Disclaimers: i personaggi sono tutti miei a parte Hisashi Mitsui che è di mia sorella Sakuya (e mo te la vedi te con Takehiko Inoue :p).
Avvertenze: dedico questa fic alla mia cucciola Saya, a Soren e a tutti quelli che hanno apprezzato almeno un po' il mio povero Sasa, personaggio che io amo moltissimo perchè mi diverto tantissimo a fargli fare delle gran bastardate (hi hi hi ! ).
Buona lettura!


Obsession

side story

di Yurika


ONE YEAR AGO...

Un nuovo anno accademico aveva appena preso il via all'Università S. I vecchi studenti ritrovavano i loro amici e le loro stanze, riprendendo velocemente le familiari abitudini; le matricole si guardavano intorno spaesate facendo la spola tra la segreteria e le varie zone del Campus per trovare gli alloggi che erano stati loro assegnati.
Anche all'edificio riservato ai membri del famoso Club di Basket c'era grande fermento. Il povero Notoori, benché fosse solo uno studente del terzo anno, era stato nominato responsabile alloggio e cercava di sopravvivere alla marea di nuovi studenti che lo stava travolgendo.
"Ehm... scusami sempai, mi hanno detto di rivolgermi a te per sapere della mia sistemazione".
Un bel ragazzo dai capelli neri lunghi fin sotto il mento si rivolse a lui. Il suo atteggiamento era spavaldo e sicuro, ma i suoi occhi tradivano un certo smarrimento. Il compagno più grande gli rivolse un sorriso rassicurante.
"Ma certo, dimmi pure il tuo nome".
"Mi chiamo Hisashi Mitsui".
Il giovane dai capelli castani portati in un rigido caschetto scruta con lo sguardo il foglio che tiene in mano.
"Ah sì, eccolo! Hisashi Mitsui. Sei nella stanza numero 3. Il tuo compagno è il nostro vice-capitano, si chiama Seya Kawamura. Spero andrete d'accordo".
"Ma certo sempai!" annuisce il ragazzo deciso.
Notoori continua a sorridere mentre Mitsui sparisce in cima alle scale, non accorgendosi dell'arrivo di un altro studente.
"Scusami tu... cosetto... mi dici dove posso sistemarmi per favore?"
"Scusa, prego?" domandò il ragazzo più grande sbattendo gli occhi un paio di volte. Di fronte a lui c'era una strana creatura dai lunghi capelli castani lo guardava con profondi occhi di un verde molto scuro. Indossava uno strano cappotto in eco-montone beige lungo fino ai piedi con spacchi ai lati che lasciavano intravedere un paio di pantaloni rossi a zampa d'elefante.
"Ecco... non so come ti chiami... ma avrei urgente bisogno di sapere dov'è la mia stanza e di visitarne il bagno".
"Oh, ho capito! bè, se vuoi intanto puoi andare nel bagno comune qui al piano".
"No no, non ho bisogno dei servizi".
Il responsabile alloggio era sempre più confuso.
"Ma scusa, non mi hai appena detto che hai bisogno con urgenza di sapere dov'è la tua stanza perchè devi andare in bagno?"
"Io non ho mai detto di dover 'andare' in bagno. Ho detto che devo 'visitarlo'".
Notoori sbattè gli occhi castani cercando di raccapezzarsi.
"I-in che senso 'visitarlo', scusa?"
Lo strano ragazzo sbuffò spazientito.
"Nel senso che devo vedere se il bagno della camera che mi avete assegnato dà o no a ovest, altrimenti dovete cambiarmela. Io senza il bagno ad ovest non ci sto!"
Notoori fu illuminato da uno di quei lampi di consapevolezza che ogni tanto attraversano la nostra esistenza facendoci comprendere i segreti più oscuri della vita.
'Ecco perchè tutti avevano rifiutato questo incarico e lo hanno assegnato a me!' pensò a ragione.
"S-sì, dunque... se mi puoi dire il tuo nome..."
"Kaneda Satori, molto piacere!"
Lo strano individuo sembrava essere di nuovo tornato di ottimo umore, tanto da rivolgere al suo esasperato compagno un sorriso che avrebbe fatto sciogliere un ghiacciaio.
"Il piacere è tutto mio. Eccoti qua! Sei nella stanza numero 5 con Tadashi Wakashimaru, un ragazzo del secondo anno. Sei fortunato, il bagno della vostra camera dà proprio a ovest".
Notoori prese l'appunto mentale di ringraziare calorosamente la sua buona stella quella sera stessa.
"Perfetto! Sai, io ci tengo al mio adorato Feng-Shui. A proposito cosetto... com'è che ti chiami?"
"Il mio nome è Hideki Notoori e sono il responsabile della casa" gli disse con un sorriso ormai incerto.
"Molto bene Cosetto sempai, se avrò bisogno di qualcosa allora verrò da te. Bye!"
alcuni giurano di aver visto il pacato e gentile Hideki Notoori prendere a testate la parete dell'alloggio dicendo:
"Perchè ho accettato? Perchè? Perchè??? Che ho fatto di male?"
Ma forse questa è solo una leggenda.

Quella sera a cena ci fu la consueta presentazione del nuovo capitano, Riyuji Kurimoto, un ragazzo del quarto anno della facoltà di Scienze Diplomatiche nonché ala piccola della squadra di basket. Era un bel ragazzo alto quasi 1.90 m. con neri capelli lisci abbastanza lunghi e portati a coda di cavallo e occhi neri, molto intelligenti. Il suo discorso fu breve e conciso. In pratica spronava tutti i giocatori a dare il meglio di sè sia in partita che nei divertimenti. Poi, dopo la gomitata che ricevette dal vice-capitano Kawamura aggiunse anche un 'e, naturalmente, nello studio' molto poco convinto. Subito dopo toccò a Notoori illustrare le regole della casa (per questo vedere il capitolo 2 di Obsession N.d.Y.).
Finita la cena si radunarono tutti nella sala comune per dare la possibilità alle matricole di farsi conoscere. Nel mezzo di tanti ragazzi tutti più o meno simili, uno spiccava in particolare, Kaneda Satori. Si era cambiato non indossando più i vestiti di quando era arrivato. Questa volta portava un paio di pantaloni di raso neri molto attillati e sopra una palandrana di broccato nero lunga fino alle caviglie con spacchi laterali e collo alla coreana. I suoi lunghi capelli circondavano il volto pallido e fine e il trucco nero degli occhi faceva risaltare il verde palude delle iridi.
Wakashimaru sembrava non riuscire a togliere gli occhi da dosso quella figura slanciata. Non faceva che guardarlo con aria corrucciata, continuando a distrarsi dai discorsi che i suoi compagni gli stavano rivolgendo.
"Ma in somma Wakashimaru! Possibile che tu abbia sempre la testa tra le nuvole stasera?" sbottò un ragazzo dai capelli scuri rasta tenuti da un fermaglio dopo che lo aveva chiamato dieci volte prima di riuscire a ottenere la sua attenzione.
"Scusami Noda! Era un po' sovrappensiero. Cosa dicevi?"
"Solo un po'? E' tutta la sera che non fai che seguire ogni gesto di quella nuova matricola! Dì la verità, te ne sei innamorato, eh?" gli disse prendendolo a gomitate nelle costole con fare ammiccante. Tadashi divenne color gambero.
"M-ma che dici? Non essere sciocco, sempai! È solo che quello è il mio nuovo compagno di stanza e, visto che mi sembra parecchio strano, cerco solo di capire se è pazzo veramente o il suo è un atteggiamento studiato, tutto qui". 
Il compagno strinse gli occhi di un castano molto chiaro squadrandolo attentamente. Tsukuku Noda era uno dei membri più simpatici e attenti alle esigenze degli altri di tutta la squadra di basket. Frequentava il terzo anno di Lingue Straniere ed era talmente benvoluto e rispettato che si vociferava potesse essere uno dei concorrenti per il titolo di Capitano dell'anno successivo. Era sempre gioviale e accondiscendente, ma quando si metteva in testa una cosa era difficile fargli cambiare idea.
"Sarà come dici tu... certo che la nostra matricola è parecchio 'fuori dal comune', però non credo meriti tutta questo interesse da parte tua".
"Ma no, tu non capisci!" cominciò a dire Tadashi infervorandosi "Appena entrato in stanza quello ha cominciato a invaderla di oggetti assurdi, tipo sculture mostruose, scaccia-demoni tintinnanti e candele dalle forme più insolite - pensa che una ha la forma di... di... ecco, sì, insomma..."
"Di, di , di...? La smetti di balbettare come un ragazzetto e finisci la frase?"
"Ecco... di un uomo che prende in bocca il COSO di un essere a quattro braccia" disse il povero ragazzo ormai completamente paonazzo e sudaticcio in un sussurro.
Noda rimase a fissarlo sbalordito per qualche istante per poi scoppiare in una fragorosissima risata.
"Cavoli! Certo che ti ritrovi proprio un bel tipetto con cui dividere il tuo spazio vitale!" gli disse appena ebbe ripreso un po' di fiato strizzandogli l'occhio. "Almeno non puoi non ammettere che sia un tipo piuttosto affascinante".
"La vuoi piantare di dire assurdità? Non vedo proprio cosa ci sia di affascinante in quello squilibrato mentale! Vorrei vedere te al mio posto".
"Su, su, non prendertela! Che ne dici di andare a parlare con quel nuovo arrivato laggiù?" gli rispose l'amico indicando un ragazzo moro in fondo alla stanza "Mi sembra si chiami Mitsui. Mi dà l'idea di essere uno simpatico".
"Ok" borbottò Wakashimaru mantenendo però ancora il broncio.
Nel frattempo l'oggetto della discussione appena avvenuta si stava guardando in giro con aria interessata. Gli piaceva molto la sua nuova abitazione e, da quello che aveva potuto vedere, anche chi vi abitava dentro non era niente male. Il suo compagno di stanza era un tipo un po' scorbutico e irruente, ma era certo che, grattando via la superficie, avrebbe trovato un amico leale e sincero. E poi c'era quel sempai... cavoli, aveva una memoria tremenda per i nomi! Per questo si inventava sempre nomignoli divertenti per riuscire a chiamare le persone. Comunque il sempai addetto all'alloggio sembrava una gran brava persona! 
Kaneda lo scorse seduto su uno dei divani, tutto intento a parlare con un altro ragazzo che non riusciva a vedere perchè coperto da altri suoi compagni. Decise di andare a parlare con loro.
"Cosetto sempai! Come vanno le cose?" disse sedendoglisi in braccio.
"Ah, ma che cavolo... T-tu devi essere Satori se non sbaglio..." rispose un impacciatissimo Notoori.
"Esatto! C'è un sacco di bella gente qui, ma io non conosco ancora nessuno, per cui mi chiedevo se per caso non ti spiacerebbe presentarmi a qualche nostro compagno".
"Ma certo che no... però come mai non lo hai chiesto al tuo coinquilino?"
"Ah, lui!" disse Kaneda agitando una mano noncurante "Credo che si debba ancora abituare a me e al mio stile di vita, per cui non vorrei stargli troppo addosso nei primi tempi".
"Bè, mi sembra una decisione saggia" abbozzò il ragazzo dagli occhi gentili pensando dentro di sè che non invidiava affatto il povero Wakashimaru. "Allora permettimi di presentarti Yukito Sasa. È al secondo anno di Scienze dell'Educazione ed è un ottimo playmaker".
Kaneda si girò per la prima volta a guardare il ragazzo che stava seduto vicino a loro. Qualcosa in quel momento lo colpì al petto lasciandolo completamente senza fiato. Sasa era bellissimo! Una creatura meravigliosa, un giovane efebo creato da uno scultore dell'antica Grecia, un novello Narciso uscito dalle pagine di un libro ammuffito. I suoi sottilissimi capelli più neri dell'eterna notte spaziale gli ricadevano in ciocche delicate sul bel viso diafano, mettendo in risalto due particolarissimi occhi chiari di un colore indefinibile, tanto rapidamente cambiavano passando da una sfumatura all'altra delle tonalità del blu e del viola.
"A-anche io sono... un playmaker" riuscì appena a mormorare il ragazzo stordito.
Sasa sorrise e un lampo di elettricità di un azzurro abbagliante gli attraversò gli occhi camaleontici.
"Allora dovremo entrambi lottare per il posto in squadra. Mi auguro che questo non ti impedisca di diventare mio amico".
La voce di Yukito la testa di Kaneda rendendogliela leggera e scatenandogli una scarica di euforia che rasentava l'ebbrezza alcolica.
"Io... io credo che non possa esserci niente al mondo che potrebbe impedirmi di diventare tuo amico... se tu vuoi, naturalmente".
Satori non riusciva a staccare lo sguardo da quello dell'altro. Era come ipnotizzato, totalmente in balia di un sentimento che ancora non riusciva a definire. Sembrava quasi... panico? Ma era poi possibile che provasse del panico nei confronti di quell'anima gentile?
Notoori era rimasto in silenzio ad osservare pensieroso quei due ragazzi. Ad un tratto sembrò prendere una decisione improvvisa e si alzò in piedi trascinando con sè anche Kaneda.
"Forza Satori, andiamo. Devo ancora presentarti ad un sacco di altre persone".
A malincuore il ragazzo seguì il suo sempai, trascorrendo il resto della serata a stringere la mano ai suoi nuovi compagni. Ma, non appena poteva, si girava intorno cercando Sasa con lo sguardo e tutte le volte lo scopriva con gli occhi puntati addosso a lui. Mille brividi gli percorrevano la schiena facendogli affiorare più volte la pelle d'oca. Si ripeteva come una meravigliosa cantilena il nome di quel ragazzo in mente e così scoprì che, per la prima volta, non aveva avuto difficoltà ad impararlo.
'Yukito Sasa... Yukito Sasa... ha un suono così dolce da sembrare una dolce ninna nanna'.
E, infatti, fu mormorando quella che si addormentò, parecchie ore più tardi.

I giorni passarono e Kaneda si abituò pian piano ai ritmi della sua nuova vita. Gli allenamenti erano molto duri e il loro allenatore, Satoshi Kanaya, era parecchio severo ed esigente. In compenso si entusiasmava molto durante le lezioni di Arte, specialmente quando poteva sbizzarrirsi nel - così detto - laboratorio. Aveva anche fatto amicizia con un suo compagno di corso, Shiro Iida, anche lui del primo anno. Era un ragazzo molto timido e gentile, di quelli che hanno una buona parola per tutti. Non si poteva definirlo una gran bellezza con quei capelli castani assolutamente anonimi e un colorito molto vicino ad un malsano grigiastro, però la dolcezza che traspariva dai suoi occhi nocciola compensava gli altri difetti.
Invece c'erano ancora parecchi problemi con il suo coinquilino. Kaneda pensava che, con l'andare del tempo, avrebbero potuto legare almeno un po', invece quel Waka... Wakaqualcosa diventava ogni giorno più scorbutico e silenzioso e lo guardava sempre con sguardo torvo. In più non faceva altro che urlargli dietro perchè non riusciva proprio a ricordarsi il suo nome e lo sgridava sempre se lo storpiava. Ma era colpa sua se quello aveva un cognome assolutamente impronunciabile?
Ciò che, però, lo rendeva più felice era la crescente intimità che si stava formando tra lui e Sasa - di lui se lo ricordava bene il nome!
Subito dopo il primo allenamento Yukito era venuto da lui per fargli i complimenti per la sua bravura. Kaneda si era sentito al settimo cielo! Si trovavano spesso a bere qualcosa insieme alla sera. Ormai le giornate diventavano ogni giorno più calde e sovente preferivano starsene per conto loro sui gradini della casa con due bottiglie di birra a parlare. Qualche volta erano anche andati a studiare insieme in biblioteca. Sasa sembrava sempre felice di poter passare del tempo assieme a lui e quando aveva qualche problema era sempre disposto a dargli una mano. La domenica, quando quasi tutti uscivano per andare a farsi un giro in centro o per andare a fare visita alle loro famiglie, loro due si trovavano a disputare one-on-one e Yukito gli dava utili consigli per migliorare la sua tecnica. Era solo grazie a lui se alla prima partita del campionato il coach lo aveva scelto per metterlo nel quintetto base! Gli doveva davvero moltissimo.
Ad ogni ora che passava Kaneda si rendeva perfettamente conto di starsi affezionando sempre di più a quel suo compagno gentile e premuroso. Non aveva occhi che per lui. Quando entrava in una stanza erano i suoi occhi turchini la prima cosa che cercava, quando si sedevano per mangiare faceva sempre in modo di mettersi nel posto affianco a lui, insomma lo cercava costantemente. E Sasa non si mostrava mai scocciato per il suo comportamento assillante. In genere veniva sempre deriso dagli altri per questo suo atteggiamento 'da sanguisuga', ma Yukito ne sembrava addirittura deliziato.
Satori viveva in uno stato tra lo stordito e l'entusiasta. Tutto ciò che faceva gli pareva bello (compresi i noiosissimi allenamenti del coach Kanaya), tutto ciò che mangiava gli sembrava buonissimo (compresi gli intrugli energizzanti che il vice-capitano Kawamura li costringeva a ingurgitare) e le ore del giorno non gli erano mai sembrate tanto brevi, come quelle della notte mai tanto lunghe. In due parole: era innamorato!
Appena si rese conto di questo si preoccupò. Come avrebbe mai potuto il suo dolce Yukito ricambiarlo? Lui non era affatto adatto ad un essere che gli era tanto superiore. Aveva, allora, provato a staccarsi un po' da lui in modo da non continuare ad illudersi inutilmente, ma a quel punto era stato lo stesso Sasa ad andare a cercarlo e lui era di nuovo capitolato.
Era ormai piena estate quando Kaneda si decise a dichiararsi al suo sempai. Mancavano pochi giorni alle vacanze estive ed era appena terminata la prima sessione degli esami. Lui e Sasa si trovavano in biblioteca per cercare alcuni libri che gli sarebbero serviti durante la pausa estiva. Ovviamente la stanza ricolma di librerie alte fino al soffitto era completamente vuota. Tutti gli studenti si erano presi il loro meritato periodo di riposo dopo il 'tour de force' degli ultimi giorni.
"Satori... Satori...Ehi, Satori, tutto bene?"
"Eh? Cosa?"
La mente di Kaneda fu bruscamente riportata alla realtà dalla voce suadente di Yukito. Il ragazzo più grande sorrise paziente e i suoi occhi furono attraversati da tempeste di indaco. Kaneda rimase senza fiato per un attimo.
"Oggi hai la testa tra le nuvole Satori. Qualcosa non va? Ma forse sei solo stanco. È stata molto dura per tutti negli ultimi tempi tra studio e allenamenti. Sei così pallido!"
Allungò una mano verso il suo volto diafano e gli scostò i lunghi capelli che gli scendevano sul viso sfiorandogli la guancia in una carezza sensuale. Kaneda, attratto dal calore di quel palmo rovente, girò la testa verso la mano del compagno facendo trasformando quel leggero tocco in qualcosa di più intimo. Stranamente Yukito non si sottrasse a quel contatto. Il suo sorriso divenne più largo e si mise a ridacchiare.
"Sei proprio un cucciolo Satori! Un cucciolo indifeso che si fida della prima persona che gli offre una carezza misericordiosa, senza rendersi conto che questa sta nascondendo un bastone dietro la schiena. Sarebbe così facile spezzarti!"
A quelle parole pronunciate con una dolcezza che strideva con il loro significato, la schiena di Kaneda fu percorsa da un doloroso brivido.
"Ma tu mi proteggeresti, vero Sasa? Non permetteresti a quella persona di usare il bastone con me, giusto?"
Yukito fece scivolare la mano verso la nuca del ragazzo e avvicinò il viso al suo strusciando il naso contro la sua guancia.
"Ma certo! Non permetterò mai a nessuno di toccarti. A nessuno!"
Kaneda sentiva il fiato del ragazzo solleticargli il collo. Bastava solo girare un poco la testa e la distanza da quella bocca tanto ambita sarebbe cessata di colpo. Il calore che emanava il corpo dell'altro era intossicante e gli fece perdere completamente il controllo. Compì una minima torsione del busto e... il Paradiso! Quelle labbra così morbide e bollenti... quel sapore, il SUO sapore, fresco e pungente... 
Non riusciva più a staccarsi da lui. Non faceva altro che assaggiare le sue labbra, morderle e succhiarle come se fossero il frutto più succoso e squisito che avesse mai mangiato. Provò a far entrare la lingua nella piccola cavità umida per poter gustare meglio quell'aroma inebriante, ma, a quel gesto, Yukito si sottrasse allontanandolo da sè. Lo teneva fermo per le spalle guardandolo con aria leggermente crucciata.
"Eh no, Satori! Questo non va proprio bene!"
"M-ma... cosa... cosa ho fatto? Io credevo... credevo..."
L'espressione di Sasa divenne improvvisamente triste.
"Hai ragione, probabilmente è colpa mia. Non avrei mai dovuto lasciarti prendere tanta confidenza, ma io credevo che la tua fosse solo amicizia. Questo mi duole molto perchè io tenevo veramente a te. Ma vedi, il genere di affetto che tu puoi volere da me non è quello che ti posso dare".
Kaneda sentiva gli occhi pungere ed era certo che si sarebbe messo a piangere in breve tempo.
'Non davanti a lui, ti prego, non davanti a lui!'
Facendo uno sforzo immane riuscì a trattenersi. Aveva lo sguardo rivolto al pavimento e le labbra gli tremavano senza che riuscisse a fermarle.
"S-scusa... io... io ti voglio bene e non vorrei mai fare qualcosa che ti dispiacesse".
"Lo so, lo so!"
Le mani di Sasa salirono dalle spalle ai lati della faccia di Satori. I pollici compivano leggeri massaggi circolari sulle guance.
"So che non l'hai fatto per cattiveria. Credimi, sono molto lusingato da ciò che provi per me e anch'io ti voglio bene. Per questo sono così triste al pensiero di non poter più stare con te!"
Kaneda alzò la testa di scatto guardando con espressione smarrita e allarmata il ragazzo di fronte a sè.
"No! Ti prego, farò ciò che vuoi, ma non allontanarmi da te!"
"Ma che dici? Io allontanarti da me? Non ho alcuna intenzione di fare una cosa del genere. Lo stavo solo dicendo per il tuo bene. Probabilmente sarai tu a non volermi più vedere per smettere di soffrire. Immagino che per te non sia facile continuare a vederci sapendo che io non posso ricambiarti in nessun modo".
"No, ti prego, ti prego! Saremo solo amici, prometto che non ti toccherò mai più. Rimani con me, per favore!"
Ormai Kaneda stava singhiozzando. Grosse lacrime scendevano come una cascata d'argento dai suoi begli occhi di un verde talmente scuro da sembrare quasi nero. Sasa gli asciugò le lacrime tornando a sorridere.
"Va bene, allora. Saremo sempre amici. Ma adesso smettila di piangere, non posso vederti in questo stato, mi fa troppo male".
Kaneda cercò di controllare i violenti singhiozzi che gli squassavano il petto, ma il risultato lasciava molto a desiderare.
"Il mio piccolo cucciolo! Vedrai, mi dimenticherai presto. Però rimarrai sempre mio amico".
Yukito gli abbassò la testa e lo baciò sulla fronte.
"Adesso è meglio che vada. Ci vediamo più tardi".
Mentre il ragazzo usciva, Kaneda si lasciò cadere sul pavimento di freddo marmo portandosi le ginocchia contro il petto e rannicchiandosi tutto. Che cosa aveva fatto? Perchè si era lasciato andare in quel modo? Era ovvio che Sasa non potesse ricambiarlo. E allora perchè era stato tanto stupido da fargli capire i suoi veri sentimenti.
Riprese a piangere non riuscendo a trattenere le lacrime.
Meno male che Yukito era un ragazzo buono e sensibile! Lo aveva capito e non lo aveva disprezzato, anzi, si era anche offerto di rimanergli amico nonostante tutto! Eppure questo pensiero non lo consolava. Sasa non lo amava e il senso di vuoto che lo pervadeva lo stava inghiottendo in una voragine senza fondo.
Tornò nella sua stanza appena riuscì un po' a riprendersi. Per fortuna erano ancora tutti fuori. Si mise subito a letto e non scese neppure per cenare, dicendo a Wakashimaru che stava poco bene. Il compagno lo guardò un attimo perplesso, come se fosse indeciso se lasciarlo da solo o no. Poi si girò e uscì dalla camera.
Quella notte non riusciva ad addormentarsi. Continuava a rigirarsi tra le lenzuola sentendo ancora la voce di Sasa ripetergli che non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. Si sentiva triste e solo. Dall'altra parte della stanza Tadashi dormiva profondamente.
Kaneda si sorprese a pensare al suo coinquilino. Certo che era proprio strano quel ragazzo! Sembrava sempre stare sulle sue e si arrabbiava per un nonnulla sbraitando e facendo casino. Però a volte lo guardava con dolcezza e se aveva qualche problema sembrava sempre stargli vicino senza far pesare la sua presenza. Per questo lo aveva soprannominato Taz. Taz, il diavolo della Tasmania, era uno dei suoi personaggi dei cartoni animati preferiti: irruente e sconvolgente, riusciva comunque a trasmettere alla gente un senso di tenerezza. Adorava talmente quell'esserino da essersi comprato un suo peluche che si portava sempre dietro, custodendolo come un tesoro.
Kaneda si alzò e si diresse verso il letto dell'altro. Aveva tanto bisogno di essere confortato e coccolato! Gli bastava rimanere nel calore di Taz per qualche ora, poi sarebbe ritornato al suo letto prima che lui si svegliasse e senza che si accorgesse di nulla. Si accoccolò contro la sua schiena e si addormentò nel giro di pochi secondi.
La mattina dopo tutti si alzarono di buon ora. Era arrivato finalmente il giorno in cui gli studenti potevano tornare alle loro case per passare l'estate con i propri amici e famigliari. Erano già quasi tutti radunati nella sala mensa quando...
"SATORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
Un urlo disumano rieccheggiò per tutto il Campus. 
Il capitano della squadra di basket, Kurimoto, che si stava dondolando sulla sedia cadde a gambe in aria, il vice-capitano Kawamura che stava spalmando della marmellata su una fetta di pane si tagliò con il coltello che gli era scivolato di mano, il responsabile dell'alloggio Notoori che stava bevendo una tazza di caffè la sputò in faccia ad Asada e Mitsui che gli stavano, sfortunatamente, di fronte e il povero Noda rischiò di soffocare con il dolcetto che aveva appena messo in bocca.
Tutti, allarmatissimi, si precipitarono verso il luogo da cui era provenuto quell'ululato agghiacciante: la stanza numero 5. Quando spalancarono la porta si trovarono di fronte ad una scena impressionante. Satori era seduto sul letto di Wakashimaru con aria assonnata e confusa e guardava in direzione del suo compagno di camera che stava esattamente dalla parte opposta rispetto a dove stava lui con il volto rosso e ansante.
A Kurimoto bastò un'occhiata per capire che lì doveva essere successo qualcosa di molto grave e di... parecchio imbarazzante, per cui si voltò spingendo via i suoi compagni rimasti a guardare sulla soglia.
"Su, forza, andate via. Non c'è niente di interessante da vedere. Ora ci penso io qui".
"Ma capitano! Vogliamo rimanere anche noi!"
A nulla valsero le proteste dei ragazzi, il loro capitano era irremovibile. Appena riuscì a far uscire tutti, Kurimoto chiuse la porta e si girò. 
"Si può sapere cosa avete da urlare?"
Il ragazzo dovette trattenere una risata alla vista di Wakashimaru in boxer, con l'aria sconvolta che puntava un dito tremante in direzione di Satori che aveva mantenuto la stessa espressione sperduta di poco prima.
"L-lui... i-io... m-mi sono svegliato e lui... era nel mio letto... con... con..."
"Va bene, va bene, basta così".
Kurimoto sospirò esasperato.
"Avanti Satori, prova a finire tu di spiegare, altrimenti se aspettiamo Wakashimaru ci mettiamo tutta la giornata!"
Kaneda si girò verso di lui sbattendo un paio di volte le palpebre.
"Mmh... credo di essermi addormentato nel suo letto, ma non capisco perchè se la sia presa così..."
Tadashi, se possibile, divenne ancora più rosso.
"Perchè me la sono presa? PERCHE' ME LA SONO PRESA??? Forse perchè QUALCUNO oltre ad essersi infilato nel mio letto senza permesso mi stava anche tenendo le mani nei boxer!!!!!"
Per un istante il tempo sembrò cessare di scorrere rimanendo ghiacciato e immobile.
"Ho capito! E' meglio che me ne vada anch'io".
Prima ancora che uno di loro potesse dire 'bah' Kurimoto si volatilizzò.
Kaneda si rannicchiò su sè stesso avvolgendosi maggiormente nel lenzuolo.
"Non capisco perchè tu la faccio tanto lunga".
"Ma sei cretino o cosa? Ti pare normale svegliarti al mattino col tuo compagno di stanza che ti sta ravanando nelle mutande???"
Kaneda strinse gli occhi in due fessure di un verde brillante e lo guardò arrabbiato.
"Io NON ti stavo ravanando nelle mutande. È solo che nel sonno mi è capitato di allungare un po' le mani".
"E, guarda caso, ti è CAPITATO di infilarle nei miei boxer!"
Kaneda fece un gesto stizzito.
"Andiamo Taz, non crederai davvero che sia tanto stupido da cercare di violentare nel sonno il mio compagno di stanza! E poi, vista la reazione del 'piccolo Taz' lì sotto, non credo che la cosa ti dispiacesse più di tanto!"
Gli occhi di Tadashi si spalancarono all'inverosimile. Aprì un paio di volte la bocca cercando di inalare un po' d'aria senza riuscirci.
"Tu... tu... RAZZA DI PERVERTITO, MANIACO SESSUALE, PAZZO HENTAI SENZA UN BRICIOLO DI PUDORE!!! COME OSI???!!! BASTA, IO NON CI RIMANGO UN MINUTO DI PIU' IN QUESTA CAMERA! APPENA TORNIAMO DALLE VACANZE MI FACCIO TRASFERIRE E CHE SIA UN ALTRO A SOPPORTARE LE TUE PERVERSIONI NOTTURNE!!!!!!!"
Detto questo uscì dalla stanza sbattendo violentemente la porta. Un istante più tardi rientrò mormorando: "Merda! Sono ancora in boxer" e si fiondò nel bagno chiudendosi a chiave.
Kaneda si sdraiò nel letto abbracciando il cuscino e inalando l'odore speziato di Taz.
"Poche ore... ancora poche ore e sarò a casa" disse mentre una lacrima furtiva gli scendeva lungo una guancia.

Al termine delle vacanze estive gli studenti dell'Università S ritornarono ai loro alloggiamenti. Kaneda non fece eccezione, anche se tutti notarono quanto fosse diventato ombroso e taciturno. Taz non cambiò stanza, ma gli rivolgeva a stento la parola e quando Satori gli andava vicino lo guardava con aria minacciosa per tenerlo più lontano possibile da sè. Kaneda era assolutamente convinto di essergli diventato insopportabile alla vista e viveva nell'ansia di essere chiamato da Notoori che gli comunicava il trasferimento del suo coinquilino. Era terribilmente dispiaciuto per ciò che era successo. In realtà neppure lui sapeva come potesse essere avvenuta una cosa simile. Si ricordava solo che gli istanti prima di essere svegliato dalle grida isteriche di Taz si sentiva sicuro e protetto come mai prima. Ma come faceva a spiegarglielo visto con lo voleva neppure stare ad ascoltare?
Il povero Satori era talmente depresso e scoraggiato che perse concentrazione anche durante gli allenamenti, tanto che il coach Kanaya decise di lasciarlo qualche tempo in panchina e sostituirlo con Sasa.
Quest'ultimo, nel frattempo, si sentiva nel pieno della forma. Negli ultimi mesi era passato attraverso ad una tempesta emozionale di cui non si spiegava la provenienza, ma, per fortuna, ne era uscito incolume.
Tutto era cominciato la sera in cui aveva conosciuto quel ragazzino. C'era qualcosa in lui che gli aveva fatto saltare il cuore in gola e rizzare i peli delle braccia. Gli aveva detto di essere un playmaker come lui, così aveva archiviato la cosa come 'riconoscimento di un diretto concorrente al posto di titolare', ma dentro di sè sapeva che c'era qualcosa di più. Lo capì la prima volta che lo vide giocare. Tutta quella passione e fluidità lo avevano colpito come un pugno allo stomaco. Era bravo, maledettamente bravo! Aveva un talento che lui si poteva solamente sognare. Doveva assolutamente fare qualcosa perchè quel ragazzo non gli portasse via il suo posto in squadra. Così se lo fece amico. Aveva capito subito di avere un notevole ascendente su di lui. Satori faceva tutto quello che gli chiedeva senza starci a riflettere troppo sopra. Era stato tremendamente facile entrare nelle sue grazie! Quando poi si era anche accorto che si era innamorato di lui aveva segretamente esultato. Ora lo aveva completamente in suo potere. Gli bastavano poche moine per mandarlo in visibilio! Aveva perfettamente capito che ciò che cercava l'altro ragazzo erano un po' d'affetto e sicurezza e si era sforzato in tutti i modi per cercare di convincerlo che lui era dotato di tutte quelle qualità che stava cercando. Il momento migliore lo raggiunse il giorno prima l'inizio delle vacanze estive, quando Satori si era deciso a dimostrare i suoi sentimenti. Si era divertito moltissimo a vedere il suo fragile cuoricino andare in mille frantumi! Eppure...
Eppure era rimasto giorni e giorni a ripensare alle sensazioni che quel timido bacio gli avevano trasmesso. Sentiva ancora la sua piccola lingua sfiorargli le labbra per chiedere l'accesso. Per un solo, breve istante aveva pensato di cedere e di lasciarsi sopraffare. Ma poi era tornato in sè e aveva continuato con il suo infallibile piano. Ci era riuscito! Aveva eliminato il suo avversario e aveva di nuovo il posto in squadra!
Le visioni di Satori nudo e gemente tra le sue braccia, però, non lo avevano abbandonato. Ogni notte lo sognava, lo vedeva sottomesso e disponibile, pronto a qualunque cosa lui gli volesse fare. Doveva affondare i denti nelle labbra fino a farsele sanguinare per evitare di mugolare come una cagnetta in calore. Ma sapeva che quelle visioni erano fallaci. Non doveva dar loro retta o avrebbe perso tutto ciò che aveva così faticosamente conquistato.

Un altro ragazzo si era accorto della strana situazione che si era creata attorno a Kaneda. 
Un giorno, dopo l'ennesimo allenamento infruttuoso del giovane dai capelli lunghi, Notoori lo chiamò in disparte dicendogli che gli voleva parlare.
"Satori è da quando siamo rientrati che sembri sempre deconcentrato. Sei decisamente sotto tono. Che ti succede?"
"Ma no, nulla".
Kaneda non riusciva a guardare l'altro negli occhi. Sapeva che il sempai si stava solo preoccupando per lui, ma non credeva che lui... che nessuno fosse in grado di capirlo.
Hideki sospirò e si sedette per terra al di fuori della palestra. Fece cenno a Kaneda di raggiungerlo e lui gli si mise di fianco.
"Sai cosa ho pensato la prima volta che ti ho visto, Satori? Ma da dove cavolo è uscito questo pazzo? Come fa uno così ad essere stato ammesso alla migliore squadra di basket del paese?"
Kaneda lo guardò con aria un po' scandalizzata. Notoori si mise a ridere e proseguì.
"Poi ti ho visto giocare e allora ho capito. Tu sei il miglior playmaker che abbia mai incontrato e meriti veramente di stare nel nostro team. Nessuno può starti a pari".
Adesso il sempai sembrava davvero molto serio.
"Ma che dici? C'è Sasa che è molto più bravo di me!"
Hideki gli puntò addosso gli occhi di solito così gentili, ma ora terribilmente freddi e taglienti.
"Sasa non è nessuno confrontato a te. Se il coach ha preferito lui a te ultimamente è solo perchè tu non ti stai affatto impegnando. Non so esattamente che cosa ti sia successo, ma che stai soffrendo è evidente. Lascia che ti dica una cosa, però. Qualunque cosa accada, qualunque sofferenza tu dovrai patire, non dubitare mai del tuo talento come cestista!"
Kaneda rimase immobile a fissarlo per qualche istante.
"Sai, credo di aver capito ora".
Notoori gli sorrise soddisfatto.
"Tu sei nato con la vocazione per fare la bambinaia!" aggiunse Satori tutto allegro.
"L-la bambinaia? Ma di che stai parlando?"
Il sempai era addirittura frastornato. Possibile quel ragazzo fosse davvero pazzo come aveva supposto appena lo aveva conosciuto?
"Sì, sì, ho deciso! Da oggi tu sarai Nanny!"
Kaneda si alzò in piedi con un balzo battendo le mani, tutto eccitato come un bambino di fronte alla sua torta di compleanno.
"M-ma Satori... non hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto?"
"Ma certo che ho ascoltato! Bisogna sempre dare retta alla propria nanny" disse questi con aria seria.
Notoori scosse la testa sconsolato.
"Bene, allora in qualità di tua nanny lascia che ti dia un altro consiglio. Stai lontano da Sasa. Ha l'aspetto di un angelo, ma la verità è che non mi è mai piaciuto. Sembra disposto a vendere sua madre al diavolo pur di ottenere ciò che vuole. Non hai bisogno di lui, puoi avere tutti gli amici che vuoi. Allora, farai quello che ti ho detto?"
Kaneda mise su un broncetto pensieroso tamburellandosi il mento con due dita.
"Mmh... farò del mio meglio. Bene, sarà ora che vada! Credo che mi aspetti un allenamento supplementare. Ho battuto fin troppo la fiacca in questi giorni!"
Dicendo questo schizzò via, ma quando fu sulla soglia della palestra disse senza voltarsi:
"Grazie!" e volò via.
Notoori sospirò di nuovo e sorrise. Ci aveva visto giusto. Quel ragazzo non era affatto uno stupido!

In seguito al consiglio di Nanny, Kaneda decise che era venuto il momento di guardarsi intorno per fare nuove conoscenze. In questo lo aiutò anche un compito che il professore di pittura aveva assegnato agli studenti del primo anno. Questo consisteva nel mettersi in coppia e fare l'uno il ritratto del volto dell'altro. Insieme a Satori fu messo Shiro Iida, un ragazzo piuttosto bassetto 8 non arrivava neanche al metro e settanta di altezza), capelli castano scuri e la pelle talmente bianca da rendergli un aspetto alquanto malaticcio. Non era quel che si può definire una gran bellezza, ma le sue scarse doti erano compensate da un paio di occhi nocciola dolcissimi che facevano impazzire chiunque. Ricordavano molto quelli di un cagnolino spaurito.
Neanche a dirlo, Kaneda andò in delirio per quegli occhi.
Fu così che divennero molto amici. Kaneda cercava di scalfire quella corazza di timidezza di cui l'altro si era circondato, in compenso Iida portava nel cuore di Satori il calore di un'amicizia totalmente disinteressata. Uscivano spesso insieme. Andavano al cinema, alle gallerie d'arte, a bere tisane nei bar più lussuosi della città dove ti portano anche i dolcetti della casa. Insomma, si divertivano un sacco.
Kaneda era di nuovo felice. Certo, sentiva ancora il vuoto lasciatogli dall'amore che Sasa non poteva provare per lui, ma era comunque più rilassato. Era anche riuscito ad ottenere di essere di nuovo ammesso nel quintetto base.
Yukito lo aveva cercato spesso in questo ultimo periodo. Con lui era sempre gentile e protettivo, ma, anche se non sapeva spiegarsene il perchè, Kaneda non riusciva più a vederlo con gli occhi di una volta. Sentiva sempre una sorta d'ansia in sua presenza, per cui preferiva evitarlo per la maggior parte del tempo.
Era anche riuscito a ristabilire una specie di pace armata con Taz. Non che fossero diventati particolarmente intimi o che si facessero confidenze, ma avevano instaurato un rapporto civile e si parlavano senza dover urlare (il che, specialmente per Wakashimaru, era un ottimo risultato!).
Una sera, Kaneda si stava preparando per la solita uscita con Shiro. Tadashi aveva già raggiunto gli altri giù nella sala comune per una partita a biliardo con Mitsui. era leggermente in ritardo e cercava di fare le cose più in fretta che poteva. Si stava ancora infilando il giacchetto di jeans - ormai la sera faceva piuttosto freschino - quando si trovò con la strada sbarrata da qualcuno.
"Dove stai andando?"
Il tono minaccioso con cui era stata formulata quella domanda fece sussultare Kaneda.
"Ah, Sasa! Mi hai spaventato! Sto uscendo..."
"Esci un'altra volta col tuo nuovo amichetto?"
Kaneda non era in grado di sopportare i lampi violetti di quegli occhi troppo blu per non affogarci dentro.
"S-sì, devo andare a prendere Iida al suo alloggio. Ora scusami, ma mi sta aspettando".
Stava per superarlo quando Sasa lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso la sua camera.
"No, carino, ora tu vieni con me!"
Kaneda era sbalordito. Che cosa gli prendeva? Perchè si stava comportando a quel modo?
Quando furono nella stanza Yukito la chiuse a chiave, poi si girò di nuovo verso di lui.
"Che cosa c'è fra voi due, si può sapere?"
"I-io non capis..."
"Hai capito benissimo, invece! Rispondimi!"
Satori non sapeva più da che parte guardare. Continuava a torcersi le mani in chiaro segno di forte nervosismo.
"Siamo amici".
"Amici? Amici come TU intendi l'amicizia?"
Doveva voleva arrivare Sasa con questa domanda? Kaneda non sapeva cosa rispondere e preferì tacere.
"Ci vai a letto?"
"Cos... no!"
Kaneda aveva alzato la testa guardandolo inorridito negli occhi.
"Smettila con questa storia, cosa sono tutte queste domande Sasa? Si può sapere a te che cosa importa?"
Mai Kaneda si sarebbe aspettato da lui una reazione del genere! Yukito scoppiò in lacrime buttandosi sul letto e voltandogli le spalle.
"Ma... ma cosa..."
"Sei uno stupido, Satori, uno stupido! Non capisci quanto ti ami e quanto soffra? Non sai quanto sia stato doloroso per me ammettere ciò che provo nei tuoi confronti e proprio quando mi ero finalmente deciso a dichiararli apertamente ti vedo mettermi da parte come uno straccio vecchio e buttarti tra le braccia del primo ragazzino che passa! Davvero preferisci lui a me? Che cos'ha quello che io non ho?"
I singhiozzi scuotevano convulsamente le sue spalle. 
Kaneda si sentì morire. Per tutto quel tempo si era roso l'anima e poi... stava rischiando di perdere così la felicità quando ormai ce l'aveva a portata di mano!
Si precipitò anche lui sul letto abbracciando Sasa che tremava contro di lui.
"Hai ragione amore mio, sono uno stupido, uno stupido vigliacco! Come ho potuto fare questo al mio preziosissimo angelo? Non ho mai smesso un secondo di amarti! Cercavo di stare lontano da te solo perchè credevo che ti infastidisse la mia presenza, perchè ti sarebbe venuta a noia la mia espressione adorante visto che tu non potevi ricambiare ciò che provavo per te. O almeno era questo che pensavo! Perchè, perchè non me lo hai detto prima?"
Frammezzava le parole ai baci e i baci alle parole. Asciugava con la lingua le scie umide lasciate dalle lacrime su quelle guance candide. Affondava le mani nei suoi capelli d'ebano ne aspirava il dolce profumo vanigliato. Oh, sì! Adesso... adesso poteva avere tutto!
Lo baciò sulla bocca trattenendolo per la nuca. Le loro lingue duellavano in uno scontro senza fine. Quando infine si separarono Yukito lo guardò con i suoi occhi di un blu intenso velati dal desiderio.
"Mi ami davvero Kane-chan?"
"Certo che ti amo!"
Sasa gli si accostò maggiormente, gli morse un orecchio e poi gli sussurrò:
"E me lo dimostrerai?"
La schiena di Kaneda fu percorsa dall'ennesimo brivido.
"Farò tutto quello che vuoi".
Sasa gli baciò la fronte, poi le palpebre, poi le guance, il mento, il collo, poi risalì di nuovo e gli parlò sulle labbra.
"Allora fai l'amore con me".
Kaneda chiuse gli occhi e si lasciò sdraiare dall'altro. In fondo, non desiderava altro che stare tra le sue braccia.
Yukito lo baciò profondamente, tanto da togliergli il fiato. Gli tolse il giacchetto senza staccarsi dalla sua bocca. Gli sollevò la maglietta a maniche lunghe baciando le porzioni di pelle che man mano venivano messe a nudo: prima l'ombelico, gli addominali, lo sterno, il capezzolo sinistro che si inturgidì sotto il suo tocco fino a diventare un gustoso bottoncino scuro, poi la base del collo. Kaneda alzò le braccia per aiutarlo a sfilargli l'inutile indumento. La lingua di Sasa gli percorreva la gola dal basso verso l'alto raggiungendo il mento e infilandosi di nuovo nella sua bocca semiaperta. Satori aveva infilato le mani sotto il maglione di cotone dell'altro accarezzando e graffiando la sua schiena, mentre si dimenava sotto di lui strusciando la sua erezione intrappolata nei jeans contro la coscia di Yukito alla ricerca di un po' di sollievo. Sasa si sollevò quel tanto che gli bastava per levarsi la maglia e tornò a torturare i capezzoli del suo compagno che mugolava di piacere. Di nuovo il ragazzo dai capelli neri si staccò dal suo corpo lasciandogli una sensazione di vuoto. Velocemente gli slacciò i jeans e glieli sfilò insieme agli slip neri che indossava. Rimase ad ammirarlo per secondi che parvero ore. I suoi occhi presero sfumature di un blu torbido del mare in tempesta.
"Sei bellissimo!"
Accostò il viso alla sua virilità.
"E sei mio!" aggiunse in un soffio prima di prenderlo in bocca facendolo urlare.
Yukito iniziò la sua opera di suzione con una violenza e una perizia tale da costringere Kaneda a mordere il cuscino per soffocare i feroci gemiti che gli uscivano dal petto. Venne di lì a poco spruzzando il suo seme sul viso del suo amante, il quale si leccò le labbra con aria golosa e gli si avvicinò dicendogli:
"Puliscimi".
Satori prese Sasa ai lati della testa e iniziò a leccargli le guance, il naso e la fronte assaggiando il suo stesso sapore per poi rituffarsi nella morbidezza della sua bocca. Quando si scostarono gli occhi di Yukito mandavano lampi di passione insoddisfatta che fecero rabbrividire il suo compagno. Lo fece voltare e mettere in ginocchio con le mani aggrappate alla testata del letto. Gli lasciò una scia di baci lungo la spina dorsale fino a raggiungere il solco che divide i due glutei. Glieli scostò e leccò la sua apertura inumidendola e lubrificandola. Quando i gemiti di Kaneda furono talmente potenti da mandargli in tilt il cervello abbandonò quel lavoro, si strappò i pantaloni di dosso e, afferratolo per i fianchi, lo penetrò con un'unica, profonda spinta. Satori si irrigidì urlando di dolore e stringendo il bordo della testata in legno talmente forte da far sbiancare le nocche. Sasa gli prese il sesso in mano massaggiandolo e risvegliandolo e dopo poco lo sentì rilassarsi sotto le piacevoli carezze che gli stava elargendo. Affondò maggiormente in quel calore intossicante facendosi uscire un mugolio dalle labbra. Kaneda abbassò la testa facendosi ricadere i lunghi capelli ai lati del viso, lasciando scoperto il bel collo candido. Sasa non resistette all'impulso e lo morse sulla nuca. Continuò a spingersi sempre di più in lui con un ritmo che a mano a mano diventava più frenetico e continuando a tenere tra i denti la morbida pelle della collottola come fanno gli animali feroci nel momento dell'amplesso. Il letto si muoveva in sincronia con loro emettendo sinistri cigolii. 
L'orgasmo li sorprese nello stesso momento. Yukito gettò indietro la testa gridando il suo piacere, Kaneda, che gli era andato incontro col bacino per riceverlo meglio, morse così forte le labbra da procurarsi un taglio profondo.
Rimasero esausti uno sopra l'altro addormentandosi in quella posizione dopo pochi minuti, senza che ancora avessero ristabilito il corso regolare dei loro respiri.

La mattina dopo Kaneda si alzò pieno di energie. Prima di tornare a dormire nella sua stanza aveva promesso al suo Yukito che avrebbe detto a Iida che non si sarebbero più rivisti. Gli dispiaceva molto perdere un amico come lui sempre pronto ad ascoltarlo e a fargli compagnia, ma per amore era disposto a questo e a ben altri sacrifici.
Appena fu pronto si precipitò al dormitorio dove stava Shiro. Il ragazzo aveva l'aria un po' depressa per via del fatto che la sera precedente Kaneda non si era presentato al loro appuntamento senza neanche avvertire. Satori si scusò moltissimo per questo e, visto che pareva realmente dispiaciuto, Iida lo perdonò rivolgendogli un fresco sorriso.
"Dai Satori, non ti preoccupare! Non ce l'ho con te, davvero! Che ne diresti adesso di andare a prenderci qualcosa da bere alla caffetteria del Campus?"
"Ecco, io... veramente non posso... sai, sono ancora parecchio indietro con il lavoro da consegnare dopodomani per il professor Mine, per cui preferirei andare al laboratorio".
"Ah, va bene. Allora ti accompagno".
"No guarda... è meglio di no".
Kaneda era visibilmente imbarazzato e non distoglieva lo sguardo dalle sue scarpe.
"Il fatto è che se c'è un'altra persona con me mi distraggo e non riesco a concludere nulla... Mi dispiace!"
Shiro rimase un po' deluso. Mai prima d'ora Satori aveva rifiutato la sua compagnia, anzi, erano più le volte in cui andavano al laboratorio a dipingere insieme di quelle in cui lo facevano da soli.
"Come preferisci. Posso passare a trovarti dopo gli allenamenti?"
Kaneda tentennò un attimo.
"Senti, facciamo così... ti dico io quando avrò un po' di tempo libero, ok Iida?"
Gli occhi nocciola del ragazzo si velarono di indicibile tristezza e Kaneda fu colpito da una violenta fitta al petto.
"Ok Satori... facciamo come vuoi tu".
"Grazie Iida! Io... ti prometto che sarà questione di poco, vedrai".
Shiro annuì e gli rivolse un sorriso che aveva ben poco di gioioso.
Mentre tornava indietro Kaneda pensò che in fondo non gli aveva propriamente mentito. Era fermamente convinto che bastasse un po' di tempo per tranquillizzare Yukito sulla reale portata dei suoi sentimenti e poi sarebbe di nuovo stato libero di frequentare i suoi amici. Bastava solo aspettare con pazienza.
Appena rientrato in casa si fiondò nella sala comune dove sapeva di trovare il suo ragazzo. Infatti era lì circondato da tre studenti del primo anno che stavano letteralmente pendendo dalle sue labbra. Del resto Sasa con i suoi modi così eleganti e affascinanti era in grado di ammaliare chiunque.
"Koibito, sei qui!"
Kaneda si gettò addosso a lui stringendoglisi addosso.
"Satori, sono contento che ti faccia piacere vedermi, ma non credi di esagerare con le tue manifestazioni di amicizia?"
Il ragazzo si staccò da lui come se fosse appena stato scottato da qualcosa. Si guardò intorno smarrito e si rese conto dei suoi compagni che lo stavano guardando ridacchiando.
"A-amicizia? Io... non capisco Yukito..."
"Satori, per favore, gradirei che tu non mi chiamassi per nome. Dopotutto sono sempre un tuo sempai".
Gli sorrise con gentile distacco.
"Ma ciò non vuol dire che non possa essere tuo amico".
Kaneda si sentiva gli occhi di tutti i presenti puntati addosso. Non sapeva cosa dire nè cosa fare. Rimaneva lì con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, incapace di una qualsiasi reazione.
"Ehi Satori! Io e Noda stavamo andando a farci una passeggiata nel parchetto. Che ne diresti di unirti a noi?"
Kaneda, come destato da un brutto incubo, si riscosse e guardò nella direzione della persona che gli aveva rivolto la parola. Era una delle matricole arrivate con lui il primo giorno, Mitsui. Non si erano mai parlati moltissimo, però avevano già dato prova di reciproca stima. 
Kaneda lo guardò con occhi pieni di gratitudine e uscì insieme ai suoi due compagni. Quando furono a metà strada si fermò.
"Sentite ragazzi, vi ringrazio molto per quello che avete fatto, ma ora avrei bisogno di stare un po' da solo".
Mitsui si limitò a fargli un cenno con il capo e si incamminò nuovamente verso la sua meta. Noda aspettò che l'altro si fosse allontanato a sufficienza, poi gli rivolse il suo solito sorriso cordiale.
"Non prendertela troppo. Quel Sasa è un tipo strano. A me non piace parlar male dei miei compagni di squadra, ma se devo essere sincero non mi fido troppo di lui".
Noda si massaggiò il mento ricoperto da un rado pizzetto. Kaneda accennò un sorriso.
"Probabilmente gli ha solo dato fastidio che lo trattassi con tanta confidenza davanti a tutte le altre matricole".
"Sì, può darsi. Sarà meglio che vada ora o Mitsui mi darà per disperso. Stammi bene Satori!"
Il sempai si tirò indietro con un gesto della mano i rasta che gli erano ricaduti sul viso e corse dietro all'altro ragazzo.
Kaneda girò a vuoto per quasi un'ora perso dietro ai suoi pensieri.
"Ohi, Satori! Che fai, vai a caccia di formiche?"
Il ragazzo dagli occhi verdi si riscosse dalle sue elucubrazioni. Di fronte a lui stava il suo compagno di stanza. Involontariamente gli affiorò un sorrisetto malizioso sulle labbra.
"Perchè vai in giro con lo sguardo fisso per terra? Non che siano affari miei, ovviamente. Comunque rischi di andare a sbattere contro un palo se continui così".
Quel ragazzo era adorabile! Il suo modo brusco di preoccuparsi del suo prossimo colpiva sempre Kaneda come una sferzata. Però, nello stesso tempo, gliene era grato perchè gli evitava sempre di dare troppe spiegazioni. Si soffermò con gli occhi sul suo torace ampio e sulle braccia forti e si domandò quanto conforto potessero dare. Ebbe il terribile impulso di scoprirlo di persona.
"Sto bene, grazie" rispose semplicemente.
Taz lo osservò pensieroso per pochi istanti, poi sospirò e guardò da un'altra parte.
"Sto andando a prendermi un gelato, ma non mi piace mangiare da solo. Se vieni con me te ne offro uno".
Kaneda gli rivolse un sorrisetto malizioso puntando su di lui i suoi occhi da gatto.
"Mi stai per caso invitando a uscire con te?"
Wakashimaru divenne di un acceso rosso fuoco e mormorò uno 'stupido!' mettendosi a camminare con passo spedito verso la caffetteria.
"Ehi, aspettami, dove vai?"
Kaneda gli corse dietro affiancandosi a lui e ridendo come un bambino.
"Stavo solo scherzando, sciocchino! Certo che sei facilmente imbarazzabile".
Taz si imbronciò senza dire nulla e Satori continuò a ridere finché non tornarono all'alloggio.
Appena rientrarono trovarono Sasa che aspettava vicino alla scala. Fece un gesto in direzione di Kaneda ed entrò nel bagno comune del primo piano. Satori farfugliò a Wakashimaru qualcosa sul fatto che dovesse recuperare una cosa e quindi di precederlo in camera. Taz gli rivolse un'occhiata triste che lui, però, non vide e se ne andò. 
Quando fu fuori dalla sua visuale, Kaneda entrò di corsa nel bagno in cui era entrato Sasa. Questi era appoggiato a un lavandino con le braccia incrociate e visibilmente irritato. Il blu dei suoi occhi mandavano lampi di nero che mantenevano la memoria del profondo inferno.
"Dove diavolo sei stato?"
"A fare un giro".
"Ma certo! E immagino che vi siate divertiti molto voi tre insieme! O forse dovrei dire voi quattro, considerato che sei uscito con Mitsui e Noda e sei tornato con Wakashimaru".
"Non capisco dove vuoi arrivare".
Kaneda aveva stretto i pugni e ridotto i suoi occhi a due smeraldi taglienti.
L'espressione di Yukito sembrò addolcirsi e circondò il collo dell'altro con le braccia.
"E' stata colpa tua, Kane-chan. Non avresti dovuto rivolgerti a me in quel modo davanti a tutti. Non vorrai che scoprano il nostro piccolo segreto, vero?"
Kaneda lo allontanò da sè.
"Segreto? Per quanto mi riguarda, io non ho segreti per nessuno".
Gli voltò le spalle.
"Ma io sì!"
Il tono di Sasa si era fatto di nuovo duro. Satori si girò di scatto con aria allibita.
"Cosa vuoi dire?"
Il ragazzo dai capelli color della notte scura si avvicinò e lo abbracciò di nuovo, questa volta senza incontrare la minima resistenza.
"Amore mio, devo confessarti una cosa. Io ho una fidanzata, mi sono messo con lei molto prima di conoscere te. Ovviamente non la amo. È solo una stupida ochetta neanche tanto buona per scaldare il letto, però è molto bella ed è di buona famiglia. È sempre stato il sogno dei nostri genitori che noi ci fidanzassimo".
"Mi stai dicendo che non ci può essere nulla fra noi?" chiese Kaneda con il panico nella voce, mentre stringeva più forte il suo innamorato.
"Certo che no! niente potrà mai separarci. La lascerò, vedrai e allora potremo stare insieme alla luce del sole. Solo, devi darmi un po' di tempo. Non voglio che sappia da altri come stanno le cose, preferisco farglielo capire io stesso, capisci?"
Sasa si staccò da lui guardandolo dritto negli occhi. Kaneda aveva una gran voglia di piangere e questo lo si notava dall'evidente tremore del suo labbro inferiore.
"Ma... ma... sei sicuro che la lascerai veramente?"
"Sicuro! In fondo ti ho chiesto solo un po' di tempo".
Gli occhi blu divennero improvvisamente tristi. Tolse le braccia da Kaneda e le riportò abbandonate lungo i fianchi guardando in basso.
"Ma forse tu non mi ami tanto quanto dici, altrimenti ti fideresti di me e non ti importerebbe di affrontare questo piccolo sacrificio".
Un gridolino di terrore fuggì dalla bocca di Kaneda che corse ad abbracciarlo di nuovo.
"Come puoi dubitare del mio amore? Mi fido di te e affronterò qualunque cosa pur di poterti rendere felice!"
Le mani di Sasa affondarono nei soffici capelli di Satori.
"Bravo il mio cucciolo! Sono molto orgoglioso di te".
Lo baciò con forza e passione. Kaneda mugolò sotto quell'assalto. Ben presto si trovò con le spalle contro il muro le mani di Yukito che lo toccavano dappertutto. Si morsero, si baciarono, si succhiarono. Sasa lo prese lì in piedi, appoggiato alla parete del bagno seguendo un istinto di desiderio insaziabile che ormai aveva preso totalmente il posto della ragione. Quando entrambi raggiunsero il culmine, Sasa si accasciò addosso a lui completamente esausto.

Il buon umore di Kaneda passò molto in fretta. Yukito continuava a temporeggiare trovando scuse su scuse pur di non parlare della loro relazione alla sua fidanzata. Davanti agli altri si comportava con lui come al solito per poi assalirlo con i suoi slanci passionali appena rimanevano da soli. Kaneda passava dall'estasi alla depressione nel giro di pochissimi secondi. Sempre più spesso la notte si era scoperto a desiderare il calore della vicinanza di Taz. Non capiva bene il perchè, ma quando gli stava accanto l'angoscia che gli opprimeva il petto si scioglieva magicamente e poteva tornare a respirare. Aveva un effetto totalmente calmante su di lui.
In quel periodo, quasi tutte le mattine Wakashimaru si svegliava con Satori rannicchiato contro di lui nel suo letto. Le prime volte aveva urlato e lo aveva buttato per terra in malo modo. Poi, pian piano, tutti avevano smesso di accorrere alle sue grida mattutine, le urla e gli spintoni erano cessati, finché non era stato lui stesso ad invitarlo accanto a sè nelle sere in cui vedeva il suo compagno di stanza particolarmente giù. Lo guardava, sospirava e alzava le lenzuola facendogli un po' di posto. Kaneda si fiondava accanto a lui stringendolo come faceva di nascosto con il suo prezioso pupazzo. Taz borbottava parecchi minuti cose inintelligibili e si addormentava.
Satori non riusciva più a contenere la sua irritazione. Persino quando poteva stare con Yukito non riusciva a ridere di cuore.
Una sera era seduto per terra tra le gambe del suo amato mentre questi gli accarezzava dolcemente i capelli. Erano soli in camera di Sasa, visto che il suo compagno era uscito per andare al cinema con altri ragazzi della squadra.
"Kane-chan, ti va di andare la luna park domani?"
Kaneda voltò la testa contro di lui guardandolo con aria speranzosa.
"Ma non dovevi uscire con la tua ragazza?"
"Sì, certo".
La luce che si era accesa negli occhi di Kaneda scomparve all'istante.
"Ah, ecco! Mi sembrava..."
"Però tu verrai con noi".
Il cuore del ragazzo dai lunghi capelli castani perse un battito.
"C-cosa hai detto?"
"Hai sentito benissimo. Ho intenzione di presentarti a Yoko. Se ti conosce sarà più facile per lei capire per quale ragione ho preferito te. Così ti potrai anche rendere conto di quanto sia fittizio il nostro rapporto e smetterai di preoccuparti".
Kaneda non poteva credere alle sue orecchie. Finalmente avrebbe visto in faccia la sua rivale!
Quella notte non riuscì a dormire da tanto era agitato. La mattina dopo si alzò presto per prepararsi meglio che poteva. Al termine di una lunga cernita optò per un paio di pantaloni bianchi a vita bassa e a zampa d'elefante, una maglietta a maniche lunghe svasate con scollo a barchetta a righe bianche e nere, un paio di stivaletti bianchi con la punta pitonata (in onore della mia sorellina Sakuya, lei sa il perchè^-^ N.d.Y.), una giacca corta di jeans beige con le frange di lana che uscivano dai polsini, dal colletto e dal bordo, un basco nero e una mini tracolla a paiettes nere. Si passò la matita nera per sottolineare il contorno degli occhi allungati.
Quando fu pronto Taz lo guardò per cinque minuti buoni.
"Scusa, ma ai baracconi ci vai per fare lo spettatore o l'attrazione principale?"
Per fortuna Kaneda era di umore eccellente, per cui si limitò a sorridergli e a scaraventarlo contro la parete opposta della camera lasciandolo agonizzante sul pavimento.
L'appuntamento era direttamente di fronte all'ingresso del luna park. Kaneda non era mai stato tanto nervoso in vita sua. Non poteva assolutamente sfigurare, si doveva giocare il tutto per tutto.
Qualche minuto dopo comparve finalmente Sasa con al braccio una bella ragazza dai capelli neri.
"Eccolo qua! Spero tu non ci abbia aspettato per troppo tempo. Permettimi di presentarti la mia fidanzata, Yoko Ionomiya. Lui è un mio compagno di squadra, Kaneda Satori".
Yoko aveva uno sguardo altero e fiero con il quale sembrava soppesare quale potesse essere il valore del ragazzo che aveva di fronte, come se fosse una merce su un banco del mercato. Kaneda le sfoderò il migliore dei suoi sorrisi.
"Molto piacere Ionomiya. Spero non ti dispiaccia che io mi sia unito a voi oggi".
La giovane sembrò soddisfatta della sua valutazione perchè restituì il sorriso dicendo che non era affatto dispiaciuta.
"E' raro che Yukito mi presenti i suoi amici, per cui sono lieta di fare la tua conoscenza".
Dopo il dovuto scambio di cerimonie i tre si diressero verso le attrazioni. Ben presto Yoko perse quegli atteggiamenti da regina con la puzza sotto il naso che le sembravano propri per lasciarsi coinvolgere dalla magia delle giostre come una bambina. Kaneda le stava dietro divertendosi un mondo. Sasa rimaneva un po' distante a guardarli con un sorriso indulgente.
Ad un certo punto ci fu un episodio che rischiò di rovinare un poco quella giornata. Yoko si era messa in testa di volere a tutti i costi una bambolina di ceramica che davano in premio a chi avesse tirato giù tutti i barattoli colpendoli con una pallina. Kaneda ci provò per tre volte, ma continuava a rimanergli uno stupido barattolo che proprio non ne voleva sapere di cadere.
"Basta, mi arrendo! Quello stupido ce l'ha con me!!!" disse incrociando le braccia e mettendo su il broncio.
"Ma io voglio la bambolina!!!" protestò la ragazza battendo un piede per terra.
"Mi dispiace Ionomiya, ma io contro di quello non ci gioco più!"
"Sei solo un rammollito" rispose lei mostrandogli la lingua.
"Adesso basta tutti e due! Ci provo io".
Per loro fortuna, Sasa riuscì a colpire tutti i barattoli in una volta sola e la bambolina fu vinta.
"AAAHHH!!! Grazie Yukito!" disse Yoko con i suoi begli occhi neri che luccicavano dalla gioia.
"Tu sei sempre il mio campione!" aggiunse prendendolo sotto braccio e guardandolo con espressione adorante.
Una fitta colpì Kaneda in pieno petto. Divenne improvvisamente triste e rispose a monosillabi per il resto della giornata. Quando venne il momento di separarsi Ionomiya lo salutò con molto affetto e lui le rispose con un sorriso malinconico. 
Nei giorni che seguirono ripensò molto a quella ragazza e all'espressione dolce e di completa fiducia che aveva ogni volta che guardava Yukito. Si vedeva che lei lo amava tanto. Ma Yuki? Lui cosa pensava veramente di lei? E di lui? Che cos'era per lui? Uno svago, un'infatuazione, un modo per spezzare la monotonia di tutti i giorni, il vero amore...
Era sempre triste e depresso e ormai neanche la compagnia di Taz, il quale si era visto costretto ad ospitarlo nel suo letto tutte le notti, riuscivano ad alleviare la sua pena. Ma un giorno...
Kaneda stava andando verso la palestra. Quello non era orario di allenamento, tutti erano impegnati nelle loro attività accademiche. Lui aveva provato per un po' a dipingere in laboratorio, ma proprio non aveva testa e tutto ciò che faceva gli sembrava stupido o mostruoso. Preferiva fare due tiri in tutta tranquillità.
Entrò in palestra andando verso gli spogliatoi quando sentì degli strani rumori provenire da quelli. Si stupì un poco. Forse qualcun altro aveva avuto la stessa idea. Si avvicinò ulteriormente e di nuovo si bloccò. Quelle non erano voci normali. Quelli erano... gemiti! A Kaneda venne da ridere e dovette trattenere il fortissimo impulso di andare a vedere chi è che faceva un uso tanto 'proficuo' della loro palestra. Stava già per voltarsi e andarsene senza far rumore per non essere scoperto, ma qualcosa glielo impedì.
"Oh, sì bambina! Sì!!!"
Quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque! Non poteva essere. Non poteva essere lui!
Aprì la porta dello spogliatoio vedendo tutta la scena come a rallentatore. All'interno della stanza una ragazza era sdraiata su una panca con le gambe aperte. La riconobbe perchè avevano frequentato assieme il corso di Storia dell'Arte. Sopra di lei, una massa di capelli scuri si sollevò lentamente. Comparve un volto disfatto dal piacere. La bocca semiaperta gonfia di baci. Le gote arrossate. La fronte sudata con piccole ciocche scure appiccicate alla sua bianchezza. Due occhi blu cobalto che si dilatarono terrorizzati appena lo misero a fuoco. Sasa.
Kaneda non emise un suono, si dimenticò persino di respirare. Semplicemente si voltò, si chiuse la porta alle spalle e si incamminò con passo malcerto verso l'uscita. Appena si trovò all'aria aperta inspirò a pieni polmoni e rimase a occhi chiusi ascoltando i rumori della città lontana.
'Presto nevicherà'.
A lui piaceva la neve. A volte pensava di sdraiarsi per terra e di lasciarsi coprire dallo strato bianco e freddo. Pian piano si sarebbe addormentato scivolando in un oblio sempre più profondo finché il suo sonno non fosse diventato eterno e immutabile. Come gli pareva dolce in quel momento quella soluzione!
Il rumore di una porta sbattuta lo fece tornare improvvisamente alla realtà. Allora cominciò a correre, come se quel suono fosse stato lo sparo dello starter e lui dovesse correre in una gara la cui posta era la sua stessa vita. Continuò a correre anche quando sentì la voce di Yukito chiamarlo. Continuò a correre anche quando rischiò di travolgere un professore carico di libri. Continuò a correre anche quando vide Taz che lo guardava con occhi spalancati dalla preoccupazione. Non voleva nessuno intorno, voleva stare da solo. Non aveva bisogno di nessuno, lui. Di nessuno!
Rientrò al suo alloggio che ormai era notte inoltrata. Stava per salire le scale quando la porta della sala comune si aprì.
"Kane-chan!"
'Oh dei vi prego! Non lui, non adesso!'
"Ti prego Kane-chan. Dobbiamo parlare".
Il tono della voce di Yukito era dolce e ormai Kaneda era troppo stanco anche solo per opporsi. Entrò nella sala con le spalle basse.
"Ero dannatamente preoccupato, lo sai? Sei corso via come un ossesso! Ma si può sapere dove sei stato?"
"Non credo che la cosa ti riguardi".
Era stanco, stanco, incredibilmente stanco! Perchè non lo lasciava in pace?
"Certo che mi riguarda! Noi due ci amiamo!"
Kaneda non riuscì a trattenere un'amara risatina.
"Che io ti ami può anche essere, ma di sicuro non si può affermare il contrario".
"Non essere assurdo!"
Sasa lo afferrò per il collo del cappotto che ancora non si era levato e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
"Io amo te e nessun altro! Quella... quella troietta non significava proprio niente! Non ha nulla a che fare con il sentimento speciale che ci unisce. È una cosa che non avrà alcuna conseguenza, una sciocchezza, una botta di testa... Ti giuro che non si ripeterà mai più!"
Kaneda si lasciò scivolare per terra con un tonfo. Si strinse le ginocchia con le braccia prima di cominciare a parlare.
"A Yoko... anche a lei dici queste cose quando ti riferisci a me?"
Yukito gli si inginocchiò davanti e lo afferrò per le spalle.
"Ma che stai dicendo? Non ho mai detto una cosa del genere a Yoko, nè gliela dirò mai! E questo perchè..."
"Perchè tu a Yoko non dirai mai nulla di noi, vero?" lo interruppe Kaneda con voce rotta.
Sasa spalancò gli occhi di un intensissimo turchese e lasciò andare le spalle del ragazzo.
"Tu continui a non fidarti di me".
"E perchè dovrei?" urlò Satori con odio feroce "E poi quando dovrei fidarmi? Quando mi dici che racconterai tutto di noi a una persona alla quale non hai mai avuto intenzione di raccontare nulla? O forse quando ti sbatti metà delle studentesse dell'università così, tanto per fare?"
"No, non è così! Se ancora non ho parlato a Yoko è solo perchè ho paura di farle del male e sto aspettando il momento migliore. E poi quello di oggi è stato un episodio isolato che non si ripeterà più! È tutta colpa di quella sottospecie di ninfomane che mi ha seguito fin negli spogliatoi e poi mi è saltata addosso. Ho provato a respingerla, ma cosa dovevo fare? In fondo sono un uomo e lo sai anche tu..."
"Basta, non voglio sentire altro!"
Kaneda si era tappato le orecchie con le mani chiudendo gli occhi. Sasa rimase per qualche tempo in silenzio a guardarlo, poi gli si accostò e gli tolse delicatamente le mani dai lati della testa.
"Va bene, allora. Se vuoi davvero sapere quanto ti amo... te lo dimostrerò".
Kaneda socchiuse gli occhi guardandolo sospettoso.
"Che cosa intendi dire?"
Yukito non rispose. Si alzò in piedi e cominciò a spogliarsi. Satori trattenne il respiro.
"S-si può sapere che intenzioni hai?"
Quando fu completamente nudo, Sasa si mise a gattoni di fronte a Kaneda e lo guardò dritto negli occhi.
"Mi sto donando all'unica persona che amo. Ti sto dando il mio corpo, Kane-chan".
La mente di Satori divenne un'unica pagina bianca. Senza capire più niente si avventò su quella bocca rosea e gustosa mentre faceva sdraiare il suo proprietario sotto di sè. Percorse il suo meraviglioso corpo con la lingua soffermandosi nei punti dove sentiva che il suo lavoro veniva maggiormente apprezzato. Avvolse il suo sesso turgido con le labbra, leccandone prima la punta per poi scendere a giocare con i suoi testicoli. Di nuovo risalì alla punta congestionata e succhiò in un ritmo via via più frenetico, scandito dai gemiti di Yukito. Assaporò l'aspro gusto del suo amato, cosa che lo mandò in estasi. Lo penetrò con le dita per prepararlo a ciò che gli stava per accadere, fermandosi solo quando sentì il corpo rilassato di Sasa rispondere con entusiasmo alle sue sollecitazioni. Affondò in lui, nel suo calore, nel suo odore, lasciandosi trasportare in un abisso senza fine. Rimase a guardarlo in volto per tutto il tempo dell'amplesso. Nella mente, schegge impazzite del ricordo della visione di quel pomeriggio gli trafiggevano il cuore con milioni di spilli. Voleva vederlo godere come non mai, voleva sovrapporre l'immagine del 'suo' Yukito a quella del ragazzo tra le braccia di un'estranea. Lo possedette con violenza e disperazione ammirando i suoi occhi divenuti totalmente liquidi, assaporando il sudore della sua pelle, mangiando le sue labbra rese rosse dalla sua veemenza, ascoltando le sue grida di piacere. Il corpo di Sasa era scosso da violenti spasmi che lo portavano a dimenarsi sotto di lui, andando incontro con piacere infinito ad ogni sua spinta. Entrambi furono preda di un violentissimo orgasmo. Lo schizzo dello sperma di Yukito lo aveva raggiunto fino al viso e Kaneda gli leccava le gote, geloso di quel succo che apparteneva a lui soltanto, perchè per lui soltanto era stato versato. Sasa, intanto, era rimasto stordito e tremante a causa delle forti emozioni che aveva appena provato.
La notte, tornato nella sua stanza, Kaneda non riuscì a dormire. C'era qualcosa nello stomaco che gli si rimescolava senza pietà. Ne dedusse che fosse la felicità. Yukito gli aveva dimostrato il suo amore. Lui, sempre così fiero e distaccato, gli aveva concesso sè stesso! Non doveva sottovalutare tutto ciò. Sapeva quanto dovesse essere costato all'orgoglio dell'altro ragazzo comportarsi in quel modo. Non avrebbe mai più dubitato di lui. Ripensò alla ragazza della palestra e si accorse che provava pena per lei. Certo, poteva aver avuto un poco della sua attenzione, ma nessuno avrebbe mai potuto affermare di possedere interamente il corpo e la mente di Yukito... come invece poteva fare lui!
Kaneda tornò a ridere. Scherzava e si divertiva con i suoi compagni e i suoi amici. Tutti constatarono che il Satori dei primi giorni era finalmente tornato. I momenti passati con il suo koibito a parlare, a coccolarsi e a far l'amore gli sembravano volare via lievi e rapidi, sfiorandolo come una pioggia di petali di rose.
Una mattina uscì dal bagno canticchiando dopo aver fatto la doccia. Taz era seduto sul suo letto che lo guardava sorridendo.
"Ora è tutto a posto".
"Cosa, scusa?"
Ciò che lasciò interdetto Kaneda era che quella di Wakashimaru sembrava più un'affermazione che una domanda.
"Ti ho chiesto se ora è tutto ok".
"Oh... sì certo! Ora è tutto assolutamente perfetto".
Satori gli sorrise e le guance di Tadashi si velarono di un tenue rossore.
"Sono contento che tu sia tornato quello di sempre".
Kaneda si accostò a lui sedendosi sul suo letto e stringendo gli occhi da gatto in due fessure, guardandolo con aria pensierosa.
"Mmh... ho capito sai perchè sei tanto contento..."
Un'espressione smarrita si dipinse sul volto di Taz che divenne color gambero.
"C-che stai blaterando?"
"Tu sei contento perchè ormai non mi infilo più di notte nel tuo letto e tu puoi di nuovo dormire comodamente!" esclamò con l'atteggiamento di chi ha appena scoperto la cura per il cancro.
"SATORI, SEI UN IMBECILLE!!!"
Taz lo prese a cuscinate, mettendo in fuga un raggiante Kaneda che rideva fino a perdere il fiato.
"E comunque è vero! Si dorme molto meglio senza la tua ingombrante presenza tra i piedi" aggiunse Wakashimaru borbottando e chiudendosi nel bagno.
Quando fu pronto, Kaneda scese per andare a fare colazione. Posando i piedi sull'ultimo gradino udì le voci di alcuni suoi compagni uscire dalla sala comune. Una di queste apparteneva indiscutibilmente a Yukito.
"E scusate, la moretta del quarto anno? Si vede che è completamente cotta di te sempai! Ma che ci fai tu alle donne?"
La risatina compiaciuta di Sasa ferì le orecchie di Satori.
"Guardate che io non faccio proprio niente! Sono loro a corrermi dietro come tante api attratte dal miele. Pensate che l'altro giorno mi sono trovato la Yoshikawa completamente nuda nell'aula in cui un'ora dopo avevamo lezione".
"Coooosa? Sul serio? E tu cos'hai fatto Sasa?"
Ci fu una piccola pausa che creò una tangibile suspance, poi Yukito parlò di nuovo con voce maliziosa.
"Bè... non potevo lasciarla in quelle condizioni... ho dovuto 'coprirla' in qualche modo".
Uno scoppio fragoroso di risa echeggiò per tutto il piano.
Kaneda respirava a fatica. Quello era solo un brutto scherzo, vero? Niente di ciò che stavano raccontando quei ragazzi era vero. No, il suo Yuki non avrebbe mai fatto una cosa tanto spregevole! Stava solo cercando di darsi delle arie davanti a quei pivellini del primo anno!
"Sempai, ma tu non hai la fidanzata? E lei cosa dice?"
"Come dire... fin'ora non si è mai lamentata dei miei 'servizi'".
Nuovo scoppio di risa. Kaneda si aggrappò al corrimano della scala e si lasciò scivolare seduto sul gradino.
Perchè? Perchè stava succedendo tutto quello? Perchè doveva continuare a sentire quelle voci sgradevoli tormentargli la mente e il cuore? Glielo aveva promesso, gli aveva giurato che non l'avrebbe più tradito e invece... invece era solo una scusa! Non gli era mai importato niente di lui o dei suoi sentimenti! Aveva solo voglia di divertirsi con lui esattamente come si divertiva con tutte quelle altre ragazzine. 
"Comunque è incredibile come tu riesca a trovare il tempo per tutte quelle ragazze" disse una voce.
"Che cosa vuoi dire?" domandò un'altra.
"Ma sì, insomma... il sempai ha sempre alle costole quel buffone di Satori che non lo lascia in pace un secondo" rispose il primo.
"Hai ragione, ovunque vada il povero Sasa si trova di fronte quel pagliaccio! Non so proprio come riesca a sopportarlo" aggiunse un terzo.
"Suvvia, non siate così cattivi con lui! In realtà è una persona che apprezzo molto".
Le parole di Yukito alleviarono un po' la pena di Kaneda, ma qualcosa nel suo tono lo teneva in costante allarme.
"Davvero sempai?"
"Ma certo! Non credete che non sia da tutti avere a disposizione un giullare personale? Questa è una prerogativa che hanno solo i re!"
Le voci sghignazzarono divertite.
"Eh eh eh! Giusto! Basterebbe mettergli un bel cappellino con dei campanelli in testa e il gioco sarebbe fatto" disse ridendo uno.
"Conoscendolo probabilmente ce l'ha anche!" gli diede man forte il secondo.
"Signori e signore, ho l'onore di presentarvi il miglior saltimbanco che il Giappone abbia mai conosciuto! Ecco a voi Satori il buffone!" fece il terzo imitando la voce stentorea di un presentatore del circo.
Kaneda non riusciva a staccarsi dalla ringhiera della scala. Rimaneva lì impietrito sperando che Yukito mettesse fine a quelle battute crudeli e immeritate, ma non faceva altro che ridere, ridere e ridere. Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello? Perchè doveva essere sbeffeggiato in quel modo? Lui non aveva mai fatto del male a nessuno, anzi, cercava di essere sempre gentile e disponibile con tutti, ma allora perchè veniva ripagato in quel modo così crudele? E Yuki, il suo Yuki, colui che aveva giurato e spergiurato di amarlo più della sua stessa vita che non diceva nulla per provare a difenderlo. Ancora peggio, era stato lui a dare il via a quelle orribili battute su di lui!
Il rumore di una porta che veniva aperta lo ridestò. Qualcuno doveva essere uscito dalla sala mensa dall'uscio che dava sulla sala comune.
"Insomma, la volete smettere con queste sciocchezze? Vi sembra giusto prendere in giro in questo modo un vostro compagno di squadra? Soprattutto mi meraviglio di te Sasa! Sei già al secondo anno e come loro sempai dovresti dare il buon esempio a questi ragazzi! E poi credevo che Satori fosse tuo amico".
Nanny! Quello era senz'altro Nanny! Era venuto a difenderlo.
Lacrime di gratitudine riempirono i dolci occhi verdi di Kaneda.
Allora non era odiato da tutti come credeva, dopotutto! C'era ancora qualcuno che riusciva a stimarlo per quello che era.
"Andiamo Notoori, sicuro che è mio amico! È una scimmietta ammaestrata deliziosa, anzi sai cosa ti dico? Se fosse un po' più piccolo me lo porterei sempre in giro nel taschino della giacca".
Un'altra esplosione di ilarità venne interrotta dalla voce alterata di Notoori.
"Dunque è così che consideri l'amicizia! Tu non vuoi degli amici, vuoi solo essere circondato da una corte che ti ammiri e ti adori. Sinceramente non vorrei considerarmi tuo amico neppure se da questo dipendesse la mia vita".
Si rivolse verso le tre matricole.
"E in quanto a voi, non sarei così entusiasta di fare il leccapiedi ad un presuntuoso del genere. La sua è solo invidia, sa benissimo che non basterebbero milioni di anni luce per dargli il tempo di migliorare tanto da portarsi allo stesso livello di Satori. Cos'è, Sasa? Ti rode il fatto che sia lui ad essere il titolare e tu sia costretto a fare una misera riserva? Dev'essere un gran bel colpo per il tuo smisurato ego!"
Un silenzio di ghiaccio cadde sulla stanza. I ragazzi più giovani spostavano lo sguardo ora sull'uno, ora sull'altro dei loro sempai. Non osavano neppure respirare tanta era la tensione che sentivano scorrere tra quei due.
"Davvero molto acuto Notoori".
Kaneda non poteva vedere la scena che si stava svolgendo a pochi metri da lui, ma era totalmente sicuro che Yukito stesse sorridendo e che i suoi occhi fossero diventati più scuri dell'inferno.
"Ma hai tralasciato un piccolo particolare. Anche Satori fa parte di quella che tu hai definito 'la mia corte'. Fa tutto quello che gli dico di fare. È completamente nelle mie mani. Se ancora sta giocando nel quintetto base è solo perchè IO lo voglio, ma basterebbe una mia parola per fargli decidere di lasciarmi il suo posto... per fargli abbandonare la squadra addirittura. Satori è solo una stupida marionetta di cui io tengo i fili".
Kaneda era sicuro di stare per morire. Sentiva il cuore martellargli paurosamente nel petto e nelle tempie, strane luci gli ballavano davanti agli occhi e il suo respiro sembrava incespicargli tra i denti.
'Io... non sono... niente!'
Queste parole gli vorticavano nel cervello senza pietà squarciandogli i polmoni e divorando il suo cuore come una fiera che sorprende il povero leprotto spaurito nel sonno.
'Io... non sono... niente!'
All'improvviso si sentì soffocare. Portò una mano alla gola contratta boccheggiando. Aveva bisogno di aria!
Si alzò con l'impeto della disperazione e uscì di corsa sbattendo la porta d'ingresso.
Doveva andare via da quel covo di serpi, via dagli occhi crudeli di Sasa, via dalle risate di scherno dei suoi compagni. Via!
All'interno della stanza in cui si stava svolgendo la disputa, solo Notoori aveva visto chi era la persona che era scappata come una furia. Gli occhi castani, di solito così gentili, divennero due schegge di ghiaccio appuntite. Si avvicinò alla poltrona su cui era seduto Sasa, abbassandosi verso il suo volto e appoggiando le mani sui due braccioli. Involontariamente Yukito rabbrividì.
"Spero tu sia contento ora. Sai chi era il ragazzo che è appena corso fuori? Satori! E, a giudicare dalla sua reazione, deve aver sentito tutto".
Il tono del sempai era basso e calmo, ma anche indescrivibilmente pericoloso.
'Ora mi ammazza' pensò Sasa irrazionalmente.
"Spero tu sia soddisfatto. Hai appena umiliato un tuo compagno nel peggior modo possibile. Gli hai spezzato il cuore e qualunque cose tu possa dire o fare non cancellerà mai il dolore che sta provando in questo momento. Pare che il burattinaio abbia reciso lui stesso i fili che lo tenevano legato alla sua marionetta".
Yukito era rimasto impassibile per tutto il discorso. Solo un lieve pallore indicava che le parole di Notoori stavano avendo qualche effetto su di lui. Gli rivolse un sorriso in tralice.
"Meglio, una seccatura in meno" bisbigliò.
Notoori rimase a fissarlo per qualche istante ancora, poi si alzò e si diresse anche lui verso l'uscita.
Appena si sentì il rumore della porta che si chiudeva, i ragazzi rimasti notarono una goccia di sudore che dalla tempia scivolò lungo la guancia di Sasa.

Nanny corse alla ricerca di Kaneda. Dove poteva essersi cacciato? Era molto preoccupato per lui. Aveva capito da tempo che, dietro quella maschera di stravaganza, si nascondeva un animo particolarmente sensibile. Doveva trovarlo al più presto, non era un bene lasciarlo solo in quel momento.
Dopo alcuni vani tentativi finalmente scoprì dove era andato a rifugiarsi.
"Non hai freddo?"
Kaneda era seduto su una delle panchine del parchetto del Campus a fissare la neve deposta ai suoi piedi. Era uscito talmente di fretta da dimenticarsi di prendere il cappotto e ora tremava cercando di stringersi nel maglione viola con bordo asimmetrico. Fredde lacrime silenziose gli solcavano le gote pallide.
"Dai, mettiti questo".
Notoori si tolse il suo piumino e lo posò sulle spalle del compagno sedendoglisi di fianco.
Rimasero qualche minuto in silenzio.
"Non hai perso nulla Satori, credimi! Sasa è solo un viscido ipocrita, un opportunista della peggiore specie. È stato solo un bene che tu sentissi quello che realmente pensa di te, almeno smetterai di vivere nell'illusione di essergli amico. Quello può essere amico solo di sè stesso!"
Kaneda abbozzò un triste sorriso.
"Avevi ragione sempai. Avevate tutti ragione! Invece io credevo che vi steste solo sbagliando, che non riusciste a vedere quello che invece potevo vedere solo io. Che presuntuoso, vero?"
"Ma no! non dire così. È stato lui a ingannarti e a mostrarti un volto che non era veramente il suo. Non devi fartene una colpa. Direi che stai pagando già abbastanza per il tuo errore".
Kaneda annuì cupamente.
"Bene, che ne diresti ora di rientrare? Io sto letteralmente congelando e se si rimettesse a nevicare mi trasformerei in un pupazzo di neve".
Kaneda sembrò esitare.
"Non aver paura. Ci sarò io con te".
Un altro sorriso triste.
"Grazie Nanny! Di tutto".
I due ragazzi si allontanarono proprio mentre i primi fiocchi cominciarono a scendere dal cielo plumbeo e pesante.

Per il resto della giornata Kaneda decise di rimanersene nella sua stanza, adducendo la scusa di una fortissima emicrania.
Taz era appena tornato dagli allenamenti e si stava facendo una doccia. Ad un certo punto bussarono alla porta e Kaneda andò ad aprire. Naturalmente era Sasa. Il ragazzo non si stupì più di tanto, si aspettava quella visita, solo aveva pensato che Yukito approfittasse di un momento in cui potevano essere soli.
"Kane-chan dobbiamo parlare".
"Credo di aver già sentito quello che avevi da dirmi".
"Le cose non stanno così! Avanti, fammi entrare. Non posso parlarti in mezzo al corridoio col rischio che qualcuno ci senta".
"No".
la voce di Kaneda era ferma e calma. Non gli avrebbe più permesso di approfittarsi della sua debolezza.
"Ti ho detto che non è come pensi! Va bene, lo ammetto, stavo facendo lo stupido con quei ragazzi per rendermi importante ai loro occhi, ma le cose che ho detto non le pensavo veramente! Non sai quanto soffrivo a sentire parlare di te in quel modo! Lo so che avrei dovuto fermarli, ma avevo paura di lasciarmi trasportare troppo dall'amore per te e di rivelare inopportunamente i miei sentimenti!"
Kaneda lo guardò senza battere ciglio.
"E la storia su tutte le ragazze che ti staresti facendo all'interno dell'università? Anche quella l'hai raccontata per non mostrare a tutti che in realtà sei innamorato di me?"
Yukito sbiancò.
"Hai... hai sentito anche quello?"
Kaneda annuì.
"N-no, quello era un semplice scherzo. Non c'è niente di vero in quelle voci, te lo assicuro!"
"Mi dai la tua parola?" chiese il ragazzo dai lunghi capelli, sempre con tono calmo.
"Certo! Sicuro che ti do la mia parola".
"Che valore ha la parola di uno spergiuro? Credi davvero che io sia stupido fino al punto di continuare a crederti?"
Il volto di Sasa fu sfigurato da una smorfia di terrore.
"Ma tu devi credermi!!! Io ti amo! Senti... lo dirò a tutti, se vuoi... questa sera stessa, a cena".
Kaneda sembrò rifletterci un po' sopra.
"Spiacente, non sono interessato" gli disse poi sbattendogli la porta in faccia.
Rimase con la fronte appoggiata al legno scuro con la mano posata sulla maniglia. La mente era vuota, ma stranamente pesante.
Taz uscì dal bagno trovandolo nella stessa posizione - posizione che mantenne per tutto il tempo che ci mise a prepararsi. Lo guardò tristemente e si avvicinò a lui posandogli le mani sulle spalle.
"Dobbiamo andare a cena. Sarò al tuo fianco".
Kaneda annuì e si lasciò portare da lui.
Verso le 10 e 30 tornarono nella loro stanza. Satori non aveva pronunciato una parola per tutta la serata. Wakashimaru si mise il pigiama e si infilò a letto.
"Taz... posso dormire con te stanotte?"
Il ragazzo interpellato lo guardò di sbieco.
"Servirebbe a qualcosa se ti dicessi di no?"
Kaneda gli rivolse un sorriso mesto e si apprestò a dirigersi verso la sua parte di camera, ma Tadashi lo afferrò per un polso e lo fece stendere vicino a lui.
"Vieni qui, idiota! Certo che puoi dormire con me!"
Il ragazzo lo ringraziò con un luccichio degli occhi verdi e si accomodò sul suo largo torace. Il calore che emanava quel corpo gli entrava nelle ossa sciogliendo il ghiaccio che vi si era a mano a mano stratificato da quando aveva conosciuto Yukito. Quando si sentì avvolgere dal forte abbraccio del suo compagno non resistette e scoppiò a piangere come un bambino. Tadashi gli accarezzava la schiena posandogli lievissimi baci sui capelli.
"Parlami Satori! Dimmi che cosa ti tormenta. Puoi fidarti di me e tu hai bisogno di qualcuno con cui sfogarti".
Oh, sì! Aveva tanto bisogno di riversare all'esterno tutto l'amaro che gli stava avvelenando il cuore. E Taz era così rassicurante e tranquillizzante. Non si era mai sentito tanto protetto, era come se fosse appena ritornato a casa dopo un viaggio durato lunghissimi anni. Sarebbe stato così facile abbandonarsi a tutte quelle dolci sensazioni lasciandosi cullare dalle sue carezze gentili e dal ritmo ipnotizzante del suo cuore! Eppure qualcosa dentro di lui gli impediva di farlo. Un senso di panico che lo assaliva al pensiero che alla fine del suo racconto Taz lo avrebbe disprezzato per la sua ingenuità e la sua debolezza e lo avrebbe abbandonato. Non poteva permetterselo, non ora che aveva finalmente trovato un rifugio sicuro in cui ripararsi.
"Grazie Taz, ma non adesso. Per il momento mi basta che tu mi tenga così stretto" gli disse in un soffio.
Tadashi non rispose, si limitò ad aumentare la presa che lo avvolgeva.
Lentamente, Kaneda fu rapito dal bacio obliante del sonno e si lasciò trasportare nella terra in cui tutti i nostri desideri diventano realtà.

I giorni seguenti non furono dei più facili per Kaneda. Sasa lo perseguitava in ogni modo possibile e immaginabile. Se lo trovava davanti ovunque andasse, non aveva mai un attimo di tregua.
La cosa peggiore era che lo provocava in continuazione. Si offriva a lui con gesti e parole inequivocabili e diventava sempre più difficile respingere tali profferte. Sentiva sempre il suo sguardo accarezzarlo con lascivia, nei momenti in cui nessuno li vedeva si trovava le sue mani dappertutto e le mezze frasi oscene che gli sussurrava nell'orecchio gli facevano venire brividi caldi all'altezza dell'inguine. Lo baciava, si strusciava addosso a lui, gli mormorava che lo avrebbe posseduto lentamente, per ore, senza farlo venire, toccandolo in posti di cui nemmeno lui sapeva l'esistenza e poi si sarebbe lasciato penetrare con violenza, sentendo la sua durezza muoversi dentro di sè strappandogli le carni e lacerandolo - e avrebbe goduto, goduto talmente tanto da far sentire le sue urla di piacere fino alle estremità del paese.
Kaneda usciva fuori da quegli scontri sconvolto ed eccitato. Non sapeva più cosa pensare di sè, di Yuki e dell'intera situazione. Si faceva schifo perchè, nonostante trovasse rivoltante quel tipo di approcci, non poteva fare a meno di desiderarlo ogni giorno maggiormente e di fargli e farsi fare le cose che gli suggeriva.
Passava le sue giornate tra il laboratorio e la palestra cercando di tenere la mente e il corpo impegnati per levarsi Yukito di dosso. Dipingeva finché i crampi alle mani non lo costringevano a smettere e si allenava finché non cadeva stremato per terra. Non aveva altro conforto. Nanny si informava sempre sulla sua salute, ma era troppo impegnato per potersi prendere costantemente cura di lui e Taz...
Taz lo cercava e gli stava vicino, ma, senza che ne capisse il motivo, si sentiva tremendamente in imbarazzo a rimanere da solo con lui. Tutte le notti aveva l'impulso di intrufolarsi di nuovo tra le sue braccia e piangere come aveva fatto quella volta, però riusciva a trattenersi e rimaneva da solo rannicchiato sotto le coperte cercando quel calore che solo il suo amico era in grado di donargli. La verità era che aveva paura. Sapeva benissimo che se fosse tornato a chiedere aiuto proprio a lui sarebbe stato costretto a raccontargli l'intera vicenda e questo ancora lo terrorizzava. Temeva ancora moltissimo un giudizio negativo da parte sua. Così preferiva starsene da solo facendogli credere di essere migliore di quanto non fosse realmente.
Un giorno si trovava in palestra al termine di una di quelle sessioni individuali che lo lasciavano del tutto sfinito. Si fece una lunga doccia e si apprestava a rivestirsi quando sentì la porta degli spogliatoi che veniva aperta e chiusa. Si voltò di scatto. Sasa era in piedi di fronte a lui che lo guardava con un sorriso poco rassicurante.
"Sembra che il gatto sia finalmente riuscito a bloccare il topo!"
"Yuki, che cosa vuoi ancora? Lasciami in pace" urlò Kaneda completamente preda della disperazione.
"Tranquillo, Kane-chan! Non voglio proprio niente che non desideri anche tu".
Si avvicinò a lui con movenze lente e fluenti. Satori era rimasto ipnotizzato dai suoi gesti eleganti. Per quanti sforzi facesse non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
"Mi sei mancato tanto Kane-chan! Sei stato un cucciolo cattivo e dispettoso in questi giorni" gli disse accarezzandogli una guancia per poi baciarlo profondamente.
I sensi di Kaneda erano annebbiati. La sua volontà era stata annullata dalla sensualità di quel tocco.
La bocca di Sasa scese a leccargli un capezzolo mentre la mano si abbassa furtiva a sfilargli il piccolo asciugamano annodato in vita. Quando lo ebbe liberato dalla spugna umida gli passò il palmo sul sesso turgido strappandogli un gemito. Sentendosi incoraggiato, Yukito afferrò la sua virilità e iniziò a massaggiargliela con violenti strattoni che lo fecero ansimare pesantemente.
"Sì, così, da bravo! Fammi sentire quanto ti piace".
Ormai urlava senza più alcun ritegno, completamente preda dell'estasi che lo stava sommergendo. Seguiva col bacino il ritmo delle pompate di Sasa aggrappandosi convulsamente alle sue spalle.
"Adesso la mia puttanella farà godere anche me".
Una scarica elettrica fulminò il cervello di Kaneda che riprese a far funzionare tutti i suoi neuroni andati momentaneamente in black-out. Vide la mano libera di Yukito scendere a slacciarsi i pantaloni e finalmente realizzò ciò che stava succedendo. Con uno spintone allontanò da sè il ragazzo e corse in un angolo dello stanzone cercando di ricoprirsi con l'asciugamano che aveva recuperato dal pavimento.
"Smettila subito Yukito! Ho detto che è finita!"
Il giovane dai capelli neri lo guardò un momento stupefatto, cercando di capire cosa effettivamente fosse capitato. Pian piano lo stupore sul suo viso lasciò il posto ad una furia sempre più incontenibile. Gli occhi gli diventarono di un terribile blu metallico e brillavano di una luce di follia.
"Continui ad opporti a me, Kane-chan? Sei solo uno stupido bamboccio!"
Dalla tasca posteriore dei jeans tirò fuori un coltello a scatto che aprì schiacciando il bottone sul manico.
"Tu devi tornare da me, è chiaro? Se continui a rifiutarti... bè... mi dispiacerebbe se ti capitasse qualcosa di spiacevole".
Kaneda lo guardava terrorizzato. Rimaneva con le spalle addossate alla parete e le braccia strette attorno al petto in un gesto di involontaria protezione.
"Yuki, tu... tu non saresti mai capace di farmi del male".
Il sorrisino gelido di Sasa fece rabbrividire Satori molto più della vista del coltello che continuava a tenere in mano.
"Non sarei mai capace di fare del male al mio ragazzo. Ma se disgraziatamente questi mi dovesse lasciare..."
Lasciò la frase in sospeso avvicinandosi di più al compagno.
"Satori sei ancora qui? Porca miseria, guarda che tocca alla nostra squadra oggi preparare la cena, se non ti sbrighi non saremo mai pronti per l'ora in cui tutti ritorneranno affamati come lupi... Ma che diavolo sta succedendo qui?"
Un irritato Taz aveva fatto capolino dalla porta e ora rimaneva a guardare allibito il suo compagno di stanza semi nudo e tremante schiacciato contro la parete e l'odiosissimo Sasa che lo stava minacciando con un coltello in mano. Lo stava minacciando??? Il volto di Wakashimaru passò in pochi istanti dall'espressione attonita all'ira cieca. Fece un parso nella direzione dei due.
"Non ti avvicinare o sarà peggio per te!"
Sasa non fece neanche in tempo a difendersi che Tadashi, con un calcio, gli fece volare il coltello di mano per poi avventarsi contro di lui sfoderandogli un pugno allo stomaco che lo fece accasciare per terra senza fiato.
Wakashimaru si chinò a raccogliere il coltello e cominciò a giocarci facendolo roteare in aria e riprendendolo sempre dalla parte del manico con grande maestria. Si passò una mano tra i capelli chiari sparati in tutte le direzioni guardando Kaneda che gli aveva puntato addosso due enormi smeraldi spauriti. Si inginocchiò di fronte a Sasa e lo afferrò per le ciocche d'ebano strattonandogli la testa all'indietro.
"Carino questo giocattolino, ma non va bene per le tue luride mani sudicie" gli disse appoggiandogli la lama di piatto su una guancia e premendone leggermente la punta fino ad ottenerne un puntino rosso che si andava via via allargando.
"Sai, esistono delle tecniche per tagliare i muscoli e i tendini del viso in modo che non possano venire mai più ricostruiti, per cui la faccia che ha subito questo trattamento rimane per sempre segnata da un'orribile smorfia".
Gli occhi dorati di Tadashi si fissarono in quelli di Yukito, divenuti di un color azzurro slavato.
"Se non vuoi rischiare di passare il resto della tua vita facendo il giro delle cliniche estetiche di questo mondo vedi di non osare mai più toccarlo, sono stato chiaro?"
Sasa non osava fiatare. Wakashimaru gli tirò i capelli strappandogli un lamento.
"Ti ho chiesto se sono stato chiaro?" gli urlò sul viso.
"Sì... sì, ho capito!"
Tadashi lo lasciò andare facendolo sbattere contro il pavimento.
"E ora sparisci!"
Yukito non se lo fece ripetere due volte e nel giro di pochi attimi si era già volatilizzato.
Wakashimaru si sollevò in piedi e richiuse il coltello che poi si infilò in tasca dando la schiena a Satori.
"Ora non devi più aver paura" disse stancamente, come se la scena appena vissuta lo avesse spossato.
"Taz, vedi... lui ed io..."
"No!"
Kaneda sussultò a quel grido disperato.
"Credo di aver capito quello che è successo, ma preferirei non sentirlo dire dalla tua voce. Non lo sopporterei" aggiunse Tadashi con tono meno concitato sempre senza voltarsi verso di lui.
"Adesso vestiti. Io ti aspetto di fuori".
Taz uscì e Kaneda si preparò più in fretta che poteva.
Non aveva voluto ascoltarlo! Quello che ormai reputava - e a buon diritto! - il suo migliore amico non aveva voluto stare a sentire le sue ragioni! Chissà cosa si era immaginato - probabilmente la verità - e lo aveva già condannato... perchè non poteva far altro che considerarla una condanna quella sua decisione di non guardarlo nemmeno in faccia.
Nonostante tutto era sempre solo. C'era qualcuno che ogni tanto gli allungava una mano, salvo poi a ritrarla lasciandolo combattere con il peggiore dei suoi nemici: la sua solitudine.
In seguito continuò a ripensare all'episodio di quel giorno, ma la cosa che lo lasciava più perplesso e amareggiato non era tanto il comportamento di Yuki verso di lui, quanto il dolore che provava ogni volta che pensava che Taz, nel momento in cui più aveva avuto bisogno di lui, gli stava voltando le spalle. Il sentimento di pena che sentiva a rivedere nella mente quella schiena un po' curva sotto un invisibile peso che gli schiacciava le spalle gli attanagliava il cuore in una morsa di freddo acciaio.
Spesso aveva provato ad avvicinarglisi con qualche scusa, ma il ragazzo si comportava esattamente come sempre, come se l'episodio negli spogliatoi non fosse mai avvenuto. D'altra parte aveva anche un po' paura ad affrontare lui per primo il discorso. Temeva la sua reazione. Capiva che se gli avesse detto che a lui non importava ciò che era avvenuto con Sasa e che continuava a ritenerlo il ragazzo dolce e spensierato che aveva sempre giudicato essere lo avrebbe reso indicibilmente felice; se, invece, gli avesse confessato che lo disprezzava dal profondo del cuore e che non lo voleva più vedere lo avrebbe gettato in un abisso di disperazione dal quale non sarebbe più potuto uscire. Qualunque fosse stato il risultato, non avrebbe saputo come affrontarlo. Perchè erano tanto importanti per lui la considerazione e l'amicizia di quel ragazzo? Perchè sentiva che non avrebbe potuto vivere senza il suo accogliente petto nel quale rifugiarsi? Non lo sapeva, o forse, più semplicemente, aveva paura di accettare la risposta.
Circa una settimana dopo l'avvenimento appena narrato, Kaneda era seduto sui gradini della casa imbacuccato come non mai per via del freddo a rimuginare sui soliti pensieri.
"Ma non ti si gela il culo a startene lì?"
Sorpreso, alzò la testa a vedere chi è che lo avesse apostrofato in quella maniera. 
Il ragazzo in piedi davanti a lui gli sorrideva con una leggera aria di sbruffoneria che gli faceva brillare di malizia gli occhi castani. I capelli scuri che gli sfioravano il mento segnato da una leggera cicatrice erano scintillanti sotto il sole invernale.
"Mitsui, ti sembra carino parlare così alle persone?"
Il giovane scoppiò a ridere.
"Ma dai, in fondo l'ho chiesto solo perchè mi preoccupo che il tuo bel fondo-schiena non si rovini".
"Oh! E così sei uno dei tanti ammiratori del mio Bubby!" esclamò Kaneda socchiudendo gli occhi da gatto.
"Bubby? E chi sarebbe?"
"Come chi sarebbe? Ma naturalmente è il mio 'culetto d'oro'! Mi ha valso anche la carica di 'miglior sedere' di tutta la provincia del Kanto!"
Kaneda fece un'espressione come per dire: 'Se non lo sai sei proprio un vile ignorante', cosa che fece nuovamente ridere il bell'Hisashi.
"Tu sei completamente matto! Senti, che ne diresti se tu e Bubby veniste con me a fare un one-on-one, visto che la palestra è vuota? Per oggi non ho più voglia di studiare e ho una gran voglia di sgranchirmi un po' i muscoli".
Il ragazzo dai capelli lunghi fece un lieve broncetto di superiorità.
"Usare il mio Bubby per una semplice partitella a due è chiaramente uno spreco, tuttavia accetterò la tua proposta... visto che non ho nient'altro da fare".
"Oh, sono molto lusingato dalla vostra magnanimità!" rispose Mitsui indirizzandogli un inchino fin troppo accentuato.
Cominciarono la partita seriamente, ma dopo pochissimo tempo la cosa degenerò in una sfida a chi riusciva a fare i falli più assurdi o a chi dava più pallonate in testa all'altro. Erano più le volte in cui si insultavano scherzosamente e si facevano dispetti assortiti di quelle in cui riuscivano a tirare a canestro. Il risultato era fermo sul tre a quattro per Mitsui e la palla stava di nuovo a lui. Stava riuscendo a superare la marcatura di Satori andando nuovamente a canestro quando quest'ultimo gli soffiò in un orecchio facendogli perdere la concentrazione e facendo sì che il tiro risultasse decisamente troppo corto, tanto che non sfiorò neppure l'anello.
"Mmh... siamo un po' moscetti, eh Mitsui?"
Il ragazzo si voltò verso di lui con aria furiosa.
"Cosa hai detto? Ripetilo se hai il coraggio".
Kaneda lo guardò di sbieco fingendo un'aria indifferente.
"Io niente, ho solo constatato ciò che ho potuto vedere".
"Ah sì? Ora te lo faccio vedere io chi è il moscetto qui!"
Senza che l'altro avesse il tempo di reagire, Hisashi gli si gettò addosso buttandolo per terra e mettendoglisi a cavalcioni sopra per poi cominciare a fargli il solletico.
"AH AH AH... No, ti prego... AH AH AH... fermati!!! AH AH AH...Mi arrendo, mi arrendo!!! Ritiro tutto quello che ho detto!"
Mitsui smise immediatamente con la sua tortura e rimase a fissare Kaneda che rimaneva abbandonato privo di forze, il respiro irregolare e le guance arrossate. I lunghi capelli castani erano disposti intorno a lui quasi a formare le ali di un angelo... un angelo che ha smarrito la strada per il paradiso.
"Sai Satori? Dovresti ridere più spesso".
Il ragazzo gli sorrise guardandolo con sguardo interrogativo. Hisashi rispose al suo sorriso con uno altrettanto dolce.
"Quando ridi sei in grado di illuminare il mondo".
Dicendo questo si alzò andando a recuperare le sue cose. Kaneda rimase per terra stordito da ciò che aveva appena ascoltato. Un grande calore gli si diffuse nel petto. Eccolo, finalmente lo aveva trovato! Era proprio quel ragazzo divertente e sicuro di sè colui che sarebbe stato in grado di far sparire una volta per tutte la solitudine che lo aveva sempre accompagnato! Sì, ne era certo, questa volta non si poteva sbagliare!
Si accorse solo in quel momento che l'oggetto dei suoi pensieri era appena uscito lasciandolo ancora spiattellato sul parquet.
"Ehi, tesorino! Che fai non mi aspetti? Torna indietro!"
La caccia a Mitsui era solo all'inizio.

FINE






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