Oltre la
morte
di Seimei
***** POV RUKAWA *****
Gli allenamenti oggi sono finiti prima.
Meno male.
Questo è uno di quei rari giorni in cui la voglia assoluta di far nulla
mi rapisce completamente e non lascia spazio ai pensieri, o alle parole.
Non lascia spazio nemmeno al basket.
Mi trascino nelle docce senza nemmeno guardare i miei compagni, che,
certo, urlano, ridono, si fanno degli scherzi idioti, ma alla fine hanno
almeno una parvenza di felicità.
Mente io non ho nulla.
Non oggi.
Nessuno lo sa, ma oggi è una ricorrenza triste per me.
Mi cambio lentamente, mentre gli altri già se ne vanno.
Qualcuno mi saluta, ma io a malapena me ne accorgo.
Alzo la mano per pura cortesia, senza sollevare la testa.
Percorro piano la distanza fra la palestra e la mia bicicletta.
Devo andare al cimitero prima che chiuda.
E' tardi.
E io devo salutarlo.
Salgo sulla bici e mi infilo contemporaneamente le cuffie del walkman
nelle orecchie.
Schiaccio play, le mie gambe partono, la musica mi riempie il cervello e
gli occhi si chiudono.
Perfetto.
Dormo tranquillo, mentre le mie braccia guidano da sole attraverso il
traffico cittadino, consce della loro meta.
Evito due volte la morte, e arrivo a destinazione.
Parcheggio la bici vicino all'entrata.
Qualcuno mi saluta di nuovo.
Mi giro.
"Di nuovo qui anche quest'anno eh?"
***** POV HANAMICHI *****
Per fortuna il coach oggi ci manda a casa prima.
Non ne potevo più di giocare.
Non oggi.
Corro attraverso la palestra per arrivare alle docce per primo.
Col cavolo che mi fregano l'acqua calda stavolta.
Ho sostituito il sapone di Daichi con il vasetto del gel di Otomohime.
La confezione è uguale e anche l'erogatore.
Potrei morire dal ridere mentre guardo il mio amico che sbraita con il
povero Otochan, colpevole d'innocenza, almeno questa volta.
Esco dalla doccia il più velocemente possibile.
Mi cambio alla velocità del fulmine.
Non posso arrivare tardi.
E sono anche a piedi.
Che cavolo!
Ma perchè ho fuso il motorino proprio stamattina?
Che rabbia.
Saluto Rukawa e lui alza la mano.
Spero abbia capito.
Esco, e l'aria gelida mi colpisce i capelli ancora umidi.
Passo una mano in mezzo ai fili setosi.
Forse dovrei rasarmeli come quella volta.
Mi affretto ad uscire dalla scuola e a percorrere i cinque isolati che mi
separano dal cimitero.
Non posso fare tardi.
O mi chiuderanno fuori.
E io devo salutarlo.
Arrivo davanti al cancello.
Mi fermo contro il muro ad aspettare.
Arriverà fra due secondi.
Scende piano dalla bici.
Nemmeno mi vede.
"Ciao Kaede" dico con voce mesta.
"Di nuovo qui anche quest'anno eh?" risponde lui con un mezzo
sorriso.
***** POV RUKAWA *****
Rimaniamo a fissarci per qualche istante di fronte al cancello aperto del
cimitero.
Nessuno dei due sembrava intenzionato a parlare.
Poi Hanamichi allunga una mano verso di me
"Che facciamo Kaede... entriamo?" mi dice senza mai distogliere
lo sguardo dal mio.
Gli afferro la mano titubante.
E' calda e morbida.
E tanto grande.
Sono tanto grandi le mani del mio amore.
E le sue dita intrecciate alle mie non fanno altro che infondermi
sicurezza.
Varchiamo insieme la soglia del camposanto e ci dirigiamo verso la sua
tomba.
Ci inginocchiamo davanti ad essa, e Hanamichi intona una cantilena, senza
mai lasciare la mia mano.
Mi manca da morire il nostro koibito.
Mi manca così tanto che a volte sento il fiato venire meno.
***** POV HANAMICHI *****
A volte mi chiedo perchè il dolore faccia così fatica a scemare.
Tu vivi, a lui è sempre lì, presente, e non ti lascerà mai.
Allungo una mano verso il mio piccolo amore impaurito, e lui l'afferra
tremante.
Come è piccola la sua mano in confronto alla mia.
Ed è anche congelata.
Dormire sulla bici non gli fa bene.
Intreccio le mie dita alle sue con dolcezza.
So per certo che è una cosa che lo mette a suo agio.
Senza mai staccare la mia mano dalla sua, ci dirigiamo verso il luogo dove
lui riposa.
Ci inginocchiamo e io inizio a recitare una preghiera che mi aveva
insegnato mia nonna.
Per l'amore defunto.
E il nostro koibito non mi era mai mancato così tanto.
***** TERZA PERSONA *****
Hanamichi pregava con voce sommessa, mentre Rukawa ripeteva semplicemente
le parole nella mente.
Per l'amore defunto.
Oh piccolo amore
Tu che eri il cielo della mia vita
Tu che rischiaravi le mie giornate
Tu che scaldavi il mio cuore
Ovunque tu sia
Veglia su questa mia anima in pena
Lenisci il mio dolore
E guarisci la ferita
Che la tua scomparsa
Ha tracciato nel mio cuore
Che tu sia felice amore mio
Per ora.
E sempre.
E così sia.
Il volto dei due ragazzi andò pian piano rigandosi di lacrime.
Si abbandonarono l'uno all'altro in una abbraccio dolcissimo, quanto
disperato.
Cinque anni che lui era morto.
Cinque anni che loro due si erano lasciati pur amandosi ancora.
Rimasero stretti nel loro abbraccio a lungo, fin quando una voce calda e
decisa non arrivò a disturbarli.
"Perchè vi siete lasciati?"
I due ragazzi si girarono spaventati.
Non poteva essere.
Non era possibile.
Quella voce...
La SUA voce!
"Sei... sei tu?" chiesero entrambi ormai in preda al panico.
"In carne e spirito piccoli miei. Mi hanno concesso un viaggetto per
venire a trovarvi. Lassù tengono molto a voi! E non va bene il fatto che
vi siate lasciati!"
Hanamichi si alzò, e si avvicinò al fantasma del suo... poteva ancora
chiamarlo ragazzo?
Gentilmente gli sfiorò gli zigomi, le palpebre, le labbra sottili.
Accarezzò i sui capelli, così strani, ma così familiari.
Anche Rukawa si avvicinò piano.
E ripetè gli stessi gesti del compagno.
"Hana... dimmi che non è un sogno!" disse il moretto con le
lacrime agli occhi.
"Non è un sogno Kaede. Sono qui" replicò Sendoh, con uno dei
suoi sorrisi più caldi.
Entrambi i ragazzi si tuffarono sull'ampio petto del loro amore perduto,
singhiozzando come matti, mentre Akira li avvolgeva con le sue braccia
forti.
Stretti uno all'altro si avviarono verso quella che era stata la loro
casa, ma che ora ospitava solamente due persone innamorate l'una
dell'altra, ma troppo tristi per riuscire a continuare la loro storia
senza di lui.
Hanamichi prese le chiavi e aprì il portone.
Subito le bocche dei tre andarono subito alla ricerca della pelle degli
altri, per mordere, toccare, baciare e amare, come da cinque anni non
riuscivano più a fare.
"Ragazzi... io ho poco tempo.... solo fino a mezzanotte..."
disse Akira con rammarico.
"Allora muoviamoci" replicò Rukawa con lo sguardo più hentai
che Hanamichi gli avesse mai visto.
Il letto a tre piazze che si erano comprati, cavolo, quasi otto anni
prima, era sempre al suo posto solo che, da cinque anni, non ci dormiva più
nessuno.
"E' ora di utilizzarlo di nuovo..." disse Sendoh con un sorriso,
mentre i suoi due ragazzi lo facevano stendere su di esso, senza mai
staccare le loro bocche da lui.
Rukawa, estasiato come mai lo era stato nella sua vita, leccava e baciava
la pelle calda di Sendoh, passando morbido la lingua sul ventre fino a
raggiungere l'inguine, le cosce, e ciò che in esse era celato.
Hanamichi era già sul posto.
Stava baciando piano quello strumento di piacere, attendendo con ansia
l'arrivo di Rukawa, per completare insieme quello che lui stava iniziando.
Sendoh ansimava e gemeva sotto quei tocchi dimenticati, continuando a
guardare quei due ragazzi che l'avevano amato così tanto, e che ancora lo
amavano.
"Hana... Kaede..." sospirò l'ex asso del Ryonan, mentre i due
ragazzi lavoravano abili con le mani e la bocca su ciò che da troppo
tempo avevano dimenticato.
Ansiti e gemiti si unirono in un coro di pura passione, dando vita ad una
sinfonia di alti e di bassi, fino a che, nella marcia trionfale
dell'orgasmo, Sendoh non inondò con il suo seme le bocche assetate dei
suoi amanti.
"Che ore sono?" chiese Rukawa con urgenza.
"Sono solo le dieci koi, non preoccuparti..."
Rukawa sorrise compiaciuto, risalendo il corpo di Akira, fino a
raggiungere la sua bocca, alla quale unì la propria, mescolando ancora
una volta le loro lingue e i loro sapori.
Hanamichi, intanto, stava preparando Sendoh.
Era da troppo che nè lui nè Rukawa davano sfogo alle loro energie
sessuali.
In tutto quel tempo, avevano provato a fare l'amore, almeno all'inizio.
Ma senza Sendoh aveva tutto un altro sapore.
Quando ci si è amati tanto in tre, non si potrà mai, e dico MAI,
ritrovarsi appagati in due.
Quello era stato il loro pensiero per cinque lunghi anni.
E ora potevano di nuovo essere felici, in tre, anche se solo per una sera.
Infilò un dito nella piccola fessura dell'asso del Ryonan, che gemette a
quell'intrusione, inarcandosi contro quella mano, chiedendo di più.
Sakuragi aumentò il numero delle dita, arrivando fino a quattro,
muovendole ritmicamente, mentre Rukawa lo guardava soddisfatto.
"Ti cedo il posto, Kaechan" disse il rosso al compagno, che
ricambiò l'offerta con un sorriso.
Era sempre andata così tra loro tre.
Hanamichi, lui e Sendoh.
I ruoli erano stati stabiliti senza nemmeno bisogno di parlare.
E anche stavolta, nonostante le apparenze, sarebbero stati mantenuti.
Rukawa si posizionò fra le gambe sollevate di Akira, che non aspettava
altro che sentire il suo compagno spingere dentro di lui.
Entrò piano, facendogli assaggiare appena la punta di ciò che il ragazzo
desiderava.
Sendoh gemette frustrato.
"Muoviti Kaechan, non ce la faccio più" lo intimò Hanamichi,
che sentiva la sua eccitazione scoppiare, mentre il compagno moro gli
mostrava malizioso il sedere.
Rukawa entrò di prepotenza in Sendoh, mentre Hanamichi, finalmente,
prendeva posto dietro a Kaede e, senza troppi preliminari, spinse anche
lui il suo membro gonfio all'interno del corpo del volpino, che gemette di
piacere a quella dolce intrusione.
I tre ragazzi cominciarono a spingere uno dentro l'altro, senza tregua,
come se non avessero aspettato di fare altro per tutta la loro vita.
Rukawa piangeva di eccitazione e felicità, augurandosi che quello non
fosse solo uno strano scherzo della sua coscienza burlona.
Il rossino teneva fra le mani le natiche sode di Kaede, che sospirava ad
ogni spinta, senza frenare il ritmo che aveva preso spingendo dentro
Sendoh.
E di nuovo riprese quella musica dolce, che loro stessi avevano creato,
alternando il dolce all'amaro, impregnando l'aria di voce e sudore e,
mentre copiose lacrime d'amore scendevano dai loro occhi, lacrime d'altro
tipo inondavano i loro corpi, riempiendoli ancora una volta di vento e
passione, sempre insieme, sempre uniti, vincendo anche la morte.
Si stesero uno di fianco all'altro, stremati e confusi, la mente vuota per
il troppo pensare, il cuore pieno per il troppo amore riversato in quegli
attimi.
Si addormentarono esausti, abbracciandosi l'un l'altro, consci della
brevità di quei momenti, ma ugualmente felici, per averli vissuti.
L'orologiò scandì le undici e mezza.
Era davvero tardi.
Di malavoglia si alzarono e fecero una doccia.
Se lo erano costruito da soli quel bagno.
Con tanta fatica.
Ma era così grande e bello da sembrare una reggia.
Uscirono che ormai era mezzanotte meno dieci.
"Devo muovermi, è tardissimo" disse Sendoh allarmato.
"Che succede?" chiesero i due preoccupati.
"Bhe... devo tornare al cimitero... è lì che mi verranno a
prendere..."
"E se non vai?" chiesero i due speranzosi.
"Se non vado rischio che siano i diavoletti dell'inferno i miei
prossimi amici..."
La delusione era chiaramente dipinta sul volto dei due ragazzi.
Speravano che potesse rimanere lì.
Ma non c'era tempo per pensare.
Dovevano andare al cimitero il più velocemente possibile.
Non volevano che il loro piccolo finisse bruciato dalle fiamme
dell'inferno.
Arrivarono appena in tempo.
L'orologio stava giusto suonando la mezzanotte.
Dodici rintocchi e Sendoh sarebbe svanito.
Avevano ancora milioni di cose da dirgli, ma non c'era tempo.
"Ascoltate" disse Akira in tono tenero, ma che non ammetteva
repliche "Questa sera sono venuto qui per un motivo molto serio"
Quattro rintocchi.
"Voi vi amate."
Cinque.
"E dovete rimanere insieme"
Sei.
"Anche senza di me, mi sono spiegato?"
Sette.
Rukawa e Hanamichi annuirono, e poi si strinsero a lui in un abbraccio
caldo.
Ancora una volta i loro occhi, stretti in una morsa, lasciavano libero
sfogo alle lacrime.
Dieci rintocchi.
Undici.
Dodici.
Addio.
Se ne era andato.
Una luce argentata l'aveva avvolto.
Ed era sparito.
Un vento freddo si alzò accanto a loro, sibilando.
"Vi amo" sembrava dire, ma forse era solo un'impressione.
Rukawa prese la mano di Sakuragi, che la strinse forte e, rinnovato il
loro amore con un bacio, ritornarono a casa, finalmente consapevoli che il
loro amore non li aveva dimenticati.
E che mai lo avrebbe fatto.
Owari^^
Seimei: Scusate sono depressa
HanaRu: A noi non dispiace questa fic^^
Sendoh: A me si...
Seimei: Ho tirato a sorte che doveva morire e sei uscito tu...
Sendoh: Ma tu guarda che caso -____-
Seimei: Ma che due palle! perchè non ti va mai bene niente Akichan?
Sendoh: Perchè l'unica con cui voglio stare sei tu^^
Seimei: *blush* Ehm... veramente io...
Kiyota: Ehi tu! Brutto porcospino fetente! Lei è la mia ragazza!
Sendoh: Cosa vuoi Nobuscimmia demente?
Seimei: Ehm... ciao... ci vediamo alla prossima fic... (e voi due
smettetela di litigare cavolo >___<! Che figure mi fate fare?)
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