Nucleo
parte
XIII
di
Naika
Nucleo: parte
vitale, centrale, di qualcosa, di cui in genere ha costituito... l’origine.
Rukawa sussultò
violentemente abbassando il capo per osservare il compagno che lo guardava
con le guance arrossate ma lo sguardo deciso.
Boccheggiò un paio di
volte cercando di ricollegare il cervello alle corde vocali.
“Ha.. hana” ansimò.
Tutto il suo essere
avrebbe voluto gridare: SI!
Ma la sua parte
razionale gli ricordò che il ragazzo era ferito e ancora provato da quello
che gli era accaduto.
Insomma aveva appena
ripreso conoscenza!
Anche se il potere del
Nucleo e quello della Dottoressa avevano sanato le sue ferite esterne,
restava comunque molto debole.
“Tesoro...” mormorò
accarezzandogli dolcemente il volto “...non fraintendermi, non c’è cosa che
io desideri di più, ma...” cercò di spiegargli incerto.
Hanamichi sollevò una
mano posandogli due dita sulle labbra per zittirlo.
“Ti prego...” sussurrò
“...ho bisogno...” arrossì, abbassando il capo “...ho disperatamente
bisogno di te ora...” mormorò con voce flebile mentre un tremito gli
scuoteva le membra “... per dimenticare” sussurrò.
“Aiutami Kaede ti
prego...” supplicò.
Rukawa sentì il proprio
cuore andare in frantumi a quella richiesta così disperata.
Che cosa gli avevano
fatto per ridurlo così.
Per portarlo a
supplicare un abbraccio in cui annullarsi?
Lo strinse
delicatamente a se, cullandolo dolcemente e lo sentì aggrapparsi a lui.
Hanamichi nascose il
volto contro la sua spalla cercando di soffocare i singhiozzi che
inevitabilmente gli erano ritornati alle labbra quando i ricordi, ancora
troppo freschi, si erano fatti strada dentro di lui.
“Sfogati...” sussurrò
piano Rukawa accarezzandolo lentamente mentre il rossino gli si accoccolava
contro, il corpo sconvolto dai singulti e dai tremiti.
Kaede lo lasciò sfogare
a lungo, finchè non sentì il suo respiro divenire più lento, tranquillo,
allora gli sollevò il volto e gli baciò le guance cancellando dolcemente le
tracce lasciate dalle lacrime.
Hanamichi gli cercò le
labbra e lui scivolò piano a chiudergli la bocca con la propria mentre le
loro lingue si incontravano in una lenta, dolce, danza.
Con estrema attenzione
il volpino lo spinse indietro, facendolo sdraiare sul letto, stendendosi al
suo fianco per non gravarlo con il suo peso, mentre il loro bacio diventava
più intenso, profondo.
Si separarono diversi
minuti più tardi in cerca d’aria.
Hanamichi teneva gli
occhi chiusi, abbandonato alle dolci carezze delle mani di Rukawa tra i suoi
capelli e di quella bocca che, leggera, era scivolata lungo la sua
mandibola, disegnando con cura i suoi lineamenti.
Emise un piccolo gemito
quando il volpino scese a prendere il lobo dell’orecchio tra le labbra, il
suo respiro veloce che gli accarezzava l’udito, confermandogli come anche
lui stava perdendo il controllo.
Mugolò reclinando il
capo per lui, offrendoglisi innocentemente.
Rukawa fece scendere
lentamente una mano sul petto del compagno sfilando delicatamente il
lenzuolo in cui l’aveva avvolto prima d’incontrare i pochi lacci del camice
verde spento che Hanamichi indossava.
Prese a slacciarli ma
s’interruppe per fissare il compagno con attenzione quando lo sentì
irrigidirsi.
L’ultima cosa che
voleva in quel momento era spaventarlo ed, evidentemente, c’era qualcosa che
non andava.
“Continua...” lo pregò
Hanamichi senza aprire gli occhi, ma il suo tono era teso e un po’
spaventato.
Kaede non si mosse.
“Che cosa c’è?” gli
chiese deciso ad avere una spiegazione per il suo improvviso irrigidimento.
Non voleva fare niente
di cui il rossino non fosse assolutamente sicuro.
Gli prese il mento
cercando i suoi occhi ma Hanamichi volse il capo sfuggendo il suo sguardo,
mordendosi le labbra.
Il suo gesto repentino
non gli impedì comunque di scorgere l’umiliazione che era lampeggiata negli
occhi scuri del Nucleo.
Trattenne il respiro
mentre una paura improvvisa si faceva largo nel suo cuore, strisciandovi
viscida e fredda.
“Hana...” lo chiamò
piano con voce resa leggermente roca dal dubbio.
“Amore ti hanno...”
sussurrò piano, incapace di pronunciare la parola ‘violentato’.
Hanamichi scosse piano
il capo, contro il cuscino “No, non mi hanno violentato” mormorò
comprendendo il timore del moro “..però...” la sua voce incerta bloccò a
metà il respiro di sollievo di Rukawa.
“Hanno... “ il rossino
tremò, rannicchiandosi su se stesso in posizione fetale, cingendosi le gambe
con le braccia “...loro...” sussurrò “....loro hanno...” balbettò, incapace
di terminare la frase, mentre Rukawa sentiva una goccia di sudore freddo
serpeggiargli giù per la schiena.
“Mi hanno dato delle
droghe per...” sussurrò Sakuragi, arrossendo violentemente di vergogna,
nascondendo il capo tra le ginocchia “per farmi... ve.. venire” ansimò
piano.
“Vo... volevano un
campione di spe... sperma” proseguì la voce soffocata dalle braccia.
Rukawa chiuse gli
occhi, cercando di non esplodere in imprecazioni, prima di allungare le
braccia e attirarlo a se, stringendolo dolcemente contro il suo petto.
Hanamichi sembrava
nuovamente essere prigioniero dei suoi ricordi così rannicchiato su se
stesso, raggomitolato, come se, in quel modo, potesse sfuggire loro.
“E’ stato così
umiliante Kaede” ansimò stringendosi a lui con un singulto.
Il volpino gli baciò
dolcemente il capo incapace di trovare le parole per consolarlo.
Sentiva il suo potere
di Falce ruggire in modo incontenibile nelle sue vene.
Se solo avesse avuto
sotto mano quel bastardo!
Non sarebbe rimasta
nemmeno la cenere!!
Hanamichi si rilassò
sotto il tocco rassicurante delle sue mani, sollevando piano il capo per
incontrare lo sguardo assassino del compagno.
Tuttavia nel momento in
cui i loro occhi si allacciarono la furia omicida di Rukawa svanì per
lasciare posto alla dolcezza.
“Vieni...” mormorò
prendendolo tra le braccia e, sollevandolo attentamente, si diresse verso il
bagno.
La vasca era ormai
colma di acqua calda.
Chiuse il rubinetto
prima di far sedere Hanamichi sul bordo e sfilargli delicatamente il camice
verde.
Il rossino arrossì
sotto l’attenzione con cui gli occhi di Rukawa scivolarono sul suo corpo.
Le cicatrici erano
state assorbite dal potere del Nucleo e la sua pelle era nuovamente
uniforme, dorata.
Rukawa soppresse a
fatica l’istinto di percorrere ogni centimetro di quel velluto color
dell’oro con la lingua prima di allontanarsi da lui di un paio di passi,
sfilandosi la maglia scura, slacciando poi i pantaloni per lasciarli
scivolare a terra accompagnati dai boxer e Hanamichi trattenne il respiro
mentre osservava quella pelle candida scoprirsi lentamente.
Era ancora più bello di
come lo ricordava.
Quante volte aveva
sbirciato quel corpo perfetto sotto la trasparente carezza dell’acqua della
doccia?
Ora tuttavia non doveva
nascondersi.
Poteva fa scivolare gli
occhi, liberamente, su quella pelle candida e perfetta.
Seta liscia ed
invitante.
Il volpino tornò da
lui, scostandogli con dolcezza una ciocca carminio dalla fronte ampia prima
di aiutarlo a scivolare all’interno della vasca ed entrare egli stesso nel
caldo abbraccio dell’acqua.
Hanamichi emise un
flebile sospiro chiudendo gli occhi stancamente mentre Rukawa prendeva la
spugna e la impregnava di sapone.
Attirò il compagno tra
le braccia, facendolo sedere tra le sue gambe mentre, molto delicatamente,
prendeva ad accarezzargli il petto con la spugna.
Hanamichi reclinò il
capo all’indietro, appoggiandolo sulla sua spalla destra, offrendogli così
la gola.
Rukawa vi fece
scivolare sopra le labbra mentre la mano destra, armata di spugna scendeva
piano verso il basso massaggiando la pelle dorata dell’amante.
Il rossino si tese tra
le sue braccia con un gemito sottile quando la sua mano sparì sott’acqua
seguendo la linea dei fianchi fino a scivolare tra le sue gambe.
Ansimò allargandole
spontaneamente, per quanto gli permetteva lo spazio ristretto della vasca, e
Rukawa lasciò andare la spugna per far scorrere le dita, dolcemente, su di
lui.
Hanamichi si tese tra
le sue braccia, inarcando la schiena prima di lasciarsi nuovamente adagiare
contro il petto e le gambe del compagno, portando così i suoi glutei ad
appoggiarsi contro la virilità tesa del moro.
Gemette piano,
spingendo indietro i fianchi, cercando il contatto con quel corpo candido e
perfetto, strofinandosi contro di lui, venendo presto ricompensato da un
ansimo sottile di piacere che gli accarezzò la pelle umida del collo su cui
Rukawa stava tracciando immaginarie linee con la lingua.
Il volpino lo morse
delicatamente strappandogli un brivido che si trasformò in un violento
tendersi della sua schiena quando l’altro strinse con più decisione la mano
sul suo sesso.
“Kaede...” ansimò tra
le sue braccia.
“Shhh...” lo rimproverò
dolcemente questi, cominciando a far scorrere le dita sul suo membro con
lenta insistenza.
Hanamichi si morse le
labbra cercando di trattenere i gemiti mentre quelle dita lunghe lo
percorrevano da prima piano poi più velocemente strappandogli il respiro dai
polmoni trasformando la sua vista in una vaporosa luce danzante.
Smise completamente di
pensare lasciando che l’amante lo portasse alla follia e, mentre il suo
respiro diventava sempre più veloce, i suoi fianchi cominciarono a salire e
scendere seguendo, inconsciamente, il movimento della mano di Rukawa
portando così i suoi glutei a strusciare ritmicamente contro il sesso sempre
più caldo del compagno, vittima della sua stessa carezza.
Il volpino gli afferrò
la pelle dorata della spalla tra i denti mordicchiandola a mo’ di punizione
prima di succhiarla piano assaporandone il sapore.
Hanamichi s’inarcò di
nuovo e Rukawa ne approfittò per spingere anche l’altra mano tra le sue
gambe.
“Kaede....” supplicò la
sua vittima, la voce resa irriconoscibile dal piacere.
La Falce non si fece
pregare, prese a spingere sul sesso del compagno con decisione sentendo il
proprio respiro accelerare insieme al crescendo di gemiti che uscivano dalla
gola tesa del suo amante.
Il corpo tra le sue
braccia ebbe un violento sussulto, Hanamichi spalancò gli occhi lanciando un
lungo lamento di piacere che fece accapponare la pelle del volpino prima che
le sue dita venissero accarezzate dal calore bruciante dello sperma del suo
amante.
Hanamichi si accasciò
contro il suo petto, privo di fiato, e Rukawa sorrise, intenerito nel
vederlo così sconvolto.
Evidentemente era la
prima volta per lui.
Un motivo di più per
fare molta attenzione, si auto rimproverò.
Gli baciò dolcemente
una guancia costringendolo delicatamente a voltarsi, per cercargli le
labbra.
Il rossino lo
abbracciò, strofinando il bacino contro quello ancora eccitato del compagno.
“Ru...?” chiese incerto
ma lui gli chiuse la bocca con un bacio famelico facendolo inginocchiare tra
le sue gambe.
Gli avvolse i fianchi
con le mani, accarezzando dolcemente su e giù la pelle dorata, mentre le sue
dita scivolavano sempre più verso il basso.
Hanamichi sussultò
quando sentì la mano destra farsi largo tra le sue natiche.
Mugolò piano stringendo
di più le braccia attorno alla vita candida del suo dolce torturatore mentre
Rukawa prendeva a massaggiarlo con due dita, lentamente, facendolo gemere
contro la sua spalla.
Lo sfiorò a lungo senza
penetrarlo, limitandosi ad accarezzarlo con lievi pressioni, volte a
prepararlo all’intrusione, prima d’introdurre delicatamente il primo dito.
Il rossino ansimò e
Kaede usò la mano libera per costringerlo a sollevare il volto.
Il Nucleo aveva gli
occhi lucenti e le labbra gonfie, socchiuse.
I capelli bagnati
disegnavano arabeschi carminio sulla pelle dorata accarezzando il rossore
diffuso, sparso sulle sue guance.
“Ti fa male?” gli
chiese dolcemente facendogli assumere una violenta tonalità aragosta.
“No.. no” mormorò piano
Hanamichi mordendosi le labbra in imbarazzo.
Rukawa gli sorrise
dolcemente allungando il volto per reclamare un bacio ed impedire che il
rossino martoriasse quella bocca che, ormai, considerava una sua proprietà
privata.
Il rossino reclinò il
capo, approfondendo il bacio, spingendo contemporaneamente indietro il
bacino, incontro alla sua mano.
Rukawa affondò un po’
di più, prendendo a massaggiarlo con più insistenza e Hanamichi dovette
staccarsi dalle sue labbra alla ricerca disperata d’aria.
Il suo corpo era
incandescente.
Ma non era il potere
del Nucleo a renderlo tale, per una volta.
Erano le mani di Kaede
a devastargli il sangue nelle vene obbligando il suo cuore a pompare a ritmo
impazzito.
Appoggiò la fronte
contro il suo petto cercando di controllare gli ansimi che gli spezzavano il
respiro.
Lentamente, senza
pensare, desideroso soltanto di un maggior contatto con lui, fece scendere
entrambe le mani lungo quella vita candida e flessuosa, a cercare il sesso
del compagno.
La Falce mugolò,
chiudendo gli occhi, quando sentì quelle dita bagnate stringerlo incerte,
accarezzandolo, imitando i gesti compiuti da lui poco prima.
Ormai dimentico dei
suoi buoni propositi affondò un secondo dito nel rossino che si tese con un
lungo gemito serrando di riflesso le mani sul suo membro.
Ansimò pesantemente
ormai conscio che di quel passo non avrebbe retto molto.
Hanamichi aveva un modo
inconsciamente esplosivo e al contempo innocente di reagire al suo tocco.
Sentire il suo respiro
caldo accarezzargli il petto umido in rochi gemiti era, già di per se,
devastante per il suo autocontrollo, se poi ad essi il Nucleo aggiungeva il
tocco incerto, ma audace, delle mani...
Rukawa prese a muovere
le dita dentro di lui, allargandolo, spingendo con forza per aprirlo e
Hanamichi si tese contro di lui, inarcando la schiena in una muta offerta
del suo corpo mentre chiudeva le labbra sulla pelle candida del suo amante,
succhiandone la superficie vellutata nel vano tentativo di soffocare gli
ansimi.
Rukawa gettò indietro
la testa lasciando che quella bocca affamata lo assaggiasse, prendendo a
massaggiarlo con il pollice mentre indice e medio si spingevano di più
dentro di lui.
Le mani di Hanamichi si
serrarono sul sesso del compagno, ricompensandolo e punendolo al contempo,
con un tocco che andava a scatti con le vampate di piacere che gli
scuotevano il corpo, spingendo il proprio sesso, nuovamente turgido, a
strofinare contro quello di Rukawa, intrappolato tra le sue mani.
“Hana kami ....” ansimò
il volpino sull’orlo del delirio, liberando il ragazzo delle dita e
sollevandolo violentemente tra le braccia.
L’acqua scivolò
abbondante sui loro corpi eccitati aggiungendo la sua liquida carezza a
quella dell’aria bollente che scivolò sui loro corpi bagnati, languidamente.
Hanamichi gemette,
aggrappandosi alle spalle della Falce, cingendogli i fianchi con le gambe e
Rukawa non potè fare a meno di emettere un lungo lamento.
“Dillo che vuoi farmi
impazzire...” ringhiò dirigendosi a grandi passi verso la camera da letto.
Era orami giunto al
punto di non ritorno, doveva farlo suo o avrebbe perso la ragione.
Attraversò con pochi
passi la soglia del bagno sbattendo il compagno sul letto matrimoniale prima
di salirgli sopra e chiudergli la bocca con ferocia.
Hanamichi, tuttavia,
preso dalla stessa frenesia del compagno non parve risentito da quel
comportamento violento, anzi, sollevò i fianchi cingendogli nuovamente la
schiena con una gamba, invitandolo con un movimento ondeggiante del bacino a
prenderlo.
Rukawa s’inarcò con un
lungo gemito prima di afferrargli saldamente i fianchi e affondare in lui
con un’unica, profonda, spinta che strappò un grido di dolore al suo amante.
Hanamichi si tese sotto
di lui spingendo indietro il capo e il volpino s’immobilizzò imponendosi di
controllarsi, allungando il volto per accarezzargli le gote, nuovamente
bagnate di lacrime, con delicatezza.
Sakuragi gli allacciò
le braccia alle spalle sollevando il volto per cercargli le labbra.
Si baciarono con
passione e dolcezza, a lungo, finchè Rukawa non avvertì il caldo involucro
che lo rifiutava allentare piano la presa, allora lasciò le sue labbra
scendendo con la bocca ad assaggiare la soda consistenza dei pettorali,
fermandosi a lambire i capezzoli con la lingua.
Sakuragi si tese piano
tra le sue braccia e Rukawa ne approfittò per assestare una prima, delicata,
spinta.
Il rossino tremò,
ansimando, stringendo le braccia sulle spalle dell’amante.
“Ancora...” sussurrò.
Rukawa spinse indietro
il bacino prima di affondare ancora di più dentro di lui avvertendo di nuovo
quella violenta sensazione di calore bollente che si mescolava, in un
contrasto impazzito, con i lunghi brividi che lo sfregamento tra i loro
corpi gli facevano scivolare lungo la schiena.
Hanamichi gemette
forte, tendendosi prima di sollevare anche l’altra gamba concedendogli
maggior possibilità d’azione, spingendo il bacino contro di lui.
A quel movimento
inaspettato Rukawa sentì il proprio corpo venir separato da quello
dell’amante e poi nuovamente accolto da quella guaina stretta e calda e
perse totalmente il controllo.
Cominciò a spingere con
foga, la mano sinistra che serrava ancora il fianco del rossino mentre la
destra scivolava tra i loro corpi per cercare il sesso del compagno.
I gemiti di Hanamichi
divennero vere e propria urla di piacere in un crescendo incontrollato di
ansimi finchè Rukawa con un unico, rauco, grido non liberò il suo seme
incandescente, invadendo il corpo del rossino, che a quell’ultima
stimolazione venne a sua volta tra le mani del volpino, con un tremito
violento.
Si accasciarono esausti
sulle lenzuola bagnate, i respiri pesanti unico suono che riempiva la stanza
improvvisamente silenziosa.
“Tu... tutto ok?”
chiese con voce roca Rukawa scivolando delicatamente fuori del suo corpo.
Hanamichi si tese sotto
di lui nel sentire il suo calore lasciarlo e il volpino allungò le braccia
per stringerlo dolcemente a se prima di raccogliere il copriletto e
avvolgervi entrambi.
“Cre... credo di sì”
sussurrò piano Hanamichi sollevando il volto arrossato per fissare gli occhi
blu, lucenti, e i capelli scarmigliati del suo amante sulle cui gote era
disegnato un leggero alone rosso che lo rendeva meraviglioso.
“Kami Kaede...”
sussurrò arrossendo ancora di più, cercando qualcosa da dire.
Rukawa ridacchiò
posandogli due dita sulle labbra prima di chinarsi e sostituirle con le sue
labbra.
“Shhh...” soffiò piano,
scostandogli una ciocca dalla fronte dorata.
Hanamichi gli sorrise
dolcemente prima di riadagiare il capo, esausto, sul suo petto.
“Dormi amore” sussurrò
la Falce accarezzandogli lentamente la schiena e il rossino emise un flebile
sospiro chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dall’ipnotico movimento
delle mani del compagno, scivolando in un sonno stanco, finalmente privo
d’incubi.
Rukawa ascoltò il lento
respiro tranquillo dell’amante finchè la stanchezza non ebbe la meglio anche
su di lui facendolo scivolare nell’oblio.
La Falce Nera si mosse
infastidita, cercando di decifrare che cosa fosse quel suono sgradevole che
lo obbligava ad emergere dal dolce tepore dell’abbraccio in cui era
sprofondato.
Sollevò una palpebra
registrando che non si trovava nella sua camera da letto e tanto meno in
quella della baita del ritiro.
Il suo sguardo si
spostò rapidamente sul ragazzo che dormiva, con un sorriso leggero sulle
labbra socchiuse, il capo appoggiato al suo petto, le braccia strette alla
sua vita come se stesse stringendo un’enorme orsacchiotto di peluche.
Sorrise dolcemente
posandogli una bacio sui capelli arruffati prima che il suono che l’aveva
svegliato si ripetesse.
Stavano bussando alla
porta.
“Rukawa sono io,
apri...” sussurrò dall’altra parte dell’uscio la voce di Akira.
La Falce Nera sollevò
gli occhi al cielo, scocciato, districandosi con delicatezza dall’abbraccio
dell’amante prima di raccogliere un paio di jeans e infilarseli in fretta.
“Che vuoi!?” ringhiò
aprendo la porta di scatto.
Akira sussultò facendo
un passo indietro più stupito che spaventato.
“Ingrato! Sono venuto a
portarvi la cena” disse driblando il giocatore dello Shohoku ed entrando
nella stanza, illuminata soltanto dalla luce del neon che era rimasto
acceso, e dimenticato, in bagno, guardandosi attorno per cercare un posto su
cui appoggiare il vassoio carico di vivande.
“Come sta Hana?” chiese
prima di posare il suo carico sul piccolo comò accanto alla porta del bagno.
Il suo sguardo cadde
sugli abiti sparsi accanto alla vasca e a l’acqua che ancora impregnava il
pavimento, sollevò un sopracciglio sorpreso, voltandosi verso Rukawa.
“Dorme...” commentò
secco il volpino, rispondendo alla sua domanda nella speranza che il ragazzo
si decidesse a togliere le tende.
Ma questi nemmeno lo
ascoltava mentre sul suo volto si allargava un lento ghigno nell’esaminare
l’aria decisamente arruffata dell’asso dello Shohoku.
Cominciava a farsi una
mezza idea di che cosa avevano combinato quei due.
“Rukawa...” disse
divertito sventolandogli un dito sotto il naso con aria di finto rimprovero
“...avresti almeno potuto fargli recuperare le forze...” disse.
Il volpino si limitò ad
un’occhiata omicida prima che un mugolio proveniente dal letto attirasse la
sua attenzione.
Hanamichi aveva
socchiuso le palpebre, probabilmente svegliato dalle loro voci, e ora si
guardava attorno cercando di fare mente locale.
Quando scorse Akira
sussultò arrossendo.
Sendoh invece gli
sorrise dolcemente “Hey...” sussurrò piano, avvicinandoglisi “.... ciao...
come stai?” chiese sedendosi accanto a lui, sul letto.
Il rossino gli porse un
sorriso “Sto bene... adesso” mormorò.
Akira annuì
sinceramente contento di rivedere un sorriso vero sulle labbra del Nucleo
prima di notare un piccolo alone rosso sul collo del ragazzo.
“Ti stanno rispuntando
i lividi?” chiese preoccupato allungando una mano per sfiorare il piccolo
segno rotondeggiante.
Hanamichi divenne
scarlatto e sul volto si Akira si disegnò un lento sorriso malizioso.
“Ohhh...” sussurrò “...
come non detto non è un livido questo...” ridacchiò.
La sua allegria si
spense di colpo quando qualcosa di duro e freddo si posò contro la sua testa
mentre il sinistro ‘clic’, con cui Rukawa toglieva la sicura al fucile, lo
avvertiva che la Falce Nera gli stava puntando l’arma alla testa.
Non doveva aver
apprezzato che avesse allungato le mani sul suo ragazzo.
“E’... è meglio che
vada!” disse balzando in piedi, allontanandosi in fretta dal letto e dal
fucile di Rukawa.
Si fermò tuttavia sulla
soglia per osservare un’ultima volta i due.
La Falce Nera non aveva
abbassato il fucile.
“Hana, Ayako si è
raccomandata: cerca di mangiare qualcosa ok?” si premurò di dire prima di
fissare Rukawa “E tu vedi di farlo riposare un po’” mormorò malizioso con un
sorriso prima di balzare indietro appena in tempo per non venir colpito
dalla fucilata.
Sendoh se ne andò
chiudendo la porta con un sorriso mentre Hanamichi si voltava incredulo
verso Rukawa.
“Gli... gli hai
sparato?!” constatò con gli occhi sgranati.
“Non miravo a punti
vitali, era solo un colpo di avvertimento” disse serafico il moro
dirigendosi verso il vassoio di cibarie.
“Ma gli hai sparato
comunque!!” esclamò il rossino incerto se sentirsi lusingato o preoccuparsi
seriamente.
“Hn...” sbuffò Rukawa
scuotendo le spalle.
Akira si richiuse la
porta della propria camera alle spalle ridacchiando.
Koshino seduto sul
letto sfatto sollevò un sopraciglio sorpreso.
“Che c’è di così
divertente?” chiese.
Il moretto si liberò di
maglia e pantaloni, restando coi soli boxer, prima di infilarsi sotto le
coltri accanto al compagno.
“Hanamichi si è
svegliato” spiegò.
“Davvero?” chiese il
play maker, sinceramente contento che il rossino stesse meglio.
“Oh sì” ridacchiò di
nuovo Akira.
“Ancora però non
capisco perchè ridi” commento Hiroaki corrucciato.
“Avresti dovuto vedere
lo stato del loro letto per capire” commentò malizioso.
Koshino spalancò gli
occhi incredulo “Ma... ma...”
“E’ quello che ho detto
anch’io prima che Rukawa tentasse di spararmi” disse divertito.
“Non lo facevo così
geloso” commentò.
“Perchè tu che hai
combinato?” gli chiese corrucciato l’amante.
Sendoh lo fissò
fintamente offeso “Perchè avrei dovuto combinare qualcosa?” chiese.
“Conoscendoti...”
borbottò il ragazzo tra il divertito e il rassegnato.
“Signore li abbiamo
trovati!” gridò il tenente piombando nell’ufficio del suo superiore.
Edmond che stava
fissando cupo l’alba tingere il cielo si volse di scatto, uno scintillio
malevolo negli occhi.
“Dove?” chiese gelido.
“Non sono molto
distanti da qui, l’elicottero è riuscito a individuare il loro furgone!”
Non aggiunse che era
stata pura fortuna, la loro, dato che il veivolo era tornato indietro per
fare rifornimento, cambiando rotta.
Non si aspettavano
certo che i ragazzi fossero già fuori della città, anche perchè avevano
messo posti di blocco su tute le strade principali e non li avevano visti
passare.
“Che state aspettando
allora!” tuonò.
“Andiamo a catturarli!”
Il tenente scattò
sull’attenti aprendo la porta dell’ufficio ad Edmond che si incamminò
velocemente lungo il corridoio.
Li avrebbe catturati
tutti stavolta.
Nessuno di loro sarebbe
scappato alla sua ira!
“Questa è la resa dei
conti...” ghignò.
Continua...
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