Un’introduzione si rende necessaria! Questo progetto prende il nome di “Nessuno è perfetto” ed è una raccolta di episodi in ordine cronologico della relazione tra Spock e McCoy, di Star Trek.

Sono episodi non collegati tra loro ma ognuno è progressivo all’altro, possiamo dire che è l’evoluzione della loro storia d’amore vista dai nostri occhi, dalle origini alla vecchiaia.

Perché Spock e McCoy?

Perché si adorano, perché hanno bisogno l’uno dell’altro e ci rendono felici. Perché McCoy ha finalmente qualcuno che si occupi di lui e Spock qualcuno che riesca a completarlo e renderlo vivo.

Perché McCoy è brontolone, emotivo, impacciato, impulsivo, dolce, ingenuo, scontroso, intuitivo.

Perché Spock è altezzoso, severo, intelligente, curioso, protettivo, vulcaniano, finto tonto, riflessivo. E solo loro possono sopportarsi ^^

Perché Nessuno è Perfetto?

Perché nella loro imperfezione si completano. Perché Spock ama i contrasti di McCoy e McCoy ama quella ambiguità vivente che è Spock

 

 

Sappiamo che non è la coppia più apprezzata in Italia, ma dategli una possibilità perché noi ne siamo davvero innamorate. Ci piacerebbe che ci faceste sapere le vostre impressioni.

Oh si, il progetto è nato dopo lunga lavorazione, siamo due ragazze e ognuna di noi ha scritto un capitolo o l’altro. A inizio capitolo ci sarà scritto chi è l’autrice ^^

 

Questo è il primo episodio della raccolta, il loro primo passo ^^

Prima ancora della loro amicizia, dell’incomprensione, dell’affinità, dei battibecchi, delle differenze c’è l’attrazione fisica, quella totale e inebriante a cui non puoi far fronte e che non puoi accettare. E che loro non accettano, ma nonostante tutto, non possono ignorarsi.

“Falsi Presupposti” ispirata alla 13° puntata della prima serie “La Galileo” (“The Galileo Seven”), rating verde, by Eerya



 

 

 


 

 

Nessuno è perfetto

 

Parte I - Falsi presupposti

 

di SpockeMc

 

 


 

Spock non ebbe quasi bisogno di alzare gli occhi per riconoscere il dottor McCoy che usciva dalla navetta e lo raggiungeva con passo sicuro. Questo non solo perché il dottore aveva la capacità di produrre un quantitativo sorprendente di rumore con ogni suo gesto, ma anche perché era l’unico dell’equipaggio della Galileo che riusciva  a parlargli direttamente senza bisogno di sostegni o intermediari.
Erano passati molti mesi da quando lo aveva conosciuto eppure c’era qualcosa nella sua assoluta irrazionalità e confusione che non mancava di stupirlo ogni volta. Non era, valutò Spock obiettivamente, l’umano più irrazionale che avesse mai incontrato, la vera differenza dagli altri era che nessuno di loro aveva mai cercato di coinvolgere Spock nel loro illogico modo di vivere. Cosa che non sembrava appartenere al dottore che doveva aver fatto del disturbare Spock di continuo, la sua ragione di vita.
“Non nelle migliori circostante ma la sua grande occasione è arrivata” debuttò McCoy avvicinandosi velocemente a Spock. Il vulcaniano lo guardò nei suoi occhi insistenti. Aveva difficoltà, talvolta, a relazionarsi al medico perché nonostante avesse la certezza che con certe sue frasi sottintendesse altro, non era sempre certo di cosa esse nascondessero. Di solito il capitano Kirk intermediava tra loro e Spock poteva intuire dai suoi sguardi e dal suo comportamento quale fosse l’atteggiamento migliore da assumere in risposta a McCoy, ma per la prima volta si trovavano davvero soli.
“La mia occasione? Per che cosa?” gli domandò non potendo ignorare l’umano piazzatosi di fronte a lui
“Per il comando” rispose McCoy con tono ovvio “oh, la conosco Spock, lei non lo ha mai esternato ma ha sempre pensato che la logica è la migliore base su cui fondare il comando” toccò a Spock usare il tono di chi diceva un’ovvietà
“Sono un uomo logico, dottore” McCoy lo guardò sorridendo, era chiaro che lo stesse testando
“Non sarà la logica a tirarci fuori di qui” il tono cordiale mascherava la sfida, ma non mascherava affatto la curiosità di vedere come se la sarebbe cavata il vulcaniano in quella situazione. La voce di Spock assunse un tono più secco.
“Può darsi, dottore, ma io non vedo una strada migliore. So che ogni comando ha il suo fascino anche in circostanze come queste, ma io non gioisco per l’idea del comando né ne sono spaventato. Il comando esiste. E io farò solo ciò è più logico fare. Mi scusi” Spock si affrettò a rientrare nella Galileo, aveva bisogno di controllare i progressi del signor Scott e la presenza degli altri aizzava la sua logica. Kirk avrebbe riso ma avrebbe anche adattato la conversazione in modo consono a Spock.
Non aveva mi incontrato un uomo tanto schietto e insubordinato come McCoy, completamente non curante della situazione e del grado. Sapeva che gran parte della libertà del dottore dipendeva dall’essere molto amico del capitano ma dal primo momento in cui Kirk li aveva presentati, McCoy aveva adottato lo stesso irriverente atteggiamento anche con lui, senza la minima traccia di soggezione o tatto.
McCoy lo guardò allontanarsi e si diede mentalmente dell’idiota, poi per essere certo che la sua mente avesse afferrato l’insulto, lo disse anche a voce alta, premurandosi poi di controllare di essere davvero solo.
Detestava l’impassibilità di Spock, lo faceva sentire un completo idiota e l’agitazione che nasceva per dimostrare il contrario lo confondeva, facendogli dimenticare i suoi intenti iniziali. Il risultato era che si comportava esattamente nel modo sopra citato.
Si avvicinò al pannello dei comandi esterno che Spock aveva lasciato spalancato e strabuzzò gli occhi di fronte a tanta incomprensibilità.
Sperò che Spock se ne fosse andato perché lo trovava fastidioso piuttosto che stupido per quanto il vulcaniano affermasse di non poter provare fastidio. Se la situazione non fosse stata grave avrebbe riso, ma riconsiderando la questione almeno lui non risultava l’unico stupido.
Era la prima volta che McCoy aveva la possibilità di osservare Spock senza la presenza di Jim, era curioso in effetti di vedere come avrebbe reagito al comando.
“Certamente in maniera logica” cantilenò. Doveva ammettere di non capire il vulcaniano, ma gli sarebbe piaciuto (e questo da ammettere era un po’ più difficile), era insopportabile e questo era chiaro, ma era anche estremamente intelligente e questo creava in lui una certa complessità che intrigava la mente di McCoy suo malgrado. Era una questione di principio, doveva esserci un perché in Spock.
Jim gli aveva fatto una lunga premessa prima di presentarglielo, gli aveva spiegato che era il miglior primo ufficiale che una nave come l’Enterprise potesse avere ma che sapeva che per lui poteva risultare un po’ “indisponente”, questo era il termine che aveva usato. Gli aveva detto che era suo amico e che gli sarebbe piaciuto trovassero un modo per convivere in modo da scoprire le reciproche qualità l’uno dell’altro. McCoy sbuffò trattenendo una risata amara.

 

McCoy si sedette nel sedile più vicino all’uscita, non era riuscito a lungo a restare fuori dalla navetta e non ultimo tra i motivi era che si sentiva dannatamente indifeso in quello che considerava un pianeta sconosciuto e pericoloso.
Spock era intento con Scotto a rimettere insieme i pezzi dello shuttle ed era altrettanto intento nell’inimicarsi con ferocia il maggior numero dell’equipaggio e in minor tempo possibile.
McCoy non aveva idea del perché facesse così. Certo non era mai stato un tipo socievole e simpatico ma possibile che l’usuale presenza di Jim lo mitigasse così tanto? O era piuttosto la sua assenza a renderlo nervoso?
Era impossibile dirlo, tutto nell’atteggiamento del vulcaniano faceva supporre che davvero era privo della capacità di provare emozioni. Quello che stizziva McCoy era che nonostante capisse benissimo, e provasse lui stesso, le ire dell’equipaggio, allo stesso tempo non riusciva a disinteressarsi della sorte di Spock. C’era qualcosa di tenero nel forte contrasto tra la sua sicura freddezza e l’evidente incapacità di gestire le relazioni. Era un capo perfetto ma non possedeva le doti del leader e la mancanza di preoccupazione di Spock per questo o forse la sua inconsapevolezza, facevano infuriare ancora di più il dottore e rendevano frustrante il suo insano bisogno di aiutarlo. Niente da fare, sarò affetto per sempre da deformazione professionale.
Spock registrò senza turbamento le occhiaie di furia sdegnosa del signor Boma, lo fece come registrava abitualmente i dati che gli venivano offerti senza perdere tempo a riflettere o commentare l’insulsaggine della condizione umana. Non era preoccupato perché tutto stava seguendo un processo logico, anche i danni che avevano subito erano normali e la situazione seppur molto grave, consentiva ancora loro di agire secondo razionalità. Aveva vissuto abbastanza anni con gli umani da sapere che non erano in grado di accettare tale ragionamento, ma saper questo non leniva la stressante stanchezza di dover comunque controbattere e ascoltare le loro futili lamentele.
Spock sapeva di non piacere agli esseri umani, e in quelli che non lo odiavano suscitava una specie di interesse mistico. James Kirk era stato il primo umano a desiderare di conoscerlo a fondo e per Spock era stata una sorpresa constatare che questo desiderio andava al di là della mera necessità data dalla futura convivenza forzata. Il capitano Kirk era divenuto suo amico. E da amico aveva condiviso con lui le sue amicizie, presentandogli Leonard McCoy, introducendolo come un collerico dottore brontolone che sapeva far dannare quasi quanto era bravo nel suo lavoro ed estremamente emotivo. Lo stesso dottore che lo fissava ora con costernazione e una rabbia diversa da quella del signor Boma.
Kirk sarebbe stato forzato comunque a stringere un legame con lui, ma il dottore non era stato obbligato affatto. Era amico di Jim, certo, ma ciò non lo costringeva ad esserlo anche di Spock. Non sapeva quando fossero diventati un trio, ma improvvisamente Spock venne invitato a partecipare a quei momenti che condividevano Jim e McCoy e il vulcaniano imparò semplicemente a dare per scontata la presenza del dottore in ogni loro missione o discussione.
“Signor Spock, la vita e la morte non sono logiche” il tono conciliante di McCoy lo indispose quanto il suo solito tono di scherno, forse perché era più difficile ignorarlo.
Spock non aveva mai fatto parte di qualcosa e scoprì che anche nelle relazioni con gli umani si hanno ruoli definiti e lui come gli altri aveva un ruolo nel loro trio. Poi le cose erano cambiate ancora e a volte, solo a volte, il dottore si rivolgeva solo a lui o lo incontrava in mensa e lo fermava per chiacchierare, senza che ci fosse Kirk. E la loro interazione nacque anche al di fuori del trio. Nemmeno a dirlo finivano sempre per litigare.
“Però il raggiungimento di una meta lo è sempre dottore!”
Eppure invece che diminuire il tempo che passavano insieme aumentava, aumentavano gli scontri e la reciproca conoscenza. A volte Spock era bendisposto verso di lui, a volte no. Da quando Kirk gli aveva fatto notare che McCoy era l’unico capace di fargli perdere un po’ la sua rigidezza incastrandolo persino in divertenti battibecchi, non era più stato tanto bendisposto.
Spock non era disturbato dal non piacere all’equipaggio, stranamente era più disturbato dal pressante interesse del dottore.

 

Non seppe dire come fosse successo, ma la situazione precipitò tutto d’un colpo. Spock si ritrovò a correre sotto una pioggia di lance, primitive solo nella forma ma non nell’efficacia, portando sulle spalle il corpo senza vita di un membro dell’equipaggio. Un membro del suo equipaggio.
L’ira furiosa di Boma fu più difficile da ignorare e per la prima volta da quando aveva messo piede in quella navetta, qualcosa intaccò la logica fiducia di Spock.
Scott ai suoi piedi lavorava instancabile e alle sue spalle quello che restava dell’equipaggio covava silenzioso rancore. Spock odiava essere colto in fallo, quando non si hanno risposte non si può replicare, non si può essere nel giusto. Qualcosa di quella situazione gli riportò alla mente lo sguardo di suo Sarek, suo padre.
“Allora signor Spock non sono rimasti molto spaventati vero?!” anche McCoy era piuttosto irato, ma i suoi occhi azzurri cercavano la sua attenzione. Spock rispose senza pensarci.
“La loro reazione è illogica, alla vista delle nostre armi superiori dovevano fuggire!”
“Signor Spock il rispetto è qualcosa di razionale. Non ha pensato che potevano reagire anche in modo emotivo?” McCoy sapeva che se Spock avesse perso la bussola sarebbero morti tutti, poco importava il suo essere odioso, restava comunque il più qualificato di loro. Eppure per la prima volta lesse nei suoi occhi scuri un certo sconcerto che poteva quasi sembrare paura.
“Spock, deve ammetterlo, la sua logica ha sbagliato!” Spock vacillò, ma non ebbe il tempo di dire nulla perché uno spaventoso scossone sconvolse tutto lo shuttle e i suoi ospiti, gettandoli a terra.
Spock valutò attentamente la questione cercando di ignorare Boma che gli urlava nelle orecchie e i gridolini di Mirs, le scosse e il fatto che tutto era esploso in maniera troppo rapida.
“Ciò è strano, davvero illogico” mormorò.
“Ne ho abbastanza della sua logica!” la voce di Boma echeggiò sovrastando il rimbombo dei massi lanciati dagli scimmioni che colpivano senza pietà la navetta.
McCoy si aggrappò malamente al sedile più vicino, ma la situazione si faceva più critica di minuto in minuto. Boma era fuori di se, Scott tentava di non danneggiare quel poco che funzionava dei motori, Mirs era terrorizzata. Guardò Spock e trovò qualcosa di inquietante nel fatto che il vulcaniano stesse ancora cercando di analizzare razionalmente quanto successo, fermo in ginocchio in mezzo a pavimento e rottami. Spock si accorse del suo sguardo e immediatamente si rivolse a lui.
“Volta per volta ho preso sempre le decisioni più logiche…eppure due uomini sono morti” uno dei loro assalitori schiantò sulla Galileo una roccia con potenza inaudita, facendoli finire tutti a terra.

“Spock, li ha convinti ad attaccarci!!!” gridò il dottore cercando di farlo ragionare. Spock lo guardò, ma McCoy non era in grado di stabilire se lo vedesse davvero, sembrava ancora assorto in un cavilloso ragionamento.
“Si, a quanto pare mi sono sbagliato nei loro riguardi e ho anche creato del risentimento. La somma delle parti non può essere maggiore del tutto”
“Meno analisi e più azione, di questo abbiamo bisogno signor Spock!” di quello avevano bisogno, era un’affermazione logica.


“Ha funzionato” disse McCoy sollevato, avvicinandosi a Spock e accucciandosi al suo fianco.
“Per il momento, appena avranno ripreso fiato torneranno. Nel frattempo guardate se è possibile alleggerire la nave” il tono del vulcaniano era tornato esattamente quello di sempre, come se nulla di quanto successo l’avesse toccato. Come se non avesse quasi rischiato di cedere al panico.
“C’è ancora il cadavere di Gaetano” disse il signor Boma, la sua ira non era scemata.
“Dovremo abbandonarlo qui” rispose Spock.
“Non senza il funerale” Spock non avrebbe mai smesso di stupirsi per la stupidità di alcune caparbietà umane.
“Io non ve lo consiglio, quelle creature non sono lontane” rispose cercando di usare il tono meno offensivo che gli riusciva.
“Invece io rischierò. Anzi le dirò una cosa, vorrei una sepoltura decente anche se il corpo fosse il suo!”
“Signor Boma!!!” la voce di McCoy tuonò nel piccolo abitacolo. La sua rabbia era evidente ma non fu abbastanza per scoraggiare Boma.
“Spock non è un uomo è una macchina!” questo non era vero. McCoy si accorse in quel momento di una cosa importante, aveva spesso paragonato Spock ad un computer durante le loro schermaglie, ma non lo aveva mai creduto veramente. Spock era altezzoso, testardo, freddo, intransigente, ma era anche curioso, rispettoso della vita e delle altre culture, fedele, intelligente. A dispetto di tutto, McCoy aveva semplicemente cominciato a considerare Spock una persona normale, con le sue qualità e i suoi difetti, e la sua indistruttibile logica come una semplice difesa.

 

Alla fine se l’erano cavata. Tutto aveva seguito un piano logico in fin dei conti e Spock si sentiva soddisfatto. Il capitano Kirk e il dottor McCoy potevano pensare quello che volevano.
“Allora signor Spock, alla fine siamo riusciti a scamparla, non è vero?” McCoy era alle sue spalle.
“Suppongo la sua non sia una vera domanda, dal momento che la risposta è più che mai ovvia” il dottore sbuffò.
“E mi dica. Non ha imparato niente da questa esperienza? O lei è talmente avanti in quanto vulcaniano, da non avere nulla da imparare?!”
“Un’altra domanda ovvia. E’ possibile apprendere da qualsiasi cosa dottore, lei dovrebbe saperlo”
McCoy si scaldò quasi all’istante.
“A me non sembra affatto! Siamo quasi morti, su quel pianeta!”
“In una spedizione spaziale i rischi sono indesiderati ma inevitabili” rispose il vulcaniano con una freddezza tagliente. McCoy mosse qualche passo infuriato verso di lui e gli arrivò molto vicino, fissandolo con fiamme negli occhi.
“Sa che cosa le dico, signor Spock?! Contrariamente a quanto lei sembra credere… nessuno è perfetto!” urlò. Spock non si scompose e il dottore capì che ogni cosa era inutile, gli voltò le spalle e se ne andò infuriato, decidendo all’istante di inveire contro il primo che gli avrebbe rivolto la parola.
McCoy non ammise mai che aveva sperato che quell’esperienza avesse potuto avvicinarli l’uno all’altro.
Spock non ammise mai che l’unica cosa che ricordava nitidamente di quanto successo sul quel pianeta ostile, erano gli occhi azzurri di McCoy, che nonostante tutto, non l’avevano lasciato un solo attimo.