Oh My God!

parte IX

di Naika

Zennan lasciò che i ragazzi terminassero la colazione prima di chiamare Valery e Raily a se.

Li fece sedere sul divano e poi, preso di tasca quello che aveva tutta l’aria di essere un comunissimo pennarello, si avvicinò ai due.

“Che vuoi fare con quello?” chiese sospettosa la ragazza.

“Si tratta di un inchiostro invisibile agli esseri umani, non ti preoccupare” la rassicurò il dio, scostandole la frangia bionda.

Tracciò velocemente un paio di segni mentre la ragazzina attendeva immobile di ricevere qualche spiegazione.

Zennan, tuttavia, fece la stessa cosa anche con Raily, sotto lo sguardo molto attento, e un filino malevolo, di Sefire, prima di parlare.

“Quel simbolo mi permetterà di rintracciarvi ovunque vi troviate.” disse facendo scomparire tra le lunghe dita il pennarello scuro.

“Così nel caso vi dovesse succedere qualcosa noi interverremmo immediatamente” spiegò.

“Comunque per maggior sicurezza da oggi la vostra scuola avrà un nuovo insegnante!” esclamò Victor, lisciandosi la giacca del completo scuro.

Valery sorrise al colosso “E cosa insegnerai zio?” chiese curiosa.

Il dio della forza le si avvicinò con aria da cospiratore.

“Io ho sempre odiato le lezioni...” le confessò lanciando un’occhiata a Zennan che sollevò gli occhi al cielo, scuotendo il capo rassegnato “...per cui insegnerò l’unica materia che vale la pena di fare a scuola!” sancì con un sorriso a trentadue denti.

“Ossia?” chiese Raily interessato.

“Educazione fisica!” rise l’uomo battendosi un colpo sull’ampio petto muscoloso.

“Sei senza speranze!!” borbottò l’alto Dio della Sapienza, sistemandosi gli occhiali sul naso aquilino prima di avviarsi.

Nell’ingresso trovò Sefire che si metteva la giacca, con sguardo basso e corrucciato.

Stranamente l’angelo si era allontanato mentre Zennan tracciava i Simboli di Ricerca sui volti dei suoi amici e ora aveva un’aria tra l’imbronciato e il confuso.

“Che cosa c’è?” gli chiese dolcemente il dio posandogli una mano sulla spalla, facendolo sussultare violentemente, dato che, perso com’era nei suoi pensieri, non l’aveva udito avvicinarsi.

“Ni.. niente...” balbettò il ragazzo, evitando il suo sguardo attento.

“Sicuro?” chiese Zennan preoccupato, allungando una mano per intrappolargli il viso tra le lunghe dita, costringendolo a voltarsi verso di lui, per fissarlo negli occhi.

Sefire arrossì violentemente nel ritrovarglisi così vicino, nel sentire quegli occhi attenti sondargli l’anima.

“Ecc.. ecco io...” sussurrò facendo inconsciamente un passo verso di lui, mandando il cuore del Signore di Saphe a fare le capriole.

Ma il chiassoso arrivo degli altri due studenti e del Dio della Forza gli impedirono di finire la frase.

 

Clavis emerse dal sonno in cui era scivolato muovendosi lentamente tra le lenzuola.

Gli piaceva la sensazione di calore che esse conservavano per lui.

Il calore di Allan.

Coprì uno sbadiglio con una mano mentre si stiracchiava languidamente, prima di scendere dal letto e lanciare un’occhiata all’orologio, la porta della camera, tuttavia, si aprì prima che avesse modo di concentrarsi su qualsiasi pensiero.

Il Dio dell’Amore per poco non lasciò cadere il vassoio, con tutta la colazione, nel vederlo così, coperto solo dai pantaloni chiari del suo pigiama, i capelli neri ancora arruffati che accarezzavano la pelle candida.

“Clavis ti ho mai parlato dell’utilità dei vestiti?” gli chiese deponendo il vassoio sul comò per poi lanciargli un maglione.

Il Sovrano dalle Due Maschere gli regalò un sorriso malizioso afferrando il capo di vestiario e posandoselo su un braccio, con crudele indifferenza.

Senza una parola gli si avvicinò e allungò la mano candida per rubare un po’ di marmellata carminio da una fetta biscottata che faceva bella mostra di se, tra le altre cibarie poste sul vassoio.

Si mise le dita in bocca, lentamente, assaporando il gusto del dolce con attenzione.

“Che cos’è?” chiese, perso nella sua analisi della cibaria.

“La... lampone” balbettò Allan.

“Lampone...” sussurrò piano Clavis, scuotendo le spalle, prima di intingere l’indice di nuovo.

Ma non riuscì a portarlo alla bocca perchè furono le labbra di Allan ad avvolgerlo.

“Allhanirayas!” protestò il moro ma il Dio dell’Amore l’ignorò facendogli scivolare un braccio attorno alla vita nuda, attirandolo a se.

La notte precedente non l’aveva toccato.

Si era detto che finchè non avessero risolto le cose tra loro non era il caso di fare nuovamente l’amore.

Dormire tenendolo tra le braccia era stato bellissimo e gli aveva dato una serenità incredibile.

Aveva pensato che non sarebbe stato difficile trattenersi finchè anche Clavis non si sarebbe innamorato di lui.

Però quella mattina aveva avuto la prova che il detto ‘la carne è debole’ poteva essere applicato anche ad un Dio, sebbene di carne non fosse fatto.

Lasciò andare la sua mano ricevendo un’occhiataccia da dietro le lenti scure degli occhiali.

“Non si provocano gli uomini innamorati Clavis...” gli sussurrò “...tanto meno gli dei.” Lo reguardì.

Il Dio della Vita fece un passo indietro, allontanandosi da lui con felina eleganza, prima di dirigersi verso il bagno.

“Non devi andare a lavoro Allan? Farai tardi...”  sussurrò richiudendosi la porta della stanza alle spalle.

Il biondo fissò l’uscio chiuso borbottando tra se qualcosa a proposito della pazienza dei santi prima di scendere al piano inferiore e decidersi ad uscire per andare a lavoro.

 

“A... angela?”

L’interpellata si volse al sussurro incerto del suo compagno di banco.

“Sì?” chiese perplessa ignorando per un momento le spiegazioni del professore di matematica.

“Io... vorrei un consiglio su quella cosa..” mormorò imbarazzato l’angelo.

Aveva passato tutte le prime ore di lezione a rodersi.

 

Che cosa voleva dire a Zenan quando gli si era avvicinato?

Non lo sapeva nemmeno lui.

Ma aveva provato un profondo fastidio nel vederlo così vicino a Valery e Raily.

Aveva desiderato sentire quelle dita delicate anche sulla sua fronte, scostargli i capelli con delicatezza, sfiorare la sua pelle...

 

Non voleva parlarne con Allan per il momento.

Era ancora troppo fresca la sua presunta cotta per lui e non se la sentiva di parlargli di quei suoi strani pensieri.

Angela invece, con cui aveva stretto un certo legame e che gli ispirava automaticamente fiducia, poteva dargli un punto di vista esterno a tutta quella faccenda.

“Dimmi!” disse ben volentieri la moretta, distogliendolo dai suoi pensieri.

“Dopo, durante la pausa...” mormorò Sefire “...ci troviamo nell’aula di musica.” Spiegò.

Angela annuì con un sorriso e una leggera strizzata d’occhio prima di tornare a prestare attenzione alla lezione.

 

“Ecco lo sapevo!” tuonò Derek massaggiandosi gli occhi stanchi con le dita.

Aveva messo il suo maggior esperto di internet all’opera per tutta la notte e lui stesso si era dato alla caccia di ogni informazione possibile ma il risultato era stato nullo.

 

Niente di niente.

 

Quel Clavis Dealif sembrava non essere mai esistito.

Risultava nato in un piccolo paesino sperduto dell’Egitto che naturalmente aveva perso tutti i  suoi documenti.

Gli avevano rilasciato una carta di identità in un altrettanto sperduto paesino della loro nazione dove, guarda caso, nessuno sapeva niente di lui.

La sua occupazione attuale era sconosciuta.

 

Il commissario picchiettò i fogli stampati con la matita, riflettendo.

 

Certo quell’uomo aveva dei lineamenti vagamente faraonici ma la sua pelle era troppo candida perchè fosse davvero egiziano.

E poi il fatto che di lui non risultasse niente, assolutamente niente, nessuna traccia, nessuna scuola frequentata, nessun lavoro, nemmeno una multa per divieto di sosta, era davvero sospetto.

 

Da dov’era piovuto?

Dal cielo?

 

O più semplicemente qualcuno si era caldamente premurato di cancellare il suo passato.

 

Molti killer professionisti lo facevano.

Imprecò tra se con rabbia, era ancora troppo presto per agire, aveva bisogno di altre informazioni.

Allan Godman era uno dei loro più rispettabili concittadini, possibile che ospitasse in casa una simile persona?

E gli altri?

Chi erano?

Avrebbe fatto ricerche anche su di loro.

E poi c’era il caso Fisher da risolvere.

Imprecò tra se rimpiangendo i lunghi giorni di noia, quando il massimo che poteva capitare era la segnalazione di una lite tra vicini.

Almeno avevano un punto di partenza.

I killer avevano nominato il Broken.

Era il locale più malfamato della zona portuale, dove era possibile trovare di tutto.

Dalla droga alle donne, dal denaro falso ai mercenari.

Avrebbe mandato degli uomini in incognito a raccogliere informazioni e intanto avrebbe messo qualcuno anche alle costole di quel Dealif, aveva bisogno di altre informazioni prima di decidere come muoversi.

 

Angela prese a braccetto Sefire non appena la campanella suonò per decretare l’intervallo e, trascinando il ragazzo attraverso i corridoi della scuola, seguita dallo sguardo invidioso di molte ragazze, lo condusse all’aula di musica.

Si richiuse la porta alle spalle prima di voltarsi verso l’angelo che nel frattempo si era seduto sullo sgabellino di fronte alla tastiera del pianoforte e ora ne sfiorava i tasti, distrattamente, con le dita.

“Sai suonare?” gli chiese curiosa e l’angelo annuì piano “Mi ha insegnato lui...” mormorò.

La moretta gli si sedette accanto e gli sorrise incoraggiante “Inizia dal principio ti va?” chiese e Sefire sospirò prima di cominciare a parlare.

“Io... bhè lui mi ha preso con se quando ero molto, molto piccolo...” mormorò piano, non poteva spiegarle come nascevano gli angeli pertanto decise di optare per una mezza verità.

“... io avevo perso i genitori e lui si è occupato di me.” spiegò.

“Oh ma allora è molto più vecchio di te!” disse la ragazza stupita.

Sefire annuì mestamente con il capo “Molto, molto più vecchio di me...” sussurrò pensando ai millenni che Zenanhash aveva già sulle spalle.

“Abbiamo 18 anni di differenza.” disse rapportando la cosa in termini ‘umani’ .

“Accidenti...” sussurrò colpita Angela ma Sefire scosse le spalle.

L’età per loro non era poi così importante, fosse stato solo quello l’ostacolo.

“Io... ho sempre vissuto con lui però... non so... non l’ho mai considerato un padre, un maestro sì, ma un padre... mai.” le disse continuando il suo racconto.

“E quando ti sei accorto di essertene innamorato?” indagò lei.

Sefire sussultò violentemente.

Innamorato?

Era l’amore il motivo del suo turbamento.

Con sgomento si rese conto che sì, quella era la risposta a tutte le sue domande.

 

Si era innamorato di Zennan.

 

“Vedi io, ero convinto di amare un’altra persona però... ho scoperto che questa persona ha già un compagno. Ero disperato però...” s’interruppe cercando di spiegare le cose in maniera semplice “... quando me ne sono fatto una ragione, non so perchè.. ecco ho cominciato a pensare a Zennan e...e...” arrossì scuotendo il capo.

Angela si passò una mano tra i capelli con un sospiro.

“In effetti mi sembra una cosa complicata.” Mormorò.

“Sai almeno se gli piacciono i maschi o le femmine?” chiese perplessa.

L’angelo scosse il capo mesto.

“Bhe, non per demoralizzarti Sefire ma ti vedo proprio in un gran casino!” disse la moretta con un sorriso gentile.

“Sei sicuro che lui non sia un ripiego dato che hai perso l’amore di quell’altra persona?” chiese pensierosa ma l’angelo annuì deciso.

Quella era la sua unica certezza.

Zenan non era una capro espiatorio per non pensare ad Allan.

 

Lui non voleva amare Zenan!

Era il suo maestro, il suo patrigno!

 

“Credimi se potessi scegliere, opterei per qualcuno più facile da conquistare!” le disse mesto e lei lo abbracciò dolcemente.

“Su su vedrai che troveremo il modo.” Cercò di tirarlo su “Inanzi tutto devi cercare di capire quali sono le sue preferenze sessuali.” disse decisa.

Sefire la fissò perplesso “E come faccio?” chiese.

Angela scosse il capo “Guarda le sue reazioni, ascolta i suoi commenti.” spiegò gesticolando in modo vago con le mani. “Si volta per guardare una bella donna quando gli passa accanto?” gli chiese, tanto per fargli un esempio.

Sefire la fissò perplesso, non aveva mai fatto caso a quelle cose!

“Non... non lo so” ammise confuso.

“Non va bene così!” lo rimproverò la ragazza, battagliera.

“Prima di tutto devi analizzare il comportamento della tua preda!” disse decisa.

“Pr.. preda?” balbettò Sefire cadendo nel panico.

“Certo! L’amore è una caccia! Tu sei il cacciatore e lui è la preda!” disse infervorandosi.

“Insomma ci hai vissuto insieme fino ad ora saprai qualcosa su di lui no?” chiese perplessa.

“Bhe io non l’ho mai sentito fare commenti su delle donne...” mormorò confuso “...ma nemmeno su degli uomini!” borbottò.

“Allora prova a punzecchiarlo un po’!!!” gli consigliò lei.

“Tipo?” chiese l’angelo sempre più confuso.

“Non so, fagli notare una bella donna o meglio ancora un bell’uomo e chiedigli cosa ne pensa!” disse.

“Dai domani mi racconti le sue reazioni e decidiamo il da farsi! D’accordo?” esclamò con occhi lucenti.

Sefire la fissò incerto ma poi le sorrise lasciandosi contagiare dal suo buon umore.

Tentare non gli costava nulla.

 

Zenan osservò il giovane angelo per la millesima volta.

Sembrava perso nei suoi pensieri mentre portava automaticamente alla bocca la tazzina di caffè, non aveva contribuito alla conversazione per tutto il pranzo.

Raily, seduto accanto a lui, sorrise guardandolo.

“Come mai così sovra pensiero Sefire?” chiese con una luce maliziosa nello sguardo.

L’angelo sobbalzò arrossendo e Zenan si corrugò ancora di più, cercando di nascondere il suo attento esame fingendo di bere dal suo bicchiere di vino mentre Allan faceva scorrere lo sguardo tra i due, curioso.

“Dì è colpa di quella bella moretta che si è appartata con te durante l’intervallo?” continuò, curioso, Raily, inconsapevole della bomba che aveva appena sganciato.

Zenan per poco non si soffocò, cominciando a tossire forsennatamente, Victor cercando di aiutare l’amico, senza comprendere il motivo reale del suo malessere, prese a battergli piccole pacche gioiose sulle spalle.

“Oh oh oh il tuo angioletto sta crescendo e si è trovato la ragazza!” disse allegramente mentre Allan lo fulminava con lo sguardo cercando di farlo tacere.

Valery tirò una gomitata a Raily che la fissò perplesso “Che ho detto?” chiese.

“Non sono cose da spifferare a tutti, queste!” lo rimproverò lei.

“Ma li hanno visti tutti!” protestò il moretto piccato.

I due continuarono a battibeccare mentre Sefire fissava incredulo tutta quella confusione.

“Non è la mia ragazza!” si riscosse di colpo, arrossendo brutalmente.

“Sei diventato tutto rosso...” gli fece notare con aria da cospiratore Victor, facendogli chiaramente intendere che nessuno credeva alle sue parole, mentre Zenan lo osservava con sguardo indecifrabile.

L’angelo volse il capo, incapace di sostenere l’esame di quei laghi di acciaio fuso, finendo in fretta il suo caffè mentre Allan cercava disperatamente di spostare l’argomento su altro.

 

Si separarono poco dopo, ognuno diretto alle proprie occupazioni.

Tutti, tranne Zenan che non aveva intenzione di lasciare la discussione in sospeso.

Seguì dunque il giovane angelo che era andato a sedersi sulla piccola altalena di legno che occupava un angolo della veranda.

“Posso parlarti?” chiese, avvicinandosi al ragazzo che annuì con un piccolo cenno del capo.

Il dio gli si sedette accanto ma rimase in silenzio.

 

Non sapeva da che parte cominciare.

Che cosa dirgli?

Come  dirglielo?

E se si fosse davvero innamorato di una terrestre?

 

“Io... io mi sono innamorato..” mormorò piano Sefire, la voce così bassa e incerta che Zennan fece quasi fatica a sentirlo.

Ma quando comprese le sue parole... il cuore andò in frantumi per la seconda volta.

 

“Ma... ma non di Angela!” disse frettolosamente Sefire che comprese dal silenzio dell’altro di essere stato frainteso.

“Ah no?” chiese con voce incerta Zenan, aggrappato disperatamente a quell’esile filo di speranza che le parole del ragazzo gli avevano lasciato.

L’angelo scosse il capo in segno di diniego.

“Lei è solo un’amica. Le ho chiesto un consiglio per... per conquistare... lui.” mormorò l’angelo sollevando il volto per vedere le sue reazioni.

Il volto di Zenan era impassibile ma nei suoi occhi era in corso una battaglia tra migliaia di sentimenti diversi.

Purtroppo il giovane angelo non riuscì a decifrarne nessuno.

“Lui?” chiese invece il dio sperando che Sefire gli dicesse di più.

Il ragazzo tuttavia non voleva scoprirsi prima di sapere se aveva qualche possibilità, quindi volse lo sguardo verso il giardino ripensando alle parole di Angela.

 

Fare un apprezzamento su un bell’uomo e vedere che cosa avrebbe risposto Zenan.

Che non aveva niente contro gli omossessuali lo sapeva.

Non lo aveva disprezzato per il suo amore per Allan.

Però da lì ad essere gay ne passava.

 

Il suo sguardo cadde su Clavis che sedeva, come al solito, sotto il grande albero, al centro del giardino, sprofondato nella lettura di qualche libro di Allan.

La luce solare che passava a fasci sottili tra le fronde verdi illuminava il suo volto regale, disegnando riflessi turchini tra i lunghi capelli neri, sciolti sulle ampie spalle.

Il Sovrano dalle Due Maschere era decisamente un uomo splendido.

Poteva tentare.

 

“Non trovi che Clhavishineriyas sia bellissimo...” disse voltandosi per fissare con attenzione Zenan.

 

Il Dio della Sapienza impallidì di brutto.

 

Clhavishineriyas???

Sefire si era innamorato del Dio della Morte?

Che altro significato dare a quella domanda?

 

Bhe certo Clavis era decisamente magnifico ma....

...Sefire non poteva essersi innamorato di lui!!!

 

L’angelo vide la rabbia, lo sconforto e l’incredulità negli occhi del suo signore e corrugò la fronte.

Non riusciva a capire le sue reazioni.

Zenan scosse il capo ricordando che il suo protetto attendeva una risposta.

“No, non lo trovo bello!” mentì secco, lasciando parlare la rabbia.

Sefire si rattristò visibilmente e Zenan imprecò tra se.

 

Dunque era così!

Si era davvero innamorato del ghiacciolo?

Certo Clhavishineriyas aveva il fascino del potere, aveva la sua innegabile bellezza esteriore... ma si stava pur sempre parlando del Dio della Morte!!

 

Come poteva una creatura vitale e luminosa come Sefire amare un tipo oscuro e silenzioso come Clavis???

 

“A.. allora non ti piace proprio?” chiese titubante l’angelo cercando di appigliarsi ad una, seppur flebile, speranza che Zenan ammettesse almeno che, esteriormente, Clavis era un bell’uomo.

Avrebbe voluto dire che faceva attenzione a quelle cose.

Che forse, infondo, aveva qualche chance.

 

Il Dio della Sapienza invece scattò in piedi voltandogli le spalle.

“Se è la mia approvazione che vuoi Sefire, non ce l’hai!” ringhiò prima di andarsene a passo furioso, dal terrazzo.

Doveva andarsene.

Doveva farlo prima di correre in giardino e tentare il suicidio prendendo a pugni Clavis.

Doveva farlo prima di buttarsi in ginocchio davanti a Sefire e chiedergli perchè, perchè non poteva innamorarsi di lui.

 

L’angelo lo guardò andarsene mentre il vento gli scuoteva i capelli castani.

Vi passò una mano piano mentre l’altra salì ad asciugare le lacrime.

Allora non aveva davvero speranza?

 

Zenan entrò in casa sbattendo la porta del salotto così forte che per poco non la staccò dallo stipite.

“Che cos’è successo?” chiese Allan preoccupato.

Aveva sbirciato i due parlare, da dietro la tendina di pizzo del salotto, sembrava che tutto andasse bene ma poi Zenan era scattato come una molla fuggendo, praticamente, dalla veranda.

“Sefire si è innamorato!” mormorò con voce affranta il dio della Sapienza, facendogli corrugare la fronte.

Non sembrava essere una bella notizia per Zennan.

 

Quindi Sefire non gli aveva confessato i suoi sentimenti.

 

Ma gli aveva detto di essere innamorato.

 

Di chi allora?

 

Imprecò tra se maledicendo il suo enorme potere così inutile.

“Di Calvis!” tuonò Zennan riportandolo fin troppo bruscamente, al presente, “Capisci si è innamorato di Clhavishineriyas! Come si può amare il Dio della Morte!” ringhiò il moro prendendo a passeggiare avanti e indietro nervosamente.

Allan non riuscì a parlare, tanta era la sorpresa.

 

Era impossibile.

Assurdo!

 

“Senti Zennan, è vero che il mio potere non ha efficacia sulle altre creature celesti ma credimi Sefire NON è innamorato di Clavis!” disse deciso.

Non aveva senso!

Sefire li aveva pure visti baciarsi?!

E poi era terrorizzato dal Dio della Vita!

 

“E invece ti sbagli!” lo riprese piccato il signore di Saphe. “Mi ha appena chiesto se non lo trovo bellissimo..” sbottò furente “...certo che è bellissimo!” continuò il suo monologo a voce alta, agitando le braccia intorno al capo.

“Hey!” protestò Allan contrariato, ma l’altro era troppo preso dalla sua rabbia per fargli caso.

“Ma ciò non toglie che lui è Sovrano dalle Due Maschere!” sbottò Zennan “Solo un pazzo si innamorerebbe di lui!!!”

Allan si impose mentalmente di contare fino a dieci.. mila e di ignorare le ultime parole dell’amico.

“Senti Zennan...” cominciò con voce forzatamente quieta “...ci dev’essere un’altra spiegazione...” disse prima di bloccarsi e voltare il viso verso la veranda, in ascolto.

 

Avvertiva l’aura di Sefire avvicinarsi.

 

Un’idea folgorante gli accese lo sguardo di malizia.

Aveva trovato un modo sicuro e immediato per permettere a quei due cretini di spiegarsi una volta per tutte!

Era sicuro che in Sefire si stesse svegliando l’amore per il suo Signore.

Aveva colto i piccoli gesti, gli sguardi sfuggenti.

Non poteva saperlo al cento per cento dato che il suo potere non aveva efficacia su di lui ma era pur sempre il Dio dell’Amore, conosceva i sintomi, ed era stanco di vederli rincorrersi senza raggiungersi mai.

Ci voleva un’azione drastica!

“Assecondami!” sussurrò, coprendo velocemente i pochi passi che lo separavano dall’amico, buttandogli le braccia al collo prima di chiudergli le labbra con le proprie.

 

La porta si aprì proprio in quel momento.

 

Sefire sussultò violentemente osservando i due Dei baciarsi e Allan, che teneva Zenan tra le braccia, con la schiena rivolta al giovane angelo, sorrise tra se, soddisfatto, quando lo vide serrare i pugni con rabbia.

Tutto come previsto!

Ora Sefire sarebbe esploso in una rivelatrice scenata di gelosia e i due si sarebbero finalmente chiariti.

 

La sua soddisfazione durò, però, molto poco.

 

Per le creature celesti era possibile avvertire l’aura di un proprio simile solo se questo aveva un potere inferiore o tutt’al più uguale al loro. Non avevano invece la capacità di scorgere, o avvertire l’avvicinarsi, di chi possedeva un’aura dalla forza maggiore rispetto alla propria.

 

Allan non si era mai preoccupato di quel piccolo particolare insignificante.

D’altronde, non ne aveva motivo, esisteva una sola creatura celeste potente più di uno dei Dieci Dei Superiori, quale lui era.

 

 

Quella stessa creatura che ora era immobile, gelata, alle spalle di Sefire.

 

Continua....


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions