Di solito non scrivo
parole di scusa, perchè se pubblico qualcosa è nella convinzione che sia
almeno decente. Questa volta però ho a che fare con una yaoi, la mia
prima yaoi. Non è un genere facile e spero di aver ottenuto qualcosa di
gradevole.
Le mie scuse anche a Paul Bettany, splendido interprete di Stephen Maturin,
la cui meravigliosa espressività mi è stato impossibile riprodurre.
Ogni singolo fiocco di
nevedi
Hil
- Di nuovo intento a ragionare con un coleottero, mio caro dottore?
Se anche non fosse stato per il leggero tono canzonatorio che venava quel
saluto, Stephen Maturin avrebbe comunque riconosciuto l´amichevole
provocazione: a simili temperature nessuna specie di coleottero noto alla
scienza, e per la verità non molti animali in generale, poteva
sopravvivere. Strinse le labbra in un divertito sorriso e inclinò
leggermente la testa verso l´ufficiale alle sue spalle, fissando
distrattamente il ponte.
- Mentre la marina militare è impegnata in un´importante caccia al
nemico, io cerco di offrire alla scienza nuove informazioni sul rigido
clima di questa parte del mondo.
Rigido lo era davvero. Jack Aubrey non aveva mai incontrato nulla di
simile, ma nella sua bramosia di raggiungere l´Acheron non si era certo
fermato a pensare. E poi, una volta deciso di puntare a sud per aggirare
quell´incredibile vento, non restava altro da fare cheproseguire verso l´Antartide
finchè non fosse stato di possibile aggirarlo e tornare sulla scia del
Fantasma.
In quel momento però Jack si soffermò su un pensiero insolito: il
profilo di Stephen che poteva intravedere mostrava la sua bianchissima
pelle soffusa di rossore, mentre con i capelli agitati dal vento e gli
occhi accesi di curiosità era magnetico più che mai. Per un momento gli
occhi grigioazzurri di Jack si persero nel vuoto, mentre nei suoi pensieri
quella scompigliata massa di capelli color rame scuro giaceva morbidamente
su un cuscino...
Jack sbattè le palpebre. Decisamente la stanchezza che comportava il
comando di un equipaggio frustrato, intimorito dalle intemperie e ancora
lacerato dalla perdita di Worley poteva fare strani effetti alla mente di
un pur tenace e coraggioso comandante. Si rese conto di essere rimasto
immobile piuttosto a lungo, e con le mani dietro la schiena si avviò a
passo tranquillo verso il ponte di comando, ostentando rilassatezza.
Quello di cui non si rese conto fu lo sguardo di Stephen che lo seguiva
pensieroso. Conosceva molto bene il suo amico di sempre, e se mai Jack lo
sorprendeva era con gesti di particolare coraggio o arditezza. Gli ultimi
mesi di movimentata navigazione erano appunto dovuti a una di queste
sorprese. Ma mai, mai Stephen aveva visto Jack immobile per più di
qualche secondo, di solito il tempo che gli occorreva per improvvisare una
tattica o per stabilire la rotta. E soprattutto, mai aveva visto Jack con
negli occhi quell´espressione così assorta e sognatrice. Sembrava che
vedesse qualcosa di visibile solo a lui, che lo rendeva a un tempo bramoso
e affascinato. Solo che lo stava osservando. Stava guardando lui. Stephen
gli aveva lanciato una rapida occhiata da sopra la spalla e ne era sicuro.
Sfregò delicatamente fra loro le lunghe dita, la testa china sulla
murata.
- Dottore?
Sussultò. Da dove era arrivato? Il giovane pilota gli rivolse un sorriso
amichevole e aperto, come sempre la sua indole gioviale lo induceva a
fare.
- Accidenti dottore, dev´essere una cosa interessante quella che avete
visto fra le onde, non riuscivo a farmi notare.
Stephen tentò un´espressione seria e sicura di sè, ma temeva di tradire
l´imbarazzo. Imbarazzo... e perchè mai? Che cosa c´era di tanto
particolare in quel piccolo episodio da doverlo imbarazzare? Con un
sospiro e l´imitazione di un allegro sorriso si avviò con il suo allievo
alla quotidiana lezione di lettura e scrittura.
_§_
Il caffè mattutino era buono come sempre, malgrado Killick continuasse a
brontolare su come le scorte andassero rapidamente calando e profetizzasse
caffè sempre più annacquati. Jack era di umore piuttosto allegro,
composto come si conveniva ad una colazione formale fra il capitano e il
medico di una nave di Sua Maestà Britannica, mentre Stephen da parte sua
era cortese ed educato come suo solito. Non parlavano molto, non ne
avevano mai avuto bisogno. A parlare fra loro era la musica, e gli sguardi
complici e divertiti che non mancavano mai di lanciarsi.
Quella mattina, mentre accennava al dottore qualcosa sulle battaglie a
palle di neve che l´equipaggio aveva cominciato a trovare estremamente
appassionanti, Jack si domandava se non avesse sognato. Forse era stata l´illusione
di un attimo, ma anche ora che Stephen sedeva composto imburrando una
fetta di pane a lui sembrava ancora molto attraente.
Jack rimescolò lo zucchero nel the con un gesto quasi di stizza.
Com´era possibile che si lasciasse distrarre da simili pensieri? Era pur
vero che la navigazione ora non era più tanto difficile, una volta
abituati alla costante attenzione che certi fattori richiedevano non era
più assorbito completamente dal compito di tenere la rotta. Bonden era un
eccezionale pilota e Pullings aveva superato bene l´iniziale sconcerto e
gestiva la maggior parte delle routines con ammirevole scioltezza.
Jack alzò un incerto sguardo su Stephen e lasciò cadere il cucchiaino.
Due zaffiri scintillanti, dall´espressione molto interrogativa, puntavano
dritto su di lui. Con la testa leggermente inclinata di lato, le braccia
appoggiate sul tavolo, Stephen gli rivolgeva lo sguardo di solito
riservato a nuove e interessanti specie botaniche.
Di nuovo. Ecco di nuovo Jack perso in chissà quali pensieri, e di nuovo
con quell´espressione. Raramente Stephen lo fissava direttamente negli
occhi, il loro rapporto era fatto di sguardi sfumati, di dignitosa e
riservata percezione dell´altro accanto a sè. Questa volta però aveva
deciso di fare un tentativo, chiedergli se qualcosa lo turbasse o se fosse
semplicemente stanco. Nel momento in cui Jack incrociò il suo sguardo, si
dimenticò di chiederglielo. Quegli occhi grigioazzurri come il mare, una
leggera ciocca di capelli biondo oro che gli scivolava sulla fronte...
Stephen si raddrizzò sulla sedia e fece oscillare lo sguardo da una
posata all´altra, come se non sapesse decidere con quale cominciare, poi
si ricordò del pane imburrato e riprese con molta attenzione ad occuparsi
della propria fetta.
- Sembra che io abbia fornito a Killick una notevole fonte di lamentele,
oggi...
Il suo forzato umorismo ebbe in risposta un sorriso a labbra tirate di
Stephen.
Erano entrambi in imbarazzo, ed era tutta colpa sua. Cosa gli era saltato
in mente di imbambolarsi a quel modo? Pensò di sorseggiare il caffè per
recuperare un po´ di compostezza, ma la maggior parte aveva allagato il
tavolo quando vi aveva lasciato precipitare dentro il cucchiaino. Pensò
di chiamare Killick, perfino i suoi borbottanti rimproveri sarebbero stati
un sollievo. Ma non lo fece. Sorprese se stesso, ma non aveva nessuna
intenzione di permettere a qualcun altro di vedere Stephen in quelle
condizioni. Cosa ci fosse da tenere riservato non gli era chiaro, ma l´espressione
compunta e la leggera confusione che traspariva dallo sguardo abbassato di
Stephen erano qualcosa che voleva tenere solo per sè.
Con un cortese cenno del capo, fissando un qualche punto del quadro
ufficiali, Stephen prese congedo e uscì dalla stanza. Poteva sentire il
proprio battito cardiaco leggermente aumentato, come una sensazione di
calore sulla pelle. Poteva sentire lo sguardo di Jack seguirlo mentre si
allontanava.
_§_
La giornata era stata insolitamente lunga. Il ghiaccio aveva causato
numerosi piccoli danni, e aveva reso necessaria un´ispezione accurata
della velatura. Per fortuna, aveva smesso di nevicare. Il mare faceva
rollare la nave, che di quando in quando ondeggiava vistosamente, ma gli
alberi erano in buone condizioni e il ponte non sembrava così scivoloso
da impedire all´equipaggio di correre, ridere e lanciarsi palle di neve.
Jack osservava con un´espressione soddisfatta e benevola tutto quel
movimento. Faceva bene, ai suoi uomini, distrarsi e rilassarsi prima di
riprendere la guerra. E forse faceva bene anche a lui, prima di rivolgere
la parola a Stephen.
Negli ultimi due giorni il dottore era stato completamente assorbito da
certi suoi studi sulla neve, passeggiando lungo la murata con Blackney che
cercava divertito di afferrare qualcuno di quei grossi fiocchi di neve con
la sua unica mano. In quel momento però il giovane allievo ufficiale si
era lasciato trascinare in una zuffa giocosa con i suoi compagni di
addestramento ed era a terra sul ponte, coperto di neve e senza fiato dal
gran ridere.
Jack passeggiò senza meta precisa sul ponte di comando, seguendo
distrattamente le corse e le schivate delle due squadre di marinai, finchè
non si accorse che Stephen era salito fin lì, non molti metri lontano da
lui. Jack fece per avviarsi ma si fermò, con un´espressione sconsolata
in viso. Cosa mai avrebbe potuto dirgli? Non era chiaro neppure a lui ciò
che gli stava succedendo. Una notte di buon sonno ristoratore aveva
cancellato la stanchezza, ma non quelle strane sensazioni. Anzi, non
poteva certo dire che la notte avesse recato qualche oblio, visto che la
bianchissima pelle di Stephen, le sue spalle così muscolose ed eleganti,
la sua vita sottile e ben definita avevano turbato non poco i sogni del
capitano Aubrey.
Di proposito non si voltò a salutarlo, di proposito camminò con passo
tranquillo passando una mano sulla morbida neve della murata. Del tutto
involontario era invece il suo continuo tendere l´orecchio ai passi di
Jack, così come senza volerlo si fermò a breve distanza da lui. La sua
mano si strinse a pugno, compattando la neve nel palmo. Ma cos´aveva?
Da quando lo interessava tanto sentire la presenza di quel fisico solido e
robusto, da quando doveva reprimere l´impulso di voltarsi verso quel
fiero volto per godere della luce che traeva riflessi cangianti da quei
capelli d´oro, per tuffarsi in quelle iridi color del mare in inverno...
Stephen si rese conto di averlo fatto. Reggendosi alla murata con una
mano, si era girato su se stesso e ora fissava Jack con un´espressione
ammaliata.
Ammaliante. Jack non poteva definire altrimenti quello sguardo così
magnetico, così attraente. Forse senza saperlo, Stephen aveva incurvato
le morbide labbra in una specie di sorriso, così seducente. Il colletto
della camicia sbatteva morbidamente al vento, mettendo in risalto il suo
collo così candido e ben scolpito. Jack quasi perse l´equilibrio quando
il rollio si fece più forte, ma continuò a fissare quegli affascinanti
occhi blu zaffiro. Non li distolse neppure quando un´ondata più forte
inclinò bruscamente la nave verso Stephen, costringendolo a inarcare la
schiena. Quel movimento trasmise a Jack una sorta di scarica elettrica. Fu
la voce di Pullings a distoglierlo dalle sue fantasticherie. Gli rispose
brevemente, quasi brusco, e poi si voltò giusto per vedere che Stephen
aveva ripreso una posizione stabile, con le mani entrambe saldamente
aggrappate alla murata. Diede un´occhiata alle vele e al cielo: non
sembrava che il tempo stesse peggiorando, solo qualche onda forse di una
tempesta lontana... E furono questi pensieri uniti a un passo distratto, o
fu il ghiaccio sul ponte, o forse era semplicemente scritto che quell´onda
dovesse arrivare così forte e improvvisa, come che fosse Jack perse l´equilibrio
e scivolò dritto addosso a Stephen, abbracciandolo alle spalle,
completamente a contatto con la sua schiena.
Stephen sgranò gli occhi. Poteva sentire il calore di Jack su tutta la
schiena, le sue forti mani strette alle sue spalle, il suo bacino che
premeva contro di lui. Fu un attimo. Stephen era rosso in volto, il cuore
che batteva all´impazzata e la mente così confusa... Nell´impatto i
capelli di Jack gli avevano sfiorato il volto, e ne aveva sentito il
respiro sul collo. L´urto lo aveva piegato in avanti, facendogli espirare
bruscamente tutta l´aria che aveva nei polmoni, con un lieve gemito.
Fu questo a far staccare bruscamente Jack, balbettando appena uno
"scusami" e arretrando in gran fretta. Che meravigliosa
invenzione, i giacconi invernali forniti dalla Marina. Quel contatto, quel
gemito, avevano provocato in lui una reazione che i sottili pantaloni
bianchi della sua divisa non sarebbero riusciti a nascondere. Ansimava,
anche se l´impatto non era stato poi così forte, e si sentiva accaldato
contro ogni evidenza di stagione. L´unica cosa che gli riuscì di fare fu
scendere precipitosamente gli scalini e chiudersi nella sua cabina.
Ma nessuna porta avrebbe potuto tenere fuori il leggero profumo maschile
che emanava dalla pelle di Stephen, e la sensazione dei suoi muscoli
solidi stretti fra le sue mani... Jack poteva ancora percepire tutto
questo. Passandosi una mano fra i capelli si chiese preoccupato se Stephen
si fosse accorto di qualcosa, perchè in tal caso non avrebbe
assolutamente saputo cosa fare.
Neanche Stephen sapeva bene cosa fare, a parte starsene lì aggrappato
alla murata con un´espressione di stupore e confusione dipinta negli
occhi. Cautamente, si guardò attorno. Nessuno dell´equipaggio sembrava
averci fatto caso, così Stephen si staccò dalla murata, si tolse la neve
dalle mani e cercò di riprendere il controllo dell´agitazione che
sentiva crescere nel suo basso ventre. Il residuo di compostezza che gli
restava lo portò nella sua cabina, dove si cambiò rapidamente e si
diresse verso la sala da bagno, nel tentativo di sciogliere nell´acqua
bollente tutte quelle emozioni.
La sala da bagno degli ufficiali non era altro che una piccola cabina
riadattata con una tinozza in metallo, forse appartenente alle caldaie di
una baleniera, sotto la quale una ingegnosa stufa riscaldava l´acqua
senza arroventare il metallo. Si era parlato di rivestirla internamente in
legno, ma non era sembrato prudente fare a meno di troppi pezzi di
ricambio in quei mari così difficili. Già una tinozza da bagno era un
vero lusso. L´acqua era un bene prezioso, e infatti quella piccola
meraviglia funzionava solo se c´era abbondante acqua piovana per tutte le
necessità della nave. Oppure, se c´era neve ovunque. Stephen entrò nell´acqua,
sempre tenuta ben calda dall´assistente africano di Killick, e chiuse gli
occhi. Immerse la testa sott´acqua, e quando riemerse la appoggiò al
bordo della tinozza con un sospiro rilassato.
Leggeri rivoletti d´acqua gli colavano sul volto, le ciocche bagnate rese
aderenti sulla fronte e le guance.
Al decimo giro che fece compiere al bicchiere di porto nella sua mano,
Jack si rese conto che avrebbe dovuto berlo. Restare lì a fissarne i
riflessi scuri non serviva a cancellare dalla sua mente quegli abbaglianti
occhi azzurri e quel profumo, così leggero e virile allo stesso tempo. Lo
bevve in un solo sorso, cercò la giacca della sua divisa e non trovandola
si risolse ad uscire in camicia, non certo una tenuta molto adatta ad un
ufficiale ma non era dell´umore giusto per chiamare il suo attendente
domestico e fargliene un rimprovero. Si avviò invece verso la sala
comune, dove presupponeva di trovare il diario di bordo. Era suo compito
annotare le condizioni climatiche, quando era di guardia. La sua era
terminata da un po´, ma gli ultimi imprevisti gli avevano fatto
completamente dimenticare questa formalità.
Un lieve sciabordìo attrasse la sua attenzione. Non fu la porta aperta a
incuriosirlo, di solito lo era, quanto il fatto che tutti gli ufficiali in
quel momento erano di guardia o addormentati in attesa della guardia
notturna. Poteva essere una sola persona. Con un passo sorprendentemente
felpato per la sua complessione fisica, si avvicinò e gettò una rapida
occhiata. Voleva solo questo, gettare un rapido sguardo, forse fare un
cenno di saluto, ma il tempo giocò a suo sfavore. Quando fece capolino
nella sala, Stephen si stava alzando in piedi. La tinozza era piuttosto
profonda, e lo sguardo di Jack rimase incollato al fluido movimento con
cui il torso di Stephen emerse dall´acqua, rivoli che gli scorrevano
veloci lungo i muscoli delle braccia, lungo gli ampi pettorali, i
capezzoli e il ventre piatto.
Se mai la volontà può dar corpo alle fantasie, questo è certo il caso.
Un pensiero simile attraversò la mente di Stephen quando aprendo gli
occhi vide materializzarsi davanti a sè colui che fino a un attimo prima
era presente nella sua mente. A dire il vero, nella sua mente Jack non
aveva indosso quella sottile camicia appena sbottonata, ma aveva gli
stessi capelli scarmigliati e la stessa espressione colma di... desiderio.
Rapida com´era apparsa, quell´immagine si dileguò. Con un sospiro a metà
fra la rassegnazione e la perplessità, Stephen indossò il fine
accappatoio e dopo aver atteso un po´ si avviò verso la propria cabina.
_§_
Da quel giorno in poi, nulla era andato per il verso giusto. Stephen
passava il tempo chiuso in cabina o quasi. Aveva udito Bonden lamentarsi
di quanto il suo maestro fosse diventato troppo distratto e troppo severo
al tempo stesso. Quanto a Pullings, Jack sentiva che avrebbe presto dovuto
inventare qualche motivazione. Il comandante in seconda lo guardava con
sconcerto, e non solo per le approssimative e scarabocchiate note nel
giornale di bordo, ma per l´evidente fiacchezza con cui esaminava le
questioni che gli venivano sottoposte. Ancora il vento non cambiava,
pertanto la rotta era sempre sud in un clima burrascoso a cui avevano
finito per fare l´abitudine, ma Jack sapeva che tra non molto avrebbe
dovuto dare l´ordine di virare a nord, e nel frattempo assolveva ai suoi
doveri di comandante con la confusione di un allievo alle prime armi.
Sapeva bene che senza dei sottoposti così validi questo comportamento
avrebbe messo a disagio la spedizione, e sapeva altrettanto bene che così
non poteva continuare. Come uscirne?
Di solito se qualche problema lo attanagliava ne parlava con Stephen, ma
questa era proprio l´ultima delle cose che poteva fare. In altri momenti
esprimeva le sue emozioni suonando, ma di nuovo in questo caso c´era una
piccola difficoltà. O no? Con un lieve sorriso, Jack si avviò sornione
verso la propria cabina.
A Stephen mancavano due cose, in quei giorni passati a cercare un
compromesso con i propri confusi sentimenti. La prima, era l´abituale
osservazione del tempo atmosferico, preziosa fonte per le sue ricerche sul
clima. Proprio non gli riusciva di aggirarsi sul ponte a mente leggera,
troppo alte le possibilità di imbattersi nel capitano. La seconda, era la
ben più radicata abitudine alla musica da camera, in compagnia di Jack.
Dopo una breve riflessione, decise che per quanto i suoi rapporti con lui
avessero preso una piega insolita non era il caso di rinunciare ad almeno
una delle sue consuetudini, la meno problematica per il momento. La notte
era calata da poco, e il freddo non era quindi molto pungente. Stephen
rimase immobile osservando i fiocchi di neve scintillare nella luce
prodotta dalle lampade nel quadro degli ufficiali e poi svanire in mare.
Uno spettacolo così ipnotico che quasi non si stupì nel sentire il lieve
fraseggio di un violino. Aggrottando leggermente le sopracciglia, ne seguì
il motivo.
Lo conosceva. E ne conosceva molto bene l´accompagnamento, che tante
volte aveva suonato. Cosa gli aveva preso? Certo, non c´era niente di
male a fare un po´ di esercizio da soli, ma in tutti quegli anni non era
mai successo. Cosa credeva di fare?
La rabbia prese il sopravvento, e quel poco di razionalità che era
riuscito a recuperare evaporò del tutto. A passi veloci ed elastici, con
in volto una smorfia di costernata collera, raggiunse la cabina di Jack,
entrando senza bussare.
Jack sorrise. Solo una persona in tutto l´equipaggio poteva permettersi
quella confidenza. Posò accanto a sè il violino e guardò Stephen con un´espressione
accattivante e divertita. Era attraente anche in quel momento, sospeso e
guardingo come se avesse fiutato qualcosa, la rabbia che svaniva dai suoi
occhi per lasciare il posto a una calma curiosità.
Se lo conosceva bene, non sarebbe stato così facile averla vinta, ma
quella notte Jack non voleva averla vinta in uno scherzo. Era serio, e
voleva qualcosa di più.
- Prego dottore, accomodati.
Lo sguardo sospettoso di Stephen seguì la mano di Jack che indicava il
largo e morbido divano posto accanto alla finestra. Fece qualche passo in
direzione del divano, ma si fermò a guardare fuori. In realtà guardava
il riflesso di Jack nel vetro e pensava che non era abituale da parte sua
tenere la camicia così, fuori dai pantaloni e aperta sul petto, non era
da lui tutta quella disinvoltura. Eppure non c´era dubbio che gli
donasse, così morbidamente drappeggiata sul robusto torace e le forti
braccia. In ogni caso, tutto gli faceva pensare che quella non fosse una
comune serata, non con quello che era successo finora... non con quello
che stava succedendo.
Si voltò, e trattenne il respiro. Assorto nei suoi pensieri, aveva perso
di vista il riflesso di Jack, e ora lui era lì. Poteva sentirne il
respiro regolare, l´intenso profumo di cuoio e di mare che emanava dalla
sua pelle, il calore sotto la camicia. Il cuore di Stephen saltò un
battito quando si rese conto che si era avvicinato ancora di più.
Solo pochi centimetri li separavano.
- Ja... Jack... che cosa...
Non gli lasciò finire la frase. Appoggiò il suo petto a quello di
Stephen, fissandolo negli scintillanti occhi di zaffiro, ora spalancati.
Poi chiuse gli occhi e assaggiò quelle morbide labbra, baciandole con
voluttà.
Stephen per un istante restò così sorpreso da non essere in grado di
pensare. Poi chiuse a sua volta gli occhi e si lasciò andare al tocco di
quelle labbra così decise e appassionate. Lentamente il desiderio
cresceva in lui, e infine dischiuse le labbra e accolse l´ardente bacio
di Jack.
Quando la mancanza di ossigeno si fece sentire, Stephen si stacco con
riluttanza, solo per scoprire che nel frattempo le mani di Jack gli
avevano cinto i fianchi e ora percorrevano la sua schiena lentamente ma
con sicurezza, trasmettendogli brividi lungo la spina dorsale. Forse tentò
di staccarsi, appoggiò le mani sui suoi bicipiti e forse tentò di
divincolarsi, ma in quel movimento inclinò la testa da un lato, lasciando
scoperto il collo.
Jack doveva fare uno sforzo per controllarsi, per non dare libero sfogo
alla passione e farlo suo, esprimendo tutta l´urgenza che il suo corpo
gli trasmetteva. Quel lieve agitarsi fra le sue braccia non fece altro che
aumentarne il bruciante desiderio, e riempì di baci il collo sensualmente
scoperto di Stephen. Quando gli diede un leggero morso, lo sentì gemere.
Questo fece perdere a Jack quel poco di autocontrollo che cercava di
conservare, e non gli dispiacque. Le sue carezze aumentarono di intensità,
e le sue mani scesero oltre i fianchi di Stephen, attraendolo con fermezza
a sè.
Stephen ansimò nel percepire l´eccitazione di Jack contro di di sè,
contro il suo corpo di cui non aveva quasi più alcun controllo. Il suo
corpo rispondeva a quelle sollecitazioni e presto Jack se ne sarebbe reso
conto. Con il cuore che gli batteva furiosamente infilò le dita nei
capelli di Jack, indirizzando i suoi baci verso la gola.
Le mani di Jack diventarono frenetiche, cercando i bottoni del gilet e
della camicia di Stephen, e senza alcun riguardo li sfilò velocemente,
mentre poteva sentire le mani di Stephen infilarsi sotto la sua camicia
aperta, le dita che percorrevano il contorno dei muscoli tesi e
palpitanti. In breve si sbarazzò anche di quella, e rimase per un attimo
a contemplare il petto nudo di Stephen, su cui scintillavano leggerissime
gocce di sudore.
Con il cuore in gola Stephen lasciò che lo sguardo di Jack scivolasse su
di lui, poi, quasi non potendo resistere alla forza del desiderio che
percepiva su di sè, gettò le braccia al collo di Jack e ne accarezzò
vigorosamente la schiena nuda, inspirando a pieni polmoni il profumo della
sua pelle. Ne cercò il viso, e questa volta fu lui a iniziare un lungo e
profondo bacio. Aprì gli occhi nel momento in cui si rese conto che le
mani di Jack armeggiavano con la cintura dei suoi pantaloni, sentiva i
legacci cedere mentre la lingua di Jack battagliava lussuriosa nella sua
bocca. Si strinse forte a lui, e venne premuto contro la parete mentre una
mano calda e sicura scivolava oltre la sottile tela di lino delle sue
braghe e si chiudeva con delicata forza fra le sue gambe. Per un istante
Stephen tentò di sottrarsi, ma quando si sciolse dal bacio non potè fare
altro che appoggiare la testa alla parete, chiudere gli occhi e ansimare
ritmicamente sotto le spinte morbide e decise che la mano del suo compagno
imprimeva.
Jack avrebbe voluto andare avanti così all´infinito, stringere forte a sè
Stephen e portarlo al culmine del piacere, ma sapeva in fondo al cuore di
volere di più.
Si sciolse dalla stretta e si chinò per sfilargli i pantaloni,
accarezzando con le mani e con lo sguardo le lunghe gambe eleganti.
Quando si rialzò, Stephen lo stava guardando, con una strana luce negli
occhi. Sapeva cosa voleva, e lo voleva anche lui. Finì di spogliarsi, e
con un seducente sorriso lo spinse sul divano.
Sentiva la morbida seta accarezzargli la pelle, e con un lieve sospiro di
giocosa rassegnazione si sdraiò lasciando ondeggiare mollemente i capelli
sul bordo del divano.
La vista di Jack, del suo corpo nudo in piedi accanto a lui, lo riempiva
di un ardente desiderio a cui ormai aveva deciso di lasciare libero sfogo.
Sapeva di costituire una vista attraente, così languidamente abbandonato
sul divano, e ne approfittò per invitare Jack con un brillìo negli occhi
e un pigro sorriso.
Jack si sedette accanto a Stephen, ma solo per pochi istanti. Lo avvolse
completamente con il proprio corpo, carezzandolo a lungo finchè entrambi
non si sentirono ardere. Allora Jack spense distrattamente un lume da
lettura e ne prese una piccola quantità di olio.
Stephen intravvide a malapena l´espressione di lussuria che si dipinse
sul volto di Jack, perchè una corrente d´aria spense la grande lampada
da tavolo e solo il vento fu il testimone dei loro ansiti, solo la
crescente bufera fu discreta custode dei gemiti sempre più ravvicinati
che ne seguirono.
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