I personaggi sono
proprietà dei rispettivi autori etc. etc.
My vision
parte IX -
Pause
di
Kourin
Seishiro tirò le tende
chiare con un gesto deciso, perfino brusco. Era rimasto più di un’ora
immobile, appoggiato alla ringhiera del terrazzo, a guardare il cielo come
se potesse trovarvi la spiegazione al suo comportamento. Aveva preso
immediatamente coscienza della gravità del suo gesto, ma aveva preferito
rimandare qualsiasi riflessione fino a che non fosse arrivato a casa.
Lasciò che un sospiro stanco gli sfuggisse dalle labbra. Aveva fatto una
cosa incredibilmente stupida…si era lasciato trascinare da qualcosa di
molto simile all’ira e alla gelosia, un’ondata emotiva che non avrebbe
nemmeno dovuto avvertire. Poggiò la fronte contro la stoffa. Non
amava Subaru, ne era assolutamente certo, se lo avesse fatto molte cose
sarebbero state diverse…eppure ora il capo dei Sumeragi giaceva nel suo
letto, dopo che lo aveva sottratto al destino che egli stesso aveva
scritto per lui. Si morse l’interno della bocca. In momenti come quello
aveva l’impressione di non avere più il controllo della sua vita, e quella
sensazione sgradevole ultimamente tendeva a presentarsi troppo spesso. Un
sospiro lieve alle sue spalle bastò a fargli abbandonare tutte quelle
sterili riflessioni. Arretrò di un passo, con gli occhi chiusi e le
braccia abbandonate lungo i fianchi, lasciando che il suo potere gli
scivolasse lungo il corpo. La sfera di cui era il centro si allargò con la
velocità e la violenza di un’onda d’urto, creando intorno all’appartamento
un’invisibile difesa di cui quelle stanze erano l’immobile centro.
…come l’occhio di un
ciclone…
Sua madre aveva usato
quell’espressione il giorno in cui gli aveva insegnato a stendere attorno a
sé quella protezione di cui un Sakurazukamori non faceva mai a meno nel
momento in cui si vedeva costretto ad abbassare la guardia. Dormire,
purtroppo, era un male necessario anche per uno come lui. Si voltò di tre
quarti, lentamente, per guardare la snella figura adagiata sul letto. Subaru
invece si dimenticava troppo spesso di riposare e nutrirsi, una cattiva
abitudine che probabilmente non avrebbe mai perso. Con pochi passi gli fu
vicino. Fece scivolare un braccio sotto la sua schiena, sollevandolo e gli
sfilò l’impermeabile chiaro, quindi si dedicò a quelle ineleganti, goffe
strutture di velcro e lacci che si ostinavano a definire scarpe. Infine si
sedette sul bordo del letto e si chinò su di lui.
“Lo sai in che razza di
guaio ti sei cacciato, eh Subaru?”gli sussurrò.
Con la punta delle dita
ridisegnò i lineamenti cesellati del suo viso pallido, sfiorandogli le
guance curiosamente cedevoli ora che i muscoli non erano contratti
nell’espressione dura a cui li costringeva quando lo incontrava. Quel volto
perfetto aveva sempre esercitato un fascino insolito su di lui, fin dalla
prima volta, e anche ora non poteva fare a meno di trovare straordinario il
modo in cui la sua bellezza si era raffinata col passare del tempo.
“E ora come pensi di
uscirne?”
Gli sollevò una mano e
ripercorse con l’indice destro le linee del marchio che vi aveva impresso.
Lo vide corrugare la fronte e stringersi nelle spalle, come se volesse
ritrarsi inconsciamente; allora, con un leggero sorriso, si chinò a baciare
il pentacolo. Subaru riversò indietro la testa, scoprendo la gola mentre
gemeva lievemente per il dolore. Delizioso…eppure il ghigno di Seishiro
scomparve, sostituito da un leggero sospiro contrariato. Non era dell’umore
adatto per certe cose. Svogliatamente raccolse scarpe ed impermeabile, li
depositò all’ingresso e si diresse in cucina. Aveva bisogno di distrarsi, di
cacciare il nervosismo crescente che gli procurava la presenza del suo
opposto. Mentre si slacciava la giacca rise piano. Con Subaru aveva sempre
avuto intenzione di impegnare il tempo in modo decisamente diverso, altro
che cucinare! Costringendosi a liberare la mente da altri pensieri, cominciò
a preparare i vari utensili con la noncuranza di chi è abituato a farlo da
sempre, ma poco più tardi, mentre le pietanze cuocevano a regola d’arte,
dovette riconoscere che quell’espediente non era servito a nulla. Sbuffò
ancora, poi, dopo una breve riflessione, sogghignò gettando un’occhiata
sospettosa ai coperchi. Poteva anche darsi che non avrebbe avuto un solo
ospite quella sera. Incrociò le braccia sul petto e alzò il viso verso il
soffitto, tanto per guardare da qualche parte.
“Hey, Hokuto-chan…”disse
ad alta voce, in tono di sfida”che fai? Non vieni a vegliare sulla verginità
del tuo adorato fratellino?”
Socchiuse gli occhi; gli
era comparsa alle spalle e Seishiro poté avvertire chiaramente la vibrazione
che le mani sulle sue spalle provocarono nel livello più esterno della sua
aura..
“Oggi nemmeno tu saresti
tanto bastardo.”
L’assassino ridacchiò.
“Secondo me sei troppo
ottimista .”ribatté allegramente.
Hokuto ricomparve sul
bancone della cucina.
“Comunque te lo
impedirei.”
“Ah davvero?”
“Sì…”
Sogghignò, con
espressione sicura e sguardo tagliente, e infilò la mano nell’ampia manica
sinistra. L’assassino si irrigidì, richiamando alla mente solo blande
formule di difesa.
“Non te lo
permetterò…”all’improvviso la voce salì di tono”…non finché non sarete
regolarmente sposati!!”urlò, levando al cielo un mestolo d’acciaio.
Un fulmine violetto
concluse la sua corsa sulla lucida superficie curva dell’utensile e il
contenuto delle pentole schizzò verso l’alto, come dei getti di fontana,
mentre la risata volutamente sguaiata della ragazza rimbalzava sui muri
della cucina.
Seishiro sbatté le
palpebre, sentendosi gelare all’idea delle pulizie che avrebbe dovuto fare,
alle pareti da ritinteggiare e alla cena da preparare daccapo; ma la sua
vivace cognatina si mostrò indulgente e il cibo tornò al suo posto senza
fare danni.
“Ma naturalmente, se lui
sarà d’accordo nel soddisfarti non potrò fare a meno di darvi la mia
benedizione. ”concluse, annuendo gravemente.
L’assassino si limitò a
tendere la mano, palmo in su.
“Ahhh, uff…con te non c’è
proprio nessun divertimento. ”borbottò, rendendogli il mestolo.
“Mi conosci meglio di
molti altri, signorina Sumeragi, sai già cosa aspettarti da me. “
“E tu, sai cosa spettarti
da te stesso?”
Seishiro finse di
ignorare l’improvvisa serietà della sua voce e per scacciare il disagio
tornò a dedicarsi ai fornelli. Hokuto rimase in silenzio per qualche minuto,
ma senza l’intenzione di lasciare cadere il discorso.
“Io credo, Sei-chan, ”
disse seria” che oggi ti ubriacherai con un vino troppo dolce e forte per
te.”
L’altro rise lievemente,
gettandole un’occhiata significativa.
“Può darsi…”
La ragazza invece piegò
all’insù un angolo della bocca, ridacchiando.
”Certo signor mio sto
parlando di tentazione, ma non mi riferisco alla cosa più ovvia. ”
Seishiro per un attimo
parve vagamente incuriosito, poi si sfilò il grembiule e lo piegò in qualche
modo, abbandonandolo sul ripiano del bancone.
“Beh, io vado a tenere
compagnia al tuo fratellino, che fai, vuoi partecipare anche tu?”
“Hmmm, naaa… non credo
che avrai bisogno anche di me.”ribatté sorridendo, con un’espressione
indefinibile, poi gli strizzò un occhio “Alla prossima!”
Seishiro sospirò
profondamente e si massaggiò per qualche secondo la fronte con la punta
delle dita, quindi si avvicinò al divano, recuperando un libro che vi
giaceva abbandonato e avanzò con decisione verso la sua stanza. Arrivato ai
piedi del letto, però, non poté fare a meno di fermarsi ad osservare il suo
inusuale ospite.
Subaru giaceva in
posizione fetale, con le coperte strette intorno al corpo e tirate fin sopra
la testa, come…
…Come un pulcino nel
suo uovo…
Rise di se stesso. Non
erano da lui espressioni così tenere. Si stese su un fianco, accanto alla
sua preda e aprì il libro con serie intenzioni, tuttavia l’interesse per la
lettura scemò rapidamente e tornò a guardare la figura semisepolta dalle
coperte. Il suo ospite gemette sommessamente, aggrottando le sopracciglia.
Incubi, senza ombra di dubbio. C’era una forte ironia nel fatto che il
Sumeragi più potente in assoluto fosse di animo tanto fragile. Tese la mano
sinistra per scostargli i capelli dalla fronte in un gesto di vaga
gentilezza; piegò all’insù un angolo della bocca. Perché no? Gli poggiò la
mano sulla guancia, facendo forza sotto la mandibola per sollevargli il viso
dal petto. Così innocente…e indifeso…Toccò le sue labbra con le proprie,
cautamente e quindi con più decisione fino a violare con irruenza la sua
bocca. Un curioso spasmo gli percorse lo stomaco e il ventre, facendogli
involontariamente piegare le labbra in un sorta di sorriso. Chiuse gli occhi
un istante e si tirò indietro, soffocando un leggero sospiro contrariato.
Abbandonò la testa sul cuscino. Era inconcepibile…la preda che
inseguiva da anni, per cui provava un’innegabile attrazione fisica era a sua
completa disposizione e lui non riusciva nemmeno a desiderarla. Si
massaggiò di nuovo la fronte, nell’inutile tentativo di diradare la nebbia
che gli confondeva di nuovo i pensieri. Gettò ancora un’occhiata al morbido
profilo del corpo che giaceva accanto al suo e rise piano. Beh, almeno più
nessuno avrebbe potuto dire che non aveva avuto un Sumeragi nel suo letto.
Ridendo ancora riprese a leggere e solo quando fu troppo buio per continuare
si decise a sdraiarsi, poggiando la testa sul braccio destro. Il suo
cucciolo era rimasto immobile per ore, lasciandosi sfuggire solo qualche
gemito soffocato, le coperte sempre più strette attorno al corpo. Seishiro
socchiuse gli occhi. Aveva bisogno di dormire ma era ancora indeciso se
lasciare al suo avversario un simile vantaggio. Gli era parso di avvertire
un cambiamento nel suo modo di fare, un delizioso, attraente, pericoloso
mutamento che non era ancora riuscito ad identificare ma di cui era
assolutamente certo. Chiuse gli occhi, sospirando profondamente. Ma
no…Conosceva il senso dell’onore di Subaru meglio di chiunque altro, e anche
se non avesse potuto fare affidamento su quello la sua indole mite gli
avrebbe impedito anche solo di pensare di aggredirlo nel sonno. Nascose il
viso contro il braccio. No, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
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