I personaggi sono proprietà dei rispettivi autori etc. etc.
Disclaimers: rimuginando sui personaggi di X 1999 mi sono resa conto (o convinta?) che a ben vedere i rapporti conflittuali che legano le coppie Seishiro-Subaru e Fuma- Kamui hanno dei punti in comune, come il cambiamento di personalità dei “cattivi” (seppur per ragioni diverse), l’uccisione di una figura femminile a cui i “buoni” erano particolarmente legati, la successiva fuga dalla realtà da parte chi aveva subito questa perdita, il modo disperato in cui sia Subaru che Kamui continuano ad amare le rispettive controparti...per questo ho pensato di intitolare questo capitolo “Specchio”. Buona lettura e un sentito ringraziamento a quanti hanno la pazienza di sopportare queste lunghe attese tra un capitolo e l’altro.
Le parti tra asterischi in originale sono scritte in corsivo.
 


My vision

parte XIV - Mirror

di Kourin



 

Subaru camminava lentamente lungo il marciapiede, con le braccia strette attorno al corpo e i denti tanto serrati da avere ormai indolenzito i muscoli del viso. Il pensiero di avere perso l’unica vera occasione per avere Seishiro continuava a sussurrargli maligno nella mente, scontrandosi con il senso di colpa che esso stesso scatenava. D’un tratto si fermò, serrando gli occhi un istante. Era stata la prima volta che il suo cacciatore gli aveva baciato le labbra; le aveva solo sfiorate, con la stessa leggerezza che aveva dedicato al resto del suo viso, tuttavia mai prima di allora si era concesso un gesto tanto intimo. Avrebbe dovuto ridere di un sentimentalismo tanto puerile e invece non riusciva a farlo. Istintivamente si morse il labbro inferiore, concentrandosi per cercare di afferrare un brandello di pensiero comparso all’improvviso. Aggrottò le sopracciglia, indurendo la piega delle labbra, fino a che la consapevolezza di quanto stava accadendo non lo colpì, strappandogli un’esclamazione soffocata.
Seishiro stava prendendo tempo.
D’un tratto i lunghi dialoghi, le strane confidenze che si erano scambiati assunsero una connotazione diversa; sembrava che il Sakurazukamori stesse studiando la situazione per decidere sul da farsi.
Forse lo stavano facendo entrambi.
*“Non mi interessa ciò che vuoi, lui è mio e sarò solo io decidere se e quando dividerlo con te”*
Il sibilo rabbioso di quella voce calda e familiare gli risuonò nelle orecchie, strisciando dalle profondità dei suoi ricordi inconsci. Sgranò gli occhi, dimenticandosi un attimo di respirare.
L’assassino aveva rifiutato al Sakura il sacrificio che gli doveva.
Aveva disobbedito.
*Aveva tradito.*
Il Drago del Cielo espirò rapidamente, scosso. Aveva creduto che il Sakura lo avesse lasciato in vita per soddisfare il capriccio del suo servitore, come un padrone indulgente che lasci ad un cucciolo il suo giocattolo preferito; nemmeno nelle sue fantasie più folli avrebbe immaginato di essere arrivato tanto vicino alla verità insinuando l’esistenza di una spaccatura tra un Sakurazukamori e il suo demone.
Si piegò su se stesso per una contrazione violenta dello stomaco e lasciò che il suo contenuto si spargesse a terra, incurante.
Non aveva senso.
Non c’era più nulla che avesse senso nel suo rapporto con Seishiro.
Respirando con affanno chiuse ancora gli occhi. Davanti alle palpebre abbassate si materializzò per un istante l’immagine di una sala circolare gotica dalle vetrate sanguigne incrinate, deformate, come se qualcosa stesse premendo dall’esterno, minacciando di devastare ogni cosa. Appoggiò le mani sulle ginocchia cercando di calmare il battito del cuore. Rimase qualche minuto con la schiena curva, indifferente e al contempo conscio del fatto di essere completamente vulnerabile.
Dopo qualche tempo riprese a camminare, con una mano premuta sullo stomaco e strascicando i piedi. Aveva un disperato bisogno di stare solo. Vagò qualche tempo senza meta lungo le strade deserte e infine decise di tornare a casa. Non c’era parola che potesse esprimere meglio la sensazione che ancora gli procuravano le stanze che aveva condiviso con la sorella. Aveva lasciato intatta ogni cosa da che lei era scomparsa, benché ogni oggetto portasse con sé anche il ricordo del suo assassinio. Si fermò qualche istante ad osservare le linee sobrie del palazzo che avevano abitato quindi frugò nelle tasche, ma al posto delle chiavi scoprì sotto le dita una consistenza diversa e al contempo nota. Estrasse il pacchetto nuovo di Mild Seven e rimase ad osservarlo senza alcuna espressione sul viso fino a che si trovò ad emettere una live risata nervosa.
“Idiota.” sussurrò.
Un ultimo moto di orgoglio gli suggerì di liberarsene ma l’onmiouji non lo degnò di attenzione. Ripose il pacchetto in tasca, forse con troppa cura.
Senza troppo rammarico si appoggiò di peso alla porta, in quel momento troppo pesante perché riuscisse a spingerla. Il fatto che fosse riuscito ad arrivare fino a casa aveva già un che di miracoloso; quando, con la vista leggermente annebbiata dalla stanchezza, infilò la chiave nella serratura emise suo malgrado un gemito flebile, riversando leggermente indietro la testa.
Kamui.
Senza staccare le dita dalle chiavi rimase a lungo immobile, indeciso sul da farsi. Non voleva incontrarlo. Non aveva la forza per sopportare anche la sua disperazione.
Abbandonò le mani lungo i fianchi. Fuggire sarebbe stato un atto da vigliacchi.
Spinse la porta con un sospiro rassegnato; si levò scarpe ed impermeabile, lasciandoli scompostamente abbandonati nell’ingresso quindi avanzò con cautela nella penombra. Scorse sul divano la figura esile del ragazzo che, con le ginocchia strette al petto, si dondolava lentamente, come se volesse cullarsi. Appena avvertì la sua presenza Kamui voltò il viso, cercando di dedicargli un sorriso che inevitabilmente si ridusse ad una smorfia.
“Perdonami…non sapevo dove andare…”
Subaru scrollò appena le spalle, senza nemmeno chiedersi come avesse fatto a trovare l’appartamento. Si inginocchiò di fronte a lui.
“Sei ferito?”
Il ragazzo scosse la testa.
“Non è niente che una notte di sonno non possa guarire.”
“Lasciami controllare.”
Kamui si irrigidì. La voce dell’ onmiouji non ammetteva repliche e solo allora comprese che il suo interlocutore non lo aveva toccato per non spaventarlo con gesti bruschi o ambigui.
“Sì.” mormorò ubbidiente.
Il capo dei Sumeragi aggrottò le sopracciglia, disturbato dalla luce artificiale. Si massaggiò un poco gli occhi, consapevole d’un tratto di quanto probabilmente apparisse esangue. Il ragazzo lo studiò qualche istante, osservandolo da sopra le ginocchia, poi, con le guance improvvisamente arrossate sciolse le braccia e appoggiò i piedi a terra. Con una certa esitazione si slacciò la camicia, quindi abbassò gli occhi. Subaru gli tastò con gentilezza le costole, fingendo di ignorare i graffi sulla sua schiena e gli inequivocabili piccoli lividi e i segni di denti alla base del collo e sulle spalle.
“Io…avevo bisogno di stare da solo.” confessò il Drago del Cielo, mentre si allacciava i bottoni “ Mi ero schermato, non avrebbe dovuto trovarmi.”
“Le cose sono cambiate, ciò di cui siamo sempre stati convintiti sembra non aver più valore... non possiamo più sorprenderci di nulla.”
Il ragazzo annuì.
“Sanno che sei qui?”
Kamui levò su di lui uno sguardo quasi sorpreso. Evidentemente era stato l’ultimo dei suoi pensieri.
Qualche istante dopo gli strepiti furibondi di Sorata risuonarono perfino lì, in salotto, ma la voce pacata del padrone di casa lo zittì in pochi istanti. L’onmiouji rientrò nella stanza senza più curarsi di fingere una forza che non possedeva e si sedette accanto al ragazzo, abbandonandosi contro lo schienale.
“Mi dispiace darti tutto questo disturbo.”
“Non importa.”
Kamui gli gettò un’occhiata di sottecchi quindi si morse il labbro inferiore..
“Ti ho visto oggi...” confessò.
Subaru posò su di lui uno sguardo stanco.
“Nel parco…ho temuto che ti uccidesse…”
“Un giorno probabilmente accadrà.” constatò con distacco.
Il ragazzo sospirò pesantemente.
“Sono così stanco…non comprendo il motivo di tutto questo e ogni cosa che faccio ferisce qualcuno…” mormorò.
“O forse salva qualcun altro…la realtà ha molte facce, non possiamo conoscere cosa seguirà ad ogni nostra azione né prevedere come reagiranno altre persone nei nostri confronti…è un gioco di cui non possiamo conoscere le regole.” ribatté l’altro, concedendosi una vena di rassegnazione nella voce.
Kamui si morse il labbro inferiore.
“La realtà delle cose dici…però…possiamo dire di averla vista fino ad ora?” chiese, con voce insicura.
Irrigidì i muscoli del viso qualche istante quindi espirò profondamente.
”Mia madre mi ha sempre detto che il comportamento di una persona è dettato più dalle regole e dalle convenzioni che dalla sua vera natura e ho imparato che aveva ragione più di quanto potessi immaginare…e ora continuo a domandarmi se il mio Fuma non fosse altro che un’immagine illusoria, un vestito che ha indossato in attesa che io decidessi quale strada scegliere…quale sia la sua vera natura o se ne abbia mai posseduta una propria…e pensando a questo mi chiedo se anche *quella* persona sia come si mostra o se sta recitando una parte che è stata scritta per lei.”
Subaru aggrottò le sopracciglia un istante. Non si era mai soffermato a considerare i rapporti tra i vari Draghi della Terra, tuttavia ora si trovò a domandarsi se tra loro esistesse una relazione speculare a quella esistente tra lui e il Kamui che gli sedeva accanto.
“Ciò che fa o ciò che è non dipende da te.” disse infine.
“Non credo sia vero…se io avessi scelto diversamente allora…”
“Allora *tu* avresti ucciso Kotori e ora ci sarebbe Fuma qui a parlare con me.” espirò, secco, ormai troppo stanco per curarsi di apparire gentile “La persona che conoscevi è morta, è inutile chiedersi se avresti potuto evitarlo.”
Kamui scrollò le spalle. Non era ferito dal tono stizzoso dello sciamano, riusciva comprendere anche troppo bene quanto fosse esausto.
“Morta dici…io sinceramente mi chiedo se sia mai esistita.”
Subaru piegò le labbra in una smorfia amara, pentito del suo moto d’ira.
“Forse no…o forse sì…la risposta te la può dare solo lui.” aggrottò le sopracciglia “ E quale che sia ti causerà comunque dolore.”
Espirò lentamente, chiudendo gli occhi qualche istante.
“Potremo discuterne per giorni e in ogni caso non avremmo risposta, possiamo solo affrontare le cose di volta in volta.”
Kamui annuì in modo meccanico, senza guardarlo. Era di nuovo pallido, sembrava stesse per crollare da un momento all’altro. Il capo dei Sumeragi gli gettò appena un’occhiata, quindi si
alzò in piedi.
“Abbiamo bisogno di riposare, tutti e due.” affermò con un tono che non ammetteva obiezioni.
Il ragazzo accolse docilmente quelle parole, non avrebbe comunque avuto la forza di fare qualcosa di diverso, tuttavia prima di muoversi gli afferrò la manica della camicia. Gli tremava la mano.
“Ho un messaggio per te…da parte di Fuma…”
Subaru si irrigidì
“Sì.” sussurrò
”Riferiscigli che può smettere di darsi tanta pena, penserò io ad esaudire il suo desiderio.”
C’era qualcosa di sottilmente minaccioso in quelle parole, ma così indefinito che non seppe afferrarlo. Sorrise al suo ospite, comprensivo.
“Qualunque cosa significhi non ha senso passare il resto della notte a domandarsi cosa sia.” tese la mano a sfiorargli il viso “Non sei responsabile delle sue azioni, cerca di fartene una ragione.”
Il ragazzo annuì ancora e finalmente si decise ad alzarsi. Poco dopo dormiva profondamente, esausto, aggrappato all’altro come un cucciolo alla madre. Subaru invece non dormiva. Non glielo permettevano quanto era accaduto in quella giornata e le parole di Fuma. Il capo dei Sumeragi aveva ascoltato spesso i suoi desideri, aveva imparato a conoscerli e ad accettare come propri anche quelli di cui non poteva dirsi fiero, restava da comprendere a quale il Drago della Terra si riferisse.