Questa parte va per
Ecas, che l'aspettava, per Silvia, che era quasi presente, per black_queen
che voleva il resto e per Sakura, che voleva sapere come va a finire...
Buona lettura!
Niente
di male
parte 6
di bluejusttooblue
Gli dà una strana sensazione, stringere la mano di Rukawa
nella sua. Una sensazione carica di risvolti che Hanamichi non è pronto ad
esplorare. Ed è per questo che lascia la presa, forse un po' troppo
bruscamente. Ma se Rukawa si accorge del disagio che traspare dal suo gesto,
non lo dà a vedere.
"Si è fatto tardi. Andiamo," Hanamichi dice, mettendo da parte il proprio
imbarazzo.
Rukawa si guarda attorno significativamente.
"Lascia perdere le pulizie. Butta tutto nell'armadietto e andiamo. Ti
aspetto."
Per un momento ancora Rukawa sembra rimanere indeciso sul da farsi e, prima
che possa trattenersi, Hanamichi si trova a lanciargli un'occhiata
infastidita. Basta questo perché subito dopo lo veda recuperare gli stracci
e la bottiglia d'alcool, buttare tutto nell'armadietto e chiuderlo.
Poi resta così, come in attesa che Hanamichi decida la prossima mossa, la
prossima richiesta.
Hanamichi batte le palpebre, e il pensiero dell'irrecuperabilità di certi
danni lo sfiora inatteso. Vorrebbe chiedergli qualcosa, ma sa che in questo
momento qualsiasi domanda risulterebbe inopportuna.
"Ti piace la pizza?" dice invece. E aggiunge un sorriso. Per buona misura.
*
"Sakuragi," Rukawa mormora, dopo quella che sembra un'eternità di silenzio
ostinato.
"Mmm," Hanamichi guarda su dal suo piatto e manda giù un boccone. Aspetta
che Rukawa continui. Ma Rukawa tace, come al solito. "Che c'è?" chiede.
"Come fai a dire che potrò giocare?"
"Non ti fidi della parola di un genio?"
Rukawa, saggiamente, non commenta. Hanamichi finisce il suo ultimo spicchio
di pizza con calma. Si pulisce le mani su un tovagliolo e prende un sorso di
pepsi annacquata dal suo bicchiere.
"Diciamo che mi sono messo d'accordo con il nostro caro preside," dice
infine.
Rukawa sembra assorbire l'informazione senza fare un piega. Hanamichi
aspetta che aggiunga qualcosa, ma l'altro se ne sta così, silenzioso a
fissare la pizza che si raffredda intatta nel suo piatto.
"Non mangi?"
Ancora una volta Rukawa non dice niente. Hanamichi trova che il suo
comportamento sia estremamente irritante. E' facile non accorgersi dei
silenzi di Rukawa quando si è in palestra con gli altri che fanno casino e
riempiono i vuoti. Ma ora, seduti uno di fronte all'altro, Hanamichi si
rende conto di quanto poco comunicativo sia l'altro, quanto incisiva la sua
non partecipazione.
"A che pensi?" si trova a chiedere.
E allora Rukawa lo guarda, significativamente. Come se quella fosse già una
risposta. Come se non ci fosse bisogno di parole. Hanamichi sbuffa.
"Cazzo Rukawa, non possiamo mica andare avanti così! Non farti tirare fuori
le parole di bocca ogni volta!"
Rukawa comprime brevemente le labbra.
"Cos'è che vuoi che faccia per te?" dice infine.
Hanamichi rimane di stucco. Non si può negare che Rukawa sappia essere un
tipo diretto, all'occorrenza.
"Perché lo vuoi sapere?"
Rukawa alza le spalle.
"Beh, ad essere sinceri ancora non lo so. Ma qualcosa mi verrà in mente,
vedrai," Hanamichi rassicura. "Perché, hai paura?"
Sulle prime Rukawa non risponde. Sembra riflettere.
"No," dice ad un tratto, e sembra parlare più a se stesso che ad Hanamichi.
"Mi pareva," commenta, ma Rukawa non raccoglie la provocazione e allora
Hanamichi non vede motivo di insistere oltre sull'argomento. "Passando a
cose più serie... La mangi quella?"
Rukawa spinge il piatto verso di lui senza una parola.
Hanamichi lo grazia di un breve sorriso prima di iniziare ad aggredire la
pizza con metodo. Rukawa, invece, riprende a fissare un punto imprecisato
della tovaglia.
"Hey, rilassati," Hanamichi dice e non sa perché senta improvviso il bisogno
di farlo. "Ti sei fatto umiliare per un mese nella speranza di tornare in
squadra," prende un morso di pizza, mastica pensosamente, manda giù. "Al
confronto cosa potrei chiederti di altrettanto terribile?"
*
Rukawa non gli dice mai di no. Non più almeno.
E' - strano.
Hanamichi lo raggiunge sul tetto durante la pausa pranzo e gli dice
"usciamo" e lui risponde "a che ora". Hanamichi gli grida "passami la palla"
durante una partitella fra matricole e veterani e Rukawa gli mette in mano
passaggi da manuale – guadagnado occhiate incredule da parte dei presenti
per entrambi. A fine allenamenti, uscendo dalla doccia, Hanamichi dice "ho
preso un dvd, vediamolo da me" e Rukawa dice solo "ok".
D'accordo. Perfetto. Ci sto.
Hanamichi sa che l'improvvisa disponibilità di Rukawa è dovuta all'accordo
stipulato. Hanamichi sa che Rukawa ritiene che accettare tutte le sue
richieste, velate o dirette che siano, faccia in qualche modo parte del
patto. Ma saperlo non vuol dire prendersi la briga di correggere l'errore di
valutazione di Rukawa. Né, se è per questo, di analizzare perché gli risulti
poi così fastidioso il sospetto che altrimenti le cose non avrebbero mai
potuto essere così fra loro.
Hanamichi si limita a pensare che non è poi male passare il tempo con Rukawa.
E che questo è ancora più strano.
Ma Hanamichi si dice che non può esimersi. Si dice che stare con Rukawa lo
aiuterà a farsi venire in mente cosa pretendere da lui. Non che non si renda
conto che già sta pretendendo da Rukawa, ma in fondo uscire un po' non può
che far del bene a quella sua congenita asocialità, no?
E poi Hanamichi ritiene che Rukawa non sia tipo da accettare favori in
cambio di niente. Sarebbe questo il motivo per il quale gli avrebbe proposto
l'accordo in prima istanza. Questo e nient'altro. Hanamichi credeva che
Rukawa avrebbe accettato più volentieri uno scambio di favori che non un
aiuto disinteressato da parte sua. A dirla tutta, credeva che si sarebbe
fatto ammazzare piuttosto che accettare di trovarsi in debito con lui.
Rukawa è silenzioso e scostante, è vero, e nessuno è mai in grado di dire
cosa gli passi per la testa. Ma se Hanamichi può dirsi certo di una cosa
circa quell'enigma che è Kaede Rukawa, questa è che toccare il numero 11
sull'orgoglio vuol firmare la propria condanna a morte. Non vorrebbe essere
nei panni di Sukidara quando Rukawa si deciderà a restituirgli le attenzioni
che il prefetto gli ha riservato. Con gli interessi.
Alla sua teoria sull'orgoglio di Rukawa, però, Yohei non crede molto.
"See," è il suo commento quando
Hanamichi gli spiega come mai si è portato Rukawa dietro anche all'uscita
serale con i ragazzi dell'armata. "Ma gli hai chiesto se voleva venire?"
"Io gli ho detto che uscivo con voi. E lui ha detto va bene. Vuol dire che
voleva venire, no?"
"Ah beh, se lo dici tu."
Hanamichi lancia uno sguardo verso il tavolo a cui ha lasciato Rukawa e il
resto della banda. Lui e Yohei si sono incaricati di prendere da mangiare,
ma la fila non accenna a diminuire. Yohei sembra vederla come l'ottima
occasione per fargli il terzo grado circa il suo improvviso attaccamento a
Rukawa.
"E comunque mi devi ancora spiegare come hai fatto a convincere quel mastino
del preside a mollare la presa."
"Quello è stato un vero colpo di genio," Hanamichi ammette, contento di
cambiare argomento almeno in parte. "Dopo che tu mi hai torturato per giorni
con la storia di Rukawa, ho deciso che dovevo fare qualcosa, se non altro
perché la facessi finita. Allora ho deciso di parlarne con Toshio, il
compagno di mia madre. E' un tipo sveglio e ho pensato che potesse darmi un
consiglio. Così gli ho raccontato tutta la storia e lui ha detto che una
soluzione ci sarebbe stata. Un suo amico ha un'azienda che produce capi di
abbigliamento sportivi. Ogni anno stanziano dei soldi per la pubblicità e
cose simili... E visto che lo Shohoku l'anno scorso ha pertecipato ai
campionati nazionali, Toshio ha proposto al suo amico di investire parte del
fondo per sponsorizzare la squadra di basket. Il tipo ha accettato. Allora
sono andato dal preside e gli ho spiegato l'opportunità che aveva il club di
far entrare un po' di soldi extra nel fondo scolastico... Non se lo è fatto
ripetere due volte, quella sanguisuga. Io gli ho detto che però era
necessario far tornare Rukawa in squadra. Se lo Shohoku non entra nel
campionato nazionale, il contratto si annulla e addio sponsor. Gli ha
revocato la sospensione dalle attività extra-scolastiche. A quel punto ho
dovuto solo scambiare due parole con Sukidara..."
"Questo lo so. Sukidara ha sparso voce in giro che adesso Rukawa si è
trovato un protettore."
"E' proprio stronzo," Hanamichi alza le spalle. "Vuol dire che dovrò
spiegargli meglio un paio di cosette. O magari gliele vorrà spiegare Rukawa,
tu che dici?"
Yohei ride.
"Comunque non me la racconti giusta. Sei diverso. Improvvisamente ti
preoccupi di tirare Rukawa fuori dai guai, di non metterlo nella posizione
di doverti ringraziare... Non lo so. E' strano."
Stavolta è Hanamichi a ridere.
"Boh... Forse è solo che mi sono beccato anch'io la sindrome del paladino
della giustizia. E poi scusa, non sei contento? Eri tu quello che mi faceva
una testa così con Rukawa qua, Rukawa là... E non lo conosci nemmeno quanto
lo conosco io."
"Ah, perché tu ora lo conosci?"
Hanamichi fa un sorrisetto furbo e non risponde. Nemmeno a se stesso.
*
"Dovresti portarcelo più spesso, Hanamichi!" Takamiya esordisce quando lui e
Yohei tornano al tavolo con due vassoi carichi di roba.
"Ma che stai dicendo?" chiede, sedendosi e iniziando a distribuire gli
hamburgers.
Takamiya indica Rukawa con il pollice.
"Lui! Dico che dovresti portarlo più spesso quando usciamo insieme. Tutte le
prugnette non fanno che guardare da questa parte!"
"Già, ma mica guardano te," precisa Yohei, provocando gli sghignazzi degli
altri.
"Beh, non si sa mai," Takamiya ribatte seccato. "Tanto lui non mi sembra
molto reattivo... Non ho ancora capito se si è addormentato o cosa. E poi
scusa, a lui le ragazze non interessanmph!"
"Il tuo hamburger si raffredda, deficiente!" lo interrompe Noma tappandogli
la bocca con un panino.
Yohei scuote la testa e passa un cheeseburger ad Hanamichi.
"Mi sa che questo è di Rukawa," dice.
Hanamichi si volta verso Rukawa che se ne sta semisprofondato nella sedia,
con le braccia incrociate sul petto e gli occhi chiusi sotto la frangia
scomposta.
"Ma che fa, dorme davvero?" chiede Takamiya fra un boccone e l'altro.
"Sì, è normale. Si addormenta dove capita," Hanamichi risponde, sospirando.
"Rukawa? Sveglia, è arrivata la cena!" gli dice scuotendolo leggeremente.
Rukawa apre gli occhi e si guarda intorno spaesato per un istante prima di
fissare lo sguardo su Hanamichi che gli porge un panino, stranamente
paziente.
"Tieni, il cheesburger era tuo, no?"
"Grazie."
E' appena un mormorio, ma Hanamichi lo coglie lo stesso, nonostante il
vociare dei clienti e la musica scadente che li sovrasta. Guarda via,
perplesso.
Spera di non abituarsi mai a questa parvenza di amicizia con Rukawa.
Perché sa già che, presto o tardi, si troverà a dovervi rinunciare. E ora
come ora non è sicuro di poter dire che non gli costerà.
*
"Allora, ti sei divertito?"
Per un po', Rukawa continua a camminare al suo fianco senza rispondere.
Tornando a casa, lui e Hanamichi si sono ritrovati a dover percorrere la
stessa strada. La notte è calma e piacevolmente fresca e Hanamichi si sente
bene. La serata è andata meglio del previsto. I suoi amici non si sono fatti
problemi con Rukawa e anzi hanno cercato di coinvolgerlo come se avesse
fatto parte del gruppo da sempre.
"I tuoi amici sono - gentili."
Hanamichi sorride: da parte di Rukawa quelle parole equivalgono ad un
complimento.
"Hanno fatto finta di niente per tutta la serata."
Il sorriso di Hanamichi si spegne.
"Ma di che parli?"
Rukawa continua a camminare tranquillo, le mani sprofondate nelle tasche.
Hanamichi resta qualche passo indietro, sorpreso. E quando sembra che abbia
deciso di lasciarlo lì e andarsene per conto suo Rukawa si ferma. Si volta
appena indietro ed è il modo in cui lo guarda che spinge Hanamichi ad uscire
dal suo stupore e a raggiungerlo, giusto in tempo per sentirlo sospirare,
impercettibilemente.
"Parlo del motivo per cui mi hanno sospeso. Per cui mi hanno cacciato dal
club. Per cui ora usciamo come se fossimo amici."
Il modo in cui Rukawa dice "come se fossimo amici" gli fa quasi male.
Hanamichi ignora la sensazione e guarda via, imbarazzato, mordicchiandosi il
labbro inferiore.
"Hai sentito Takamiya che..." Hanamichi lascia la frase in sospeso e Rukawa
può facilmente scrollare le spalle e riprendere a camminare. E' allora che
la mano di Hanamichi scatta come animata di vita propria e si stringe sulla
spalla di Rukawa.
"Guarda che a loro non importa di quello che si dice in giro di te," dice,
con tutta la serietà di cui è diventato capace ultimamente. "E nemmeno a
me."
Rukawa guarda la sua mano, ancora stretta sulla stoffa scura della sua
camicia, con l'espressione più vicina alla sorpresa che Hanamichi gli abbia
mai visto. Poi guarda lui. Ma Hanamichi non lo lascia andare e anzi stringe,
al punto che riesce a percepire la tensione nei muscoli di Rukawa sotto la
stoffa leggera.
"Perché?" chiede, piano. "Cosa si dice in giro?"
Hanamichi lo lascia andare allora, e si infila le mani nelle tasche dei
jeans sdruciti.
"Che -" alza le spalle. "Si, insomma - che ti piacciono i ragazzi."
"E tu ci credi?" E' poco più di un bisbiglio quello che esce dalla bocca di
Rukawa, ma Hanamichi non se lo lascia sfuggire.
"Non dovrei?"
Per un momento Rukawa non dice nulla. Poi riprende a camminare e Hanamichi
si trova al suo fianco in silenzio. Ma Hanamichi sta imparando ad abituarsi
a quei vuoti nella loro conversazione, sta imparando ad aspettare. E tanto
impegno trova presto la sua ricompensa.
"No, hai ragione. Pensa quello che ti pare."
"Che vuoi dire?"
"Niente. Voglio solo dire che non mi hai chiesto niente."
"Se non ti ho chiesto niente è perché credevo che non avessi voglia di dirmi
niente. Tu sei sempre così dannatamente -" Hanamichi cerca la parola giusta.
"- silenzioso."
Rukawa si ferma e lo fissa per un istante. Poi scuote la testa come a
scacciare un pensiero e inizia a frugarsi nella tasche.
"Lascia perdere. Io sono arrivato."
Rukawa sta scappando dalla conversazione, lo sta lasciando vincere, lo sta
ignorando. Hanamichi non può sopportarlo.
"Stavate insieme?"
Rukawa si blocca davanti al cancello con le chiavi in mano. Hanamichi ne
approfitta.
"Tu e quello lì - Daniel. Dicono che
stavate insieme. Dicono che sei finito nei casini perché vi hanno beccato
che vi baciavate nel cortile dietro la scuola. Dicono -" Hanamichi sospira.
"Dicono un sacco di cose. Ma solo tu puoi dire se quello che dicono è vero.
Allora?" pausa. "E' vero?"
Rukawa non dice niente per un lungo istante. Hanamichi aspetta. Poi Rukawa
lo guarda in modo strano, in un modo in cui, Hanamichi ne è certo, non lo ha
mai guardato: è come se per la prima volta Rukawa lo stesse vedendo.
Hanamichi è talmente sorpreso che quasi si perde le parole che accompagnano
quella rivelazione.
"Domani è domenica. Vediamoci al campetto del parco qui dietro. Alle dieci.
Uno contro uno. Io e te."
*
Hanamichi arriva al campetto alle dieci e un quarto e trova Rukawa già lì ad
insaccare un tiro libero dietro l'altro. Nonostante il ritardo Hanamichi
rimane qualche istante a guardarlo nascosto dietro le siepi che circondano
il parco, a spiarne l'eleganza apparentemente senza sforzo.
"Credevo non venissi," Rukawa dice, quando Hanamichi si decide a rendere
nota la sua presenza. Mette dentro un altro tiro. La palla rimbalza e
schizza verso Hanamichi.
"E scappare da una sfida con te?" Hanamichi dice, recuperando la palla. Fa
un smorfia drammatica. "Giammai!"
Hanamichi sente Rukawa sospirare. Con un sorriso di sfida gli passa la
palla.
"Non deve essere per forza una sfida," Rukawa dice, disponendosi al tiro.
"Fra me e te," aggiunge più piano. Tira. E' dentro anche questo, ma stavolta
Hanamichi non se ne accorge neppure.
Non deve essere per forza una sfida.
La palla tocca terra e rimbalza.
Fra me e te.
Rukawa la recupera e palleggia tranquillo verso di lui. Hanamichi si sforza
di tornare in sé. Deglutisce, stupendosi nel trovarsi la bocca
incomprensibilemente secca nonostante il caldo sia ancora sopportabile a
quest'ora del mattino.
"Sei pronto?"
Hanamichi annuisce lentamente.
"Arriviamo a venti. Ma niente tiri da tre." Rukawa gli passa la palla.
"Comincia tu."
Hanamichi non se lo fa ripetere due volte.
*
continua...
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