Disclaimers: Mitsui e Sendoh non mi appartengono, bensì sono proprietà di Inoue-sensei. Tutti gli altri personaggi sono miei e solo miei (anche se a volte ho la sensazione di essere io ad appartenere a Kaneda -___-).
Avvertenze: questa ss si colloca all'interno del capitolo 9 di Obsession, esattamente tra la scena nel laboratorio di pittura in cui Taz dichiara per la prima volta i suoi sentimenti a Kaneda e il ritorno in scena di Sasa (che in questo momento giace all'ospedale cercando di rimettersi dalle 'gentili attenzioni' che il nostro caro Taz gli ha riservato). Moltissime delle idee presenti sono dovute ad Amberyl (ti adoro stella ^*^), senza di lei non avrei saputo come scriverla.
Vi ricordo che presto inizierà la serializzazione della seconda serie di Obsession. Leggetela!
Buona lettura!


Obsession

side story II

di Yurika


AND THEN...

La mano che reggeva il pennello scorreva veloce e sicura sulla tela. Ad ogni tocco dell'artista sembrava che il ritratto riuscisse a prendere vita. 
Il ragazzo sedeva dietro di lui intento ad ammirare quella sorta di miracolo che si stava compiendo sotto i suoi occhi. Era impressionato dalla sua bravura e dalla facilità con la quale faceva apparire semplice realizzare un'opera tanto sublime. Era talmente rapito da non accorgersi delle due persone che erano appena entrate nel laboratorio.
"Ecco la coppia più bella del mondo!"
Il pittore e il suo ammiratore si girarono verso il ragazzo dai capelli a punta che aveva parlato. Di fianco a lui c'era il suo compagno di stanza - e ormai anche di vita - che sorrideva loro con aria leggermente beffarda.
"Brad Pitt e Jennifer Aniston? Dove sono? Dove, dove?"
Il giovane con la tavolozza dei colori ancora in mano si guardava in giro freneticamente aspettando che da un secondo all'altro spuntassero fuori i due famosi divi di Hollywood. Le guance dell'altro, ancora seduto, divennero paonazze.
"Satori, deficiente! Stai zitto per una buona volta!"
Il ragazzo che aveva parlato per primo scoppiò a ridere divertito.
"No, Satori. Credo che Sendoh si riferisse a te e a Taz".
Colui che era stato chiamato Satori non nascose un'espressione delusa. Vedendo quella reazione Taz non poté fare a meno di abbassare lo sguardo.
"Ah, peccato! La prossima volta evitate di distrarmi per sciocchezze del genere".
L'artista dai capelli viola si rimise al lavoro sul suo quadro. Seguirono alcuni minuti durante i quali gli ultimi due arrivati si bisbigliarono nell'orecchio ignorando gli altri due. Poi anche loro smisero di parlare e un pesante silenzio carico di aspettative scese sui quattro.
Finalmente Satori dichiarò la sua opera terminata. I ragazzi gli si misero intorno per poter vedere la tela. Taz trattenne il respiro emozionato.
"Satori, spero che questo sia uno scherzo".
Si voltarono tutti in direzione di Sendoh. Satori aveva un'espressione stupita e un po' allarmata.
"Perché dici così carciofino? Non ti piace?"
"Se mi piace? Come può piacermi un obbrobrio simile! Io non ho le caviglie così grosse e poi... guarda lì... il mio è molto più grande!!"
"Direi che la tua autostima è parecchio sviluppata a differenza di qualcos'altro".
"Ma come ti permetti? Sei tu che sei un impiastra-tele da quattro soldi. Spero che tu dia quella schifezza alle fiamme".
"Oh, ma insomma!!! Cosa vuoi che ne capisca di arte uno che va in giro tutto il giorno con una faccia da ebete come la tua?"
"Non prendertela con il mio viso se non sei capace di tenere il pennello in mano. Quel quadro è una crosta! Vero Hisa-chan?"
I due litiganti si voltarono verso il ragazzo interpellato. Questi fece scorrere gli occhi dall'uno all'altro leggermente interdetto.
"Akira ha ragione".
Sul volto di Sendoh comparve un sorriso di puro trionfo. Satori rimase scosso da quell'affermazione e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
"Visto? È assolutamente disgustoso. Ora togli quell'oscenità dalla mia vista e fai un piacere al mondo smettendo di infestarlo con i tuoi scarabocchi".
"Ma.. ma.. ma..."
Le labbra del 'genio incompreso' dai capelli viola tremarono vistosamente. Un singhiozzo strozzato uscì dalla sua gola.
"Smettetela subito di insultare il MIO Kaneda, razza di caproni ignoranti. Il suo quadro è stupendo, non ho mai visto tanta bellezza e passionalità in un'opera in vita mia e se voi non ve ne rendete conto è solo perché siete due ottusi!!!"
Taz, che fino a quel momento era rimasto in disparte lanciando occhiate torve a tutti quanti, esplose in un violento grido di rabbia. Il viso era rosso e tremava per l'impeto dell'ira che minacciava di uscire dal suo corpo come un fiume in piena. A vederlo in quello stato Kaneda non trattenne un brivido.
"Il TUO Kaneda? Pare proprio che avessimo ragione Hisashi".
Akira rivolse un sorriso raggiante ai due ragazzi di fronte a lui. Il furore di Taz si trasformò immediatamente in panico, mentre Satori lo guardava con la bocca aperta dallo stupore.
"Taz! Ma allora tu, per tutto questo tempo..."
L'interpellato abbassò gli occhi mettendosi a contare uno per uno i granellini di polvere raccolti sulle sue scarpe.
"Ecco... io... veramente..."
"Forse è meglio se vi lasciamo soli. Ah! A proposito... il tuo quadro è favoloso Satori".
Sendoh trascinò via un Mitsui piuttosto recalcitrante lasciando da soli gli altri due ancora immersi in un profondo mutismo.
Dopo alcuni minuti, Wakashimaru ebbe il coraggio di alzare la testa incrociando lo sguardo di Satori che non gli aveva tolto un istante gli occhi di dosso.
"Taz... non hai nulla da dirmi?"
"No".
Il ragazzo dagli occhi dorati voltò le spalle a Kaneda non vedendo l'espressione delusa di quest'ultimo.
"Capisco... Allora quello che hai detto prima... non voleva dire nulla!"
"Ah, Satori! Perché devi sempre dire sciocchezze? E poi prima ero arrabbiato, non so neanche che cosa ho detto".
Kaneda si rigirava le mani una dentro l'altra tormentandosi le labbra con i denti.
"Ma perché ti sei arrabbiato così tanto?"
Tadashi rimase un po' incerto su cosa dire.
"Perché... perché non mi va che l'unica cosa decente che tu abbia mai prodotto venga trattata male".
"Bugiardo".
Taz sussultò e si girò di scatto verso di lui incontrandone gli occhi verdi incredibilmente scuri.
"Mi stai mentendo. Credevo che tu non mi avresti mai mentito. Sei come tutti gli altri. Sono stato uno stupido a credere che tu fossi diverso".
Quelle accuse lo fecero sbiancare. La testa gli girò e sentì le gambe sul punto di cedere. Il mondo gli stava crollando addosso e lui non stava facendo niente per impedirlo.
"No... io... io... Ah, merda! E va bene! Mi piaci, d'accordo? Mi piaci talmente tanto che a volte, guardandoti, mi dimentico di respirare. Sei così ingenuo e fiducioso che mi verrebbe voglia di prenderti a calci, ma subito dopo ho l'irrefrenabile impulso di stringerti tra le braccia assicurandoti che va tutto bene e che non lascerò che ti facciano mai del male. E mi sento così frustrato tutte le volte che tu mi impedisci di aiutarti e ti vedo soffrire! Ho cercato di dimenticarti, di convincermi che la mia era solo una sciocca infatuazione passeggera, ma tu eri sempre lì, conficcato nel mio cuore e la tua immagine era un'assillante presenza nel mio cervello. Io ti voglio bene, Kaneda, e se questo non ti va... bè, non so proprio cosa farci!"
Taz aveva pronunciato il suo discorso quasi senza riprendere fiato e ora era ansimante e imbarazzato. Aveva una gran voglia di correre via e non essere costretto a vivere quella pietosa scena. Che cavolo gli era venuto in mente di spifferare così tutti i suoi sentimenti? Sapeva bene quanto Kaneda fosse fragile e bisognoso di sicurezza in quel momento. Stava ancora soffrendo per la delusione con Mitsui e per il comportamento sconsiderato di Sasa. Non aveva di certo bisogno di uno che si fingeva suo amico per poi confessargli che era sempre stato attratto da lui! Bella cazzata che aveva fatto!
"Tadashi guardami negli occhi".
A sentire pronunciare il suo nome il ragazzo sussultò. Era la prima volta che Kaneda lo chiamava così e questo non gli faceva presagire nulla di buono. Alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta senza sapere cosa dire.
Gli occhi verdi di Satori erano velati di lacrime. Un sorriso di pura gioia, uno di quelli che vengono dritti dal cuore e che da tanto non vedeva su quel volto diafano, aleggiava sulle belle labbra rosee.
"Sei uno zotico, uno stupido insensibile ottuso bestione! Perché non me lo hai detto prima? Mi avresti risparmiato un sacco di fregature!!!"
"Ma... ma... di cosa diavolo stai parlando?"
Wakashimaru balbettava senza riuscire a comprendere bene lo strano comportamento del suo amico. Sembrava contento della sua dichiarazione nonostante le parole che gli aveva appena indirizzato. Che anche lui... ma no! Cosa andava a pensare? Questo non era assolutamente possibile!
"Di cosa sto parlando? Ma allora sei anche più scemo di quanto pensavo! Sto parlando del fatto che ti amo e che non aspettavo altro che un tuo gesto per caderti tra le braccia!"
E davvero gli cadde tra le braccia! Si fiondò su di lui stringendoglisi al petto e nascondendo il volto nell'incavo del suo collo. Tadashi era sbalordito. Era rimasto con le braccia ritte lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto. La sua mente era in totale black-out!
Quando sentì le labbra di Kaneda posarsi lievi sulle sue riuscì a riprendere il controllo. Afferrò il ragazzo per le spalle e se lo scostò di dosso.
"Che cosa stai facendo?"
Satori guardò allibito la faccia rossa di quello che, ormai, considerava a tutti i diritti il suo ragazzo. Perché l'aveva fermato?
"Ti sto baciando!"
"E lo so che mi stai baciando, ma... perché?"
Gli occhi di Kaneda divennero due sottili fessure smeraldo.
"Come sarebbe a dire perché? Te l'ho appena detto, mi sembra. Io ti amo".
"N-non scherzare!"
"Guarda che l'unico che sembra voler scherzare, qui, sei tu!"
Satori si liberò con uno strattone dalla presa di Taz e si diresse verso i suoi attrezzi di pittura per metterli a posto. Aveva una gran voglia di mettersi a piangere e le mani gli tremavano così tanto che non faceva altro che scontrare gli oggetti facendoli cadere.
"Merda!" sussurrò.
Una mano si posò sulle sue frenando il disastroso lavoro che stavano compiendo.
"Scusa, mi dispiace. Avevo solo paura che tu mi stessi prendendo in giro".
Wakashimaru aveva posato le labbra sui suoi capelli e gli parlava attraverso quei fili di seta violetti.
"Non avrei mai fatto una cosa del genere".
"Lo so! Hai ragione, sono uno zotico bestione. Però mi sembra ancora incredibile che tu... che tu sia..."
"... innamorato di te? Cosa c'è di tanto strano?"
Kaneda si voltò nell'abbraccio dell'altro guardandolo dritto negli occhi, senza, però, allontanarsi dal suo corpo caldo.
"Bè, scusa, ma qualcosa di strano c'è! Non ti struggevi fino all'altro ieri per Mitsui?"
Le gote di Satori si tinsero di un delicato color porpora.
"A volte, quando il nostro obiettivo primario sembra irraggiungibile, ci dobbiamo convincere che il nostro fine in realtà sia un altro... uno più accessibile".
"Stai dicendo che il tuo obiettivo primario sarei io?"
Kaneda sbuffò appoggiando la fronte sulla spalla del compagno più alto.
"Solo tu non te n'eri accorto. A cosa pensi fosse dovuta la patetica messa in scena di prima di Mitsui e Sendoh?"
Taz strinse a sé il morbido corpo del suo ragazzo.
"Se le cose stanno così sarò riconoscente in eterno a quei due".
Il playmaker dell'Università S ridacchiò prima di gettare la testa all'indietro permettendo a Tadashi di raggiungere le sue labbra. Era un bacio casto, composto di piccoli tocchi e leggeri morsetti che venivano subito lambiti dalle punte delle lingue che s'inseguivano e si sfioravano senza mai venire realmente in contatto. Alla fine Taz si stancò di quel giochetto e afferrò Kaneda per la nuca spingendone la testa più vicina alla sua e chiedendo un tacito accesso all'interno della sua bocca. Il permesso non gli fu di certo negato e ben presto i due si trovarono avvinghiati l'uno all'altro ansimanti, ma estremamente felici.
Si staccarono a corto di fiato scambiandosi uno di quei sorrisi ebeti tipico degli innamorati.
"Ricordamelo un attimo, perché non l'avevamo mai fatto prima?" chiese Kaneda strusciando il naso sulla guancia del suo ragazzo.
"Mmh... perché siamo due stupidi?" rispose Tadashi facendo scorrere le sue mani sulla schiena dell'altro.
"Ehi, parla per te!"
Satori, fingendosi indispettito, diede uno schiaffetto sul petto a Wakashimaru e si allontanò da lui mostrandogli la lingua.
"Ah già, scusa! Dimenticavo di parlare con il genio delle Love Story".
Kaneda non trattenne una risata e s'incamminò verso l'uscita del laboratorio.
"E ora dove vai?" domandò Wakashimaru perplesso.
Satori voltò la testa di profilo guardandolo con la coda dell'occhio.
"Che ne diresti di proseguire il 'discorso' in camera nostra, amoruccio?"
Detto questo uscì senza aspettare l'altro.
"A-amoruccio???"
Tadashi fece un sospiro rassegnato e lo seguì.

I giorni seguenti furono molto felici per la neo-coppietta. Stavano sempre insieme ridendo delle cose più sciocche. Raramente riuscivano a stare per più di cinque minuti senza avere l'impulso di sfiorarsi, quasi ad accertarsi della realtà dell'idillio che stavano vivendo. Spesso, guardandosi, si isolavano in un mondo tutto loro anche se erano in mezzo ad un sacco di gente. Per richiamare la loro attenzione bisognava nominarli più volte. A Taz sembrava di vivere sollevato dieci centimetri da terra.
L'unico piccolo neo era una certa perplessità che si stava ogni giorno rinforzando in Kaneda. Da quando si erano messi insieme lui e il suo koibito non si erano scambiati che dolci carezze e baci appassionati. Ogni volta che cercava di spingersi oltre Tadashi si tirava indietro adducendo qualche scusa. All'inizio non ci aveva fatto molto caso, ma con l'andare del tempo si era accorto che, il suo cercare un contatto più intimo con il ragazzo che amava, si scontrava contro un muro di cui non capiva la provenienza. Cercò di convincersi che quella di Wakashimaru fosse solo timidezza e che bastasse che lui si facesse un pochino più audace per riuscire a sgretolare ogni resistenza da parte dell'altro.
Quella sera stessa si trovavano sdraiati sul letto di Taz, entrambi immersi nella lettura di un libro. In realtà Kaneda fingeva solo di leggere aspettando, invece, che arrivasse il momento opportuno per mettere in pratica la sua risoluzione. Il tempo passava e Tadashi sembrava totalmente rapito dalle pagine che stava leggendo.
"Amoruccio... non ti stancherai troppo gli occhi a leggere così tanto?"
"No, non ti preoccupare. Mi piace leggere e ci sono abituato. Inoltre ho una vista perfetta".
"Allora ok".
Il silenzio calò di nuovo su di loro. Passarono cinque minuti.
"No perché, sai, io mi preoccupo per la tua salute".
"Sì, lo so. Grazie mille, piccolo mio, ma ti ho detto di stare tranquillo".
"Va bene".
Ci fu un'altra pausa di pochi minuti.
"Non dovresti studiare tanto, potrebbe venirti il mal di testa".
"Perché dovrebbe? E poi non studio tanto, faccio solo quello che è giusto, anzi, se mai sei tu che dovresti impegnarti più seriamente. È da mezz'ora che sei fermo alla stessa pagina!"
"Solo perché questa è una parte molto complicata" mormorò Kaneda visibilmente contrariato.
Sfogliò le pagine contro voglia, cercando di fissarsi in mente alcuni concetti che gli passavano sotto gli occhi, ma il suo cervello si rifiutava di immagazzinare dati che non riguardassero Taz e l'eccitante fragranza al sandalo che emanava la sua pelle.
"Che ne diresti di fare una piccola pausa?"
Tadashi chiuse il suo libro sospirando. Ormai aveva capito che per quel giorno non sarebbe riuscito a fare altro.
"E va bene, facciamo come vuoi tu".
"Evviva!!!"
Kaneda gettò il libro per terra e si mise a cavalcioni del suo ragazzo avvicinando il torace a quello di lui.
"Che ne diresti di darmi un bacino come ringraziamento?"
"Ringraziamento per cosa?"
"Ma come per cosa? Per essermi preoccupato per te, mi sembra evidente!"
"Ammesso e non concesso che tu ti preoccupassi veramente per la mia salute, sicuramente non ti sei preoccupato per la mia media scolastica. Lo sai che sono qui solo grazie ad una borsa di studio e se non ottengo volti alti me la revocano e io sarò costretto a trasferirmi in un'altra università".
Il volto di Kaneda si rattristò. Abbassò lo sguardo e si scostò da lui.
"Hai ragione, scusami. L'ultima cosa che vorrei è che tu te ne andassi".
Prima che riuscisse ad allontanarsi da quel corpo provocante si sentì afferrare per le braccia e spingere con la schiena sul materasso, schiacciato sotto il peso di Taz.
"E no, bello mio! Dove credi di andare? Ormai mi hai provocato e dovrai ricevere la giusta punizione".
Il giovane dai capelli viola si mise a ridere prima di essere travolto dal focoso bacio del suo innamorato. La bocca di Tadashi si spostò poi sulla fronte, sulle guance e sul collo. Kaneda infilò le mani sotto la maglietta dell'altro e ne esplorò la pelle tesa sui muscoli dorsali. Poteva sentire chiaramente l'erezione del suo ragazzo premergli contro la coscia. A quel contatto si morse il labbro inferiore per cercare di non lasciarsi trasportare troppo dal desiderio che aveva di lui. Seguendo un percorso zig-zagante su quel corpo che lo stava facendo impazzire riuscì a raggiungere il bordo ruvido dei jeans. Stava per slacciarne la chiusura quando sentì Taz tendersi e fare leva sulle braccia per staccarsi da lui. Non glielo lasciò permettere, fulmineo allacciò le braccia dietro il collo dell'altro e lo attirò di nuovo a sé facendolo perdere nel suo bacio. In quell'operazione le loro eccitazioni vennero a scontrarsi, cosa che provocò un gemito da parte di entrambi. Alzò la maglietta di Tadashi fino a scoprirne il petto e si precipitò a succhiargli un capezzolo piccolo e duro. Come risposta, il ragazzo cominciò ad ansimare profondamente.
Kaneda non resisteva più. Desiderava con tutto se stesso appartenere al suo dolcissimo e scontroso ragazzo. Risalì con la bocca su per il collo arrivando fino all'orecchio.
"Ti voglio Tadashi!"
Un brivido scosse le membra di Wakashimaru che si tirò a sedere di scatto allontanandosi, per quanto il letto gli consentiva, da Satori.
"Ma cosa..."
Lo sguardo pieno di panico di Taz girava per tutta la stanza finché non si fermò sulla porta della camera.
"Hanno bussato" disse con voce strozzata.
Kaneda lo guardò decisamente arrabbiato.
"No che non hanno bussato".
"Ti dico di sì, invece! Non mi credi? Se ti dico che hanno bussato, vuol dire che hanno bussato!"
Satori si tirò a sedere guardandolo negli occhi e con la voce più calma che riuscì ad avere esclamò:
"Allora vai ad aprire".
Gli occhi di quel castano così chiaro da sembrare oro di Taz furono attraversati da un lampo di panico.
"D-d'accordo".
Si alzò e si diresse alla porta posando una mano sulla maniglia. Esitò un attimo, poi la spalancò. Naturalmente di fuori non c'era nessuno. Richiuse la porta e si girò con un sorrisino incerto verso Satori.
"Si vede che qualcuno ci ha fatto uno stupido scherzo".
"Non c'è stato nessuno scherzo e nessuno ha bussato alla nostra porta. Amoruccio, mi vuoi dire qual è il problema?"
Nel tono di Kaneda traspariva una nota d'ansia che fece stringere il cuore del suo ragazzo.
"Non c'è nessun problema".
"Sì che c'è, invece! Altrimenti non scapperesti via da me ogni volta che provo a toccarti".
"Ma questo non è vero!"
"Smettila di negarlo! È forse colpa mia? È perché... non mi desideri abbastanza?"
Taz emise un gemito di dolore e si accostò al letto andando vicino a Kaneda, senza osare sfiorarlo.
"No, non hai capito! Io ti desidero da morire, credimi!"
"Allora cosa c'è che non va? Io sono qui, solo per te. Ti basta allungare una mano per avermi".
Satori si slacciò con movimenti lenti e ipnotizzanti la camicia di voile nera per poi massaggiarsi il petto andando a toccare, come per caso, un capezzolo.
"Prendimi Tadashi".
Il ragazzo si avventò sulle sue labbra sospingendolo di nuovo con la schiena sul materasso. La sua bocca andava a baciare e leccare ogni centimetro di pelle scoperta provocandogli gemiti incontrollati. Kaneda si dibatteva e si strusciava su di lui pregandolo, con quel gesto, di fondere i loro corpi. Affondò le mani nei capelli castani dell'altro cercando di spingerlo maggiormente contro di sé.
"Adoro il modo in cui mi baci" mormorò completamente preda del piacere.
Quelle parole provocarono una dolorosa fitta al petto di Tadashi che si sollevò abbandonando di nuovo il corpo accaldato del suo compagno.
"Io non posso!"
Kaneda era allibito e sull'orlo delle lacrime per la frustrazione.
"Perché non puoi?"
"Non... non me la sento".
"Ma come sarebbe a dire che non te la senti? Non siamo mica più adolescenti alla loro prima esperienza! Non riesco proprio a capire!"
Taz si fece paonazzo e digrignò i denti in una smorfia di furore.
"Io non sono come te che si fa sbattere da chiunque glielo chieda!"
Kaneda emise un gemito di dolore, come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno allo stomaco. Wakashimaru, vedendo la sua espressione mortalmente ferita, si rese conto di ciò che aveva appena detto. Lo vide cercare di alzarsi per allontanarsi da lui, ma lo afferrò per un polso stringendolo a sé. Resistette ai tentativi da parte di Satori di liberarsi abbracciandolo più forte che poteva. Quando lo sentì abbandonarsi sul suo petto iniziò a parlare.
"Perdonami, non volevo dire quello che ho detto, non potrei mai pensare una cosa del genere veramente, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."
Continuò a ripeterglielo finché Kaneda non ricambiò il suo abbraccio. A quel punto si mise a tacere cullando il suo ragazzo dolcemente.
Dopo un bel pezzo che rimasero così Taz mormorò:
"Che ne diresti di andare a dormire?"
Kaneda si limitò ad annuire. Si prepararono per la notte. Tadashi s'infilò nel suo letto aspettando che Kaneda andasse da lui come ogni notte. Con sua sorpresa e rammarico lo vide, invece, stendersi nel letto opposto al suo.
"Piccolo, che fai? Non vieni qui con me?"
"Preferisco di no".
Wakashimaru sentì un nodo stringergli la gola.
"Io... ti ho già detto che mi dispiace".
"Lo so, non è per quello. È solo che se dormissi vicino a te non potrei rispondere delle mie pulsioni. Buona notte amoruccio".
Satori spense la luce. Taz rimase un bel pezzo a rigirarsi nel letto pensando e ripensando ad una soluzione per il suo problema. Eppure non vedeva via d'uscita!
Dalla camera accanto si udirono elevarsi sospiri e gemiti. Mitsui e Sendoh si stavano di nuovo dando da fare!
'Dannazione, se tutto fosse semplice come per quei due! Però a pensarci bene, forse loro potrebbero aiutarmi. Sicuramente di queste cose ne sanno molto più di me. Ho deciso! Domani andrò a parlare con loro!"
Questa risoluzione pose un momentaneo termine alle tribolazione del povero Taz che, finalmente, riuscì ad addormentarsi.

La mattina seguente Wakashimaru si alzò con un forte senso d'aspettativa che lo rendeva particolarmente nervoso. Kaneda lo guardava di sottecchi domandandosi cosa fosse a renderlo più scorbutico del solito. Da una parte si sentiva un po' in colpa per com'erano rimaste le cose tra di loro la sera prima, ma dall'altra era convinto di essere nel giusto anche perché non era lui ad avere qualche problema, per cui chi doveva fare il primo passo era sicuramente Taz.
La giornata trascorse come al solito, a parte il fatto che Tadashi sembrava avere la mente tra le nuvole e sobbalzava ogni volta che Satori cercava di attirare la sua attenzione. Quando, la sera, fu l'ora di ritirarsi il ragazzo dagli occhi dorati chiese al compagno di precederlo mentre lui andava a cercare non si sa quale libro che aveva dimenticato non si sa dove. Kaneda abbozzò un'alzata di spalle e se ne andò nella loro stanza. Il piano di Taz aveva inizio.
"Mitsui, Sendoh... potrei parlarvi qualche minuto?"
"Ma certo Wakashimaru, dicci pure".
"Ehm... possibilmente non qui. Che ne direste di andare in un posto un po' più... discreto?"
"Guarda che se hai intenzione di provarci anche tu con il mio Hisa-kun sei senza speranza. Lui è proprietà privata adesso".
Akira aveva stretto a sé il suo ragazzo con fare possessivo lanciando un'occhiata maliziosa al povero Taz che, da parte sua, aveva una vena sulla fronte che pulsava talmente forte da essere sul punto di scoppiare.
"Ma smettila! Non vedi che è una cosa seria? Non farci caso Tadashi. Che ne diresti di venire in camera nostra?"
Sendoh squadrò Mitsui con un sopracciglio alzato.
"'Venire' in camera nostra? Non pensi che sia una proposta... AUCH!"
L'inopportuna uscita del ragazzo fu punita da una gomitata nello stomaco da parte di Hisashi e da un calcio negli stinchi da parte di Wakashimaru.
"Andiamo Tadashi, lasciamo perdere questo pervertito. Non vale la pena di inquietarsi per causa sua".
I due raggiunsero la stanza numero 3 seguiti da un Akira che procedeva zoppicando premendosi una mano sullo stomaco dolorante.
"Eccoci qua!" esordì Mitsui una volta che furono entrati ed ebbero chiuso la porta riparandosi da orecchie indiscrete "Allora, di cosa ci volevi parlare?"
Taz era seduto sul letto di Sendoh tormentandosi nervosamente le mani con lo sguardo abbassato.
"Ecco io... vedete, non so se faccio bene a parlarne con voi, ma... insomma, voi siete due persone che stimo e apprezzo moltissimo, in più avete già fatto tanto per noi... quindi, ecco, pensavo che..."
"Taz non potresti venire al punto? Se continui così ci metterai tutta la notte solo per introdurre l'argomento".
Le guance del ragazzo si accesero di un'intensa tonalità di rosso.
"S-sì... sì, certamente. Quello che voglio dirvi... quello che vorrei da voi..."
"Tu e Satori avete dei problemi a letto, è così?"
Akira, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a guardare con sguardo serio il suo sempai imbarazzato, era uscito all'improvviso con quella domanda che pareva, piuttosto, un'affermazione.
Wakashimaru aveva sussultato ed era diventato color porpora.
"Tesoro... la delicatezza questa sconosciuta, vero?"
Hisashi guardava il suo koibito con aria di rimprovero.
"E dai, che bisogno c'è di girare tanto intorno alla faccenda! Molto meglio essere schietti tra di noi, giusto? Allora, qual è il problema? Satori si nega? Non si vuole concedere? È forse rimasto traumatizzato per la faccenda con Sasa?"
Taz si stava rigirando tra le mani un lembo della maglietta, strizzandola tanto da rischiare di ridurla in brandelli.
"N-no... anzi, lui vorrebbe... cioè, non ha alcun problema..."
"Allora il problema è da parte tua! Vediamo... hai problemi di impotenza? Di eiaculatio precox? Non ti si rizza?"
"AKIRA!!!"
Mitsui era decisamente furibondo e Wakashimaru era mezzo svenuto sull'orlo di un arresto cardiaco.
"Ma ti sembrano cose da andare a chiedere in questo modo?!? Lascialo parlare, sarà lui a spiegarci la situazione!"
"Va bene, va bene, non ti scaldare tanto! Scusami Wakashimaru, dicci pure cosa ti preoccupa. E sappi che al giorno d'oggi queste cose sono curabili".
"Akira!!!"
"Ma che ho detto adesso?"
Taz passava lo sguardo con aria intontita dall'uno all'altro domandandosi se avesse fatto davvero bene a rivolgersi a quei due.
Hisashi gli si sedette vicino e gli circondò le spalle con un braccio.
"Ti prego di non ascoltarlo. Avanti, sfogati con me".
Il ragazzo si girò verso di lui ancora un po' imbambolato e assentì con la testa.
"Vedete... io non sono molto esperto in queste cose. A dir la verità in QUESTE cose non sono per nulla esperto... e anche nelle ALTRE non è che mi possa definire un maestro..."
Mitsui sbatté un paio di volte le palpebre perplesso.
"Perdonami, ma non ho capito cosa intendi".
"Intende che non è mai stato con un uomo e che anche le sue esperienze con le donne sono scarse".
"Akira!"
"No, non sgridarlo, questa volta ha ragione lui".
"Oh... oh!"
Finalmente Hisashi sembrava aver compreso.
"Bè, ma non vedo perché tu ti debba preoccupare per questo. Insomma, Kaneda..."
"E' proprio questo il punto! Kaneda è già stato con diversi uomini, mentre io... io posso annoverare tra le mie conquiste solo la mia fidanzata del liceo. E anche con lei non è che andasse benissimo. Insomma, riuscivamo a farlo solo quando ero ubriaco o quando ero particolarmente eccitato per qualcosa".
La gamba di Tadashi si muoveva con forte nervosismo provocando un sobbalzare del letto che stava facendo venire il mal di mare a Hisashi.
"Ma dai, che problema c'è? Stai con un ragazzo che potrebbe dare lezione di Kamasutra a tutto il Campus e tu..."
"Akira, tieni chiuso quello stramaledettissimo forno!!!"
Il rimprovero di Hisashi e l'occhiata assassina che gli lanciò Taz lo fecero desistere dal proseguire quell'argomento.
Mitsui sospirò pesantemente massaggiandosi per qualche secondo le tempie. In fine pose le mani sulle spalle del suo compagno di squadra e lo guardò dritto negli occhi.
"Non hai da temere nulla, Tadashi. Kaneda ti ama come non ha mai amato nessuno, di questo sono più che convinto. Se per te la sfera del sesso è un problema ne devi parlare con lui per trovare insieme una soluzione. Farlo rimanere nell'ignoranza non farà altro che allontanarlo da te. Magari ti serve la condizione più adatta per affrontare l'argomento. Che so io... una cena a lume di candela... un week-end romantico solo per voi due... qualcosa del genere. Fagli capire che cosa ti turba. Vedrai che non ti metterà assolutamente fretta e che ti lascerà tutto il tempo di cui hai bisogno".
Taz poggiò la fronte sulla spalla di Mitsui mormorando: "Grazie!"
"Ehi, grazie di cosa? Non siamo amici? E gli amici si vedono nel momento del bisogno, giusto? Potrai sempre contare su di noi".
Hisashi si girò verso il suo ragazzo che lo guardò con un sorriso furbetto.
"Va bè... diciamo che potrai sempre contare su di ME".
Akira sembrò rimanerci male, ma riprese ben presto la sua espressione serafica.
"Ora torna da Kaneda e cercate di non litigare, ok?"
Wakashimaru annuì e, rivolgendo loro un'occhiata piena di gratitudine, uscì dalla stanza. Non aveva che fatto due passi quando sentì la porta riaprirsi e fu raggiunto da Sendoh che lo prese sotto braccio e gli bisbigliò all'orecchio:
"Senti, quello che ti ha detto Hisa-kun è tutto giusto, ma credo che tu abbia bisogno di due o tre consigli un po' più 'tecnici' per poter affrontare meglio la vostra prima volta. Non ho molto tempo perché ho detto a Hisashi che scendevo a bere qualcosa, quindi seguimi senza fare tante storie".
Così dicendo lo trascinò verso la cucina che, a quell'ora, era sicuramente deserta.

Circa mezz'ora dopo Taz fece ritorno nella sua camera. Gli sembrava che le sue guance stessero andando a fuoco, persino le orecchie erano diventate paonazze e bollenti. Lo sguardo era vacuo e smarrito.
Vedendolo entrare in quelle condizioni, Kaneda si spaventò tantissimo.
"Amoruccio, che cos'hai? Ma tu scotti! Devi avere un febbrone da cavallo!"
Gli aveva posato una mano sul volto in fiamme provocandogli un brivido al contatto con la sua pelle fresca e profumata.
"Ma no, non ho niente, non ti preoccupare".
Si scostò da lui, timoroso che riuscisse a comprendere la vera natura del suo stato.
"E invece sì che mi preoccupo! Ti avevo detto di smetterla di studiare così tanto! Ora ti sei ammalato. Vediamo, in bagno dovrei avere delle aspirine".
Satori si precipitò nell'altra stanza emergendone subito dopo con in mano un paio di pastiglie e un bicchiere d'acqua.
"Su avanti, prendi queste".
"Ma che dici? Ti ho detto che non ho niente!"
"No, signorino, non m'incanti. Tu hai la febbre! Altrimenti perché saresti così caldo con la faccia tutta rossa?"
A quel punto Taz non seppe come ribattere e così, borbottando qualcosa contro gli artisti dai capelli viola troppo apprensivi, si decise a mandar giù la medicina e a farsi mettere sotto le coperte con una borsa del ghiaccio in testa.
"E domani niente allenamenti, intesi?"
Dentro di sé Tadashi maledì quel dannato carciofino e tutte le sue teorie hentai.

Una settimana dopo Taz si dirigeva allegramente verso il laboratorio di pittura. Ormai aveva predisposto tutto. Aveva seguito il suggerimento di Mitsui ed era riuscito ad organizzare un week-end alle terme Konoya (nome puramente inventato N.d.Yu). Si era fatto prestare la villetta che un suo vecchio amico d'infanzia possedeva in quella località. Lui e i suoi genitori ci andavano solo d'inverno, perciò ora (vi ricordo che secondo la cronologia di Obsession questa parte della storia è ambientata in estate N.d.Yu) era libera.
Non aveva detto ancora nulla a Kaneda perché voleva fargli una sorpresa, ma adesso era giunto il momento di avvertirlo, anche perché l'indomani sarebbero partiti all'alba. Si era anche fatto prestare la macchina dal vice-capitano Noda per l'occasione.
Quando entrò nel laboratorio rimase un po' deluso. Sperava di trovare il suo koibito da solo, invece vide che era in compagnia di un suo compagno di corso, un tal Iida. L'anno prima lui e Satori erano stati parecchio amici per un certo periodo, ma poi si erano allontanati. Ora sembrava che il loro rapporto si fosse di nuovo fatto stretto. Tadashi fu colpito da un'irrazionale fitta di gelosia.
"Kaneda ne hai ancora per molto?"
Sentendosi chiamare, il ragazzo si voltò verso di lui.
"Taz, sei qui!"
Gli occhi verdi del giovane si illuminarono di un misto di felicità, amore e passione e la sua bocca si spiegò in un sorriso abbagliante.
A quella vista Wakashimaru si diede dell'imbecille per aver provato gelosia nei confronti di qualcun altro, quando sapeva benissimo che quello sguardo e quel sorriso Kaneda li rivolgeva solo a lui.
Aspettò finché Iida non se ne fu andato, poi si avvicinò al suo ragazzo e lo strinse forte a sé.
"Amoruccio, che ti prende? Come mai questo slancio affettivo?"
"Perché, non si può?"
"Certo che si può! Anzi, dovresti averne più spesso".
Kaneda si fece più vicino a lui circondandogli il collo con le braccia.
"Cosa ne diresti se noi due ce n'andassimo per due giorni nella casa di un mio amico alle terme di Konoya?"
Gli occhi di Satori si spalancarono ricolmi di meraviglia. Rimase con la bocca aperta senza sapere cosa dire. Taz sorrise compiaciuto. Proprio la reazione che sperava.
"Quando... quando partiamo?"
"Domani mattina appena si fa giorno".
Kaneda cominciò a saltellare emettendo gridolini di gioia per poi finire addosso all'alta ala grande aggrappandosi a lui come un koala.
"Tiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadorotiadoro!!!"
"Mi... stai... soffocan... do!"
"Oh, scuuuuuuuuuuusa amoruccio!"
Kaneda allentò leggermente la presa prendendo a baciarlo su tutto il viso, continuando a non permettergli di respirare. Alla fine Taz fu costretto a prenderlo per le braccia e a staccarlo con la forza da sé.
"Se fai così non ci arrivo vivo fino a domani!"
Il ragazzo dai capelli viola mostrò la punta della lingua socchiudendo gli occhi che divennero sottili come quelli di un gatto. Un'espressione maliziosa si dipinse sul viso finto-angelico.
"Non permetterei mai che ti succedesse qualcosa. Mi servi vivo e in forma per domani!"
Non diede il tempo all'altro di replicare che lo prese sottobraccio e lo trascinò via dichiarando che aveva una montagna di bagagli da preparare.

"Kaneda... dobbiamo stare via solo per due giorni, non per due mesi!"
Taz osservava perplesso il bagagliaio della macchina stracolmo di borse e valigette varie, poi spostò lo sguardo sullo zaino da montagna che ancora il suo ragazzo gli stava porgendo.
"Due giorni o due mesi che differenza fa? Io devo sempre essere pronto per ogni evenienza".
"Ascoltami piccolo: che ne diresti di lasciare almeno uno di questi bagagli qui al Campus?"
Satori incrociò le braccia sul petto assumendo il solito broncetto delizioso a cui nessuno sapeva resistere.
"Assolutamente no! Cosa faccio se si mette a piovere e io non ho il mio rana-impermeabile? O se viene freddo e non ho il mio maglione peluchoso? O se fa caldo e decidiamo di andare a fare un tuffo in piscina e non ho il mio costumino con Taz sulla patta, le ciabattine a forma di Titti e l'accappatoio con sulla schiena la scritta: I'm the best stylist in the world?"
Tadashi cercò di reprime un conato di vomito appuntandosi mentalmente di non andare MAI in spiaggia con il suo eccentrico ragazzo.
"O-ok. Allora questo lo mettiamo sul sedile di dietro, va bene?"
Sul volto dell'altro si dipinse uno splendido sorriso.
"Lo sai che ti adoro, vero?"
"Sì, me lo hai già ripetuto un migliaio di volte ieri, se non sbaglio".
Con circa due ore di ritardo sulla tabella di marcia, i nostri due intrepidi e affascinanti eroi (ma de che? Kaneda, quante volte ti ho detto di non metterti alla tastiera al posto mio? >__< N.d.Yu Che noiosa che sei! Cercavo di migliorare un po' questo aborto di fic! N.d.Kaneda Torna al lavoro è___é N.d.Yu) riuscirono a mettersi al volante dell'auto - non senza prima litigare per mezz'ora su chi dovesse guidare. Alla fine, dopo che Kaneda si fece scappare che non aveva neanche la patente, Taz riuscì a spuntarla. Nel giro di pochi minuti Satori si addormentò nonostante la cassetta di musica punk che avevano trovato nel cruscotto che suonava nel mangianastri a tutto volume.
Wakashimaru fu colto da uno slancio di tenerezza a vedere il suo koi abbandonato sul sedile con il volto rilassato e angelico, le palpebre abbassate e le labbra socchiuse. Se avesse potuto, avrebbe accostato la macchina e si sarebbe messo a baciarlo fino a farlo rimanere senza fiato.
Ripensò alla prima volta in cui l'aveva visto. Probabilmente il suo era stato un vero e proprio colpo di fulmine. All'inizio la sua presenza lo turbava moltissimo. Non sapeva mai come comportarsi. La sua spensieratezza e il suo fascino naturale, così lontano da ogni artificio, lo facevano sentire strano e a disagio. Temeva sempre che qualcuno si rendesse conto delle strane emozioni che si impadronivano di lui ogni volta che lo sentiva ridere o vedeva quella luce smeraldina nei suoi occhi. Per questo cercava di stargli il più lontano possibile - cosa non facile dato che dovevano condividere la stessa camera. E poi il modo che aveva sempre avuto Kaneda di accostarsi a lui ogni volta che qualcosa lo impensieriva non lo aiutava di certo! Per questo lo trattava sempre bruscamente. Sperava di riuscire a rendersi antipatico, anche se il suo cuore urlava disperato tutte le volte che percepiva di aver ferito l'animo di quel ragazzo così sensibile. Ma all'epoca la sua era solo attrazione.
Ancora gli batteva forte il cuore quando ripensava al momento in cui si era reso conto di amarlo veramente. Un sorriso gli increspò le labbra sottili.
Era stata la prima volta che se lo era ritrovato rannicchiato accanto a lui nel letto. Era rimasto talmente stupito a trovarselo lì che era rimasto almeno dieci minuti buoni a guardarlo dormire. Era talmente bello, così innocente e indifeso! Eppure poi si era messo a urlare. Perché lo aveva fatto? Perché aveva avuto paura. Non del piccolo Satori, bensì dei sentimenti che era in grado di suscitargli. Erano così violente da lasciarlo scosso e tremante, proprio lui che non si era mai fatto coinvolgere più di tanto da nulla e da nessuno. Persino il basket, che pure adorava, per lui era solo un mezzo attraverso il quale era riuscito ad accedere ad una delle università più prestigiose del paese senza dover gravare sulle spalle della sua famiglia. Invece quel giovane dai lunghi capelli odorosi di camomilla era riuscito a distruggere completamente le barriere del suo cuore semplicemente mostrando la sua fragilità. Kami sama, quanto lo aveva amato in quel momento!
Ed ora, ora era lì con lui, PER lui. Ancora non riusciva a credere alla propria felicità. Tuttavia, dentro di sé sapeva anche che nessuno avrebbe mai potuto amarlo e renderlo felice quanto poteva lui. Questo per un semplice motivo. I ragazzi che gli stavano attorno tendevano ad idealizzarlo, in un verso o in un altro. C'era chi vedeva in lui l'imprendibile playmaker, chi lo scriteriato senza cervello sempre allegro e con la battuta pronta, chi l'angelo etereo disposto a dispensare pace e tranquillità su chiunque lo avvicinasse. E perché no, c'era anche chi lo vedeva come lo straordinario artista dal talento geniale. Ma lui, lui quando lo guardava vedeva Kaneda Satori, il ragazzo dall'animo sensibile e generoso oltre ogni dire e talmente delicato che sarebbe bastato un semplice soffio di vento per mandarlo in frantumi. Era anche pronto ad una tale eventualità, sarebbe stato disposto a raccogliere ogni frammento del suo essere e ricostruirlo con la pazienza di un restauratore. Del resto, non era quello che aveva già dovuto fare? Non importava quante volte si fosse incrinato o spezzato, lui avrebbe sempre sanato ogni più piccola frattura con il suo amore e la sua comprensione. Ed era certo che Kaneda questo lo sapesse.
Senza rendersene conto si accorse che ormai erano quasi giunti a destinazione. Con delicatezza svegliò il suo compagno che si stropicciò gli occhi con una mano chiusa a pugno come i bambini.
"Siamo arrivati?"
"Quasi. Dietro quella curva c'è la casa del mio amico".
Arrivati alla villetta scaricarono i (numerosi!) bagagli e si sistemarono per il loro soggiorno. Ovviamente sia il frigo che la dispensa erano vuoti, perciò scesero in paese per fare la spesa. Taz ebbe un bel da fare per riuscire a comprare solo ciò di cui avevano bisogno senza permettere a Kaneda di acquistare ogni stupidaggine su cui posava l'occhio - dai cereali per la colazione a forma di letterine, alle merendine che regalavano le calamite dei Pokemon, fino ad arrivare alla marca di pannolini che usava lui quand'era piccolo e di cui Tadashi non voleva sapere per quale utilizzo volesse prenderli.
Tornati a casa misero a posto i loro acquisti e prepararono il pranzo. Per fortuna Satori era un bravo cuoco perché Wakashimaru era un vero disastro ai fornelli, tanto che, ad un certo punto, il ragazzo più giovane fu costretto a cacciarlo via dalla cucina altrimenti avrebbero mangiato cibi o crudi o totalmente carbonizzati.
Dopo pranzo si coccolarono un po' sul divano e poi decisero di andare a fare una passeggiata mano nella mano per i boschi. Kaneda, per l'occasione, si era portato dietro un paio di pantaloni verde militare coi tasconi, scarponcini da trekking con strisce verdi fosforescenti, camicia di tela grezza con le maniche rivoltate di un verde slavato e un cappellaccio stile anni '30.
Appena lo vide Taz esclamò:
"Mi scusi dottor Jones, la frusta dove l'ha lasciata?"
Kaneda gli si avvicinò con uno strano brillio negli occhi.
"Quella la conservo per domare i diavoli della Tasmania impertinenti".
Uno strano brivido percorse la schiena di Tadashi che si domandò se quel pazzo non stesse per caso parlando sul serio.
Il resto della giornata trascorse felicemente con i due piccioncini che tubavano che era una meraviglia (perdonatemi se non vi descrivo oltre, ma per me è già difficile scrivere una fic dove non ci siano dolore e violenza. Cercate di avere pietà di una fic-writer specializzata nell'angst ç__ç N.d.Yu Incompetente! Te l'avevo detto di lasciarla scrivere a me! N.d.Kaneda).
La sera decisero di recarsi alle terme dell'albergo che distava qualche centinaio di metri dall'abitazione. Purtroppo quello era un periodo di alta stagione e l'albergo, così come le sue terme, erano molto affollati, perciò non poterono godere di quell'intimità che avevano sperato. Non che a Kaneda importasse gran che di quello che poteva pensare di lui gente che neanche conosceva, ma sapeva quanto al suo amoruccio quella situazione imbarazzasse.
Rincasarono che non era ancora tardi, tuttavia decisero di andare a letto. Taz era in bagno a mettersi il pigiama. Kaneda era seduto sul letto a fare il punto della situazione.
'Dunque... amoruccio mi invita a passare un week-end romantico con lui, siamo soli, la casa è libera, vuota e silenziosa, fuori del centro abitato. Ergo, si tromba!!!" (Kaneda -____- N.d.Yu Sìììììììì, vai cosìììììììì!!!!! Ollèèèèèèèèèèèè!!! Evvaiiiiiiiiiiii!!!! N.d.Kaneda_che_saltella_per_la_stanza)
Tutto soddisfatto si spogliò allegramente lanciando indumenti in varie parti della stanza. Ad un certo punto venne folgorato da un'illuminazione e si precipitò verso una delle valige aperte. Vi rovistò dentro finché non ne emerse con un grido soffocato di trionfo con in mano ciò che stava cercando.
'E' ora di sfoggiare il mio nuovo perizoma verde pitonato!!!' (O________O N.d.Yu OH OH OH N.d.Kaneda)
Rientrato nella stanza, Taz trovò il suo ragazzo che lo guardava con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro che lo aspettava sotto le coperte. Anche se non ne capiva il motivo cominciò a sudare freddo. S'infilò anche lui nel letto. Era deciso a parlargli. Aveva aspettato quel momento per tirare fuori l'argomento proprio perché così poteva avere la certezza che nessuno potesse sentirli. Chiuse gli occhi, prese un forte respiro e... si ritrovò imprigionato sotto il suo ragazzo che lo baciava con foga mentre cercava di strappargli il pigiama di dosso.
Sentiva le mani di Kaneda dappertutto che percorrevano ogni centimetro di pelle carezzandolo e pizzicandolo. La bocca lasciava scie umide sul suo corpo, i denti mordevano e la lingua lambiva. Tadashi era completamente in sua balia senza riuscire a reagire. Quando lo sentì dare l'attacco ai suoi boxer, riuscì a riscuotersi dal senso di torpore che aveva colto le sue membra e scaraventò Kaneda per terra.
"Che cazzo stai facendo?"
Il ragazzo dai capelli viola lo guardò allibito con il petto che si alzava ed abbassava a ritmo serrato.
"Io... insomma, credevo che fosse quello che volevi anche tu".
"Ma chi cazzo te l'ha detto? Io avevo bisogno di parlare con te, ma tu mi salti addosso senza neanche provare a domandarti se a me stia bene oppure no. Sei solo un pervertito che ha sempre la stessa cosa in mente. Io non mi faccio usare così, chiaro?"
Mentre pronunciava il suo discorso Taz non aveva alzato neanche una volta gli occhi su Kaneda che rimaneva immobile steso sul pavimento. Wakashimaru si rimise a posto gli indumenti che indossava e si diresse verso la porta.
"E ora dove vai?"
Una nota di panico traspariva dalla voce di Kaneda.
"Vado a dormire nell'altra stanza. Buona notte!"
Dicendo questo andò via sbattendosi la porta dietro le spalle.

Wakashimaru si svegliò con un vago senso d'inquietudine. Non ci volle molte prima che la coscienza gli riportasse alla mente le vicende della sera prima. Si sentiva dannatamente in colpa per come aveva trattato Kaneda. In fondo non era poi così strano che il ragazzo si fosse messo in testa che quella era l'occasione giusta per approfondire il loro rapporto. Le circostanze erano tutte a favore di quest'ipotesi. Era lui che avrebbe dovuto chiarire prima la sua posizione. In più ce l'aveva con se stesso perché non riusciva mai a reagire con un minimo di controllo e lucidità. Possibile che ogni volta che si trovava in difficoltà tentava di venirne fuori aggredendo l'altra persona? E possibile che quell'altra persona fosse, la maggior parte delle volte, proprio colui che avrebbe voluto proteggere da qualsiasi dispiacere?
Tadashi sospirò girandosi nel letto in cerca di una soluzione. Solo allora si accorse dello strano rigonfiamento delle lenzuola di fianco a lui. Immediatamente certo di quale potesse esserne la causa, tirò via le coperte con un gesto secco già pronto a sbraitare con tutto il fiato che aveva in gola.
Tuttavia non ci furono scenate. Steso sul materasso stava Kaneda, rannicchiato più che poteva in un angolo in modo da non creargli disturbo. Era evidente che fosse ancora immerso nel mondo dei sogni, non solo per via degli occhi chiusi, ma anche per il respiro profondo e regolare. Le ciocche più lunghe dei capelli viola gli ricadevano sul viso celandolo alla luce del primo mattino.
Taz rimase a fissarlo, rapito da quella visione di sublime dolcezza e bellezza. Delicatamente allungò una mano per scostargli i capelli dal volto rilassato. Notò le striature argentee che costellavano le gote pallide del giovane, timide vestigia di un pianto ormai asciugato. Il cuore gli si colmò di tenerezza. Lentamente si abbassò su di lui e gli baciò le palpebre serrate e le guance fresche. Nel giro di pochi secondi fu sommerso da un oceano del colore delle gemme che nascono in primavera.
"Amoruccio, sei tu!"
"Certo che sono io. Spero che tu non ti aspettassi qualcun altro!"
Kaneda gli si gettò tra le braccia nascondendo il viso nel suo petto.
"Mi dispiace... mi dispiace tanto!"
Taz gli accarezzò la testa cercando di infondergli tutto il sentimento che provava verso di lui.
"Dai piccolo, non fare così. Non hai proprio nulla di cui scusarti".
"Sì, invece! Ti ho deluso e gli dei sanno quanto non avrei voluto che questo accadesse! Ti prometto che cambierò, che sarà tutto diverso. Non m'importa se non vuoi fare l'amore con me, sono disposto ad accettare ogni tua condizione purché tu non mi lasci!"
"Ma di cosa diavolo stai parlando? Possibile che tu debba essere sempre così stupido? Sei sempre il solito! La verità è che tu faresti di tutto pur di avere qualcuno al tuo fianco e non importa che sia io o qualcun altro!"
Kaneda sussultò ancora stretto tra le sue braccia. Alzò il viso e lo fissò con un'espressione inorridita.
"E' davvero questo quello che pensi di me?"
Taz non sapeva più dove guardare. Quegli occhi così verdi lo stavano trapassando cercando in lui ogni risposta.
"Ecco... io..."
"Credi davvero che per me sarebbe indifferente stare con te o con chiunque altro? Non hai capito niente, NIENTE!!! Sei sempre stato tu il mio rifugio, la mia casa, il mio nido sicuro. Quando stavo male è da te che venivo a farmi consolare e quando ero felice è con te che volevo dividere la mia gioia. Hai ragione, per molto tempo sono stato uno stupido, credevo che i sentimenti che provavo per te fossero solo affetto e amicizia. Credevo che l'amore dovesse essere qualcosa di travolgente, qualcosa che riuscisse ad annullare totalmente ogni cosa per lasciare solo me e il mio amore, tutto il resto non contava. Ma mi sbagliavo, questo tipo d'amore porta solo dolore e disperazione. Perché esiste tutto il resto e non possiamo fingere che non ci sia costruendoci un sogno su misura che alla prima avversità sparirà come la neve sotto gli spietati raggi della primavera! Io non avevo bisogno di essere travolto, di annullarmi, avevo bisogno di pace e sicurezza, ma non lo volevo capire perché mi sembrava... poco 'romantico' secondo l'idea assurda e infantile che mi ero costruito sulla passione. Ma ora ho finalmente compreso quale sia la verità e la verità è che la pace e la sicurezza le posso trovare solo con te. Quindi sono disposto a fare qualunque cosa, qualunque, pur di rimanere al tuo fianco".
Kaneda si aggrappò alla blusa del pigiama di Tadashi, il quale lo strinse a sé cercando di arrestarne il tremore che lo scuoteva.
"Mi dispiace! Avevo talmente paura di essere inadatto e non all'altezza delle tue aspettative, temevo che tu ti saresti stancato subito di me. Come ho potuto essere così stupido! Ho rischiato di perdere la cosa più preziosa che gli dei mi abbiano concesso. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!"
Wakashimaru baciava Kaneda con il trasporto che solo la disperazione riesce a dare. Lo fece riadagiare sul letto passandogli le labbra e la lingua sul collo e poi sul torace nudo, soffermandosi maggiormente nei punti che provocavano mugolii più forti da parte dell'amante. Scese ancora fino a raggiungere la stoffa leggera dell'unico indumento indossato dal ragazzo strappandoglielo via senza troppe attenzioni (Evvai!!! Il mio perizoma pitonato ha fatto colpo! N.d.Kaneda Ma se non te l'ha neanche guardato! N.d.Yu Ma come no? E io che lo avevo scelto con tanta cura ç___ç N.d.Kaneda -____- N.d.Yu). di fronte gli si presentò lo spettacolo del sesso turgido e succulento del suo amore. Nella sua testa passarono come un flash tutte le informazioni che gli aveva dato Sendoh sulla pratica del sesso orale. Arrossì violentemente confondendosi le idee. Kaneda, sotto di lui, cominciava a dare segni di impazienza per quell'attesa prolungata. Alla fine, chiuse gli occhi e avvolse la virilità del compagno con la bocca in un sol botto. Kaneda si sollevò a sedere urlando per la sorpresa. Questa reazione spaventò moltissimo Taz che alzò la testa di scatto abbandonando il suo lavoro e centrando in pieno il mento del povero Satori che ricadde sdraiato portandosi le mani sulla parte lesa e soffocando un'esclamazione di dolore.
"Oh, no! Mi dispiace! Stai bene?"
Wakashimaru era completamente in preda al panico. Aveva sbagliato tutto! Era andata persino peggio delle sue più nere prospettive!
Kaneda si accorse dello stato di grande agitazione in cui era caduto il suo koibito e tentò di rassicurarlo accarezzandogli una guancia.
"Va tutto bene, non ti preoccupare. Stai andando forte... molto forte! Solo, cerca di non rimanere vedovo prima del tempo, ok?"
Taz gli sorrise di rimando.
"Ok!"
Tornò al punto che aveva abbandonato. Questa volta fu più cauto e cominciò con l'assaggiarne solo la punta con un lento movimento della lingua. Accortosi di quanto quelle attenzioni piacessero al suo ragazzo, continuò con questa tortura finché non lo sentì arrivare al limite. A quel punto accolse completamente l'eccitazione fremente tra le sue labbra e succhiò fino a che non sentì scendergli per la gola il liquido aspro e selvatico del suo compagno.
Kaneda ansimava pesantemente. Non aveva fatto altro che gemere e contorcersi sotto il lavoro accurato del suo amoruccio. Taz si stese vicino a lui e gli accarezzò i capelli. Gli occhi di Satori si aprirono, appannati dal godimento appena ricevuto e con una strana luce febbrile che provocò un lungo brivido alla schiena dell'altro ragazzo.
"Bè, campione? Tutto qui quello che avevi da mostrarmi? Eppure so, per esperienza diretta, che c'è ancora una 'sorpresina' che mi tieni nascosta".
Le guance di Taz si imporporarono, tuttavia si sollevò e si spogliò con movimenti lenti e calcolati. Dentro stava andando a fuoco, ma non voleva che la sua prima volta con l'uomo che amava e che aveva desiderato da tanto si risolvesse in poco tempo. Voleva farlo durare il più possibile.
Si stese sopra Kaneda accomodandosi tra le sue gambe.
"Piccolo... ho paura... di farti male".
Per tutta risposta Satori si portò le dita di Wakashimaru alla bocca e le umettò ben bene. Sentire quella lingua sensuale sulla sua pelle e vedere gli occhi felini e maliziosi di Kaneda che non lo lasciavano un secondo gli provocarono un gemito d'impazienza.
Quando Taz ebbe di nuovo la mano libera, la portò alla morbida apertura del compagno. Inserì un primo dito che ben presto venne raggiunto da un secondo e da un terzo. Kaneda con gesti sensuali accompagnava ogni suo movimento aprendo e chiudendo la bocca come se rischiasse di soffocare per mancanza d'ossigeno.
Ormai giunto sulla soglia della follia, Taz estrasse le dita e si portò più vicino al suo amante. Kaneda gli stava artigliando la schiena spingendo il bacino verso di lui per fargli capire che era pronto ad accoglierlo. Wakashimaru cominciò a spingere lentamente facendo affondare sempre di più la sua virilità. Kaneda non aveva mai smesso un secondo di muoversi per facilitargli l'operazione. Le sue spinte si fecero sempre più forti e vigorose, seguendo un istinto che aveva ormai sopraffatto la ragione. Kaneda scandiva il suo nome - il suo nome, non amoruccio o Taz, ma solo Tadashi! - come se fosse l'unico appiglio che gli rimaneva per non precipitare nel baratro della pazzia in cui il piacere lo stava spingendo. Infine toccarono l'apice scoprendo una vasta gamma di colori, odori e sensazioni mai sperimentate prima dall'ora.
Erano felici - stanchi, spossati, sudati e senza quasi più fiato neanche per respirare - ma felici! Si addormentarono stretti l'uno all'altro con la tacita promessa che quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di esperienze che, da quel giorno, avrebbero sempre condiviso.

Qualcuno bussò alla porta mentre Kaneda era intento a disfare le numerose valige e Taz era steso sul letto riprendendosi dalle ore di guida.
"Avanti".
I visi sorridenti e maliziosi di Mitsui e Sendoh fecero capolino nella stanza.
"Ehi, piccioncini! Siete tornati finalmente!"
"Oh sì, appena arrivati. Il viaggio non è stato un gran che, si è anche messo a piovere a metà strada, ma tutto sommato possiamo affermare che ci siamo divertiti, abbiamo passeggiato nei boschi, siamo andati alle terme, oh! Abbiamo anche visto una famiglia di scoiattoli che si arrampicava su un albero, quanto erano dolci! E poi abbiamo mangiato un sacco di cose squisite, vi ho anche portato dei dolcetti tipici di quei posti che..."
"Satori, ti prego, fermati e prendi fiato altrimenti stramazzerai al suolo!"
"Oh! Sto parlando troppo, vero? E lo so, a volte mi capita, sono lì che per un motivo o per un altro mi sento un po' più euforico del solito e comincio a parlare senza posa, pensa che una volta che andavo ancora al liceo, mamma mia quanto tempo è passato! A volte mi sembra che sia successo solo ieri e invece... PUFF... sono già passati tre anni, ma come passa il tempo! Cosa stavo dicendo? Ah sì! Di quella volta al liceo che..."
"Kaneda... Kaneda fermati! Questa storia ce la racconterai un'altra volta, va bene?"
Mitsui era finalmente riuscito a porre un freno a quella valanga di parole che li aveva investiti senza far capire assolutamente nulla di ciò che stesse dicendo l'ipercinetico ragazzo dai capelli viola, il quale, sempre senza smettere di parlare, nel frattempo aveva anche svuotato due borse, cacciato Taz per terra e rifatto il suo letto.
"Siamo venuti qui a chiedere come fosse andata, ma direi che la risposta è alquanto scontata. Se non bastasse l'energia di Satori a farcelo capire, basterebbe guardare l'espressione ebete del caro Wakashimaru".
"Eh? Cosa hai detto, scusa? Parlavi con me?"
Taz sembrò svegliarsi da un sogno ad occhi aperti quando si sentì nominare da Sendoh.
Il ragazzo dai capelli a punta si mise a sghignazzare subito seguito dal suo fidanzato che rivolse un occhiolino all'indirizzo di Tadashi, diventato rosso per l'imbarazzo. 
"Eh, già! Amoruccio ed io siamo in splendida forma!" disse Kaneda andando ad abbracciare la sua dolce metà "Comunque i dolci ve li abbiamo portati veramente. Sono sopra la scrivania, laggiù".
Akira e Hisashi si fiondarono subito alla ricerca del loro regalo.
"Wow! Li conosco questi biscotti ripieni, sono i miei preferiti!"
"Dai Aki-kun, fammene assaggiare uno anche a me!"
In quel momento i due ragazzi furono distratti da un rumore sospetto alle loro spalle. Gli abitanti della camera, incuranti dei loro ospiti, erano avvinghiati sopra il letto di Taz intenti a sfondare il record di apnea per pomiciamento (E che sarebbe sto record? N.d.Kaneda Com'è che riesci ancora a parlare pur avendo mezzo metro di lingua del tuo amoruccio in bocca? N.d.Yu Qumph... smph... famph...mmhh... N.d.Kaneda Ah ecco! N.d.Yu).
Sendoh e Mitsui si scambiarono un'occhiata capendo di essere decisamente di troppo.
"Allora noi andiamo".
"Non disturbatevi ad accompagnarci alla porta, tanto conosciamo la strada".
"Se avete bisogno di qualcosa urlat... no, come non detto".
I due batterono in ritirata senza neanche essere visti dai due polipi... ehm... amici.
Taz stava giusto pensando che i suoi vestiti erano troppo pesanti per l'atmosfera 'bollente' che si era venuta a creare nella stanza, perciò decise di levarseli. Per fare questo, però, doveva almeno staccarsi un poco dall'abbraccio del suo amante. Provò con un paio di tentativi senza successo, Kaneda pareva esserglisi incollato addosso. Il terzo tentativo lo fece con più convinzione, si strattonò dal suo compagno, alzò gli occhi e...
"Waaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!"
Fece un balzo all'indietro così potente che cadde per terra.
Dalla stanza accanto si sentì la voce ovattata di Mitsui gridare: "La finiamo o no di fare sto casino? Siamo in una casa rispettabile qui, mica in un bordello" seguita dalle risate di Sendoh.
Kaneda si tirò a sedere sul letto guardando il suo ragazzo ancora spalmato sul pavimento.
"Ma è mai possibile che tu sia così maldestro? Si può sapere che hai combinato stavolta?"
Tadashi alzò un dito tremante indicando qualcosa che stava alle spalle di Kaneda. Questi, senza capirci gran che, si voltò. Non vedeva niente di strano, solo la solita parete.
"Bè, che c'è?"
"Qu-quella cosa deve sparire!!!"
"Cosa? Quale cosa?"
La mente di Kaneda venne sfiorata all'improvviso da un atroce dubbio.
"Non ti starai riferendo al mio meraviglioso graffito, voglio sperare".
Taz osservò il suo ragazzo e poi la mostruosa figura con falce e mantello che incombeva sulla testata del suo letto.
"Sì, proprio a quello!"
"Niente da fare, il mio murale non si tocca!"
"Ah, è così? Allora io faccio lo sciopero del sesso finché quell'incubo non sarà stato cancellato una volta per tutte!"
Kaneda era decisamente indispettito.
"Credevo che la mia presenza bastasse a farti dimenticare una cosa così sciocca come un innocuo disegno. Credevo che tu preferissi guardare me piuttosto che lui".
Dicendo questo aveva cominciato a slacciarsi la camice senza maniche che indossava. Se l'aprì sul petto facendosi scorrere una mano sulla pelle color avorio andando a stuzzicarsi i capezzoli rosati, mentre l'altra aveva raggiunto il bordo dei pantaloni e giocava con i bottoni.
A quella vista Taz si morse il labbro inferiore.
'Non devo cedere, non devo cedere, non devo cedere, non devo cedere, non devo cedere, non devo cedere... ma chi cazzo se ne frega!!!'
Si buttò sulle labbra del suo ragazzo soffocandolo di baci appassionati. Cercarono di strapparsi vicendevolmente i vestiti che avevano addosso senza mai staccarsi, cosa che li portò a compiere vari rotolamenti e contorsioni che li fecero finire sul pavimento. Non si curarono molto della locazione su cui si erano venuti a trovare, ma continuarono ad esplorarsi con le mani e con la lingua per poi fondersi in un unico corpo gemendo e chiamandosi per nome.
Dopo parecchie ore di intensa attività fisica (durante le quali avevano recuperato buona parte del tempo durante il quale il timido Wakashimaru si era sempre negato) rimasero per terra ansimanti e con la sensazione che le loro articolazioni fossero uscite di posto.
"Lo sai, piccolo? Ti amo da impazzire!"
Kaneda saltò dritto sullo stomaco di Taz, al che il ragazzo pensò 'Ora muoio!'.
"Cos'hai detto?"
"Qualcosa... non va?"
"Ripetilo!"
"Ti amo".
"..."
"Kaneda che succede? Perché non mi dici niente?"
"E' la prima volta".
"Cosa?"
"Non me lo avevi mai detto prima".
"Davvero? Che bestia che sono! Ti amo ti amo ti amo ti amo! Contento ora?"
Taz gli rivolse un sorriso radioso e Kaneda non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime stringendoglisi contro.
"Vedi... sigh... di... sob... ripetermelo almeno una volta al giorno... sniff... chiaro?"
Tadashi lo abbracciò scompigliandogli i capelli e baciandoli sulla fronte.
"Te lo prometto. Da oggi in poi sarà la prima cosa che ti dirò il mattino e l'ultima che ti dirò la sera, va bene?"
"Guarda che ci conto, eh?"
"Va bene, va bene!"
Entrambi si misero a ridere, innamorati e felici.

FINE





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