NOTE: E’ il ‘seguito’ di STELLA DEL NORD, che potete trovare sia sul sito dell’Ysal che sul mio http://www.dhely.altervista.org.

 I pg non mi appartengono, ma sono della Marvel (e sono pure un po’ OOC.. ma, veramente, non è che uno possa scriverli davvero IN character visto che pure loro ne cambiano le caratteristiche una volta ogni due mesi.. per non parlare del colore dei  *capelli*, cosa che dovrebbe più semplice da tenere a mente, penso!! Sig.)




Neve e ghiaccio

parte XVIII

di Dhely


Silenzio, colori ovattati, chiusi al di là di una tenda pesante tirata, tepore di coperte e abbracci delicati. E sonno.

 

Un sonno infinito, che costruiva e viveva con la lentezza di un animale in letargo durante la stagione troppo fredda. Era normale, per Northstar, aver bisogno di recuperare dopo aver speso troppo, e il suo corpo aveva bisogno di dormire, ora, come mai era successo prima.

 

Tutto ciò che era accaduto non era riuscitoo era accaduto non era riuscita a pareggiare la fatica del cuore, le lacrime dell’anima. E ora era lì, nella sua stanza, nel suo letto, da tre giorni. Non faceva altro che dormire.

 

Ogni tanto si svegliava e si scopriva mai da solo: questo gli strappava un sorriso mezzo incoerente ma null’altro. Ora, invece, che aveva aperto gli occhi, finalmente sveglio, o, almeno, *quasi*, si guardò intorno con curiosità e si sentì stupito a provare tranquillità. Un qualcosa che sfiorava la gioia.

 

Era crollato quando gli avevano detto ‘Pietro è stabile ma deve smaltire le tossine. Non c’è nulla che puoi fare per lui, deve solo avere il tempo per riprendersi’, ergo: era vivo. Ergo: lo sarebbe rimasto. Ergo: un giorno o l’altro si sarebbe risvegliato e..

 

Fosse stato per lui sarebbe rimasto là, in quel corridoio, a costo di morirci davvero, lui al posto di Pietro, ma sarebbe stato un bello scambio.

 

Ma lui, si era accorto bene della cosa nell’ultimo periodo della sua vita, non era affatto *da solo*, e tutti questi altri che continuavano ad impicciarsi della sua vita non gli avrebbero permesso molto altro oltre che ‘riposarsi’. Aveva quasi litigato con Logan, quando quest’ultimo si era seccato di discutere con lui e l’aveva semplicemente trascinato via dall’infermeria, e, con poca gentilezza, l’aveva chiuso nella sua stanza con la promessa che da lì non l’avrebbe lasciato uscire finché non si fosse rimesso in sesto.

 

Come se uno con il potere di *volare* potesse essere rinchiuso in una dannata *stanza* di una Scuola! Jean Paul aveva ringhiato la sua rabbia, aveva urlato qualcosa, ed era crollato a corpo morto sul materasso: fine non troppo onorevole per un guerriero suo pari, ora che ci ripensava, ma pareva non avrebbe avuto molte altre possibilità..

 

Ora che si svegliava nello stesso identico posto dove era stato rinchiuso *contro la sua volontà*, si scoprì avvolto in un pigiama, soffocato di coperte e lenzuola, abbracciato stretto da un corpo che gli dormiva al fianco. Non serviva davvero guardarlo, per riconoscere, in esso, Robert, che russava leggero tenendolo stretto. Nella stessa stanza Jean Paul poteva intuire un altro respiro, profondamente addormentato: spostando appena il capo per guardare chi fosse si trovò a sorridere intuendo la sagoma di Remy avvolta sulla poltrona, assopito e immobile, anche se di sicuro meno comodo del suo giovane compagno.

 

Ma non lo avrebbero mai lasciato in pace?!

 

Sospirò un sorriso: se avesse cercato di alzarsi sicuramente Remy si sarebbe svegliato. Magari non Robert, ma, comunque non voleva infastidire nessuno di loro, e.. anche se aveva un posto.. qualcuno.. da cui tornare, ora era stanco. Forse un paio d’ore in più di sonno non avrebbero fatto male. Forse aveva bisogno di sentirsi più forte di così, più in forma. Forse aveva solo.. paura.

 

Paura di svegliarsi davvero e scoprire che era stato tutto un sogno, che Pietro non gli aveva sorriso, non gli aveva parlato, che Pietro non gli aveva allungato le mani, chiedendogli di tenerlo fra le braccia. Magari Pietro era morto, o forse era vivo e vegeto, e stava benissimo lontano da lì, da lui, e non sapeva neppure più come si chiamasse. Non sapeva quale dei due incubi sarebbe stato il peggiore, ora: e sapeva di essere un egoista, e forse pure senza cuore, ma a scegliere fra quei due pensieri orribili, non sapeva se sarebbe stato in grado.

 

Non voleva.

 

A volte aprire gli occhi era più terribile del più atroce dei sogni. E ora non sapeva se possedeva la forza necessaria per farlo.

___

 

Lo sapeva che la gente che lo circondava aveva il brutto vizio di allarmarsi eccessivamente, soprattutto quando non ce n’era bisogno, e quella era stata l’ultima, estrema dimostrazione.

 

Sua sorella lo aveva fissato, per ore, quasi divertita mentre Xavier non la piantava di comportarsi come la chioccia che era: a volte era quasi *imbarazzante*, sicuramente, e sempre, era fastidioso. Il dottore gli era ronzato intorno per un paio d’ore tormentandolo con domande, esami, richieste e ogni altro tipo di cosa che, nello stato in cui era, non avrebbe di sicuro potuto negargli. E Pietro era certo che se gli avessero cavato un altro po’ di sangue per chissà che nuova ricerca, sarebbe davvero *morto*, questa volta per sempre.

 

“Santo cielo, Pietro, ma non riesci a rilassarti proprio mai? Neppure un pochino?! – un sorriso leggero, divertito, il solito di sua sorella. Lui si lasciò scappare appena un sussurro, cercando, forse con scarsi risultati, di non farsi scappare quanto fosse.. quanto stesse *bene* - Andiamo, fammi vedere che lo sai fare un sorriso!”

 

“Non trattarmi come un idiota, Wanda!”

 

“Non lo faccio! Ti tratto solo come il musone che sei! Sai che poi ti vengono le rughe?”

 

“E ti pare una cosa che dovrebbe preoccuparmi?”

 

“Certo, visto che adesso *qualcuno* è così occupato a scoprire quanto sia carino il tuo bel faccino..”

 

Una frase buttata lì, con classe e nonchalance, tipico di Wanda. Chissà se le aveva mai detto quanto la odiava quando faceva così? O meglio: quanto *avrebbe dovuto* odiarla, se fosse stata un’altra persona, se lui fosse stato diverso, se .. se *tutto* fosse stato diverso..

 

In fondo, però, le aveva parlato lui di Jean Paul.

 

In effetti, non è che avessero proprio *parlato*. Pietro cercava sempre di non dire mai più che tre o quattro frasi tutte di fila in un discorso, soprattutto se centravano con la sua vita personale. E, all’epoca, di Jean Paul non aveva poi molto da dire. Ma lei lo conosceva bene, presumeva, troppo bene per riuscire a farla fessa in quel modo, con un accenno vago lasciato cadere nel nulla. Wanda aveva imparato da anni che quando lui si prendeva, non solo, la briga di imparare un nome a memoria, ma pure di accennare la cosa a qualcun altro, significava.. bhè, significava un po’ di cose. Sicuramente, almeno, che quella non era una persona come tutte le altre, in un modo o in un altro.

 

Chissà cosa aveva capito Wanda di tutto quel.. casino che era successo?

 

Si passò una mano fra i capelli, sbuffando: temeva che avesse capito molte più cose di quante fosse riuscito lui, e la cosa, per quanto assolutamente normale, gli dava un po’ fastidio. Solo un po’, però: in fondo era già passata mezz’ora dall’ultima volta che aveva pensato a suo padre e si era fatto mancare l’aria dall’ansia che la cosa gli procurava.

 

Era vero, forse aveva ragione McCoy quando continuava ad insistere sul fatto che avrebbe dovuto *rilassarsi*.

 

“Wanda, possiamo cambiare discorso?”

 

Lei rise.

 

“Neanche morta, Pietro! E’ da un’ora almeno che cerchi di evitare *questo* discorso, per il quale, guarda caso, nutro fortissima curiosità! Lo sai che è proprio carino? Credo che sia la prima volta che ti faccio un complimento sul buon gusto dimostrato, spero saprai dimostrarti riconoscente..”

 

“Wanda..”

 

“Oh, non dire che non te ne sei accorto, vero? Perché non puoi pensare che io sia *così* definitivamente scema! – lo fissò truce, comunque divertita – Tu pensi *questo* di tua sorella?!”

 

A Pietro scappò un sorriso: definitivamente sua sorella era ancora *peggio* di quanto si ricordasse. Eppure era proprio sempre la stessa.. la guardò e ricordò perfettamente il motivo per cui non aveva voluto dirglielo, perché avrebbe davvero preferito andarsene in quel modo, senza avvertire nessuno. Wanda era sempre stata tutto quello che lui non era: solare, forte, vitale, sorridente. Non avrebbe sopportato di vederla soffrire, per colpa *sua*, neppure se quella che stava prendendo era una scelta egoista e assurda, neppure se si sarebbe tranquillamente potuto accusarlo di ‘cattiveria’.

 

Wanda era stata, per così tanto tempo, tutto ciò che aveva, l’unica cosa a cui aggrapparsi che ora, dopo anni di lontananza fisica, provava una sorta di .. pudore, nei suoi confronti. L’idea di .. come ‘infastidirla’ con le sue faccende personali, e *stupide*, e magari impensierirla e farla preoccupare lo aveva frenato, innumerevoli volte, dal dirle cose che, forse, sarebbe stato semplicemente normale condividere con lei.

 

Pietro, però, sapeva benissimo di avere seri problemi per quanto riguardava la ‘condivisione’ di idee e sentimenti. I sentimenti, soprattutto: già faticava a gestirli da solo, se avesse pure dovuto mettere in mezzo altre persone.. Il problema era che, però, spesso, i sentimenti inerivano necessariamente ad altre persone, che sarebbe stato meglio se fossero venute a conoscenza di quel che provava..

 

‘Sarebbe stato meglio’ significava dire che rarissime volte l’aveva fatto e di solito non si era mai dato il tempo di rimpiangerlo. Altri pensieri, altri scopi, altri impegni da portare a termine: tutto quello che riguardava la sfera più intima di sé aveva sempre l’ultimo posto nelle sue priorità, anzi, era meglio se proprio non ci fosse *alcun* posto. Pietro aveva sempre provato una sorta di incredibile senso di frustrazione, unito a una fitta di incapacità, quando si trattava di occuparsi di affari emotivamente pregnanti, e aveva sempre cercato di evitarli accuratamente: con Wanda avevano, una volta, litigato a lungo su questo, e da allora si era ben guardato di riproporre situazioni tali in cui lei avrebbe potuto riprendere il discorso interrotto.

 

Adesso era tutto diverso. Lei lo aveva pescato quasi in flagranza di reato e poi.. poi, semplicemente, era *tutto* diverso. Come era potuto accadere, senza che lui se ne fosse accorto, proprio non lo sapeva dire, non sapeva neppure immaginarlo. Eppure..

 

“L’hai.. visto?”

 

Domanda idiota, ma non seppe mettere insieme altro di fronte allo sguardo sempre più luminoso di lei.

 

“Certo. E se vuoi sapere se sembrava davvero preoccupato ti posso assicurare che pareva fosse lui, quello che doveva morire nel giro di un paio d’ore, non tu. – il sorriso si spense, divenne qualcosa di dolente, preoccupazione velata sugli occhi, come un groppo in gola che si sciolse quasi subito – Per tutto il resto credo.. credo che dovresti chiederglielo tu di persona. Perché non sarai così *stupido* a lasciarlo andare via, vero? O ad allontanarlo?”

 

La domanda era ovviamente retorica, ma Pietro non seppe cosa, della sua solita paura, riuscì a trovare espressione perché il volto di sua sorella cambiò di nuovo, divenendo.. confusione, stupore ed incredulità.

 

“Wanda..”

 

“Non *scapperai*, vero?!”

 

Un sospiro.

 

“Certo che no. Dove potrei mai scappare?”

 

Amarezza, e un tono che lasciava poco spazio alle repliche. A qualunque tipo di replica. Wanda scosse il capo, distogliendo gli occhi: conosceva Pietro da sempre, e sapeva bene quanto per lui fosse difficile..

 

Jean Paul sembra davvero una persona di cui fidarsi, Pietro.”

 

Fiducia. Parola facile  da pronunciare, ma che nascondeva, al suo interno, infinite spire pericolose, d’insicurezza e.. il ricordo infinitamente infisso dentro di sé, di suo padre che perennemente gli dava del vigliacco ritornò alla soglia della coscienza, pungendogli l’anima. Faceva male quel pensiero, faceva male immaginarsi accanto ad uno come Jean Paul che era stato coraggioso e forte, altruista, generoso, meraviglioso, e .. si concesse un sorriso amaro. In una parola: Jean Paul sarebbe sempre stato una pietra di paragone che non avrebbe mai potuto osare guardare negli occhi da pari.

 

Fiducia.

 

Fiducia faceva rima con amore, aveva assonanze con ..orgoglio. Avrebbe davvero voluto sentirsi.. degno.. oh dio, strinse le palpebre cancellando i ricordi, sopprimendo un brivido che gli scuoteva il cuore.

 

Paura. Aveva paura. Come sempre. Paura dei propri sentimenti, paura nata dalla sua propria insicurezza. Paura di..

 

“Essere felice.. – scosse appena il capo – non è facile, Wanda.”

 

“Lo è! – lei si tese per prendergli le mani fra le sue – Devi solo permettertelo. E’ tutto lì per te, Jean Paul non vuole altro, e tu.. tu non ti meriti nulla di meno. Pietro, ti prego..”

 

“Mi stai forse chiedendo, per l’ennesima volta, di non fare lo stupido? – e la sua voce era amara, caustica, e stanca. Terribilmente stanca – Lo sai che lo *sono*, Wanda!”

 

“Sei uno stupido, sì! – un ringhio che non sembrò comprensivo né sollevato, ma solo preoccupato – Perché non riesci a .. a vivere la vita come viene, a..”

 

Lo fissò negli occhi, ora, decisa e dura, e si trovò a scoprire di non riuscire a reggere quello sguardo: troppo profondo per lei sola, troppo riverberante di ombre scure e angoscianti. Come poteva *sopportare* un peso simile, dentro? Perché non si lasciava nulla alle spalle, perché non..

 

“Sei qui per farmi una predica inutile, Wanda. – ritornò il suo solito, vecchio, chiuso Pietro che non le avrebbe permesso nulla. Che, forse, avrebbe faticato pure ad offrirle un sorriso – Per questo non ne ho la forza, ora, ti chiedo scusa.”

 

Un modo garbato, freddissimo per dirle di andarsene, per dirle che non aveva bisogno di lei, e che se pure il bisogno c’era, non gliel’avrebbe mai detto e comunque non avrebbe mai accettato un aiuto da chicchessia. Solito, tipico Pietro.

 

Lei scosse il capo con fare deciso.

 

“Nessuna predica, Pietro. Solo che non mi freghi, sai? Si vede lontano tre chilometri che ti sei innamorato, questa volta. Che ti piace, e che non vuoi lasciarlo andare, se no non ti faresti tutti questi problemi. – uno sguardo denso di molte cose inespresse, una specie di piccolo segreto, tra di loro – Non hai mai avuto nessun problema a cancellare dalla testa le cose che ritenevi senza importanza, al punto che, solitamente, non me le hai mai *dette*. Questa volta è diverso, e non sono qui..”

 

Pietro la interruppe, ma non nel modo in cui lei si aspettava: quasi con un sorriso.

 

“Sì, hai ragione, questa volta è diverso.”

 

Senza sapere il perché, o il come, forse era solo perché il suo corpo non gli aveva ubbidito e che, quindi, gli erano saltati tutti i punti di riferimento che avesse mai avuto, forse perché stava per morire e le cose, in quei momenti, assumono tutto un'altra coloritura. O forse, perché non c’era un motivo che fosse uno, e fosse davvero valido, ma con Jean Paul era *diverso*.

 

Era stato innamorato, Pietro. Aveva amato ed era stato riamato, ma ora era tutto speciale. Differente.

 

Spaventoso, in un certo modo.

 

L’ansia arrivò, fece notare la sua presenza e poi si dissolse come neve al sole. E lui non riusciva proprio a smettere di sorridere.

 

Cosa stava succedendo?

 

Wanda lo abbracciò.

 

“Oh, ti prego, Pietro, fammi una promessa. Una sola: promettimi che gli sorriderai. Almeno una volta. Poi potrai dire e fare quello che vorrai, ma .. sorridigli come stai facendo adesso, ti prego.”

 

___

 

Cosa stava succedendo? Wanda non lo sapeva: non aveva mai visto suo fratello in quello stato. Ovviamente l’aveva già veduto moribondo, ferito, ad un passo della morte e in tutti quei momenti toccanti e preziosi del genere, ma non era quello che intendeva.

 

Intendeva il suo sguardo, quella luce che gli si era accesa dentro. Intendeva quel calore che aveva sentito provenire da lui. E quel sorriso, il tono con cui pronunciava il *suo* nome. Era un piccolo miracolo e forse il diretto interessato non se ne sarebbe accorto: era successo tutto così in fretta e non credeva che Northstar potesse conoscere Pietro così bene da sapere che, solitamente, non chiamava quasi mai un compagno di squadra con il suo nome dopo così poco tempo, e che, di sicuro.. bhè, non era mai stato *così*.

 

Neppure quando le aveva detto ‘fra due ore mi sposo’ e a lei era venuta una crisi isterica perché questa la conosceva appena e non aveva il tempo di andare dal parrucchiere.

 

Neppure quando le aveva detto ‘vado a Genosha a controllare l’attività politica di nostro padre per conto nelle Nazioni Unite’ e a lei era venuto un colpo perché farlo finire, di nuovo, direttamente sotto gli ordini di loro padre era una punizione che avrebbero potuto e dovuto evitargli, perché lei lo sapeva che ne sarebbe stato devastato e che ci avrebbe messo mesi, dopo, per riuscire a ritrovare una specie di equilibrio, come era già successo, come sarebbe sempre successo.

 

Mai? Forse ‘mai’ non era vero: gli sembrava di ricordare un tempo in cui aveva dipinto addosso quell’espressione, ed era un tempo così lontano alle loro spalle che avrebbe potuto benissimo esserselo sognato: un tempo prima dei poteri e degli impegni, delle ‘missioni’ e di loro padre, un tempo che sembrava prima di tutto, in cui Pietro rideva tanto spesso quanto respirava.

 

Non sembrava vero, ma lei se lo ricordava il suono della risata di Pietro. Si ricordava il suo carattere ombroso mitigato dalle ombre che suscita un falò, la notte di San Giovanni, nei campi, intorno al quale ballare e cantare fino a crollare svenuti dalla stanchezza. Si ricordava il suo impegno leggero a tenere in mano un violino, e a suonare, ed era bello starlo a sentire, così come era bello farsi proteggere, e sentirsi al sicuro come mai, dopo, perché allora sapeva che ci sarebbe sempre stato lì lui, per difenderla sia dagli incubi della notte, sia dai ragazzi più grandi che le davano fastidio, perché era bella, perché era *diversa*.

 

Suo fratello, che sembrava sottile come una lama di ghiaccio, era duro e forte come l’acciaio, ed era terribile con quei suoi occhi chiari, ed era così energico che spesso gli bastava solo un’occhiata al cielo nuvoloso perché vi obbligasse a farvi spuntare ancora il sole. Era giovane, allora, Pietro, eppure ai suoi occhi era un piccolo dio, perché come esso si comportava. Dispensava sicurezza e gioia, e lei aveva tutto quello che poteva desiderare, e anche Pietro sembrava avere tra le mani le chiavi per vivere, e per diventare un uomo meraviglioso: forte e sicuro, deciso ma non arrogante, chiuso ma non soffocato da troppe idee, troppi pensieri, troppe paure.

 

Allora Pietro sembrava non avere mai paura di nulla.

 

Si ricordava bene quando loro padre.. il loro *vero* padre, Magneto, era sceso giù dal cielo grigio, pieno di nuvole scure, ammassate lì da ogni parte del mondo, circondato da una terribile tempesta di fulmini, con l’ozono che gli crepitava intorno e l’elettricità dell’aria che rendeva doloroso pure il semplice tenersi per mano. Era una visione terribile e terrorizzante, lei si era fatta piccola piccola, aggrappata al braccio di Pietro e lui l’aveva tirata indietro, proteggendola dietro la sua schiena, e non si era chinato, e non aveva tremato: aveva guardato quel demone scendere dal cielo e gli aveva *ordinato* di lasciare in pace sua sorella, di non farle del male, perché lui non glielo avrebbe permesso.

 

Loro padre ne era stato compiaciuto, e li aveva presi con lui.

 

Per anni, dopo quell’incontro, Pietro era parso annullarsi nel proteggere lei. Da loro padre, dai loro compagni di squadra, dal mondo e dalla responsabilità di quello che stavano facendo. Solo Wanda sapeva quanto in profondità era ferito suo fratello, eppure lui non vi accennava che ogni tanto, mentre, con lentezza esasperante, e seguendo un piano noto solo a lui stesso, Magneto gli strappava brandelli di anima e fiducia ad ogni incontro, ad ogni sguardo.

 

Lo aveva visto, per anni, creare strati su strati di difese intorno alla sua anima, l’aveva visto scavare sempre più a fondo dentro di sé, fino a non trovare che sangue e dolore e null’altro, come se non potesse esservi altro, in tutto l’universo, per lui. Aveva assistito, incapace ad ogni qualsivoglia reazione, all’omicidio torturante e lentissimo di suo fratello, solo per capire troppo tardi che Magneto non voleva ucciderlo, ma solo plasmarlo a suo desiderio. Ma Pietro non era malleabile, Pietro non si lasciava cambiare, Pietro si induriva, e si nascondeva, in fondo, dietro a mura che avrebbero dovute essere invalicabili, dietro la mancanza di qualsiasi cosa che potesse farlo crescere, maturare, evolvere.

 

Per Pietro, tutto quello era divenuta un’assurda sfida contro se stesso: migliorarsi fino allo sfinimento, l’idea che avrebbe dovuto strappare, prima o poi, un cenno di benevolenza dal loro padrone e che sarebbe stato all’altezza di qualunque sua aspettativa, esattamente come era sempre stato all’altezza di ogni desiderio di sua sorella. Wanda l’aveva capito tardi, e si era maledetta mille volte per questo, che era solo lei che avrebbe potuto strappare Pietro via da lì.

 

Era stato per lei che Pietro se ne era andato. Era per non lasciare il *suo* fianco, all’inizio, che Pietro aveva voltato le spalle a loro padre: perché il suo compito era proteggerla, sempre e comunque.

 

Poi si erano scoperti entrambi cresciuti, entrambi forti, entrambi in grado di prendersi cura di sé stessi.. meglio: Wanda aveva scoperto di dover vivere da sola per avere qualche possibilità di non divenire l’ombra di se stessa, perché la presenza costante e saldissima di Pietro poteva essere soffocante quasi quanto quella di loro padre. Si erano lasciati, si erano separati.

 

Pietro si era trovato senza avere più nulla da fare, senza più nulla di *utile*. Il suo mondo si era sfaldato, tutto era svanito, proprio quando lui non aveva altre riserve di energia per farvi fronte. Era stato in quello strano, assurdo equilibrio che lui aveva vissuto gli ultimi anni, alla ricerca forse di qualcosa, di qualcuno da proteggere, di soddisfare quel bisogno che sentiva dentro e che gli faceva a pezzi il cuore. E lei sapeva che, se in lui si poteva parlare di ‘equilibrio’, si doveva ringraziare solo il ghiaccio che aveva dentro, che aveva bloccato tutto, evitando che tutto ciò che aveva dentro perdesse il suo baricentro e rovinasse a terra, trascinando anche lui con sé, facendolo frantumarsi in mille pezzi.

 

Tutto quello era lì, con forza, di fronte ai suoi occhi quando pensava a suo fratello.

 

Lei che aveva visto.

 

Lei che sapeva.

 

Lei che conosceva.

 

Lei che, da anni, non aveva più avuto il permesso di avvicinarglisi abbastanza per cercare.. qualcosa, qualsiasi cosa, per alleviare in parte la sua pena, per dirgli che la sua disperazione a volte era inutile, che nessuno di quelli che l’amavano avrebbero smesso di farlo se si fosse semplicemente permesso di.. fermarsi a prendere fiato, di cercare di essere felice. Che non era questione di ‘essere all’altezza delle aspettative’ o di ‘meritarsi’ l’amore, perché ci sono sentimenti che non si possono comprare, e che non sono suscettibili alle maree del destino. Perché non era davvero necessario che lui vivesse sempre al di sopra delle sue possibilità fisiche e mentali. Perché lo avrebbero amato comunque, e soffrivano a vederlo soffrire, e soffrivano nel sentirlo lontano, e soffrivano nel non sapere cosa fare, per cercare di portare a galla un po’ di quel Pietro che era stato, quella meravigliosa speranza che gli era vissuta in cuore, e che aveva incantato pure loro padre.

 

Ora era solo un giovane uomo cinico e amareggiato, spaventato dal mondo, da *qualsiasi* cosa, ma che non si sarebbe mai concesso il lusso di tirarsi indietro, di farsi veder stanco o vulnerabile.

 

Era impossibile, ora, stargli vicino senza odiarlo. Forse Pietro lo faceva *apposta* a farsi odiare: dopo tutto quello veniva più facile, era la strada più semplice.

 

Eppure improvvisamente qualcosa era cambiato e Wanda si sentiva felice.. assurdamente felice.

 

Anche un po’ spaventata, a dire il vero, ma lui era suo fratello.. quello ‘serio’ che da anni non rideva mai, che non si era mai concesso speranza, o sogni o.. chissà cos’altro da così tanto tempo.. Wanda sospirò scuotendo il capo.

 

Ora sentiva che qualcosa era cambiato, o che, forse, avrebbe potuto cambiare in lui. E si concesse il lusso di essere felice.

 

___ CONTINUA..