Ispirato a “Shonen Zanzo” “Boy’s the next door” o “Il ragazzo della porta accanto”, come dir si voglia, di Kaori Yuki.

Mannaggia! Non so quale regista abbia dato lo stesso titolo al suo film… Insomma, comincio a scrivere una fanfiction e dopo qualche giorno vedo il trailer in tv??? Significa che abbiamo avuto “le antenne”. Tanto le trame sono diversissime, perciò non mi preoccupo.

Pairing: AdrianxAlan; Rating: angst/death.

Ah! come vorrei sentirlo letto/recitato dalla voce profonda e sensuale di Francesco Pannofino! (voce di Darsia) ^__^

Sarà più folle e terrificante il manga, il film o questo racconto? Lo sapremo fra qualche pagina. Bye!

 



Nella mente del serial killer

parte I

di Fiore di Girasole


Solo, solo! sono sempre stato solo! ma ora basta con questa situazione, sento che presto cambierà tutto: non voglio più sottomettermi all'idea d'impotenza cui la vita mi ha costretto sin'ora. anzi, giuro a me stesso che farò tutto il possibile per essere felice, per non essere più solo. E lo farò adesso!

In fondo sono riuscito a diventare un insegnante elementare come sognavo sin da piccolo, no? di certo non mi tirerò indietro nell’affrontare la gente, nel socializzare.

Si, sento che anche stavolta sceglierò la strada giusta. In fondo è questo tutto ciò di cui ho bisogno; e inizierò subito.

Mi sento il cuore pieno e ricordo qualcosa che avevo dimenticato in questi anni grigi. Chissà se è vero che è sempre l’ultima a morire… la speranza…

 

Con un sorriso sul volto, una nuova energia ed una grande speranza nel cuore, mi dirigo verso la porta d’ingresso, al volo prendo impermeabile e guanti e finisco di vestirmi mentre apro l’uscio. Guardo la via che per la prima volta mi accorgo essere abitata. Non ero mai uscito di notte: il buio mi aveva sempre fatto paura. Tiro su il risvolto per coprirmi dal freddo della sera ed ammiro con stupore fanciullesco, lo spettacolo di una routine sempre uguale e confortante, ma su cui non mi ero mai soffermato prima, come l’infinito alternarsi di un rondò suonato da una piccola giostra, un carillon dolce, magari allegro, ma fugace ed effimero; allettane, seducente, suadente e poi… nostalgico.

 

Mi perdo fra tanti pensieri, cullato dalle voci dei passanti, dalla varietà di espressioni che posso notare sui loro volti, quasi ipnotizzato dalle luci delle auto e dei lampioni che rifulgono in quel vicolo scuro, rendendolo quasi un cielo stellato.

Chiudo gli occhi e, mentre alzo il volto al cielo, respiro a pieni polmoni ed una sensazione di beatitudine mi pervade.

 

Forse la vita non è poi così cattiva con me.

 

M’incammino senza una meta precisa, seguendo la gente finché non troverò qualcuno con cui parlare, a cui aprire il mio cuore. Dopo circa un’ora vengo attratto dall’insegna luminosa di un locale ed entro. Strano, sono tutti uomini, credevo che certi luoghi fossero stati creati per ammirare le donne. Meglio così: a dire il vero, da quando morì mia madre, non sono riuscito ad avvicinarne nessuna; e poi con un uomo sarà più facile parlare.

 

“Ehi, tu! Ti va di passare un po’ di tempo con me?”

Mi guardo intorno, qualcuno mi ha notato e sta chiamando proprio me? Possibile? Vedo un ragazzo più giovane di me e abbastanza carino sorridermi.

‘Perché no?’ penso, quasi troppo contento per parlare. Mi avvicino, ci presentiamo e lui mi offre da bere. Guardo incerto quel bicchiere, pensando che dev’essere tutto un sogno: per la prima volta una persona si accorge di me, è gentile, mi sorride mentre parliamo e il mio cuore diventa più grande ad ogni sorriso. Contemporaneamente la mente si annebbia ad ogni sorso e dopo alcuni minuti tutto ciò che i miei occhi percepiscono è una visione eterea, quasi sovrannaturale, talmente lui mi sembra bello.

 

Sicuramente Alan mi sta dicendo qualcosa, ma tra alcool, cui non sono abituato, e quel misto di emozioni, non riesco più a connettere: mi sento annegare nel blu ceruleo dei suoi occhi, scaldare e rasserenare dal biondo solare dei suoi capelli, tentare dal colore roseo delle sue labbra sottili, disegnate dalla mano esperta di un essere superiore.

Gli sorrido e lui mi guarda incantato… lui? Guarda me? È davvero un angelo? Forse per me è giunta la fine ed è venuto per portarmi via con sé.

Agisco spontaneamente: mi avvicino di più, voglio sapere che quel bellissimo ragazzo è davvero mio, sapermi suo. Voglio raggiungere quegli occhi, accarezzare quei capelli, sfiorare quelle labbra… ora! prima di rischiare di perdere forse l’unica possibilità di far avverare un bel sogno.

 

Mi avvicino al suo volto e lo bacio. dapprima resto fermo, giusto le mie labbra sulle sue, poi inizio a muoverle piano e lui mi lascia fare, approfondisco il bacio, insinuando dolcemente e poi con prepotenza la lingua nella sua bocca dal sapore agrodolce dell’alcool che pure lui aveva bevuto e lui… lui ricambia!

Non solo! Quando ci stacchiamo per riprendere fiato, mi prende per mano, mi accarezza il volto. Stavolta non c’è bisogno di parole, siamo entrambi emozionati, felici, commossi.

Non so se sono veri tutti quei discorsi sulla speranza e sulla vita, ma ora capisco che è vero ciò che si dice dell’anima e della felicità: che bisogna essere in due per essere felici.

 

Paghiamo il conto ed andiamo da lui. Non è una bella abitazione: un monolocale con una delle pareti più larghe adibita a libreria, piena zeppa di libri e fumetti; sulle altre pareti niente quadri, solo alcune sue bellissime foto, tutte incorniciate.

L’atmosfera che vi si respira è molto fredda e tutte quelle cose ammucchiate in pochissimo spazio, quasi mi soffocano, nonostante l’apparenza di perfezione dovuta all’ordine quasi maniacale con cui ogni oggetto è conservato al suo posto. E dal tutto trapela un’insoddisfazione così remota da cercare ossessivamente di raggiungere la Perfezione, un sentirsi talmente inutili da essere quasi ‘obbligati’ a divenire impeccabili.

 

Nel mio corpo sento il sangue pompare più in fretta: tutto quell’ordine ossessivo è così soffocante…

Apro l’impermeabile, devo respirare, ma Alan deve aver capito che ho altre intenzioni. Non sono un ingenuo e capisco ciò che vuole, qualcosa di cui forse anch’io ho bisogno.

 

“Guardi le foto? Ti piacciono? Sai, faccio il fotomodello, ma ancora non sono famoso e non guadagno molto. Non sai come mi piacerebbe potermi permettere una casa tutta mia… questo monolocale per quanto io possa cercare di sistemarlo è un tugurio, infatti ci trascorro pochissimo tempo.”

Sorrido, quella sensazione asfissiante che ho provato entrando qui dentro è scemata nel momento in cui Alan ha ricominciato a parlarmi. È così dolce da rendere tutto più bello e vivibile.

 

“E tu che fai nella vita?”

“Sono insegnante elementare. Adoro stare coi bambini, mi riempiono il cuore di serenità. La loro spontaneità è una sensazione appagante come poche.”

“Già, hai ragione.” E ridiamo insieme, come fossimo amici da sempre.

“Sei bello, sai?”

“Cosa?”

“Sei bello. Nelle foto sei bellissimo, ma nella realtà lo sei ancora di più. Non ti ha dato fastidio quel bacio, vero?”

“No. anzi… è stato bellissimo. Sei anche tu molto bello, irresistibile. Chiedimi qualunque cosa e ti dirò di si.”

“Davvero?”

 

Ridiamo allegramente come due bambini. Una volta tanto il mondo che ci circonda non ha più alcuna importanza: per me esiste soltanto lui e per lui esisto solo io.

Mi avvicino per baciarlo, ma si scansa, iniziamo a giocare a rincorrerci per poi abbracciarci e baciarci di nuovo, finché non cade sul letto e io mi stendo su di lui. Lo bacio sulla bocca, lui prende il mio volto tra le mani per non allontanarlo dal suo. Sento che mi sto sciogliendo: non ho più bisogno di pensare a nulla. Basta un suo gemito, una carezza in più e mi ritrovo ad affondare nel suo corpo, tra ansiti, gemiti e urla che non sembrano essere le nostre.

Non mi basta più: questa sensazione di onnipotenza diviene sempre più forte. Non voglio lasciarmi sfuggire questo momento e continuo a spingere nel suo corpo con vigore, incurante del suo dolore e delle sue urla, finché la mia eccitazione non raggiunge il culmine. Fremo tutto mentre eiaculo in lui il mio seme. Dopodiché, esausto, mi addormento sul suo petto e passo la notte abbracciato a lui.

 

Ringrazio Dio: finalmente anch’io conosco un barlume di felicità…