Neve

di Unmei

 

Un quarto d’ora di ritardo, e lo sa che odio queste cose…..quando arriva lo spenno, farmi aspettare qui con questo freddo e la dannata neve che vien giù decisa come può piacere solo ad un bambino rompiballe. La prossima volta ci vediamo direttamente al bar, così almeno me ne sto al caldo, e magari mi faccio anche un sonnellino.

 

Ed eccolo….. arriva bello tranquillo lui, sorride, agita un braccio, vedo che tiene in mano una grossa e gelida sfera bianca, sicuramente composta di precipitazioni atmosferiche solide compattate tramite pressione.

Se prova a tirarmela lo ammazzo.

Forse la mia telepatia ha fatto progressi: molla l’oggetto contundente (nel senso che avrebbe avuto conseguenze contundenti per lui), e mi si avvicina tutto felice, e mi abbraccia, esclamando:

 

"Buon Natale!"

 

E’ del tutto secondario che il 25 di dicembre sia passato da un mese….. se c’è neve per terra, per lui è Natale, quale che sia la stagione. E di neve lui è ricoperto: il cappotto stretto finto anni settanta, il suo ridicolo cappello peruviano, o quel che è; la sua lunga sciarpa multicolore è diventata completamente bianca, per non dire bagnaticcia.

Lui giustamente la scuote, mandandomi addosso fiocchi di seconda mano.

"E che cazzo!"

Esclamo, ma tanto non serve, non con lui.

 

"Dai, spicciati, andiamo, siamo già in ritardo."

 

Ah, *siamo*…..

 

"E chiudi quell’ombrello! Basta che tiri su il cappuccio della giacca a vento….non fare il vecchio reumatico."

 

"Io sono vecchio dentro e futuro reumatico fuori, quindi non rompere e viene qui sotto anche tu."

 

Mi avvicino, nel tentativo di comprendere anche lui sotto la protezione del parapioggia, ma si scosta e scappa due passi in avanti.

 

"No, ti prego, lasciamela godere, è così bella."

 

Uff, che dicevo, prima, dei bambini rompiballe?

 

"E’ neve, solo neve – gli dico – E tu hai finito la seconda elementare da un pezzo, per cosa ti esalti?"

 

"E’ tanto tempo che non ne vedevo così tanta, avrò fatto…..sì, proprio seconda elementare….. ti ricordi? Alla fine ne è scesa così tanta che in cortile arrivava al ginocchio!"

 

"Tenendo conto che eravamo alti mezzo metro in meno di ora, non mi sembra poi così….."

 

"E poi hanno chiuso la scuola per due giorni….."

 

"Stai tranquillo che l’ufficio non chiuderà."

 

"Ed ora è bella….. guarda come risalta con il cielo scuro, e alla luce dei lampioni. Fa un bel rumore soffice a camminarci sopra, pazienza se ghiaccia i piedi….. ed è bianca, immacolata. Mi piace guardarla, sentirla, respirarla. Lasciamelo fare ora, domani la odierò."

 

E ha quel tono appena immalinconito, mentre lo dice….. quel tono da poeta che si vergogna delle sue poesie e le strappa, e poi si pente, ma sempre continua a strapparle tutte, via che le scrive. E so che lui fa proprio così.

 

"Perché la odierai?"

 

"Beh, domani….. domani sarà sporca di smog e di polvere….. e poi si ghiaccerà, e scivolerò ad ogni passo. Dovrò camminare piano, ma probabilmente finirò lo stesso a gambe all’aria. Sarà una noia, e non mi ricorderà più di quando da piccolo costruivo pupazzi in cortile….. mi farà solo pensare a quanto sarà seccante dover guidare sulle strade scivolose. Come perdere l’infanzia un’altra volta…..tutta questa candida bellezza ha vita breve, e finché c’è….."

 

Alza il viso al cielo, sorride, i fiocchi gli si posano sulle ciglia bionde, sulle labbra, e ha gli occhi che brillano, e le guance arrossate dal freddo.

Un bambino rompiballe, proprio.

Però chiudo l’ombrello.

 

Buona parte della strada verso il nostro solito bar la facciamo in silenzio; ci conosciamo da tanti anni che fortunatamente non è necessario parlare per forza…..basta sapere che ci siamo, entrambi, insieme. E solo con lui mi riesce di essere così tranquillo, meno scorbutico….. mi si scioglie il cuore davanti ai suoi sogni, alle sue gioie semplici e alle sue malinconie, e finisco con il sentirmi uno stupidissimo sentimentale.

Mi sta capitando anche ora, e ciò non è bene. Meglio correre ai ripari.

 

"Prenderai il tuo solito, disgustoso succo di frutta alla carota?"

 

Lui scuote la testa, per poco non mi frusta con il ridicolo pennacchio dell’altrettanto ridicolo cappello.

Dannato, lo so che lo fa apposta!

 

"Oh, no. Oggi è tempo da cioccolata calda….. con la panna…..ed una fetta di torta. Tanto tocca a te offrire, no?"

 

Sì, effettivamente…..saran tre anni che tocca sempre a me offrire.

Lo guardo. È ancor più pieno di neve, con la sua forte fibra da poeta crepuscolare questa volta il raffreddore non glielo leva nemmeno il padreterno…..

…..ma sembra così felice che vorrei fermare il tempo in questa eterna, innevata fotografia, solo per lui.

 

Ha ragione, è bella questa neve, ed è vero, sembra Natale, uno di quelli da cartolina.

Chissà….. forse stasera riesco a dirgli che lo amo.

 

 


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