Beta: Slayer87
Disclamairs: I
personaggi non sono miei ma di Kishimoto e di chiunque ne
detenga i diritti, lo stesso per la canzone che appartiene a Pink, inoltre lo
scritto non è assolutamente a scopo di lucro.
Note: La ff è una song fic, perché contiene parti di una canzone, il primo
POW è di Kiba, il secondo è in terza persona e il terzo è di Kankuro.
Oh my God
Nikeforos
Put me on the table, make me say your name
If I can't remember, then give me all your pain
I can sit and listen (I can listen)
Or can I make you scream (And I can make you scream)
Kiss it make it better(Kiss it up and down)
Just put your trust in me
Dio, non mi aspettavo di
vederti qui, a quest'ora, davanti alla mia porta, sul viso un'espressione
preoccupata, nella quale però fa la sua comparsa anche
la rabbia, tanta rabbia, che so che ti tieni dentro da tanto, tanto tempo,
senza avere l'occasione di sfogarla.
Non faccio in tempo ad
invitarti ad entrare che mi prendi come una furia e mi sbatti sul tavolo,
spingendoti contro di me.
Non posso non sentire la
tua eccitazione premere contro di me, quanto non posso reprimere il brivido di
piacere che mi percorre la schiena, e il gemito che mi esce dalle labbra.
Non hai voglia di parlare,
almeno non ora, e io sono d’accordo con te, i miei occhi, il mio corpo parlano
per me.
Prendimi, prendimi e fammi
gridare il tuo nome, fammi vedere il paradiso, o quello che è, fammi gemere
fino a farmi perdere la voce, riduci il mio corpo in nient'altro che nervi ipersensibili.
Sfogati su di me, sfoga la
tua rabbia, il tuo dolore, la tua preoccupazione, lascia che il piacere li
dissolva, lascia che il nervosismo si trasformi in languore.
Godiamoci questo orgasmo e
poi mettiamoci seduti a parlare, perché io, nonostante tutto, so ascoltare, non
è solo il mio corpo che può farti sentire meglio.
Dimmi cosa ti spaventa
tanto, cosa ti fa rabbia, cosa ti preoccupa, lascialo uscire così che ti
renderai conto che li puoi superare i problemi, ancora una volta, e tutte le
volte che si presenteranno, perché tu non sei uno che si arrende.
E dopo, dopo ti bacerò, ti
bacerò tutto, fino a marchiare la tua pelle, fino ad arrivare al tuo inguine,
fino a farti urlare, ancora, fino a farti arrivare al tuo secondo orgasmo, fino
a che non sentirò il tuo piacere caldo lambirmi la gola infiammata.
Oh my God, move a little slower
Oh my God, what was that
again
La dad a, let me feel you baby
Let mi in,
'cause I understand
Let me feel you baby, 'cause I understand
Kiba era sdraiato sul tavolo,
le gambe allacciate con forza alla schiena di Kankuro, la schiena inarcata, le
mani che serravano le spalle dell'altro in una morsa probabilmente dolorosa e
la testa gettata all'indietro con abbandono.
I gemiti riempivano
l'aria, vibranti, unico suono a parte quello della carne che sbatte
sulla carne.
I corpi luccicavano di
sudore alla luce dell'unica lampada accesa nella stanza.
I movimenti di Kankuro
erano forti, decisi, precisi, quasi violenti, spietati nel ricercare il piacere
di Kiba, le spinte si susseguivano senza una fine, il tempo per loro si era
dilatato, sarebbero potuti passare secondi, minuti, giorni, e loro non se ne
sarebbero accorti.
A Kiba non sarebbero
dispiaciuti movimenti più lenti, più dolci, ma ora non era il tempo per loro,
sapeva che sarebbero arrivati, dopo.
Dopo quell'orgasmo
violento, dopo le parole, i baci e le rassicurazione
allora avrebbero fatto l'amore.
E loro non desideravano
altro per adesso, che sentirsi uno con l'altro, quasi che la carne sotto le
dita, le labbra che baciavano, vezzeggiavano e mordevano fossero l'unico modo
per loro di capirsi, di confrontarsi, di superare una difficoltà.
Quelle sensazioni erano l'appiglia sull'orlo di un precipizio, quei gesti servivano a
calmare emozioni troppo forti.
I understand, all climb my sugar walls
Problem solved, it's desolved with the
solvent
No mess stick, lichedy-lick, my tongue
quick
It's a slick ride, make my meat slide
'Cause we're all pink inside
Mi sono
presentato alla tua porta, non sapevo che altro fare, ho bisogno di te, ti
voglio, morirò se non ti vedrò.
Lo vedo
dall'espressione del tuo viso che non ti aspettavi di vedermi, ma ora non posso
preoccuparmene, semplicemente non ce la faccio, mi scuserò dopo.
Ti prendo
per le spalle e ti spingo dentro casa, chiedendomi dietro la porta con un
calcio ben assestato.
Il letto mi
sembra a milioni di anni luce, so di non poterci arrivare, il tavolo andrà
benissimo.
Ti ci butto
sopra con ben poca delicatezza, tanto che gemi di dolore, subito spingendomi
contro di te.
Kami, quanto
di desidero!
Immagino
che tu te ne accorga, sarebbe impossibile il contrario, perché gemi e ti spingi
contro di me, mentre il desiderio si fa strada anche in te, lo vedo nei tuoi
occhi liquidi, in quelle tue labbra socchiuse e ansimanti.
Amo questo
tuo modo di comprendermi e assecondarmi, amo il modo in cui intuisci subito ciò
che voglio spogliandoti velocemente e strappando via i miei vestiti, amo il
modo in cui trattieni le domande e lasci uscire solo i gemiti.
Ti stendi
di nuovo su quel tavolo, nudo, il rossore sul viso che parla di eccitazione, e
allarghi le gambe mostrandomi il mio paradiso, e il mio agognato oblio, almeno
per qualche prezioso attimo.
Mi prendi
rudemente la mano mettendoti in bocca due dita e inumidendole.
Tutta la
fretta che riecheggia nei tuoi movimenti è la mia, quasi che condividessimo le
stesse sensazioni.
Ti preparo
appena, sbrigativamente, e subito dopo ti prendo con una sola spinta, ti
inarchi stringendomi dolorosamente le spalle per la sofferenza ma io non mi
fermo, non potrei.
Esco quasi
completamente e poi mi seppellisco di nuovo in te, in quel tuo calore
soffocante che mi fa dimenticare pure chi sono.
Le spinte
si susseguono così, violente, veloci, precise, mentre trovo senza sforzo
l'angolatura esatta per colpire la tua prostata ad ogni spinta, ormai conosco
troppo bene il tuo corpo.
In queste
spinte violente sfogo tutta la mia rabbia repressa e l'insoddisfazione che mi
impediscono di parlare.
Queste
emozioni troppo forti per essere affrontate con oggettività si affievoliscono
nel crescere del piacere e si dissolvono nella grandezza dell'orgasmo.
Lo vedo dal
tuo viso, da come ti mordi le labbra, da come eviti il mio sguardo, quasi ti
vergognassi ancora come la prima volta, che sei dannatamente vicino, basta una
mia ruvida carezza ed eccoti venire nella mia mano mentre gridi il mio nome,
con la voce roca per il troppo gemere.
E io
dimentico tutto: timore, rabbia, preoccupazione, mentre i tuoi muscoli si
stringono con forza intorno a me portandomi ad un potente orgasmo.
Per un
attimo si fa tutto nero, poi, quando torno a vedere, a esistere quasi, osservo
il tuo viso languido, ancora troppo preso dal piacere per fare qualcosa.
Bacio
delicatamente le tue labbra, sapendo che intuirai facilmente che questo nasconde altro: le mie scuse
per quest'amplesso violento, per i lividi che sicuramente mostrerai domani
mattina, e soprattutto nasconde il mio ti amo.
Mi ha
sempre fatto pensare quanti significati possa racchiudere un unico gesto.
Tu capisci
e mi sorridi, consapevole che è quasi l'ora delle parole, delle spiegazioni,
del conforto e dei baci delicati.
E poi
faremo l'amore, con calma, festeggiando ancora una volta per essere insieme,
per l'amore che ci lega e per la consapevolezza che, una volta in più possiamo
superare qualsiasi difficoltà, insieme.