ecco qui un altro capitolo della fic... in cui finalmente le cose inziano a migliorare per il nostro protagonista... e si comincia a intuire il pairing...

grazie a Ecas e Silvia per i commenti e buona lettura!

 


Niente di male

parte 5

di bluejusttooblue

 

Il giorno dell'amichevole contro il Ryonan Kaede passa la mattinata cercando di decidere se andare a vedere la partita o meno. Sa che mettere piede in palestra non è una buon idea, ma sa anche che è un'idea a cui è difficile resistere. Alla fine si arrende, salta la pausa pranzo e raggiunge gli spalti.

La situazione è pessima. Lo Shohoku sta andando alla deriva. Miyagi, Mitsui e Sakuragi stanno facendo del loro meglio, ma le matricole in campo sono terrorizzate da Sendoh.

Sendoh.

Kaede, che aspettava il momento di misurarsi nuovamente con l'asso del Ryonan con ansia, si trova invece a dover assistere impotente alla disfatta della sua squadra.

Il primo tempo si conclude 54 a 32 per il Ryonan. Lo Shohoku non ce la farà a recuperare. Kaede deve far leva sulla sua forza di volontà per restarsene sugli spalti e non precipitarsi in campo. Stringe le mani sulla ringhiera e guarda giù: Mitsui scuro in volto che cerca di riprendere fiato, Anzai che istruisce le matricole, Miyagi che continua a muoversi su e giù per il bordo campo, Ayako che cerca di calmarlo e Sakuragi... Sakuragi immobile, l'asciugamano sulle spalle, una lattina vuota di Pocari Sweat fra le dita.

Kaede lo guarda accartocciarla con uno spasmo nervoso della mano. Il gesto lo colpisce con una tale violenza da impedirgli per qualche istante di accorgersi che ora Sakuragi lo sta osservando a sua volta, senza espressione. Kaede quasi non riesce a pensare sotto quello scrutinio incomprensibile.

"Hey, Rukawa! Che fai, te resti lì a guardare?"

L'esclamazione lo fa tornare in sé di colpo. Stacca gli occhi da Sakuragi e vede Sendoh che lo sta fissando interrogativamente, mani sui fianchi, in attesa di una risposta.

Kaede non dice niente. Sente tutti gli occhi puntati su di lui. E quelli di Sakuragi, se possibile, sembra possano trapassarlo da parte a parte.

Prima che accada si stacca dalla ringhiera, spinge le mani nelle tasche e si allontanta. Ignorando lo sguardo confuso di Sendoh e le chiacchiere che montano fra gli spettatori.

Torna in classe, ma non riesce a seguire la lezione di storia. La testa l'ha lasciata in campo.

*

Quando la porta della classe si apre, come accade quasi ogni giorno da più di un mese a questa parte, Kaede si aspetta il solito stronzo di turno che si senta in diritto di approfittare della situazione per prendersi chissà quale rivincita.

E invece quando si volta si trova faccia a faccia con Sakuragi. Non riesce a impedirsi di sgranare gli occhi.

Da una parte se lo aspettava di vederlo lì, prima o poi. Non era lui quello che lo voleva morto? Dall'altra però, non avendolo visto comparire in tutto quel tempo, quasi si era convinto che, in osservanza di chissà quale bizzarro codice di comportamento, Sakuragi ritenesse che approfittare della debolezza del nemico fosse un atto non consono al suo autoproclamato status di genio.

Evidentemente Kaede si sbagliava.

Ma non se la prende: non è la prima volta e non sarà l'ultima, viste le recenti novità. Molte cose e molte persone si sono rivelate diverse da quello che credeva. Altre si sono rivelate esattamente per quello che erano, e Sakuragi è tra queste: non ha mai fatto segreto del suo odio per lui, Kaede avrebbe dovuto aspettarsi una sua visitina.

E invece no, non se l'aspettava, e non riesce ad immaginare perché. Può immaginare però cosa voglia da lui Sakuragi.

"Come è finita la partita?" esordisce, credendo che far saltare subito i nervi a Sakuragi possa in qualche modo limitare i danni.

"Abbiamo perso."

Non è tanto la risposta a sorprenderlo, quanto la sua pacatezza. Non può fare a meno di fissare Sakuragi per un istante, quasi a volersi assicurare che sia davvero lui quello che ha appena parlato.

"Mi dispiace."

Kaede si rende conto delle parole che gli sono sfuggite di bocca solo quando incrocia lo sguardo esterrefatto di Sakuragi.

"Che hai detto?"

"Niente," dice brusco. "Lascia perdere. E sbrigati piuttosto a fare quello che devi fare."

Sakuragi lo guarda corrucciato.

"E che cosa dovrei fare?"

Kaede trova che quella di Sakuragi sia la visita più esasperante che gli sia capitata.

"Non lo so, dimmelo tu. Perché sei qui?"

Sakuragi non risponde e Kaede prende il suo silenzio come una richiesta di aiuto, aiuto nel trovare un motivo abbastanza buono da spingerlo a sfogare la propria rabbia su di lui senza rimpianti.

"Perché pensi che sia colpa mia se abbiamo perso? Perché pensi che nel basket sia irrimediabilmente più bravo di te? O perché non sopporti l'idea che se la sorella di Akagi potesse scegliere da chi farsi scopare fra me e te sceglierebbe me?" suggerisce allora, snocciolando l'elenco con facilità, stancamente. Quasi esulta quando le mani di Sakuragi si stringono sul collo della sua maglietta e si ritrova spinto contro il muro.

Aspetta il colpo.

E invece gli arriva solo il respiro agitato di Sakuragi su una guancia. Quella testa calda sta cercando di controllarsi. Kaede riesce a percepirne lo sforzo dal tremore nervoso delle braccia, dalla mandibola serrata, dal rossore diffuso sugli zigomi.

"Lascia stare Haruko. Che cosa ti ha fatto?" sibila, ma non lo lascia andare.

"Niente. Non mi ha fatto niente," ammette candidamente. "E io invece? Che cosa ti ho fatto?"

E' solo un sussurro, una domanda retorica, ma Kaede vede Sakuragi sbarrare gli occhi a quelle parole. Non sa nemmeno da dove gli siano venute, ma sono servite a far sì che Sakuragi lo lasciasse andare, e tanto basta a Kaede.

"Che tu ci creda o no, non sono venuto qui per litigare," Sakuragi dice, rimanendo a meno di mezzo metro da lui. "Ma faresti comunque meglio a non provocarmi. Non sono dell'umore adatto, oggi," conclude, andandosi a sedere su un banco e permettendo finalmente a Kaede di staccarsi dal muro e tornare a pulire i banchi senza dire niente.

Se Sakuragi non è lì per litigare, Kaede non riesce proprio immaginare il motivo della sua visita. Versa altro alcool sul banco e riprende a strofinare.

"Levati la maglietta."

Kaede si blocca.

"Che cosa?"

"Ho detto levati la maglietta. E non ci mettere tutto il pomeriggio. Devo andare a casa a far finta di ripassare per l'interrogazione di domani."

Kaede si gira e lo fissa. Sakuragi è impegnato a frugare nel suo borsone, ma, come se sentisse il suo sguardo addosso, ad un tratto si ferma e lo fissa a sua volta, corrugando la fronte.

"Allora? Che stai aspettando, che Sukidara ti dia il permesso?"

Kaede sente che sta arrossendo, e non gli piace. Non riesce a capire che cosa voglia fare Sakuragi, e neanche questo gli piace.

Ma l'accenno a Sukidara gli dice che non ha molta scelta. Si sfila la maglietta e la lascia cadere su un banco.

Sakuragi si muove verso di lui e dentro di sé Kaede sente la preoccupazione per gli istanti che seguiranno crescere ad ogni passo in meno che li separa.

"Girati."

Sakuragi è così vicino che se facesse solo un altro passo gli finirebbe addosso.

"Non credo che -"

"Falla finita, eh?" lo interrompe. "Ti ho già detto che ho fretta. Non farmi perdere altro tempo." Così dicendo lo prende per un braccio, lo guida verso un banco e, costringendolo a voltarsi, ce lo spinge contro. Anche dopo che lo lascia andare Kaede continua a sentire il suo tocco sul braccio, come un'ustione. Nonostante non faccia freddo nella stanza, non può impedirsi di rabbrividire.

Sente Sakuragi spostarsi dietro di lui.

"Certo che sanno essere fantasiosi quando vogliono," dice. "Ma perché non te la sei tolta?"

"Cosa?" chiede, sempre più confuso.

"Questa roba che hai sulla schiena."

Kaede rabbrividisce di nuovo quando le dita di Sakuragi gli sfiorano la pelle.

"Non va via," si affretta a rispondere, spaventato dalla sua stessa reazione e ancor più spaventato all'idea che Sakuragi possa fargliela notare.

"Cazzate. La verità è che sei un incapace. Ora stai fermo."

Improvvisamente sente qualcosa di freddo colargli sulla schiena e sobbalza.

"Ho detto che non ti devi muovere! Ma sei deficiente?"

Kaede si blocca e guarda indietro nel momento in cui Sakuragi inizia a strofinargli un punto sulla schiena con un fazzoletto di carta. Dopo un po' lo vede fermarsi e chinarsi a osservare il risultato.

"Come sempre avevo ragione. Sta andando via," dice sorridendo.

Riprende a strofinare. Kaede sente le sue dita appoggiarsi alla pelle mano a mano che rimuove l'inchiostro e non si chiede come mai Sakuragi fosse a conoscenza di quello che la maglietta celava. Quando lo sente premere su un livido trattiene appena un'imprecazione. Ma non c'è niente che possa fare per evitare che un certo rossore gli si diffonda sulle guance.

Sakuragi continua la sua opera imperterrito. Kaede sente la pelle della schiena bruciare e per un istante, solo per un istante, si chiede se sia a causa dell'alcool o del contatto con le dita di Sakuragi.

"Ecco fatto," lo sente dire alla fine. Kaede non si muove, nella speranza di riuscire a riguadagnare il controllo sul suo corpo. "La pelle si è un po' arrossata." La mano di Sakuragi torna di nuovo sulla sua schiena, scivola lenta verso la spalla, poi torna giù e si ferma fra le scapole, lì dove è maggiore la sensazione di tensione. Kaede chiude gli occhi e trattiene il fiato, mentre ascolta Sakuragi ridere. "Troppo delicata. L'ho sempre detto io che eri una femminuccia -"

"Ah, davvero?"

Kaede apre gli occhi e gira la testa di scatto verso la porta. Sukidara è lì, sulla soglia, e la smorfia divertita che ha sulla bocca gli dice esattamente quanto ha visto.

*

"Sukidara. Meno male che sei qui. Giusto te cercavo."

"Sakuragi. Cosa posso fare per te?"

"Beh, lasciami pensare... Potresti cominciare col levarti quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia," Sakuragi dice, e il suo tono continua ad essere estremamente affabile. Kaede è senza parole. Osserva la scena immobile, mentre l'ansia sale dentro di lui inesorabile.

"Oh, scusa. Ma sai com'è, certe cose mi mettono in imbarazzo," Sukidara ribatte con un'occhiata obliqua a Kaede che stringe la maglietta fra le mani, incapace di fare altro.

"Invece a me certe cose fanno perdere le staffe. Quindi ora, se io fossi in te farei molta attenzione a quello che sto per dirti," Sakuragi dice avanzando con calma verso il prefetto. E' più alto di lui e se Sukidara fosse stato un altro già da un pezzo se la sarebbe data a gambe. Ma non si muove dalla soglia della porta e un attimo dopo si ritrova faccia a faccia con ogni centimetro di quell'1,90 che diventato Sakuragi. "Non mi piace quello che tu e i tuoi avete organizzato con Rukawa, sai?" continua, e la sua voce diventa cattiva. "Non mi piace per niente."

"E invece quello che hai organizzato tu ti piace, non è vero? Scommetto che piace anche a Rukawa."

Kaede quasi non riesce a reprimere un sussulto imbarazzato a quelle parole. Sakuragi invece sorride in un modo pericolosamente vicino alla definizione di canonica di 'malizioso'.

"Questi non mi sembra siano affari tuoi, ti pare?"

Sukidara corruga la fronte.

"Che vuoi, Sakuragi? Divertirti con la signorina? Devi solo aspettare il tuo turno."

Sakuragi scuote la testa stancamente, come se fosse un insegnante particolarmente comprensivo alle prese con uno studente particolarmente lento nell'apprendere.

"Non hai capito. Quello che devo fare io con Rukawa non ti riguarda. Pensa invece a quello che devi fare tu: lasciarlo in pace."

"Stai scherzando? Rukawa è stato affidato a me. Me ne occupo io. E tu farai meglio a darti una calmata, se non vuoi che il vostro asso non rientri più in squadra," minaccia, ma le sue parole non sembrano avere l'effetto sperato sull'altro.

"Questo è da vedere," Sakuragi obietta tranquillo.

"Non venirti a mettere con me Sakuragi."

"No, senpai," Sakuragi gli punta un dito contro il petto e spinge. "Tu non venire a metterti con me."

Sukidara spalanca gli occhi. Per un lungo istante restano così, e quasi sembra debbano restarci in eterno. Ma alla fine Sukidara fa un passo indietro.

"Stai molto attento, ti avverto. Non finisce qui," sibila velenoso, continuando a indietreggiare.

"Spero proprio di no. Non vedo l'ora di spaccarti la faccia," Sakuragi ribatte divertito, mentre l'altro sparisce oltre la porta. Allora sospira e scrolla le spalle. "Stronzo," conclude prima di voltarsi verso Kaede.

Kaede che se ne sta sempre lì, immobile. Sakuragi inclina la testa di lato e lo scruta di nuovo, in quel modo che lo mette a disagio come nient'altro.

"Guarda che puoi anche rivestirti," gli dice poi. "O vuoi farmi credere che devo dare retta alle insinuazioni di Sukidara?"

Il suo sarcasmo lo tocca, tagliente e Kaede un po' lo odia e un po' si odia per questo.

Si infila la maglietta mentre Sakuragi si avvicina alla finestra. Fuori il sole sta tramontando e nell'aula si sta facendo buio rapidamente.

Sarebbe il caso di accendere le luci, ma nessuno dei due si muove per farlo.

*

"Allora, Rukawa."

Sakuragi smette di guardare fuori dalla finestra e si volta verso di lui. Kaede non riesce a percepirne lo sguardo: il contrasto fra la luce oltre il vetro alle sue spalle e la semioscurità della stanza è ancora troppo. Riesce a sentirselo addosso però, come una carezza troppo pesante.

"Vuoi ancora giocare basket?"

"Si," dice, e la sua risposta è nell'aria fra loro prima ancora che Kaede possa rendersi conto di averla anche solo pensata. "Voglio giocare."

"Posso farlo, sai?" Sakuragi sembra quasi divertito. Kaede non è sicuro che questo sia un bene. Da un po' di tempo a questa parte ha imparato a non sentirsi più sicuro di niente. "Posso farti tornare a giocare."

"Perché."

"Perché cosa?"

"Perché mi stai aiutando."

"Non ti sto aiutando. Ti sto proponendo un accordo."

La risposta è inaspettata e lascia Kaede interdetto, anche se solo per un attimo.

"Un accordo?"

"Si. Io faccio qualcosa per te e tu -" disegna un gesto vago con la mano nello spazio che li separa, "- tu fai qualcosa per me."

"E cosa?"

Sakuragi non risponde subito. Prende il tempo che gli è necessario ad avvicinarsi di più a Kaede. E Kaede indietreggia, finché si trova con le spalle contro il muro. Anche queste sono cose a cui ha imparato ad abituarsi, recentemente. Indietreggiare. Trovarsi con le spalle al muro. Arrendersi all'ineluttabilità degli eventi.

Ma Sakuragi si ferma prima di invadere il suo spazio privato, prima che Kaede chiuda gli occhi, giri la testa da un lato e stringa i denti. Prima che si prepari a subire.

"Tu cosa sei disposto a fare?" dice, invece, piano.

"Qualsiasi cosa," ammette, e si rende conto che non ha bisogno di riflettere per farlo. "Qualsiasi cosa tu voglia."

Sakuragi sorride. Kaede può dirlo dalla poca luce che si riflette sui suoi denti, fredda, e non sa definire la sensazione che la reazione di Sakuragi scatena in lui.

"Un'offerta allettante," conclude, tendendo la mano verso di lui, in attesa.

Ma prima che Kaede la prenda aggiunge, il tono più serio e in qualche modo più vero di prima: "Questo vale come un contratto, Rukawa. Sei sicuro di potere - volere rispettare i termini?"

Kaede non ritiene necessario rispondere. Sa che lo farà. Non sa ancora cosa. Ma sa che qualsiasi cosa sia quella che Sakuragi abbia intenzione di chiedergli, Kaede la farà.

Prende la mano di Sakuragi nella sua. E stringe, con un'intensità pari solo alla sua determinazione, alla sua disperazione.
 

*

continua...