Oh My
God!
parte IX
di
Naika
Zennan lasciò che i
ragazzi terminassero la colazione prima di chiamare Valery e Raily a se.
Li fece sedere sul
divano e poi, preso di tasca quello che aveva tutta l’aria di essere un
comunissimo pennarello, si avvicinò ai due.
“Che vuoi fare con
quello?” chiese sospettosa la ragazza.
“Si tratta di un
inchiostro invisibile agli esseri umani, non ti preoccupare” la rassicurò
il dio, scostandole la frangia bionda.
Tracciò velocemente
un paio di segni mentre la ragazzina attendeva immobile di ricevere
qualche spiegazione.
Zennan, tuttavia,
fece la stessa cosa anche con Raily, sotto lo sguardo molto attento, e un
filino malevolo, di Sefire, prima di parlare.
“Quel simbolo mi
permetterà di rintracciarvi ovunque vi troviate.” disse facendo scomparire
tra le lunghe dita il pennarello scuro.
“Così nel caso vi
dovesse succedere qualcosa noi interverremmo immediatamente” spiegò.
“Comunque per maggior
sicurezza da oggi la vostra scuola avrà un nuovo insegnante!” esclamò
Victor, lisciandosi la giacca del completo scuro.
Valery sorrise al
colosso “E cosa insegnerai zio?” chiese curiosa.
Il dio della forza le
si avvicinò con aria da cospiratore.
“Io ho sempre odiato
le lezioni...” le confessò lanciando un’occhiata a Zennan che sollevò gli
occhi al cielo, scuotendo il capo rassegnato “...per cui insegnerò l’unica
materia che vale la pena di fare a scuola!” sancì con un sorriso a
trentadue denti.
“Ossia?” chiese Raily
interessato.
“Educazione fisica!”
rise l’uomo battendosi un colpo sull’ampio petto muscoloso.
“Sei senza
speranze!!” borbottò l’alto Dio della Sapienza, sistemandosi gli occhiali
sul naso aquilino prima di avviarsi.
Nell’ingresso trovò
Sefire che si metteva la giacca, con sguardo basso e corrucciato.
Stranamente l’angelo
si era allontanato mentre Zennan tracciava i Simboli di Ricerca sui volti
dei suoi amici e ora aveva un’aria tra l’imbronciato e il confuso.
“Che cosa c’è?” gli
chiese dolcemente il dio posandogli una mano sulla spalla, facendolo
sussultare violentemente, dato che, perso com’era nei suoi pensieri, non
l’aveva udito avvicinarsi.
“Ni.. niente...”
balbettò il ragazzo, evitando il suo sguardo attento.
“Sicuro?” chiese
Zennan preoccupato, allungando una mano per intrappolargli il viso tra le
lunghe dita, costringendolo a voltarsi verso di lui, per fissarlo negli
occhi.
Sefire arrossì
violentemente nel ritrovarglisi così vicino, nel sentire quegli occhi
attenti sondargli l’anima.
“Ecc.. ecco io...”
sussurrò facendo inconsciamente un passo verso di lui, mandando il cuore
del Signore di Saphe a fare le capriole.
Ma il chiassoso
arrivo degli altri due studenti e del Dio della Forza gli impedirono di
finire la frase.
Clavis emerse dal
sonno in cui era scivolato muovendosi lentamente tra le lenzuola.
Gli piaceva la
sensazione di calore che esse conservavano per lui.
Il calore di Allan.
Coprì uno sbadiglio
con una mano mentre si stiracchiava languidamente, prima di scendere dal
letto e lanciare un’occhiata all’orologio, la porta della camera,
tuttavia, si aprì prima che avesse modo di concentrarsi su qualsiasi
pensiero.
Il Dio dell’Amore per
poco non lasciò cadere il vassoio, con tutta la colazione, nel vederlo
così, coperto solo dai pantaloni chiari del suo pigiama, i capelli neri
ancora arruffati che accarezzavano la pelle candida.
“Clavis ti ho mai
parlato dell’utilità dei vestiti?” gli chiese deponendo il vassoio sul
comò per poi lanciargli un maglione.
Il Sovrano dalle Due
Maschere gli regalò un sorriso malizioso afferrando il capo di vestiario e
posandoselo su un braccio, con crudele indifferenza.
Senza una parola gli
si avvicinò e allungò la mano candida per rubare un po’ di marmellata
carminio da una fetta biscottata che faceva bella mostra di se, tra le
altre cibarie poste sul vassoio.
Si mise le dita in
bocca, lentamente, assaporando il gusto del dolce con attenzione.
“Che cos’è?” chiese,
perso nella sua analisi della cibaria.
“La... lampone”
balbettò Allan.
“Lampone...” sussurrò
piano Clavis, scuotendo le spalle, prima di intingere l’indice di nuovo.
Ma non riuscì a
portarlo alla bocca perchè furono le labbra di Allan ad avvolgerlo.
“Allhanirayas!”
protestò il moro ma il Dio dell’Amore l’ignorò facendogli scivolare un
braccio attorno alla vita nuda, attirandolo a se.
La notte precedente
non l’aveva toccato.
Si era detto che
finchè non avessero risolto le cose tra loro non era il caso di fare
nuovamente l’amore.
Dormire tenendolo tra
le braccia era stato bellissimo e gli aveva dato una serenità incredibile.
Aveva pensato che non
sarebbe stato difficile trattenersi finchè anche Clavis non si sarebbe
innamorato di lui.
Però quella mattina
aveva avuto la prova che il detto ‘la carne è debole’ poteva essere
applicato anche ad un Dio, sebbene di carne non fosse fatto.
Lasciò andare la sua
mano ricevendo un’occhiataccia da dietro le lenti scure degli occhiali.
“Non si provocano gli
uomini innamorati Clavis...” gli sussurrò “...tanto meno gli dei.” Lo
reguardì.
Il Dio della Vita
fece un passo indietro, allontanandosi da lui con felina eleganza, prima
di dirigersi verso il bagno.
“Non devi andare a
lavoro Allan? Farai tardi...” sussurrò richiudendosi la porta della
stanza alle spalle.
Il biondo fissò
l’uscio chiuso borbottando tra se qualcosa a proposito della pazienza dei
santi prima di scendere al piano inferiore e decidersi ad uscire per
andare a lavoro.
“A... angela?”
L’interpellata si
volse al sussurro incerto del suo compagno di banco.
“Sì?” chiese
perplessa ignorando per un momento le spiegazioni del professore di
matematica.
“Io... vorrei un
consiglio su quella cosa..” mormorò imbarazzato l’angelo.
Aveva passato tutte
le prime ore di lezione a rodersi.
Che cosa voleva dire
a Zenan quando gli si era avvicinato?
Non lo sapeva nemmeno
lui.
Ma aveva provato un
profondo fastidio nel vederlo così vicino a Valery e Raily.
Aveva desiderato
sentire quelle dita delicate anche sulla sua fronte, scostargli i capelli
con delicatezza, sfiorare la sua pelle...
Non voleva parlarne
con Allan per il momento.
Era ancora troppo
fresca la sua presunta cotta per lui e non se la sentiva di parlargli di
quei suoi strani pensieri.
Angela invece, con
cui aveva stretto un certo legame e che gli ispirava automaticamente
fiducia, poteva dargli un punto di vista esterno a tutta quella faccenda.
“Dimmi!” disse ben
volentieri la moretta, distogliendolo dai suoi pensieri.
“Dopo, durante la
pausa...” mormorò Sefire “...ci troviamo nell’aula di musica.” Spiegò.
Angela annuì con un
sorriso e una leggera strizzata d’occhio prima di tornare a prestare
attenzione alla lezione.
“Ecco lo sapevo!”
tuonò Derek massaggiandosi gli occhi stanchi con le dita.
Aveva messo il suo
maggior esperto di internet all’opera per tutta la notte e lui stesso si
era dato alla caccia di ogni informazione possibile ma il risultato era
stato nullo.
Niente di niente.
Quel Clavis Dealif
sembrava non essere mai esistito.
Risultava nato in un
piccolo paesino sperduto dell’Egitto che naturalmente aveva perso
tutti i suoi documenti.
Gli avevano
rilasciato una carta di identità in un altrettanto sperduto paesino della
loro nazione dove, guarda caso, nessuno sapeva niente di lui.
La sua occupazione
attuale era sconosciuta.
Il commissario
picchiettò i fogli stampati con la matita, riflettendo.
Certo quell’uomo
aveva dei lineamenti vagamente faraonici ma la sua pelle era troppo
candida perchè fosse davvero egiziano.
E poi il fatto che di
lui non risultasse niente, assolutamente niente, nessuna traccia, nessuna
scuola frequentata, nessun lavoro, nemmeno una multa per divieto di sosta,
era davvero sospetto.
Da dov’era piovuto?
Dal cielo?
O più semplicemente
qualcuno si era caldamente premurato di cancellare il suo passato.
Molti killer
professionisti lo facevano.
Imprecò tra se con
rabbia, era ancora troppo presto per agire, aveva bisogno di altre
informazioni.
Allan Godman era uno
dei loro più rispettabili concittadini, possibile che ospitasse in casa
una simile persona?
E gli altri?
Chi erano?
Avrebbe fatto
ricerche anche su di loro.
E poi c’era il caso
Fisher da risolvere.
Imprecò tra se
rimpiangendo i lunghi giorni di noia, quando il massimo che poteva
capitare era la segnalazione di una lite tra vicini.
Almeno avevano un
punto di partenza.
I killer avevano
nominato il Broken.
Era il locale più
malfamato della zona portuale, dove era possibile trovare di tutto.
Dalla droga alle
donne, dal denaro falso ai mercenari.
Avrebbe mandato degli
uomini in incognito a raccogliere informazioni e intanto avrebbe messo
qualcuno anche alle costole di quel Dealif, aveva bisogno di altre
informazioni prima di decidere come muoversi.
Angela prese a
braccetto Sefire non appena la campanella suonò per decretare l’intervallo
e, trascinando il ragazzo attraverso i corridoi della scuola, seguita
dallo sguardo invidioso di molte ragazze, lo condusse all’aula di musica.
Si richiuse la porta
alle spalle prima di voltarsi verso l’angelo che nel frattempo si era
seduto sullo sgabellino di fronte alla tastiera del pianoforte e ora ne
sfiorava i tasti, distrattamente, con le dita.
“Sai suonare?” gli
chiese curiosa e l’angelo annuì piano “Mi ha insegnato lui...” mormorò.
La moretta gli si
sedette accanto e gli sorrise incoraggiante “Inizia dal principio ti va?”
chiese e Sefire sospirò prima di cominciare a parlare.
“Io... bhè lui mi ha
preso con se quando ero molto, molto piccolo...” mormorò piano, non poteva
spiegarle come nascevano gli angeli pertanto decise di optare per una
mezza verità.
“... io avevo perso i
genitori e lui si è occupato di me.” spiegò.
“Oh ma allora è molto
più vecchio di te!” disse la ragazza stupita.
Sefire annuì
mestamente con il capo “Molto, molto più vecchio di me...” sussurrò
pensando ai millenni che Zenanhash aveva già sulle spalle.
“Abbiamo 18 anni di
differenza.” disse rapportando la cosa in termini ‘umani’ .
“Accidenti...”
sussurrò colpita Angela ma Sefire scosse le spalle.
L’età per loro non
era poi così importante, fosse stato solo quello l’ostacolo.
“Io... ho sempre
vissuto con lui però... non so... non l’ho mai considerato un padre, un
maestro sì, ma un padre... mai.” le disse continuando il suo racconto.
“E quando ti sei
accorto di essertene innamorato?” indagò lei.
Sefire sussultò
violentemente.
Innamorato?
Era l’amore il motivo
del suo turbamento.
Con sgomento si rese
conto che sì, quella era la risposta a tutte le sue domande.
Si era innamorato di Zennan.
“Vedi io, ero
convinto di amare un’altra persona però... ho scoperto che questa persona
ha già un compagno. Ero disperato però...” s’interruppe cercando di
spiegare le cose in maniera semplice “... quando me ne sono fatto una
ragione, non so perchè.. ecco ho cominciato a pensare a Zennan e...e...”
arrossì scuotendo il capo.
Angela si passò una
mano tra i capelli con un sospiro.
“In effetti mi sembra
una cosa complicata.” Mormorò.
“Sai almeno se gli
piacciono i maschi o le femmine?” chiese perplessa.
L’angelo scosse il
capo mesto.
“Bhe, non per
demoralizzarti Sefire ma ti vedo proprio in un gran casino!” disse la
moretta con un sorriso gentile.
“Sei sicuro che lui
non sia un ripiego dato che hai perso l’amore di quell’altra persona?”
chiese pensierosa ma l’angelo annuì deciso.
Quella era la sua
unica certezza.
Zenan non era una
capro espiatorio per non pensare ad Allan.
Lui non voleva amare
Zenan!
Era il suo maestro,
il suo patrigno!
“Credimi se potessi
scegliere, opterei per qualcuno più facile da conquistare!” le disse mesto
e lei lo abbracciò dolcemente.
“Su su vedrai che
troveremo il modo.” Cercò di tirarlo su “Inanzi tutto devi cercare di
capire quali sono le sue preferenze sessuali.” disse decisa.
Sefire la fissò
perplesso “E come faccio?” chiese.
Angela scosse il capo
“Guarda le sue reazioni, ascolta i suoi commenti.” spiegò gesticolando in
modo vago con le mani. “Si volta per guardare una bella donna quando gli
passa accanto?” gli chiese, tanto per fargli un esempio.
Sefire la fissò
perplesso, non aveva mai fatto caso a quelle cose!
“Non... non lo so”
ammise confuso.
“Non va bene così!”
lo rimproverò la ragazza, battagliera.
“Prima di tutto devi
analizzare il comportamento della tua preda!” disse decisa.
“Pr.. preda?”
balbettò Sefire cadendo nel panico.
“Certo! L’amore è una
caccia! Tu sei il cacciatore e lui è la preda!” disse infervorandosi.
“Insomma ci hai
vissuto insieme fino ad ora saprai qualcosa su di lui no?” chiese
perplessa.
“Bhe io non l’ho mai
sentito fare commenti su delle donne...” mormorò confuso “...ma nemmeno su
degli uomini!” borbottò.
“Allora prova a
punzecchiarlo un po’!!!” gli consigliò lei.
“Tipo?” chiese
l’angelo sempre più confuso.
“Non so, fagli notare
una bella donna o meglio ancora un bell’uomo e chiedigli cosa ne pensa!”
disse.
“Dai domani mi
racconti le sue reazioni e decidiamo il da farsi! D’accordo?” esclamò con
occhi lucenti.
Sefire la fissò
incerto ma poi le sorrise lasciandosi contagiare dal suo buon umore.
Tentare non gli
costava nulla.
Zenan osservò il
giovane angelo per la millesima volta.
Sembrava perso nei
suoi pensieri mentre portava automaticamente alla bocca la tazzina di
caffè, non aveva contribuito alla conversazione per tutto il pranzo.
Raily, seduto accanto
a lui, sorrise guardandolo.
“Come mai così sovra
pensiero Sefire?” chiese con una luce maliziosa nello sguardo.
L’angelo sobbalzò
arrossendo e Zenan si corrugò ancora di più, cercando di nascondere il suo
attento esame fingendo di bere dal suo bicchiere di vino mentre Allan
faceva scorrere lo sguardo tra i due, curioso.
“Dì è colpa di quella
bella moretta che si è appartata con te durante l’intervallo?” continuò,
curioso, Raily, inconsapevole della bomba che aveva appena sganciato.
Zenan per poco non si
soffocò, cominciando a tossire forsennatamente, Victor cercando di aiutare
l’amico, senza comprendere il motivo reale del suo malessere, prese a
battergli piccole pacche gioiose sulle spalle.
“Oh oh oh il tuo
angioletto sta crescendo e si è trovato la ragazza!” disse allegramente
mentre Allan lo fulminava con lo sguardo cercando di farlo tacere.
Valery tirò una
gomitata a Raily che la fissò perplesso “Che ho detto?” chiese.
“Non sono cose da
spifferare a tutti, queste!” lo rimproverò lei.
“Ma li hanno visti
tutti!” protestò il moretto piccato.
I due continuarono a
battibeccare mentre Sefire fissava incredulo tutta quella confusione.
“Non è la mia
ragazza!” si riscosse di colpo, arrossendo brutalmente.
“Sei diventato tutto
rosso...” gli fece notare con aria da cospiratore Victor, facendogli
chiaramente intendere che nessuno credeva alle sue parole, mentre Zenan lo
osservava con sguardo indecifrabile.
L’angelo volse il
capo, incapace di sostenere l’esame di quei laghi di acciaio fuso, finendo
in fretta il suo caffè mentre Allan cercava disperatamente di spostare
l’argomento su altro.
Si separarono poco
dopo, ognuno diretto alle proprie occupazioni.
Tutti, tranne Zenan
che non aveva intenzione di lasciare la discussione in sospeso.
Seguì dunque il
giovane angelo che era andato a sedersi sulla piccola altalena di legno
che occupava un angolo della veranda.
“Posso parlarti?”
chiese, avvicinandosi al ragazzo che annuì con un piccolo cenno del capo.
Il dio gli si sedette
accanto ma rimase in silenzio.
Non sapeva da che
parte cominciare.
Che cosa dirgli?
Come dirglielo?
E se si fosse davvero
innamorato di una terrestre?
“Io... io mi sono
innamorato..” mormorò piano Sefire, la voce così bassa e incerta che
Zennan fece quasi fatica a sentirlo.
Ma quando comprese le
sue parole... il cuore andò in frantumi per la seconda volta.
“Ma... ma non di
Angela!” disse frettolosamente Sefire che comprese dal silenzio dell’altro
di essere stato frainteso.
“Ah no?” chiese con
voce incerta Zenan, aggrappato disperatamente a quell’esile filo di
speranza che le parole del ragazzo gli avevano lasciato.
L’angelo scosse il
capo in segno di diniego.
“Lei è solo un’amica.
Le ho chiesto un consiglio per... per conquistare... lui.” mormorò
l’angelo sollevando il volto per vedere le sue reazioni.
Il volto di Zenan era
impassibile ma nei suoi occhi era in corso una battaglia tra migliaia di
sentimenti diversi.
Purtroppo il giovane
angelo non riuscì a decifrarne nessuno.
“Lui?” chiese invece
il dio sperando che Sefire gli dicesse di più.
Il ragazzo tuttavia
non voleva scoprirsi prima di sapere se aveva qualche possibilità, quindi
volse lo sguardo verso il giardino ripensando alle parole di Angela.
Fare un apprezzamento
su un bell’uomo e vedere che cosa avrebbe risposto Zenan.
Che non aveva niente
contro gli omossessuali lo sapeva.
Non lo aveva
disprezzato per il suo amore per Allan.
Però da lì ad essere
gay ne passava.
Il suo sguardo cadde
su Clavis che sedeva, come al solito, sotto il grande albero, al centro
del giardino, sprofondato nella lettura di qualche libro di Allan.
La luce solare che
passava a fasci sottili tra le fronde verdi illuminava il suo volto
regale, disegnando riflessi turchini tra i lunghi capelli neri, sciolti
sulle ampie spalle.
Il Sovrano dalle Due
Maschere era decisamente un uomo splendido.
Poteva tentare.
“Non trovi che
Clhavishineriyas sia bellissimo...” disse voltandosi per fissare con
attenzione Zenan.
Il Dio della Sapienza
impallidì di brutto.
Clhavishineriyas???
Sefire si era
innamorato del Dio della Morte?
Che altro significato
dare a quella domanda?
Bhe certo Clavis era
decisamente magnifico ma....
...Sefire non poteva
essersi innamorato di lui!!!
L’angelo vide la
rabbia, lo sconforto e l’incredulità negli occhi del suo signore e corrugò
la fronte.
Non riusciva a capire
le sue reazioni.
Zenan scosse il capo
ricordando che il suo protetto attendeva una risposta.
“No, non lo trovo
bello!” mentì secco, lasciando parlare la rabbia.
Sefire si rattristò
visibilmente e Zenan imprecò tra se.
Dunque era così!
Si era davvero
innamorato del ghiacciolo?
Certo
Clhavishineriyas aveva il fascino del potere, aveva la sua innegabile
bellezza esteriore... ma si stava pur sempre parlando del Dio della
Morte!!
Come poteva una
creatura vitale e luminosa come Sefire amare un tipo oscuro e silenzioso
come Clavis???
“A.. allora non ti
piace proprio?” chiese titubante l’angelo cercando di appigliarsi ad una,
seppur flebile, speranza che Zenan ammettesse almeno che, esteriormente,
Clavis era un bell’uomo.
Avrebbe voluto dire
che faceva attenzione a quelle cose.
Che forse, infondo,
aveva qualche chance.
Il Dio della Sapienza
invece scattò in piedi voltandogli le spalle.
“Se è la mia
approvazione che vuoi Sefire, non ce l’hai!” ringhiò prima di andarsene a
passo furioso, dal terrazzo.
Doveva
andarsene.
Doveva farlo prima di
correre in giardino e tentare il suicidio prendendo a pugni Clavis.
Doveva farlo prima di
buttarsi in ginocchio davanti a Sefire e chiedergli perchè, perchè non
poteva innamorarsi di lui.
L’angelo lo guardò
andarsene mentre il vento gli scuoteva i capelli castani.
Vi passò una mano
piano mentre l’altra salì ad asciugare le lacrime.
Allora non aveva
davvero speranza?
Zenan entrò in casa
sbattendo la porta del salotto così forte che per poco non la staccò dallo
stipite.
“Che cos’è successo?”
chiese Allan preoccupato.
Aveva sbirciato i due
parlare, da dietro la tendina di pizzo del salotto, sembrava che tutto
andasse bene ma poi Zenan era scattato come una molla fuggendo,
praticamente, dalla veranda.
“Sefire si è
innamorato!” mormorò con voce affranta il dio della Sapienza, facendogli
corrugare la fronte.
Non sembrava essere
una bella notizia per Zennan.
Quindi Sefire non gli
aveva confessato i suoi sentimenti.
Ma gli aveva detto di
essere innamorato.
Di chi allora?
Imprecò tra se
maledicendo il suo enorme potere così inutile.
“Di Calvis!” tuonò
Zennan riportandolo fin troppo bruscamente, al presente, “Capisci si è
innamorato di Clhavishineriyas! Come si può amare il Dio della Morte!”
ringhiò il moro prendendo a passeggiare avanti e indietro nervosamente.
Allan non riuscì a
parlare, tanta era la sorpresa.
Era impossibile.
Assurdo!
“Senti Zennan, è vero
che il mio potere non ha efficacia sulle altre creature celesti ma credimi
Sefire NON è innamorato di Clavis!” disse deciso.
Non aveva senso!
Sefire li aveva pure
visti baciarsi?!
E poi era
terrorizzato dal Dio della Vita!
“E invece ti sbagli!”
lo riprese piccato il signore di Saphe. “Mi ha appena chiesto se non lo
trovo bellissimo..” sbottò furente “...certo che è bellissimo!”
continuò il suo monologo a voce alta, agitando le braccia intorno al capo.
“Hey!” protestò Allan
contrariato, ma l’altro era troppo preso dalla sua rabbia per fargli caso.
“Ma ciò non toglie
che lui è Sovrano dalle Due Maschere!” sbottò Zennan “Solo un pazzo si
innamorerebbe di lui!!!”
Allan si impose
mentalmente di contare fino a dieci.. mila e di ignorare le ultime parole
dell’amico.
“Senti Zennan...”
cominciò con voce forzatamente quieta “...ci dev’essere un’altra
spiegazione...” disse prima di bloccarsi e voltare il viso verso la
veranda, in ascolto.
Avvertiva l’aura di
Sefire avvicinarsi.
Un’idea folgorante
gli accese lo sguardo di malizia.
Aveva trovato un modo
sicuro e immediato per permettere a quei due cretini di spiegarsi una
volta per tutte!
Era sicuro che in
Sefire si stesse svegliando l’amore per il suo Signore.
Aveva colto i piccoli
gesti, gli sguardi sfuggenti.
Non poteva saperlo al
cento per cento dato che il suo potere non aveva efficacia su di lui ma
era pur sempre il Dio dell’Amore, conosceva i sintomi, ed era stanco di
vederli rincorrersi senza raggiungersi mai.
Ci voleva un’azione
drastica!
“Assecondami!”
sussurrò, coprendo velocemente i pochi passi che lo separavano dall’amico,
buttandogli le braccia al collo prima di chiudergli le labbra con le
proprie.
La porta si aprì
proprio in quel momento.
Sefire sussultò
violentemente osservando i due Dei baciarsi e Allan, che teneva Zenan tra
le braccia, con la schiena rivolta al giovane angelo, sorrise tra se,
soddisfatto, quando lo vide serrare i pugni con rabbia.
Tutto come previsto!
Ora Sefire sarebbe
esploso in una rivelatrice scenata di gelosia e i due si sarebbero
finalmente chiariti.
La sua soddisfazione
durò, però, molto poco.
Per le creature
celesti era possibile avvertire l’aura di un proprio simile solo se questo
aveva un potere inferiore o tutt’al più uguale al loro. Non avevano invece
la capacità di scorgere, o avvertire l’avvicinarsi, di chi possedeva
un’aura dalla forza maggiore rispetto alla propria.
Allan non si era mai
preoccupato di quel piccolo particolare insignificante.
D’altronde, non ne
aveva motivo, esisteva una sola creatura celeste potente più di uno dei
Dieci Dei Superiori, quale lui era.
Quella stessa
creatura che ora era immobile, gelata, alle spalle di Sefire.
Continua....
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