Titolo:
[Happy Xmas Fic - Original - Omega III]
Genere:
fantascienza,
yaoi
Parti: 1/1
Rating:
NC-17, angst
Pairing:
MyronXErland, ErlandXMyron
Disclaimer:
i
personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.
Buona
lettura!
---
Omega
III
di Bombay
13 settembre
572 PC – Rapporto di
Myron Barrin
medico della base Omega III.
Rory e Galan
sono usciti in esplorazione dopo l’allarme della base Omicron II, raggiunto
l’obbiettivo hanno trovato solo una ragazzino vivo nella zona, unico superstite
dei 63 abitanti dell’insediamento.
Oggi le sue
condizioni sono stabili non ha subito danni fisici o psichici rilevanti.
Il suo nome
è Erland Shaw numero di identificazione ##0041##
---
Spento il
computer, il medico si passò le mani sul viso stanco. In quel posto tutto era
sui toni del bianco e dell’azzurro.
Come fuori
da lì. La neve ed il ghiaccio ricoprivano tutto.
La
Seconda Era Glaciale la chiamavano gli storici.
Un inferno
di gelo lo chiamava lui.
Dopo la
caduta della meteora, il clima della Terra aveva avuto un brusco cambiamento e
da cinque secoli le generazioni avevano conosciuto solo il freddo ed il gelo.
La base
Omega III era una tra le più grandi di quella che un tempo era chiamata Europa,
ora quelle distinzioni non esistevano più. C’erano solo dei grandi centri sotto
la neve iper tecnologici che permettevano alle persone di sopravvivere.
Erano
strutture calde ed accoglienti le più piccole ospitavano da 50 a 100-150
abitanti, altre più grandi erano comunità che raggiungevano anche i 500
individui.
Il tipico
rumore della porta scorrevole che si apriva destò Myron dai suoi pensieri.
“Stai ancora
lavorando” affermò, per nulla sorpreso, Halvor il capo della base.
“Sì, sto
finendo il rapporto sul ragazzo superstite, è un miracolo che sia sopravvissuto
senza gravi conseguenze”
Halvor
scrollò le spalle con non curanza “Più che un miracolo credo sia fortuna”
sospirò.
“Va a
riposare” consigliò posandogli una mano sulla spalla “Domani sarà una lunga
giornata”
Myron attese
che l’uomo uscisse e si lasciò andare contro lo schienale della sedia,
passandosi la mano tra i corti capelli biondi “E quando non lo è?” rifletté tra
sé.
Con uno
sbuffo si alzò e si diresse nella stanza del ragazzo. Tutto era silenzioso ed
immoto.
Gli prese il
polso tra le dita e ne costatò le pulsazioni.
Sulla sua
scheda aveva letto che Erland aveva 25 anni, anche se la sua corporatura minuta
ed il suo viso, incorniciato da morbidi capelli neri, smentiva questo dato,
facendolo apparire più giovane.
Inoltre
aveva appreso che alla base Omicron II, il ragazzo era il Secondo Tecnico
Elettronico.
“Notevole”
mormorò tra sé.
In quel
momento Erland chiuse la mano intorno alla sua e poco dopo aprì gli occhi,
palesemente disorientato.
Myron attese
fino a quando i loro sguardi non si incontrarono.
“Dove sono?”
sussurrò con voce flebile e stanca.
“Sei
nell’infermeria della base Omega III, qualcuno ha inviato un S.O.S. da Omicron
II. Quando la nostra squadra vi ha raggiunto, ha trovato solo te come unico
superstite della comunità. Mi dispiace” sussurrò, vedendo gli occhi neri di
Erland riempirsi di lacrime.
“Io… ho
lanciato io l’S.O.S.” mormorò, passandosi il dorso della mano sugli occhi.
L’uomo
strinse la sua mano nella propria.
“Sono il
dottor Myron Barrin, medico della base. So che non ti è di conforto, ma sei il
benvenuto qui”
“Grazie”
sussurrò mordendosi le labbra.
Il medico
controllò la flebo, l’antidolorifico si era esaurito. Quando era stato ritrovato
il ragazzo era mezzo congelato, ma fortunatamente non aveva riportato danni
gravi, però il suo copro, tornando a riscaldarsi, gli procurava forti dolori.
Myron
sostituì il flacone e rimase con lui fino a quando non si addormentò.
Erland
rimase nell’infermeria per due giorni, il suo fisico reagì bene alle cure, ma
Myron era comunque preoccupato nel vedere il ragazzo isolarsi e rifiutare i vari
tentativi di amicizia dei giovani della base.
Il medico si
sorprese ad osservarlo più del dovuto, nei momenti in cui si incontravano nelle
zone comuni. Erland era agile e snello, cosa messa in risalto dalle tute
aderenti e chiare, che erano le divise delle base.
Era rimasto
catturato dal modo in cui il giovane si sistemava una ciocca di capelli dietro
l’orecchio quando qualcuno gli parlava, i suoi modi cortesi e gentili, ma il suo
sorriso era triste e remoto. Non era in grado di immaginare cosa si potesse
provare ad essere i soli sopravvissuti di una comunità, sicuramente aveva degli
amici, i parenti e forse una compagna.
Quel
pensiero gli fece provare un moto di gelosia inaspettato e sorprendente.
Neria gli
sventolò davanti al naso una cartella.
“Sei qui con
noi o su un altro pianeta?” domandò.
“Cosa?”
chiese riscuotendosi dai suoi pensieri.
“Niente,
lascia perdere” sbuffò lei “Il tuo turno è finito da dieci minuti, va a cena” lo
spronò, sospingendolo fuori dalla stanza.
Myron digitò
il codice e chiuse la porta dell’infermeria, quindi si recò nella sua cabina e
si fece una lunga e rilassante doccia. Si asciugò e si infilò una tuta pulita
quindi si recò di buon passo alla mensa.
Tutte le
basi erano autonome per quanto riguardava gli approvvigionamenti. Vi erano serre
dove venivano coltivati tutti i tipi di frutta e di verdura e negli allevamenti
vi erano tutti i generi di animali.
Il medico si
riempì il vassoio e si guardò intorno per trovare un posto a sedere. La sua
attenzione venne attirata da Erland seduto da solo ad un tavolo in disparte.
“Posso
sedermi?” domandò, riportando il ragazzo alla realtà.
“S-sì”
balbettò colto alla sprovvista.
“Sei
vegetariano?” indagò, notando un vasto assortimento di verdure nel piatto del
ragazzo.
“No, ma
ultimamente non ho molta fame” rispose scrollando le spalle.
Myron iniziò
a mangiare in silenzio.
“Avevi
parenti ad Omicron II?”
“No, i miei
genitori sono entrambi ad Alpha IV. Quando ho concluso gli studi mi hanno
mandato ad Omicron II, e tu?”
“I miei
genitori sono entrambi medici: mio padre è pediatra a Delta I, mentre mia madre
è chirurgo ed è rimasta ad Omega I”
Erland fece
un pallido sorriso “Halvor mi ha chiesto di restare in questa base, gli farebbe
comodo un altro tecnico”
“E’ una
buona idea” disse sperando, in cuor suo, che il ragazzo accettasse.
Avrebbe
avuto molto tempo per decidere visto che l’ultimo convoglio adibito al trasporto
passeggeri era già partito più di un mese prima e non ne erano previsti altri
fino al nuovo anno. Inoltre per arrivare fino ad Alpha IV, avrebbe dovuto fare
tappa a Theta V.
A differenza
di altre basi, Omega III, non era completamente sotto il ghiaccio. Grandi cupole
permettevano di vedere il deserto bianco che si estendeva all’esterno.
Anche buona
parte degli alloggi erano dotati di oblò che consentivano di guardare fuori,
scandendo le giornate con la luce naturale e non con quella artificiale.
Myron ed
Erland rimasero a parlare per lungo tempo, fino a quando il medico non si
accorse che il ragazzo faticava a tenere gli occhi aperti.
“Sì è fatto
molto tardi è meglio andare a riposare” suggerì.
Si
incamminarono lungo i corridoi fino all’alloggio di Erland.
“Grazie per
la piacevole serata” ringraziò quest’ultimo con lo sguardo basso, scomparendo
dietro la porta scorrevole.
- ALLARME -
ZONA 12 COMPROMESSA – ALLARME -
Myron si
destò di soprassalto, la luce rossa ed intermittente lo accecò.
Imprecando
saltò giù dal letto e si vestì alla meglio.
Tutta la
base era in subbuglio, la temperatura si era abbassata repentinamente. Qualcosa
non andava nel sistema di riscaldamento e di termoregolazione dell’edificio. Se
non facevano immediatamente qualcosa sarebbero morti tutti congelati, come ad
Omicron II.
Il medico
represse un brivido di freddo e di paura. Raggiunse correndo la Sala Comando. Lì
trovò Halvor intento a dare ordini frenetici.
“Cosa
succede?” domandò, anche se si era già fatto un’idea della situazione.
“Due dei
computer principali sono saltati, non riusciamo a sigillare le zone compromesse.
Il gelo sta entrando e noi non riusciamo a fermarlo” spiegò “Se non lo facciamo
per noi è la fine. In casi come questi, la base diventa una trappola per topi”
Erland si
sedette accanto a Derian.
“Lasciami la
console, dobbiamo
bypassare
il sistema” spiegò.
“Sei matto,
ci vorrà un’eternità” protestò.
“E’ la
nostra unica speranza. Fammi provare” insistette.
Derian si
volse verso Halvor che annuì; Erland prese il controllo: le sue dita volavano
sulla tastiera digitando codici su codici. La sua espressione era determinata e
controllata, si era estraniato da tutti mantenendo la calma che in quel momento
aveva abbandonato anche i più veterani.
Halvor,
Myron e Derian osservarono lo schermo con apprensione, con il cuore in gola,
ogni momento che passava il freddo si faceva più pungente.
- ALLARME
RIENTRATO – ALLARME RIENTRATO -
Scandì la
voce metallica del computer centrale; Halvor tirò un sospiro di sollievo vedendo
le zone rosse tornare verdi.
Un applauso
spontaneo esplose da tutti i presenti nella sala comandi.
Solo Myron
si accorse del disagio del ragazzo e del lieve velo di sudore che imperlava la
sua fronte.
Il
cercapersone del medico suonò “Devo andare, hanno bisogno di me” disse ad
Halvor, ma era riluttante a lasciare Erland, il quale appariva del tutto
sperduto tra quelle grida di giubilo.
20 ottobre
572
PC – Rapporto
di
Myron
Barrin medico della base Omega III.
Grazie
all’intervento provvidenziale di Erland, abbiamo scongiurato una catastrofe per
l’intera base. L’avaria nei sistemi elettronici è stata risolta con successo.
Erland ha intuito che nel sistema operativo c’è una problema che periodicamente
può compromettere la sicurezza della base.
Nota
personale: il ragazzo ci sa davvero fare con i
computers.
---
Myron lasciò
l’infermeria per raggiungere la mensa dove il consueto trambusto lo accolse. Non
amava il rumore ed il caos, quando poteva, preferiva mangiare da solo nella sua
stanza.
Una buona
parte degli abitanti della base si era riunita a festeggiare lo scampato
pericolo, ma Erland non era tra loro.
Halvor si
avvicinò al medico con un sorriso, porgendogli un bicchiere di vino rosso.
“Erland mi
ha detto che non si sente bene, prima di ritirarti va ad accertarti delle sue
condizioni, sono preoccupato per quel ragazzo”
Terminata la
cena Myron si avviò lungo i corridoi fino alla cabina di Erland. Suonò, ma non
ottenne risposta.
Provò
ancora: niente.
Stava per
andarsene quando con un sibilo la porta si aprì.
La stanza
era costituita da un salotto ed una porta dava sulla stanza da letto che
includeva anche un bagno.
Myron avanzò
ed osservò Erland sulla soglia della stanza da letto. Era pallido ed aveva gli
occhi rossi.
“Halvor mi
ha detto che non ti senti bene, così sono venuto ad accertarmi delle tue
condizioni”
Il ragazzo
scrollò le spalle.
“In mensa
tutti stanno festeggiando, sei praticamente un eroe” disse con un sorriso al
quale il ragazzo non rispose.
“Non sono
dell’umore adatto. Ti ringrazio per la tua premura, ma vorrei restare solo”
mormorò tornando nell’altra stanza.
Myron rimase
per un momento immobile al centro del salotto quindi fece per andarsene quando
sentì un singhiozzo provenire dalla camera adiacente.
- Fatti gli
affari tuoi –
si ammonì, ma invece di lasciare la stanza si affacciò su quella del ragazzo
vedendolo seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro, la testa posata
sulle ginocchia e le spalle scosse dai singhiozzi.
Si avvicinò
e si sedette sul letto.
Aveva
sfogliato il rapporto fatto da Erland a riguardo della tragedia avvenuta ad
Omicron II, era accaduta più o meno la stessa cosa successa a loro poche ore
prima, solo che la prontezza del ragazzo,, a riconoscere il problema e ad
affrontarlo, aveva salvato le loro vite.
Myron non
sapeva cosa fare, quindi gli posò semplicemente una mano sulla spalla, lo sentì
sussultare e lo vide stringere con forza i pugni.
Non disse
nulla, non c’erano parole per consolare quel dolore.
“Non ho
fatto in tempo ad intervenire” sussurrò dopo molto tempo.
“Avrei
dovuto essere alla console ed invece…” aggiunse, asciugandosi il viso con la
manica della tuta.
“Tutti
possono commettere degli errori” cercò di confortarlo.
“Il mio
errore è costato la vita a sessantadue persone, tra cui…” la sua voce si spense
in un singhiozzo.
Spinto da un
impulso che comprese solo in seguito, lo attirò a sé e lo abbracciò.
“La tua
ragazza” concluse, passandogli una mano sulla schiena, avvertendo ancora la
stretta della gelosia, ma scacciandola subito.
Erland
scosse la testa ed il medico corrugò la fronte mentre il ragazzo si allontanava
da lui.
“No, ero con
il mio ragazzo” sussurrò con lo sguardo basso.
“Era il mio
turno alla console di comando quando Rowan è venuto da me. Se non l’avessi
seguito, se… se… stavamo facendo l’amore quando è scattato l’allarme. Se non
avessi abbandonato la mia postazione avrei potuto fare qualcosa. Sono solo
riuscito a lanciare l’S.O.S.”
“Se non
l’avessi fatto, non ti avremmo trovato e saresti morto” iniziò, ma Erland si
volse verso di lui furente.
“Sì, sarebbe
stato meglio, perché ora non dovrei vivere con questo rimorso” urlò,
sciogliendosi ancora in un pianto disperato.
Myron lo
attirò a sé anche se il ragazzo, inizialmente, oppose resistenza.
“Calmati o
mi vedrò costretto a darti un tranquillante” lo minacciò, ma le sue parole
caddero nel vuoto, Erland continuò a singhiozzare aggrappandosi a lui.
Quando la
crisi di pianto si estinse, il ragazzo si accasciò sfinito tra le sue braccia.
“Sta
nevicando” mormorò così piano che Myron stentò ad udirlo.
“Odio la
neve, odio questo freddo perenne” sbottò il medico spostando lo sguardo
sull’olbò che dava all’esterno.
“Doveva
essere bello l’alternarsi delle stagioni, tra due mesi sarà Natale” mormorò
Erland con voce stanca.
“Festeggiavate il Natale ad Omicron II?” chiese sorpreso, tornando a guardare il
suo viso.
“Sì, alcuni
di noi sì” sussurrò accomodandosi meglio.
“E’ una
tradizione che risale a più di cinque secoli fa” commentò passandogli le dita
tra i setosi capelli neri.
“E’ vero.
Stavo lavorando ad un programma che riproducesse l’atmosfera natalizia” sospirò.
“Ora non ha
più importanza, non c’è nessuno con cui festeggiare, non più” mormorò con
infinita tristezza chiudendo gli occhi ed una ultima lacrima scivolò sulla sua
guancia pallida.
Quelle
parole fecero contrarre dolorosamente lo stomaco di Myron.
“Forse no”
rispose dopo un po’ accorgendosi che Erland si era addormentato. Rimase ad
osservarlo per un lungo momento, era raro per lui trovarsi tanto a proprio agio
con qualcuno.
Con cautela
si mosse e lo adagiò sui cuscini coprendolo bene.
I giorni
alla base trascorrevano tutti uguali, uno dopo l’altro.
Halvor si
avvicinò al medico che stava finendo di compilare una cartella.
“Galan mi ha
detto che ti sei aggiunto alla lista per il recupero dati ad Omicron II” esordì.
“Sì, può
essere utile un altro medico”
Halvor
sollevò un sopracciglio perplesso.
“C’è già
Neria, lei è qualificata per una missione del genere” sottolineò.
“Lo so non è
mancanza di fiducia nei suoi confronti” ammise.
“Riguarda
Erland, vero?” lo interruppe.
Myron non
rispose abbassando lo sguardo sulle cartelle che aveva in mano.
“Ti sei
affezionato molto a quel ragazzo in queste settimane” affermò.
“Mi dai
l’autorizzazione per andare ad Omicron II o no?” domandò brusco, tornando
sull’argomento principale.
“Sì, sì,
certo, se non lo facessi ci andresti comunque” si arrese avvilito.
14 novembre
572 PC – Rapporto di
Myron Barrin
medico della base Omega III.
Ho
recuperato, insieme al resto della squadra, i dischi fissi del computer
centrale. Attualmente Derian ci sta lavorando.
Senza
difficoltà ho trovato il programma a cui lavorava Erland, dei file sono
danneggiati, ma si può recuperare parte del suo lavoro.
Omicron II
era vuota, fredda e spettrale. Anche se tutti i corpi sono stati rimossi, era
come se la loro presenza aleggiasse ancora in quegli ambienti.
---
Era molto
tardi e nella sala comune non c’era più nessuno. Tranne loro.
Myron
sorseggiava distrattamente un bicchiere di vino rosso.
Erland
fissava lo schermo davanti a sé, ma era da un po’ che lo guardava perso in
chissà quali pensieri.
“Perché non
spegni quel portatile e ti rilassi un po’” lo spronò.
“Devo finire
un lavoro per domani mattina…” iniziò.
“Beh non lo
concluderai certo fissando lo schermo a vuoto” commentò abbandonando la testa
contro lo schienale del divano.
Erland
arrossì a quella considerazione ed osservò il giovane medico con un tremulo
sospiro.
Lasciò il
portatile e si sedette accanto a lui, Myron socchiuse gli occhi e gli porse il
suo bicchiere. Il ragazzo bevve un sorso assaporando il gusto amaro e corposo
del vino.
“Come ti
trovi qui, ad Omega III?”
Erland
scosse le spalle bevendo un lungo sorso, restituendogli il bicchiere.
“Bene”
“Non
sembrerebbe” commentò.
Il ragazzo
si passò le dita tra i capelli con un sospiro, profondamente a disagio.
“Io non
riesco a dimenticare quanto è successo ad Omicron II”
“Due giorni
fa sono stato in quella base, ho letto i rapporti ed ho parlato con Derian,
anche se fossi stato al tuo posto prima dell’allarme, non avresti potuto fare
nulla”
“Forse, ma
non ho nemmeno tentato. Di tutti sono sopravvissuto solo io, perché?” sussurrò,
prendendosi il capo tra le mani.
Myron lo
attirò a sé, facendogli posare la testa sul petto.
“Sul
rapporto di Rory e Galan, gli esploratori che ti hanno trovato, c’è scritto che
eri sotto il corpo di un altro ragazzo”
Erland
trasalì, non ricordava che Rowan lo avesse raggiunto, doveva aver perso i sensi
prima che lui arrivasse.
“Devi andare
avanti, anche se è difficile, non rendere vano il suo sacrificio”
“Non ci
riesco, non da solo” sussurrò sollevandosi.
“Non sei
solo”
Il ragazzo
sollevò il viso e, prima che potesse comprendere cosa stesse accadendo, Myron
gli posò la mano sulla nuca e sfiorò le labbra con le sue in un bacio lieve e
tenero.
“Cosa
significa questo?” mormorò in un sussurro ripresosi dallo stupore.
“Tutto…
niente…” rispose enigmatico sorridendo.
“Sei
ubriaco?”
“No, mai
stato più sobrio” ribatté avvicinandosi per baciarlo ancora, ma Erland si
ritrasse.
“Non posso,
non ancora…” balbettò fuggendo dalla sala, da Myron, dai sentimenti che si
agitavano in lui.
Myron
sorrise tra sé, non aveva mai agito tanto repentinamente, all’inizio era
sconvolto dall’attrazione che provava per Erland, però in quelle settimane gli
si era affezionato e non sopportava di vederlo perdersi in sé stesso.
Un bip
attirò la sua attenzione, nella fretta di allontanarsi da lì, il ragazzo si era
dimenticato il computer.
Erland
raggiunse il suo alloggio quasi correndo. Digitò il codice chiudendo la porta.
Vi si appoggiò contro sospirando a fondo, cercando di calmare il frenetico
battito del suo cuore.
Si tolse gli
abiti ed entrò sotto il getto caldo della doccia, che lo rilassò subito e gli
schiarì la testa.
Gli
tornarono alla mente le parole di Myron ed il tocco delle sue labbra.
Aveva
ragione, non poteva continuare ad affondare nel buco nero della disperazione,
Myron gli aveva teso la mano per aiutarlo a risalire, spettava solo a lui
afferrarla per riemergere alla vita. Però il senso di oppressione al petto era
sempre presente a ricordargli quanto era successo ad Omicron II.
Il senso di
colpa lo schiacciava, rendendolo incapace di rapportarsi con gli altri in
maniera normale. Soprattutto con Myron. Il bacio che gli aveva dato lo aveva
scombussolato non poco, ma le ferite nel suo cuore non avevano ancora smesso di
sanguinare.
Chiuse
l’acqua e sentì qualcuno suonare alla porta.
Indossò
l’accappatoio e si gettò un asciugamano sui capelli bagnati frizionandoli con
forza per poi abbandonare il panno sul divano.
“Chi è?”
domandò, spingendo il bottone dell’interfono.
“Sono Myron,
hai abbandonato il portatile nella comune, lo lascio qui davanti alla porta”
spiegò posandolo a terra. Quando si sollevò la porta si aprì con un sibilo.
“Grazie”
sussurrò con un dolce sorriso. Il primo vero sorriso che il medico avesse visto
in quelle settimane.
Myron
raccolse il computer e glielo porse.
Rimasero in
silenzio scrutandosi per un lungo momento.
“Buona
notte” lo salutò allontanandosi.
“Aspetta…”
Il medico si
volse ed Erland si trovò a corto di parole “Buona notte” riuscì solo a dire.
Erland
lavorava giorno e notte cercando la soluzione al bug di sistema, che poteva
compromettere tutta la termoregolazione della base.
Derian si
unì a lui, ma per molti giorni, i due tecnici non vennero a capo di nulla.
Il ragazzo
entrò in infermeria, aveva l’aria stanca e sciupata di chi lavora troppo.
“Hai
qualcosa per il mal di testa? Non mi da tregua da ore” spiegò avvicinandosi a
Myron.
“Stai
lavorando troppo” lo ammonì il medico aprendo un cassetto e prelevando un
flacone di pastiglie.
Erland
scosse le spalle come se la cosa non gli importasse più di tanto.
“Mentre
lavoro la mia mente si svuota” sussurrò quasi a sé stesso, ingoiando due
pillole.
“Va nel tuo
alloggio e riposa, passerò più tardi”
Quando Myron
lo raggiunse lo trovò davanti al computer intento a guardare delle immagini,
delle fotografie.
Il giovane
si era soffermato su una.
Due ragazzi,
uno seduto, nel quale Myron riconobbe Erland e l’altro dietro di lui che gli
cingeva le spalle con le braccia. Aveva più o meno la stessa età del compagno, i
capelli castani scuro e gli occhi altrettanto scuri e sorridenti. Il medicò capì
subito di chi si trattava.
Come se non
si fosse accorto della sua presenza, Erland continuò a visionare le foto, che
ritraevano gruppi di ragazzi e ragazze, uomini, donne, bambini.
All’improvviso Erland si accasciò sulla sedia singhiozzando sommessamente. Myron
gli posò una mano sulla spalla, ma il ragazzo si scostò bruscamente.
Il medico
osservò impotente quello sfogo, rendendosi conto di quanto fosse profondo il suo
dolore.
Il respiro
di Erland si fece sempre più rapido e breve. Allarmato Myron gli si inginocchiò
davanti posandogli le mani davanti al naso ed alla bocca.
“Lentamente,
respira lentamente” impose.
Piano piano
il suo respiro tornò abbastanza regolare.
Senza una
parola Myron se ne andò. Erland si lasciò andare senza forze sulla sedia,
fissando lo schermo del computer, dove Rowan gli sorrideva dolcemente.
Myron tornò,
in mano stringeva una siringa.
“Cos’è?”
domandò stancamente il ragazzo, mentre il medico gli sollevava le manica della
tuta.
“Un
tranquillante, ti farà riposare”
“Non ne ho
bisogno, sto bene” protestò.
“Il medico
qui sono io” replicò iniettandogli il farmaco.
Erland
sospirò cercando di smettere di pensare. Il torpore indotto dal medicinale fu il
benvenuto. L’ultima cosa che avvertì fu Myron sollevarlo per portarlo nell’altra
stanza e, dopo averlo adagiato sul letto, sentì le sue labbra sulla sua fronte.
Quel piccolo
gesto irradiò nel suo petto un dolce calore.
4 dicembre
572 PC – Rapporto di
Myron Barrin
medico della base Omega III.
Le
condizioni psichiche di Erland mi preoccupano. Come è logico che sia non ha
ancora superato il trauma di essere l’unico superstite della sua base.
La ricerca
quasi ossessiva di risolvere il
bug
del sistema, lo aiuta a non pensare, ma dall’altra parte consuma tutte le sue
energie.
Oggi il suo
sfogo emotivo è stato particolarmente violento, mi sono visto costretto a dargli
un sedativo. Almeno riposerà per tutta la notte.
---
Myron
osservò Erland riempirsi il vassoio in mensa ed attendere che il medico lo
raggiungesse a quello che oramai era diventato il loro tavolo.
Nelle ultime
due settimane il ragazzo stava lentamente accettando quello che era successo ad
Omicron II. Aveva ripreso a mangiare normalmente ed aveva stretto amicizia con
gli altri membri dello staff.
Sorrideva
più spesso, anche se ogni tanto Myron lo sorprendeva a fissare il vuoto perso in
chissà quali pensieri.
Erland
insieme a Derian avevano quasi risolto il problema del sistema, ma non ancora
del tutto ad ogni piccola scoperta che facevano si poneva un altro problema.
Il medico si
era limitato a stargli vicino ad ascoltarlo quando aveva bisogno di parlare,
osservandolo tornare a vivere giorno dopo giorno.
Myron aveva
un progetto in mente e per realizzarlo aveva bisogno dell’aiuto del Primo
Tecnico Elettronico.
“Allora sei
riuscito a ricavare qualcosa da quello che ti ho portato?” domandò Myron,
ponendosi dietro le spalle di Derian, per fissare il monitor.
“Questo
programma è fantastico! Se l’ha fatto Erland, tutto da solo, è un genio!”
esclamò eccitato.
“Riesci a
farlo funzionare senza modificarlo?”
“Sì, ma ho
bisogno di tempo e se Erland mi aiutasse sarebbe meglio” propose speranzoso.
“No, non
ancora. Hai una settimana”
“Una
settimana?”
“Non un
giorno di più” tagliò corto lasciando, lo sbalordito tecnico, al suo lavoro.
“Non sembra
anche a te che Myron sia cambiato in queste ultime settimane?” domandò a Neria.
“Sì, se ne
accorgerebbe anche un cieco. Sono proprio curiosa di sapere cosa bolle in
pentola” disse avvicinandosi e guardando lo schermo.
“Già. Questo
programma è straordinario. Erland ha talento. Se brevettasse questo software
farebbe felici molte persone”
La donna
scrollò le spalle tornando al suo lavoro.
Dopo una
settimana, puntuale come sempre, Derian gli disse che il programma era operativo
e gli spiegò come utilizzarlo.
“Non capisco
ancora quali siano le tue intenzioni”
“Lo vedrai”
rispose uscendo dal laboratorio a grandi passi.
Il medico
trovò Halvor nella sala comandi, intento a dare ordini.
“Ho bisogno
dei codici di accesso al computer centrale” esordì.
“Prego?”
domandò, sollevando un sopracciglio perplesso.
“Hai capito
benissimo”
“A cosa ti
servono?”
“A sabotare
la base” scherzò.
Halvor alzò
gli occhi al cielo esasperato.
“Ti fidi di
me?” domandò Myron.
“Purtroppo
sì” ammise con un sorriso.
“Non te ne
pentirai”
Myron non
stava più nella pelle, tutto era pronto. Premette invio e trasmise il messaggio
al computer di Erland.
- Vieni
nella mia stanza alle 10.30 p.m. Myron -
Il ragazzo
fissò interdetto la scritta che lampeggiava sullo schermo del suo portatile. Lo
chiuse meditando sul da farsi. Cosa voleva il medico da lui, a quell’ora della
sera?
C’era un
unico modo per scoprirlo. Andare all’appuntamento.
Arrossì a
quel pensiero, dandosi silenziosamente dello stupido.
Sicuramente
si trattava solo di lavoro.
Erland
rimase senza parole quando varcò la soglia della stanza di Myron. La lieve
musica, le luci soffuse e colorate lo avvolsero.
“Ti piace?”
domandò una voce alle sue spalle.
“Questo…
questo…” mormorò incredulo guardandosi intorno.
“Sì, è il
tuo programma: crea l’ambiente che si desidera rendendolo reale e tangibile”
“Ma… come?”
“L’ho
recuperato dalla base Omicron II”
Erland
avanzò nella stanza, sfiorò le decorazioni natalizie avvicinandosi all’albero di
Natale che troneggiava al centro della stanza.
Era un sogno
che si realizzava.
“Hai fatto
tutto questo per me?” domandò incredulo.
“Sì” mormorò
abbracciandolo da dietro.
“Perché?”
domandò chiudendo gli occhi e lasciandosi andare contro il corpo snello del
medico.
“Perché mi
piaci” sussurrò, come se spiegasse tutto.
“Sai che
giorno è oggi?”
“Il 24
dicembre, la vigilia di Natale” sussurrò Erland girandosi nel suo abbraccio.
Myron si
avvicinò alle sue labbra, ma esitò e fu il ragazzo a colmare la distanza tra
loro.
“Grazie”
sussurrò, sollevandosi appena e posando la testa sulla sua spalla.
“Puoi fare
in modo che questo programma si estenda a tutta la base?” domandò
accarezzandogli i capelli.
“Sì, però
dovrei lavorare sull’interfaccia del computer centrale” spiegò.
“Ti va di
provare?”
“Sarebbe
meraviglioso” sussurrò estasiato.
“Allora
andiamo!” esclamò afferrandolo per mano.
“Aspetta
devo chiedere il permesso ad Halvor e poi ho bisogno dei codici di accesso…” si
interruppe nel vedere Myron estrarre un microdisco da una tasca ed il suo viso
illuminarsi di un sorriso di trionfo.
Percorsero i
corridoi semi deserti fino alle sale centrali, Myron digitò il codice per
accedere all’interno.
Erland si
sedette alla console e le sue dita presero a muoversi agili e precise sulla
tastiera.
Un’espressione entusiasta brillava sul suo viso.
“Ci vorrà
molto?” domandò impaziente il medico, che desiderava tornare nell’intimità della
sua stanza.
“Circa
un’oretta” rispose senza smettere di lavorare.
Myron si
accomodò su una sedia in attesa, osservando il giovane tecnico del computer
immerso in un profondo stato di concentrazione. Come era successo settimane
prima, il ragazzo era completamente a proprio agio davanti allo schermo e sapeva
esattamente cosa fare.
“Ho finito!”
esclamò “Domattina tutte le zone comuni della base, saranno immerse nella più
tradizionale atmosfera di Natale”
Tornarono
nella stanza di Myron, il quale appena la porta si chiuse allo loro spalle,
abbracciò Erland affondando il viso nei suoi capelli profumati.
“E’ mezza
notte: buon Natale!” sussurrò baciandogli le labbra.
Il ragazzo
si abbandonò a quel dolce bacio, socchiuse le labbra permettendo alla lingua di
Myron di scovare e giocare con la sua.
Come in un
sogno raggiunsero la stanza da letto e si stesero su di esso.
Myron prese
tra i denti la cerniera della tuta di Erland e l’abbassò mettendo a nudo il
petto del giovane, risalì con la lingua tracciando un umido sentiero fino ad un
capezzolo succhiandolo piano.
Myron spinse
il bacino verso di lui e le loro erezioni, intrappolate negli abiti, si
sfiorarono.
Erland
spalancò gli occhi riemergendo da quel sogno e si irrigidì sotto il medico, il
quale lo fissò interrogativo, mentre il ragazzo fuggiva il suo sguardo.
“Sto
correndo troppo, vero?” domandò.
“Sì” riuscì
a sussurrare, un nodo gli serrava la gola.
“Perdonami”
mormorò Myron baciandogli la fronte, gli chiuse la giacca e si stese al suo
fianco.
Erland posò
la fronte sulla sua spalla “Scusami tu” bisbigliò mentre il medico lo
abbracciava.
L’insistente
suonare del campanello lo destò di colpo. Myron fissò l’orologio sulla mensola
accanto al letto: le 8.07 a.m.
Erland si
mosse al suo fianco un dolce e sereno sorriso piegava le sue labbra
addormentate.
Il
campanello suonò ancora, con un’imprecazione sommessa Myron raggiunse la porta e
l’aprì.
“Sapevo che
non dovevo darti i codici di accesso al computer centrale, lo sapevo!” esclamò
Halvor con un cipiglio battagliero sul volto.
“Buon
giorno” lo salutò il medico con un ampio sorriso, ignorando le parole del
superiore.
Erland
apparve sulla soglia della stanza da letto, scarmigliato ed assonnato, Halvor
sollevò un sopracciglio e la sua espressione dura si addolcì.
“Non farla
tanto lunga, Halvor” iniziò sapendo a cosa l’uomo si stesse riferendo “Tu sei
sempre stato tra quelli, qui ad Omega III, che sostengono che le tradizioni
vanno mantenute ed incoraggiate, quindi: buon Natale!”
Il capo
della base non seppe cosa ribattere “Sì, ecco… tutte le regolari attività oggi
sono sospese” brontolò “Ora venite a fare colazione”
Tutta la
base era in fermento. I più entusiasti erano i bambini, ma anche i ragazzi e gli
adulti si fecero ben presto contagiare da quell’atmosfera di festa ed allegria.
I cuochi
diedero del loro meglio preparando ogni sorta di prelibatezza. Tutta Omega III
era pervasa di canti natalizi, scambi di auguri e di doni.
Anche quelli
più scettici vennero ben presto influenzati da quella gioia.
Solo nel
tardo pomeriggio i due giovani riuscirono a ritagliarsi un po’ di tempo per
loro.
“Ho letto
molti testi e visto molti video, ma vivere il Natale è completamente diverso”
disse Myron raggiungendo la propria stanza.
“Posso
restare qui con te per un po’?” domandò timidamente Erland.
“Certo!”
“Sono
esausto” mormorò lasciandosi cadere sul divano “Sono felice” proseguì
lasciandosi andare contro lo schienale.
Myron si
chinò su di lui e gli baciò le labbra, Erland si alzò e gli circondò il collo
con le braccia.
“Grazie è il
regalo più bello che abbia mai ricevuto” sussurrò.
“Non ho
fatto nulla” si schernì il medico.
“Sì, invece,
hai recuperato il mio programma, hai chiesto i codici ad Halvor e, cosa più
importante, mi hai sostenuto quando ne avevo bisogno” proseguì posandogli due
dita sulle labbra.
Myron le
baciò, il ragazzo lo prese per mano guidandolo verso la stanza da letto.
Il medico lo
trattenne “Non devi dimostrarmi nulla, aspetterò”
Erland
scosse la testa e gli baciò le labbra. Il medico non seppe resistere e si fece
condurre nell’altra stanza.
La passione
si accese in fretta per entrambi, i loro abiti si ammucchiarono ai loro piedi,
il materasso cedette sotto il loro peso.
Myron gli
baciò il collo dolcemente, nonostante fosse un medico e conoscesse a fondo
l’anatomia, si rese conto che non sapeva cosa fare, come continuare, si sollevò
da quelle labbra calde ed invitanti, Erland gli posò la mano sul viso,
corrugando la fronte.
“Cosa c’è?”
“Ecco…”
esitò “Non l’ho mai fatto con un ragazzo” sussurrò arrossendo per l’imbarazzo
“Guidami tu” lo esortò dolcemente.
Erland rise
baciandolo ancora sospingendolo sul materasso. Le loro eccitazioni, questa volta
libere dal giogo degli abiti, si sfiorarono provocando in loro una scarica di
piacere che li fece gemere.
Erland si
mise a cavalcioni su di lui, non poteva più aspettare e lo guidò in sé.
Myron venne
travolto da mille sensazioni diverse. Essere unito ad Erland in modo tanto
profondo gli fece sperimentare un piacere, fino a quel momento, ignoto.
Posò le mani
sui fianchi del suo amante che prese a muoversi con lui, lo tenne fermo per un
momento infine ribaltò le posizioni penetrandolo più a fondo, Erland si morse le
labbra.
“Ti ho fatto
male?” si allarmò il medico interpretando quella reazione in maniera negativa.
“No,
tutt’altro. Fallo ancora” lo pregò con voce stentorea rotta dai gemiti di
piacere, gli prese il viso tra le mani e baciò le sue labbra.
Myron si
mosse lentamente, voleva che tutto quello durasse il più a lungo possibile, non
aveva mai provato nulla del genere con le donne con cui era stato in precedenza.
Posò una
mano sul membro teso di Erland, massaggiandolo con forza, lo sentì gemere ed
avvertì il suo seme bagnargli la mano. Un momento più tardi riversò il suo nel
corpo accogliente del giovane.
Ansante,
sudato e stordito per quello che aveva provato si stese al suo fianco cercando a
tentoni il piumone per coprire entrambi.
Erland gli
si accoccolò contro posandogli un braccio sul petto.
Il ragazzo
socchiuse gli occhi doveva essersi addormentato, Myron non era accanto a lui, ma
il rumore proveniente dal bagno non lasciava dubbio su dove lui fosse.
Si
rannicchiò su sé stesso ed attese che il medico tornasse da lui.
Di lì a poco
l’uomo emerse dalla stanza attigua seguito da una nuvola di vapore.
“Ti sei
svegliato” sussurrò sedendosi sul letto.
“Già, che
ore sono?”
“E’ quasi
ora di cena” lo informò catturandogli le labbra.
Erland gli
aprì l’accappatoio ec accarezzò il suo corpo umido. Il medicò se ne liberò e si
rifugiò nel nido caldo costituito dal piumone e dal corpo nudo di Erland.
Con lievi e
studiati tocchi la passione si riaccese in fretta, il medico si mise a pancia in
giù. Erland gli posò un bacio tra le scapole quindi gli si stese sopra.
“Dimmi cosa
vuoi” sussurrò malizioso al suo orecchio.
“Non dirmi
che non lo hai capito” rispose emettendo una rauco mugolio avvertendo le dita di
Erland esplorarlo tra le natiche, lo preparò a lungo e con perizia.
Il medico
sollevò il bacino impaziente sentendo l’erezione di Erland farsi strada nel suo
corpo.
“Accidenti”
protestò sussultando, nonostante tutto era doloroso. Il giovane si insinuò in
lui lentamente, ma inesorabilmente fino a quando il suo pube non aderì al bacino
del medico, solo allora si fermò, cospargendo di baci la sua schiena sudata.
Con una mano
raggiunse il membro turgido e lo massaggiò cominciando a muoversi in lui
lentamente, ma con attenzione.
Quando
comprese che quelli di Myron erano gemiti di piacere, prese a spingere più forte
raggiungendo il culmine del piacere insieme.
Esausto
Erland si lasciò cadere al suo fianco attendendo che i loro respiri tornassero
regolari.
“Ho fame!”
esclamò il ragazzo all’improvviso, scatenando l’ilarità del medico.
Così tra
baci e carezze si rivestirono. Quando lasciarono la stanza scoprirono che la
base era ancora immersa nella festa.
Quando
raggiunsero la sala comune, un applauso accolse Erland e mancò poco che si
commuovesse.
Derian gli
passò un bicchiere di champagne “Ho sempre sostenuto che tu fossi un genio” lo
elogiò davanti a molti membri dello staff.
“Non
esagerare” rispose, nascondendo il suo sorriso compiaciuto dietro il bicchiere.
Halvor si
avvicinò al medico e brindò con lui con un sorriso che la diceva molto lunga.
Erland
riuscì a raggiungerli e si unì alla loro conversazione.
“E’ ancora
valido il tuo invito ad aggiungermi al vostro staff tecnico?” domandò
accostandosi a Myron e prendendo la sua mano nella propria.
Halvor notò
il gesto “Sì. Hai deciso di unirti a noi?” chiese, il ragazzo sorrise “Ci sto
riflettendo”
L’uomo si
allontanò lasciando i due giovani davanti alla vetrata.
Il cielo era
limpido e sereno, la luna e le stelle scintillavano dando mille riflessi
d’argento alla neve.
Erland posò
le mani sul vetro come un bambino che ammira una vetrina colma di giocattoli.
“Che
splendida serata” sussurrò “Sarebbe bello uscire” bisbigliò malinconico.
“Fa troppo
freddo” lo ammonì dolcemente.
“Lo so, ma
sarebbe bello” bisbigliò con voce sognante.
“E’ il
Natale più bello che abbia mai trascorso” confessò.
Erland si
volse corrugando la fronte.
“Hai detto
che non lo festeggiavi” puntualizzò.
“Ho mentito”
rispose sorridendo attirandolo verso di sé.
“Quando ero
bambino lo celebravo sempre con i miei genitori, poi quando sono stato
trasferito qui non c’era più una ragione per farlo, anzi era troppo doloroso e
triste festeggiarlo da solo lontano dalla mia famiglia”
Erland si
volse verso di lui, Myron gli prese il viso tra le mani, fissò i suoi
intelligenti occhi neri non più velati di tristezza e malinconia.
Alcuni
bambini presero a cantare le più classiche canzoni natalizie.
Sospesi in
quella magia i due giovani si abbracciarono poi Myron, incurante degli sguardi
curiosi degli altri, gli baciò le labbra.
“Allora hai
deciso di restare ad Omega III?” chiese.
Erland
sorrise, baciandolo teneramente.
“Tu cosa
dici?” bisbigliò sollevandosi appena dalle sue labbra.
Quando i due
tornarono a guardare fuori dalla vetrata della cupola, una stella cadente
attraversò il firmamento portando con sé i loro desideri.
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