era troppo difficile parlare con quella litania nella testa, Squall aveva allungato una mano per toccargli il viso ma si era bloccato a una trentina di centimetri da lui come se stesse toccando qualche cosa, i suoi occhi si erano sgranati come due biglie perfette. Aveva ridacchiato stupidamente…ora una vaga forma evanescente più o meno della grandezza di un essere umano si era illuminata intorno a lui.

 

“Irvine…che cos’è?”

 

“Credo…credo sia un fa…un fa…”

 

Non sono un fantasma, sono solo un povero guardiano che da troppo tempo è solo in questo triste luogo di morte…dammi quello che voglio piccolo fiore, e io sarò tuo per sempre…

 

“Abbiamo trovato il G.F, suppongo.” Aveva faticosamente balbettato, mentre quella che doveva essere una mano si infilava sotto alla sua maglietta e iniziava a torturare deliziosamente uno dei suoi capezzoli…qui la storia si faceva difficile. Stava iniziando a perdere del tutto la testa.

 

“…dobbiamo raggiungere la stanza centrale! Questo è solo il suo potere! Lui non è qui Irvine! Cerca di resistere!” Squall stavolta era riuscito a prendergli la spalla e scuoterlo, così facendo un suo polso aveva sfiorato quella luce blu e subito le sue guance si erano infiammate e i suoi occhi si erano accesi di una brillantezza che conosceva molto bene…su di lui però. NON su Squall. Lo aveva allontanato gentilmente e con uno sforzo sovraumano era riuscito ad alzarsi in piedi.

 

“Posso farcela, ma bisogna fare in fretta.”

 

Non resistermi ti prego! Perché non di dai quel poco che desidero? Non farmi soffrire soffice bellissimo fiore…

 

Squall era riuscito a raggiungere la seconda leva per azionare il mulino e ora lo stava osservando più spaventato di quanto lo avesse mai visto, inginocchiato di fronte a lui.

 

Aveva dovuto fermarsi, la schiena premuta contro al muro e le gambe strette al petto quando quelle mani invisibile avevano iniziato a toccarlo dentro ai pantaloni…in quel modo così gentile e così disperato, in più la voce nella sua testa aveva preso a gemere e sospirare in modo talmente eccitante!

 

“Ti fa male?”

 

“Non…esattamente…”

 

“Vuoi che provi a prenderti in braccio? E’ qui vicino Irvine, non voglio lasciarti qui da solo…”

 

“Non toccarmi adesso…” Squall si era bloccato con le braccia tese verso di lui e si era ritirato preoccupato mentre la sua bocca aveva dato vita ad un piccolo gemito accorato all’ennesima lunga carezza…una specie di violento strattone gli aveva quasi strappato via i pantaloni e solo per miracolo era riuscito a riacchiapparli e tenerli dove dovevano stare. “Io…penso che questa cosa voglia…”

 

“Posso provare a farti un energiga! O un Esuna…la linea della tua vita a che livello è?”

 

“Non è quest…haa! Mmh…” O santo cielo altissimo. Aveva gettato indietro la testa iniziando a ridacchiare mentre un gentile solletico lo invadeva di nuovo facendolo crollare di lato sul pavimento. “Niente di male…penso voglia far sesso con me…”

 

“Cos…” Squall aveva stralunato gli occhi squotendo la testa. Poi subito la sua espressione si era tramutata in puro e semplice orrore. “Vuole stuprarti?”

 

“Non esattamente…questo qui è molto molto…convincente…” stava iniziando ad ansimare, quelle carezze insistenti e deliziosamente esperte stavano facendo il suo effetto. Quello non poteva chiamarsi stupro, perché ogni singolo centimetro del suo corpo sembrava ribollire colmo di desiderio…se quella cosetta voleva fare un pochino di sesso in fondo non c’era niente di male. “Squall forse è meglio se mi lasci un istante da solo…”

 

“Sei pazzo?” Era stato trascinato nuovamente in piedi, Squall sembrava decisissimo a non mollarlo, peccato che da quando la sue mani lo stavano toccando era successo una certa cosa…la luce gli stava comunicando al cervello un immagine…

 

Se fossi così allora mi ameresti?

 

Era Squall che lo baciava e lo accarezzava così dolcemente…grazie a Dio erano arrivati alla stanza centrale, con un sospiro si era lasciato cadere disteso a terra mentre Squall (quello vero) iniziava freneticamente a frugare dappertutto continuando a parlare…peccato non sentire quello che diceva, era troppo occupato a lasciarsi spogliare.

 

Finalmente ti arrendi mio piccolo fiore…ti piacerà…ti piacerà tantissimo…

 

 

 

 

Non appena aveva lasciato Irvine disteso sul pavimento impolverato aveva visto come per magia i suoi pantaloni e i restanti indumenti che indossava sotto scendere di scatto fin sotto le ginocchia, il corpo dell’amico era leggermente sollevato appoggiato a quella luce celeste che sembrava un cuscino sotto di lui…e quell’idiota rideva, se ne stava là inerte con le braccia alzate sopra le testa completamente rilassato, a gemere sofficemente per quello che il demone gli stava facendo.

 

Poteva vedere la luce diventare sempre più solida, sempre più simile ad un essere umano…la pelle di Irvine si muoveva come viva al tocco di quelle mani leggere, non era solo dentro alla sua mente, era più reale che mai…e distogliere lo sguardo da quella scena diventava sempre più difficile. Sentiva la preoccupazione sfumare, il panico scemare velocemente…aveva percorso con uno sguardo che sapeva benissimo essere colmo di desidero, il corpo nudo di Irvine, così arrendevole abbandonato, soprattutto aveva dovuto lottare per non perdere il controllo quando aveva posato gli occhi sui suoi lombi, sul sesso turgido e i peli rossicci e sottili tutti attorno…RIPIGLIATI SQUALL!

 

Si era morso fortissimo un labbro e si era voltato verso il largo blocco di marmo che si ergeva subito dietro di lui, incrostato dal muschio e dalla polvere…doveva far qualcosa! Qualcosa…cosa? Si sentiva talmente confuso…talmente sconvolto da quella sua reazione.

 

“Squall non è che…haaa ♥♥♥!!! MMh…”

 

“Tieni duro sto cercando di pensare…di…di…” si era stretto le tempie cercando di ignorare i seguenti gemiti di accorato piacere del suo compagno, ma era difficile tenerli fuori dalla sua testa…per lo meno non stava soffrendo! Di nuovo si era morso il labbro per recuperare un po’ di autocontrollo con l’aiuto del dolore.

 

Irvine si era inarcato gettando la testa indietro e dando vita ad un altro melodico grido di pura e luminescente libidine, improvvisamente sembrava aver recuperato il comando di un braccio, soprattutto di una mano che in quel momento era scomparsa fra le sue gambe ad afferrare ovviamente l’oggetto di tanti guai… “Puoi vedere dov’è?” aveva chiesto con tono supplichevole cercando di non guardare il modo in cui i fianchi di Irvine si alzavano e abbassavano al ritmo di manovra della sua mano. Irvine gli aveva gettato un lucido sguardo confuso, il viso arrossato e le labbra che sembravano ancora più carnose e rosse  di quanto non fossero già…

 

“Lo sento soltanto Squall…stai calmo…io non credo…oh…di poterti aiut…ah ♥! Aiutare…” La sua maglia si era magicamente arrotolata sul suo petto scoprendo entrambi i capezzoli, che subito la luce blu aveva circondato.

 

CHE DIAVOLO DI SITUAZIONE ERA QUELLA???!!! Si era girato del tutto…Irvine era stato preso dal nemico e non poteva essergli d’aiuto, doveva sbrigarsela da solo e sbrigarsi anche prima che magari il nemico decidesse di cambiare obiettivo e prendersi lui…solo il pensiero di essere nei panni di Irvine, o di ciò che ne rimaneva, lo aveva rigettato a pochi passi dall’orlo del baratro di panico in cui aveva rischiato di cadere solo pochi istanti prima.

 

Con calma. Se quello che vedeva era solo il potere del GF, tanto lontano non poteva essere, doveva soltanto guardarsi meglio in giro e  scoprire dove si trovava quell’ Hentai disgustoso…si era gettato quasi disperatamente contro il blocco di pietra e aveva preso a toccarlo a casaccio, cercando qualche pulsante nascosto o qualsiasi altra cosa.

 

Irvine aveva gridato dietro di lui, questa volta di sorpresa e sgomento…non aveva potuto proprio fare a meno di girarsi a guardare, sempre schiacciato contro a quel freddo sasso apparentemente inutile.

 

I pantaloni di Irvine erano a terra poco distanti dai suoi stivali, la luce era tutta concentrata fra le sue gambe sollevate verso l’alto e leggermente piegate. Era corso subito verso di lui ma Irvine aveva subito teso un braccio per bloccarlo. “No…continua a cercare!” C’era stato un altro lampo di dolore sul viso di Irvine ma subito dopo i suoi occhi si erano chiusi e inequivocabilmente i suoni che gli uscivano dalla bocca non avevano nulla a che fare con il dolore, dal modo e dal ritmo in cui il suo corpo di muoveva perfino il suo cervello sconvolto poteva capire che era successo…era retrocesso tanto in fretta da trovarsi improvvisamente seduto a terra, non si era preoccupato di rialzarsi in piedi, si era semplicemente mosso finché non era stato addosso alla sua pietra e stavolta per qualche secondo vi aveva premuto la fronte in cerca di un solo secondo di ristoro…

 

C’era stato un lungo suono di pietra contro pietra quando il blocco di marmo si era sollevato scoprendo una specie di alcova…ed ecco davanti a lui il GF che stava creando tanto scompiglio.

 

Sembrava un ragazzo della loro età più o meno, lunghissimi corvini capelli neri scendevano come fili d’ebano sul corpo nudo, la pelle aveva un colore azzurro tenue quasi pastello, gli occhi risplendevano come due gocce di acqua marina nel viso affilato, le labbra azzurre erano distese in un dolcissimo sorriso estasiato. Lunghe ali dalle piume celeste erano chiuse dietro la sua schiena… non indossava nulla a parte braccialetti di argento alle caviglie ai polsi. Sembrava l’immagine reincarnata della più seducente sensualità.

 

Si era riscosso grazie ad un grido più forte di Irvine…c’era stato silenzio, rotto solo dal rumore della sua Gunblade che fendeva l’aria e scattava alla gola del demone che però non aveva accennato assolutamente a muoversi, era rimasto rilassato sul suo letto di marmo.

 

Dovrei avere paura di questo stuzzichino amico mio? Lasciami stare ancora per un po’ e poi sarò vostro…

 

Gli stava parlando dentro la testa! Poteva sentire Irvine respiare rumorosamente alle sue spalle, lo aveva guardato con la coda dell’occhio…non c’era più la luce blu intorno a lui, giaceva privo di forze sul pavimento, il viso parzialmente nascosto dai capelli. Aveva riportato la sua attenzione sul guardiano.

 

“Irvine stai bene?”

 

“Oh…stupendamente…sto benissimo.”

 

“Allora alzati e vieni qui a darmi una mano!”

 

Non voglio farti male bambino…perché non lasci che assaggi anche te?

 

“Chiudi la bocca e smetti di fare quello che stai facendo. Sono un SeeD e quindi tu devi obbedirmi e servirmi! Arrenditi e…”

 

“Squall c’è qualcosa che non va!” quell’idiota di Irvine sembrava sull’orlo di una crisi isterica, stava ridacchiando come un matto sempre abbandonato sul pavimento.

 

“Vestiti e vieni a darmi una mano!” aveva gridato ancora indietreggiando, quando il Gf aveva sorriso e ridacchiato silenziosamente portando una piccola mano affusolata alle labbra.

 

Vuoi avermi? Se vuoi avermi allora devi fare in modo di piacermi moltissimo piccolino…

 

Aveva agitato la gunblade, avendo come l’impressione che se avesse tenuto fra le mani un piumino quel GF ne sarebbe stato colpito molto di più. “Se vuoi batterti allora fallo! Ho già battuto Ifrit e Shiva e Quetzacol sono con me già da tantissimo tempo!” Bravo Squall, minaccialo, fagli paura! Fagli capire chi è il capo qui!

 

Sì…sono deliziosi quei cuccioli, mi sono divertito molto con loro. Ma non è combattendo che puoi avermi anche tu, piccolo cuore tempestoso…vuoi sapere il mio nome?

 

“Squall non riesco a…”

 

Io sono Osis…controllo quello che vuoi deliziosi padroni umani chiamate desiderio, potrei farti ogni genere di cosa in questo momento lo sai? Potrei farti svenire per il troppo dolce godere se solo lo volessi…

 

Qualcosa aveva sfiorato il suo sesso, qualcosa simile ad un bacio…quasi gli era caduta l’arma, era indietreggiato scompostamente per finire dritto fra le braccia nude di Irvine che aveva preso a ridere fortissimo, continuando a tenergli le braccia intorno al collo mentre…si strusciava! Pezzo di idiota!

 

“Smettila! Che diavolo fai?”

 

“Scusami ma non è colpa mia!” Irvine aveva cercato di smettere di ridere ma sembrava proprio che la cosa fosse fuori discussione.

 

“Cosa…smetti di…no! Nooho…” quella già debole negazione gli si era smorzata in gola quando la bocca di Irvine bollente in tutti i sensi si era incollata alla sua, non aveva nemmeno fatto in tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo che la sua lingua gli era già entrata in bocca in quella che sembrava un’esplorazione più che approfondita. Ma non era quel bacio che lo stupiva, quanto il fatto che in quel momento, benché avesse la certezza di potersi in qualche modo sottrarre…bè…non aveva nessuna voglia di farlo.

 

Non aveva risposto a quel bacio, era rimasto fermo e rilassato mentre Irvine continuava a nutrirlo con quel fuoco liquido…era fin troppo consapevole del corpo nudo che sembrava spingerlo a terra, si erano trovato seduto sui talloni e Irvine aviluppato a lui come un rampicante.

 

Il fuoco dalla bocca stava scendendo rapidamente…di nuovo aveva tentato di parlare ma in quel modo aveva solo mosso la lingua contro a quella di Irvine che subito aveva sospirato e mugolato stringendosi più spasmodicamente a lui, il suo sesso già nuovamente pieno di vita gli premeva insistentemente contro lo stomaco dandogli un vago senso di leggerezza alla testa…

 

Aveva il corpo nudo di Irvine…di un ragazzo, un maschio…spalmato addosso…e la cosa lo stava lentamente ubriacando di dolceamaro desiderio. La bocca del suo amico si era staccata dalla sua solo per prendere un respiro, ne aveva approfittato per afferrare i polsi dell’amico e imprigionarlo con una mossa veloce sotto di lui. “Irvine per favore devi cercare di recuperare il controllo!” non riusciva nemmeno a credere quanto la sua voce suonasse stupidamente sottile e ansimante. Irvine in tutta risposta aveva socchiuso le palpebre e si era leccato le labbra in un modo che, in un'altra situazione, sarebbe stato osceno. Ma non mentre se ne stava seduto sopra di lui. Si era sentito avvampare…solo uno sforzo sovraumano lo aveva aiutato a non baciare di sua volontà quelle labbra luccicanti. “Per favore!”

 

“E’ colpa di quel gf io…io…ho Squall per favore lascia che ti prenda…” gli occhi di Irvine si erano annebbiati mentre recitava l’ultima parte di frase, segno che non era lui sul serio a parlare…peccato che a quell’essere con vita propria fra le sue gambe non importasse affatto. Era rimasto addormentato per diciassette anni e ora di colpo era uscito da quel limbo con la forza di un tornado a reclamare libertà.

 

“Smettila di fargli dire queste cose maledizione!” aveva ruggito in direzione del Gf facendo il grosso errore di liberare un polso di Irvine per attirare la sua Gunblade accanto a lui, subito il braccio del suo compagno era scivolato intorno al suo collo e l’aveva trascinato giù.

 

Si era trovato disteso sopra Irvine, con le sue gambe allacciate intorno alla vita in una presa non necessariamente forte, poteva liberarsi da lui, poteva farlo in ogni momento ma…

 

“Vuoi essere tu a prendermi? Vuoi fare l’amore con me? Puoi farlo fino a farmi svenire…Squall…” Irvine si era mosso sotto di lui in modo più che passionale, aveva iniziato a baciarlo sul collo in un modo così sensuale da spedire la sua mete sulla luna…Oh no…non doveva iniziare a toccarlo o non avrebbe potuto fermarsi…Osis…quel Gf probabilmente era riuscito a controllare anche la sua di mente per quello si sentiva così…

 

Non sto esercitando nessun potere su di te piccolo…mi piace quello che state facendo…

 

“Squall te lo giurononècolpamianonammazzarmi!”aveva strillato contemporaneamente Irvine…non appena il contatto telepatico del Gf però si era scollegato dalla sua mente il grido di Irvine si era smorzato, il ragazzo si era sollevato sui gomiti e con un gesto improvviso gli aveva afferrato una mano e gliel’aveva piazzata fra le sue gambe sull’interno della coscia…la sua pelle era tremendamente soffice, liscia, quasi febbricitante… “Dai Squall…lo so che mi vuoi. Puoi scoparmi come più ti piace…” era solo stato un sussurro, le labbra che erano accostate alla conchiglia del suo orecchio gli avevano dato un delizioso brivido.

 

“Irvine se mi senti…cerca di rimanere fermo un secondo. Per favore…”

 

Lasciati andare mio futuro padrone…solo un poco…

 

“Solo un poco…” avevano ripetuto in un flebile eco Irvine, guidandogli la mano sopra al suo membro questa volta, lo aveva sentito sobbalzare nella sua mano, tremare, Irvine aveva mugolato e lo stesso suono era uscito da lui…i suoi occhi si erano chiusi mentre sentiva gli ultimi brandelli di controllo scappar via dalla sua mente.

 

Irvine aveva iniziato a spogliarlo…d’altro canto, lui si era già tolto gli scarponi e si era sfilato giubbetto e maglia con una velocità che non sapeva di possedere. Era quello che voleva Osis? Sperava davvero fosse così…ma non gli importava più di tanto, perché a maggior ragione in quel momento era lui che voleva Irvine.

 

E così si erano ritrovati nudi…uno sopra l’altro, aggrovigliati, le bocche che si divoravano l’una con l’altra mentre le loro mani finivano un po’ ovunque…ed era stato allora che una risata argentina aveva attraversato la stanza e un lampo abbagliante era calato su di loro…

 

E così…avete vinto…ci voleva così tanto? Ti avevo detto, piccolo umano, che volevo solo vedere quanto carini eravate…

 

Quando la confusione aveva lasciato il suo cervello intorpidito da quello che stava facendo si era finalmente reso conto di star fissando gli occhi sgranati di Irvine a cavalcioni sopra di lui. Tutti e due stavano ancora ansimando…bè, per forza.

 

“…credo che mi abbia lasciato.” Aveva mormorato il ragazzo tirandosi lentamente a sedere. Aveva scosso la testa poi si era lasciato improvvisamente andare in una lunga risata e subito aveva iniziato ad abbracciarlo. “Whooooo! Abbiamo vinto! Ce l’abbiamo fatta Squall ce l’abbiamo fattaaaa! Fattaaaaa ♪fattaaaaa fattaaaa ♫♫!!!!”

 

“Togliti di qui.”

 

“…cosa c’è fai il timido? Mi sa che è troppo tardi ormai…heh…a momenti stavano per…”

 

“…togliti di qui non respiro.”

 

Aveva come la sensazione che Irvine si trovasse un po’ troppo a suo agio in quella situazione. Gli aveva gettato un lungo sguardo divertito prima di chinarsi su di lui e lasciargli un piccolo bacio all’angolo della bocca. “Come vuoi…”

 

Prima o poi avrebbero dovuto riparlare di questa faccenda.

 

 

 

 

 

 

“Fatemi capire, non ricordate nessuno dei due una singola cosa che sia accaduta dopo l’ingresso alla tomba, e il Gf non ha fatto assolutamente nessuna mossa per farvi del male né nient’altro…perdonatemi ragazzi ma io mi sento un po’ confusa…” Quistis si era levata gli occhiali e li aveva posati sulla sua scrivania.

 

Tutti e due non avevano fatto che balbettare stupidaggini, spiegazioni affettate e malamente inventate e ormai Squall gli aveva dato talmente tanti calci sotto a quella scrivania da ridurgli la gamba ad un moncherino maciullato. Erano stati sciocchi, ed erano stati così impegnati a distrarsi a vicenda da quello che era successo che non avevano preparato una storiella comune da raccontare alla loro Quis che adesso probabilmente iniziava ad arrabbiarsi di brutto.

 

“E’…è proprio caldo qui non trovi? Magari apro la finestra così rinfreschiamo…” aveva iniziato Squall, cercando di alzarsi in piedi e di sottrarsi allo sguardo penetrante e vagamente alterato della ragazza.

 

“Seduto! Non ho per niente finito con voi. O mi dite cos’è successo o…Irvine la smetti di muoverti in quel modo? Mi stai facendo venire il mal di mare!”

 

Non era proprio facile rimanere seduto, perché aveva qualche problemino a livello fisico che non sembrava particolarmente felice di rimanere a lungo contatto con una superficie dura. Il suo sedere. Era…bè…quell’hentai senza ritegno se lo era lavorato ben bene! Desiderava un bel cuscino, un soffice profumato cuscino!

 

“Scusami bellissima ma sono un po’…ha!!! Giusto! Sono caduto vero Squall? Il Gf è balzato fuori da dietro una pietra e…BU!” si era alzato di scatto, cosa che aveva fatto sobbalzare comicamente Quis indietro sulla sua poltroncina. “Ecco che sono caduto e ho sbattuto il mio stupendo e magnifico se non principesco sedere sul pavimento! Ho sentito proprio malissimo…ma Squall in una sola mossa l’ ha steso quel bastardo! HAHHAHAHAH!!!”

 

“Ma…non avevate detto che non c’era stato nessun attacco?”

 

Squall era arrossito e si era impietrito dopodiché in uno slancio di fantasia era parso riprendersi. “Non voleva attaccarci! Voleva solo…sì…capire chi era che veniva a disturbare il suo…”

 

“LUNGO RIPOSO! Vedi…Osis non sta bene da solo a lui piace stare con le persone…perché…perché è…un GF da compagnia capito?”

 

Quistis spostava quasi spaventata lo sguardo da uno all’altro. “Ma…ma ragazzi…”

 

“E poi è molto potente siamo stati fortunati! Gli siamo stati subito simpatici, quindi ha acconsentito subito a venire con noi…” aveva spiegato con foga, battendo la mano sulla scrivania e facendo svolazzare un paio di fogli sul pavimento che Quis si era subito accinta a raccogliere e risistemare.

 

“Non ho capito ancora i parametri né l’utilità di…Osis? E’ così che lo avete chiamato?”

 

“Veramente si chiamava già così.”aveva asserito Squall per poi arrossire, rievocando la circostanza in cui il GF aveva rivelato il suo nome.

 

“D’accordo. Dunque?”

 

“Oh Quissy è così bellino così dolce!!” Irvine aveva cercato disperatamente di assumere la tattica di Selphie e cioè parlare a casaccio e dire stupidaggini alla velocità della luce in modo da stordire chi gli stava di fronte e avere la meglio…ma Quistis dopo essere sopravvissuta alla Selphie reale non aveva fatto caso alla sua performance e lo aveva zittito con un occhiata severa.

 

“Cosa fa questo GF? Se non lo dite a me dovrete darmi un resoconto scritto e dettagliato che farò leggere direttamente al preside dopo averlo sottoposto alla commissione disciplinare del Garden con voi due…”

 

“Comanda la mente! Ti fa fare quello che gli pare e quindi…immagina quali danni mortali può dare ai nemici!” la Commissione disciplinare proprio no.

 

“Oh…capisco.” Finalmente Quis si era seduta tranquilla ed era rimasta qualche secondo in silenzio. “D’accordo. Chi di voi due lo possiede?”

 

“…nessuno di noi lo ha…attivato.” Aveva azzardato Squall. In effetti Osis non sembrava esattamente un Gf che potevi evocare a comando, sembrava più avere una vita propria…Gilgamesh poteva bene o male rispecchiare il suo modo di agire: esattamente quando ne aveva voglia. -_- ha…”Preferiamo prima studiarlo più attentamente.” Oooh che splendida puntualizzazione!

 

“D’accordo. Benissimo ragazzi, allora la missione è stata portata perfettamente a termine! I vostri soldi vi saranno forniti entro breve, vi ringrazio per aver servito onorevolmente il vostro Graden ancora una volta.” Ecco qui la formula di congedo e di liberazione ufficiale che Quis usava sempre. Aveva tirato un gran sospiro di sollievo, Squall era già scappato fuori dalla porta. Aveva fatto per seguirlo ma Quis lo aveva bloccato per un braccio con un largo sorriso compiaciuto e un vago rosso sulle belle guance.

 

“Osis he?”

 

“…ehm…”

 

“Sono contenta che sia tornato ad aiutarci…” gli aveva strizzato un occhio, dandogli una spintarella per farlo uscire dall’ufficio e chiudere lentamente la porta. Oh…dunque…la signorina Quistis conosceva Osis? Lo conosceva…^_^ quanto bene? Si era subito messo a bussare implorandola di farlo entrare ma Quis non aveva avuto nessuna pietà.

 

 

 

 

“Cosa stai cercando di dirmi Squall?” Rinoa aveva strizzato i suoi subdoli occhietti da talpa informe e si era piazzata le mani su quei fianchi da lavandaia. Come poteva non capire?

 

“Non voglio che tu mi cerchi più, non parlarmi, non guardarmi, cerca di girare al largo. Non è difficile.” Aveva ripetuto Squall freddamente cercando di non sembrare troppo contento ma poteva vedere il vago rossore che gli affiorava sulle guance. Non era imbarazzo.

 

“…ma perché? Noi ci amiamo! Squall…non mi puoi lasciare!” aveva strepitato in una vocetta lamentosa Rinoa, aggrappandosi al braccio di lui…adesso si lanciava a strappargliela di dosso e la chiudeva nel primo bidone dell’immondizia che trovava…avrebbe adorato rimanerci seduto sopra per non farla uscire.

 

“Lo sto facendo.” Se l’era scrollata di dosso rimanendo impassibile. Le aveva voltato le spalle e aveva iniziato a camminare a passi lunghi e ben distesi per il corridoio ma Rinoa con un grido plateale di dolore gli si era avvinghiata alla vita.

 

“No Squall! Ti prego! Non spezzarmi il cuore…io sono l’unica che ti ama lo sai! Tutti dentro questo Garden ti danno lo colpa di quello che è successo! Io sono l’unica…”

 

“Chiudi la bocca, stai dicendo delle cose stupide. E non mi toccare.”

 

“Squall io ti amooo…”

 

“E io no.”

 

“Ma perché??? Perché???” Rinoa gli si era gettata quasi in ginocchio di fronte ma Squall si era veduto bene dal lasciarglielo fare e l’aveva trascinata in piedi per un braccio mollandola subito dopo.

 

“Finiscila con queste scene, sono inutili.”

 

“Inutili?”

 

Ora vomitava. Ancora una parola prodotta da quella donna e si sentiva male.

 

“Irvine.”

 

He??? Si era bloccato proprio mentre produceva le sue smorfie migliori…dunque la sua capacità di occultare la presenza non era buona quanto pensava! Facendo finta di nulla si era mosso dal suo nascondiglio e aveva raggiunto l’amico.

 

“Oh Squall! Ma che coincidenza! Rinoa…”

 

Rinoa lo aveva fissato con grandi occhioni lacrimosi da Cocker e aveva fatto per lanciarglisi al collo, lui l’aveva agilmente schivata. La ragazza l’aveva fissato confusa con occhi vacui.“Oh…scusa ma non ho potuto lavarmi bene e torno or ora dal centro di addestramento…meglio starmi lontano he!!!”

 

“Non posso amarti, perché ho capito che non mi piacciono le donne.”

 

“Co…cosa?” Rinoa lo aveva fissato, poi si era voltata verso di lui e ancora verso Squall. “Squall…tu…tu sei…un finocchio? Cioè…sapevo che a Irvine basta che una cosa respira ma tu…” la ragazza si era coperta la bocca in dimostrazione del suo sgomento.

 

Squall lo aveva improvvisamente afferrato per la vita e se lo era attirato contro…lo aveva baciato. Non un bacino casto e puro ma un bacio di quelli veri, lingua e tutto il resto. Non aveva nemmeno avuto il tempo di rendersi il conto di cosa stava capitando, (ed era grave se non quasi impossibile per uno come lui ma quella cosa era…troppo!), che Rinoa già correva via piangendo e ululando, sotto lo sguardo esterrefatto degli altri ragazzi…

 

Squall era già tranquillo e assorto al suo fianco, come nulla fosse successo a guardare la sagomaccia di Rinoa che scappava da quella terribile verità. Quando si era accorto del suo sguardo sconvolto aveva fatto spallucce. “Credo non mi verrà più a cercare.”

 

“…oh…già. Complimenti bella trovata!”

 

“…scusa, ma ormai non penso che…” Squall aveva di nuovo alzato le spalle troncando il discorso e camminando velocemente verso l’ascensore. “E’ ora di andare a lezione.”

 

Era rimasto a fissare la schiena del suo capitano che si allontanava…Squall si era fermato e si era girato verso di lui con un piccolo sorriso, gli aveva fatto un cenno con la testa e gli aveva teso una mano.

 

“Irvy…andiamo! Quis e gli altri ci aspettano!”

 

MISSIONE COMPLETA.

 

 

The end.

 

 

 

Yuna:^O^ QUISSY! ^_^ Ho finito! ^O^ Ho Finitooooooooo!!!!

Irvine:^_^ haaa carina sta fic! Però sai…mi sento un po’ insoddisfatto perché alla fine non è che io e Squall…

Yuna:ToT…

Irvy:O_O NO! Non voglio dire che non mi piace solo che…che…

Yuna:>_< CHEMMERDACCIA SEI! E io…che mi sono impegnata tantissimoooo! T_T

Irvy: STOCK °_° (<-colpitissimo di essersi preso della merda).

Squall:-_- Questa fanfiction è completamente in OOC quindi non credete che in una situazione reale i personaggi si comportino in questo…

Yuna: -_- Stai scherzando? TU invece sei perfetto…ti ho descritto esattamente come sei in realtà non far storie o ti faccio fare un brutta fine…

Osis:^_^ heheheh… (passa un dito sulla schiena di Squall)

Squall:°____° (brivido) -_- Ok.

Yuna:^_^ bene siamo tutti contenti?

Squall:-_-.

Irvine:^_^’’’ certo! Dai Squall dillo anche tu…certo! Coraggio…

Squall:-_- certo. Felicissimo.

Yuna:^O^ bene! ^O^ hahahha! Quindi…^O^ Anche questa è per te Quissy-chan!

 

 

Dedicata alla mia Quis

Che con tanta pazienza non si stanca mai delle mie follie

^*^ un bacio tesoro!

^_^ la tua

 

Yunieeeeeeeee! ^O^