Ciao a tutti, sono sempre
io...il vostro incubo... Ho finito di scrivere un'altra parte della mia
fatica... Spero vi piaccia... il finale è un po' strano ma.... mi sono
divertita ad immaginarmi la scena! Per ogni cosa.... minacce, critiche,
lapidazioni... il mio indirizzo è sempre lo stesso....l o trovate nei
capitoli precedenti
Kiss...
Fra-chan
Neve
di Fra-chan
parte VI
Sendoh lo fissava senza
riuscire a proferir parola e trattenendo a stento una risata che gli era
salita spontanea vedendo il rossino così imbarazzato…
“Em…. praticamente
un film porno!” non riuscì a trattenersi.
Hanamichi sprofondò
ancora di più nella sua poltroncina e si maledì per l’ennesima volta
dall’inizio della giornata….
“Ok… scusa…..
scusa…” il giocatore del Ryonan si asciugò una lacrima e cercò di
tornare serio.
“E la mattina? Ti ha
portato la colazione a letto?” rideva di nuovo.
“Quando la smetterai
saresti così gentile da avvertirmi?!”
“Aspetta.. ancora un
attimo….. Ok… finito!”
“Grazie!”
“Di niente!”
“Allora la mattina io
mi sono svegliato, l’ho trattato male e sono scappato…. ah…
dimenticavo una sciocchezza… lui mi ha detto che mi ama…..”
“Certo… è una
sciocchezza! Questa è l’unica vera cosa importante e tu la dici così?!
E poi che significa lo hai trattato male… sei un insensibile!”
“Per favore lo so! Ma
non so cosa fare… non so come comportarmi, non riesco a valutare i miei
sentimenti…. non so più niente… Akira aiutami ti prego!” il rossino
nascose il viso nei palmi e respirò profondamente ricacciando indietro le
lacrime di frustrazione.
Poco dopo sentì due
mani attorno sulle spalle e appoggiò la testa sulla spalla di Sendoh che
in ginocchio si trovava di fronte a lui…
“Hana-kun… è
normale che tu sia confuso….l o capisci? Ma tutta questa confusione non
ci sarebbe se tu non provassi qualcosa per quella specie di frigorifero
non credi?!” gli aveva sussurrato quelle parole all’orecchio cercando
di essere il più dolce possibile.
“Lo so… ma non so
come uscire da questa situazione….. è successo tutto così in
fretta….”
“Allora ascolta il
tuo vecchio amico… ti ricordi quando da piccoli tuo nonno ci sgridava
perché finivamo tutti i dolci e poi stavamo male?!”
“Si…. ma adesso che
c’entra?” Hanamichi ridacchiava sulla sua spalla al ricordo di suo
nonno che urlava come un pazzo.
“E’ la stessa cosa!
Tu hai iniziato la tua storia con Rukawa dalla fine… non hai gustato
niente, come con i dolci, li mangiavi ma non sentivi il sapore…”
“Rukawa quindi è un
dolce….”
“In un certo senso…
devi dimenticare che l’hai mangiato e prenderne un altro, fai finta di
non conoscere il sapore delle sue labbra e della sua pelle…. ricomincia
da capo… un passo alla volta…”
“Credi che le cose si
risolveranno….?”
“Se son rose
fioriranno…. non credi?”
“Hai ragione….”
“Bene! Ora direi che
è il momento di chiudere e di andare a dormire…. Santo cielo sono le 2!
…. Ah, un’ultima cosa, come mai hai smesso di chiamarmi per nome?! Abbiamo
fatto sempre finta di non conoscerci ma anche quando stiamo da soli mi
chiami Sendoh……” disse alzandosi e scompigliando i capelli al
rossino che gli scansò malamente la mano.
“Perché, grandissimo
idiota, se ti avessi chiamato Aki o peggio Aki-kun tutti avrebbero saputo
che ti conoscevo e avremmo dovuto spiegare quando e come! Così ho
iniziato a chiamarti Sendoh anche in privato altrimenti ti avrei chiamato
con quegli stupidi nomignoli anche in pubblico! Contento?! Ora prendo le
chiavi e poi usciamo dal retro….”
“Ti aspetto qui…”
Hanamichi chiuse tutto
e poi uscì, Sendoh lo aspettava appoggiato al muro stretto nel suo
cappotto a tre quarti…
“Buonanotte
Hanamichi….” gli disse quando si separarono.
“Buonanotte Aki…e
GRAZIE!” lo abbracciò brevemente e si allontanò nella notte lasciando
un Sendoh piuttosto confuso dai sentimenti che quel gesto gli aveva
suscitato.
Hanamichi camminava
osservando i suoi piedi che affondavano nella neve fresca, non aveva
voglia di tornare a casa e decise di camminare ancora un po’…. parlare
con Sendoh gli aveva fatto bene, lui aveva la capacità di rendere i
problemi semplici e di farli apparire sotto una luce diversa…
Era sempre stato così,
fin da piccoli…
Il rossino si ritrovò
a pensare a quando si erano conosciuti….
Lui era sull’altalena
nel giardino dei suoi nonni nella loro casa al mare, dove ora la coppia di
anziani si era definitivamente trasferita…
Piangeva, a causa dei
suoi genitori e nessuno che lo conosceva avrebbe avuto il coraggio di
avvicinarsi a quel bambino con i capelli rossi così nervoso….
Nessuno sano di mente,
appunto…
Un bambino con i
capelli neri corti che avrà avuto all’incirca sei anni come lui, un
paio di calzoncini e una maglietta bianca, si era avvicinato al
cancelletto e lo fissava con un sorriso… il rossino solo dopo aveva
notato che sul suo collo, e anche sul suo bel viso c’erano segni
sbiaditi di lividi….
“Che vuoi? Sei un
guardone per caso?!”
“No… ho visto i
tuoi capelli…”
Hanamichi si era
istantaneamente irrigidito, non tollerava i commenti sui suoi capelli,
anche perché erano sempre spiacevoli. Non aveva chiesto lui di avere i
capelli di quel colore e il fatto che agli altri non piacessero non
migliorava di certo le cose….
“Che c’è? Ti danno
fastidio i miei capelli?” rispose sulla difensiva.
“Per niente, è che
non ne avevo mai visti di quel colore…”
“Non l’ho scelto io
il colore…. mi sarebbe piaciuto averli neri come tutti….”
“E perché? I tuoi
sono così belli e particolari, ti rendono unico…. credimi non ne vale
la pena..”
“Per cosa non ne vale
la pena?!”
“Essere come
tutti…”
Il rossino sorrise a
mezza bocca, era la prima volta che qualcuno gli diceva che i suoi capelli
erano belli…. non aveva mai pensato al fatto che lui possedendoli era
unico…. quel bambino gli piaceva, e non era facile entrare nelle sue
grazie!
“Ti ho sentito
piangere…” disse il moro.
“E allora? Non hai
mai visto un bambino piangere? I bambini di solito piangono…”
“Non tutti….”
aveva mormorato.
“Che cosa?!” aveva
urlato il baby-rossino.
“Niente… dicevo che
non tutti i bambini piangono!”
“Sciocchezze…
piuttosto, perché hai quell’espressione beata sul viso? Mi dai sui
nervi…. sai che facciamo? Entra che non ti sento quando parli…”
“Con piacere….” il
bambino dai capelli neri e dal sorriso disarmante era entrato, chiudendo
silenziosamente il cancello e si era seduto ai piedi dell’alberello cui
era attaccata l’altalena….
Sakuragi lo aveva
imitato e ora fissavano il cielo in silenzio…
“Perché piangevi?”
“Non sono affari
tuoi… e tu perché sorridi?!”
“Questi non sono
affari tuoi….” aveva risposto tranquillo e il rossino si ritrovò suo
malgrado a sorridere.
“Beh…. comunque io
sono Hanamichi Sakuragi….”
“Io invece mi chiamo
Akira Sendoh… felice di conoscerti!”
Il rossino sorrideva
ancora ripensando a quel giorno e a tutte le estati che avevano passato
insieme, alla scoperta che i segni sul corpo di Sendoh non erano causati
da una caduta ma da suo padre, che fortunatamente se ne era andato
lasciando vivere un po’ in pace il figlio e la moglie….
Al basket praticato da
Akira fin da piccolo ma snobbato da Hanamichi, al sorriso di Akira
nonostante tutto….
E alla confessione di
un bambino di sei anni che diceva di non poter piangere perché altrimenti
sua madre avrebbe sofferto, che non poteva piangere mentre lo picchiavano,
che non poteva piangere per non dare soddisfazione a suo padre, che non
poteva e basta… ma che aveva pianto sulla sua spalla in un caldo
pomeriggio di fine Agosto sotto l’ombra di un albero…
L’albero sotto il
quale si erano ritrovati per quasi dieci anni tutte le estati…
Avevano deciso che in
città avrebbero fatto finta di non conoscersi, perché il loro rapporto
restasse così intimo e speciale, conoscevano cose talmente intime e
segrete l’uno dell’altro che… Non avevano voglia di spiegare tutto a
persone esterne…
Hanamichi era stato il
primo, e forse l’unico, a sapere che Sendoh si era fidanzato con un
ragazzo di Tokyo che aveva conosciuto durante un viaggio…
All’inizio era
rimasto di sasso a quella notizia, ma poi da come brillavano gli occhi al
suo amico aveva capito che non gli importava se fosse un uomo o una donna,
l’importante è che Akira avesse trovato un po’ di pace….
Forse era anche per
questo che non aveva fatto una piega quando Jin gli aveva raccontato la
sua storia… e forse anche per quello si sentiva felice di averlo
aiutato, con Akira non c’era riuscito fino in fondo….
Camminando perso nei
suoi pensieri non si era reso conto di esser arrivato davanti casa di
Rukawa….
“Ma porc…. proprio
qui dovevo passare?!” si maledì per la sua sbadataggine e stava
affrettando il passo quando alzando gli occhi vide il volpino che lo
fissava dalla finestra con la fronte appoggiata al vetro, sicuramente
gelido!
“Guarda quella
stupida volpe…. si prenderà un malanno se non si stacca dal vetro….
ma quanto è bello?!” si ritrovò a pensare.
Rukawa lo guardava come
se fosse stato un sogno, era impossibile che Sakuragi fosse sotto casa sua
e lo osservasse con quell’espressione…
Si avvicinò di più al
vetro, passando una mano per pulire la parte appannata dal suo respiro e
lo osservò rapito dal gioco delle emozioni che il viso del rossino faceva
vedere così palesemente…
L’altro… intanto
aveva scavalcato quella mezza specie di steccato che segnava i confini
della casa e ora era proprio sotto la finestra della volpe, spinto da
chissà che cosa, lo osservava in silenzio e lo stesso faceva il ragazzo
moro con il cuore che gli rimbombava nelle orecchie…
Non voleva staccarsi
dal vetro per paura che quell’apparizione svanisse…
A quel punto Hanamichi
gli fece cenno di aprire la finestra e lui con mani tremanti lo fece….
“Stupida volpe, ti
prederai un malanno attaccato alla finestra… certo che sei proprio
scemo!”
“Idiota! Faccio ciò
che voglio….”
“Non rispondermi con
quel tono, volpino cerebroleso, e io che mi preoccupo per te….”
“Davvero?!”
“Em…. cosa ci fai
ancora sveglio? Non è da te….”
“Non è da te stare
sotto la mia finestra alle 2:30… siamo pari!”
“Sbagli sono sempre
un passo avanti a te…..”
“Perché?”
“Io ho un motivo per
essere qui…”
“E quale sarebbe?”
“Volevo scusarmi per
questa mattina, a scuola, e….. a casa tua…. mi sono comportato davvero
male…”
Il volpino abbassò gli
occhi, Hanamichi si stava scusando con lui… e lui sentiva che stava per
avere un infarto…
“L’ho sempre saputo
che sei un idiota….”
“Tu…. brutta volpe
con le sembianze di un essere umano….. come ti permetti? Io mi sto
scusando e tu mi offendi….. guarda che sei impossibile…”
“Io sono impossibile?
E queste scuse che senso avrebbero? Da domani tornerà tutto come
prima…”
“E chi te lo dice?”
“…..”
“Quel tuo cervello
bacato…l o immaginavo! Comunque volevo solo dirti che…” abbassò lo
sguardo imbarazzato e abbassando la voce.
“Cosa?! Non ti
sento…”
“Che vorrei
ricominciare tutto da capo… con te…”
“Da capo?!”
“Si un passo alla
volta… insieme… tu sei gia arrivato alle tue conclusioni io, ho
provato la conclusione senza i passaggi necessari…. vorresti
aiutarmi?!”
“Significa che…”
“Idiotissima volpe
vorresti uscire con me?!”
“Mmmm…”
“Ci devi pensare?! Se
è così…”
“Aspetta…” si
sporse dalla finestra mentre cercava le parole adatte ad esprimere ciò
che sentiva.
I loro respiri
formavano delle carinissime nuvolette di fumo bianco e segnavano, dalla
loro ricorrenza veloce, che i respiri dei due amanti erano affrettati e
soprattutto agitati….
“Si..”
“Cosa vuol dire
si…”
“Si, voglio uscire
con te! Idiota….”
“Sempre una parola di
troppo maledetto volpino….” il rossino non riusciva a nascondere un
dolce sorriso.
“Hn!”
“Allora, ne
riparliamo domani, dopo che ti avrò umiliato in palestra….”
“Non ci contare…”
Hanamichi rise piano,
le cose stavano davvero cambiando… ma non del tutto!
La neve cominciò di
nuovo a cadere, lenta, inesorabile…
“Buonanotte Kaede….”
fece per girasi, ma la risposta di Rukawa lo spiazzò.
“Buonanotte Romeo!”
“ROMEO???”
“Beh….. mi sei
sembrato Romeo, io alla finestra che sospiravo e tu sotto il mio
balcone…”
“Giulietta era più
carina…”
“Mpf!” il moro
alzò le spalle con noncuranza.
“Scherzo…. ma se
sono il tuo Romeo manca ancora qualcosa…”
“Hn??”
Il rossino si
arrampicò sulla ringhiera del balcone basso del salotto e mettendo i
piedi in chissà che cosa (una grondaia), riuscì ad issarsi sulla
finestra del volpino che lo guardava sbalordito e preoccupato allo stesso
tempo….
“Attento idiota!”
“Schhh… sono un
grillo! Romeo deve dare una degna buonanotte alla sua Giulietta!”
Arrivò davanti al
volto di Rukawa e gli sorrise dolcemente… mentre il volpino parlava a
bassa voce.
“Alle medie avevo i
capelli lunghi e mi avevano scelto per fare Giulietta, ho odiato quel
vestito….” sorrise Kaede facendo poi una smorfia di disappunto.
“Oddio saresti stato
perfetto… solo se Giulietta fosse stata la regina delle nevi…. io
invece ho fatto Tebaldo in prima media, ma sapevo tutte le battute di
Romeo a memoria, in fondo il genio della classe ero io e non capivo
perché non potessi essere il protagonista…”
“Forse perché eri
troppo brutto…. e poi Romeo non ha i capelli rossi..”
“Gia… volpino
effeminato…” poi con voce leggera iniziò a recitare ”Vorrei
essere io il tuo prigioniero…”
“E così vorrei
io, dolcezza mia, ma ti finirei per le molte carezze! Buonanotte,
buonanotte! Lasciarti è un dolore così dolce che vorrei dir buonanotte
finchè fosse giorno.” mormorò a sua volta Rukawa.
“Sonno agli occhi
tuoi, pace al tuo cuore! Vorrei essere io il tuo sonno e la tua
pace…..” si interruppe a due centimetri dalla bocca del volpino.
”Buonanotte…” lo baciò delicatamente a fior di labbra e poi veloce
come era salito arrivò di nuovo a terra.
Alzò una mano in segno
di saluto e sparì correndo nella notte lasciando “Giulietta” alla
finestra con un sorriso ebete stampato in faccia…
continua...
Nota dell’autrice:
le frasi recitate da Ru e Hana non sono mie (purtroppo!) ma come ben
saprete sono tratte dalla tragedia “Romeo e Giulietta” di William
Shakespeare.
See
you soon....
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