Niente di male

parte 2

di bluejusttooblue

 

Hanamichi è cresciuto, e non solo fisicamente. Intendiamoci, è ancora il geniale casinista di sempre. Ma è anche conscio che il suo comportamento è ormai dettato quasi esclusivamente dall'abitudine e che nelle sue auto-celebrazioni e nelle sue fanfaronate c'è più ironia che altro.

Le volte in cui si trova a pensare al cambiamento che è avvenuto dentro di sé, lo giudica inevitabile. Molte cose non sono più le stesse. Gli sembra quindi solo una naturale conseguenza che non sia più lo stesso neanche lui.

La prima volta che si è reso conto di essere cambiato, è stato tre mesi prima, al suo ritorno dalla terapia di recupero per la schiena. Sapeva già che da qualche anno ormai sua madre frequentava un uomo e sapeva anche che evitava di toccare l'argomento per il suo bene. E da parte sua, Hanamichi non aveva mai cercato di cambiare le cose, terrorizzato all'idea di dimostrarsi cosciente e consenziente davanti all'ipotesi di divedere l'affetto di sua madre con uno sconosciuto, di sostituire il ricordo di suo padre con la figura di un altro. Ma poi una sera, senza neanche rendersi bene conto di ciò che stesse per fare, Hanamichi aveva colto di sorpresa lei e se stesso: mentre sua madre iniziava a truccarsi in vista del solito incontro serale con quello lì, aveva esordito dicendole che forse era ora che si rifacesse una vita, che in ogni caso lui non aveva più cinque anni e che poteva benissimo farla finita di usare tutta quella segretezza circa la sua vita sentimentale, tanto sapevano benissimo entrambi come stavano le cose, quindi perché non ammettere la realtà e vivere tutti un po' più sereni? Sua madre era rimasta interdetta a fissarlo con il fondotinta inutilizzato che le si asciugava sulle dita per qualche secondo prima di esclamare "Dio mio, ma quando sei cresciuto?" e scoppiare a piangere.

Già.

Quando era cresciuto? Hanamichi non riesce a ricordare un momento esatto. Forse crescere non è una svolta epocale, di quelle che si fanno annunciare dall'edizione straordinaria del telegiornale. Forse si tratta più di una di quelle cose che succedono un po' per volta, finché un giorno per caso ti trovi a guardare indietro e a pensare: cazzo, ma quando è successo tutto questo io dov'ero?

Già.

Hanamichi è convinto che sia così, che cambiare sia una cosa che succede un po' per volta. E quindi ritiene solo una questione di tatto lasciare che i suoi amici possano accorgersene un po' per volta. Non sia mai reagissero alla rivelazione come sua madre.

E poi sembrano già abbastanza in difficoltà con il nuovo Rukawa... figurarsi con un nuovo Hanamichi.

*

"Ma vanno sempre via insieme?" metà del cervello di Hanamichi sente Mitsui chiedere ad Ayako mentre l'altra metà rimane impegnata a contare i palleggi di riscaldamento: centoquattordici, centoquindici, centosedici.

"Ma chi?"

"Rukawa e quello lì, l'americano," Mitsui dice, con una smorfia. "Pensi che-"

"Penso cosa?" Ayako lo previene, tagliente.

"Lo sai."

"No che non lo so, Mitsui. E faresti bene a dire di non saperlo neppure te," Ayako conclude con un'occhiata allusiva verso Haruko che li sta raggiungendo in quel momento.

"Sapere cosa?"

"Niente di importante, Haruko. Come va con la proposta di quell'amichevole contro il Ryonan?"

"Ho ricevuto la risposta del Mister Taoka questa mattina. Siamo d'accordo per il primo lunedì del mese prossimo, ma quest'anno saremo noi ad ospitarli," dice. "Credo che l'amico di Rukawa ne sarà felice, così potrà assistere all'incontro. Non si perde un allenamento."

Ad Haruko sfugge l'occhiata che passa fra Mitsui e Ayako. Ad Hanamichi no. Non dice nulla, però. Si limita a ricominciare a palleggiare con l'altra mano e ad osservare distrattamente il comportamento di Rukawa e di quell'altro. Daniel, gli sembra di aver sentito che si chiami. In palestra non fanno niente di particolare, niente di male: Rukawa gioca e Daniel, o come diavolo si chiama, guarda. Ma girano voci che siano divenuti amici, praticamente inseparabili.

Per quanto si sforzi, Hanamichi non riesce a immaginare Rukawa amico di qualcuno.

A quanto sembra, però, tutti riescono benissimo a immaginarsi Rukawa amico di Daniel, e amico molto molto particolare. Che siano ragazze a cui ha rubato il cuore o ragazzi a cui ha rubato l'attenzione delle ragazze non ha alcuna importanza. Hanamichi vede le chiacchiere accumularsi sulla reputazione fino ad ora invidiabile di Rukawa come nuvole temporalesche all'orizzonte.

Disponendosi all'allenamento dei tiri da tre si chiede quando scoppierà la tempesta.

*

Nonostante sia stato il primo a sospettarlo, Hanamichi è fra gli ultimi a venirlo a sapere, durante la pausa pranzo, quando raggiunge Yohei che fuma una sigaretta sul tetto della scuola, schiena contro la ringhiera e sguardo perso in alto, fra nuvole che corrono leggere e pezzi troppo azzurri di cielo.

"Non è che mi spiegheresti che diavolo sta succedendo, eh?"

Yohei alza un sopracciglio e tira un'altra boccata dalla sua sigaretta.

"Vieni a sederti qua, Hana," dice con un sospiro. "Certo che arrivi sempre un po' tardi, eh?"

"Che vuoi dire?" scatta, sulla difensiva, così che Yohei deve tirarlo per i pantaloni per costringerlo a sedersi e ad abbassare la voce. "Si può sapere che è successo? Sono tutti un po' strani oggi. E pure tu non scherzi."

"Non hai sentito le voci che girano da stamattina?"

"Che voci?"

"Rukawa," Yohei dice, sfregandosi la fronte con una mano, in un gesto stanco.

"Rukawa che?" Hanamichi insiste, sentendo la pazienza cominciare a sfuggirgli di mano solo a sentirlo nominare.

"E' nei casini. Casini grossi, Hana," Yohei dice serio. Hanamichi sa quanto il suo amico possa essere serio a volte, e sa anche che quanto più è serio tanto più i guai sono seri. Improvvisamente e senza che se ne renda conto il fatto che Rukawa sia il suo rivale passa in secondo piano.

"Quanto grossi?" azzarda, chiedendosi allo stesso tempo perché dovrebbe interessarsene.

"Quattro studenti di terza l'hanno beccato dietro la scuola con quello là," dice abbassando la voce a un sussurro. "Con quello che viene da fuori."

"E allora?" Hanamichi non capisce.

"E allora lì hanno visti che -" Yohei sospira. "- che si baciavano." Tira una boccata di fumo. "Cazzo."

"E allora?"

Yohei resta interdetto per un attimo, poi scuote la testa e sorride, le labbra che assumono una piega un po' amara.

"Ma sei deficiente? Ti ho detto che si stavano baciando e che ci sono quattro testimoni..."

"Si, questo l'ho capito, non sono così deficiente,” sottolinea, corrugando la fronte. “Ma non capisco perché dovrebbe essere un casino. A Rukawa piace giocare nell'altra squadra. E allora?"

"E allora non tutti sono indifferenti alla novità come te, Hana," Yohei spiega. "Il padre di quello lì, tanto per cominciare. Pare che sia un pezzo grosso. E che non gli vada tanto bene che il figlio passi per una checca, nonostante, evidentemente, lo sia. Da quello che ho sentito è già andato dal preside, incazzato come una bestia, dicendo che Rukawa gli ha traviato il ragazzo e che spera, anzi no, pretende, che siano presi seri provvedimenti in proposito. E il preside cosa credi che farà ora? Ti dico solo che ha già riunito una commissione." Yohei ride, è il suono che emette ricorda ad Hanamichi quello dei rami che si spezzano per il freddo in inverno. Rabbrividisce nonostante l'aria tiepida del primo pomeriggio. "Pensaci solo un istante, Hana. Quanti siamo in questo liceo?"

"Boh," Hanamichi si passa una mano fra i capelli, come se quel gesto potesse scacciare via i pensieri sbagliati dalla testa. "Un migliaio forse?"

"Circa mille e cinquecento. E vuoi che non ci siano omosessuali?"

Hanamichi non commenta. E' curioso di sentire dove Yohei abbia intenzione di andare a parare.

"Ci sono, è ovvio, ma non ne senti mai parlare. E sai perché? Perché se li beccano li fanno a pezzi."

Yohei spegne la sigaretta schiacciandola sul cemento con un gesto preciso. Hanamichi guarda le scintille di brace volare via nella brezza leggera.

"Rukawa è fottuto. Per quanto sia forte -" Hanamichi si trova a lanciargli uno sguardo indignato a quell'ammissione, ma Yohei lo ignora facilmente. "- non ce la può fare da solo. E' solo questione di tempo, ma alla fine faranno a pezzi anche lui," Yohei conclude alzandosi. Sorride ad Hanamichi, ma sembra più una smorfia che altro. "E il bello è che non si è ancora reso conto della situazione."

*

Yohei, come sempre, ha ragione: lo faranno a pezzi. Hanamichi è costretto ad ammetterlo poco dopo la fine della pausa pranzo.

E' nel corridoio delle seconde quando incrocia Rukawa che cammina semiaddormentato verso la sua aula, tre porte più in là di quella di Hanamichi, le mani affondate nelle tasche della divisa.

"Hey, bello." Hanamichi sente la voce, ne percepisce il tono stranamente allegro, e pensa che Rukawa è davvero nei casini. Si gira e vede certi ragazzi di terza appoggiati ad un muro, che ridacchiano fra loro, spalleggiandosi.

"Certo che hai un bel coraggio a farti vedere ancora in giro."

Rukawa non sembra nemmeno essersi accorto che le parole sono dirette a lui, che tutti nel corridoio si sono fermati, che tutti sembrano trattenere il fiato.
Anche Hanamichi.

"Hey, sto parlando con te, stronzetto," sibila uno dei tre, allungando il braccio e afferrandolo per la giacca della divisa nel momento in cui Rukawa gli passa davanti. "Che c'è? Oltre che frocio sei pure sordo?"

Rukawa sembra destarsi allora.

"Che -" fa in tempo a dire prima che uno di quelli lo colpisca sulla bocca.

"Sta zitto."

L'altro, quello che lo tiene per la divisa, lascia la presa. Rukawa, sbilanciato, barcolla indietro per un attimo, poi solleva una mano e si passa il dorso sulle labbra.

Hanamichi vede chiaramente il sangue sporcargli la guancia, e può sentire il suo prendere a bollirgli nelle vene. Rukawa davvero non ha idea di cosa stia succedendo. E Hanamichi si sente pronto a scattare, i nervi tesi come corde di violino, come quella volta nella partita contro il Toyotama. Ma stavolta c'è Yohei a fermarlo.

"Lascia stare," gli sussurra prendendolo saldamente per un braccio, e Hanamichi segue il suo sguardo verso il fondo del corridoio.

"Che sta succedendo qui?"

Uno dei prefetti della scuola, Sukidara, si sta dirigendo verso quelli di terza.

"Niente," dicono, sorridendo.

Sukidara lancia un'occhiata a Rukawa a metà fra il disgustato e il divertito.

Rukawa non dice niente e Hanamichi non sa dire se il suo silenzio sia dettato dalla confusione o dallo sforzo di trattenersi dal fare a pezzi quelli di terza davanti al prefetto.

"Vieni con me. Il preside vuole vederti," Sukidara dice. E poi, rivolto a tutti i presenti: "E voi tornatevene in classe. La campanella è suonata da un pezzo e non c'è niente da guardare."

E in effetti dopo un attimo non c'è più niente da guardare. Tutti sono tornati nelle loro classi, quelli di terza si sono dileguati e Rukawa è sparito dietro al prefetto.

Hanamichi si accoccola nel suo banco, cercando di impedirsi di tremare dalla rabbia. E' nel momento in cui il loro professore entra in classe che gli giunge il commento amaramente razionale di Yohei:

"Che ti avevo detto?"


*
 

continua...