I personaggi sono
proprietà dei rispettivi autori etc. etc.
Le parti in corsivo si
riferiscono agli avvenimenti di Tokyo Babylon
My vision
parte VIII -
Rising
di
Kourin
Seishiro si concesse di
assaporare il calore che emanava dal suo opposto ancora per una manciata
di secondi prima di raddrizzare la schiena e indossare il suo solito
sorriso ironico.
“Sei diventato un
ribelle, Sumeragi-san?”
L’altro scrollò le
spalle.
“Non più di te.”
“Ma io sono un assassino,
infrangere le regole è il modo di vivere!”esclamò allegramente.
Mentiva, e lo sapevano
entrambi. Un capoclan era soggetto a quelle regole millenarie più
dell’ultimo dei servitori, e Subaru non poté fare a meno di chiedersi chi
potesse essere tanto folle da volerlo costringere all’obbedienza. Strinse le
dita sul legno, innervosito. Seishiro invece si morse l’interno della bocca,
a disagio, distogliendo per un istante lo sguardo da quello della sua preda;
soprapensiero fece scorrere la punta dell’indice sul naso, per accomodare
inesistenti occhiali scuri, poi scrollò le spalle e tornò a sorridere
come sempre.
“Una volta mi hai chiesto
se ho sigillato altre cose nella tua memoria…”
La sua voce risuonò
allegra, eppure ancora priva del tono canzonatorio con cui si riferiva al
loro passato.
“Hmm - hm.”
“Vuoi ancora sapere
quali ? “
Subaru reclinò di lato la
testa, con la stessa espressione accattivante di un gatto incuriosito e
sogghignò.
“Senza darti nulla in
cambio? Potrebbe essere un affare…”
“Non ho mai detto che
avrei lavorato gratis.”
“Allora ne farò a meno.”
Seishiro ridacchiò, le
mani di nuovo affondate nelle tasche. Socchiuse gli occhi e il maroboshi li
inghiottì così in fretta da non dare al suo avversario nemmeno il tempo di
reagire, eppure il suo cucciolo rimase tranquillamente appoggiato alla
balaustra che ora delimitava solo uno spazio vuoto. Nessuna accelerazione
del battito cardiaco, nessuna tensione che percorresse i suoi muscoli…solo
una leggera inquietudine che traspariva dallo sguardo che sosteneva
fermamente il suo. Nell’incredibile silenzio che li circondava gli tese una
mano. Subaru si lasciò sfuggire un sospiro stanco e poi avanzò di qualche
passo, concedendosi a quell’abbraccio che gli procurava repulsione e ad al
tempo stesso uno spasmodico e maledetto desiderio di abbandonarvisi.
“Allora, posso
cominciare?”
Il suo opposto si limitò
ad annuire in silenzio, incurante del tono leggero che aveva usato, quasi lo
stesse invitando a prestare attenzione ad uno spettacolo teatrale.
“Bene.”
L’aria di fronte a loro
cominciò a vibrare, a diventare lattiginosa e poi a prendere forma. Subaru
si costrinse a non lasciare che i suoi muscoli si contraessero al ricordo
della prima e unica volta in cui aveva assistito a quel fenomeno. La stretta
intorno al suo corpo si rafforzò appena e il suo cacciatore si chinò
leggermente su di lui.
“Shhh…sta’
tranquillo…”gli sussurrò”Oggi sei mio ospite...”
Nello spazio di fronte a
loro gli spettri creati dal potere del Sakurazukamori cominciarono a
muoversi e il suo amabile prigioniero si concentrò solo sulle immagini che
stava creando per lui. Involontariamente Subaru si appoggiò al suo petto,
già preda dello sconforto. Ricordava bene quelle tre ragazze che avevano
provato a giocare con cose ben più grandi e potenti di loro… e non aveva mai
avuto dubbi sul fatto che aveva fallito a causa della sua incapacità,
condannandole alla follia per il resto dei loro giorni.
“Oh…mio Dio…”sussurrò.
…Seishiro
adagiò amorevolmente Hokuto sul divano, quindi, con eleganza, strappò la
barriera che circondava il giovane capo dei Sumeragi, mostrando per la prima
volta la sua vera natura.
“[…], ma avete fatto
del male a Subaru. E questo non ve lo perdono.”…
Subaru non riuscì a
controllare il lieve tremito che gli attraversò il corpo non appena capì
cosa lo aveva spinto ad agire. Era intervenuto perché trovava oltraggioso
che qualcun altro provasse a privarlo del diritto che avanzava su di lui,
perciò non riuscì a zittire il pensiero che gli ricordava quanto la forza di
volontà di un Sakurazukamori potesse condizionarne le azioni; quanto persino
un giuramento estorto avrebbe potuto cambiare la sua vita…
“Hey,
Sumeragi-san.”
Il Drago del Cielo
sobbalzò leggermente ma continuò a guardare di fronte a sé. Seishiro non
seppe trattenere una risata leggera. Gli fece scivolare una mano lungo il
collo, sfiorandolo appena, infine chiuse le dita sul suo mento.
“E ora cerca di non
distrarti.”
Lo spasmo che percorse
ancora una volta il corpo del suo cucciolo lo deliziò.
“Ti ricordi della maestra
Kumiko?”
“Sei stato tu?”
“Sì, ma questo non ha
importanza.”
Subaru osservò con un
distacco che non avrebbe mai saputo spiegare il suo improvviso scoppio di
ira, le sue parole dure e di condanna, l’arrivo del suo nemico…
…“Guarda un po’. Il
mio operato si incrocia di nuovo con il tuo…[…]Pare proprio che la nostra
scommessa l’abbia vinta io…”…
Subaru si morse l’interno della bocca,
maledicendo le lacrime che gli pungevano gli occhi, quando, in modo
indefinitamente perverso, il suo nemico si accinse a sfilargli un guanto.
Paradossalmente se lo avesse visto spogliarlo avrebbe sentito meno dolore.
Quasi non badò alle parole che seguirono, al modo virtualmente violento con
cui gli sfiorava la gola e il viso, alla rapacità che si agitava nel colore
caldo dei suoi occhi…Il Drago della Terra piegò le labbra in una smorfia
contrariata a si chinò a posare un leggero bacio sul suo collo per distrarlo
dalle cupe considerazioni in cui si era certamente calato.
Seishiro
passeggiava intorno al tavolo operatorio su cui giaceva la sua preda,
parlando con leggerezza di cose terribili.
…“Ti definirei…il
tipo del martire.”…
Subaru gli avrebbe volentieri riso in faccia;
era un debole, non un martire. Un sussurro sottile, insistente si insinuò
allora tra i suoi pensieri, ricordandogli quanto fosse egoistico il voler
essere indifferente alla sorte del mondo, quanto fosse sbagliato, perfino
abominevole, il sentimento radicato dentro di lui. Era un guardiano senza
volontà, un peso per il pianeta che avrebbe dovuto tutelare e per i suoi
compagni, turbati dal suo comportamento così riservato e freddo da tradire
chiaramente che qualcosa non doveva essere come era. Non si fidavano di lui.
A loro, come al clan, interessava solo che compisse il suo dovere, il resto
non aveva alcuna importanza. Vivere a quel modo, ingannando se stesso e gli
altri, trascinando un’esistenza tanto infelice non aveva senso, era inutile,
così come era stata tutta la sua vita.
Con un gesto lento,
abile, l’assassino disegnò sottili strisce cremisi sulla gola esposta del
ragazzo che stringeva tra le braccia.
…“Su…ti accompagno a
casa. Mio amato Subaru
Sumeragi.”…
Mio amato…
Subaru trasse un profondo sospiro e alzò gli
occhi sulla splendida massa di petali sopra di loro. Il Sakura frusciava
dolcemente, invitante; una prigione dalla bellezza incomparabile, l’inferno
che meritava per ciò che desiderava, per la sua indifferenza, per la sua
debole volontà … chiuse gli occhi … era vero, continuare a vivere a quel
modo non aveva senso. Subaru non fece nulla per sfuggire al potere
dell’Albero che lentamente lo privava di ogni forza, dell’ultimo barlume di
pensiero razionale. Era meglio finire in quel posto, senza coinvolgere tutti
gli altri, in silenzio, avendo come ultimo ricordo quell’abbraccio e il
calore del suo corpo contro il proprio.
“Subaru?”
Seishiro si chinò, accompagnandolo lentamente
mentre scivolava a terra e poi continuò a sostenerlo, stringendolo con una
forza che in qualsiasi altra occasione avrebbe giudicato eccessiva. Il suolo
sotto i suoi piedi vibrò leggermente e l’aria si riempì del suono
strisciante delle radici che emergevano dallo strato di petali che copriva
quel terreno illusorio, del lamento dei prigionieri, del vibrare dei sottili
rami che si protendevano verso il capo dei Sumeragi. Rapidamente. Troppo. Il
Drago della Terra socchiuse gli occhi e il legno esplose a pochi centimetri
da loro, spezzandosi con un suono secco.
“Chiariamo una cosa. ”ringhiò l’assassino”
Lui è mio e sarò solo
io a decidere quando e se
lo dividerò con te.”
Il Sakura si ritrasse, velocemente e parve
piegarsi su se stesso, come un animale pronto ad attaccare, i petali scossi
da un mormorio furioso. Seishiro gli gettò un’occhiata sprezzante. Quel
giorno non aveva intenzione di comportarsi da cagnolino obbediente.
“Non
mi importa nulla di quello che vuoi.”
sibilò.
Con disinteresse si caricò sulle spalle il corpo esanime del
suo opposto. Il Sakura ringhiò più forte ma il Drago della Terra non se ne
curò. Subaru era un suo diritto
e non avrebbe permesso a nessuno
di usurparglielo.
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