Disclaimer: i personaggi non sono miei (purtroppo) ma di Inoue-sensei

Dedicated: a Papu perché l’epilogo, così concepito, è stata una sua idea e io l’ho solo messa in pratica… Speriamo bene!! ^^’

Warning: arrivati a qst punto… Accetto qualunque critica!!


 


Non è così che doveva andare

epilogo

di Haiku84


 

La luce, che fioca filtrava dalla finestra, lentamente, lo svegliò. Dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre e dopo essersi strofinato un occhio con le dita, tutto quello che era successo la notte prima gli tornò di prepotenza alla mente, svegliandolo del tutto. La festa, la bevanda che aveva preparato, Rukawa che l’aveva bevuta per sbaglio e soprattutto… Kami, quante volte gli aveva chiesto di farlo? Di prenderlo ancora? Quello proprio non lo rammentava e lui, ogni volta, aveva ceduto a ogni sua richiesta, alla sua pelle, alle sue labbra, al suo corpo. Prima che accadesse, quante volte si era ritrovato a desiderare di fare sesso con Kaede Rukawa, il ragazzo più bello, indecifrabile e inaccessibile di Kanagawa? Molte, anzi moltissime volte, e come biasimarlo? E quella sera, pur sapendo che fosse sbagliato, pur sapendo che si sarebbe trattato di una sola notte, si era arreso a quel desiderio incomprensibile di cui era divenuto preda anche lui e aveva assecondato il suo istinto, la sua fame di possederlo, almeno una volta. Ma forse, ora, vedendolo così forte tra le sue braccia, i suoi capelli che gli solleticavano la pelle, il tepore del suo corpo, il suo respiro lento e regolare… Qualcosa balenò fra i suoi pensieri. Forse il sogno avrebbe anche potuto continuare… -Non sarebbe poi tanto male svegliarsi ogni giorno con Kaede tra le braccia.- Poi, un sospiro. -Ma cosa vado a pensare?!- Le indecisioni tornarono nella sua mente. Già… Aveva realizzato quello che credeva un sogno proibito, ma a quale prezzo? Non era certo Rukawa quello che amava o almeno questa era la sua convinzione fino a prima che succedesse tutto il resto. E più ci rimuginava sopra, più si convinceva di aver sbagliato. Forse. Ma soprattutto, se ci ripensava adesso e a freddo, si sentiva una merda. Tutti i suoi propositi, tutti i suoi piani per far capire al rossino che non gli era per nulla indifferente, erano scemati. Letteralmente gettati nella spazzatura. Ma guardare quel corpo assopito, rilassato e abbracciato a lui, se da una parte lo faceva stare ancora peggio, dall’altra impregnava di dubbi ogni suo pensiero logico. Senza svegliarlo, con molta attenzione, scostò il braccio di Kaede che gli cingeva l’addome e si alzò dal letto. Rukawa si girò dall’altra parte, non si era accorto di niente. Indossò i boxer poi andò verso la porta e prima di richiuderla dietro di sé, guardò un’ultima volta quel sogno dal quale si era oramai svegliato, sperando di essere perdonato dalla persona che avrebbe dovuto essere lì al posto di Kaede. Anche se persino lui non era più convinto di nulla. Si fece una doccia e, benché fosse molto presto, decise di andare a fare colazione; poi, sarebbe uscito a correre. Doveva schiarirsi le idee e risolvere in qualche modo quella situazione nella quale volutamente si era cacciato. Scese le scale a piedi scalzi e andò in cucina. Ora indossava i pantaloni di una tuta della Nike® e una maglietta del Ryonan. Aprì l’anta del frigo, prese il latte e lo bevve direttamente dal cartone. Scelse un frutto e quando uscì dalla stanza, qualcosa sul tavolino basso di vetro del salotto, attirò la sua attenzione. Si avvicinò e capì che si trattava di un pacco regalo; qualcuno doveva averlo lasciato lì la sera prima. Morsicò la mela in modo da tenerla in bocca e avere allo stesso tempo le mani libere. Prese il pacco che era foderato con una carta sottile dalle tonalità del blu e dell’azzurro con un mucchio di fili che pendevano tutti arricciati e notò che sopra vi era un post-it giallo che stonava con tutto il resto. -Si vede che ha dimenticato il biglietto! Beh, poco male.- E poi lesse, anche se un po’ a fatica. -Buon Compleanno. Hanamichi Sakuragi.- "Perfetto. Adesso si che mi sento proprio uno schifo!" E la mela cadde a terra. Dopo un lungo sospiro, la raccolse e la pose sul tavolino. Poi, indeciso se aprire il regalo o meno, giocherellando con i fili argentati, gli tornò alla mente la prima volta che lo vide, alla partita di allenamento. Era passato più di un anno da allora. -Quella sua spavalderia, sfrontatezza e arroganza che usava e usa tuttora per mascherare la sua insicurezza mi avevano decisamente colpito. Senza parlare della sua ingenuità, che sfiora l’inimmaginabile. Forse sono proprio queste le cose che mi hanno fatto innamorare di lui! Ma c’è anche molto altro… E se dovessi mettermi a elencare tutto, non finirei mai. Ma a pensarci bene, basta una parola… È perché è lui!- Un altro sospiro. "Già e adesso con che faccia posso venire a dirti che mi piaci?!… Forse ho fatto una vera cazzata." -…forse.- Effettivamente, sperare di mettersi insieme ad Hanamichi e realizzare così un altro dei suoi sogni, tra l’altro quello che reputava più importante, dopo quella notte era un po’… improbabile. Lasciò il pacco sul divano, indossò la maglia della tuta e andò a correre. Decisamente doveva riflettere e pensare sul da farsi. Quando tornò, Rukawa non c’era più e neanche una qualunque cosa che segnasse il suo passaggio, eccezion fatta per il letto disfatto. E a quella vista, i rimorsi, e non solo quelli, tornarono prepotenti in Sendo che, dopo aver sbattuto con forza la porta della camera, decise che sarebbe stato meglio fare un’altra doccia per lavare via il sudore della corsa e magari qualche preoccupazione. Non funzionò molto e cambiatosi, decise che sarebbe stato meglio uscire da quella casa, magari per il resto della giornata. Scese al piano di sotto, fece per prendere la giacca appoggiata allo schienale della poltrona ma vide il pacco. Dopo qualche istante di riflessione durante il quale stava torturando con i denti il suo labbro inferiore, lo prese e messosi la giacca uscì in fretta. Continuando a rodersi il fegato dal rammarico, tuttavia deciso a risolvere tutto il prima possibile, andò a casa Sakuragi. Ma una volta davanti alla porta, tutte le sue buone intenzioni, scemarono una ad una. Si appoggiò con la schiena allo stipite della porta d’ingresso, aspettando neanche lui sapeva bene cosa. Ad un tratto, tornata tutta la sua baldanza, fece per suonare il campanello, ma la porta si aprì e si trovò di fronte Hanamichi alquanto sorpreso e con le solite due ciocche rosse scarmigliate che gli ricadevano davanti agli occhi. Oramai i capelli gli erano ricresciuti e quel nuovo taglio non gli stava niente male. Ad Akira, che di certo non si aspettava di vederlo così all’improvviso, si formò un groppo in gola e fu costretto ad inghiottire a vuoto, aspettando che fosse Sakuragi a parlare per primo. "Sendo! Che ci fai qui?" Poi gli occhi di Hanamichi si posarono sul pacco regalo che Akira aveva ancora in mano e riconosciutolo come suo, continuò. "Il regalo… Non ti è piaciuto? Ma, non l’hai ancora aperto?" "È proprio per questo che sono qui, io…" Porgendogli il regalo. "Non posso accettare." "Perché? Io ci tenevo a fartelo… Non capisco." Akira non sapeva come spiegargli la situazione, da dove iniziare e il fatto che il rossino si stesse irritando di certo non lo aiutava. "Mi faresti entrare?" Dopo averlo guardato per un momento, si scostò e lo fece passare. Chiuse la porta dietro di lui e gli fece cenno di accomodarsi in salotto. La casa non era certo grande come quella di Sendo ma altrettanto confortevole. "Allora, mi vuoi spiegare?" Sakuragi era sempre più spazientito, tanto che a differenza di Akira, che si era seduto, lui, era rimasto in piedi. Poi Sendo si decise e sputò il rospo tutto d’un fiato. "Ecco vedi… Io ‘sta notte, ho fatto sesso con Rukawa." Hanamichi non ci vide più. "E perché lo vieni a dire a me?" "Perché mi piaci." "Oh certo, scusa se il genio non c’è arrivato!" Akira taceva, la frittata ormai era fatta e decisamente era impossibile fermare la rabbia di Hanamichi. "Perché mi piaci! Bella risposta. Anche tu mi piaci, contento di saperlo!" Il viso di Sakuragi era rosso, almeno quanto i suoi capelli, per la rabbia che non riusciva a controllare. "Sai, credo che stasera andrò a letto con qualcuno e domani te ne renderò partecipe." ... "Ma come cazzo ti è venuta l’idea di farmi sapere che ti sei scopato Rukawa!?!" Silenzio. Hanamichi scoppiò, prese Akira per il colletto e lo strattonò. "Cazzo, rispondimi Sendo!" Il suo tono di voce era decisamente molto alto e infuriato. Akira fissò i suoi occhi in quelli nocciola di Sakuragi e poi disse. "Volevo essere onesto, tutto qui." "Certo! Beh, lascia che ti dica una cosa… Anch’io volevo essere onesto." E ad Akira arrivò un pugno in piena faccia. Dopodiché Sakuragi uscì di casa, ancora infuriato, ma prima di sbattere violentemente la porta, si girò nuovamente verso il moro. "Del regalo fanne ciò che vuoi, a me non serve! E vedi di non farti trovare quando torno o giuro, non te la cavi con un solo pugno." -Sono uno stupido, lo sapevo che sarebbe andata a finire così... Ma cosa potevo fare? Non dirgli niente e mettermi con lui lo stesso? Perché a questo punto so bene che avrebbe accettato... Ma se poi ne fosse venuto a conoscenza? No, non avrei potuto tacerglielo.- Pensava Sendo sconsolato.

Il rossino, ancora parecchio infuriato per la sortita assurda di Sendo, vagava per la città senza saper esattamente dove andare, semplicemente, camminare lo aiutava a sbollire un po’ la rabbia e a calmare i nervi, o almeno l’intento era quello. -Voleva essere onesto… So io dove te la ficcherei l’onestà!- Non riusciva a capacitarsi di quello che Akira avesse fatto e poi perché andare a dirglielo?! Certo, Rukawa è un gran bel pezzo di ragazzo… -Ma adesso questo che c’entra?!- Era incredibile. Quanto tempo aveva impiegato per rendersi effettivamente conto di quello che provava per Sendo? E adesso?! Adesso era finito tutto così, anzi non era neanche iniziato niente!! E poi… proprio con Rukawa?! Tra tutti quelli che Sendo avrebbe potuto portarsi a letto, perché Rukawa?! Forse era questo che non gli andava giù, più di ogni altra cosa… Non era stato con uno qualsiasi, ma con Kaede Rukawa, la sua nemesi dichiarata. E ora? Cosa fare adesso? Continuare a odiare Rukawa come, se non più di prima?... Oh, questo era certo! Anche se a essere totalmente sinceri era da un bel po’ di tempo che le cose tra i due erano cambiate. Più precisamente da quando era tornato dalla terapia. Non litigavano più come prima, o per meglio dire, i pugni che si davano erano più che altro per non perdere l’abitudine. Ecco cos’era diventata, un’abitudine che se fosse venuta meno gli sarebbe persino mancata. -È da masochisti!- Pensò, ed effettivamente non aveva tutti i torti, però, quel volpino restava l’unico che in partita era in grado di smuoverlo. L’unico che era capace di calmarlo quando si agitava troppo o di tirargli su il morale quando le cose andavano male e poi… e poi doveva ammettere che lo stesso Rukawa lo invogliava a tentare in tutti i modi di raggiungerlo e riuscire a batterlo, prima o poi. Già! Ma ormai il danno era fatto e la colpa era di entrambi. Sendo e Rukawa. Nel giro di pochi minuti sono stati in grado di sconvolgergli nuovamente la vita, ma questa volta non in meglio. L’agitazione non gli passava e continuare a pensare a quei due non gli era certo d’aiuto. Anzi contribuiva in senso contrario. Trascorse due ore girando a vuoto, si ritrovò al parco e attirato come una calamita, si accorse di essere a pochi metri dal campetto di basket dove andava ogni tanto ad allenarsi. Il familiare suono di una palla arancione che rimbalzava a terra lo risvegliò dai suoi pensieri e decise di andare a vedere chi si stesse allenando in un giorno festivo, per di più all’ora di pranzo. -Di bene in meglio! Che cazzo di giornata oggi!- Decisamente il fato aveva qualcosa contro di lui, pensò. Sì, perché tra tutte le persone di questo mondo, proprio lui doveva incontrare lì, in quel campetto e in quel momento?! Rukawa. Aveva un paio di pantaloncini neri e una canotta blu e doveva essere lì da molto, dal momento che era un bel po’ sudato. Con la sua solita eleganza tentò di smarcarsi da un giocatore invisibile davanti a lui. Fece una finta a destra, una sinistra per poi spostarsi nuovamente a destra e andare a canestro con uno splendido dunk e atterrare infine con leggerezza al suolo. Kaede Rukawa era un gran giocatore e almeno questo aveva dovuto imparare ad ammetterlo con se stesso. Anche se, davanti ad altri avrebbe sempre fatto finta di niente, piuttosto, la tortura. Ma oggi non era lì per ammirarlo giocare, anzi, pregustava già l’idea di una bella e genuina scazzottata, proprio con colui che era una delle cause di tutti i suoi problemi più recenti, e non. La volpe era lì, davanti a lui, e adesso si asciugava il viso con la canotta e non poté resistere dal provocarlo. "Ehi, stupida kitsune!" Disse, uscendo allo scoperto e dirigendosi verso di lui. "Non ho voglia di litigare, doahou." Fredda e lapidaria come al suo solito fu la sua laconica risposta. Ma Hanamichi non era proprio del suo parere, tutt’altro. Prese la palla poco lontano dal canestro e da Rukawa e con essa, lentamente, si avvicinò a lui facendola rimbalzare a terra. "Uno contro uno, volpe?" Gli chiese fermando il palleggio e porgendogli la palla che Rukawa prese senza tanti convenevoli. "No, non sei ancora alla mia altezza." Kaede stava giocando col fuoco e forse non se ne rendeva neanche conto. Sakuragi digrignò i denti. "Ma Sendo sì, non è vero?!" Sorpreso da quelle parole, Rukawa lo guardò negli occhi e lo sguardo del rossino era diverso dagli altri giorni, come se con quella frase volesse dire tutt’altro. Come se… Ma no, Hanamichi come faceva a sapere cos’era successo la notte scorsa, a meno che, non fosse stato lo stesso Sendo a dirglielo. E perché mai Akira glielo avrebbe detto? Senza contare che quando si era svegliato nel suo letto ancora non poteva credere a tutto quello che era successo, si sentiva male, uno stupido. Perché, anche per quanto riguardava Rukawa, non era Sendo la persona che amava. Solo che quella sera si sentiva strano e non poteva fare a meno di desiderare il suo corpo, perché solo nel momento in cui Sendo entrava in lui si sentiva appagato per un po’, poi il desiderio tornava a farsi sentire e allora… -Ma cosa vado a pensare adesso?!… Comunque, non mi piace l’ipotesi che sia stato Sendo a dirgli tutto! Ancora devo capire perché ci sono finito a letto e poi…- Ma ancora meno gli piacque il pugno inaspettato che gli arrivò in faccia facendolo cadere rovinosamente a terra. Era in momenti come questi che Kaede ringraziava Dio per avere la capacità di non assumere nessuna espressione in volto. Il rosso era quasi riuscito ad incrinare quella sua maschera di impassibilità che lo contrassegnava. Tuttavia solo il suo volto era rimasto come distaccato e freddo, i suoi occhi no e Hanamichi, preso com’era dalla sua rabbia non se ne accorse, se lo avesse fatto, vi avrebbe scorto dolore e tristezza. Rukawa si alzò massaggiandosi la mascella con una mano. Da quant’era che non lo picchiava più così forte? Da un bel po’ ormai, si rispose. Ma perché tutta questa rabbia, adesso?! Per quello che gli ha detto Sendo?! Sempre che fosse vero. Doveva sapere, voleva sapere. "Che cazzo ti prende doahou?" Hanamichi fece per tirargli un altro pugno ma questa volta Kaede lo scansò, fermando il suo braccio e serrando le dita intorno al suo polso. Sakuragi si mise ad urlargli contro. "Non ti bastava essere il migliore nel basket? Non ti bastava avere uno stuolo di ragazzine che ti muoiono dietro?" Kaede non riusciva a capire. Hanamichi con un gesto di stizza liberò il suo braccio dalla presa della volpe e continuò a gridargli. "Dovevi avere anche Sendo?! Non è vero!?" Ed ecco che i tasselli, come i pezzi di un puzzle, andarono ad incastrarsi perfettamente gli uni con gli altri mostrandogli il disegno compiuto. Ecco il motivo di tanta ira. Ad Hanamichi piaceva Sendo e se quest’ultimo lo sapeva… -Perché andare a dirgli tutto?!- Pensò Rukawa che non sapeva come risolvere la situazione. Tra lui e Sendo avevano inferto fin troppo male al povero rossino e per di più Rukawa neanche sapeva da dove tutto aveva avuto inizio. Hanamichi era sempre più incontenibile, riprese a picchiarlo ma questa volta Kaede non si difese. Sakuragi spalancò gli occhi. -Perché non ha scansato il colpo?- Erano troppe le domande senza risposta che frullavano in testa a entrambi. "Voglio fare a botte, Rukawa!" "Io no, Sakuragi." Non doahou, non baka, ma Sakuragi, non lo aveva mai chiamato così. La risposta però non gli andava bene, doveva sfogarsi e la volpe poteva essere un ottimo mezzo su cui scaricare la sua collera. "Io sì, quindi almeno difenditi!" E riprese a picchiarlo. Qualche pugno andava a segno, altri no, ma quelli che lo colpivano, gli facevano parecchio male. Ad un certo punto però Rukawa disse basta. -E che cazzo non sono mica il tuo punch-ball personale.- In qualche modo riuscì a bloccare il rossino a terra, sotto di lui. L’unico contatto tra i due corpi erano le mani di Rukawa, che, per evitare gli arrivassero altri pugni, immobilizzavano le braccia di Hanamichi sopra la sua testa. Il rosso non si aspettava una reazione del genere da parte di Rukawa, si guardarono per un attimo negli occhi ma poi, Sakuragi dovette cedere e voltò il viso dall’altra parte. Tentò di resistere alle lacrime che iniziavano a pizzicargli gli occhi ma non ce la fece, fu più forte di lui. Il suo corpo iniziò a essere scosso da flebili singulti e poi le lacrime scesero lungo il suo viso. Troppe emozioni e tutte in una sola volta. Sendo che arriva a casa sua senza preavviso. Sendo che gli dice che cos’è successo tra lui e Rukawa. Sendo che gli si ‘dichiara’ e poi l’incontro con Rukawa. Felicità, tristezza, rammarico, dolore, ma soprattutto rabbia, rabbia e ancora rabbia, ne aveva accumulata fin troppa in corpo e dovette lasciarsi andare, dovette sfogare tutto questo in qualche modo, anche se non voleva, anche se davanti all’unica persona che sicuramente, poi, lo avrebbe umiliato. Ma Kaede fece qualcosa di inaspettato per entrambi. Vedere il rossino in quelle condizioni, era per lui come una stilettata al cuore e sapere di essere, seppure in parte, causa di tutto ciò, era ancora peggio. Si avvicinò con le labbra al suo viso e iniziò a deporre sulle sue guance, piccoli e teneri baci così da asciugare le sue lacrime. Hanamichi non poteva credere a quello che stava succedendo, era così assurdo, tutto era così apparentemente inspiegabile e illogico, quasi paradossale. E non si trattava solo delle labbra fresche di Kaede che continuavano a baciargli le guance facendosi sempre più audaci fino a raggiungere la sua bocca, ma si trattava della giornata in sé, insensata. -Che… che diavolo sta facendo?!- Sakuragi era a dir poco sconvolto: il suo cervello era completamente andato in tilt e nemmeno il suo corpo gli rispondeva più. O meglio era sempre più difficile cercare di sopraffare l’istinto di rispondere a quei baci che insistenti continuavano a torturargli le labbra chiedendone l’accesso. Poi un’immagine. L’immagine di sé stesso che si allenava con Akira, gli balenò nella mente e, forse, un po’ a malincuore, riprese piena coscienza di sé e allontanò il corpo della kitsune. Subito dopo si alzò in piedi, guardando Rukawa con odio e incapacità di comprendere e gli disse. "Che diamine t’è preso kitsune??" Ma Rukawa restava a terra, senza rispondere. A quel punto Sakuragi, esasperato, si passò il dorso della mano sulle labbra e continuando a fissarlo. "Che cavolo vi è preso a tutti e due? Vorrei proprio saperlo!" E questa volta non aspettò nemmeno che gli rispondesse e, voltatosi dall’altra parte, se ne andò. -Non lo so che cosa mi è preso.- Rukawa per la prima volta in vita sua si trovò in una situazione nella quale non sapeva né come vi era finito né tanto meno come uscirne. Per la prima volta in vita sua, aveva voglia di urlare. Prese il pallone e iniziò a provare schemi assurdi nel tentativo di sfogarsi. Forse, almeno il basket, lo avrebbe calmato.

Sakuragi arrivò a casa che era veramente tardi. L’interno era vuoto, sua madre quella sera aveva il turno di notte all’ospedale e gli aveva lasciato la cena in caldo, nel forno. Il rossino tuttavia non aveva molta fame e decise che sarebbe stato meglio andare a farsi una doccia e poi direttamente a letto. Era stanco e decisamente non aveva più voglia di pensare né a Sendo né alla volpe. Già, la volpe, chissà che cosa gli era preso nel pomeriggio? Perché l’aveva baciato? E poi, perché non era riuscito a staccarsi immediatamente da lui? "Ahhhhh basta! Devo dormire!" -Chi se ne frega di lui e di… di Sendo!- Purtroppo però non era così, gli importava sia di uno che dell’altro. Anzi, iniziava a importargli sempre di più di un certo Kaede Rukawa. Non si spiegava come, ma, allo stesso modo di Sendo, passando per una porticina secondaria, era riuscito ad installarsi nei suoi pensieri senza più lasciarlo libero un secondo. A Sendo doveva molto e poi, fu proprio durante i loro allenamenti ‘segreti’ che si rese conto di provare qualcosa per lui, qualcosa che andava ben oltre l’amicizia o il semplice rispetto. Era un sentimento più forte, che gli pervadeva l’anima, che non lo lasciava respirare, che lo annientava da dentro. Fino a capire, finalmente, che non si trattava altro che di amore, semplice amore. Era stata dura per lui accettare questo suo nuovo sentimento. Per lui, mister 50 rifiuti, lui che si dichiarava etero convinto… arrivare a rendersi conto di essere innamorato di qualcuno del suo stesso sesso. Un ragazzo fantastico che per di più era suo rivale. E Rukawa invece? Cosa provava per Rukawa? Odio? No, non più. O meglio, non aveva mai provato odio per lui. -Forse un pochino all’inizio.- Ma poi… era divertente provocarlo, stuzzicarlo per vedere quale sarebbe stata la sua reazione, che si concludeva sempre con il solito ‘doahou’ sparato a bruciapelo. Sì, perché il rossino aveva capito che era lui, l’unico in grado di scalfire un minimo quella barriera che Rukawa si era creato intorno e che non lasciava mai trapelare niente o passare qualcosa o qualcuno. Riuscire ad infrangere quel muro, per Sakuragi, all’inizio era stata una sorta di scommessa che aveva fatto con se stesso, ma con l’andare del tempo, si era reso conto che tra tutti, solo Rukawa era in grado di capirlo a fondo, forse, anche meglio di Yohei. In fondo era sempre Rukawa che lo incitava a proseguire malgrado tutte le magre figure che faceva, in campo e fuori. E forse erano più simili di quando, invece, non volessero ammettere. -Ehi! E questo pensiero da dove esce!?- Per un po’ continuò a rigirarsi nel futon senza tuttavia prendere sonno. Si alzò e decise di andare a prepararsi una tazza di tè, magari si sarebbe tranquillizzato, anche se ne dubitava. Ma anche mentre il bollitore fischiava, i suoi pensieri, o meglio i suoi tormenti, non smisero neanche per un secondo di asfissiarlo. E di prepotenza immagini di Sendo e Rukawa iniziavano a formarglisi dinanzi agli occhi. Immagini che si sovrapponevano, si mischiavano, si confondevano. Immagini in cui, poi però, i due protagonisti finivano irrimediabilmente distesi su un letto. "Basta!! Non ne posso più!" E con violenza scagliò nel lavandino la tazza, che andò in mille pezzi. Il rumore dei cocci ebbe però la forza di riportarlo alla realtà. -Già… Ma perché sono così furioso? In fondo tra me e Sendo non c’è mai stato niente e neanche con…- Ah ah e adesso Rukawa cosa c’entrava? A lui piaceva Sendo. Allora perché tutto quel rimuginare anche su Rukawa? Rifletté ancora per un po’ mentre distrattamente buttava nella pattumiera i resti della tazza e ripuliva il disastro che aveva compiuto un attimo prima. Poi la risposta gli balenò nella mente. -Gelosia.- Sakuragi era geloso. -Ma di chi? Di Sendo certamente…- E il bacio della volpe, allora? -E se fossi geloso di… Rukawa?- "Oohhhhhh kami!!! Mi sta scoppiando la testa! Credo di non aver mai riflettuto così a lungo! Basta, devo andare a dormire." Tornò in camera e questa volta riuscì ad addormentarsi quasi subito, sfinito per tutto quello che gli era capitato.

Neanche a dirlo, l’indomani mattina Sakuragi si svegliò con un gran cerchio alla testa, aveva dormito malissimo e persino nei suoi sogni, che avrebbe volentieri definito incubi, Rukawa era lì a tormentarlo. In un modo però che non si aspettava proprio. Sì, perché aveva sognato quello che gli era capitato subito dopo aver visto la volpe al campetto, il giorno prima, solo che l’epilogo non era propriamente quello che nella realtà era accaduto. O meglio era molto peggio, in quanto Hanamichi sognò di rispondere a quel bacio e non solo… Sognò anche qualcos’altro in conseguenza a quel bacio iniziale. E a quel ricordo si drizzò in piedi oramai completamente sveglio decidendo di andare a farsi una doccia, fredda! -Perché, perché, perché??- Non si dava pace, non solo Sendo, ma adesso iniziava a torturarsi anche con Rukawa. -Maledetta volpaccia!- Ma poi si fermava a pensare a quanto quella kitsune fosse davvero bella, serafica. Alle sue mani che sfiorano la palla da basket. Ai suoi occhi sempre freddi e scostanti, al suo sguardo che sembra penetrarti nell’anima e al quale non puoi cedere perché ti avvinghia senza lasciarti. Al suo orgoglio e alla sua forza senza confini. A quel corpo, quando salta per tirare la palla nel canestro, contratto, muscoloso. A quanto i suoi baci fossero deliziosi e a quanto li desiderasse di nuovo. -No cazzo! A me piace Sendo!- Cercava di convincersi, ed era vero… Solo che anche i suoi sentimenti per Rukawa stavano cambiando e non come voleva lui. Uscì dal bagno e si trovò di fronte sua madre, che appena lo vide capì esserci qualcosa che non andava. "Hana? Tutto bene?" "Hn." -Adesso mi metto pure a rispondere come lui?- Non era da lui rispondere così e poi non era da lui essere così calmo. Gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla fronte, non stava bene. "Hai la febbre Hana. Vai a letto, ti porto la colazione." Fece un cenno di assenso con la testa e si diresse in camera sua, sdraiandosi nuovamente sotto le coperte. Meglio così, pensò. -Almeno non vedrò la kitsune.-

A scuola invece la vita scorreva come al solito, o quasi. Per tutti era un giorno come un altro, ma non per Rukawa che, una volta tanto, era arrivato un po’ prima del suono della campanella che lo avvisava dell’inizio delle lezioni. Voleva a tutti i costi parlare con una certa testa rossa, peccato che non la trovò da nessuna parte. Quindi, di malavoglia, entrò in classe e si mise a sonnecchiare sul banco. -Chissà dove si è cacciato?- Da quanto era innamorato di quel turbine che grazie alla sua capigliatura non passava certo inosservato? Rukawa si era reso conto di quello che provava per il rossino l’anno prima. Quando, finita la partita contro il Sannoh, si erano scambiati il cinque e subito dopo fecero finta di niente. Sì, in quel preciso momento gli apparve tutto più chiaro e poi, provocarlo durante i giorni in terapia gli aveva levato anche quello che poteva essere il minimo dubbio. Kaede era in ritiro, con la nazionale, e non sapeva dove Sakuragi fosse stato ricoverato per la terapia, credeva che non l’avrebbe rivisto per un bel po’. Invece, una mattina presto, come al solito era uscito a correre, ma quel giorno, decise per una volta di cambiare percorso e passò sulla spiaggia. Fu proprio lì che lo vide, seduto in riva al mare che leggeva qualcosa, una lettera forse. -Mi venne istintivo mostrargli la maglietta con su scritto ‘Japan’!- ‘Esibizionista’ fu la risposta di Sakuragi e poi quel ‘ti odio’ che però sapeva non essere più vero. O forse era la speranza che nascondesse qualcos’altro che glielo faceva pensare? Non seppe rispondersi allora, e nemmeno adesso, per essere totalmente sinceri. Così ogni mattina, da quel giorno, per il resto del suo ritiro, passava di lì e ogni mattina lo trovava, sempre seduto nello stesso punto, come un tacito accordo. -Magari mi sbaglio…- Però, scoprire che al ‘suo’ rossino piaceva Sendo, non lo aveva fatto demordere neanche per un solo attimo, anzi ne era quasi contento. Dopo la notte passata con lui. -E mi chiedo ancora come ci sia finito a letto con lui!?!- I suoi pensieri non facevano altro che passare da Hanamichi ad Akira, da Akira ad Hanamichi. Arrivando ad una, seppur incerta, conclusione, ovvero l’ammettere che neanche Akira era poi così tanto male. -E poi a letto ci sa fare…- Spalancò gli occhi. I suoi pensieri oramai andavano per i fatti loro.

-E chi lo sente domani il coach?!- Non era la prima volta che l’asso del Ryonan non andava al club di basket per prendere parte agli allenamenti, preferendo invece la calma del mare e la sua canna per pescare. Certo, ora che Uozumi se n’era andato, era lui il nuovo capitano e come tale aveva più responsabilità, ma non oggi. Taoka forse, come ben pensava, l’avrebbe ammazzato, ma lui doveva assolutamente risolvere una certa questione che gli attanagliava il cuore e la mente. Doveva e voleva parlare con Rukawa e poi anche con Sakuragi. Non gli andava di perderlo così. Anche lui, come gli altri due ragazzi, si era soffermato parecchio a pensare a quello che aveva fatto e al perché. Hanamichi aveva tutte le ragioni del mondo ad avercela con lui. Tuttavia pensò anche che, se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe cambiato nulla, avrebbe rifatto ogni cosa. Anche riportarsi a letto Rukawa, perché aveva capito che se all’inizio non era che pura attrazione fisica, ora non era più così. Risvegliarsi con lui a fianco, abbracciato, gli era piaciuto un sacco e in cuor suo aveva già scelto o quanto meno ammesso che sarebbe stato davvero bello risvegliarsi in quel modo altre volte. Comunque, non vi era solo attrazione sessuale. Quello che li spingeva l’uno verso l’altro era qualcosa di molto simile a ciò che lo spingeva in continuazione verso Hanamichi. E di questo fatto se ne rese conto molto presto. Come se Hanamichi e Kaede si completassero a vicenda, come se loro due insieme completassero Sendo. Un pensiero assurdo, ma adesso doveva arrivare fino in fondo. E incrociare le dita che tutto si sistemasse come aveva ben pensato, o meglio dire, sperato. Arrivò davanti alla palestra della Shohoku, era molto tardi, ma le luci al suo interno erano ancora accese. Un respiro profondo e poi entrò. Capì subito che gli altri erano andati via tutti, solo Rukawa, al centro della palestra proseguiva con i suoi tiri e con i suoi scatti. -Kami se sei bello…- Per un po’ rimase lì, rapito da quel corpo che si muoveva e correva sul parquet saltando a canestro, come rapito.

Come sempre Rukawa, dopo gli allenamenti, rimase più degli altri. Non che ne avesse bisogno, in quanto a preparazione e tecnica era uno dei migliori, ma giocare era il suo modo per sfogarsi e per evadere completamente da tutto il resto, problemi personali compresi. Sperava di avere un po’ più di tempo per rendersi perfettamente conto di quello che provava per Sendo, ma dopo una serie di tiri da tre, si accorse che qualcuno lo stava osservando dal fondo della palestra. Si trattava proprio di Akira Sendo. Si fermò e si diresse verso la panchina dove vi era depositato un asciugamano e con esso iniziò ad asciugarsi il viso e il collo. Sendo si fece avanti. -Devo sapere cosa provi…- Anche se in un modo alquanto diretto, ma in fondo sapeva che a Rukawa non piacevano quelli che giravano troppo intorno ad un argomento per paura di affrontarlo e certamente lui non aveva paura di affrontare né il discorso né tanto meno lo stesso Rukawa. Per un po’ si guardarono negli occhi come per sfidarsi, poi, Akira si accorse di una cosa, un piccolo cerotto vicino ad un angolo della bocca di Kaede. "Che t’è successo?" Le pupille di Rukawa, per una frazione di secondo si allargarono, poi, senza scomporsi, biascicò un. "Niente." Aggiungendo, dopo un po’. "E tu che hai fatto all’occhio?" E Akira, sorridendo, gli rispose. "Sono passato col rosso." Trascorso un attimo di silenzio, durante il quale continuavano a fissarsi, Akira riprese la parola. "Comunque, non sono qui per parlare del mio occhio. Piuttosto… lo sai che non sei tu quello che amo, vero?!" Impassibile, la maschera sempre al suo posto non lasciava trapelare nessuna emozione. "Mi hai usato?" E non era certo questa la risposta che si aspettava Akira che, tuttavia, disse. "Forse, all’inizio." "Forse?" Gli fece il verso Rukawa aspettando ulteriori spiegazioni che non attardarono ad arrivare. "Beh, dopo che è successo, ho iniziato a pensare che non sarebbe male… diciamo, ripetere il tutto." "Hentai." Sendo si era spiegato decisamente male, o forse no?! "Che hai capito?!" Tentò di difendersi, anche se con scarsi risultati. "Quello che hai detto." Sorrise e poi si grattò la nuca, alla base del collo, come in un moto di imbarazzo. Effettivamente quello che aveva detto poteva portare a pensare solo a… quello!? "Dovrei essere incazzato lo sai? E per due motivi." "Ma…" Aspettava che l’altro continuasse a parlare, anche se da Rukawa ci si poteva aspettare di tutto e poi, era la prima volta che lo sentiva parlare così tanto. "Ma in fondo non mi è dispiaciuto. Anche se non ero molto in me." -In effetti…- Restarono un attimo in silenzio, di nuovo. Sendo pensò bene di non dire cosa quella sera doveva succedere esattamente e perché invece accadde tutt’altro. Dopo un po’, Akira riprese la parola. "Se è per questo, nemmeno io me ne pento." "Vorrei vedere." A Sendo veniva da ridere, non era lì per insistere su quello che era successo quella fatidica notte, però era rincuorante sapere che anche a Rukawa non era dispiaciuto. In un certo senso si sentì sollevato, però… doveva scoprire ancora una cosa. "E qual è il secondo motivo per cui dovresti essere incazzato?" Vide un lampo baluginare nei suoi occhi e lo vide anche stringere i denti. -Ops…- "Hai… Anzi, abbiamo fatto soffrire Hanamichi." -Hanamichi?! L’ha chiamato per nome…- Pensò. Rukawa ci aveva preso in pieno, gli aveva sparato in faccia la verità e poi, però, non solo lo aveva chiamato per nome, quel ‘abbiamo’… -Cosa volevi dire, Rukawa?- Allora decise di non rispondere e facendo finta di lasciar cadere quel discorso, cambiò tattica. "Anche per quanto riguarda te, denoto che non sono io quello che ami o mi sbaglio?" -Dove vuoi arrivare, Sendo?- Kaede non esitò neanche per un secondo sapeva qual era la risposta e sapeva che doveva dirgli la verità e non si fece pregare né tanto meno aspettare. "All’inizio, forse." I due rimasero a fissarsi e a parlare ancora un po’. Sviscerando finalmente quello che provavano l’uno per l’altro e quello che li accomunava, ovvero, il voler bene ad Hanamichi. Poi, presero una decisione… "Certo che il nostro ragazzo, è un tipo violento." Annunciò Akira poco prima di andarsene. Non vedendo, poiché di spalle, il sorriso che si formò sul viso di Kaede. -Il nostro ragazzo…- Gli piaceva pensarla così.

Dopo quel giorno ‘allucinante’ tra Hanamichi e Kaede, non successe più nulla. Il primo non sapeva che Sendo e Rukawa si erano chiariti e nemmeno sospettava qualcosa. Passava le giornate a evitarlo peggio di prima. Senza più insultarsi, senza picchiarsi per finta o per davvero. Evitava persino di guardarlo per puro sbaglio. Gli altri compagni di squadra, non ne capivano il motivo e certamente non osavano chiedere e così gli allenamenti venivano svolti con serietà e tranquillità. Tuttavia, erano diventati quasi noiosi, anche se Akagi ne sarebbe stato contento. In un certo senso però, né Sakuragi né Rukawa, sembravano più loro. Tra i due, era come calato un muro. Ognuno perso nei propri pensieri. Hanamichi ancora si chiedeva perché Rukawa lo avesse baciato, Rukawa si domandava quanto ancora dovesse aspettare per mettere in atto il piano che lui e Akira avevano preparato. Una sorta di circolo vizioso che si apriva e si chiudeva con Sendo. Bene. Solo che Kaede iniziava ad averne a basta del comportamento che Sakuragi teneva ultimamente con lui e, quasi a volergli dare ragione… Quella sera stessa, Sendo decise di fare nuovamente visita alla palestra dello Shohoku, sperando di incontrarli entrambi. Gli allenamenti erano appena finiti quando Akira fece capolino nella palestra chiedendo di poter parlare con Sakuragi e con Rukawa. E mentre Kaede e Sendo si guardavano con complicità, Hanamichi li squadrava con astio. Senza dirsi niente, si spostarono fuori dallo stabile. Era meglio sistemare la faccenda tra loro, lontano da orecchie indiscrete. Si diressero dietro la scuola, vicino ad un albero di ciliegio. La tensione poteva essere tagliata con un coltello, tanto era pesante. Nessuno parlava. Fino a che non fu Sakuragi, spazientito, a dire. "Che vuoi Sendo? Mi sembra che di danni tu, ne abbia già fatti abbastanza. Non trovi?" "Io… Beh, forse ho trovato la soluzione migliore, per tutti e tre." Disse un po’ titubante, non sapendo quale sarebbe stata la reazione del rossino. "Hai scoperto come mandare indietro il tempo?" Rukawa, rimase in silenzio, ascoltava le frecciatine che Sakuragi lanciava ad Akira e pensava. -Avresti anche potuto dirmelo che era stasera che volevi sistemare tutto.- E dal lampo che passò negli occhi di Akira, quest’ultimo, doveva aver bene inteso quello che girava per la testa di Kaede. Hanamichi continuava a parlare senza lasciare a Sendo il tempo per finire il suo discorso. E Rukawa si decise ad intervenire. "Sendo si è spiegato male. Voleva dire che ‘abbiamo’ trovato la soluzione migliore, per tutti e tre." "Proprio tu parli?! Ma io mi chiedo perché sono qui ad ascoltarvi?!" Il rosso fece per andarsene ma un "doahou" lo trattenne. Un ‘doahou’, lanciato però dalla persona sbagliata. "Non mi chiamare così." Disse stizzito Hanamichi tornando sui suoi passi. "Solo io posso chiamarlo così." Gli diede man forte Rukawa, rivolto anche lui verso Akira. "Ah sì?! E perché?" Chiese Sendo continuando, imperterrito, a guardare Sakuragi. Hanamichi non si aspettava una domanda simile e rimase un po’ sorpreso. "Beh… Perché…" Tentò di giustificare il comportamento di Rukawa. "Te lo dico io perché, tu ami Rukawa." "Che cosa? Sendo, sei forse impazzito?" La voce di Sakuragi era alquanto alta e iniziava, ancora una volta, ad arrabbiarsi. "Così come tu ami Sakuragi, non è vero Rukawa?" Aggiunse spostando i suoi occhi sulla figura di Kaede. Già, ma Rukawa ne era al corrente ormai da un po’ e non c’era certo bisogno che Sendo venisse a ricordarglielo. "E allora? Qualcosa in contrario?" Gli occhi di Hanamichi si spostarono da Sendo a Rukawa, titubanti, e rimase interdetto. "Tu… Tu cosa?" A Sakuragi stava per scoppiare un forte mal di testa. Kaede invece, stava perfettamente reggendo il gioco ad Akira e nel profondo si stava divertendo come un bambino che scopre come funziona un nuovo giocattolo, se non fosse stato il freddo Kaede Rukawa, sarebbe già scoppiato a ridere. "Solo che lui, non mi basta più." "Era proprio qui che volevo arrivare, Rukawa." Disse parecchio soddisfatto Sendo e subito il suo solito sorriso tornò radioso e non solo, forse vi era anche un po’ di… malizia?! Akira si avvicinò a Kaede e quest’ultimo fece altrettanto, uno sguardo complice e soddisfatto negli occhi. Il braccio di uno intorno alla spalla dell’altro. Il braccio dell’altro intorno alla vita del primo. Insieme si voltarono a guardare Hanamichi che però non aveva ancora ben chiara la situazione. Si avvicinarono fino ad essergli addosso. Akira appoggiò una mano sul fianco del rossino, mentre Kaede gli sfiorava con le dita una guancia. -Non sta succedendo a me, non sta succedendo a me…- Continuava a ripetersi Hanamichi incredulo, ma soprattutto scioccato. Era rimasto pietrificato e aveva come paura di muovere anche il più piccolo muscolo. Poi, sotto quei tocchi, quelle carezze che si stavano facendo un pochino impertinenti, si riprese ed ebbe il coraggio di dire. "…cioè, fatemi capire." Deglutì e riprese. "…tipo, prendi due e paghi uno?!" Rukawa sorrise appena e Sendo rispose. "Solo che sta volta, prendi due e basta." I suoi occhi color nocciola, si illuminarono e il suo viso tornò solare e felice, passò le braccia intorno alla vita dei suoi ‘ragazzi’ e… "Doahou." Alzò quel tanto che bastava il viso per poter vedere il suo kitsune che gli sussurrava. "Che stai aspettando, un invito scritto?" Ma anche questa volta, non riuscì a capire. "Baka! Baciami." Dovette essere più chiaro il volpino. "Chi hai chiamato baka?!" Fece il finto arrabbiato Hanamichi facendo salire la mano fino alla nuca di Kaede per poi attirarlo a sé e baciarlo. Un bacio dolce, tenero e subito dopo fece lo stesso con Akira. O meglio, fu Sendo a tirarlo a sé per essere deliziato anche lui delle sue labbra e quello fu un bacio più possessivo come per dire -finalmente sei mio.- E, in effetti, era quello il pensiero che stava viaggiando in testa a tutti e tre.

"Ehmm… Aki?!" "Che c’è…?" Disse un po’ infastidito nel dover interrompere il bacio. "Scusa, per l’occhio…" Ma Sendo gli sorrise, un sorriso stupendo, solo per lui. "E a me scusa non lo dici?" Intervenne, stizzito, Kaede e Sakuragi gli soffiò all’orecchio. "Dopo." Una semplice parola che però fece venire brividi di piacere anche ad Akira.

Owari (?)


 



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