Disclaimers: Mitsui, Sendoh, Rukawa e Sakuragi sono di Inoue sensei. Wakashimaru, Satori e Sasa sono miei. Ovviamente Neko appartiene a sè stessa.
Attenzione: fic dedicata alla mia dolcissima Neko per il suo compleanno. Spero ti piaccia questo capitolo in cui tu hai una parte d'eccezione ^___-.
Un grazie di cuore alla stylist di Kaneda Satori (ovvero la mia gemella Seimei) e ad Amberyl per avermi suggerito le tecniche di seduzione di Aki-chan.
Buona lettura
Obsession parte
V
di Yurika
Da quel fatidico giorno tra me e Akira è cominciata una guerra silenziosa. Lui fa di tutto per provocarmi e io faccio di tutto per ignorarlo.
Ogni giorno, dal momento in cui mi sveglio fino a quello in cui vado a dormire, è un continuo susseguirsi di piccoli gesti casuali compiuti appositamente per farmi diventare pazzo.
La mattina Sendoh fa sempre in modo di entrare in bagno quando ci sono io o perchè si è dimenticato qualcosa, o perchè è in ritardo e quindi si deve preparare in fretta. Quando siamo in mensa a mangiare non fa che cercare di prendere tutto ciò che sto per afferrare io (la saliera, un pezzo di pane, la bottiglia dell'acqua) e sfiorarmi 'inavvertitamente' la mano. Durante gli allenamenti mi lancia occhiate di fuoco, si asciuga il sudore con pose da divo hollywoodiano appena nota che ho lo sguardo rivolto dalla sua parte e non perde occasione di complimentarsi con me assestandomi delle gran manate sul sedere. Non parliamo di ciò che succede nei turni di pulizia: non ho mai visto nessuno così arrapante mentre passa lo straccio per la polvere! La sera, quando ci ritroviamo tutti nella sala comune, mi ritrovo ad ogni istante le sue mani addosso, vuoi per aggiustarmi la maglietta, vuoi per abbottonarmi la camicia, vuoi per sistemarmi i capelli... prima o poi passerà a frugarmi direttamente dentro le tasche dei pantaloni!
Anche Satori si è accorto delle continue attenzioni del mio compagno di stanza. Sembra che i due facciano a gara per vedere chi riesce a starmi più appiccicato. Se non è Akira che mi accarezza una coscia sotto il tavolo è Kaneda che mi salta in braccio protestando il suo bisogno di coccole. A volte vorrei mettermi ad urlare!
Eppure, nonostante l'apparente rivalità, i miei persecutori vanno d'amore e d'accordo. Non fanno che scambiarsi sorrisi e battutine.
Gli unici momenti in cui posso stare in pace sono quelli che Sendoh passa nel laboratorio di pittura a farsi ritrarre da Satori. Hanno provato ad invitarmi ad assistere un paio di volte, ma ho sempre rifiutato. Devo già trattenermi abbastanza quando Akira mi gira nudo per la camera, figuriamoci a vederlo in versione 'nature' fermo immobile per delle ore!
Ed io? Come reagisco a tutto questo?
Non voglio cedere. Non mi piegherò ai desideri di nessuno dei due.
Mettermi con Satori sarebbe come ingannarlo. Non lo amo, ma gli voglio molto bene, per cui non potrei mai fargli del male.
Mettermi con Sendoh... impossibile! Lo amo, oh sì, certo! Lo amo da sempre, sarebbe inutile continuare a negarlo anche a me stesso. Ma lui non ama me. Per lui, io sono solo uno dei suoi tanti passatempi. E io non voglio essere solo un giocattolo nelle sue mani, io non sono uno dei tanti. E glielo dimostrerò.
Anche se soffro. Anche se un nodo mi stringe la gola e sento il cuore trafitto da sottilissimi aghi ogni volta che è fuori e non so dove e con chi sia. Anche se appena chiudo gli occhi mi appare l'immagine del suo meraviglioso corpo leccato, lambito, posseduto da persone che non sono io e avrei voglia di mettermi a piangere per il dolore fisico che questi pensieri portano con sè.
Tutte le volte che lui mi si avvicina ed io lo scanso, tutte le volte che lui mi parla e io fingo di non ascoltarlo, tutte le volte che lui mi desidera e io lo desidero, ma soffoco dentro di me questa pulsione la mia anima piange silenziose lacrime di sangue.
Quando una matricola è venuta a riferirmi delle voci che circolano su quelli che sarebbero i reali motivi degli incontri tra Akira e Kaneda, lì per lì non ho reagito. Ho solo scosso la testa per indicare che consideravo quelle dicerie semplici sciocchezze e sono andato a rinchiudermi nella mia stanza.
Ho vomitato. Appena ho chiuso la porta dietro la schiena mi sono sentito assalire da una vertigine improvvisa. Davanti agli occhi mi vorticavano scene di amplessi i cui protagonisti erano Sendoh e Satori. A quel punto non mi sono più trattenuto e sono corso in bagno.
Quando Akira è tornato mi sono comportato con lui come al solito, senza far trasparire nulla di quel mostriciattolo verde che mi stava corrodendo lo stomaco. Gelosia è il suo nome, ma nessuno oltre a me deve saperlo. Quella notte, mentre il mio compagno dormiva, mi sono sdraiato accanto a lui nel suo letto. Sono rimasto sveglio abbracciato a lui, inconsapevole, fino all'alba, quando ho dovuto lasciare il calore del suo corpo per far ritorno al gelo del mio giaciglio. Avevo deciso di darci un taglio con tutta quella storia, lo amavo, per cui che problema c'era ad abbandonarmi a lui? Anche se mi avesse solo usato per il suo piacere finché non si fosse stancato, almeno per un solo attimo sarebbe stato mio e per quell'attimo avrei vissuto il resto della mia vita. Ma la mattina dopo, quando, svegliandosi, mi ha rivolto il solito sorriso, lo stesso sorriso che dispende a tutti, mi sono di nuovo tirato indietro. Nella mente il ricordo di quando mi ha abbandonato contro quella parete di ghiaccio per seguire il suo amante che lo richiamava a sè, nel cuore il dolore di una vita che sapevo non sarebbe mai stata riempita dalla sua luce.
"Mitsui sei strano in questi giorni".
Wakashimaru mi fissa con aria preoccupata.
"Strano in che senso?"
"Sembri sempre avere la testa altrove, hai lo sguardo spento, mangi poco... non sembri più tu".
"Ma no, sono solo un po' preoccupato per il prossimo esame. Non è niente di grave te lo assicuro".
"Se lo dici tu..."
Rimane qualche istante con un'espressione dubbiosa, poi si lascia cadere di fianco a me sul divano. Siamo praticamente da soli, a parte due nostri compagni impegnati in una partita a biliardo.
Tadashi fissa le proprie mani in silenzio. Capisco che vorrebbe dirmi qualcosa, ma preferisco lasciargli il tempo di impostare il suo discorso. Quando sarà pronto, sarà lui a cominciare a parlare.
"Non credo che, continuando a farti del male, risolverai qualcosa".
Non mi ha fatto aspettare poi molto.
"Non so di cosa tu stia parlando".
"Io credo di sì, invece".
Si mette più comodo sul divano appoggiando la testa allo schienale e guardando il soffitto della sala con aria distratta.
"Se continui a rifiutarlo in quel modo finirai col perderlo".
Mi irrigidisco. Come ha fatto a capirlo? È così evidente da... no, non è questo. Ora che ci penso, mi rendo conto che Wakashimaru è uno dei ragazzi più attenti ai sentimenti altrui che conosca. Probabilmente ha solo osservato e compreso ciò che gli accadeva intorno. Per fortuna non tutti sono così perspicaci!
"Non dico che devi parlarmene per forza se non ti va. Dico solo che dovresti fare qualcosa per cambiare la situazione. Mitsui, tu sei un mio amico e non voglio più vederti ridotto in questo stato".
Ora è girato verso di me fissandomi dritto negli occhi.
"Ma se sai che la situazione che ti fa soffrire non dipende da te? Se sai che, qualunque sia la tua decisione, essa non ti porterà che altro dolore? Cosa si deve fare in quel caso?"
"Se lo sapessi ora non starei a parlare qui con te!"
Mi stupisce la sua reazione così veemente.
"Cosa intendi dire?"
"Niente, lascia perdere. Se stare senza di lui ti far star male, smettila di scacciarlo. Puoi scappare quanto vuoi da lui, ma se tu lo ami ti porterai sempre dietro la sofferenza che il tuo sentimento comporta. Non perdere l'occasione di essere felice, anche se si dovesse risolvere con un nulla di fatto. Almeno non rimpiangerai di non averci nemmeno provato".
Sento le lacrime salirmi agli occhi, ma non posso piangere! Se cominciassi adesso so che non smetterei più e continuerei a urlare e disperarmi finché non mi sarò del tutto consumato come lo stoppino di una candela.
Faccio un respiro profondo prima di ricominciare a parlare.
"Lui non mi ama".
"E tu come lo sai?"
"Andiamo Taz! È evidente..."
"Evidente? L'unica cosa evidente è che ci sta provando con te in maniera spudorata e, questo, direi che è già sintomatico per affermare che tu gli interessi".
"Certo, gli interesso... ma non mi ama!"
"Io questo non glielo mai sentito dire".
"Io, però, non gli ho mai sentito dire neppure il contrario".
"Oh, adesso basta! Se vuoi pensarla così, fai come ti pare! Quel che avevo da dirti te l'ho già detto!"
Si alza spazientito e si avvia, con le mani in tasca, verso la porta.
"Ehi Taz! Grazie..."
Si ferma a guardarmi e mi rivolge un sorriso stiracchiato.
"Figurati. Sono un esperto in amori non corrisposti".
L'ultima parte della frase la sussurra appena, tanto che non sono certo di quello che ha detto.
Sia ben chiaro che non ho cambiato idea! Continuerò a non cedere ai giochetti di Sendoh. Ma su una cosa devo dare ragione a Wakashimaru: se continuo ad allontanarlo prima o poi lui si stancherà di me.
Non è questo che voglio. Quello che sto cercando di fare con tutte le mie forze è di dimostrare ad Akira che non pendo dalle sue labbra, che posso vivere benissimo senza di lui e che se vuole qualcosa da me la otterrà solo all'interno di un rapporto paritario in cui nessuno è sottomesso a nessuno. Se i primi due punti di questo programma sono totalmente falsi, almeno il terzo è ciò che di più vero abbia mai pensato. Per raggiungere questo obbiettivo dovrò cambiare radicalmente il mio atteggiamento verso di lui.
Kami sama! Non posso più reggere a questa tortura!!!
Come avevo stabilito ho cambiato il mio modo di comportarmi verso Akira. Alle sue provocazioni rispondo con un atteggiamento che vuole intendere 'ci potrei anche stare, ma solo alle mie condizioni'. Ovviamente lui questo non lo può accettare e così ha serrato i ranghi e rinforzato le fila per portare avanti un attacco che non mi lascia un secondo di respiro.
Non solo ogni volta che fa la doccia esce dal bagno nudo e gocciolante, bello come un dio marino appena sorto dai flutti, ma poi si mette anche a chiedermi consigli sul suo vestiario facendomi delle vere e proprie sfilate di moda con indosso tutto ciò che di più sexy propone il suo guardaroba. Tutte le volte che bevo una birra a lui viene improvvisamente sete, ma credete che vada a prendersi qualche bibita per sè? No! naturalmente vuole bere dalla mia bottiglia stando bene attento a posare le labbra dove le ho appena poggiate io e guardandomi come per dire 'vedi come sono bravo? Pensa a ciò che potrei fare se ci fossi tu al posto di questo pezzo di vetro'. Ormai vado avanti a camomille, docce fredde e testate contro il muro.
L'apoteosi, comunque, l'abbiamo raggiunta l'altro giorno. Akira ed io eravamo di turno in cucina e stavo affettando delle carote quando il coltello mi è scivolato ferendomi un dito. Sendoh si è subito precipitato da me tutto preoccupato e, vedendo che usciva del sangue, si è portato la mano lesa alla bocca. Ora, se lo raccontassi in giro non ci crederebbe nessuno, ma posso giurare su quanto ho di più caro che quel folle ha cominciato a simulare un pompino con il mio dito!!!
Dannazione, non mi sono mai eccitato tanto in vita mia! Per riuscire a mantenere il controllo ho stretto la mano libera a pugno conficcandomi le unghie nella carne e tentando di concentrarmi su quel dolore. Quando finalmente Akira mi ha lasciato andare mi sono accorto che tutti gli altri ci stavano guardando sghignazzando e Sasa mi ha rivolto un sorrisetto complice strizzandomi l'occhio. Avrei voluto sprofondare 10 metri sotto terra!
Ho la testa talmente presa da altri pensieri che non riesco nemmeno a studiare. Quasi quasi provo a chiamare quegli scriteriati dei miei vecchi amici di Kanagawa, magari loro riescono a distrarmi un po'.
"Casa Rukawa".
"Ehilà, come va? Indovina chi sono".
"Ciao Mitsui".
"Bravo, hai indovinato!"
"Non ci voleva un genio per capirlo".
"Kitsuneeeeeee, mi hai chiamato?"
Non posso fare a meno di mettermi a ridacchiare.
"No, do'aho, nessuno parlava di te".
"Con chi sei al telefono?"
"Con Mitsui".
"Cosa??? È Mitchy? Passamelo subito".
Si sente il rumore di una breve lotta per potersi appropriare della cornetta.
"Baciapiselli!!! Va tutto bene lì?"
"Oddio, potrebbe andare meglio. Se poi evitassi di chiamarmi così te ne sarei molto grato, scimmia rossa che non sei altro".
"Come osi parlare così al grande Re dei rimbalzi????"
Scosto il telefono dall'orecchio di 10 centimetri buoni mentre Sakuragi strepita la sua genialità.
"Va bene, Hanamichi, ho capito. Ora basta o finirai con l'assordarmi".
"Hisashi ascolta, va veramente tutto bene?"
Il suo tono diventa improvvisamente serio.
"Non tanto, in effetti".
"Mi spiace, davvero! Appena ho saputo che Sendoh si era iscritto alla tua stessa università avrei voluto chiamarti, ma poi ho pensato che fosse inutile. Se ti dà ancora fastidio chiamami e io e la mia ramata veniamo a sistemare l'orrido porcospino, va bene?"
"D'accordo Hanamichi, grazie!"
"Ora ti ripasso la kitsune che ti vuole parlare".
"Mitsui?"
"Dimmi Rukawa".
"Non lasciare che ti rovini l'esistenza, non ne vale la pena".
"Ci proverò".
Di nuovo mi arrivano indistinti suoni di una colluttazione.
"Pronto, Mitsui?"
"Neko, sei tu?"
"Certo, io in carne ed ossa. Senti, non so di cosa stiate parlando, ma ricordati sempre una cosa. Abbi fiducia in te stesso e riuscirai a superare qualsiasi ostacolo. E ricordati anche che qui c'è gente che fa il tifo per te".
"Va bene, me lo ricorderò. Grazie Neko e salutami tuo fratello e la scimmia rossa".
Ho fatto bene a chiamare. Quei tre sono amici incomparabili su cui potrò sempre contare.
Sto ancora ripensando alla telefonata a casa dei miei amici quando qualcuno mi afferra un braccio trascinandomi via.
"Tesorino, adesso tu vieni con me!"
Satori mi porta fuori dalla casa verso il parchetto del Campus, stando bene attento che non ci sia nessuno che possa ascoltarci. Finita la sua ispezione si pianta ritto di fronte a me con le braccia incrociate.
"Hisa-kun, ti devo parlare seriamente".
"E tu vorresti parlarmi SERIAMENTE vestito in quella maniera?"
Kaneda indossa un paio di pantaloni alla pescatora a scacchi bianchi e neri, anfibi neri, una camicia nera con vari volants dal colletto e dai polsini, un paio di occhiali da sole rotondi con le lenti blu che gli scivolano leggermente in avanti sul naso, in modo da tenere scoperto gli occhi verde scuro e, particolare decisamente non trascurabile, un cappello a cilindro enorme che riprende il motivo a scacchi bicolori dei calzoni.
Satori sbuffa facendo un gesto vago con la mano.
"Tutti uguali voi uomini, sempre interessati solo all'aspetto esteriore delle cose. Comunque non è della tua superficialità che volevo parlare".
"Senti un po', Cappellaio Matto(*), non credo tu sia nella condizione di..."
"Ascolta tu, Lepre Marzolina(**)! Sto cercando di fare un discorso serio sul rapporto tra te e un certo carciofino ridarello".
Tralasciando tutte le stranezze di cui è infarcita la sua frase, il succo è che vuole parlarmi di Sendoh. A questo punto non posso fare altro che tacere e dedicargli tutta la mia attenzione.
"Ah, vedo che ho detto la parolina magica?"
Mi sento un po' offeso dal suo tono ironico, ma cerco di non darglielo a vedere.
Kaneda assume un'espressione grave.
"Taz mi ha raccontato della vostra conversazione. Ma quel ragazzo è troppo lineare per avere capito le tue vere intenzioni. Al contrario, io penso di averle intuite".
Si zittisce per qualche secondo squadrandomi dalla testa ai piedi. Le profondità della jungla sono racchiuse in quegli occhi che cercano di frugarmi l'anima.
"Non lo stai evitando per allontanarti da lui, giusto? Lo stai facendo perchè vuoi farti inseguire".
"Non è proprio così..."
"Certo che no, non ho ancora finito di parlare!
Dicevo: vuoi farti inseguire. Ma non per il vezzo di una ragazzetta tronfia del suo potere sull'ennesimo maschio sbavante che farebbe di tutto pur di sbattersela. Tu stai disperatamente cercando il modo di legarlo a te e sei disposto a penare i peggiori supplizi pur di riuscirci. Ho indovinato?"
Abbasso la testa e mormoro un 'Sì' a filo di voce.
"Mh! Lo sapevo! Noi artisti abbiamo un sesto senso per capire i sentimenti delle persone".
Abbozzo un sorriso continuando a tenere lo sguardo rivolto a terra.
Kaneda si ferma ad osservarmi di nuovo per alcuni minuti.
"Va bene, ho deciso di aiutarti!"
"Cosa hai detto?"
Sollevo la testa di scatto.
"Ahi ahi tesorino! Cominci a perdere l'udito. Questa è la vecchiaia che avanza".
"Satori, per favore, non scherzare".
"Va bene, va bene! Comunque hai sentito benissimo, ho detto che ti aiuterò".
"Ma come.... io credevo che tu... sì, insomma, che tu fossi....."
"Innamorato di te? È così infatti e, credimi, se non ti amassi così tanto non avrei il coraggio di farti la proposta che mi presto a esporti".
"Satori io...."
"Sì, lo so, lo so. Lasciamo perdere i convenevoli e veniamo subito al sodo, ok? In questi giorni ho conosciuto meglio carciofino e da quello che ho capito la tua tattica potrebbe funzionare, alla lunga. Il problema è: quanto riuscirai a resistere prima di cedere alle lusinghe del tuo bel Adone?"
Arrossisco imbarazzato cincischiando una risposta.
"Ho capito, sei già arrivato alla frutta. Ascolta bene ciò che sto per offrirti. Io ho il modo per far sì che tu riesca a rimanere impassibile di fronte alle provocazioni di Sendoh?"
Lo guardo incredulo.
"E come?"
"Semplice! Basta che tu abbia qualcuno su cui poter sfogare la tua libido repressa".
Sono talmente stupido che mi dimentico perfino di respirare. Come può dirmi una cosa del genere con quell'atteggiamento impassibile?
"Tu sei pazzo! E poi dove lo andrei a pescare qualcuno che accettasse di fare.... questo?!?"
"Ce l'hai davanti razza di tontolone. Non l'avevi capito? ti sto offrendo ME!"
Scoppio a ridere senza ritegno.
"Oddio Satori! Per un attimo ho pensato davvero che tu dicessi sul serio!"
Continuo a ridere finché non mi accorgo che Kaneda è rimasto serio.
"Perchè tu stavi scherzando, vero???"
" Non scherzo mai su certe cose... bè, quasi mai. Va bè, diciamo che ORA non sto scherzando".
"Ma Satori, io non posso accettare una proposta del genere!"
"Senti, non darmi ancora una risposta. Riflettici un po' su prima, ok?"
"Ok un corno! Ma per chi mi hai preso, per una bestia? Ce la farò a resistere anche senza usare di questi mezzucci!"
"Va bene grand'uomo. Facciamo così, se hai bisogno sai dove cercarmi. Ti saluto, tesorino".
Si allontana salutando con la mano.
Sono rimasto fuori fino all'ora di andare a dormire. Non me la sentivo di stare in mezzo agli altri, non con Kaneda e Akira vicini, soprattutto. Quando rientro, ormai si sono ritirati tutti nelle proprie stanze. Sarà meglio che vada anch'io.
"Mitsui, sei tornato! È successo un disastro, guarda!"
Appena aperta la porta mi assale Sendoh che mi trascina con sè mostrandomi il suo letto o, almeno, ciò che ne rimane. Sembra che ci sia salito sopra un elefante obeso!
"Ma cosa diavolo hai combinato?"
"Io nulla, ma quei cretini dei nostri compagni hanno fatto una scommessa scema su quante persone potevano stare nel mio letto".
Perchè hanno pensato proprio a QUESTA scommessa? Forse sarò io malizioso, ma sicuramente c'era un doppio senso in tutto questo.
Cerco di nascondere il mio fastidio dietro la preoccupazione di come sistemarci per la notte.
"Bè, io pensavo che potremmo dormire entrambi nel tuo letto, almeno per questa volta".
Cooooooosaaaaa????? No no no no no no no no no no!!! Non se ne parla proprio. Come ci arrivo vivo alla mattina altrimenti?
"Non credo sia una buona idea. Forse potremmo chiedere se c'è qualche letto che avanza in qualche altra casa...."
"Ma andiamo Mitsui, non possiamo fare il giro di tutto il Campus a quest'ora! Saranno già tutti a dormire".
"Eh bè, sì, però..."
"Ti dà tanto fastidio dovermi stare vicino?"
Il suo sguardo mi riempie di tristezza rende le mie gambe molli.
"Ma no, che dici? Ora prepariamoci che è già tardi e io sono stanco".
Il sorriso si riaccende su quel volto tanto amato.
"Ok, mi cambio in un secondo".
Dormire, dormire, dormire... una funzione così elementare e così scontata che non ci rendiamo conto di quanto sia indispensabile finché non ci viene a mancare. Necessito dell'oblio che mi porti lontano da questo luogo, da queste braccia forti come l'acciaio che mi stringono, da questo petto caldo che mi avvolge, da queste gambe snelle e muscolose intrecciate alle mie, da queste labbra morbide premute sul mio collo, da questo membro a riposo che riesco a percepire attraverso la stoffa dei suoi boxer.
Lo voglio, lo voglio, lo voglio! Eppure non posso averlo. Anche se ora lo prendessi sarebbe a me che penserebbe? Se gli confessassi il mio amore riderebbe divertito o mi guarderebbe con compassione? Se riuscisse ad ottenere ciò che vuole mi lascerebbe subito per rincorrere la sua nuova passione?
Sei la mia ossessione Akira. Sei la malattia che si nutre del mio corpo e deride la mia anima. Sei la macchia di fango sul candido vestito della novella sposa. Sei la morte che si manifesta con le sembianze di un angelo.
Ma ti amo, Akira. Amo la malattia che corrode il mio essere, amo la macchia che segna la distinzione in un mondo troppo bianco, amo la morte che mi sottrae a questa inutile vita. Io amo la mia ossessione!
La mattina mi sorprende rannicchiato sul bordo del letto, avvoltolato nelle coperte e con il viso affondato nel cuscino. Sendoh si alza e si prepara per uscire. Gli dico che mi sento male e che ho bisogno di rimanere a riposo. Mi chiede se voglio che rimanga con me. Lo voglio. Ma non glielo dico.
Quando sento la porta chiudersi la prima lacrima spunta sulle ciglia chiuse e a lei ne seguono molte altre. Continuo a singhiozzare e gemere cercando di nascondere i singulti nelle pieghe delle lenzuola per non farmi sentire. Poi la porta si riapre lentamente. Passi leggeri si accostano al letto. Una mano gentile mi accarezza i capelli.
Afferro quell'angelo che è venuto in mio soccorso facendolo stendere accanto a me e nascondendo il volto nell'incavo del suo collo. Una strana frenesia mi assale e comincio a mordere, baciare, leccare e succhiare la pelle lattea e delicatamente profumata. Sospiri di piacere rispondono alla mia irruenza.
Mi sollevo leggermente e lo spoglio velocemente. Intanto continuo a esplorare con la lingua ogni centimetro di quel corpo soffice che viene messo a nudo.
Torturo con la bocca e con le mani i capezzoli inturgiditi per poi scendere lungo gli addominali scolpiti, giocare col suo ombelico e saziarmi con il suo sesso ritto contro il cielo.
Le sue grida di piacere riempiono la stanza e la mia mente e io le tramuto nella mia esultanza. Continua a gridare, non smettere mai, spaccami i timpani e sfondami il cervello, fonditi con me e ricostruiscimi dall'interno.
Sento il suo seme aspro e bollente scendermi giù nella gola e, avido, ne succhio ogni goccia, non voglio che ne vada persa neanche una perchè sono mie, perchè tu sei mio.
Scivolo sul suo corpo umido di sudore e mi sistemo in mezzo alle sue gambe.
Non resisto più, voglio di nuovo sentirlo gemere!
Con una spinta profonda e violenta entro dentro di lui. Mormora appena un mugolio di dolore per lasciare subito il posto a nuovi ansiti di piacere. Ho bisogno di più, ho bisogno di più! Aumento le spinte portandole ad un ritmo talmente frenetico da farmi credere che mi scoppierà il cuore. Sento le sue unghie penetrare nella mia schiena mentre la sua testa sbatte scompostamente sul cuscino da un lato e dall'altro. Stringo le mie labbra tra i denti fino a farle sanguinare mentre raggiungo il culmine.
"Hisashiiiiiiiii!!!!!"
"Ka-Kanedaaaaaa!!!!!!!"
Cullato dal respiro affannoso del mio angelo dai capelli viola, finalmente trovo la pace del sonno.
Note:
(*) e (**) sono personaggi di "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll
FINE QUINTA PARTE
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