I personaggi non sono
miei e io non ci guadagno niente. Un’altra HanaRu dedicata a Ria e a
Calipso.
Nobody
Loves Me Like You Do
di
Nausicaa
Oggi
ho scoperto che questa sera, al tempio qui vicino, ci sarà una festa.
Sapete, di quelle cose tipiche: luci, banchetti di dolci, pesciolini rossi
da pescare… MI PIACE!!! Voglio assolutamente andarci con la mia volpe!
Ho dei bei ricordi di queste feste estive, mi piacevano anche da piccolo e
ora voglio condividere i miei ricordi con lui. Espongo la mia idea a
Rukawa mentre lui dà da mangiare ai suoi gatti. Ma non è così facile…
“Ti
risulta che io vada al tempio, do’aho?”.
In
effetti non ci va mai…
“No,
ma avrai notato che non ci vado mai neanche io. Senti, a me non frega
niente del tempio, voglio solo andare alla festa e mangiare!” ammetto.
Ho già l’acquolina in bocca…
“Hn…
queste feste sono sempre piene di gente”.
Me
la aspettavo questa osservazione, da lui: “Volpe solitaria! E dai, Kaede,
io voglio andarci…” piagnucolo. Vediamo se con questa tattica ottengo
qualcosa.
“Guarda
che io non mi offendo, se ci vai da solo…” mi dice. Niente…
“No,
io voglio andarci con te!- vediamo chi di noi due si impunta di più!- E
daaaai, kitsunina…”.
“Do’aho”
mi sibila.
“Eh?”
oddio, sembra irritato: e ora che ho detto di sbagliato?
“Passi
che mi chiami kitsune, ormai ci sono abituato… ma kitsunina no! Non ci
provare mai più!!” e mi guarda con severità.
“Ecchecavolo,
Kaede, non era mica un insulto!” protesto io; volevo solo essere
affettuoso…
“Comunque,
va bene- mi dice all’improvviso- Verrò con te: è da quando ero bambino
che non vado ad una festa di questo tipo” aggiunge.
Forse
l’ultima volta c’è stato con sua madre prima che lei morisse… Sta
per uscire dalla stanza, ma io lo fermo e lo abbraccio da dietro: “Ci
divertiremo, vedrai…”.
“Hn”.
“Kaede,
perché non ti metti lo yukata?” gli sussurro all’orecchio.
“No”
e ti pareva…
“Secondo
me, saresti terribilmente sexy con uno yukata…” e io farei anche molto
in fretta a spogliarti una volta tornati a casa, concludo mentalmente.
“Non
se ne parla” sentenzia lui, accarezzandomi le mani con cui lo sto
stringendo.
“Grrrr…
scommetto che neanche ce l’hai uno yukata!”.
“No,
ce l’ho… ma sono anni che non lo indosso”.
Vabbe’
comunque acconsente a venire alla festa con me, è già qualcosa, non si
può pretendere tutto. Alla fine, dopo aver mangiucchiato qualcosa per
cena, ci avviamo insieme. Non c’è bisogno di precisare che Kaede
indossa jeans e maglietta, vero?
MI
STO DIVERTENDO DA PAZZI!!!!
A
poco a poco, Kaede si sta rilassando in mezzo alla folla e sembra quasi
divertito di vedermi mangiare; in effetti, mi sto ingozzando: albicocca
caramellata, zucchero filato, succo di frutta e chi più ne ha più ne
metta!! Sono davvero contento che sia venuto qui con me: il suo viso è
rilassato e bellissimo… anche troppo, visto che c’è chi lo guarda in
estasi! Ma insomma… sono quasi abituato ormai… QUASI! Camminiamo
lentamente, io gli parlo e la mia volpe ogni tanto risponde. Poi d’un
tratto mi illumino: I PESCIOLINI!!! Siamo davanti alla vasca con i
pesciolini rossi da pescare! Io sono un campione in questo gioco, sono
bravissimo…
“Kitsune,
aspetta: voglio prendere un pesciolino” e lo fermo.
“Hn…”
non mi sembra entusiasta.
“Vuoi
provarci anche tu, volpino?” lo provoco.
“Questo
gioco non mi piaceva da bambino, figuriamoci ora! Non l’ho mai fatto.
Guarderò te” mi dice. Un motivo in più per fare bella figura! Pago i
200 yen e ricevo la busta con l’acqua e la retina; povero negoziante,
gli pescherò tutti i pesci senza mai rompere la retina!!! Il tensai
all’opera…
Un
quarto d’ora e altri 800 yen più tardi, sono veramente furioso! Ho
rotto cinque retine, i pesci mi prendono in giro e, per di più, se mi
giro mi trovo davanti il viso di Kaede. Impassibile come sempre, ma io
riconosco benissimo le luce ironica che scorgo nei suoi occhi.
“Do’aho”
finalmente apre bocca.
“Non
una parola, kitsune, o ti affogo nella vasca!” urlo, terrorizzando varie
persone intorno a me. La mia volpe, invece, non fa una piega.
“Ora
ci provo io” è la sua incredibile decisione.
“Ah,
ora ci vuoi provare, eh? Ma se non lo hai mai fatto! Scommetto che non ce
la farai!!”. Lui non mi bada, paga i 200 yen e riceve la sua retina.
“Dunque…
questa busta si può considerare un canestro…”.
Ecco,
la volpe sragiona!
“…e
il pesce rosso un pallone da basket…” prosegue Kaede.
Non
sai proprio cosa sia la normalità, eh kitsune?!
“…è
come andare a canestro… è una questione di polso, do’aho. Tu non
muovi bene la mano, ecco perché la retina si rompe sotto il peso del
pesciolino. Io invece so muovere il polso meglio di te, ecco perché
prenderò questo stupido coso…” conclude il mio adorabile
volpacchiotto.
“KITSUNE,
COME OS…” sotto i miei occhi sbigottiti, con una mossa velocissima
della mano, Kaede riesce a prendere il pesciolino nella retina per poi
buttarlo nella busta di plastica.
“Fatto!”.
Non
ci credo…
“Pensa
ad un canestro, la prossima volta” mi suggerisce la volpe.
Ditemi
che non è vero…
SIGH!
Preso in giro da un pesce rosso!
Kaede
regge la bustina, mentre continuiamo a passeggiare.
“Quest’animale
mi guarda con sfida!” inveisco, indicando quel mostro squamoso.
“Do’aho”
sbuffa Rukawa.
“Lo
odio… che diavolo pensi di farne? Io propongo di darlo in pasto ai tuoi
gatti!” sì, l’idea mi piace…
Lui mi tende il
sacchettino: “Non mi piacciono i pesci, regalalo alla prima persona che
vedi…”. Non me lo aspettavo. Comunque, regalo il pesciolino ad una
bimba che sta piangendo e finalmente me ne disfo; torno da Rukawa e lo
vedo che mi indica un angolino appartato.
Va
bene, è stato divertente, ma ora voglio stare un po’ da solo con te,
Hanamichi. Noto un posticino distante dai banchetti e dalla folla e ci
dirigiamo là.
“Hai
visto quante stelle, kitsune?”.
Hn…
sì, davvero tante…
“Tra
un po’ sarà il periodo delle stelle cadenti: dovremo esprimere dei
desideri, così si avvereranno” continua il mio do’aho, tutto allegro.
Io
lo sfioro con lo sguardo: “Per me è un po’ difficile credere che dei
meteoriti a contatto con l’atmosfera possano esaudire un qualsiasi
desiderio”.
Lui
sbuffa: “E’ sempre bello parlare con te, volpino…”.
“Non
sopporto la superstizione” ribadisco.
Magari
c’è chi non ci crede e lo usa solo come rito porta- fortuna, ma rimango
dell’idea che sia un brutto segno quando si delega ad avvenimenti
esterni la realizzazione dei propri desideri.
“Tanto
io non ne ho bisogno!- proclama Hanamichi- Non mi serve nessuna
stupidissima stella cadente, perché ho già quello che desideravo”.
Mi
volto a guardarlo, i miei occhi si fissano nei suoi, interrogativi; il mio
do’aho mi accarezza i capelli e una guancia.
“Io
volevo solo te, Kaede, e tu ci sei e non ho bisogno di nient’altro”.
Lo
abbraccio senza dire una parola e penso che se anche avessi creduto al
potere delle stelle, non avrei avuto bisogno di stare a scrutare il cielo
notturno, perché io ho già la mia stella personale e sei tu, Hanamichi:
nessuno in tutta la mia vita mi ha mai fatto sentire così amato…
“Torniamo
a casa?” mi chiedi, ansioso. Mi stai desiderando, lo so. Ti desidero
anch’io. Ma voglio provocarti.
“Di
già? Perché non torniamo prima alla vasca dei pesci rossi?”.
“Kitsune,
tu lo fai apposta!”.
“Certo.
Che credevi?”.
“Non so cosa sia successo, poco fa…
scommetto che le retine erano sabotate…
ecco, è andata così…” borbotta lui.
“E’
una questione di polso…”.
“E’
una congiura ai danni del tensai!” proclama lui. E io lo bacio
all’improvviso, nel buio, sotto le stelle e sento che ho bisogno di lui
dentro di me.
“Torniamo
a casa, Hanamichi”.
Fine
^^
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