Riuscirò a finirla abbiate fede...
Oh my God!!
parte
XVIII
di
Naika
Allan si riebbe
dopo qualche minuto.
Si guardò
attorno, confuso, per un lungo momento prima di sussultare violentemente,
ricordando.
Clavis...
Clavis gli aveva detto che...
“Papà?” lo
chiamò incerta, Valery.
“Dov’è!?”
esclamò il biondo, fissando la figlia con occhi sgranati, facendo scorrere lo
sguardo per tutto il salotto, velocemente, alla ricerca della figura elegante
del suo compagno.
Non c’era!
Dove cavolo era
andato a cacciarsi?!
Non si poteva
dare a qualcuno una notizia del genere e poi sparire!
Clavis...
Clavis gli aveva davvero detto che...
Doveva parlare
con lui.
Subito!
Prima di
subito!!
“Cosa?” chiese
la ragazza, confusa dal comportamento del genitore.
Allan si alzò
mentre il suo potere già si allungava per percepire l’energia dell’amante.
Gesto inutile:
l’aura di Clhavishineriyas era diventata ancora più grande
dopo la fusione di Vita e Morte, se prima non poteva percepirlo non c’era
nessuna speranza che ci riuscisse in quel momento.
Ma doveva fare
qualcosa!
Qualsiasi cosa!!
Perchè se si
fosse fermato a pensare per un momento, un momento soltanto, forse sarebbe
svenuto di nuovo!
No, non aveva
tempo per svenire.
Doveva prima
trovare Clavis, abbracciarlo stretto, stretto, per assicurarsi che non gli
sfuggisse, e poi farsi ripetere quello che il moro gli aveva sussurrato
all’orecchio solo pochi istanti prima.
Perchè non
poteva crederci.
Non così,
all’improvviso, di punto in bianco senza nessun preavviso.
Insomma non si
dicevano certe cose così!!
“Clavis!”
esclamò “Dov’è andato?!”
Valery lo
fissava leggermente preoccupata, non aveva mai visto il padre in quello stato.
Pareva...
preoccupato? Eccitato? Spaventato? Felice?
Pareva tutte
quelle cose e nessuna.
In due parole:
sembrava impazzito.
“Ha... ha detto
che tornava a dormire...” mormorò titubante ed ebbe a malapena il tempo di
terminare la frase che il genitore le si smaterializzò davanti agli occhi.
“Ma che diamine
sta succedendo?!” esclamò incredula ma la stanza era ormai vuota.
Allan piombò
nella propria camera da letto come una furia, i capelli scarmigliati dalla foga
con cui aveva lanciato l’incantesimo di teletrasporto, la mente in subbuglio e
il cuore che gli pulsava nel petto come un tamburo.
Aveva già le
labbra socchiuse, pronto ad interpellare il suo compagno, quando lo sguardo gli
cadde sul grande letto matrimoniale e si bloccò.
Clavis era steso
sulle coltri, il capo leggermente piegato su una spalla, i lunghi capelli neri
sparsi sui cuscini in lingue di tenebra, profondamente addormentato in un
bozzolo di indifesa serenità.
Dormiva!
Osava dormire!
Allan provò
l’impellente impulso di strangolarlo.
Come poteva
riposare beato dopo avergli dato una notizia tanto sconvolgente?!
Era ingiusto!!
Ma lo sguardo
traditore gli scivolò sul suo viso. Solitamente alteri e inflessibili, nella
tranquillità del sonno i suoi lineamenti acquisivano una delicata, candida,
dolcezza che lo faceva apparire più giovane, quasi fragile.
E il fatto che
il moro si fosse istintivamente accoccolato nella sua parte del letto, un
braccio a stringere il suo cuscino e l’altro mollemente abbandonato a proteggere
il ventre non sfuggì all’occhio attento del dio dell’Amore.
Era troppo
innocente quel suo riposare per potersi davvero arrabbiare con lui e, se non
fosse stato che aveva disperatamente bisogno di una conferma, forse avrebbe
anche riconsiderato l’idea di svegliarlo.
Clhavishineriyas
sembrava stanco.
Quella
constatazione riaccese la preoccupazione in lui spingendolo a muoversi.
“Clavis...” lo
chiamò piano, sedendosi sul materasso, accanto a lui, allungando una mano per
accarezzargli una guancia con dita leggere.
Le ciglia scure
fremettero piano e poi si sollevarono ad ombreggiare gli occhi viola, per un
momento confusi.
“Ti sei ripreso
in fretta...” mormorò con voce assonnata e Allan non potè più trattenersi da
porre quella domanda che gli era esplosa nel cervello da quando era rinvenuto.
“Sei... sei
davvero...?” gracchiò con voce incrinata, incapace di trattenere i sentimenti
contrastanti che si dibattevano in lui.
Clavis si mise a
sedere, osservandolo per un istante, con attenzione, prima di porgergli un
sorriso dolce e mormorare un semplice: “Sì”
Un vocabolo di
due lettere che ebbe tuttavia il potere di ridurre uno dei Dieci dei Superiori
ad una creatura tremante d’emozione.
“Per tutti gli
dei Clavis!” ansimò il biondo prendendo di slancio il compagno tra le braccia
stringendolo a se così forte da rischiare di fargli male.
Clavis si lasciò
abbracciare, posandogli la fronte sulla spalla mentre faceva salire una mano ad
accarezzare la schiena dell'amante in un lento massaggio ipnotico.
Allan tremava
tra le sue braccia.
Era così
sconvolto da fare tenerezza.
“Hey... va tutto
bene” lo rassicurò piano allontanandolo con delicata fermezza da se per
incorniciargli il viso tra le mani e il biondo sollevò le proprie per posarle
sulle sue, intrecciando le loro dita, fissandolo con uno sguardo riverente.
“Per tutti gli
dei...” ripetè con voce incerta attirando di nuovo il compagno a se, questa
volta con infinita attenzione “Per tutti gli dei...” continuava a sussurrare
incredulo.
Clavis si lasciò
cullare dal compagno attendendo pazientemente che l’altro riuscisse ad assorbire
la notizia.
“Non potrai più
dire che non faccio parte della famiglia...” scherzò, dopo un po’, cercando di
farlo reagire.
“Ero
arrabbiato!” fu l’immediata replica del biondo, che si scostò da lui per
fissarlo con sguardo colpevole “Lo sai che non lo penso davvero!”
Il Dio della
Vita annuì, sereno, “Lo so...” mormorò piano “...ma non dirlo più.” borbottò e
Allan si affrettò a rassicurarlo, con sguardo determinato, prima di sollevare
una mano sfiorandogli una guancia, dolcemente, per poi infilare le dita
tra le lunghe ciocche corvine, in una lenta, riverente, carezza.
Clavis lo fissò
sorpreso, non tanto dal gesto, quanto dal modo in cui l’altro l’aveva compiuto.
Il Dio
dell’Amore lo toccava con un riguardo e una delicatezza nuove, con attenzione,
quasi temesse di ferirlo o di spaventarlo in qualche maniera.
Era
incredibilmente dolce da parte sua ma il moro non aveva nessuna intenzione di
farsi trattare come un fine cristallo pregiato.
“Allan...” lo
chiamò piano con un lieve tono di rimprovero nella voce.
Il biondo lo
fissò quasi con adorazione e Clavis sospirò piano, vedendo confermarsi i suoi
timori.
“Non ci provare
nemmeno...” lo mise in guardia puntandogli un lungo dito candido contro il naso
abbronzato “Ti avverto che se cominci a trattarmi in maniera diversa dal solito
torno a Morvit e mi sigillo nel castello per tutto il tempo necessario!” lo
minacciò.
“Ma... ma
Clavis!” protestò il biondo arrossendo leggermente “Credevo che...” cominciò ma
l’altro sollevò gli occhi al cielo, abbassando il dito per posarglielo sulle
labbra, impedendogli di continuare.
“Non ti
azzardare a fare la chioccia con me.” lo avvertì “Ho visto quanto puoi diventare
protettivo, soprattutto con Valery, ma io sono...” s'interruppe cercando le
parole “...adulto e vaccinato!” terminò, felice di aver ricordato quel modo di
dire che aveva imparato sulla terra.
Allan sospirò
“Non voglio fare la chioccia...” protestò “ma...” .
“Niente ma” fu
la categorica replica dell'altro e Allan decise che era meglio accontentarlo, o
almeno lasciargli credere che l'avrebbe fatto.
“E va bene...”
sospirò con il tono più umile che riuscì a trovare.
“Non ti credo”
sussurrò però il moro e Allan ridacchiò consapevole che ormai l'altro lo
conosceva fin troppo bene.
“Allora
stabiliamo una penitenza...” propose malizioso “...nel caso io infranga la
promessa.” disse allungando il viso verso il suo.
Clavis poggiò le
labbra sulle sue lasciando che la lingua dell’altro le accarezzasse, violandole
dolcemente per intrecciarsi con la sua compagna in un morbido, lungo, bacio.
Si lasciarono
solo dopo diversi minuti, leggermente a corto di fiato.
“Sarebbe questa
le penitenza?” mormorò divertito il moro.
“Non ti piace?”
chiese Allan prima di spingere il compagno contro le lenzuola, facendolo
sdraiare con attenzione, stendendosi poi al suo fianco, il viso appoggiato ad
una mano, lo sguardo nuovamente serio fisso su di lui.
“Aspetti davvero
un bambino...?” soffiò con voce ancora incredula.
“Quante volte
ancora intendi chiedermelo?” domandò piano Clavis socchiudendo gli occhi quando
l’altro prese ad accarezzargli un fianco.
“Un milione di
volte almeno...” mormorò il Signore di Amhor “Da quanto lo sai?” gli chiese
sommessamente sfiorandolo con tenerezza.
Il moro soppesò
se rimproverarlo nuovamente per quella sua riverente delicatezza ma poi decise
che poteva farsi coccolare un po’ senza correre il rischio che il suo compagno
facesse venire alla luce quel suo lato terribilmente apprensivo che gli aveva
visto sfoderare in un paio di occasioni, con Valery.
“Me ne sono
accorto quando siamo tornati qui” mormorò con voce assonnata, rispondendo alla
sua domanda, e Allan rimase silenzioso per un lungo momento, pensieroso.
“E’ successo al
palazzo di Zenan...” disse comprendendo.
..si erano
accasciati stremati, esausti, uno sull’altro, i corpi ancora strettamente
allacciati, per lunghi istanti di un silenzio fatto solo dei loro respiri
affannati, finchè Allan non aveva trovato la forza di sollevare il volto e
fissare il compagno.
E, quasi
avesse sentito quello sguardo su di se, anche Clavis aveva sollevato le
palpebre, fissandolo intensamente, gli occhi viola due cosmi di Luci ed Ombre,
di Vita e Morte che si fondevano gli uni negli altri, in un esplosione di potere
che scintillava magnifico e solenne, finalmente libero e, al contempo, per la
prima volta davvero domato.
“Ti amo
Clhavishineriyas...” gli aveva sussurrato Allan, il corpo ancora racchiuso nel
abbraccio di quella carne candida, prima di chinarsi a chiudere le labbra
dell’amante con le sue, infondendo in quel bacio tutto il suo Amore...
Quel bacio.
Quel bacio in
cui aveva riversato i suoi sentimenti, la sua aura e il suo potere.
Gli dei erano
Energia.
E lui con quel
bacio aveva permesso alla propria di fondersi con quella rinata e indifesa
dell’amante nello stesso istante in cui anche i loro corpi materiali erano
strettamente intrecciati.
Con quel bacio
avevano concepito loro figlio.
“Dei...”
sussurrò piano Allan che ancora non riusciva a capacitarsene “E’ per questo che
hai sempre sonno?” chiese d’un tratto, colpito da quel pensiero, attirandolo
delicatamente a se.
Il moro annuì,
accoccolandoglisi contro “Il bambino consuma parte della mia energia ma sembra
essere l’unico effetto collaterale” mormorò serenamente strofinando la guancia
contro il suo petto.
Il biondo
sorrise accarezzandogli i capelli.
Il sonno e
quella sua inconsueta dolcezza.
Ma era meglio
non farglielo sapere.
“Quanto ci
vorrà?” chiese dopo un momento di silenzio rendendosi conto che non aveva la più
pallida idea di come funzionasse la cosa.
“Non lo so”
ammise Clavis tranquillamente “Probabilmente quando si sentirà pronto nascerà”
disse sgomentandolo.
“Che significa
che non lo sai?!” rantolò il biondo “E poi come farà a nascere?!” ansimò
impallidendo di colpo, allontanando un poco il moro, da se, per poterlo guardare
in viso, il panico che gli contraeva lo stomaco.
Clavis aprì gli
occhi per fissarlo, sorpreso di sentirlo tanto agitato.
“Non c’è motivo
di preoccuparsi” disse calmo “E quanto alla sua nascita... siamo Energia, Allan
e come Energia verrà al mondo, prenderà forma concreta solo una volta che avrà
deciso quale gli piace di più” speigò.
“Vu... vuoi dire
che non ti verrà il pancione e che non dovrai partorirlo?” chiese incerto il
biondo e Clavis, per la prima volta in tutta la sua lunghissima vita, sgranò gli
occhi fissando l'amante come se fosse una qualche bestia strana.
“Ma sei
impazzito!?” esclamò “Certo che no!!”
“Ah...” sussurrò
Allan che aveva tentato d’immaginarsi il moro in ‘dolce attesa’.
“Santo cielo
Allan...” ridacchiò il moro “...hai delle idee davvero contorte”
“La fai semplice
tu!” il dio dell'Amore, imbronciato, mentre l'altro continuava a ridacchiare.
Il dio
dell’Amore lo guardò per un momento, indeciso se insultarlo o meno, prima di
scuotere il capo, piano.
Faceva presto a
parlare Clavis, ma lui, per quanto ci provasse non riusciva ancora a
capacitarsene.
Un bambino.
Clavis gli
avrebbe dato un figlio!
“Ti stai facendo
un sacco di problemi inutili” mormorò il moro notando la sua aria combattuta,
prendendogli la mano destra e posandosela sul petto, sopra lo sterno.
“Chiudi gli
occhi” gli ordinò dolcemente.
Allan obbedì,
sebbene perplesso, e pochi istanti più tardi sentì l’energia dell'altro fluire
piano.
“Libera la
mente...” disse Clavis, la voce che sembrava provenire da un punto lontanissimo, il biondo seguì le sue direttive trovandosi sospeso in un
nulla incolore.
Si guardò
attorno, perplesso, prima di notare una piccola scintilla di luce di fronte a
lui.
Una piccola
favilla incandescente che pulsava piano.
Lentamente,
sentendo le lacrime riempirgli gli occhi, il Sovrano di Amhor si avvicinò a
quella piccola fiamma iridescente, sfiorandola con dita tremanti.
E allora
l’avvertì.
Avvertì la
coscienza di quella piccola energia tendersi verso di lui e sfiorarlo a sua
volta, innocentemente curiosa.
Avvertì la sua
splendida purezza e la gioia assoluta con cui lo salutava, riconoscendolo.
Avvertì il suo
tiepido, morbido, calore e la sua tenera, candida, fragilità.
“Oh dio...”
ansimò piano con le lacrime che scorrevano prive di freni lungo le guance,
riaprendo gli occhi per affondare nello sguardo viola dell’amante.
“Era...” ansimò
piano.
“Era nostro
figlio... sì” gli sorrise dolcemente Clavis, allungando una mano candida per
asciugare le lacrime che ancora scivolavano sul volto del suo amato “Direi che
gli sei piaciuto” mormorò piano accoccolandosi di nuovo contro di lui, con uno
sbadiglio.
Allan non
riusciva a parlare.
Strinse a se il
moro, protettivamente, e nascose il volto contro i suoi capelli, ispirandone il
profumo delicato.
“Ti amo
Clavis...” sussurrò con voce roca “Ti amo...” ripetè incapace di trovare
qualsiasi altra parola.
“Anch’io ti amo
Allan...” mormorò il moro sommessamente, strofinando piano la guancia contro il
suo petto e il biondo gli posò un bacio tra i capelli neri, cullandolo piano tra
le braccia, avvertendo la stanchezza nella sua voce.
“Dormi amore
mio” sussurrò con voce rotta. “Riposa” disse facendo comparire dal nulla una
coperta con cui coprì il compagno già scivolato nell’abbraccio del sonno.
...
Valery aveva
aspettato un bel po’ prima di decidersi e, spinta dalla curiosità ed incitata da
Sephire e Zenan che prevedevano guai, aveva salito le scale per andare a bussare
alla camera da letto del padre.
Allan l’aveva
invitata ad aprire la porta con un “Avanti” appena sussurrato e la ragazzina era
entrata guardandosi intorno incerta, prima di posare lo sguardo su Clavis che
riposava, serenamente, tra le braccia del padre.
“Papà...”
mormorò “...che cosa ti ha detto?”
Allan fissò
l’amante addormentato sfiorandogli una guancia con dita lievi, pensieroso, prima
di concentrare lo sguardo sulla figlia.
“Vieni” disse
alzandosi dal letto, facendo attenzione a non svegliare il moro, indicandole il
piccolo studio annesso alla stanza “Andiamo di là a parlare” mormorò.
Valery lo seguì
silenziosamente, lasciando che l'altro chiudesse la porta dietro di loro,
andando a sedersi sulla sua poltrona girevole prima di piantargli gli occhi in
viso.
“Allora?”
chiese.
Allan la fissò
per un lungo momento prima di prendere un profondo respiro.
“Clavis aspetta
un bambino”
Da quando Valery
aveva scoperto la vera natura del padre e dei suoi amici poche cose la stupivano
veramente.
D’altronde era
stata nel mondo degli Dei.
Aveva conosciuto
il signore della Morte.
Suo padre era il
dio dell’Amore.
Aveva davvero
pensato che la vita non le riservasse altre sorprese.
Non grosse
almeno.
Non si aspettava
certo una cosa del genere!
“Che...che
cosa?” ansimò incredula.
E allora Allan
cominciò dall’inizio.
Le spiegò che,
come dio della Vita, Clavis era in grado di concepire, le spiegò che loro erano
fondamentalmente Energie e di ‘come’ loro figlio era stato concepito, stando
comunque solo sull’aspetto teorico della cosa.
Sua figlia aveva
pur sempre solo quindici anni!
Valery rimase in
silenzio per tutta la spiegazione e non parlò per diversi minuti nemmeno quando
il padre ebbe finito, la fronte corrugata e lo sguardo fisso su un punto
lontano.
“Questo cambierà
le cose...?” chiese piano, incerta.
Ma Allan le
sorrise, avvicinandosi per prenderla tra le braccia “Cambierà moltissime cose”
mormorò stringendola a se “Ma non quello che sei per me” le disse dolcemente
accarezzandole i capelli biondi.
“Ma lui... o
lei... sarà ‘davvero’ tua figlia” sussurrò abbassando la testa.
Allan scosse il
capo mettendole due dita sotto il mento, obbligandola ad alzare il viso, per
fissarla negli occhi “Ricordi quando scopristi che eri stata adottata?” le
chiese dolcemente ricevendo un titubante segno d’assenso.
“Sono cambiate
le cose tra noi da allora?” le domandò piano.
Valery gli
sorrise dolcemente “No” mormorò.
“E non
cambieranno nemmeno quando nascerà il bambino” la rassicurò “Tu sarai sempre mia
figlia”
Valery rise
sommessamente buttandogli le braccia al collo, scoccandogli un bacio sulla
guancia “E sarò anche la sorellona di un piccolo dio” disse ritrovando la sua
solarità.
“Già!” esclamò
Allan con un sorriso “Vedi di dargli il buon esempio!”
La figlia annuì
felice prima di farsi pensierosa: “Quando nasce?” chiese curiosa.
Allan sbuffò
“Clavis ha detto che non lo sa!”
“Come non lo
sa?!” protestò la ragazza.
“E’ quello che
ho detto anch’io!” esclamò il biondo contento che qualcuno comprendesse le sue
preoccupazioni “Ma lui sembra così assolutamente tranquillo!!” borbottò
imbronciato.
Valery ridacchiò
e il padre la fissò per un momento prima che una luce gli si accendesse nello
sguardo verde smeraldo.
“A proposito di
gente troppo tranquilla” disse “Sbaglio o io e te eravamo nel bel mezzo di una
discussione prima!” ricordò.
La bionda
sussultò guardandosi attorno per sondare velocemente le vie di fuga.
“Non ci provare
nemmeno!” la minacciò il padre “Adesso voglio sapere tutto, dall’inizio e con
calma!” ordinò e alla ragazza non restò che fare come le chiedeva.
...
Allan non sapeva
se essere felice o arrabbiato.
Da un lato era
contento che la figlia e Raily avessero tanto legato, dall’altro aveva
dell’incredibile che gliel’avessero fatta sotto il naso in quella maniera.
Da una parte il
suo spirito di dio dell’Amore festeggiava lo sbocciare di quel giovane
sentimento, dall’altra il suo essere Padre lo spingeva a desiderare di chiudere
la sua ‘bambina’ a chiave da qualche parte.
Era facile
asserire di essere un genitore dalle idee aperte e moderne quando la cosa non ti
toccava da vicino.
E seppure Allan
avesse dalla sua millenni di vita era pur sempre la prima volta che era padre e
si trovava impreparato come un qualsiasi essere umano.
Alla sua
agitazione si aggiungeva poi il pensiero per Clavis.
Il moro era la
quint’essenza della serenità mentre lui, per contro, era preoccupatissimo.
Clavis aveva il
suo bel dire che il bambino sarebbe nato quando si sarebbe sentito pronto ma che
cosa significava?
Mesi, anni o
giorni?
Avrebbe potuto
chiedere a Zenan, anche se dubitava che persino il dio della Sapienza ne sapesse
qualcosa, e per di più l’idea di dire agli altri della gravidanza di Clavis lo
sgomentava alquanto.
Non osava
immaginare la loro reazione.
La ramanzina
subita nel Dominio Celeste era ancora fin troppo fresca nella sua mente.
“E’ la volta
buona che Zenan mi prende a pugni...” mormorò mesto, tra se e se.
...
Allan aveva
atteso che il compagno si svegliasse per dare la notizia al resto degli abitanti
della casa, poliziotti esclusi.
Clavis era
rimasto pensieroso per un lungo momento quando l'amante gli aveva fatto notare
che dovevano delle spiegazioni agli amici e poi uno strano sorrisetto gli aveva
incurvato le labbra.
“Perchè no?”
aveva deciso con una lieve scrollata di spalle, nello sguardo viola una
scintilla preoccupante.
Dunque il dio
dell’amore aveva chiesto a Zenan, Sefire, Victor e Raily di riunirsi in cucina e
ora li stava fissando chiedendosi come sarebbe stato meglio affrontare la cosa.
“Allora?” chiese
Victor che non riusciva più a trattenere la curiosità.
Allan si
mordicchiò le labbra “Non è tanto semplice...” mormorò.
Non poteva certo
uscirsene con un semplice...
“Aspetto un
bambino”
La voce
tranquilla e profonda di Clavis materializzò i suoi pensieri.
Semplice, chiara
e assolutamente... devastante!
Victor cominciò
a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
Sefire passò lo
sguardo incredulo dal biondo al moro, con gli occhi sgranati.
Raily sembrava
pietrificato sul posto.
Il più
preoccupante era però il dio della Sapienza che sembrava, per quanto immortale,
prossimo all’infarto.
“Lu... lui
COSA?!” ansimò voltandosi immediatamente verso Allan con sguardo accusatorio
“Che cosa hai fatto?” gracchiò.
“Non ho fatto
niente!” protestò il biondo colto sul vivo.
“Niente?
NIENTE?!” tuonò Zenan prima di prendere una serie di profondi respiri, cercando
di calmarsi.
Clavis li
fissava impassibile una luce argentea nello sguardo, a tradire quanto si stesse
in realtà divertendo, d'altronde Zenan arrabbiato era davvero uno spettacolo
senza pari.
“Allora non sono
serviti a niente tutti i suggerimenti del Consiglio!” tuonò il signore di Saphe
il volto rosso e un dito puntato sotto il naso del suo migliore amico.
“Non è che...”
cominciò Allan cercando di giustificarsi ma il Signore di Saphe non gli lasciò
aprire bocca sommergendolo nuovamente di ammonimenti.
Sefire li
fissava tra i perplesso e il sorpreso, più rapido degli altri a riprendersi,
Victor boccheggiava ancora e Raily non si era mosso di un millimetro.
“Tu come stai?”
chiese l’angelo, al moro, ignorando la filippica dell’amante ad Allan che si
faceva sempre più piccolo sotto quel fiume di parole.
Clavis gli
sorrise, tranquillo “Ho sonno” mormorò con una scrollata di spalle prima di
fissare i due “Credi che dovrei dargli una mano?” chiese corrugando la fronte.
Sefire li fissò
per un momento ponderando la domanda.
“No, per il
momento, no” ridacchiò “Ma credo che Allan avrà bisogno del tuo aiuto quando
Zenan lo trascinerà di fronte al Consiglio” disse sollevando gli occhi ceruli in
quelli viola.
“Cronos ci
resterà secco” prevedè e Clavis gli porse un sorriso malandrino “Sarà una bella
scena” ghignò.
Sefire annuì con
sguardo scintillante “Non me la perderei per niente al mondo!!”
...
John non
riusciva a capire.
Era certo che
“quelli” avessero qualcosa di strano!
Quel mattino si
erano volatilizzati alla velocità della luce, a mezzogiorno sembrava esserci
stata una specie di lite, nel pomeriggio... bhe non aveva capito cosa fosse
successo quel pomeriggio ma doveva essere qualcosa di grosso.
Zenan Saphe che
solitamente era calmo e posato, era tornato da lavoro borbottando esclamazioni
adirate in una lingua a lui sconosciuta, il bestione di nome Victor sembrava
vittima di un ipnotizzazione mal riuscita: a intervalli irregolari sembrava
ricordare qualcosa e cominciava a boccheggiare in modo strano.
I tre ragazzini
si erano chiusi nella loro camera ma John non aveva potuto fare a meno di notare
che la figlia di Godman e l’allievo di Saphe avevano praticamente portato di
peso Fish su per le scale.
Ultimo ma non
meno importante il loro maggior indagato aveva praticamente dormito tutto il
giorno!
“Sono tutti
pazzi!!” borbottò tra se e se masticando distrattamente un bastoncino di
liquirizia, lasciandosi cadere a peso morto sul morbido divano di pelle, in
salotto.
Come se non fosse bastato la
loro indagine non proseguiva affatto, nonostante i microfoni e le microspie non
avevano ascoltato nessuna conversazione sospetta ne scoperto qualcosa
d'interessante.
Il detective allungò la mano
per prendere la rivista di automobili rimasta abbandonata sul basso tavolino di
cristallo, di fronte a lui raccogliendo distrattamente la scatolina di
fiammiferi che aveva fatto cadere così facendo.
L'aveva già rimessa sul
tavolino quando i suoi occhi catturarono il nome del locale, stampato in grossi
caratteri scuri, sul cartoncino: Broken.
continua....
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|