Oh My
God!
parte XIV
di
Naika
I Dieci dei superiori
erano già seduti nella grande sala, attorno al lungo tavolo candido.
Le tende erano state
leggermente accostate permettendo ai raggi solari di filtrare dolcemente
tingendo d’oro le alte pareti della camera.
Allhanirayas si
sedette alla destra di Zenan prima di fissare gli altri Dei che
attendevano in silenzio.
La brezza leggera
scivolò nella stanza accarezzando i volti dei presenti con il suo profumo
frizzante e ricco dell’essenza dei fiori che tinteggiavano d’arcobaleno la
valle, rifrangendo i colori del cielo.
Sorrise
inconsciamente socchiudendo le palpebre per lasciare che quell’aria carica
di luce e vita sfiorasse il suo volto in una carezza riverente che sapeva
di muto ringraziamento.
Ancora non riusciva a
credere che solo pochi istanti prima aveva tenuto tra le braccia il corpo
stremato di un Clhavishineriyas morente.
“Allhanirayas...”
La voce grave di
Ascarot, Sovrano del Tempo, lo riscosse dai suoi pensieri.
“La situazione è
molto... molto delicata...” mormorò con tono solenne il più vecchio tra i
Dieci, fissando il Dio dell’Amore con gli occhi neri ancora più scuri del
solito.
“Ascarot ha
ragione...” intervenne la bellissima Isabhellerien, passandosi una mano
tra i lunghi riccioli biondi, “...ciò che è accaduto ci obbliga a
riflettere attentamente.” disse seria.
La Dea della Natura,
i grandi occhi azzurri lucenti più che mai ora che tutto attorno a lei il
cosmo risplendeva di Vita, sorrise dolcemente: “Non fraintenderci...”
mormorò senza riuscire a trattenere una nota di gioia cristallina nella
voce “...che il Sommo Clhavishineriyas abbia riscoperto la sua anima e i
suoi sentimenti è certamente un cosa magnifica...” disse felice mentre
Allan sorrideva mentalmente di quel ‘Sommo’ che Laebell aveva anteposto al
nome del suo compagno.
“... ma che un potere
devastante, quale è il suo, sia alterabile da emozioni incontrollabili può
essere molto, molto, pericoloso....” continuò per lei la Dea della
Giustizia.
Allan li fissò
corrucciato “E con questo...?” chiese perplesso.
“Non ti rendi conto
della tua posizione?” chiese Zennan serio.
Il biondo lo fissò
evidentemente perplesso e il Dio della Sapienza sollevò gli occhi al
cielo, esasperato.
“Allhanirayas...”
s’impose con voce possente Ascarot “...il potere di cui dispone
Clhavishineriyas è qualcosa che va al di là di ogni nostra possibile
comprensione...” disse serio “...ma non è di lui che ci stiamo
preoccupando...” aggiunse, grave, mentre Allan cercava di capire dove
volessero arrivare.
“Lui ti ama Allan...”
lo informò Zennan “...e questo fa di te la creatura più pericolosa di
tutto il Dominio Celeste.” l’informò.
Allhanirayas sbarrò
gli occhi fissandoli incredulo.
“Io???” mormorò anche
se cominciava a comprendere che cosa intendevano dire.
“Tu...sì!” specifico
comunque il piccolo Dio della Gioia.
“Tu hai liberato la
sua anima...” gli ricordò Ferieeen.
“Siamo convinti che
Clhavishineriyas non causerà qualsivoglia genere di problemi a meno che
TU..” e nel proferire quelle parole la Dea della Pace lo fulminò con lo
sguardo “...non gli faccia perdere la pazienza!!”
Allan li fissò ad uno
ad uno, incredulo.
E loro lo avevano
separato da Clavis solo per dirgli, tradotto in poche parole, di non
irritarlo???
“Farò del mio
meglio!” borbottò lievemente offeso dalla loro mancanza di fiducia nei
suoi confronti.
La vocina della sua
coscienza gli fece notare che se lui non avesse agito avventatamente
baciando Zennan non sarebbe accaduto nulla ma lui l’ignorò senza darle
troppo peso.
La riunione si
protrasse ancora per diverse ore, tempo che fu impegnato dai vari Dei per
prodigarsi in raccomandazioni e ammonizioni di svariato tipo.
Alla fine il Dio
dell’Amore uscì dalla sala del consiglio con la vaga sensazione di essere
appena stato rimproverato dai genitori.
Scosse le spalle
dirigendosi lungo il corridoio che conduceva alle camere, deciso a
ritornare dal suo amante, non che artefice di tutta quella confusione,
allontanando tutti i pensieri mentre gli ritornavano alla mente le parole
del moro.
“Voglio vederti
venire, sopra di me...”
Deglutì a vuoto
mentre apriva la porta della loro stanza guardandosi attorno, cercando di
localizzare la fonte di tutte le preoccupazioni del Consiglio.
E non potè che
sorrise dolcemente quando lo vide.
Clhavishineriyas
riposava, beatamente assopito, sul grande letto matrimoniale.
I lievi raggi solari
tingevano d’oro l’aria profumata, creando un’aura di soffusa luce
impalpabile che scintillava intorno alla figura addormentata con
silenziosa riverenza.
I capelli erano
sciolti sulle lenzuola chiare, le ciocche nere sparse disordinatamente ad
intrecciarsi con quelle candide mescolandosi in un gioco di ombra e luce
che sembrava voler essere simbolo e monito di ciò che rappresentava quella
creatura regale, magnifica, così innocentemente abbandonata tra i
guanciali.
Così antico eppure
puro come un neonato.
Allan si sedette sul
bordo del materasso e così, come aveva fatto la prima volta a casa sua,
quando rapito dalla sua bellezza misteriosa non aveva resistito alla
tentazione di chinarsi a sfiorare le sue labbra sottili, si piegò sul viso
rilassato dell’amante, accarezzandone le labbra con le proprie.
Si separò da quel
velluto morbido osservando le lunghe ciglia nere fremere e poi sollevarsi,
lentamente, permettendogli di affogare in due laghi viola.
“Ti sei
addormentato?” gli chiese dolcemente sdraiandosi accanto a lui.
Il Dio della Vita e
della Morte coprì uno sbadiglio con la mano candida, stiracchiandosi
pigramente e Allan sorrise nell’osservarlo.
A volte Clavis gli
ricordava un gatto.
Un bel gatto nero,
decise tra se, immaginando il compagno con un paio di piccole orecchie a
punta e una lunga coda vellutata.
“Ci hai messo
un’eternità...” sbuffò l’oggetto delle sue fantasie, appoggiandosi ad un
gomito, per fissarlo, scostando i lunghi capelli di seta, una frusciante
cascata di tenebra nera, tempestata di luce.
“Che cosa ha deciso
il Consiglio?” domandò Clavis, vagamente curioso, distraendolo dalla sua
estatica contemplazione.
“Che non devo farti
arrabbiare...” mormorò divertito e il moro non potè che sollevare un
sopracciglio scuro, sorpreso, prima che nel suo sguardo balenasse
un’affilata luce argentea.
“A proposito..”
ringhiò, la voce improvvisamente cupa e sinistramente sibilante.
Il Dio dell’Amore si
ritrasse lievemente, sudando freddo.
Sapeva che sarebbe
giunto quel momento...
“Se ti trovo di nuovo
a baciare qualcuno...” minacciò con voce pericolosamente bassa “...ti farò
soffrire tanto che m’implorerai di annullarti...” l’avvertì gelido, per un
momento la sua vecchia, crudele freddezza, nuovamente disegnata sul viso.
Sembrava dannatamente
serio.
E probabilmente lo
era.
Allan gli regalò un
sorriso incerto: “Sta tranquillo non lo farò più!” si affrettò a
rassicurarlo sollevando entrambe le mani in segno di resa.
“Hn!” sbottò
soddisfatto il Dio della Vita.
“Abbiamo fatto pace?”
chiese Allan, titubante, avvicinandoglisi di nuovo.
Il Signore della
Morte lo fissò lievemente divertito, sollevando un sopracciglio scuro:
“Perchè?” soffiò piano.
Allan sorrise prima
di chinarsi su di lui e sfiorargli le labbra con le sue.
“Mi avevi chiesto una
cosa prima....” gli ricordò, staccandosi da lui quel poco necessario a
soffiare quelle parole sulle sue labbra sottili, prima di allungare
nuovamente il capo per sfiorarle con le proprie.
Quello che
inizialmente era solo un lieve contatto divenne ben presto un’umida
carezza finche il Dio dell’Amore non allungò le braccia attirando il moro
a se, spingendo la lingua tra le sue labbra.
Clavis si appoggiò al
suo petto, le dita che salivano ad affondare tra i riccioli del biondo,
spargendo, con le lunghe dita, quella massa d’oro lucente, sulla federa
bianca.
Allan fece scivolare
le mani lungo le braccia del compagno, per poi sfiorargli la schiena
elegante con tocchi leggeri, cominciando a sciogliere i lacci sottili che
tenevano insieme la sontuosa veste di seta nera e bianca.
“Aspetta...” sussurrò
Clavis scostandosi da lui.
Allan lo fissò
scivolare con grazia silenziosa oltre il bordo del letto, per poi fermarsi
e voltarsi verso di lui.
Così come aveva fatto
quella prima volta nella sua camera da letto, le lunghe dita candide
corsero a liberare i piccoli sigilli che trattenevano l’abito solenne,
lasciando che questi s’accasciasse con un ansimo sensuale ai suoi piedi.
Il Dio dell’Amore non
riuscì a trattenere un lieve sospiro permettendo che i suoi occhi
abbracciassero quel corpo lunare vestito solo della lucente carezza dei
raggi solari.
Clavis gli tese una
mano, in silenzio, invitandolo a raggiungerlo e Allhanirayas scese dal
letto, slacciando a sua volta il proprio abito, prima di avvicinarsi al
compagno e posargli le mani sui fianchi sottili.
Fece scorrere le dita
con lenta riverenza su quella pelle serica per poi attirarlo a se e il Dio
della Morte dovette imprigionare un gemito contro la sua spalla dorata
quando le loro virilità vennero a contatto in quell’abbraccio.
“Allan...” sussurrò,
ma il biondo si abbassò a sfiorargli una guancia con un bacio leggero
passandogli una mano tra le ciocche scure.
“Vieni...” sussurrò
accompagnandolo di nuovo fino al loro giaciglio.
Lo fece stendere
sulle lenzuola, sdraiandosi poi al suo fianco, lasciando pochi centimetri
d’aria tra i loro corpi.
Lentamente, quasi
attendendo un muto consenso, allungò le proprie mani, sfiorando dapprima
con la punta delle dita, poi con il palmo dorato, quella sua pelle candida
e così sottile da sembrare trasparente.
Le lasciò vagare,
piano, senza fretta, mentre Clavis lo fissava per un lungo momento,
incerto.
La prima volta che si
erano amati, era successo tutto così in fretta che ora si trovava
completamente spiazzato da quelle attenzioni tranquille, quasi il compagno
non volesse veramente fare l’amore con lui.
“Abbiamo tutto il
tempo...” mormorò Allan, come se gli avesse letto nel pensiero,
accompagnando la sua mano pallida sul proprio petto.
Con attenzione,
studiando quelle nuove sensazioni, Clavis disegnò con la punta delle dita
le linee di quel corpo fatto con la luce del sole, tracciandone i contorni
con i polpastrelli sensibili.
La pelle dorata era
tiepida e morbida sotto il suo tocco incerto, tesa e forte.
Così diversa dalla
sua carnagione delicata e fredda.
Gli sembrava che
tutto il suo essere si scaldasse a partire dalla punta delle dita soltanto
nel toccarlo e quel calore, quel suo calore che l’aveva riportato alla
vita, scivolava nel suo corpo come ambrosia dolce riaccendendo i battiti
di un cuore che aveva dimenticato di avere.
Allan osservò
divertito la curiosità quasi scientifica con cui il suo compagno osservava
il contrasto tra la sua mano e la pelle del suo corpo ma i suoi pensieri
s’infransero in un piccolo gemito quando il moro gli sfiorò un capezzolo
con le dita.
Il Dio della Morte
sollevò il capo, sorpreso, da quel suono leggero, ovattato, osservando il
volto dell’amante e il suo respiro improvvisamente leggermente affannato.
Senza prestare
attenzione agli occhi verdi del Dio dell’Amore che seguivano le sue mosse
con attenzione, passò nuovamente la mano su quella parte sensibile,
disegnandone il contorno, lentamente, prima di allungare il viso e
accoglierlo tra le labbra. Quel suo gesto, fatto con innocente curiosità,
gli ricordò una cosa che aveva imparato tra gli umani: i bambini piccoli
mettono tutto in bocca.
Era un modo candido
per assaggiare le cose.
E Clhavishineriyas
stava facendo la stessa cosa.
Non c’era malizia nel
suo gesto.
Solo un dolce
interesse.
Allan tuttavia non
potè trattenersi dal mugolare sonoramente e Clavis sollevò il volto
fissandolo con quello sguardo confuso che aveva la capacità di farlo
impazzire.
“Ti ho fatto male?”
chiese con innocente candore.
I Signore di Amhor
scosse il capo, negando, prima di spingerlo delicatamente contro il
materasso.
Come aveva fatto poco
prima il moro, abbassò il volto sul suo petto, sfiorandogli il capezzolo
destro con le labbra.
Clavis gemette piano,
arrossendo.
“Senti?” gli soffiò,
sulla pelle bagnata, “....non fa male..” sussurrò prima di abbassare di
nuovo la bocca su di lui e cominciare a succhiare delicatamente la pelle
sensibile.
Clavis soffocò un
gemito traendo un respiro profondo mentre sentiva il cuore fare un balzo
in avanti nel petto.
Il biondo gli
sorrise, staccandosi dalla sua pelle nivea, “Tutto ok?” gli chiese, piano,
sollevando lo sguardo per perdesi in due laghi viola, di sentimenti
confusi.
Il Sovrano della
Morte annuì, anche se con una leggera titubanza, e Allan gli sorrise
nuovamente, chinandosi a sigillargli le labbra con un lungo bacio umido
che ebbe l’effetto di ridurre ancor più il suo, già corto, respiro.
Clavis allargò le
gambe per lasciare che il compagno si sistemasse contro di lui ma Allan
scosse il capo, scivolando al suo fianco.
“Non avere fretta...”
lo rimproverò dolcemente accompagnandolo vicino a se prima di riprendere
ad accarezzarlo piano, con riverenza, evitando volutamente i punti
sensibili di quel corpo pallido, tra le sue braccia.
Questa volta, si
ripromise, sarebbe stato tutto assolutamente naturale.
Gli avrebbe concesso
il tempo di conoscere il suo corpo, di familiarizzare con le sue mani e le
sue labbra.
Si sarebbe permesso
di accarezzarlo a lungo, lasciando che ogni centimetro di quella pelle
inviolata fosse marchiata dal suo tocco, prima di dargli il piacere che
gli aveva promesso.
Accompagnò le sue
mani bianche nuovamente sul proprio petto, spingendolo dolcemente ad
approfondire le carezze, lasciando che quelle dita lunghe seguissero la
loro curiosità, insegnando loro nuovi percorsi quando vedeva che il moro
aveva preso confidenza con una determinata zona del suo corpo.
Continuarono quel
lento, estenuante gioco che trovava sfogo soltanto in baci sempre più
umidi e sospiri sempre più alti, per diverso tempo, finchè Allan non si
accorse che non avrebbe resistito ancora a lungo a quella piacevolissima
tortura.
Delicatamente lasciò
che le sue dita scivolassero lungo la linea degli addominali candidi,
disegnando un lenta, morbida discesa sui suoi fianchi eleganti prima di
scendere tra le gambe dell’amante.
Clavis gemette piano
chiudendo gli occhi e Allan sorrise nel vederlo arrossire, prima di
portare l’altra mano sotto il suo mento, sollevandoglielo piano.
“Hey?” lo chiamò
dolcemente “Non avevi detto che volevi guardarmi?” lo stuzzicò,
accarezzandogli le labbra con il pollice.
Il moro sollevò
lentamente le palpebre, gli occhi viola due pozzi di liquido indaco in cui
l’argento si mescolava al blu in ipnotiche spirali.
“Sei sleale..”
mormorò.
“Io?” chiese
candidamente il compagno, sfoderando tutta la sua innocenza mentre la sua
mano scivolava, nuovamente, ad accarezzare la sua pelle lì, dov’era più
morbida e sensibile.
Clavis inarcò la
schiena con un sospiro senza tuttavia abbassare lo sguardo e Allan gli
regalò un sorriso malizioso, ricompensandolo con una pioggerellina di
lievi baci, sul volto androgino.
Lasciò che le loro
bocche si sfiorassero, rincorrendosi nei pochi centimetri d’aria che le
separavano, fondendo i loro sospiri mentre Clavis faceva scivolare le mani
sulla sua schiena abbronzata, attirandolo su di se prima di sollevare il
capo per chiudere con la sua, la bocca sfuggente del biondo.
Le loro lingue
duellarono dolcemente, intrecciandosi in una lenta danza, mentre le loro
mani ripercorrevano silenziose i tracciati dei muscoli scolpiti.
Il moro gemette
allargando un po’ le gambe, facendo frusciare le lenzuola, lasciando più
spazio alla mano del Dio dell’Amore che era scivolata nuovamente sul suo
sesso, ad accarezzarne i contorni con riverenza.
“Allan...” lo
supplicò con voce roca prima di afferrare tra i denti il padiglione
auricolare del compagno, tirandolo piano nel tentativo di soffocarvi
piccoli ansimi sensuali.
In tutta risposta il
Dio biondo ridacchiò piano, allungando la lingua per lambirgli la gola, in
un bacio umido che avrebbe sicuramente lasciato il segno su quella pelle
così chiara e delicata.
“Hai fretta?” lo
schernì dolcemente, sollevando il volto per fissarlo negli occhi viola.
Clavis scosse piano
il capo, spargendo sui cuscini i lunghi capelli neri e Allan non potè fare
a meno di sollevare la mano per scostargli una ciocca candida, che era
scivolata ad accarezzargli la fronte velando le iridi lucenti, disegnando
la sua languida ombra sulle guance lievemente arrossate e sulle labbra
gonfie.
“Sei bellissimo..”
mormorò incantato.
Il moro non gli
rispose ma socchiuse le palpebre scostando un po’ il viso per sfuggire al
lucente esame di quei laghi verde smeraldo.
“Oh...” sussurrò il
biondo “...i complimenti ti mettono in imbarazzo?” mormorò, allungando le
braccia per attirarlo di più contro di se.
Clavis mugolò un
insulto leggero, contro la sua spalla, lasciando che l’altro si
accomodasse meglio contro di lui prima di mormorare un burbero: “Occupa
quella tua boccaccia in un altro modo...”
E Allan non si fece
certo pregare.
Lo baciò dolcemente
lasciando che le loro lingue si assaporassero a lungo prima di scivolare
sulla mandibola e poi, lentamente sul suo collo da cigno.
“A..allan?” lo chiamò
piano il Sovrano della Vita ma l’interpellato continuò a scendere senza
ascoltarlo, soffermandosi a mordicchiare nuovamente i capezzoli eretti
prima di lambirli piano con la lingua.
Clavis chiuse gli
occhi con un lungo sospiro, rabbrividendo quando il fiato accelerato del
biondo gli accarezzò la pelle umida di baci.
Allan baciò il petto
del moro con attenzione, disegnando i contorni di quel corpo, che le sue
mani avevano a lungo accarezzato poco prima, scivolando lentamente, ma
inesorabilmente, verso il basso.
“A..Allan... che vuoi
far...” l’ultima parola del moro morì in un singulto spezzato quando le
labbra vellutate del Dio dell’Amore deposero un casto bacio sulla punta
del suo pene.
Il biondo sollevò il
volto per fissare gli occhi indaco, sgranati, prima di abbassare
nuovamente le labbra sul suo sesso.
“A...Allan.. no..”
ansimò il moro intrappolando tra le lunghe dita le ciocche dorate
dell’amante ma questi non si ritrasse, accarezzando con il fiato caldo il
suo membro teso, mentre con le dita scostava delicatamente i riccioli
neri, strappando lunghi brividi al suo amante.
Clavis gemette piano,
un suono sottile e vulnerabile, sollevando i fianchi, arrendendosi alle
sensazioni che il compagno sapeva donargli. Allan tuttavia sembrava
seriamente intenzionato a farlo impazzire perchè si limitò a deporre una
lieve serie di baci su tutta la sua asta, lasciando solo, di tanto in
tanto, che la lingua scivolasse tra le labbra ad assaggiare la pelle tesa
del suo membro.
“Allan smettila di
giocare..:” ansimò stringendo con forza le ciocche bionde tra le dita
candide.
“Pazienza... tesoro
pazienza...” sussurrò il biondo, mandando il proprio fiato caldo ad
infrangersi sulla sua pelle umida, strappando al compagno l’ennesimo
gemito spezzato, un suono basso e sensuale, che aveva la capacità di
rimescolargli il sangue nelle vene.
Desideroso di udire
di nuovo quell’ansito di piacere violare le labbra del suo amante, Allan
socchiuse la bocca per accoglierne la punta del membro.
La succhiò piano,
accarezzandone la superficie con la lingua, ritraendosi per poi stringerla
delicatamente tra le labbra gonfie, sfiorandola con estrema delicatezza,
con i denti, mentre le dita scivolavano ad accarezzargli l’interno coscia,
disegnando lenti centri concentrici sulla pelle sensibile.
Il Signore di Morvit
cominciò ad ansimare con forza, tentando di soffocare i gemiti tra le
labbra serrate, emettendo leggeri mugolii sensuali che ebbero il potere di
strappare il respiro dai polmoni del Dio dell’Amore.
Clavis gemeva.
Ansimava.
Invocava il suo nome
in morbidi sospiri che si sollevavano a riempire l’aria di quel suono
spezzato e incerto e, al contempo, così limpido e puro.
Lentamente, il Dio
dell’Amore, aprì la bocca e lasciò che il pene del compagno scivolasse
dentro di lui strappandogli un grido rauco, spingendolo a sollevare i
fianchi, arcuandosi per lui, tra le lenzuola arruffate.
Allan gli accarezzò i
fianchi, trattenendolo per le anche, mentre faceva scivolare la mano
destra lungo il gluteo, spingendosi poi oltre per trovare il solco sottile
che divideva le natiche.
Delicatamente prese a
sfiorare la piccola apertura, strofinandone piano il contorno lasciando
che l’indice la forzasse dolcemente, senza tuttavia penetrarlo.
Clavis strinse le
mani sui suoi capelli con un ansimo spezzato e Allan cominciò a muoversi
piano, sollevando il capo, lasciandolo quasi uscire per intero dalle sue
labbra, obbligandolo ad inseguire le sue labbra con i fianchi,
insegnandogli i movimenti dell’amplesso che da lì a poco li avrebbe uniti
in maniera molto più profonda.
Infilò il primo dito
dentro di lui solo quando sentì che il moro cominciava a tremare piano tra
le sue braccia.
Il corpo candido era
teso e sudato, lucente sotto la carezza del sole che pioveva su di loro
dalla grande finestra aperta. Il signore di Amhor lasciò delicatamente il
sesso del compagno, strappandogli un ringhio minaccioso, per risalire quel
corpo bagnato fino a raggiungere le labbra gonfie e socchiuse, nel
tentativo di catturare più aria, chiudendole in un lungo bacio, prima di
dar loro il tempo di insultarlo come si sarebbe meritato.
Attese che il
compagno si arrendesse al gioco della sua lingua, prima di affondare
l’indice nel suo corpo.
“Sei così stretto..”
gli soffiò piano, staccandosi delicatamente da lui, muovendosi piano
all’interno di quello scrigno candido.
Clavis socchiuse gli
occhi regalandogli uno sguardo liquido e perduto mentre sollevava le
braccia per cingergli le spalle sollevando i fianchi per lasciargli più
spazio, strofinando i loro ventri l’uno contro l’altro.
Allan gemette, privo
di controllo, affondando anche il secondo dito dentro di lui, ansimando
quando il moro, nel tendersi fece sbattere con forza i loro membri tesi.
Erano ormai entrambi
prossimi al collasso.
Prese a muovere le
dita dentro di lui, preparandolo, consapevole che di li a poco il suo
autocontrollo sarebbe crollato sotto l’attacco della sua candida malia,
mentre la sua bocca scendeva nuovamente a gustare la sua pelle e il suo
orecchio veniva accarezzato dai sospiri e dai lievi gemiti del moro.
“Clavis...?” lo
chiamò piano.
Il Dio socchiuse a
fatica le palpebre fissandolo e Allan tolse le dita dal suo corpo, facendo
scivolare le mani a stringergli i fianchi, prima di fermarsi a fissarlo,
una muta domanda negli occhi smeraldini.
“Vieni...” sussurrò
Clhavishineriyas con voce roca, stringendogli le braccia intorno alle
spalle.
Allan gli sorrise
dolcemente e poi spinse il proprio bacino contro il suo.
Clavis gettò il capo
all’indietro con un lungo lamento, sentendolo scivolare dentro di se,
stringendo le gambe ai fianchi del compagno trattenendolo e attirandolo, a
fondo, dentro di se mentre il biondo faceva scendere una mano tra i loro
corpi, accarezzando il suo membro eretto, prendendo ad ondeggiare il
bacino allo stesso ritmo con cui la sua mano sfregava la pelle tesa,
mentre i loro sospiri crescevano, intrecciandosi, fondendosi gli uni negli
altri finchè con un grido Allan non si sciolse nel suo corpo.
Clavis tremò con
forza artigliandogli le spalle nel sentire il suo seme scivolare nel
proprio corpo e inarcandosi un’ultima volta, il corpo teso allo spasimo
venne a sua volta , liberandosi contro il ventre del Dio dell’Amore con un
lungo gemito di piacere.
Si accasciarono
stremati, esausti, uno sull’altro, i corpi ancora strettamente allacciati,
per lunghi istanti di un silenzio fatto dei loro respiri affannati, finchè
Allan non trovò la forza di sollevare il volto e fissare il compagno.
Quasi avesse sentito
quello sguardo su di se Clavis sollevò le palpebre, fissandolo
intensamente, gli occhi viola due cosmi di Luci ed Ombre, di Vita e Morte
che si fondevano gli uni negli altri, in un esplosione di potere che
scintillava magnifico e solenne, finalmente libero e al contempo per la
prima volta davvero domato.
“Ti amo
Clhavishineriyas...” sussurrò Allan, il corpo ancora racchiuso nel
abbraccio di quella carne candida, prima di chinarsi a chiudere le labbra
dell’amante con le sue, infondendo in quel bacio tutto il suo Amore.
....
Sefire respirò a
pieni polmoni l’aria profumata, intrecciando le proprie dita con quelle
del compagno che, alle sue spalle, lo avvolgeva in un caldo abbraccio
protettivo.
“Adesso che il
Consiglio ha preso la sua decisione, siamo liberi di ritornare alle nostre
vite...” mormorò il ragazzo trattenendosi a malapena dal fare le fusa
quando Zennan prese ad accarezzargli i capelli celesti.
“Che cosa faremo
ora?” interrogò il compagno, tentando di concentrarsi sul discorso.
“Credo che Allan
ritornerà nel Dominio Umano insieme a Valery e Raily.” riflettè a voce
alta il Dio della Sapienza.
“E presumo che anche
Clhavishineriyas andrà con loro...” ragionò.
“Quanto a noi...
penso che il consiglio sarebbe più tranquillo sapendomi a controllare
Allhanirayas...” mormorò “...verrai con me?” chiese facendolo voltare nel
suo abbraccio.
Il ragazzo arrossì
nello specchiarsi negli occhi grigi del suo maestro.
Gli sembrava ancora
così incredibile che quell’uomo, uno dei dieci Dei Superiori, ricambiasse
il suo affetto.
“Non voglio separarmi
da te, mai più...” mormorò arrossendo furiosamente “... e poi Raily è
ancora nei guai e devo ringraziare un’amica....” disse con un sorriso sul
bel volto arrossato.
Zenan annuì piano,
allungando una mano per accarezzare le guance del compagno prima di
chinarsi per sfiorargli le labbra in un dolce bacio.
“Ohhhh!!! Ma che
noia!!” sbottò una voce possente facendoli trasalire entrambi.
Victor li osservava
mollemente appoggiato all’uscio che dava sul giardino, un leggero ghigno
divertito sul volto abbronzato.
“Sono andato a
cercare Allan ma è scomparso. Vengo a cercare te...” disse indicando Zenan
“..per sapere se hai intenzione di tornare indietro con noi e ti trovo qui
a pomiciare...” borbottò incrociando le braccia sul petto facendo
arrossire furiosamente il giovane angelo.
“Dev’essere la
stagione degli amori!!” disse allegro ricevendo un’occhiata fulminante da
parte del Dio della Sapienza.
“Siete qui? Vi sto
cercando da un’eternità!” disse allegro Allan comparendo in giardino.
Zenan sbuffò, dicendo
mentalmente addio al suo attimo di intimità con Sefire, prima di lanciare
uno sguardo a Raily e Valery che accompagnavano il Dio dell’Amore.
“Clhavishineriyas?”
chiese perplesso non vedendo il Dio della Morte.
“E’ già tornato
indietro...” disse Allan prima di stringere delicatamente la mano della
figlia “Allora?” chiese “Torniamo?”
Sefire annuì
stringendo la mano del suo signore e Victor sorrise lasciando il suo
sostegno.
“Bene, allora...
tutti a casa!” sentenziò sollevando la grande mano e al suo comando le sei
figure svanirono in colorate volute di fumo nuovamente dirette verso il
Dominio degli Uomini.
Continua....
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