È una HanaRu, ma so che per te non sarà un problema: BUON COMPLEANNO, RIA!!

Tantissimi auguri,amica mia: ti voglio bene!

 


 

 

No smoking ^^

 

Di Calypso

  

Hanamichi aspettava da una buona mezz’ora che la volpaccia si decidesse a raggiungerlo in terrazzo per passare la pausa pranzo insieme, lo avevano stabilito quella mattina quando si erano incontrati al solito incrocio per fare la strada insieme fino alla scuola, ma Hana cominciava a pensare che o se ne era dimenticato ( e in questo caso, vendetta tremenda vendetta! ) o si era addormentato sul banco, come suo solito, e non aveva sentito il suono della campanella.

“Uffa!!!” sbraitò nuovamente il rossino, incrociando le braccia sulla ringhiera e poggiandoci la testa sopra, ma subito abbandonò quella immobilità per tirare un calcio all’aria portando le mani in tasca;  le dita incontrarono i contorni di  una scatola di cartone che Hanamichi estrasse: erano le sigarette di Yohei che l’amico gli aveva lasciato la mattina quando era corso dietro a una tipa che puntava da giorni. Hanamichi non fumava, nel senso che non era un consumatore abituale ( oltretutto ora era uno sportivo e quella roba non era proprio indicata ) ma ogni tanto faceva qualche tiro. Estrasse la sigaretta decidendo di concedersene una nell’attesa e fortunatamente dentro il pacchetto il suo amico aveva lasciato anche l’accendino. Non che Hanamichi Sakuragi ne avesse bisogno, avrebbe trovato il modo di accenderla, lui, novello Prometeo!

Leggere spirali di fumo l’avvolsero e Hanamichi tornò a poggiarsi alla ringhiera fissando il cortile animato da piccole figure ( gli studenti che approfittavano del bel tempo per pranzare all’esterno ) e in quel momento la porta della terrazza cigolò.

“Avevi smarrito la strada, Kitsune?!”

“Hn, no…dovevo finire i compiti di inglese.”

“E non potevi farli ieri sera, scusa?!”

Hana si girò solo in quel momento a guardare il suo ragazzo, leggermente irritato a dire il vero, perché non poteva credere che avesse perso buona parte della pausa per degli stupidissimi compiti di inglese!

“Do’aho! Devo ricordarti con chi ero ieri sera e a fare che?! E poi, quella cos’è?!”

Hanamichi arrossì, ricordando come avevano passato la sera precedente e inizialmente non colse la domanda dell’altro, ma poi notò lo sguardo gelido di Kaede rivolto alla sua mano e seguendolo intuì: era la prima volta che lo vedeva fumare.

“Ogni tanto…sai com’è…”

“No, non lo so e comunque non dovresti farlo.”

“Oi, ma che ti credi?! Guarda che lo faccio veramente di rado, posso smettere quando voglio!” proclamò seriamente il rossino, suscitando un sopracciglio alzato un po’ scetticamente.

“Beh, allora fallo subito!”

“Oh, ma quante storie! Almeno hai mai provato prima di fare quella faccia schifata?!”

“Fa male.” Sentenziò il moretto, ma l’altro non voleva cedere e cominciò a provocare Kaede in un modo un po’ stupido e infantile a cui l’altro però prestò troppo in fretta il fianco, con il risultato che la sigaretta venne sottratta alle labbra di Hanamichi per finire in quelle di Kaede che, da fumatore alle prime aspirate, ne fece una un po’ troppo profonda, provocandosi un eccesso di tosse che lo lasciò senza fiato e con le lacrime agli occhi.

“Ma sei matto a fare una boccata in quel modo?!” lo rimbrottò Hanamichi battendogli sulle spalle per farlo smettere di tossire e sentendosi già in colpa per essere stato lui, involontariamente, la causa di tutto.

“No, sono…proprio…un…deficiente…perché ti do pure retta!” e nel parlare allontanò il compagno da sé con un gesto della mano.

Hana si morse un labbro  un po’ mortificato, ma non disse nulla, gettò il mozzicone per terra pestandolo con un piede e decidendo che con il fumo aveva chiuso.

Kaede intanto si era appoggiato alla ringhiera e stava riprendendo fiato, il rossino decise che doveva farsi perdonare e strinse le braccia intorno alla vita dell’altro, posandogli le labbra sulla nuca.

“Hai ragione tu, scusa.” Mormorò tra i suoi capelli.

“Certo che sì, do’aho e poi sei un atleta non puoi avere questi stupidi vizi e inoltre sei il mio ragazzo, non mi va che fai una cosa scema e nociva.”

Hanamichi sorrise spingendo maggiormente il viso tra i capelli scuri: la volpetta si preoccupava per lui e ne era immensamente felice; con un gesto rapido lo convinse a girarsi e sfiorò le labbra di Kaede con le sue, deciso a mettere a frutto il poco tempo che ancora avevano per stare insieme, anzi appiccicati in coccole infinite ( erano all’aperto e potevano fare solo quello ) rendeva meglio il concetto, solo che non appena il bacio si fece più intimo e coinvolgente, l’altro si ritrasse e quello che lesse su quel volto stupendo fu qualcosa di molto simile al disgusto. Per Hanamichi fu una doccia gelata, non era certo quella la reazione che si aspettava! Solitamente i loro baci erano il preludio di mancanza d’aria e desiderio di unire i loro corpi e ora…

Di fronte all’espressione mortificata e delusa di Hanamichi, il ragazzo dai capelli scuri fece un sorriso leggero.

“Sai di sigaretta.” Si limitò a dire per far capire all’altro che non aveva rifiutato il suo bacio, ma che gli dava fastidio ritrovare il sapore amaro della sigaretta.

Il rossino ritrovò immediatamente il buon umore, sollevato dalla spiegazione dell’altro e voleva trovare una soluzione al problema. Cercò nelle tasche una caramella,  una gomma, qualsiasi cosa potesse servire a cancellare quel saporaccio che non piaceva alla volpetta, ma niente, trovò solo un gettone del pachinko.

Passò quindi alle tasche del suo ragazzo, ma neanche lì trovò niente di adatto. Lungi dal farsi abbattere, Sakuragi ideò subito un piano per poter baciare il suo amore senza vederlo fare le smorfie.

“Aspetta qui, Kitsune, vedo di trovare una soluzione al problema! Non ti muovere, torno subito!”

E sparì lungo le scale; entrò come una furia nella sua classe, saltò praticamente addosso a Yohei, rompendogli o almeno incrinandogli una costola, e rovistò nella sua divisa.

“Hanamichi, ma che ti piglia, sei impazzito?! Che cerchi?!”

“Hai spesso delle mentine dietro, dove caspita le tieni, eh?!” chiese esasperato il rossino continuando a tirar fuori dalle tasche dell’amico volantini pubblicitari di nuovi locali notturni e alla fine anche un preservativo. Yohei fissò maliziosamente il suo amico: “ Se è una cosa così urgente, prendilo pure!”

Hanamichi scosse la testa, cercando di non arrossire davanti all’altro, anche se fallì miseramente, e si decise nuovamente a chiedergli dove fossero le mentine.

“Le ho appena finite, ma come mai questa urgenza?”

“Mi sono fumato una delle tue sigarette e ora a Kaede fanno schifo i mie baci e la pausa pranzo sta finendo, te ne rendi conto?!”

Yohei evitò di scoppiargli a ridere in faccia per paura di una testata dell’amico e cercò di pensare a qualcosa che potessi tornare utile.

“Cerchiamo gli altri e vediamo, magari Takamiya…”

Non riuscì a finire la frase che Hanamichi era già schizzato fuori urlando i nomi degli altri membri della Sakuragi Gundan, ma risultò vano anche questo tentativo: Noma e Okuso avevano solo della cioccolata e Takamiya aveva appena finito di ingozzarsi di gomme alla coca-cola.

Hanamichi tenne a bada l’incavolatura e non si perse d’animo: si fiondò nel cortile, pensando che qualcuno in quella cavolo di scuola DOVEVA avere almeno una caramella.

Si guardò intorno non appena raggiunse l’esterno, assomigliando in modo strabiliante a un cane da punta, e cominciò a chiedere a tutti, ma proprio tutti, anche il custode, se avessero delle caramelle, ma sembrava che a Yokohama fosse in corso lo sciopero dello zucchero o forse erano tutti improvvisamente a dieta, perché non c’era verso di trovare niente di adatto a rendere profumati i suoi baci.

Ad un certo punto ebbe un’idea: Kogure! Il Megane-kun poteva aiutarlo, quello sdentato di Mitsui fumava ogni tanto ed era sicuro che il suo amico quattr’occhi aborrisse il sapore del fumo tanto quanto Kaede, doveva solo trovarlo.

Kogure e Mitsui si erano appartati in un angolino del cortile e Hanamichi li trovò impegnati nel tentativo di battere l’ultimo record di apnea, perché non staccavano le bocche neanche per respirare. Hanamichi non si lasciò abbattere e, acchiappato Kogure per le spalle, lo staccò da Mitsui con la solita grazia, suscitando l’ira del tiratore da tre punti.

“Ma ti ha dato di volta il cervello?! Che cavolo hai da venire qui e interromperci?! Sei il solito rompipalle!”

“Oi, sdentato, guarda che ti rispedisco dal dentista, eh! E poi non mi frega niente di te, ho bisogno di Kogure!”

“Pure io, se non te ne fossi accorto!”

Il vice capitano dello Shohoku intervenne, cercando di calmare gli animi: Hanamichi era evidentemente su di giri e il suo Mitsui poteva esserlo nel giro di pochi secondi; meglio vedere di scoprire cosa volesse il rossino.

“E’ successo qualcosa, Sakuragi?” chiese spingendo nuovamente a sedere il suo ragazzo.

“Sì, ma…non voglio parlarne davanti a lui.” Era già abbastanza innervosito per questa storia del bacio, ci  mancavano solo le prese in giro di quell’avanzo di ex-teppista, lo avrebbe volentieri polverizzato, ma non aveva tempo da perdere.

Il vice capitano rivolse un’occhiata significativa al moretto, invitandolo ad allontanarsi per qualche minuto.

“Non ci penso nemmeno – replicò però Mitsui, non disposto a cedere così presto – io voglio stare con te!”

“Non credo sia una cosa lunga, vero, Sakuragi?”

“Veramente io vado di fretta, figurati!”

Kogure annuì rivolgendosi nuovamente a Mitsui: “Vammi a prendere da bere al distributore, per favore.”

Finalmente Mitsui si convinse e non appena Hanamichi fu sicuro che non poteva sentire le sue parole, gli spiegò il motivo che lo portava da lui. L’altro lo ascoltò attentamente, come sempre, poi cercò qualcosa nella tasca, estraendo una bomboletta bianca e porgendola ad Hanamichi.

“Cos’è?”

“Uno spray alla menta..funziona, ti assicuro, l’ho sperimentato su Mitsui.”

Hanamichi si accese in volto, aveva trovato il rimedio.

“Grazie, Megane-kun, ti devo un favore! Dopo te lo rendo, ok? Ora scusa, ho da fare!” e schizzò via, veloce come era arrivato.

Saettò lungo i corridoi e quando vide uno studente uscire dall’aula tenendo in mano una pesca, gliela strappò via, pensando che anche quella faceva al caso suo; il malcapitato accennò solo una debole protesta per lo scippo, troppo timoroso delle capocciate di Hanamichi Sakuragi, specialista assoluto in quel campo. Fece i gradini due a due, calpestando chiunque si parasse sul suo cammino, ma finalmente arrivò in terrazza. Riprese fiato davanti alla porta che dava direttamente all’esterno e si spruzzò abbondantemente lo spray di Kogure nella bocca, finendo il tutto con un bel morso alla pesca e varcò la soglia.

Il volpino era rimasto vicino alla ringhiera e si chiedeva dove fosse finito l’altro, lo aveva visto schizzare da una parte all’altra del cortile e Kaede aveva anche sorriso di quel suo ragazzo un po’ svitato, ma che adorava. Quando la porta di metallo cigolò, capì che Hana era tornato. Si voltò a guardarlo: aveva il fiato corto, i capelli in disordine e teneva una pesca in mano.

“Ma cosa…”

“Zitto, e baciami!”

Kaede si ritrovò schiacciato contro il petto di Hanamichi, ma non protestò, anzi, ricambiò immediatamente il suo bacio, però…stavolta si tirarono entrambi indietro e il rossino aveva un’espressione sconsolatissima, ma anche Kaede era piuttosto contrariato. Hana aveva ora un delizioso sapore di menta e frutta, ma Kaede no!

Il tensai Sakuragi però non si abbattè e con fare risoluto, portò alla bocca del moretto la pesca che provvidenzialmente aveva scippato. Kaede morse il frutto, macchiandosi anche il mento con il succo, e lo finì. Hana posò le labbra su quelle dell’altro e sorrise soddisfatto passandoci la lingua sopra: ora era tutto perfetto. Passò la mano sulla nuca del suo moretto, attirandolo a sé per un bacio, ma….la campanella suonò.

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

L’urlo disumano di Sakuragi fece alzare verso la terrazza gli occhi di tutti gli studenti che erano nel cortile e Kaede fece giusto in tempo a tirarlo e tirarsi indietro per non essere visti. Cercò di consolare l’altro, ma anche lui era parecchio deluso, quel giorno era andato tutto veramente storto.

“Ormai è andata, Hana, ci rifaremo stasera dopo gli allenamenti, vieni a casa mia?”

“SIIIIIIIIIIIIIIGHHHHHHHHHHH!!!!”

“Hana…”

“STRASIGHHHHHHHHHH!!!!!!”

“Vabbè, a dopo…” Kaede capì che Sakuragi era in uno di quei momenti in cui  non lo sentiva più, ma era pur vero che il rossino, a volte, aveva delle capacità di ripresa impressionanti, perché lo raggiunse con uno scatto e, afferratogli un polso, gli fece fare le scale di corsa.

“Vediamo di finire questo strazio di scuola e alla svelta! Stasera non ti faccio uscire dal letto, kitsune, e non accetto lamentele, chiaro?”

Il moretto si voltò con occhi scintillanti di malizia.

“Non mi pare di averlo mai fatto, do’aho.”

Risero insieme prima di separarsi e dirigersi verso le rispettive aule.

 

Fine.