Allora, solo due righe per spiegare
questa fiction.
L’ho scritta per il ciomply di Hanamichi
(è il primo aprile, non ve ne siete dimenticati vero?) ma questa è solo una
breve (mica tanto…ndAutriceTipoPiccoloScrivanoFiorentino) introduzione,
giusto per farvi entrare nel mondo che ho creato per loro…
Spero che vi piaccia!
Per i siparietti, i disclaimers, le
dediche e tutto il resto…
Vi rimando alla fanfic!
Questa introduzione la dedico a Najka,
buon compleanno!
Ho conosciuto tutta la tua famiglia, ma
non ho ancora avuto l’onore di conoscere te!
Ma ho letto tutto quello che hai scritto
e ti trovo semplicemente superba!
E ora (parappappà) la fiction!
Marty
No hace falta
prologo
di Marty
“Venite a vedere ragazzi!
WOW! Da qui si vede la spiaggia! E quell’edificio laggiù… Guarda Haruko!
Sembra lo Shohoku!”
Hanamichi Sakuragi
saltellava tutto eccitato spostando continuamente il cannocchiale, ammirando
da tutte le angolature quella effervescente metropoli che era Tokyo.
Tutte le classi della sua
sezione erano in gita insieme, per tre giorni.
Una specie di boccata
d’ossigeno prima dell’inizio delle lezioni.
(sì, lo so che le lezioni
iniziano il primo aprile, ma…ehm…nella mia storia il primo aprile è SABATO!
Eh eh eh…così hanno il tempo di tornare il 2 mattina alle sei e mezza e
riposare tutta la domenica per iniziare la scuola il 3, cioè lunedì! Sono
troppo un mito!^^ ndAutrice)
In quel momento, per
l’ala grande della squadra di basket numero uno di Kanagawa, tutto era
avvolto da una luce quasi magica.
Non aveva praticamente
mai messo il naso fuori dalla porta di casa sua, e quindi per lui era tutto
nuovo.
Da scoprire.
Sull’aereo non faceva che
strillare da quando si erano staccati da terra, e se non fosse stato per
Santo Mito da Kanagawa. I passeggeri esasperati lo avrebbero lanciato senza
paracadute.
Mito sorrise: gli faceva
uno strano effetto vedere Hana vicino ad Haruko, ora che i due erano solo
amici.
Lui sapeva per chi
batteva il cuore del Tensai.
Per di più Haruko, ora
seconda manager dello Shohoku, stava con Ikoichi, il pestifero prendiappunti
del Ryonan (omaggio a Yukari, Saya e Natsume che spingono tanto per questo
pair [astenersi battutine volgari grazie] siete contente chicas?^^)
Ridacchiò pensando a
quando quei due erano insieme: il ronzio persistente delle loro chiacchiere
(che, incomprensibilmente, non si accavallavano mai) s’interrompeva solo
quando occupavano le labbra in altre attività.
Ricordò poi, per
associazione di idee, il giorno in cui il suo migliore amico, avendo
dimenticato le chiavi di casa nell’armadietto, era tornato indietro a
prenderle.
Non aveva fretta, sapeva
che ormai dovevano essersene andati tutti.
Ma invece qualcuno c’era,
eccome…
* Aveva atteso
pazientemente che tutti si allontanassero, prima di stringere il suo ragazzo
fra le braccia, specchiarsi negli inquieti occhi blu, ricevere le carezze
ruvide di quelle mani, forti come le sue, che si muovevano sulla sua pelle
con reverenza, come per paura di fare male.
Ma proprio quelle mani,
che lo stavano lentamente portando all’estasi, lo staccarono bruscamente da
sé mentre la voce che fino ad un istante prima gemeva invocando il suo nome
ammutolì di botto.
Il petto muscoloso
coperto da goccioline di sudore ebbe un sussulto.
Lo guardò con aria
interrogativa, ma il pallore sul viso del suo koi lo preoccupò.
“Hisashi, che c’è?”
Ma dato che l’altro non
rispondeva, seguì lo sguardo del ragazzo verso la porta, ed anche il suo
colorito, per spirito di aggregazione, decise di prendersi le ferie
anticipate: Hanamichi era lì, che li guardava con occhi sgranati.
Yohei non pensò neppure
per un momento a negare l’evidenza.
Era il suo migliore
amico, avrebbe dovuto accettare i fatti.
“Hana” iniziò con voce
ferma. “Perdonami per non avertelo detto prima, ma temevo la tua reazione.
Io e Hisa…”
S’interruppe: il gigante
dai capelli rossi era caduto in ginocchio e singhiozzava disperatamente.
“Perché…Non è
giusto…Perché…Tu…” balbettava.
Gli occhi di Mito, che
aveva frainteso il senso di quelle parole, assunsero una tonalità fredda.
“Mi hai deluso, Hana” gli
disse con voce metallica.
“Credevo che fossi una
persona diversa, che non si ferma alle apparenze.
Ma se il fatto che sono
gay demolisce automaticamente l’idea che hai di me, credo di aver sbagliato
persona.
Addio”.
E, guardandolo con
disprezzo, fece per scavalcarlo ed uscire da quello spogliatoio.
Ma una mano gli afferrò
convulsamente una caviglia.
“Non…hai capito…io…mi
chiedevo…soltanto per…chè…tu puoi…essere fe-felice…e io…n-no…non…non è
giusto…”
Il ragazzo si gelò sul
posto e gli si inginocchiò accanto, abbracciandolo.
“Perdonami, perdonami
Hana!
Non volevo!
Sono uno stronzo, non ho
pensato che tu potessi…
Ma scusa, tutto quel
discorso che hai fatto ad Ikoichi su Haruko…
E poi la ami ancora?
Non capisco!”
Hana scosse la testa
dicendo poi rabbiosamente “E che me ne importa di quella gallina!
Non me ne è mai
importato!
Io…io…” esitò.
“È innamorato della volpe
malefica” completò una voce chiara e decisa alle loro spalle.
Mitsui, che fino a quel
momento era rimasto in silenzio in un angolo, si avvicinò ai due sedendosi
sulla panca di fronte a loro.
“Co-come lo sai, Mitchy?”
chiese Hana shockato dalle parole del compagno.
“Ricordi quando sabato
siamo andati al pub insieme?”
“Sì, credo…ma non molto.
Ricordo che mi sono
ubriacato e poi mi sono svegliato a casa tua.
Mi hai detto che mi avevi
portato a casa tua perché era più vicino”.
“Quello che non ricordi è
che per tutto il tragitto fino a casa mia (ed anche nel sonno) non hai fatto
altro che ripetere quanto sia bello Rukawa, quanto sia forte Rukawa, quanto
giochi bene Rukawa, quanto sia affascinante Rukawa…finché alla fine non mi
hai confessato che se Haruko non avesse smesso di girargli intorno come un
avvoltoio l’avresti massacrata senza pietà, perché l’unica persona che ha il
diritto di stare vicino al tuo amore sei tu!”
Hanamichi, che era
diventato più rosso ogni volta che il tiratore da tre punti diceva – Rukawa
-, dopo l’ultima affermazione si era preso la testa fra le mani.
“Ma è vero, Hana?” chiese
Mito meravigliato.
“Non te l’ho detto
perché, come te, avevo paura che mi disprezzassi…” poi, come ricordandosi di
qualcosa, si voltò di scatto verso Mitsui e con voce tremante chiese
“Non…non gli hai detto niente, vero Mitchy?”
Hisashi scosse la testa,
e il rossino si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
“Ma dovrai farlo tu” gli
intimò il sexy sempai (tutto per Yuka!^^)
“Come posso?” chiese
atterrito Hanamichi.
“Io un’idea ce l’avrei…”
disse con un lampo negli occhi l’ex teppista, guardando il suo ragazzo…*
“YOOOOOOOOOOOOOOO” il
grido del suo amico, che aveva scoperto sicuramente qualcosa di cui voleva
renderlo partecipe, lo distolse dai suoi pensieri.
Era proprio durante la
gita che doveva mettere in atto il piano di Mitsui.
Si comincia –
“Hana-chan” gli sussurrò
nell’orecchio prima di allacciargli le braccia alla vita attirandolo a sé
“non gridare”
Hanamichi si mimetizzò
con i suoi capelli e gli sibilò “Ehi, vacci piano, hentai!”
Yohei sogghignò, tutto
preso dalla parte, e continuò “vieni un momento con me” spingendolo verso il
bagno.
Nel voltarlo, il moro
fece scivolare quasi casualmente la sua mano in quella del rossino che, per
combattere l’imbarazzo, se lo tirò dietro correndo e sperando che nessuno
avesse notato niente.
Ma una figura si staccò
dalla parete a cui era appoggiata con fare indifferente, mentre gli occhi
ridotti a due fessure mandavano lampi, e li seguì stringendo i pugni.
Quel do’hao!
Era tutto il giorno che
non gli rivolgeva neppure una parola.
Lo stava ignorando
completamente.
E questo non glielo
poteva permettere.
Proprio ora che la babba
non rappresentava più un ostacolo fra loro…arrivava il suo migliore amico!
Come avrebbe potuto
competere con lui?
In ogni caso, voleva
vederlo con i suoi occhi prima di buttarsi dalla torre di Tokyo…
Ehi, un momento!
Ma cosa stava dicendo?
Cosa gliene importava dei
sentimenti della scimmia rossa?
Nulla!
Eppure…
Gli ribolliva il sangue
al solo pensarci.
Si fermò di botto
cercando di razionalizzare, accorgendosi che si trovava proprio davanti alla
porta del bagno incriminato.
Mentre ancora riordinava
le idee, sentì provenire dall’interno un respiro affannoso, intervallato da
risatine soffocate e frasi tronche.
“No…lì no…sai che sono
sensibile…”
“Scusami…va meglio ora?”
“Dannazione, Yo!
Non è la prima volta che
me lo fai!
Possibile che ancora non
hai capito cosa mi piace di più?!”
“Ma su un letto è più
facile...ho paura di farti male!
Non posso rischiare che
tu non ti possa più sedere…”
Un’ulteriore risatina si
spense in un gemito di piacere.
“Ah…sì…ora sì che…ci
capiamo…mh…”
“Fermiamoci Hana…non è né
il posto né il momento.
Se non ti rilassi è
peggio!
Ricordi com’è finita
l’ultima volta?
Mi hai lanciato
maledizioni per una settimana…”
“Ma l’altra volta ci sei
andato pesante!
Vabbè che avevi fretta,
ma…
Solitamente le tue mani
sono magiche…
Scendi…
Un po’ più a destra…
Lì…
Lì…
AAAH!”
Il grido di dolore del
ragazzo riscosse l’algida kitsune (avevate capito che si parlava di lui,
no?^^), che d’istinto spalancò la porta, ringhiando “Giù le mani dal mio…”
Ma ciò che gli si
prospettò davanti lo gelò all’istante.
Hanamichi era seduto sul
piano di marmo in cui erano incassati i lavabi, mentre Yohei era in
ginocchio davanti a lui, con le mani sulla sua coscia nuda.
Il rossino era in boxer,
ed i suoi pantaloni giacevano sul pavimento.
Guardò il moro con
sufficienza, mentre saltava giù, dicendogli seccamente
“Ma non avevi detto di
aver chiuso la poAAAAAAAAAAAAAAAAAH”
L’ala grande dello
Shohoku si accasciò al suolo premendosi le mani sulla coscia.
“Sei un deficiente” gridò
Yohei correndogli immediatamente accanto mentre, prendendosi un suo braccio
sulle spalle cercava di rimetterlo in piedi.
“Sai che fare movimenti
bruschi durante un messaggio fisioterapico è pericoloso!
Siediti e fammi finire!”
Con gli occhi bassi, Hana
si risistemò nella stessa posizione di poc’anzi, mugolando di dolore.
Bastarono pochi movimenti
delle agili dita del suo amico perché questo sparisse del tutto.
Entrambi sembravano aver
dimenticato completamente la presenza del volpino.
Ma lui era ancora lì.
Non riusciva a muoversi.
Yohei gli stava
massaggiando una gamba.
Probabilmente il rossino,
agitandosi troppo, aveva preso uno strappo.
Il suo amico lo stava
aiutando.
Solo questo.
E lui…
L’uomo di ghiaccio…
Era uscito di senno
all’idea che qualcuno toccasse il SUO do’hao.
SUO?!
DA QUANDO?!
Da quando voleva che
fossero le sue, le mani che si muovevano tra le gambe abbronzate…
Da quando i capelli
appiccicati dal sudore sulla fronte di quel casinista gli provocavano
brividi?
Da quando il cioccolato
caldo del suo sguardo gli scorreva nelle vene come lava bollente?
Da quando la sua voce era
così calda?
La sua voce…
Voce…
“…ne!
Kitsune!
Ehi, è tutto a posto?
Mi senti?”
Rukawa alzò gli occhi,
annegando in un mare scuro…
Il suo sguardo era
smarrito, indifeso, confuso.
“Kaede!” ora la voce
sembrava preoccupata.
“Cos’hai?
Sei tutto rosso!”
Hanamichi lo scosse
delicatamente.
“Ka…Kaede…” ripetè il
volpino come in trance.
Da quando il suo nome era
così bello?
Non si accorse neppure
che Yohei era uscito silenziosamente, facendo l’occhiolino all’amico.
“Scusami, non volevo
essere invadente…Rukawa…mi cercavi?”
Il volpino, comprendendo
che il suo imbarazzo era stato frainteso, balbettò
“N-no…Ka-Kaede va…va
bene…è che…sembra…così bello…nella tua bocca…”
Appena si rese conto di
quello che aveva detto, si morse un labbro, come a cancellare l’ultima
affermazione.
Delle dita sulla sua
guancia.
Dita calde.
Un pollice libero le sue
labbra dai denti, accarezzandole piano.
Si arrischiò a sollevare
lo sguardo e…sobbalzò: era a pochi centimetri dal sul volto.
Un sussurro.
“Ai shiteru”
Il fiato del rossino gli
accarezzò la fronte.
E poi…
In un turbine di
sensazioni che lo costrinsero ad appoggiarsi al piano di marmo…
La sua bocca venne
posseduta, accarezzata, violata da una lingua che aveva il sapore della
primavera.
Di gioia.
Di esuberanza.
Una bocca da esplorare
che sapeva di miele di tiglio.
Un profumo di gelsomino
gli ottenebrò i sensi, che vennero messi decisamente KO quando si accorse
che proveniva dalla chioma di fuoco (ma come c’erano finite le sue mani
lì?!) dell’angelo abbandonato fra le sue braccia.
Proprio quando tutti e
due stavano per lasciarsi andare al calore che saliva tra loro, una voce
metallica avvertì gli studenti che dovevano riunirsi all’ingresso della sala
per tornare in albergo.
I due si staccarono di
malavoglia.
Hana sorrise stringendolo
ancora a sé.
“Ti amo”
Il volpino non rispose.
Allora il ragazzo gli
alzò il mento con due dita per guardarlo negli occhi.
“Ti amo” ripetè piano,
accarezzando la mano diafana che teneva fra le sue.
Kaede distolse lo
sguardo, si divincolò dal suo abbraccio e si diresse verso il punto
d’incontro, lasciandolo confuso e preoccupato.
* owari *
cosacosa?!
Owari?!
E mi lasci così?
Da solo?
C’è nessuno?…ç__ç ndHana
Ma no, ma no Hana…
Tranquillo…
Hai letto sotto il titolo
della fanfic?
Che c’è scritto?
NdMartyMaestrina
Pro…lo…go…ndHanaCompitando
Sai che vuol dire?
^///^ ndHanaIgnorante&SeNeVanta
ok, vuol dire che questa
è solo l’introduzione alla fanfiction!
Deve ancora succedere
tutto!!
È che volevo provare a
vedere se sarei in grado di scrivere una lemon…
Direi che se chi la legge
non vomita all’istante con la melassa incipiente di questa…
Potrei…
(parappappa) SCRIVERTI LA
LEMON NELLA SIDE STORY DI “UN MUNDO MEJOR””
hmmm…ndHana
Che c’è?
Pensavo saresti stato
felicissimo!
Lo sono…
Ma non mi fido di te!
L’hai detto altre volte e
non l’hai fatto mai (© Station Wagon di Syria)…
Se non vedo non
credo! NdHanaSpocchioso ßehi!
è__é
Insomma, se sopravvivete
a questo…
Ci sono la fanfic e pure
l’epilogo!
Buona lettura…
Marty
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