I personaggi sono
proprietà dei rispettivi autori etc. etc.
Come sempre questo carattere indica gli interventi non propriamente leciti
di Hokuto ^____^
Questo capitolo è molto
più lungo di quanto avessi pensato in origine ed è tutto nato da una sola
immagine che un giorno si è materializzata nella mia povera mente malata,
quella appunto di Seishiro e Subaru addormentati nello stesso letto.
My vision
parte XI -
Dangerous Game
di
Kourin
Subaru si liberò
lentamente dal velluto delle tenebre, riprendendo coscienza del proprio
corpo fibra dopo fibra, rassicurato man mano dal familiare peso delle
coperte. Si sentiva spossato, confuso e con l’angosciante sensazione di
avere scordato ancora una volta qualcosa di importante. Cercò nei ricordi
più recenti ma la fitta caligine che li avvolgeva lo fece desistere dal
proseguire oltre. Sospirò pigramente. Quel giorno c’era un che di
straordinario nello starsene così raggomitolati nel letto, forse dipendeva
dal fatto che lo faceva troppo di rado; di solito si limitava a gettarsi a
peso morto sul divano, tirandosi sulle spalle una vecchia e trascurata
coperta. Ad occhi chiusi, assaporando con gratitudine il tepore che
scacciava il freddo della stanchezza dal suo corpo, per gioco tastò la
consistenza della stoffa tra le sue dita. Non si era mai accorto che
conservassero tanto a lungo l’odore di sapone…ma quando era stata l’ultima
volta che aveva fatto il bucato?…
Mentre si lasciava
scivolare di nuovo nell’incoscienza qualcosa lo mise in allarme. C’era anche
un profumo aspro, appena percepibile, così familiare da togliergli il
respiro: acqua di colonia. In un istante ogni suo muscolo si tese fino allo
spasimo, prima ancora che il ricordo di quanto era accaduto si ripresentasse
bruscamente alla sua memoria. Con estrema cautela, millimetro dopo
millimetro, scostò le coltri dalla testa e allora avvertì un respiro lieve e
regolare. Si morse l’interno della bocca, serrando gli occhi con forza prima
di aprirli, il cuore che batteva tanto furiosamente da assordarlo. Il
Sakurazukamori sembrava dormire profondamente, il viso seminascosto dal
braccio destro e la mano sinistra appoggiata ancora sulle pagine di un
libro.
…
scaffali arcuati che seguivano fedelmente il movimento delle pareti,
traboccanti di libri dalle rilegature eleganti…
Subaru corrugò la fronte
nel tentativo di afferrare quel brandello di visione, ma tutto si disfece
prima che potesse catturarlo. Lo sguardo allora scivolò di nuovo sulla
persona al suo fianco. Un movimento in più sarebbe stato sufficiente a
svegliarlo, ma questo non toglieva il fatto il suo nemico si era
deliberatamente affidato a lui…perché pensava di conoscerlo tanto bene da
prevedere ogni sua azione, mentre lui non aveva la minima idea di cosa si
agitasse davvero dietro l’espressione che Seishiro indossava continuamente.
Si accorse di tremare. Si era di nuovo messo in trappola e forse questa
volta non ne sarebbe più uscito. Socchiuse gli occhi, senza distoglierli
dall’assassino e dalle labbra gli sfuggì un sospiro carico di rassegnazione.
…Né con te, né
senza di te, trovano i miei mali rimedio; con te, perché mi uccidi, e senza
di te, perché muoio … (1)
Aveva letto quella frase
tanto tempo prima, in un libro che sua sorella gli aveva messo tra le mani
per scacciare la noia di un giorno di pioggia e quelle parole struggenti gli
avevano subito lasciato addosso una strana inquietudine, come se una
sconosciuta parte di sé già avesse previsto quanto sarebbe accaduto in
seguito. Trasse un respiro profondo per calmarsi e cacciare il tremore che
lo avrebbe reso ancora più vulnerabile. Rimase immobile, concedendosi
qualche istante della tristezza nostalgica che la figura al suo fianco gli
suggeriva, dopodiché, senza più curarsi di non fare rumore stese finalmente
le gambe indolenzite.
Il corpo di Seishiro fu
percorso da una tensione istantanea e i suoi occhi si aprirono solo a metà,
due fessure brillanti di ferocia, eppure appena mise a fuoco l’immagine
davanti a sé quel brillio si spense, sostituito da qualcosa di indefinibile
e sconosciuto. Seishiro gli sorrise con sfacciata amabilità, ricacciando nel
profondo di sé la leggera angoscia che gli stringeva la gola. Si sentiva
strano, in qualche modo…deglutì velocemente…violato; era un termine
eccessivo, carico di significati sentimentali e patetici, eppure gli parve
l’unico in grado di rendere pienamente quella sensazione. D’un tratto tutto
gli fu chiaro. Si era addormentato accanto ad uno sciamano dalle sue stesse
potenzialità, senza alzare una seppur minima difesa e la possibilità di
essere toccato dal potere di un Sumeragi era una cosa che avrebbe dovuto
considerare con maggiore serietà.
Rapidamente cercò sul
viso e negli occhi del suo ospite la conferma ai suoi sospetti ma non trovò
assolutamente nulla; se anche Subaru era arrivato tanto vicino alla sua
anima ora non sembrava serbarne ricordo e questo bastò a tranquillizzarlo,
insieme alla consapevolezza di avere ancora il potere di condurre il gioco.
“Ciao.” sussurrò
Il suo cucciolo accennò
appena un sorriso.
“Va meglio? “
“Ha qualche importanza?
”ribatté debolmente Subaru.
“No, non ne ha.”
Il capo dei Sumeragi
piegò all’insù un angolo della bocca; non si era aspettato niente di
diverso.
“E ora, che ne farai di
me?”
Seishiro rise piano. Si
fece più vicino e gli poggiò la mano sinistra sulla guancia e le labbra
sulla fronte.
“Chissà?”sussurrò”Che ne
farò di te?”
Contrariamente a quanto
si era aspettato nessuna tensione percorse il corpo del Drago del Cielo,
tuttavia quando scese a percorrere con le labbra la linea morbida del suo
profilo avvertì sul petto la leggera pressione delle sue mani. Più divertito
che contrariato da quella debole resistenza l’assassino si tirò indietro per
incrociare il suo sguardo.
“Cos’è cambiato?” chiese
il Drago del Cielo.
Seishiro sbatté le
palpebre, sorpreso.
“Come?”
La bocca di Subaru tornò
a prendere una piega amara, eppure in qualche modo allarmante.
“Hai sempre detto che per
te sono niente, baciarmi o ferirmi ti coinvolge allo stesso modo, no?”
“Certo, è quello che ho
detto. E’ la verità.”
Nonostante la sicurezza
con cui aveva pronunciato quelle parole, un remoto angolo della mente
suggerì inutilmente all’assassino che si stava avventurando lungo una strada
pericolosa, infida quanto il ghiaccio sottile.
“Allora, in nome del
Cielo, perché adesso mi vuoi?!”
L’assassino sbatté di
nuovo le ciglia. Nessuna esitazione, nessuna incrinatura nella voce…non si
sarebbe mai spettato una domanda così diretta da una persona tanto schiva e
riservata.
“C’è bisogno di
domandarlo?”chiese con leggerezza, sorridendo malizioso “Guardati allo
specchio e avrai la tua risposta.”
Subaru non cambiò
espressione, ma il suo sguardo divenne severo, carico di rimprovero.
“Avresti già potuto
prendermi in decine di occasioni… e se tutto si riducesse a questo l’ultima
volta non mi avresti lasciato andare.”
Seishiro cominciò a
sentirsi piuttosto infastidito. Erano verità scomode e ingombranti e che
riuscivano a procurargli una fastidiosa irritazione, tuttavia erano state
sue scelte perciò non avrebbe avuto altri con cui prendersela se non se
stesso. Nascose il suo malumore ridacchiando con malignità.
“Quello che faccio non ti
riguarda.” piegò le labbra in un ghigno perverso “Potrei anche decidere di
prendermi adesso quello che finora ho tralasciato, ci hai pensato
Sumeragi-san?”
“Certo.”
Il Drago del Cielo parlò
con una freddezza tale da sorprenderlo di nuovo, eppure…un brivido di puro
piacere corse lungo la spina dorsale dell’assassino…eppure in fondo al suo
sguardo si agitavano selvagge l’ira e la frustrazione che viveva da anni.
Uno spettacolo tale da togliere il respiro.
“ E come sempre tu non mi
stai rispondendo.”
La voce del capo dei
Sumeragi si era indurita come il suo sguardo, in cui le passioni che vi
avevano danzato avevano ceduto il posto a quella che avrebbe dovuto essere
rassegnazione, e invece era qualcosa di così alieno che Seishiro non riuscì
a comprenderne la natura.
”A te piace sputare la
verità in faccia alla gente, lo fai appena ne hai occasione…ma lo fai con
tutti tranne che con me.”
Seishiro si alzò a sedere
di scatto, senza nemmeno curarsi di nascondere il proprio nervosismo.
“Se hai la forza di dire
tutte queste idiozie vuol dire che stai meglio di quanto pensassi.”disse in
tono aspro.
Gli diede la schiena e
scese dal letto, senza dimenticare, una volta in piedi, di passare le mani
con un gesto meccanico, e ormai inutile, sui pantaloni sgualciti. Subaru si
alzò a sedere, ignorando un fastidioso capogiro. Si appoggiò alla testiera
del letto, tirando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia. Udì
Seishiro ridere sommessamente. Stava ridendo di se stesso, ma questo lui non
lo avrebbe mai saputo.
“Oggi sei davvero bravo a
farmi perdere la pazienza.”disse, guardandolo da sopra una spalla.
“Voglio solo delle
risposte.”
“Ma non è che detto che
io sia disposto a dartele.”
Uscì dalla stanza senza
aggiungere altro e tornò pochi minuti dopo, con due eleganti bicchieri. Si
sedette accanto al suo ospite gliene porse uno. Subaru accettò l’invito
senza troppi timori. Un Sakurazukamori non si sarebbe mai abbassato ad usare
del veleno.
“Cos’è ?”
Seishiro scrollò le
spalle, pallido quasi quanto il suo opposto.
“Acqua e zucchero. ”toccò
con il proprio il bicchiere del suo ospite”Salute!”
Subaru si costrinse a
berne un paio di sorsi. Nauseato si coprì la bocca con una mano per
soffocare un conato. Al suo fianco Seishiro tossì, alle prese con lo stesso
problema. Il capo dei Sumeragi gli gettò una rapida occhiata di sottecchi,
incrociando il suo viso imbarazzato.
“Hai litigato col tuo
Ciliegio?”
L’asprezza e il sarcasmo
con cui pronunciò la frase stupirono entrambi, ma in quel momento nessuno
dei due lo avrebbe mai mostrato all’altro. Seishiro alzò di nuovo le spalle.
“I demoni femminili sono
volubili quanto le donne umane, dovresti saperlo.”ribatté con leggerezza.
Subaru rise piano, poi
incurante del pericolo abbassò la fronte sulle ginocchia. La verità era che
il pallore dell’assassino lo aveva allarmato oltre misura… e si sarebbe
fatto scorticare piuttosto di ammetterlo anche con se stesso. Le dita forti
del suo nemico gli sfilarono dalla mano il bicchiere, poggiandolo sul
comodino a fianco del letto.
“Tutto questo è
surreale, non credi?”mormorò l’assassino.
“Sì.” il ragazzo si passò
nervosamente una mano tra i capelli”Ma è quanto sta accadendo e non possiamo
permetterci di ignorarlo.”
Accennò un sorriso e si
stupì nel vedere sul viso del suo opposto la sua stessa mestizia. Si morse
piano il labbro inferiore, indeciso se lasciare libero corso alle sue
parole, quindi sospirò appena.
“Vuoi sapere cosa penso,
Sakurazukamori-san? Che siamo stanchi tutti e due di questo gioco…che il tuo
demone lo è ancora più di noi…e che prima di quanto pensiamo finirò come gli
animali del retro.”
Seishiro ridacchiò, ad
occhi socchiusi. Di nuovo il suo cucciolo parlava con un’indifferenza che
prima non aveva mai posseduto. Tese una mano a sfiorargli le labbra con la
punta delle dita.
“Bada…stai parlando di
nuovo come me.”
L’altro piegò all’insù un
angolo della bocca, quasi divertito.
“A volte riesci a essere
così cieco…”
“Ah sì?”
Seishiro si girò di tre
quarti verso di lui, poggiando il polpaccio sul bordo del letto e
sporgendosi lievemente in avanti.
“Riguardo a te?”
“Tu cosa pensi?”
L’assassino chinò la
testa e rise di nuovo, senza allegria.
“Mi piace il modo in cui
hai imparato a reggere le conversazioni con me, tuttavia…” fissò lo sguardo
nel suo “… ora sono a io a chiedertelo: cosa è cambiato?”
Subaru scosse piano la
testa, le labbra appena piegate in un sorriso mesto.
“Nulla…ragiona,
Sakurazukamori-san, qual è la prima cosa che ci insegnano sulla natura di
questo mondo?”
“Che è duale e che non
c’è niente di assoluto, né in bene né in male.”
“E allora perché ti
stupisci?”chinò gli occhi “Ho anch’io la mia parte di tenebre dentro di me,
come tutti.”
“Ma in me non c’è nessuna
luce, Sumeragi-san e questo discorso si sta rivelando completamente privo di
senso.”
Afferrò i bicchieri e si
alzò in piedi.
“E adesso alzati…non ho
intenzione di portarti la cena a letto.”
Una volta solo Subaru
sospirò profondamente. Gettò un’occhiata all’orologio sul comodino. Altro
che cena, erano quasi le tre del mattino! Si appoggiò ancora alla testiera.
A quell’ora avrebbe gia dovuto essere morto, o morente, tra rami di una
bellezza incomparabile. Chiuse gli occhi. Non capiva, aveva la netta
impressione che tutto quello che aveva sempre pensato del suo nemico fosse
sbagliato, ma d’altro canto nessuno avrebbe mai potuto affermare di
conoscere fino in fondo un sicario del Ciliegio. Con un gesto deciso buttò
indietro le coperte e poggiò i piedi a terra. Raggiunse la cucina e si
appollaiò su uno degli alti sgabelli di fronte al bancone. Seishiro gli mise
davanti un piatto fumante poi si allontanò. Tenendo il piatto sospeso con la
mano sinistra si appoggiò al lavandino, lasciando vedere al suo ospite solo
il profilo del suo viso.
Subaru giocherellò con la
forchetta, infine si decise ad ignorare le ingiustificate proteste del suo
stomaco. Seishiro gli gettò un’occhiata di sottecchi poi tornò a masticare
svogliatamente, lo sguardo fisso su un inesistente punto di fronte a lui. Ad
un tratto poggiò il piatto e incrociò le braccia sul petto.
“Che tipo è?”
Il suo ospite alzò la
testa.
“Chi?”
“La donna che hanno
scelto per te.”
Subaru fu colto alla
sprovvista, sorpreso dal tono della sua voce, rigida come quando si era
rivolto a Tomoe.
“Oh…mite, graziosa,
obbediente…”
Il Drago del Cielo
articolò le parole con lentezza, quasi gli costassero fatica, le ciglia che
ombreggiavano gli occhi socchiusi. Di nuovo la sua bellezza colpì
l’assassino più di quanto avrebbe dovuto. Seishiro avvertì un leggero
aumento dei battiti cardiaci quando il suo cucciolo alzò di nuovo gli occhi
su di lui.
” Non è certo vivace come
Tomoe.”
Il Sakurazukamori chinò
la testa ridendo.
“Poche donne lo sono…”
Si passò una mano fra i
capelli, le labbra piegate in un sorriso divertito.
“Coraggio, chiedimelo.”
Subaru unì le punte
delle dita davanti al viso.
“Chiederti cosa?”
Si scambiarono una breve
occhiata, carica di una complicità che non avevano sperimentato nemmeno
durante il loro anno insieme.
“C’è qualcosa che mi
sfugge.” ammise Subaru “Ho sempre saputo che i Sakurazukamori si muovono da
soli, tu stesso me lo hai detto…nessuno ha diritto di importi qualcosa,
quindi non capisco come Tomoe col suo modo di fare possa essere ancora
viva.”
Seishiro annuì.
“I Sakurazukamori hanno i
loro servitori a cui rendere conto riguardo a certe questioni.” sbuffò
rumorosamente, cambiando all’improvviso espressione e tono di voce “Non ti
sembra una gran fregatura?! Ho diritto di uccidere chi voglio tranne
i miei servitori perché agiscono sempre in funzione della
sopravvivenza del clan, quindi visto che Tomoe è stata scelta da loro devo
agire di conseguenza. Bah!”
Subaru maledisse il tuffo
del suo cuore, ma era da così tanto che non lo sentiva parlare con quella
vivacità…
“Allora accontentala.
Sappiamo entrambi come non avere figli…certamente lo saprà anche lei, ma
almeno starà tranquilla per un po’, non credi?”
Seishiro lo guardò
incredulo. Una proposta simile se la sarebbe aspettata da Hokuto, non dal
suo timidissimo fratello, che riusciva a guardarlo con mestizia anche in
quel momento, senza che nessun rossore gli colorasse il viso esangue.
“Potrei dire lo stesso di
te.”
Il suo ospite rise. Una
risata secca, metallica, nulla più di uno sfogo nervoso.
“E’ una bambina.
“sibilò “Ha perlomeno dieci anni meno di me.”
L’assassino socchiuse gli
occhi. Possibile? Possibile che la sua “nonnina” che si era presa tanto
disturbo per salvarlo adesso avesse il coraggio di fare anche a lui
una cosa simile? Procuragli una sposa ancora più giovane della sorella che
aveva perso e pretendere dei discendenti pur sapendo come la pensava e
conoscendo cosa stava accadendo al mondo? Il suo viso si atteggiò in
un’espressione che non avrebbe voluto mostrare e piegò le labbra in un
ghigno amaro.
“Le donne sono sempre
chiamate prima di noi a compiere i loro doveri.”mormorò.
Subaru si sentì
percorrere da un brivido. Si stava riferendo certamente a sua madre, eppure
aveva la certezza che ci fosse dell’altro.
“A chi ti riferisci?”
“Hm? Oh, nulla...era solo
una constatazione generale.”
Il Drago del Cielo ammirò
ancora con una certa invidia la bravura con cui l’assassino sapeva mutare
l’espressione del viso per raggirare chi gli stava di fronte, ma quel giorno
non si sarebbe lasciato ingannare.
“Stai mentendo
spudoratamente. “affermò con decisione.
Seishiro assunse
l’espressione buffa che la sua preda aveva imparato a conoscere quand’era
ragazzo e si indicò il viso.
“Chi io?! Via che brutta
opinione hai di me!”
La sua giovialità ben
costruita morì pochi istanti dopo, incapace di sopravvivere di fronte alla
consapevolezza di stare percorrendo una strada ancora più pericolosa di
prima. Seishiro scosse la testa, fingendosi annoiato. Non voleva parlare di
quello, non voleva parlare affatto ma le parole sembravano uscirgli di bocca
senza che riuscisse a controllarle. Il desiderio di comunicare, di
confrontare delle idee era qualcosa di troppo umano perché non gli incutesse
timore.
“Non ho voglia di
discuterne.”
“Perché?”
L’assassino sentì montare
una certa irritazione. La maledisse, pur sapendo che era la stanchezza a
renderlo tanto nervoso.
“Perché sono un gran
figlio di puttana e ti risponderò solo quando e se ne avrò voglia.”
Subaru non parve affatto
toccato dalle sue parole, anzi piegò all’insù un angolo della bocca, come a
chiedergli se avesse finito di dire sciocchezze. L’assassino avvertì un
certo imbarazzo. Perdere il controllo per qualche provocazione era a dir
poco vergognoso, tuttavia se Sumeragi-san aveva voglia di giocare un po’ non
c’era motivo di deluderlo. Appoggiò le mani sul piano del bancone e si
sporse in avanti, abbassandosi fino a trovarsi a un soffio dalle sue dita.
“Ma se la cosa ti
interessa tanto puoi sempre provare a costringermi.”
Subaru sostenne il suo
sguardo, senza cambiare espressione, eppure il suo cacciatore si sentì
percorrere da un brivido, come se avesse improvvisamente preso
consapevolezza di cosa quella provocazione che si ostinava a sfuggirgli
dalle labbra avrebbe potuto scatenare nel suo opposto.
“Si tratta di lei,
giusto?”
Seishiro fu travolto da
un violento disagio. Era sempre stato convinto di conoscere ogni recondito
angolo dell’animo del suo cucciolo e invece negli ultimi tempi tutto
sembrava dimostrargli l’esatto contrario. Non si sarebbe mai aspettato una
simile freddezza nel parlare di Hokuto. Istintivamente si allontanò e tornò
ad appoggiarsi al lavandino. Aveva sempre tenuto per sé la confidenza che la
ragazza gli aveva fatto un giorno in cui non poteva più sopportarne il peso,
e aveva sempre pensato di usarla come arma, ma con un certo rammarico
riconobbe che ormai quel rasoio non era più affilato a sufficienza.
“Via, Subaru…perfino
io riesco a capire perché non vuoi figli. Hokuto avrebbe fatto di tutto per
sollevarti da un simile dovere. ”scrollò le spalle “Non possedeva i tuoi
poteri, certo, ma era la tua gemella, la creatura più simile a te in
assoluto e non ci sarebbe stata una grande differenza tra un erede generato
da te o partorito da lei.” incrociò le braccia sul petto “I figli dei
potenti sono sempre stati un’ottima merce di scambio, lo sai…”socchiuse gli
occhi “E forse per te sarebbe stato anche peggio vederla condurre quella
vita…”
Il capo dei Sumeragi
annuì in silenzio.
“ E dire…che perfino tu
agisci indipendentemente dai tuoi scopi personali.” fu scosso da una breve
risata, ancor più amara delle sue parole “Tranne che con me…credo.”
“Con te mi diverto, è
diverso ” l’assassino gli sorrise sfacciatamente “E adesso svuota quel
piatto e leva le tende, sono stanco di averti tra i piedi.”
Subaru si limitò a
ingoiare un altro paio di bocconi, poi appoggiò la forchetta e si alzò.
“La tua cucina è
addirittura migliorata. ”commentò a bassa voce.
“Devo pur prendermi cura
di me stesso.” con un gesto rapido strinse le dita sul mento del suo
cucciolo “Anche tu per rispetto a Hokuto e al dono che ti ha fatto dovresti
farlo.” sogghignò “Almeno per il tempo che ti resta…”
Subaru scrollò le spalle,
librandosi poi con un lieve cenno del capo e lo aspettò per dirigersi verso
l’ingresso. Cominciava a sentire una certa inquietudine a causa
dell’atteggiamento di Seishiro. Troppo umano, troppo imprevedibile,
addirittura incoerente…non sapeva più come comportarsi, cosa aspettarsi da
lui e soprattutto da se stesso.
Con gesti misurati
Seishiro lo aiutò a infilarsi l’impermeabile dopo avere pazientemente
aspettato che le sue dita ancora intorpidite smettessero di litigare con i
lacci delle scarpe. Subaru lo ringraziò con un lieve cenno del capo e si
affrettò a raggiungere la porta. Voleva andarsene il più in fretta
possibile, prima che la situazione gli sfuggisse di mano e soprattutto…la
consapevolezza delle sue motivazioni lo amareggiò ulteriormente…perché
doveva. Ormai era così abituato ad agire in funzione del suo ruolo che
spesso non era più capace di distinguere ciò che voleva da ciò che gli era
imposto, o forse, più semplicemente, non aveva il coraggio di farlo. Strinse
le dita intorno alla maniglia di ottone. Al di là di quella soglia c’era la
guerra che esacerbava il suo conflitto interiore, i nuovi compagni, Kamui e
il suo dolore…ma era il mondo che conosceva e riusciva ad apparirgli meno
insidioso e pericoloso di quello che stava volontariamente lasciando dietro
di sé. Si irrigidì. Stava dando le spalle al suo nemico…non avrebbe mai
dovuto concedergli tanta fiducia, a maggior ragione ora. A conferma di ciò
la mano destra di Seishiro si strinse dolcemente intorno alla sua gola.
Sospirò.
“Pensavo volessi
lasciarmi andare.”lo apostrofò.
L’altro non gli rispose,
né allentò la stretta. Subaru si voltò, liberandosi senza fatica e appoggiò
la schiena alla porta, sconcertato dalla luce che vide balenare per un
istante nell’ambra dell’occhio che lo guardava.
“Ma insomma…”mormorò
stancamente“cosa vuoi da me?”
Seishiro piegò le labbra
accennando un sorriso, cacciando le insinuazioni di Hokuto prima ancora che
gli si ripresentassero alla mente.
“Tutto.”disse pacatamente
“Tutto quello che potrò avere.”
Con un movimento lento si
piegò in avanti, fino a poggiare l’avambraccio sulla superficie verticale
della porta, sopra la sua testa, come aveva fatto tanto tempo prima sulla
Torre, quando Subaru era un ragazzino gracile che a malapena gli arrivava al
petto. Il suo cucciolo abbassò la testa, rifiutandosi, con poco successo, di
cedere a quei ricordi.
L’assassino sorrise. Gli
parve di farlo come sempre, piegare le labbra in quel modo ironico era tra
le cose che sapeva fare con maggiore bravura, ma se il suo cucciolo lo
avesse guardato, in quel momento avrebbe potuto vedere almeno una parte di
ciò che lui non avrebbe mai ammesso neanche con se stesso.
“Hey, Subaru…”
“Cosa? “ chiese
stancamente l’altro sciamano.
“Davvero non mi trovi
sexy?”
Il Drago del Cielo si
lasciò andare a una risatina nervosa, sempre a testa china.
“Allora sei davvero
ottuso.”mormorò.
Inaspettatamente alzò il
viso, fissando lo sguardo in quello del suo nemico. L’assassino avvertì con
la coda dell’occhio il movimento lento delle sue mani e se le trovò
appoggiate sul petto, le dita aperte, come se volesse allontanarlo da sé…o
gettare un ponte su un baratro di una profondità inimmaginabile.
“Quando ti renderai conto
del fatto che sono cresciuto?”chiese con lentezza.
Il suo sguardo divenne
tanto profondo che i suoi occhi parvero scurirsi.
“Non sono un santo
asceta, Seishiro…credi davvero che io non abbia certi desideri?”
Per pochi, lunghissimi
secondi l’assassino lasciò che un genuina sorpresa animasse il suo viso.
…Idiota, idiota,
idiota!…
Cosa aveva da stupirsi
tanto? Che diavolo, sapeva benissimo che Subaru era un uomo fatto, allora
perché sentiva qualcosa rimescolarglisi a quel modo nello stomaco?
…Perché ora sai con certezza che ha perso
davvero la sua innocenza…
Scacciò con rabbia la
voce conosciuta che gli attraversava la mente. Non gli importava nulla della
vera o presunta purezza di spirito della sua preda. L’aveva trovata rara,
curiosa ma non necessaria, un inutile ornamento che poteva solo infastidire
chi lo possedeva.
“Cominciavo a
dubitarne.”disse invece, nel modo più provocante in cui riuscì a modulare la
voce.
Con un fluido movimento
affondò il viso nel collo del suo opposto. Non voleva più pensare, né
parlare…era molto più facile comportarsi come sempre, nascondersi dietro lo
scudo della sua indifferenza e continuare il gioco che aveva tanto
imprudentemente cominciato. Risalì fino al suo orecchio.
“Arrenditi.”sussurrò.
“No.”
Seishiro suo malgrado
rise con discrezione: la forza di volontà che il suo opposto sapeva
dimostrargli lo aveva sempre divertito.
“Non potrai sfuggirmi
per sempre né io smetterò di darti la caccia…lasciati andare ora, senza
lottare e soffrire ancora inutilmente. Riuscirò ad averti, è solo questione
di tempo.”poggiò la mano destra contro la sua spalla e lo spinse indietro
“Ti strapperò fino all’ultimo brandello di dignità e orgoglio, finirò di
fare a pezzi la tua anima e mi prenderò il tuo corpo. Ti sto dando una
possibilità.” la sua voce si addolcì “Abbandonati.”
Le mani di Subaru si
contrassero, tirando la seta della camicia.
“No.” sussurrò il
ragazzo.
Seishiro rabbrividì di
piacere. Non avrebbe nemmeno avuto bisogno del lieve tocco sulla spalla del
suo cucciolo per percepire le deboli variazioni del campo elettrico dei suoi
muscoli; per quanto la sua voce fosse stata ferma un irrefrenabile,
impercettibile, eccitante, tremito stava percorrendo il suo corpo.
“E’ davvero la tua ultima
risposta?”soffiò al suo orecchio.
La voce di Subaru si
spezzò, insieme al suo respiro, nel momento in cui Seishiro cominciò a
percorrere con le labbra la morbida curva della sua mandibola. Girò la testa
per sottrarsi, pur sapendo che così non faceva altro che peggiorare le cose.
Sentì le dita del suo cacciatore stringergli le spalle, in una presa forte
ma non ancora dolorosa mentre allontanava il suo viso da lui. Nell’irreale
istante di immobilità e silenzio che seguì il Drago del Cielo non trovò
quasi il coraggio di respirare, sopraffatto dal peso di un’angoscia troppo
profonda.
Seishiro percepì la
sua mente chiudersi su sé stessa nel momento in cui lo spinse con il proprio
corpo contro la porta, l’unico valido gesto di ribellione che avrebbe potuto
opporgli. Sogghignò vedendo i denti del suo cucciolo mordere il labbro
inferiore per evitare che anche un solo gemito potesse sfuggire dalla sua
bocca. Qualunque cosa gli avesse fatto non avrebbe avuto il piacere di
sentirlo lamentarsi o di vedergli versare una sola lacrima…Subaru era
davvero cambiato… …certamente in meglio...
Con disinteresse
allontanò quel pensiero. Non era il momento di distrarsi. Con studiata
lentezza riprese a percorrere i lineamenti del suo cucciolo, allontanandosi
il minimo indispensabile e con estrema cautela ampliò le proprie percezioni.
Il guscio che proteggeva la parte più profonda di Subaru era impenetrabile
anche per lui ma non era perfetto come le barriere che il capo dei Sumeragi
sapeva erigere con tanta perizia e, anche se con difficoltà, poteva vedere
cosa si agitava al suo interno. Vagamente ricordò di qualcuno che aveva
affermato con somma saggezza che se si guardava nell’abisso anche l’abisso
faceva altrettanto ma in quel momento gli parve troppo insensato
preoccuparsene e si sporse a guardare oltre il bordo del baratro.
Chiuse gli occhi e trasse
un respiro profondo, affondando le dita nelle spalle del suo opposto e
involontariamente contrasse il viso come se sentisse dolore. Quello che
stava facendo era azzardato, troppo anche per lui eppure lasciò che le mani
scorressero sul corpo snello e con garbo tornò a toccare con le labbra i
tratti delicati della sua preda, sfiorandogli appena la bocca serrata con
tanta ostinazione, beandosi del suono stridulo che sentì provenire dalle
profondità di quell’abisso così mutevole e affascinante. Era una sensazione
inebriante, eccitante come camminare sull’orlo di un precipizio. E lui era
un ottimo equilibrista, non avrebbe mai corso il rischio di precipitarvi.
Perso nelle sue constatazioni, non si accorse dell’impercettibile
cambiamento che riplasmò l’espressione del suo prigioniero.
Subaru strinse i pugni al
punto da sbiancare le nocche. Aveva finalmente avvertito il tocco cauto
dell’assassino e insieme ad esso la fredda, arida distesa che era…
…un’enorme sala
circolare, vigilata da demoni, protetta da ogni attacco esterno solo da
vetrate sanguigne che ormai vibrano anche solo per una brezza leggera…
la sua anima. Buio, gelo, nessuna luce che
baluginasse nemmeno nelle distanze più remote e un silenzio così profondo da
metterti voglia di urlare solo per convincerti della tua stessa
esistenza…nulla di umano avrebbe potuto sopravvivervi, eppure,
paradossalmente, proprio l’irrazionalità che Seishiro aveva bandito da ogni
sua azione era riuscita a spingere quell’ammasso di tenebre a tornare sulle
sue decisioni, a trattenerlo e ad esporsi in un modo tanto pericoloso. Era
una contraddizione che non riusciva a spiegarsi. Spinse la schiena contro la
porta nel momento in cui sentì un ginocchio insinuarsi tra le sue gambe. Si
morse l’interno della bocca per soffocare un suono simile a un singhiozzo.
L’intrusione nella sua mente si era fatta bruscamente più profonda…una
violenza fisica non avrebbe mai potuto eguagliare la sofferenza e la
frustrazione di quel momento. Avrebbe voluto urlare fino a perdere la voce
ma almeno dalle sue labbra non lasciò sfuggire nemmeno un suono; invece,
bruciante, percepì il piacere che Seishiro aveva provato nell’udire il
lamento del suo spirito. Sentì gli occhi bruciare di lacrime di rabbia.
Al diavolo tutto.
Se Seishiro trovava così interessanti le
emozioni allora che le provasse sulla sua pelle.
L’assassino udì un suono improvviso,
penetrante come l’infrangersi di decine di lastre di cristallo e si sentì
soffocare un gemito nel momento in cui fu travolto dalle emozioni di Subaru.
Contrasse le dita, affondando le unghie nelle sue spalle, sconvolto dai
segnali violenti e scoordinati che provenivano da ogni parte del suo corpo e
dallo stridio dei suoi pensieri. Per un tempo che gli sarebbe poi parso
inimmaginabile fu cosciente solo del rumore sordo del suo sangue che
scorreva impazzito e dell’angoscia e della sofferenza che gli facevano
martellare il cuore nel petto. Quando riprese almeno in parte il controllo
di sé si accorse di stare ansimando e di avere le guance bagnate. Non ancora
completamente lucido rialzò la testa.
“Allora, ti è piaciuto?”
Seishiro avvertì il cuore perdere più di un colpo. Gli occhi
di Subaru brillavano di ira, disperazione…della stessa meravigliosa
ferocia di un animale in trappola. L’assassino accennò un lieve
sorriso che si trasformò in una risata soffocata, poi inspiegabilmente gli
occhi ricominciarono a lacrimare e il respiro divenne irregolare,
scuotendolo con violenti singhiozzi. Più confuso di prima cercò inutilmente
di convincere il proprio corpo a riprendere un contegno perlomeno dignitoso.
Subaru, furente, gli afferrò il mento e con un
gesto brusco gli asciugò gli occhi con la manica della camicia.
“E respira, idiota! Cosa c’è, non hai mai
pianto in vita tua?!”
No. Evidentemente no. L’occhiata carica di
imbarazzo che l’altro gli rivolse valeva più di un intero discorso. Il Drago
del Cielo sospirò profondamente e la rassegnazione sostituì almeno in
apparenza la rabbia che lo divorava.
“Ma…sei davvero un essere umano tu ?”
Seishiro si schiarì la voce. Non era ancora
sicuro di avere riacquistato il pieno controllo del suo corpo ma non voleva
nemmeno rischiare di farsi vedere scosso più di quanto gli aveva già
mostrato.
“Se lo fossi non sarei ciò che sono .”scrollò
le spalle “Anche se mi è stato rinfacciato che con te lo sono quel tanto che
basta.” (2)
Subaru si concesse un lieve sorriso intriso di
tristezza e tornò a chinare la testa. Lo sguardo così umanamente smarrito
del suo opposto, che contrastava con l’espressione beffarda dietro cui si
era nuovamente nascosto era troppo difficile da sopportare, soprattutto ora
che entrambi avevano visto cose che ognuno di loro avrebbe preferito tenere
per sé. Voleva andarsene, subito, prima di perdere il poco controllo che gli
era rimasto.
“Lasciarmi andare, Seishiro.”
L’altro rise sommessamente.
“Sì…è meglio…per entrambi…”
Il Drago del Cielo alzò la testa, sorpreso.
L’assassino gli circondò il viso con le mai e gli baciò la fronte.
“Vai.” sussurrò poi sulle sue labbra ”Ma sappi
che questa è l’ultima volta che ti lascio andare.”
Subaru si trovò a piegare le labbra in un
ghigno e, per troppe volte in quella giornata, tornò a sostenere lo sguardo
del suo nemico.
“Questa è l’ultima volta che mi faccio
prendere.” rettificò.
Seishiro non si curò di nascondere la propria
incredulità; ridendo sinceramente, si allontanò per salutarlo con un inchino
profondo. Rialzò la testa solo quando sentì la porta tornare a chiudersi.
****
(1)
purtroppo l’autore è anonimo…che peccato.
(2) “Sarà…ma il modo in cui
lo guardi a me lascia intendere che sei umano quel tanto che basta…” da cap.2
-Prologue
ringraziamo Hokuto per la sua sfacciataggine ^_______^
NOTE
GENERALI
La mia
cavia ufficiale (grazie Vale!) mi ha fatto notare che in alcuni punti questo
episodio si fa un po’ criptico e apparentemente incongruente, quindi se
anche voi avete notato delle cose che vi hanno lasciati perplessi, abbiate
la pazienza di provare a leggere quanto segue:
1-
Il mondo
duale: con “duale” si intende il fatto che in questo mondo ogni cosa ha un
suo opposto, caldo-freddo, luce-ombra, etc., ma poiché ci troviamo in un
mondo imperfetto non ci può essere niente di assoluto, quindi il bene viene
necessariamente inquinato da un po’ di male e viceversa (immaginate il
simbolo del Tao); quindi Subaru ha la sincerità di confessare che in fondo
non è tanto buono e gentile quanto Sei-chan pensa, mentre il nostro
veterinario preferito preferisce continuare a credere quello che gli fa
comodo e tirare dritto per la sua strada. Quanto mi piace la testardaggine
di quest’uomo!! ^____^
2-
Subaru
usa una forchetta: non è una dimenticanza, già in Tokyo Babylon sia Subaru
che Seishiro avevano mostrato un certo gusto per le cose europee, o almeno
questa è stata la mia impressione quindi ho voluto continuare sulla stessa
linea, avrete notato che anche il letto di Seishiro è di foggia europea ^_^
3-
Subaru
da’ dell’idiota a Seishiro!: O_O ma che sarà mai accaduto al dolce capo del
Sumeragi?! Niente di grave, fa tutto parte della mia mente contorta e dei
miei progetti a lungo termine; il carattere di Subaru con il passare del
tempo si è fatto un po’ più deciso e freddo, a volte cinico, perché ho
deciso di fargli seguire un certo percorso evolutivo; Seishiro se ne è
accorto e la cosa lo stuzzica molto, in realtà non riesce a comprendere
questo cambiamento né dove può condurlo, tuttavia la cosa lo affascina e in
qualche modo lo diverte, quindi per ora si è limitato ad osservare o ad
agire senza far troppi danni. Per ora…;__;
4-
Nei
dialoghi ci sono pochi punti esclamativi: nella mia visione delle cose i
nostri due pucci sono persone pacate, quindi mi viene naturale farli parlare
in modo calmo. Anche perché se Sei-chan si arrabbia non è una bella cosa…^^;
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