Oh My God!
parte III
di Naika
"Papà, Clavis non cena con noi?" gli chiese Valery quella sera mentre
erano a tavola.
Allan scosse il capo lentamente "Era stanco credo che stia riposando"
"In effetti era molto pallido, però lo era anche la prima volta che l'ho
visto per quel che mi ricordo."
Allan gli sorrise dolcemente "Clavis è pallido di natura"
Valery annuì persa nei suoi pensieri "Sai mi fa uno strano effetto un
misto di gioia e tristezza" mormorò scuotendo le spalle e Allan fissò
stupito la figlia.
Era la stessa sensazione che dava a lui.
Incredibile quanto fosse perspicace quella ragazzina.
"Oh quasi mi dimenticavo c'è l'incontro con i professori venerdì" gli
comunicò Valery tornando quella di sempre. Allan annuì "Allora hai deciso
di frequentare il liceo artistico?" le chiese ricevendo in cambio un segno
d'assenso "Sì, domani andrò a portare la mia domanda di iscrizione".
Allan annuì alzandosi "Tu sparecchia io porto qualcosa a Clavis e poi me
ne vado a letto anch'io è stata una settimana pesante."
"Ma se sei in ferie e non hai fatto niente" lo rimproverò la ragazza,
guadagnandosi un'occhiataccia.
"Mi sono preoccupato un sacco per te e preoccuparsi è stancate" le disse
mettendo su un vassoio del cibo e dirigendosi fuori dalla cucina.
In verità sia lui che Clavis non avevano la necessità di nutrirsi ma aveva
bisogno di una scusa per andare a controllare come andavano le cose.
Aveva paura di averlo soffocato un po' troppo per il primo giorno.
Quando erano rientrati in casa gli era sembrato più pallido del solito, e
per Clavis era tutto dire.
Bussò piano alla porta senza ottenere risposta. Provò ad abbassare la
maniglia e la trovò aperta quindi lentamente entrò nella stanza immersa
nella penombra. Sdraiato sul letto, ancora vestito, Clavis dormiva, il bel
volto tranquillo, gli occhi chiusi, la treccia scura sparsa
disordinatamente sul cuscino. I suoi lineamenti senza tempo così rilassati
nel riposo avevano un che di dolce e indifeso. Posò il vassoio con la cena
sulla scrivania prima di prendere una coperta dall'armadio ed usarla per
coprire il dio addormentato. Alcune ciocche nere, sfuggite alla treccia,
gli ricadevano sulla fronte pallida, con un gesto istintivo Allan allungò
la mano per scostargliele dal volto sottile attardandosi ad accarezzare
con dita leggere quella pelle incredibilmente liscia.
Era così bello.
Bello da togliere il fiato.
Le labbra socchiuse e il respiro leggero.
Non resistette alla tentazione, era tutto il giorno che ci pensava, chinò
il capo e sfiorò quelle labbra sottili con le proprie assaporandone il
sapore delicato.
Clavis si mosse nel sonno e Allan si allontanò di scatto, il volto in
fiamme.
Ma che cavolo stava facendo? E se Clavis si fosse svegliato.
"Accidenti!" imprecò a bassa voce.
"Allhanirayas..." mormorò il dio dai lunghi capelli neri tirandosi
lentamente a sedere.
Oddio, era sveglio!
E adesso…
"Che cos'era...?" gli chiese passando le dita sulle labbra ripercorrendo
la traccia umida lasciata dalla bocca di Allan. "Si… si chiama bacio"
mormorò Allan a disagio.
"E perché mi hai baciato?" gli chiese con innocenza il Signore delle Due
Maschere.
Allan sospirò tornando verso il letto, sedendoglisi accanto.
"Perché mi piaci" gli disse semplicemente.
"Io?" chiese sorpreso Clavis e il suo candore fece sorridere Allan,
sembrava quasi un bambino in quel momento.
"Ti sei guardato allo specchio oggi, Clhavishineriyas, sei bellissimo"
"Per questo mi hai baciato?" gli chiese confuso.
Allan sospirò. "No, non solo per questo" mormorò.
All'inizio forse era stato attratto dalla sua bellezza, non poteva
negarlo.
Ma in quel momento...
In quel momento era diverso e quel pensiero in un certo senso lo
spaventava.
Perchè devo sempre innamorarmi in maniera complicata, si lamentò tra se e
se.
"Fallo di nuovo." gli chiese Clavis distogliendolo violentemente dai suoi
pensieri.
"Co…cosa?" balbettò Allan sorpreso.
"Baciami" mormorò Clavis e nella sua voce vibrò una nota profonda che fece
scorrere un brivido lungo tutto il corpo di Allan. Lentamente chinò il
volto e tornò a sfiorare con le sue, le labbra del Dio della Vita e della
Morte. Questa volta però allungò una mano portandogliela dietro la nuca
sostenendolo gentilmente mentre gli faceva reclinare il capo per potergli
accarezzare meglio le labbra. La lingua lecco curiosa quella bocca sottile
ed Allan dovette trattenere un gemito quando istintivamente Clavis
socchiuse le labbra lasciandolo entrare. Nel momento in cui le loro lingue
si sfiorarono tutto il suo corpo fu attraversato da una violenta scarica
elettrica. Lo lasciò andare delicatamente cercando di calmare il proprio
respiro lievemente affannoso.
"E' una sensazione piacevole" mormorò Clavis mentre la sua bella voce
profonda prendeva un tono vagamente clinico. "Hey potrei anche offendermi!
Io sono il Dio dell'Amore i miei baci dovrebbero essere indimenticabili!!"
protestò il biondo con un sorriso.
Clavis allungò una mano e prese tra le dita pallide una ciocca bionda.
Allan trattenne il fiato mentre Clavis la accarezzava studiandone le
morbide curve con le lunghe dita.
"Mi piacciono i tuoi capelli" mormorò inaspettatamente il moro.
Allan gli sorrise "Anche a me piacciono i tuoi." sussurrò.
Clavis raccolse gli occhiali da sole, indossandoli, prima di aprire gli
occhi che fino ad allora aveva tenuto chiusi, per osservarlo, come a
sincerarsi che non lo stesse prendendo in giro.
Allan fissò quelle lenti a specchio un po' dispiaciuto.
Gli sarebbe piaciuto guardarlo negli occhi, ma sapeva di non poterlo fare
senza procurare dolore ad entrambi.
"Dovrò trovare una scusa per spiegare a Valery perchè porti sempre gli
occhiali." mormorò cercando di alleggerire un po' la tensione tra loro
"Potrei sempre dirle che sei un vampiro" mormorò.
Clavis corrugò la fronte "Che cos'è un vampiro?" chiese non comprendendo
il significato delle parole dell'altro.
Allan sospirò divertito "Oh cielo, Clavis!! Devo procurati un dizionario o
non riuscirai a sopravvivere un paio di giorni in questo posto!" il
Sovrano dalle Due Maschere lo fissò vagamente offeso e la sua espressione
era così buffa che Allan non riuscì a trattenersi dal ridere.
"La finiresti per favore?" gli chiese, spazientendosi, Clavis, quando gli
fu chiaro che Allhanirayas non intendeva smettere di prenderlo in giro.
Eppure non si era mai sentito così bene.
Quella risata fresca riempiva la stanza e il suo cuore di una dolce
sensazione di calore molto piacevole.
Tese quasi inconsciamente una mano verso di lui intrecciando le proprie
dite chiare con quelle abbronzate.
Allan smise immediatamente di ridere e strinse con dolcezza quella mano
delicata nella sua.
"Perché non assaggi qualcuna delle pietanze umane sono buone." Disse
indicandogli il vassoio sulla scrivania.
"Le hai cucinate tu?" gli chiese serio Clavis "Certo!" esclamò, sorpreso
da quella domanda.
"Tua figlia sostiene che potrebbe servirmi un medico poi..." aggiunse con
un sorriso il Dio della Morte.
Allan rimase pietrificato.
Clavis......... Clavis stava scherzando con lui.
"Tranquillo non mi permetterei mai di avvelenarti!" gli disse prima di
alzarsi.
Clavis annuì prima di allungare una mano con grazia per prendere uno dei
crecker ordinatamente disposti sul vassoio.
Allan sorrise vedendo la faccia che fece mettendolo in bocca.
Adesso era sicuro che ci sarebbe riuscito.
Il giorno seguente Valery stava uscendo per andare ad iscriversi a scuola
quando notò il loro ospite seduto su un ampio plaid sotto uno dei grandi
alberi del giardino.
Ordinatamente disposti accanto a lui c'erano tutti i volumi del dizionario
enciclopedico che di solito suo padre teneva nella biblioteca, l'alto dio
bruno teneva il grosso tomo sulle ginocchia, gli immancabili occhiali da
sole sul naso mentre sembrava preso nella lettura.
"Che cosa sta facendo?" chiese al padre che fischiettando le stava
preparando la colazione.
Allan le sorrise. "Impara" le disse ricevendo un'occhiata dubbiosa dalla
figlia.
"Leggendo il dizionario?" gli chiese perplessa Valery.
"Clavis non conosce bene la nostra lingua" le spiegò il padre porgendole
una tazza di caffè.
"Oh" mormorò Valery stupita.
Allan lanciò un'occhiata al Dio seduto sotto l'albero.
Era così bello con i pochi raggi del sole che filtravano tra i rami che
accarezzavano gentilmente i lineamenti spigolosi.
Scosse il capo con forza.
Di nuovo!
L'aveva fatto di nuovo!
S'imbambolava in continuazione a guardarlo.
Valery lanciò un'occhiata di sottecchi al padre che sembrava perso nei
suoi pensieri lo sguardo fisso sul loro ospite. "Senti papà perché non
inviti di nuovo il Signor Zenan sono sicuro che con lui il Signor Clavis
imparerebbe subito" propose la ragazza ansiosa di poter fare qualcosa per
la persona che le aveva salvato la vita.
Il Dio dell'Amore le sorrise riscuotendosi dalla sua contemplazione
ricordando il giorno in cui Zenan era venuto a trovarli, parecchi mesi
prima.
Si era fermato per un po' e un pomeriggio in cui aveva trovato Valery che
si scervellava sui suoi compiti l'aveva aiutata a studiare.
Inutile dire che solo la vicinanza del Dio della Sapienza aveva fatto sì
che la ragazza apprendesse gran parte delle formule in pochi minuti. Allan
aveva dovuto trascinare via l'amico per evitare che la trasformasse in un
genio.
Voleva che avesse una vita il più normale possibile a cominciare dalla
scuola.
"Zenan è molto impegnato e poi Clavis se la caverà benissimo anche da
solo, e adesso vai che se no fai tardi."
Valery sospirò avviandosi verso la porta "Vado, vado" borbottò, e,
infilata la testa oltre la porta finestra che dava in giardino, gridò
"Ciao Signor Clavis!!"
Il Dio della Vita sollevò il capo dal dizionario osservando quell'umana
chiassosa con sorpresa prima di salutare la ragazzina con un cenno del
capo.
Valery se ne andò soddisfatta seguita dall'occhiataccia del padre.
A tarda mattinata Allan decise di andare a vedere come se la cavava Clavis.
"Tutto bene?" gli chiese sedendosi accanto a lui.
Il Dio mise da parte il dizionario, annuendo.
"Tu non lavori?" gli chiese curioso.
Allan annuì "Faccio l'agente per una ditta di esportazioni. Mi sono
costruito un'identità umana quando mi sono trasferito qui con Valery. Ho
trovato un lavoro che potesse giustificare le mie sparizioni. Al momento
però sono in ferie." gli spiegò e Clavis annuì. Evidentemente era già
arrivato alla lettera F pensò con un sorriso tra sé quando non giunse la
solita espressione corrucciata.
"Fra un paio di giorni dovrò tornare la lavoro e dovrò lasciarti a casa da
solo." mormorò allungando una mano per sfiorargli il volto.
"Non aprire agli sconosciuti." si raccomandò con un sorriso che gli venne
dolcemente ricambiato da Clavis.
Era così dannatamente bello.
Anche se erano in giardino non resistette alla tentazione di abbassare il
capo e sfiorare con le proprie le labbra pallide del Dio della Vita e
della Morte.
L'incerta risposta di Clavis gli fece sfuggire un gemito che si perse
nelle loro labbra unite.
Così innocente e sensuale allo stesso tempo, possibile che non si rendesse
conto dell'effetto che gli faceva?
Quando sentì le braccia del compagno allacciarglisi attorno al collo si
staccò ansimante da lui.
"A... aspetta Clavis qui non possiamo!"
"Perché?" gli chiese l'altro sorpreso.
"Siamo in giardino e Valery potrebbe tornare da un momento all'altro." Gli
spiegò il biondo.
"Non capisco" ammise il Signore delle due Maschere confuso e leggermente
ferito.
Allan sospirò. "Non voglio che ci trovi qui a baciarci"
"Perché?" ripetè Clavis perplesso.
Sembrava un bambino quando faceva così.
"Perché è troppo giovane per vedere queste cose, noi siamo due maschi!"
sbottò Allan con un sospiro.
Clavis sollevò un sopracciglio sottile fissandolo sorpreso.
"Maschi?" chiese ricevendo un'occhiataccia da Allan.
"Sì maschi quelli che si accompagnano alle femmine. Non sei ancora
arrivato alla lettera M? Ecco qua!"
Prese uno dei volumi e dopo aver sfogliato alcune pagine lesse: "Maschio:
in biologia, l'individuo che porta in sé i gameti necessari a fecondare
quelli femminili della medesima specie. Tu e io siamo maschi e qui nel
Dominio degli uomini non è normale che due persone dello stesso sesso si
scambino baci come questi"
Clavis continuava a fissarlo leggermente confuso.
"Non vedo dove stia il problema." Mormorò, stupendo Allan.
Vedendo che l'altro non capiva Clavis spiegò "Se come dici tu i maschi
devono stare con le femmine la tua preoccupazione non ha senso." Allan lo
fissò nella confusione più totale.
Clavis annuì ripetendo da bravo studente "Femmina: quello dei due sessi
che per natura è destinato a partorire i figli o a deporre le uova." Citò
con un sorriso soddisfatto.
"Dato che io posso concepire devi considerarmi un femmina giusto?"
Allan sbatté le palpebre immobile per alcuni secondi completamente
incapace di parlare.
"TU…TU …. COSAAAA????" gridò non appena riuscì a ricollegare il cervello
alle corde vocali.
Clavis lo fisso tranquillamente "Io sono il Dio della Vita Allhanirayas se
non potessi concepire io chi dovrebbe farlo?" gli chiese dolcemente come
chi spiega un concetto base ad un bambino. "Ma… ma… " Allan era totalmente
nel panico.
Clavis... Clavis era un'ermafrodita???
Il Dio della Vita e della Morte gli sorrise soddisfatto di essere riuscito
a dimostrare che aveva ragione mentre Allan lo fissava senza fiato.
Non riusciva a pensare. "Io.. io .." balbettò appoggiando la schiena al
tronco dell'albero come se d'un tratto tutte le forze lo avessero
abbandonato. "Come puoi…?" chiese mentre cercava di farsi una ragione di
quanto aveva appena scoperto.
Clavis arrossì e Allan spalancò gli occhi di fronte a quella visione.
"Non... non mi va di parlarne..." mormorò a disagio abbassando il capo. Il
Dio dell'Amore lo fissò sorpreso prima di passarsi una mano tra i capelli
biondi con un sospiro. "Non finisci mai di sorprendermi." mormorò
scuotendo il capo.
"Sono a casa!!!" gridò Valery interrompendo i loro discorsi aprendo in
quel momento la porta che dalla cucina dava al giardino e salutando i due
uomini con un sorriso.
Sefire ripiegò le ali bianche lungo il corpo appena coperto da una corta
veste azzurra guardandosi attorno.
Quando Zenaniesh lo aveva mandato nella dimora celeste del Dio dell'Amore
alla ricerca di Allhanirayas era stato ben felice di accontentarlo.
"A quest'ora temo che Valery abbia ormai posto termine ai suoi giorni
quindi cerca di essere delicato, voglio solo sapere come sta." Sefire non
si era fatto pregare lanciandosi in volo verso lo splendido castello di
Amhor.
Ma giunto a corte lo aveva trovato vuoto.
Il capo dei cherubini nella sua elegante veste dorata gli aveva sorriso
dolcemente facendo gli onori di casa.
"Il mio Signore vorrebbe sapere come sta il tuo sovrano" spiegò al giovane
angelo dai capelli azzurri.
"Temo di non poterti rispondere giovane Angelo del Dio della Sapienza. Il
mio Signore è venuto qui diversi giorni fa in preda al dolore per la
prossima scomparsa della sua figlia mortale. Ha chiesto che gli fosse
preparata la veste bianca da cerimonia e poi se ne andato di nuovo." il
cherubino scosse le spalle delicate.
"Proprio questa mattina ci ha mandato uno spirito del vento con un
messaggio. Ecco leggi tu stesso." disse porgendoli una pergamena su cui si
potevano leggere poche righe in elegante grafia.
"Valery è guarita, informatene Lord Zenaniesh della Sapienza e
ringraziatelo per il suo aiuto e consiglio."
Sefire restituì il messaggio sorpreso.
Dunque la malattia di Valery non era così grave come avevano creduto.
Ne era veramente felice aveva avuto modo di conoscere la ragazza l'estate
prima ed erano andati subito d'accordo. Però il suo signore era sembrato
certo della morte della piccola umana.
"In questo momento uno dei miei fratelli è in volo verso la dimora del tuo
signore per comunicargli la lieta notizia. Ci hai preceduto di molto poco.
Mi spiace avresti potuto evitare un viaggio a vuoto." gli disse con un
sorriso gentile di scusa.
Sefire annuì distrattamente. "Oh bhe non importa" disse sorridendo. "Sono
felice che la figlia del tuo signore sia salva" disse alzandosi dal basso
tavolino accanto al quale si era seduto quando il capo dei cherubini gli
aveva gentilmente offerto una tazza di nettare celeste.
"Allora è meglio che torni a Saphe." disse spiegando nuovamente le ali
candide.
"Grazie dell'ospitalità!" il capo dei cherubini lo salutò sulla soglia
prima di tornare alle sue attività e Sefire si diresse lentamente verso il
castello del suo signore. Ma si fermo poco dopo, a mezz'aria, riflettendo.
Era inutile che tornasse a casa, tanto comunque uno dei cherubini di
Allhanirayas avrebbe informato Zenaniesh.
Sorrise tra sè, forse era il caso di portare al suo signore qualche
notizia più precisa.
Anche se avrebbe dovuto chiedere il permesso a Zenaniesh prima di scendere
nel Dominio degli Uomini, Sefire piegò le ali e scomparve in un baluginio
azzurrognolo senza perdere un minuto di tempo.
L'idea di poter rivedere il suo adorato Dio dell'Amore lo riempiva di
gioia anche se lo scopo ufficiale naturalmente non era quello.
Fece scomparire le lunghe ali e prese abiti mortali poco prima di
comparire dinanzi alla porta di casa Godman e suonare il campanello.
Persino quel suono elettrico e monotono assumeva una melodia particolare
al tocco del giovane Angelo della Musica.
L'uscio si aprì pochi secondi più tardi e Sefire si ritrovò dinanzi
Allhanirayas, più bello che mai, con i capelli biondi sciolti in morbide
onde fino alle spalle e gli occhi di smeraldo lucenti.
"Sefire ciao, avevo riconosciuto la scampanellata!" gli disse con un
sorriso che fece arrossire l'angelo.
"Buo.. buongiorno" mormorò non potendo fare a meno di balbettare di fronte
a lui.
Da quando l'aveva visto la prima volta ne era rimasto incantato.
Quella pelle dorata in cui spiccavano i grandi occhi verdi, la sua voce
calda e quel sorriso gentile.
Ogni volta che lo incontrava tutta la sua esuberanza sfumava d'incanto.
Zenaniesh lo prendeva spesso in giro chiamandolo diavoletto quando ne
combinava una delle sue a Saphe.
"E pensare che non appena vedi Allhanirayas diventi un'altro" gli diceva
con il sorriso di chi la sa lunga e bastava quel nome a mandare nella
confusione totale il giovane angelo che non poteva che arrossire
confermando i sospetti del suo signore.
"Prego entra." lo invitò Allan facendosi da parte per far entrare il
ragazzo.
"Sefire!" lo salutò Valery che era andata a curiosare su chi avesse
suonato il campanello.
"Buongiorno Valery." la salutò con un sorriso il ragazzo felice di vedere
che l'amica stava veramente bene.
"Vedo che ti sei ripresa, ne sono felice" gli disse infatti e Valery annuì
mentre lo accompagnava in salotto e Allan scompariva in cucina per mettere
sul fuoco il the.
"E' tutto merito di Clavis." spiegò con un sorriso quando si furono
accomodati sul divano.
"Clavis?" chiese sorpreso Sefire.
"E' un dottore amico di papà." Gli spiegò Valery tranquillamente. "Si è
trasferito ieri da noi."
Sefire riuscì a nascondere in fretta la sorpresa per la notizia.
E così quel Clavis aveva guarito la giovane mortale e abitava con loro.
Si guardò intorno curioso "Adesso dov'è?" chiese cercando di non sembrare
troppo impaziente di vedere quest'uomo che osava abitare sotto lo stesso
tetto con il suo Allan.
"Credo sia in giardino." Disse Valery con un sorriso.
"Da quando è arrivato è stato tutto il tempo fuori a studiare." Sefire la
fissò sorpreso a quelle parole.
"Studiare?" chiese.
"Bhe Clavis non conosce molto bene la nostra lingua." gli spiegò Valery in
vena di confidenze.
Sefire era molto sorpreso.
Aveva pensato che quel Clavis fosse un dio dato che era riuscito a guarire
Valery ma quale dio avrebbe avuto bisogno di imparare la lingua mortale?
Persino gli angeli di grado più basso conoscevano la lingua umana!
Che si trattasse di un mortale? Ma allora come aveva potuto guarire Valery?
Che il suo Signore si fosse sbagliato nel diagnosticare la malattia
dell'umana era impossibile.
E allora?
"Ecco il the." disse Allan comparendo sulla soglia e depositando il
vassoio sul tavolino basso, al centro del salotto.
Tutti i pensieri di Sefire si annullarono nel momento stesso in cui lo
vide.
Com'era bello!!!
"Di cosa stavate parlando?" chiese Allan sedendosi di fronte ai due
ragazzi e prendendo le tazze per riempirle.
Sefire aveva ritirato la mano appena in tempo, quel compito nel Dominio
dei Cieli sarebbe spettato a lui e non certo ad uno dei Dieci Dei
Superiori qual'era Allhanirayas, ma nel Dominio degli Uomini le cose
funzionavano diversamente. "Gli stavo raccontando di Clavis." spiegò
Valery e Sefire che stava fissando il volto del suo amato notò una strana
luce lampeggiare negli occhi verdi prima che il suo sguardo tornasse
sorridente come sempre.
Ma a Sefire era bastato.
Adesso la sua curiosità aveva raggiunto livelli di guardia.
Chi era quel Clavis per influenzare così il Suo Allan?
Il suono del telefono che squillava fece alzare nuovamente Allan che si
spostò nell'altra stanza per rispondere dando così la possibilità a Sefire
di indagare.
"Pronto?" disse Allan sollevando la cornetta.
"Allhanirayas! Allora è vero quanto mi hanno detto?!" esclamò Zenaniesh
dall'altro capo del filo.
Allan lanciò un'occhiata alla figlia che poteva intravedere mentre parlava
con Sefire quasi ad assicurarsi che non fosse un'illusione.
"Sì è vero." Mormorò.
"Ma come..." Zenaniesh s'interruppe a metà frase sussultando. "Non vorrai
dirmi che sei riuscito a trovarlo davvero?" chiese con un filo di voce.
Allan annuì "Sì, Zenaniesh ho trovato Clhavishineriyas."
Dall'altra parte del filo ci fu un minuto di silenzio prima che in una
nuvola di fumo bronzea Zenan comparisse dinanzi a lui.
Allan gli sorrise riagganciando il telefono, ormai inutile.
"Allora esiste davvero...?" mormorò meravigliato.
Allan annuì "Oh sì, esiste.." disse prendendolo per un gomito e
accompagnandolo in giardino.
Lo sentì irrigidirsi quando gli indicò una figura seduta all'ombra del
grande albero. "... esiste eccome".
Zenan spalancò tanto d'occhi fissando immobile l'uomo dagli abiti umani.
"Vieni te lo presento." gli disse Allan con un sorriso avviandosi verso di
lui.
Zennan rimase immobile per alcuni istanti prima di fare un passo esitante
nella sua direzione.
Clavis sollevò il capo spostando il volto verso di loro quando li sentì
arrivare.
"Ciao Clavis..." lo salutò allegramente Allan quando gli fu accanto ma
scrutando con attenzione le reazioni dell'altro.
"...ti presento un amico" disse indicandogli Zenan.
Clavis si alzò con grazia spostando gli occhi, celati dagli occhiali
scuri, sul nuovo venuto.
Zenan era pallido come un cencio e non parlava.
Allan si accorse che tremava leggermente e si chiese se anche lui gli
fosse apparso così la prima volta che si erano incontrati.
Clhavishineriyas osservò silenziosamente il Dio della Sapienza per alcuni
secondi prima di incurvare le labbra in un leggero sorriso.
"Salute a te Zenaniesh di Saphe" mormorò con la sua bella voce profonda.
Zenan si inchinò profondamente dinanzi a lui. "Onore al Supremo fra Noi"
mormorò con voce leggermente tremante ma ugualmente solenne "Salute a te,
Clhavishineriyas di Morvit" aggiunse rialzandosi mentre sulle labbra gli
si disegnava un leggero sorriso in risposta a quello dell'altro.
"Ma dove è finito?" si chiese Valery a voce alta lanciando uno sguardo al
telefono.
Si alzò alla ricerca del padre e lanciò un'occhiata fuori della finestra.
"Oh c'è il Signor Zenan!" esclamò stupita facendo sobbalzare Sefire.
Accidenti adesso una bella lavata di capo non gliela toglieva nessuno,
pensò l'angelo mestamente.
Però era l'occasione per andare in giardino!
Si accostò alla ragazza e sbirciò i tre uomini in piedi accanto al grande
albero.
Riconobbe subito il suo Signore anche con il completo grigio e gli
occhiali da lettura negligentemente lasciati scivolare sul naso aquilino.
Chi non riconobbe fu invece quell'uomo alto, dalla pelle lunare e i
lunghissimi capelli neri, che sembrava oggetto di tanta attenzione da
parte dei due Dei Superiori.
"Quello è Clavis" gli disse Valery indicandoglielo e confermando così i
suoi sospetti.
Accidenti era proprio un bell'uomo, notò infastidito Sefire.
"Che ne dici di raggiungerli?" chiese invece alla ragazza.
Era sicuro che visto da vicino quell'uomo dagli occhiali scuri sarebbe
risultato pieno di difetti.
Le sue speranze furono tuttavia amaramente deluse.
Quell'uomo silenzioso che gli fu presentato come Clavis visto da vicino
era ancora più bello che da lontano.
Aveva una pelle liscia e trasparente che rendeva i lineamenti nobili
addirittura regali, un corpo perfetto e dei capelli neri come la notte,
lisci come seta.
Accidenti! Imprecò nuovamente fra se Sefire mentre lo sguardo di Zenan si
posava sul suo giovane angelo prima e su Allan poi.
Sembrava che Sefire non fosse in grado di riconoscere il Dio delle Due
Maschere, d'altronde anche lui faticava ad ammettere persino con se stesso
l'esistenza di Clhavishineriyas.
Era uno dei pochi argomenti, se non l'unico, su cui nemmeno lui poteva
dire di saper molto.
Quello che invece fece scorrere una luce divertita negli occhi grigi del
Dio della Sapienza fu lo sguardo di sfida che Sefire lanciò a Clavis.
Immaginava i pensieri che ronzavano nella giovane testolina del suo
aiutante.
Soffocò un sorriso, forse era meglio avvertirlo che Clavis non era una
qualcuno con cui poteva confrontarsi.
"Che ne dite di bere il the adesso?" chiese Allan con un sorriso indicando
loro la porta della cucina "stamattina ho giusto preparato dei biscotti
alle mandorle."
Zenan sorrise all'amico "Ma certo..." disse allegramente "...dammi solo
due minuti per parlare con Sefire" mormorò facendo sussultare il giovane
angelo.
Valery seguì il padre in casa "Credi che Zenan si arrabbierà?" gli chiese
lanciando un'occhiata all'alto Dio dai capelli castani che stava
chiaramente rimproverando il suo pupillo.
Allan sorrise "Credo che Sefire abbia di nuovo saltato le sue lezioni per
venire qui." disse alla figlia a cui aveva presentato Zenan e Sefire come
precettore e allievo.
"Però dev'essere noioso non potere andare in una scuola pubblica. Io mi
annoierei a morte tutto l'anno sempre con lo stesso professore." disse
Valery in difesa dell'amico.
Poi colta da un'idea si rivolse al padre con un sorriso. "Senti papà..."
cominciò e Allan alzò gli occhi al cielo. Conosceva quello sguardo, era
quello da 'idee geniali' di sua figlia.
Ossia... guai in vista....
"Che cosa c'è?" le chiese un po' sulla difensiva.
"Sefire ha solo due anni più di me giusto?" chiese la ragazza come ad
appurarsi di una sua teoria.
Allan annuì "Sì" disse, cinquanta anni più, cinquant'anni meno, ma questo
lo aggiunse solo mentalmente.
"Allora quest'anno potrebbe iscriversi alla mia nuova scuola?" chiese
speranzosa.
Sefire, che stava entrando in quel momento con Zenan, trattenne il fiato
nel sentire quella proposta.
"Potrebbe vivere a casa nostra ci sono tante stanze libere" proseguì
Valery lanciatissima nella sua idea.
Gli occhi di Sefire luccicarono mentre Allan lanciava un'occhiata a Zenan
notando il volto dell'amico rabbuiarsi per una frazione di secondo.
"Tu che ne dici?" chiese valutando l'idea, Sefire non gli avrebbe creato
certo dei problemi e Valery poteva sentire la mancanza di qualcuno della
sua età con cui parlare, soprattutto finché non avesse stretto qualche
amicizia nella nuova scuola.
Zenan alzò le spalle simulando indifferenza "Che vuoi che sia un anno?"
disse tranquillamente, per esseri millenari come loro era soltanto un
frammento di tempo.
Sefire passava lo sguardo da uno all'altro mentre la speranza gli
accendeva gli occhi azzurri.
Allan lanciò un'occhiata all'altro suo ospite che era ritornato al suo
studio silenzioso sotto il grande albero.
Clavis poteva essere infastidito dalla presenza del giovane angelo.
Però Sefire come Valery non conosceva la sua vera identità e non aveva
motivo per disturbarlo più di tanto.
"E va bene" disse con una scrollata di spalle facendo la felicità dei due
ragazzi.
Continua...
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