I

 


Noi sempre

parte XVI

di Tifawow


-via correte!!!- una voce agitata, impregnata di fretta ma non meno carica di divertimento spezzò il silenzio che si era venuto a creare nel corridoio.

Cinque figure vestite del colore rosso oro dei grifoni stavano sfrecciando alla velocità della luce lungo il corridoio che portava dall’aula di pozioni al dormitorio Slytherin.

Un forte rumore, come di un’esplosione di petardi rimbombò per tutto il corridoio sotterraneo, seguito da delle urla sia maschili che femminili cariche di spavento delle Serpi.

I soliti quattro ragazzi, le solite persone che quando si trattava di scherzi erano i primi a farsi avanti, sfrecciavano alla velocità della luce con la ferma intenzione di non farsi beccare con le mani del sacco dal custode Gazza…i soliti ma non più da soli.

I malandrini al completo.

-Lo sapevo io che non dovevo darvi retta!- poco più allarmata delle altre, la voce di Remus si distinse con decisione tra le parole degli altri presenti.

-Dai Moony! Non brontolare che ti stai divertendo anche tu!-

Una risata femminile e divertita si fermò dopo qualche minuto di corsa continua, proprio dietro l’angolo della torre Gryffindor, leggermente ansante dopo lo scatto prolungato –ma avete visto le loro facce?? Le avete viste?- Fayenne Lafaire rideva. Rideva come raramente le era concesso. Rideva ormai da un paio di settimane, felice, senza preoccupazioni.

Non era più la ragazzina scontrosa dei primi giorni di reclusione in quella scuola, da quando lei e Sirius si erano chiariti, era cambiata radicalmente.

Fondamentalmente era rimasta la stessa persona con gli sconosciuti, anche se decisamente il sorriso sulle sue labbra mostrava il cambiamento repentino che aveva avuto, ma con i suoi amici era tutto diverso: come la definivano tutti, una Sirius Black in gonnella.

James scoppiò a ridere a sua volta, appoggiandosi al muro dietro le sue spalle –una scena impagabile…giuro non mi sono mai divertito così tanto in tutta la mia vita- i suoi occhi divertiti si alzarono andando a poggiarsi sulla figura appena scarmigliata di Fey…quelle due settimane in cui avevano imparato a conoscersi erano state sicuramente le due settimane migliori della sua vita.

Da quando qualche settimana prima tutti i dissapori erano stati appianati, il loro gruppo era tornato più unito che mai e questo era un grande passo avanti.

Scherzavano tutti insieme, organizzavano scherzi, passavano intere nottate a parlare tra di loro di qualsiasi cosa fino a quando non crollavano esausti.

Finalmente tutto si era sistemato.

E per James, quando rideva, Fayenne era ancora più bella.

Se prima guardarla era una tentazione, ora stava diventando una vera tortura…qualcosa di quasi insopportabile, per il semplice motivo che non poteva averla. O meglio, forse avrebbe potuto, ma non aveva il coraggio di farsi avanti.

Non ci riusciva proprio, ogni volta che posava lo sguardo su di lei, la tentazione di saltarle addosso gli faceva quasi perdere le staffe, ma puntualmente il suo buon senso (che stranamente stava iniziando a farsi avanti) gli dava il freno giusto per non farlo: cosa avrebbe pensato lei altrimenti? Già non era sicuro di starle propriamente simpatico, se poi iniziava a scadere in quelle idiozie che avevano fatto si che la Evans lo considerasse un cretino completo poteva dire addio ai suoi sogni d’amore.

Dopo qualche attimo, Sirius si staccò dalla parete, alla quale era appoggiato anche lui, sul volto disegnato un sorriso decisamente malandrino –e anche questa è fatta!- disse in tono divertito- siamo stati assolutamente fantastici come al solito e ci meritiamo un premio-

-si!!- esclamò James a sua volta, accantonando per qualche attimo i suoi pensieri su Fey per tornare alla realtà, forse non così dolce, ma sicuramente divertente in quel momento –meritiamo una bella burrobirra e un centinaio di dolcetti. Per un lavoro fatto come quello che abbiamo fatto oggi, niente è troppo…-

-si, soprattutto la punizione che prenderemo non appena capiranno che siamo stati noi- ancora seriosa la voce di Remus si fece strada tra i loro pensieri divertiti.

-credi che ci puniranno Moony?- tremava appena la voce di Peter.

-ma no!- con un gesto tranquillo di chi la sa più lunga degli altri, Sirius portò il braccio destro a cingere le spalle del proprio ragazzo –basta farci la paternale Moony, che ti sei divertito anche tu…non ci beccheranno, non fare l’uccello del malaugurio- chinò appena il capo andando a baciare appena le labbra del più basso fidanzato.

-si ok mi sono divertito- ridacchiò l’altro scansandosi dal bacio con fare fintamente indignato- ma ciò non toglie che era meglio non farlo, e non credere di ammorbidirmi in questo modo Mr Padfoot, che tanto non attacca…-

-ma allora andiamo o no?- scherzosamente lamentoso, James si avvicinò agli amici con l’aria di un cucciolo abbandonato –io ho fame…-

Fayenne ridacchiò leggermente a quello scambio di battute.

In quei giorni aveva ormai capito cosa c’era tra Sirius e Remus, e lo aveva accettato tranquillamente senza farsi troppi problemi…la cosa che non riusciva pienamente ad accettare erano i suoi di sentimenti.

Aveva scoperto di trovarsi davvero bene con quei quattro ragazzi, e per lei era un enorme traguardo visto che la sua cerchia di amici era molto ristretta e selezionata solo tra le persone che non scappavano alla sua vista: con Remus per esempio riusciva a parlare di tutto, si trovava benissimo a discutere di qualsiasi cosa, e tra tutti le sembrava l’unico che potesse capire veramente cosa volesse dire essere diversi, anche se in lui non trovava assolutamente nulla di anormale (a parte sopportare lei e Sirius, in quello il licantropo sembrava decisamente molto bravo); con Sirius ormai era diventata praticamente culo camicia…nonostante i primi giorni fossero stati terrificanti, ora sembrava andare tutto per il meglio, anzi, facevano quasi paura quando uno finiva la frase che l’altro aveva incominciato o quando stavano senza parlare per poi alzarsi dopo un paio d’ore tranquilli come se avessero fatto una lunghissima conversazione; Peter non aveva più paura di lei ormai, forse ancora un po’ intimidito, ma la trattava alla stregua degli altri malandrini; il vero problema era Potter.

Si, proprio James Potter.

Era stata in grado di accettare i sentimenti di amicizia verso quel gruppetto, con un po di difficoltà ma alla fine ci era riuscita; ma quel ragazzo le faceva provare tutt’altro genere di sentimenti, sensazione che ancora non era pronta ad accettare.

Era innamorata di lui?

Forse.

Il suo sorriso la rendeva felice, la sua voce aveva il potere di farle battere il cuore più forte del normale, la sua presenza riusciva a rendere giusta anche una giornata decisamente nera, e non solo per il suo carattere perennemente allegro…tuttavia non sapeva dire se fosse innamorata o meno.

Non voleva esserlo.

L’ultima volta era stato davvero troppo per lei, e non ci teneva a fare quell’esperienza una seconda volta: era stato doloroso, difficile e alla fine ne era uscita con la reputazione, se possibile, ancora peggiore di quella che aveva prima.

Se quello era l’amore lei non voleva averci niente a che fare.

Nemmeno se il suo nome era James Potter!

-Fayenne…-

La voce di James le fece alzare gli occhi di scatto.

Istintivamente arrossì di colpo, rendendosi conto che il di lui viso si trovava a pochi centimetri di stanza dal suo –emh…si?-

-pensavamo di andare in cucina a prendere qualcosa…-Peter le si avvicinò a sua volta- vieni?-

La ragazza scosse leggermente il capo-non posso…-un vago sorrisetto dispiaciuto le sfiorò le labbra- tra poco ho lezione con il professor Dumbledore, e non posso mancare…- stancamente alzò la mano destra, momentaneamente sprovvista del guanto protettivo: la pelle era candida e bianca, segno che il suo potere non veniva sfogato da giorni ormai –spero che mi dia il permesso di usare il mio potere oggi, perché inizio a sentirlo scorrere sui nervi…- non voleva resistere ancora. L’ultima volta che aveva resistito aveva quasi dato fuoco a una via intera…però il vecchio preside nell’ultimo incontro era stato categorico: non avrebbe dovuto in alcun modo lasciarlo sfogare fino a suo ordine.

Remus si avvicinò, abbassandole la mano con un gesto affettuoso e amichevole –Dumbledore sa quello che sta facendo, di questo non devi temere…- tono di voce rassicurante- sicuramente quello che ha in mente non è dannoso ne per te ne per altri, quindi stai tranquilla-

-è una parola Rem…l’ultima volta ho carbonizzato anche l’asfalto e non ho potuto usare le mani per due giorni…non è una bella esperienza sai?-

Per un attimo Remus tacque.

Lui sapeva perfettamente cosa volesse dire perdere il controllo del proprio corpo, non rispondere più delle proprie azioni e rischiare di fare del male.

Chi poteva capirla meglio di lui?

Tuttavia non le disse nulla…lei ancora non era a conoscenza del segreto che lo legava agli altri malandrini e se le avesse detto qualcosa del tipo ‘posso capirti’ avrebbe certamente voluto spiegazioni.

-immagino…- si limitò a dire- tuttavia non scoraggiarti…fidati del preside e vedrai che andrà tutto bene-

-Moony ha ragione- con un largo sorriso James si avvicinò di un passo- Dumbledore è il migliore e sono certo che smuoverà anche la Terra per farti stare meglio!-

-lo spero…- scosse appena il capo la ragazza, cercando di cancellare l’espressione vagamente depressa che stava prendendo piede- bhe, non lo scoprirò mai se resto qui no?- strizzò l’occhio agli amici per poi iniziare a incamminarsi- ci vediamo più tardi a cena…se non sono mezza carbonizzata- ovviamente le ultime parole erano dette per scherzo.

-ci vediamo più tardi!!!-

-a dopo Fey…e stai attenta- James alzò la mano in cenno di saluto, contemplando la sua figura che si allontanava lungo i corridoi per qualche lungo istante…poi tornò a voltarsi verso gli amici-bhe, che si fa allora? Andiamo a strafogarci?-

-a dire il vero…-con un gesto possessivo, Sirius rinsaldò la presa attorno alle spalle del suo ragazzo-quando io parlavo di premio intendevo un paio d’ore da passare spassionatamente da solo con il mio Moony…quindi se non vi spiace…- concluse la frase con uno sguardo eloquente.

Remus arrossì di colpo scuotendo il capo-Paddy!!!-

Sia Peter che James scoppiarono in una risata divertita- d’accordo piccioncini…- rise il primo –vorrà dire che andremo io e James a strafogarci, mentre voi rimarrete soli soletti almeno per la prossima ora, ok?-

-a dir poco perfetto- annuì Sirius con decisione, per poi abbassare il braccio andando a cingere la vita del licantropo e voltarsi verso i giardini-quindi se volete scusarci…- così dicendo si incamminò, trascinandosi dietro un imbarazzatissimo Remus.

Gli altri due malandrini rimasero a fissare i due compagni per qualche attimo, ridacchiando tra loro, poi James si voltò in direzione di peter- andiamo Wormtail…io ho fame…-

*****

-sei pensieroso Moony…- mormorò Sirius, accostando le labbra all’orecchio del mannaro, carezzandole leggermente con il fiato.

Da quasi mezz’ora ormai stavano seduti in un angolo discreto del cortile, abbracciati e intenti a farsi le coccole.
Pareva quasi che non ci fosse niente di strano in quel quadretto: due fidanzatini intenti a scambiarsi tenerezze all’ombra degli alberi del giardino non erano così inusuali, nemmeno se si trattava di due maschi, eppure per chi li conosceva bene, poteva essere palese che qualcosa non andava.

Solitamente in quei momenti non erano particolarmente loquaci, tra loro non vi era bisogno di parole per capirsi o per farsi compagnia, ma da lì ad arrivare al silenzio stampa che aleggiava in quel momento…ne passava di acqua sotto i ponti.

-mhm?- interrogatorio lo sguardo di Remus si alzò, andando a incontrare quello del compagno –come scusa?-

-Remmy- poco lamentosa suonò la voce del cane nero –non mi ascolti nemmeno…-

-scusami…-ribattè il mannaro, abbassando gli occhi per qualche attimo, quasi in segno di scusa – è che…stavo pensando…-

-questo lo avevo intuito…non è da te restare così silenzioso. Si può sapere che ti prende? Non dirmi che sei ancora preoccupato per il compito di Aritmanzia, tanto lo sappiamo benissimo entrambi che alla fine sarà la solita E…-

Remus scosse il capo- no, non è per quello. E’ che…mi sento in colpa…-

-In colpa? E per cosa?-

-Fey…- con un mezzo sospirò si lasciò andare all’indietro, appoggiandosi con la schiena al petto del compagno, che senza farsi pregare andò a portare le braccia attorno alla sua vita.

-che centra scusa? Perché dovresti sentirti in colpa nei confronti di Fayenne…- non riusciva a capire…se c’era una persona che non doveva rimproverarsi di niente sull’argomento Fey era proprio Remus…era sempre stato più che leale nei suo confronti, l’aveva trattata con gentilezza e disponibilità…proprio non ci arrivava.

Qualche istante di silenzio aleggiò tra loro.

Poi la voce tranquilla di Remus tornò a carezzare le orecchie del compagno -Paddy…- iniziò –non alterarti, non prendertela male, non arruffare il pelo per quello che sto per dirti, non lanciarmi una maledizione senza perdono solo per averci pensato…ma io vorrei…ecco, vorrei rendere partecipe anche lei del mio segreto…-

All’inizio del discorso, per qualche attimo Sirius si era sentito morire.

Da come aveva iniziato sembrava quasi volesse lasciarlo…chissà, forse aveva trovato in Fayenne il suo completamento totale, infondo loro due erano uguali, poteva tranquillamente essere l’anima gemella del suo lupacchiotto e in più, come se non bastasse, aveva un attributo fondamentale per molte relazioni…era donna!!

Era già sul chi vive, pronto a lasciarsi andare in una lacrimevole imitazione di Rossella O’Hara di quel film babbano…poi ecco la verità, non lo voleva lasciare, non voleva abbandonarlo per scappare con Fey…la sua preoccupazione era altra –fiuuu…Remmy mi hai tolto dieci anni di vita…- sospirò di sollievo –vuoi parlarle del tuo segreto?-

-si…-

-io mi fido di lei…- semplici parole concise…Sirius Black era fatto così, andava subito al sodo e diceva sempre quello che pensava –non ti tradirà se è questo che ti fa paura, e non ti tratterà mai in modo diverso da come fa ora…sai perfettamente anche tu di quando sia consapevole di cosa sia essere diversi e non essere accettati…-

-lo so…- rispose Remus dopo qualche istante di pensamento –ma non vorrei metterle sulle spalle anche questo peso…voglio dire, lei ha già così tanti problemi senza che mi ci metta anche io con i miei…-

-tu non sei un problema per nessuno Remus…-

Il mannaro si lasciò sfuggire un debole sorrisetto prima di proseguire –è un peso abbastanza grande essere incendiaria, senza che ci si metta anche l’amico mannaro, non trovi? –scosse appena il capo –tuttavia mi sento in colpa perché glielo sto nascondendo…lei si è aperta molto con noi in questo periodo, anche se non si fida ancora del tutto…forse se facessimo noi il primo passo…-

-capisco cosa intendi…non possiamo pretendere fiducia se prima non gliene diamo anche noi…-

-esattamente Paddy…lei nasconde molte cose…cose che la fanno soffrire e si vede. Vorrei che si fidasse di noi al punto di raccontarcelo, ma forse ha bisogno di sentirsi davvero parte del gruppo…e questo è il nostro più grande segreto…-

Sirius rimase silente.

Remus aveva ragione.

Non aveva senso continuare a ripeterle che lei era parte del gruppo e che si doveva fidare, se prima non le dimostravano che era così, mettendo anche nelle sue mani quel segreto che li aveva fatti diventare i Malandrini.

Non parlò più, si limitò ad abbracciare il compagno, comprensivo nei suoi confronti perché sapeva quanto pensare a quello che era lo facesse star male, comprendendo la sua paura di perdere quella ragazza che era diventata per loro più di una cara amica.

E comprensivo nel confronti di Fayenne, che, ormai lo sapeva, presto avrebbe avuto un ulteriore peso sulle spalle.

*****

Quando Fayenne fece il suo ingresso nella sala del preside, non si stupì affatto di trovarlo, come la volta precedente, immerso nella lettura di un grosso tomo dall’aria molto antica.

Nelle due volte che era stata lì, tutte le volte che si era presentata per quelle lezioni che il preside le dava privatamente, lo aveva trovato immerso nella lettura del medesimo libro, che puntualmente veniva chiuso non appena il preside si accorgeva di lei.

La presidenza era un ambiente caldo e accogliente, pareva più una stanza studio che un ufficio: zeppo di libri e di strani oggetti, quadri che si muovevano, uno strano uccello che cinguettava appeso al suo trespolo, e un vecchio cappello che spesso interveniva nelle lezioni dando la sua opinione …la presidenza della sua vecchia scuola era assai diversa, molto più fredda e impersonale, completamente bianca, quasi quanto uno studio medico.

-oh, signorina Lafaire…- sorridente e bonario, il preside alzò lo sguardo dal suo libro, facendole cenno con la mano libera di sedersi sulla sedia davanti alla scrivania –in perfetto orario come sempre…-

Fey rimase qualche attimo appostata sulla porta…lo sguardo cadde sul libro, dove riconobbe chiaramente in disegno di un drago rosso…distolse subito lo sguardo, andando a sedersi dove le era stato indicato, per poi alzare gli occhi verso quelli del preside, interrogativi.

-oh, non si preoccupi di questo…- rispose alla muta domanda del di lei sguardo, chiudendo il libro e mettendolo da parte –solo una lettura di piacere…le piacciono i draghi signorina? Io li trovo terribilmente affascinanti…-

-ecco…non più di molto…- leggermente a disagio, Fayenne si appoggiò allo schienale della sedia. Come potevano piacergli i draghi se erano esattamente come lei, con la differenza che controllavano pienamente le loro fiamme?

Aveva sempre invidiato quelle creature mitologiche.

Il vecchio preside le sorrise di nuovo, per poi posizionarsi meglio sulla sedia- bene signorina Lafaire…come sicuramente ricorderà, la settimana scorsa abbiamo parlato delle origini psichiche del suo potere e i meccanismi secondo il quale agisce…si ricorda quali meccanismi abbiamo nominato?-

-le emozioni e le sensazioni molto forti e intense…-ripose la ragazza, cercando di ricordarsi quanto detto qualche giorno prima -la rabbia è il principale…il dolore…l’amore…e il bisogno di essere ascoltati…-

-bene- con un sorriso il preside le fece cenno di fermarsi –vedo che ricorda…bene, ha fatto come le ho chiesto la volta scorsa? Di non sfogare il suo potere in alcun modo?-

Fey annuì leggermente senza parlare.

Era sicura che se lo avesse fatto, lui lo avrebbe comunque capito.

-perfetto! Quindi possiamo passare alla prossima fase del suo addestramento, la più lunga e la più difficile. C’è un motivo se le ho chiesto di non usarlo, e vi assicuro che non desidero torturarla…- aggiunse in tono bonario – ora come ora, sappiamo che il suo potere non viene controllato nel vero senso del termine…cioè, lei signorina, sa perfettamente che non è possibile non dare libero sfogo al fuoco che è in lei quando è troppo…-

Lentamente, la ragazzina annuì –si lo sapevo…ma speravo…bhe credevo che questo addestramento mi avrebbe aiutato a controllare…-

-controllare non vuol dire non usare Fayenne…- una nota di severità si aggiunse nel tono di Dumbledore –stai cercando una via facile, via che non esiste…-

-vorrei che esistesse…-sconsolato il suo tono di voce.

-tutti vorremmo che la vita fosse facile…ma se così fosse non sarebbe degna di essere vissuta…cercare la scorciatoia è comportarsi da codardi, e tu non lo sei, non hai mai dato prova di esserlo, se no non ti avrei messa a Griffondoro…vuoi forse esserlo?-

-no, suppongo di no- concluse la ragazza con un sospiro-

-io sono qui per insegnati a padroneggiare quanto è tuo, a dirigerlo nella giusta direzione, a sfruttarlo e non a farti sfruttare, evitando di fare del male ad altri e soprattutto a te stessa…hai paura Fayenne?-

Paura.

Che voleva dire quella parola?

Niente se paragonata a quello che sentiva. Provare paura sarebbe stata ancora una bella cosa…in realtà lei era terrorizzata, spaventata da se stessa e da quello che poteva fare.

Temeva il fuoco al pari di una chimera, e ogni volta che era costretta a usarlo era una vera tortura, e non solo a livello fisico…il corpo si lasciava andare senza nessuno sforzo a quello scempio, nonostante il dolore fosse atroce, ma la mente faceva forza per non doversi piegare, per restare intoccata da quello che considerava una contaminazione.

Come si poteva parlare semplicemente di paura, quando sai che con solo un gesto puoi uccidere più di una persona, quando sai che se esageri rischi di perdere il controllo, di perdere addirittura te stessa, quando sei consapevole che la gente non ti vorrà mai, che non potrai mai essere amata perché sei così diversa, così anormale rispetto agli altri, persino in un mondo come quello che ora stava affrontando?

Si può parlare semplicemente di paura??

-si….- disse infine.

Dumbledore si alzò in piedi, andando a portarsi proprio di fronte a lei, girando attorno alla propria scrivania…si accovacciò appena portandole entrambe le mani sulle spalle –è umano avere paura Fayenne…non devi vergognarti mai di questo…io ti sarò accanto per tutto il percorso, ti insegnerò a temere più te stessa…-

Fayenne ancora rimase in silenzio.

In cuor suo sperava ardentemente che il preside avesse ragione.

*****

Due ore dopo, Fayenne si trovava quasi a correre per i corridoi, con l’intento di raggiungere gli amici per cena.

Si era tenuta con il preside più del previsto, facendo allenamento su come sfogare i propri poteri poco per volta, passo per passo, senza strafare.

E non è che ci fosse riuscita la primo colpo.

Era stato stancante, quasi terrificante a dire il vero…inizialmente non riusciva a controllarsi per niente e aveva anche dato fuoco a molti degli oggetti presenti nella stanza. A mano a mano che provavano, anche se non aveva centrato in pieno l’esercizio, le era sembrato sempre più facile limitare la quantità di fuoco usata, e fino a quando non era quasi crollata per la fame e la stanchezza non aveva voluto smettere.

Ora si sentiva meglio.

Anche se le mani erano ustionate e le dolevano per il lungo esercizio, sapeva che come al solito entro un paio d’ore sarebbero tornare normali, e niente era paragonabile al non dover più sentire il fuoco scorrerle sui nervi.

Era quasi di ottimo umore, così tanto che stava praticamente saltellando verso la sala grande con il più grande appetito che avesse mai avuto da quando frequentava quel posto.

Stava per svoltare l’ultimo angolo, quando una figura sgradevolmente conosciuta le si parò davanti.

-lafaire…cercavo giusto te…- un sorrisetto sardonico e seducente le balzò subito alla vista, mentre due occhi grigi incorniciati da capelli color platino incontravano quelli verdi di lei.

-Malfoy…cosa vuoi da me?-