Nightmare

First Date

di Chibi-chan

 

“Sii il mio incubo…
tienimi prigioniero ancora un giorno in più…
prigioniero dei tuoi occhi”

   

Mosse la mano verso la sua bocca, cercando respiro in quella sigaretta, in quel minuscolo oggetto di morte.
Piccole nuvolette si sparsero nella stanza dove era di guardia… grigio, apatico come la sua vita, scuro come le tenebre.
Da quanto tempo fumava?
Domande inutili che nascono in momenti inutili come quello.
Solo un ticchettio a spezzare il silenzio sovrano, quel piccolo orologio al muro, lento… fastidioso… eppure indispensabile.
Buttò a terra la cicca che venne schiacciata dal suo piede.
Era ora di andarlo a trovare… da quanto quella routine?
Tre giorni?
Tre giorni in cui quel ragazzo non aveva fatto altro che dormire, almeno in apparenza.
Lui portava il cibo, lo lasciava lì e quando tornava non c’era più…
Veloce, senza fastidi, insomma perfetto.
L’unico punto interrogativo era… come faceva quel ragazzino a mangiare se aveva le mani legate?
Tsk… l’aveva capito il giorno prima… mangiava come gli animali, senza mani…
Scosse la testa mentre le ciocche bionde lo seguivano in questa danza.
Si alzò dallo sgabello con un dolore al fondo schiena non indifferente.
Ma lo facevano apposta a farli così scomodi? Era una sottospecie di congiura per favorire i medici?
A quel punto che importava, la schiena ormai era quasi andata… avrebbe detto
a Gojio di portargli una sedia più comoda almeno.
Si mise il passamontagna, necessario per non farsi riconoscere e il vassoio che Hakkai gli aveva preparato.
Si incamminò per quella sala… vuota e lugubre, in cui le pareti erano sbarre di celle ormai prive di prigionieri.
Una prigione antica abbandonata da tempo… un luogo perfetto per nascondere una persona, ma anche il luogo perfetto per morire di noia.
Finalmente arrivò.
La cella più grande tra tutte e quella tenuta meglio… già… Hakkai aveva sostenuto che dovevano trattarlo bene…
“Cazzo lo stiamo rapendo mica lo stiamo portando alle terme”
Una volta tanto era stato d’accordo con il rosso… un giorno da ricordare.
Prese le chiavi dalla tasca e aprì la porta piegandosi un po’ per entrare…
Aveva sempre sostenuto che quella fosse la cella per le scimmie… chi sarebbe mai riuscito a passare da una porta del genere?
Si piegò un altro po’ per lasciare il vassoio pieno di cibarie (sempre ottime per la solita teoria) quando si sentì osservato.
Alzò lo sguardo e lo vide, lì fermo, le mani legate sopra la testa, gli occhi bendati da una fascia bianca ma il viso rivolto verso di lui.
I fini capelli marroni, ormai sudati ed un po’ sporchi erano lasciati cadere sulla sua fronte, le labbra semichiuse sembravano reclamare qualcosa di proibito.
La camicia bianca che gli ricadeva leggera sul torace era aperta fino a metà bottone e i pantaloni a tre quarti erano tagliati alle ginocchia e alle cosce.
Sanzo si ritrovò per la prima volta ad osservarlo, ad osservare quel corpo magro e snello, quei lineamenti un po’ infantili e quella bocca leggera.
Lo trovò stranamente… eccitante.
Si avvicinò ritrovato il controllo e delicatamente gli tolse la benda che gli impediva la vista.
Due occhi dorati si puntarono su di lui, pozze di luce inestimabili.
Il moretto piegò un poco la testa come fanno gli animali, cercando di ricordare, di focalizzare l’attenzione su quel ragazzo.
“Sei tu che ogni giorno mi porti da mangiare?”
Sanzo continuava a guardarlo… non sapendo nemmeno il perché, gli piacevano, gli piacevano quegli occhi… ma al contempo li odiava, li odiava per quella lucentezza che emanavano, perché lo facevano sentire così…sporco.
Sporco, irrimediabilmente e indegno di poter anche solo guardare lui che era l’ingenuità e la purezza fatta persona.
“No… babbo natale, che razza di domande fai stupido moccioso?”
Il viso del ragazzino si contrasse di nuovo in un cipiglio imbronciato… come poteva essere espressiva una faccia umana.
“Non sono un moccioso!! Stupido rapitore”
Alzò un sopracciglio incredulo di fronte a quel cambio di tono… esistevano davvero tanti modi per usare la voce?
“Senti ragazzino… non ho voglia di giocare, tieni il tuo cibo e smettila di rompere…”
Il ragazzo alzò di nuovo gli occhi su di lui… un’altra espressione, un altro messaggio, come in un libro che aspetta soltanto di essere letto.
“M… ma… non potresti imboccarmi? Insomma non mi va di mangiare con la bocca”
Sanzo si alzò esasperato…non aveva la minima intenzione di accontentarlo… imboccarlo? Ma stava scherzando?
“Arrangiati da sola stupida scimmia…”
Fece un gesto veloce con la mano mentre a passo cadenzato si dirigeva verso la porta della cella… strano, si sentiva strano.
“A…aspetta!”
Si fermò voltandosi verso il ragazzo… un altro tono… supplica? No, qualcosa di diverso… speranza.
“C…come ti chiami?...”
Sanzo lo guardò male, prima regola di un rapitore, mai rivelare la propria identità; Per quanto quella scimmia fosse stupida avrebbe potuto ricordarselo un semplice nome.
“Non sono affari tuoi scimmia…”
Lo liquidò così, andandosene da lì, da quelle strane sensazioni… allontanandosi da quel prigioniero che, inconsapevolmente, stava per diventare carceriere.

Continua...

Note: Capitolo minuscolo ç__ç decisamente microscopico >__< me ne vergogno da sola ç__ç ma vorrei comunque dedicarlo alla mia piccola lady-chan e alla mia piccola mayuccia... perchè vi amo >*< tanto >.<