Niente
di male
parte 4
di bluejusttooblue
Fra
compiti in classe, interrogazioni, teppistelli di prima sempre pronti a
menare le mani e l'amichevole contro il Ryonan che si avvicina, Hanamichi
riesce ad evitare di pensare a Rukawa fino a metà pomeriggio, quando la
porta della palestra si apre e Rukawa è lì. Incurante degli sguardi allibiti
di tutti puntati su di lui e su Sukidara che lo accompagna, raggiunge senza
una parola né un cenno di saluto la porta che conduce allo spogliatoio.
Hanamichi dimentica i fondamentali in cui dovrebbe impegnarsi e rimane a
fissare la porta oltre la quale scompare Rukawa fintanto che questi non
torna indietro, una sacca con tutta la sua roba, quella che teneva
nell'armadietto, in spalla e Sukidara sempre lì, appena un passo dietro a
lui, a controllare, a controllarlo. Hanamichi lo guarda avviarsi verso
l'uscita. Ma prima che Rukawa possa attraversarla, prima che scappi, prima
che sia troppo tardi, Hanamichi si decide, asseconda l'istinto e gli si para
davanti.
"Rukawa," dice, e per aggrapparsi a qualcos'altro che non sia il colletto
della giacca di Rukawa stringe convulsamente la palla da basket fra le mani.
"Che cosa diavolo -" inizia.
Ma Rukawa sceglie proprio quell'attimo per spostare lo sguardo su di lui e
Hanamichi non riesce a finire. E non è tanto per i lividi che sfoggia sul
viso o quel brutto taglio su uno zigomo. Rukawa sarà pure silenzioso e
solitario, ma Hanamichi sa che non è tipo da tirarsi indietro quando c'è da
menare le mani. Proprio come lui. Ma al contrario di lui, oggi Rukawa ha uno
sguardo che Hanamichi non conosce, lo sguardo di uno che si è perso.
Hanamichi quasi non riesce a pensare davanti a quegli occhi e Sukidara
approfitta della sua esitazione per prendere Rukawa per un braccio e
cominciare a trascinarlo via.
E allora Yohei, che finora ha seguito la scena dall'alto, appoggiato alla
ringhiera degli spalti, decide che è il suo turno di intervenire.
"Hey, Sukidara," dice, sarcasmo e rabbia evidenti nella sua voce, "Dì un
po', quanti ce ne vogliono per ridurre così uno che non può difendersi?"
Sukidara si blocca, le spalle tese, e lascia andare il braccio di Rukawa,
quasi fosse diventato incandescente. Poi guarda in su e squadra Yohei per un
lungo istante prima di sorridergli freddamente.
"Yohei Mito, giusto? Il paladino della giustizia. Ah," il suo sorriso si
allarga. "Non credo siano affari che ti riguardino. Dico bene, Rukawa?"
Rukawa non dice niente. Sukidara inclina leggermente la testa verso di lui.
"Allora?"
Hanamichi vede Rukawa stringere i pugni impercettibilmente, guardare altrove
e piegarsi.
"Stanne fuori, Mito," lo sente dire, chiaramente e stancamente.
Sukidara alza le spalle e nella palestra si può sentire il fruscio della sua
divisa perfettamente stirata, tanto è il silenzio.
Silenzio che rimane, anche dopo che se n'è andato portandosi via Rukawa con
un solo cenno della mano.
*
"Che gran figlio di troia," Mitsui esplode assestando un pugno contro la
porta del suo armadietto. "Che grandissimo -"
"Abbiamo capito, Mitchi." Hanamichi taglia corto. Non riesce a credere a
quanto è successo. Ma a quanto pare non è il solo. Yohei non ha più detto
una parola da quelle usate per apostrofare Sukidara e quando Yohei è così
silenzioso c'è da preoccuparsi, preoccuparsi veramente, Hanamichi lo sa.
"E ora come facciamo con l'amichevole contro il Ryonan?" Haruko azzarda.
"Siamo nella merda," Miyagi sentenzia torvo. "Ma mai quanto Rukawa."
"Già," concorda inaspettatamente Yohei. "Conosco Sukidara. Non perde
occasione di esercitare il proprio potere sugli altri. E ora che Rukawa
dipende da lui, ha finalmente trovato qualcuno di cui fare ciò che vuole.
Non credo che lo lascerà andare tanto facilmente," scuote la testa e i suoi
occhi si fermano su Hanamichi.
"Ma non c'è niente che possiamo fare?" Ayako chiede, e Hanamichi si trova a
stringere i pugni alle sue parole, che si adattano perfettamente al pensiero
che gli gira in testa da quando Rukawa gli è apparso come il fantasma di se
stesso.
*
Il problema è che Hanamichi non riesce capire perché dovrebbe fare qualcosa
per Rukawa. E' adulto e vaccinato e se si è infilato nei casini, beh, sono
cazzi suoi, no?
Nonostante la parte razionale di sé sia strenuamente convinta di questo,
però, l'altra parte, quella che non ha un nome ma che in compenso si fa
sentire altrettanto forte e chiaro, non sembra intenzionata a dargli tregua
ultimamente. Hanamichi ne ha subito le angherie più e più volte ormai, al
punto che ultimamente si trova costretto a sforzi sovrumani per sfuggire
alla voglia irrefrenabile e inspiegabile di spaccare la faccia a ogni
stronzetto che non abbia niente di meglio da fare che infastidire Rukawa
sotto i suoi occhi.
Fortuna che Hanamichi è un genio e
che un genio in quanto tale, è risaputo, ha sempre un controllo perfetto dei
propri nervi: se così non fosse, la popolazione dell' istituto superiore
Shohoku avrebbe già da qualche tempo subito una drastica diminuzione.
Ciò non toglie però che resistere alla tentazione si stia rivelando sempre
più maledettamente difficile, visto e considerato che anche i suoi
cosiddetti amici da quasi un mese ormai, e cioè da quando Rukawa ha fatto
quella sua apparizione in palestra, non perdono occasione di toccare
l'argomento, Yohei in testa. Triste a dirsi, ma a quanto pare il suo
migliore amico sembra davvero essere affetto dalla sindrome del paladino
della giustizia. Hanamichi non sa spiegarsi altrimenti il malsano e continuo
interessamento di Yohei alla sorte di Rukawa. Ma sa che prima o poi – e se
continua così più prima che poi – lo farà uscire fuori di testa con questa
storia.
E ora, per colpa di quell'anima sensibile
in cui sembra essersi trasformato Yohei, si ritrova pure a dover tornare a
scuola fuori orario a recuperare il libro di matematica dimenticato sotto il
banco in cui ha lasciato la copia illegalmente trafugata degli esercizi
svolti del test di domani. Se non fosse stato per quel suo commento
inopportuno sulle scritte vietate ai minori che Rukawa si è trovato sul
banco questa mattina, ora Hanamichi non se ne starebbe nascosto sulla scala
antincendio più vicina alla sua classe in attesa che le luci della finestra
sopra la sua testa si spengano e che chiunque sia lì dentro se ne torni da
dove è venuto dandogli così l'opportunità di scivolare dentro e portare a
termine la sua personalissima missione di recupero.
Dieci minuti di attesa esposto all'umidità e ancora niente. Hanamichi sente
che sta per spazientirsi e sa che è meglio intervenire prima che questo
accada e si ritrovi costretto a fare qualcosa di cui poi è certo che si
pentirà.
Con infinita cautela sale gli ultimi gradini fino alla finestra illuminata e
sbircia dentro. Magari qualcuno si è solo dimenticato la luce accesa e lui
sta aspettando come un cretino per niente -
Magari no.
Hanamichi deve mordersi la lingua per soffocare un'esclamazione. Nell'aula
c'è ancora qualcuno. Qualcuno intento a strofinare con metodica rabbia la
superficie di un banco.
Rukawa.
Hanamichi considera velocemente le opzioni che ha davanti a sé: A, lasciar
perdere, andarsene senza le soluzioni del test e affrontare disarmato il
giudizio del professor Tomoshi; B, aspettare, forse per ore, che Rukawa
finisca e se ne vada finalmente al diavolo; C, entrare lo stesso e procedere
come se niente fosse - e se Rukawa dovesse avere la pessima idea di dire
qualcosa al riguardo approfittare della provocazione per ucciderlo e
seppellire il corpo nel cortile della scuola.
Hanamichi sospira: non è che abbia molta scelta. Sperando che Rukawa abbia
il buon senso di tacere - cosa a cui dovrebbe essere avvezzo, ma che
stranamente sembra non riuscire mai a fare quando si tratta lui - e non lo
costringa quindi a mettere in pratica la seconda parte dell'opzione C,
Hanamichi si risolve a bussare contro il vetro.
E in effetti ha la testa che sporge ben oltre il riquadro della finestra e
la mano stretta a pugno già a mezz'aria quando vede Rukawa voltarsi
bruscamente all'aprirsi della porta dell'aula.
Hanamichi si rituffa verso il basso e trattiene il fiato in attesa che la
finestra si apra e lo becchino. Ma non succede niente di tutto questo.
Hanamichi lascia andare un sospiro di sollievo e ringrazia la sua innata e
geniale prontezza di riflessi e la sua buona stella che ha voluto che fuori
si sia fatto buio e sia difficile scorgere qualcosa dall'interno dell'aula.
In ogni caso, l'opzione C è andata. Hanamichi storce il naso. Che fare ora?
Aspettare o andarsene? Deve ancora decidere sul da farsi quando si accorge
delle voci concitate che provengono dall'aula.
Allora, con l'idea di accantonare per un attimo il problema e soddisfare la
sua curiosità, si sposta silenziosamente verso l'angolo della finestra che
gli garantisce il punto di osservazione più riparato e guarda dentro.
*
Hanamichi non riesce a dormire. Si gira e si rigira sotto le lenzuola senza
sosta.
Tutta colpa di Rukawa, come al solito.
Rukawa che si fa colpire e umiliare da una mammoletta di prima, uno dei
tanti a cui la ragazza dei sogni ha dato il due di picche in favore
dell'asso del club di basket.
Hanamichi non riesce a crederci.
Pensa all'anno scorso, a quando Haruko gli aveva confessato l'amore non
corrisposto che provava per Rukawa e a come lui si fosse sentito morire.
Pensa a quante volte dopo quel fatidico giorno abbia desiderato spaccare la
faccia al suddetto Rukawa, al sentimento di puro odio che gli ha riservato
senza neppure conoscerlo, a quanto ha lavorato duro solo nella speranza di
poterlo battere, umiliare, costringere ad ammettere come fra loro due, beh,
il migliore sia senza ombra di dubbio lui, Hanamichi.
Pensa che se c'è qualcuno che a buon diritto dovrebbe prendersi una
rivincita su Rukawa, quello è lui.
Ma nell'infierire su uno che è a terra, uno che, come ha notato Yohei, non
può difendersi, che soddisfazione si può provare? Nessuna.
E siccome è soddisfazione quella che Hanamichi vuole prendersi con Rukawa,
ha preferito non approfittare dell'occasione fornita dalla caduta in
disgrazia del suo rivale. Ma ora, al solo pensiero che qualcuno lo faccia al
posto suo, Hanamichi vede rosso. Aver assistito alla scena poi, gli ha
provocato un tale travaso di bile che ancora crede di poterne sentire in
bocca il sapore acido.
E non bastasse questo a togliergli il sonno c'è sempre il compito in classe
di domani e quella dannatissima partita...
E' già passato un mese da quando Rukawa è tornato dalla sospensione: fra
soli due giorni lo Shohoku incontrerà in amichevole il Ryonan, Sendoh.
Hanamichi non si fa illusioni, non più. Sa che senza Rukawa non possono
farcela. A parte Uozumi, il Ryonan ha ancora molti dei suoi giocatori
migliori. Lo Shohoku invece si ritrova ora senza Akagi, senza Kogure e senza
Rukawa.
Hanamichi sa che davanti una tale disparità di livello, neanche un
genio superdotato può far molto.
Certo, lui combatterà fino alla fine, come si addice ai grandi. Ma l'esito
della partita resta comunque scontato ora che Sendoh è al pieno della forma
e impaziente di dare una lezione alla squadra che l'anno precedente gli ha
precluso l'ingresso al campionato.
Hanamichi sbuffa e lancia le lenzuola di lato. Non c'è verso che riesca a
dormire questa notte. Si alza e scende in cucina a prendere un bicchiere
d'acqua.
Mentre aspetta che l'acqua scorra più fresca si ritrova a pensare di nuovo a
Rukawa.
Hanamichi ha visto quello che gli hanno fatto: non è riuscito a distogliere
lo sguardo mentre quelli più grossi costringevano Rukawa a piegarsi su un
banco, gli tiravano su la maglietta e lo tenevano fermo mentre la
matricolina di turno armato di pennarello indelebile tracciava frasi di
dubbio gusto sulla schiena.
Deve ammettere che il piccoletto, per essere uno senza palle, ha dimostrato
una certa creatività... Hanamichi non fa fatica ad immaginare che cosa possa
aver scritto a corredo della grossa freccia nera disegnata con la punta
rivolta verso il fondoschiena di Rukawa.
Manda giù l'acqua e l'inattesa amarezza che accompagna quel particolare.
Rukawa se ne sta lì a fare lo zimbello del liceo e loro devono arrabatarsi
per fronteggiare il Ryonan.
Non è divertente.
E per quanto pensasse che vedere Rukawa cadere tanto in basso potesse fare
meraviglie per il suo morale, ora non riesce a gioirne. Spaventato all'idea
di scoprire un inaspettato retroscena dietro a questo cambiamento di
prospettiva, abbandona il bicchiere nel lavello e, tornato in camera, si
costringe a dormire e, finalmente, a smettere di pensare a Rukawa.
*
continua...
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