Nota: nn è molto comprensibile... diciamo che sono i pensieri di Sevi ... ma contiene spoiler sul 16 volumetto ..
anzi diciamo che senza aver letto quello... non si capisce nulla ... spero di non essermi allontanato troppo dal personaggio


Tu l'orgoglio... io la pena!!

di Aphrodite


È solo seta. Le nostre labbra sono separate solo da questo sottile strato di stoffa che, liscia e fresca, solletica in ogni parte il mio mento e le gote, cinte strette. 
Il mento e le gote... da quando non penso più a loro come tali... da quando non sento quello che erano prima, cioè rosei petali di pesco, invece che carne avvizzita e da nascondere per la vergogna?
Da quando me ne sono andato... da quando sono fuggito da te, dalle tue parole roventi che mi marchiavano la pelle più di come è marchiata ora...
Invidia... io invidioso? O dovrei dire invidiosa? Già perché non sono più quella che dovevo essere allora, ora sono cambiato anche nel fisico e nella mente... prima ero puro... prima ero un angelo puro, ma ora cosa sono? Faccio prima a dire quello che credevo di essere fino a quando non ti ho rivisto così vicino e sofferente...
Io che credevo di essere lindo e casto mi trovo ancora te che mi dici di provare gelosia, invidia ... mi dici di gettare la maschera, mi dici SOLO di lasciare in pace il ricordo suo, un ricordo candido come le ali di un angelo quale lei era...
Mi hai accusato di amarti... mi hai accusato di tessere contro di lei, forse, chissà quale silente tranello... mi hai odiato con quelle parole, mi hai disprezzato!
Lei la santa, pura, casta donna del generale. Io la misera assistente che poteva ricevere solo compassione! Allora chiami amicizia quella compassione? Io donna, ma comunque forte, io vita ma comunque destinata ad essere morte in continua sua presenza. Lei che asciugava le mie lacrime e che sussurrava di smettere di essere così remissiva, lei che dava consigli, lei la mamma, la sorella, la zia!
Avevo forse bisogno di questo? Avevo bisogno di qualcuno che mi facesse capire con parole così ipocrite e mal sentite che ero un rifiuto del cielo, che il peccato non commesso da me ma da coloro che mi avevano creato, era vivo in quel segno, una croce... rovesciata... scolpita sulla fronte come il segno forte di una cicatrice?
Eh, eh, eh.. ma di cosa mi lamento? Era già tanto se non la chiamavate "difetto di fabbricazione della catena di montaggio di Dio"! Noi... i figli di provette e di materiale organico e inorganico.
E io lì a lavorarci dentro a quelle macchine infernali. Io l'assistente della prima donna! Io che osservavo la vita... che volevo essere osservata da occhi troppo glaciali che avevano luce solo per lei...
Lei la tua dea.
Io... l'amica invidiosa che non poteva fare altro che mordersi le labbra e i polpastrelli, che rimanevo a guardare mentre tu la distruggevi.
Perché dicevi che la mia era solo invidia? Con quale cuore potevi dire ciò? Ma come faccio a pensare ancora che tu avessi un cuore! Il tuo cuore era tutto concentrato negli omicidi e nelle morti gratuite che le tue armi portavano... ed era tutto concentrato in lei.
E ancora adesso mi ricordi quei momenti e mille echi mi riportano le tue parole alle orecchie... insieme al ronzio della disperazione, insieme alla disperazione di vederti ancora così cinico con me che non avevo colpe!
"Mi dici di non avvicinarmi ad Anael? Me lo chiedi perché sei sua amica? Non ti sei accorta di niente, Laira?"
La tua voce calda per lei, fredda per me nel pronunciare quello che era il mio nome... una melodia solenne nel parlare di lei, una fredda e biascicante nenia, quasi piccola ninna nanna per una morta, quando ti soffermavi su me, su me che credevi invidiosa e che invece ero solo disperata!
Un singhiozzo, un ricordo nel mio cervello. Era un singhiozzo di Laira? Forse sì... o forse era solo un singhiozzo mio al ricordo di lei che io ero. Io venuto fuori dalle mani della tua donna, forse... senza che lei sapesse che maneggiava le mie membra. Già... perché lei, la prima donna, forse mi voleva bene, anche se secondo me aveva un modo blasfemo per dimostrarlo.
Anael era una donna bellissima, Anael era la santa...
Il mio singhiozzo rimbomba in me come se fosse il singhiozzo di un'estranea. Ma, in effetti, è il singhiozzo di un'estranea! E quel corridoio che quell'estranea percorre nella mia mente è estraneo ai miei ricordi, ai ricordi di uno dei sette grandi angeli...
Lei che corre, io che corro e quelle tante mani, graffi sulla mia pelle, lo sfregio sul mio viso, le loro parole empie, la loro rabbia contro di me che non avevo colpe! Anael forse ferma al tuo fianco, in procinto di baciarti, questo vide la sua immaginazione mentre sprofondava nella violenza degli uomini... (erano forse i tuoi uomini?) e lei, Laira, la timida, che chiamava te!
E sangue che correva sui muri, io che diventavo una piccola cavia da laboratorio, fatta a pezzi, smembrata... ed ora ricordo il passaggio netto dal mio essere donna al mio essere uomo. Io angelo superiore, io custode di Metatron, il bimbo adulto per forza!
Ora non sono più lei o sono lei e ti guardo con i suoi occhi. Forse di lei mi han trasmesso solo il cuore... o la mente. Per te ero la cagna bastarda che sputava sulla gentilezza della tua bella. Per te ero la viscida serpe che tramava contro la tua dolcissima donna.
Forse pensavano la stessa cosa quegli uomini, quegli uomini che mi saltarono addosso che mi riempirono di improperi, che fecero di me un ammasso di sangue sconvolto. Quelli che maneggiarono il mio fiore di cristallo come se fosse infrangibile ... e che invece videro quel fiore sgretolarsi tra le loro mani. Loro, che fecero violenza a me che ero innocente. Io che per te ero colpevole anche nella mia innocenza. Io che avevo tutti i torti di questo mondo, io l'invidia, io la paura di non essere amata, io la rabbia e l'odio.
Anael... lei era cattiva con me. Mi trattava come una bambina, come io ora tratto Metatron... io per lei ero da difendere, non avevo alcuna dignità... ma le volevo bene. Non ti dissi di lasciarla per me, per quanto il mio cuore fosse malato già a causa tua, le dissi di lasciarla per il suo bene... e per il tuo bene. Per quell'amore diverso che provavo per entrambi sacrificai me stesso. Non invidia... non gelosia, non odio... era amore, il mio.
Desiderio di vedervi sani e salvi, potevate vivere la vostra vita lontani dal peccato! Potevate essere felici senza distruggere le vostre esistenze. Io, infelice, ero disposta a dire di no all'amore distruttivo che sentivo, io lo facevo per voi...
E tu mi consideravi indegna della sua amicizia. E tu che difendevi la tua dea a modo tuo, calpestando i miei sentimenti.
I miei... non son più lei. Lei è morta io sono rinato eppure... ora le cose son per me ancora più difficili. Credo di averle fatto male, di averne fatto ad entrambi. Io ERO puro. Lei era la mia anima pura e casta... ora sono quello che tu eri una volta, generale!
Sono malvagio, freddo e irrispettoso. Cerco un mondo libero dal peccato per soffocare il mio passato. La loro violenza... era stata dura e fredda. Loro mi avevano ucciso e ancora sento le mie labbra premute contro il pavimento duro, duro come il mio corpo che si irrigidiva. Io la brutta, io il mostro, io il rifiuto del cielo!
Nessuno deve più soffrire per quegli atti impuri. Nessuno deve più rovinare a terra premuto da mani possenti e volgari per il piacere altrui... il cielo è la dimora della santità, la purificazione deve avere atto!
Eppure lei, la brutta, la misera e debole, non aveva i miei stessi pensieri. Voleva subire... voleva che la violenza si sfogasse su di lei per salvare Anael e il suo amore.
Era lei che hai accusato di essere volgare e scurrile? Era lei la troia maledetta? Ero io che sono lei ad essere ancora innamorato di te, a dover ancora sopportare le ferite in questo corpo squassato dai singhiozzi forti?
Il mio corpo di uomo... dal cuore di Laira.
Stacco le mie labbra da te, forse non hanno nemmeno toccato le tue, perfette, anche nella violenza dei carcerieri, anche nella mia violenza che ti ha aperto una ferita fisica sul petto maschile.
Mi hai vinto ancora. Non ti lamenti. Non emetti ne gemiti ne sospiri. Sei suo anche adesso che lei è morta da tanto tempo e ancora mi consideri maledetta per l'eternità... o maledetto?
Tanto per me è la stessa cosa. Non ha più senso nascondere il suo cuore dentro il mio petto, non ha più senso osservarti da lontano e tenerti sotto controllo. Tu, il mio amore, tu, la mia vita, tu cospiratore. Contro di me che ti amavo, che ti amo... anche se con il mio corpo di uomo, ti amo. Anche con la mia mente di uomo, ti amo. Forse ti avrei amato anche se non fossi stato lei, anche se lei non si fosse estinta con la mia nascita.
Doverti amare anche se disprezzato, doverti amare anche se odiato perché l'amore ha la stessa forma di una pietra sfaccettata che da una parte è liscia e levigata e dell'altra è tagliente come un rasoio. Se l'amore lo prendi dalla parte tagliente le ferite ti bruceranno tutta la vita perché la pietra è coperta di sale e ogni movimento ti fa penetrare più a fondo i cristalli. E loro bruciano... riducono le tue ferite a piaghe purulente. Ma tu e Anael... quella pietra l'avete afferrata dalla parte levigata e vi siete beati del suo fascino.
Ed ora che lei non c'è più... continuo a ferirmi. Ti ho tenuto al mio fianco come presunto alleato. Ti ho amato in silenzio con questo suo cuore rumoroso... lo senti anche ora, vero?
Ora che finalmente mi tendo ad abbracciarti, a poggiar la testa sulla tua spalla. I tuoi capelli che lei, la dea, ha assaporato come nessun altro. Questi lisci e lunghi fili magici scuri come la notte dei tempi, che si impiastricciano di sangue e di morte, che volano come farfalle intorno alle mie dita sottili, ripiegate come gli artigli di un drago...
Io il famelico, io lo spietato! Io il peccatore...
Il tuo viso distrutto... tu il bello anche nello sfregio del tuo volto. Ai miei occhi, sovrano, al mio sguardo, re!
Io che sono uno scempio imperfetto. Io che non sono neanche più angelo puro, io che ho peccato più di altri, io che sono debole e morente. Aggrappato al tuo corpo seminudo, al tuo sangue caldo, avvinghiato a quel corpo che lei conosceva, che io amavo e che lei aveva, soffro. Eppure dovrei gioire. e invece soffro.
E osservo con occhi vacui i nostri serici capelli che si uniscono in volute dolci nell'aria in cui siamo immersi... quanto vorrei che fossero le nostre anime a mischiarsi in questo modo così sensuale e dolce... e anche i nostri corpi.
Ma la mia anima non c'è più perché la sua è scomparsa e agli angeli non è permesso accoppiarsi, tu questo lo sapevi ma con lei, la bella, lo hai fatto. I vostri corpi e i vostri spiriti erano uniti e io, povero angelo imperfetto, lì a guardarvi e a soffrirne.
Eppure non ti dissi quelle cose per far torto a lei. Vi amavo troppo, anche se lei era la prima donna e io solo una comparsa in questo spettacolo orrido che è stata la nostra breve vita tra i cieli! Non dissi di lasciarla perché volevo prendere il suo posto. Avevo sinceramente paura che vi scovassero... e ora sento il rimorso di averti fatto questo, per questo ti offro un'ultima opportunità. Ti chiedo di servire la mia causa. Voglio salvarti ancora! Ma tu mi accusi di nuovo: io invidia, io odio, io desiderio di vendetta.
Io... ti amo.
E mi stringo più forte a te, le mia braccia ti allacciano, le mie dita si stringono sulla tua pelle ferita, ma non per straziare come artigli affamati di sangue, ma per toccare e portare il sollievo alla tua pelle devastata.
Io... continuo ad amarti, stringendo il tuo corpo da uomo, stringendo il tuo sangue di angelo buono agli occhi dei ribelli.
E i nostri corpi si sfiorano, il mio racchiuso in questa tunica stretta, quasi piccola cella per un corpo rovente, quasi piccola gabbia per la mia passione. Io impuro e maltrattato. Io peccatore e usurpatore.
Io che ti amo nell'amore che lei ha provato per te, io che ti amo come Sovoftarta e come Laira. Io che ti amo come me stesso e con il suo cuore. Io che ti amo... con il mio cuore e come ti amava lei.
Io che ti desidero come lei non ti ha mai desiderato. Io che ho infangato persino l'amore puro che l'angelo segnato dalla croce rovesciata provava per te.
Io sono l'invidia, l'odio e il disprezzo. Accusami ora, forse hai ragione, ma lei era il candore della neve, la dolcezza del miele. Lei era triste...
Ancora spingo la mia fronte nell'incavo della tua spalla... il sapore del tuo sangue, la tua morte prossima, la tua indifferenza, la pena che io ti ho inflitto...
E ancora il mio amore prorompente, quell'amore che non è più il suo, che sarà sempre il suo...
Io ti amo... Laira ti amava... noi ti amiamo.
Tra poco sarà tutto finito... io sono debole, nella mia forza, sono debole con me stesso. Oh Zafkiel! Chiedimi il cielo! Chiedimelo e io te lo darò! Chiedimi di stare con te, chiedimelo e io rimarrò al tuo fianco. anche contro il mio progetto!
La tua dea l'hanno portata via gli uomini scuri! La tua dea è scomparsa, impazzita chissà per quale lido. Rimane qui la piccola, fragile, misera Laira... lei non ha mai avuto nulla... e io che sono e non sono lei, non mi è mai capitato di essere felice.
Allevia il dolore del consigliere, allevia la mia pena.
Mi sollevo leggermente facendomi leva sulle tue spalle. Guarda questi miei occhi che sanguinano per te. Guarda con le tue polle ghiacciate in questi occhi... questi occhi che soffrono, che piangono per l'amore che provo per te.
Io ti amo...
Mai nessuno ha visto gli occhi di Sevoftarta sanguinare di lacrime... eccomi, sono qui; pronto a subire la pena di doverti vedere morire per mio ordine!
Mi stacco e ti guardo.
Tu l'orgoglio... io la pena!




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