I personaggi sono proprietà dei rispettivi autori etc. etc. Qui però compare un personaggio solo mio, perciò a maggior ragione io e Sei-chan abbiamo tutti i diritti di trattarlo male^^.


 


My vision

parte VI - Tomoe

di Kourin



 

Subaru tirò un sospiro di sollievo quando vide il ragazzo che, seccato e insofferente come al solito, era alle prese con due bambini.Vagamente percepì la presenza del suo opposto, velata al punto tale che sarebbe sfuggita facilmente a qualunque degli altri Sigilli. Aggrottò le sopracciglia. Negli ultimi tempi la sua sensibilità si era accresciuta notevolmente e non era più tanto certo che fosse una cosa positiva. Un colpetto leggero su una spalla lo distrasse dalle sue riflessioni. Il Drago della Terra gli sorrise amabilmente e gli augurò il buongiorno con gentilezza, ma ottenne solo un’occhiata in tralice.

“Sei ancora arrabbiato con me ?”

Subaru scrollò le spalle.

“Solo con me stesso perché ti ho permesso di farlo.” ribatté con finta noncuranza, quindi ammiccò in direzione del ragazzo “Quanto tempo gli resta ?”

“Hmm…sei giorni direi. Perché me lo chiedi? Lo vedi anche tu.”

“Volevo solo sapere se avresti aspettato fino alla fine.”

La risata lieve dell’assassino morì inaspettatamente. Si voltò verso la strada, all’erta come un animale selvatico, poi si tolse gli occhiali e li infilò nel taschino della giacca.

“Nasconditi.”

“Cosa?”

“Da onmiouji, nasconditi. ”ripeté pazientemente.

Subaru non replicò, anzi si affrettò ad ubbidire, allarmato dalla sua improvvisa serietà. Mormorò una formula di protezione che non affievolisse le sue percezioni e tornò a guardare la strada di fronte a sé. Seishiro gli parve stranamente inquieto nonostante la calma dietro cui era tornato a nascondersi. La dimensione che era la dimora del Sakura li inghiottì senza preavviso, cogliendolo completamente alla sprovvista. Gettò un’occhiata tagliente al suo nemico e ottenne solo un teso sorriso.

“C’è un imprevisto. “disse questi, freddamente, con le mani affondate nelle tasche dell’impermeabile.“Perciò cerca di adeguarti senza fare tante storie.”

Subaru aprì la bocca per ribattere ma tutto quello che uscì dalle sue labbra fu un gemito soffocato. Si piegò in due tremando, raggelato dall’energia negativa che lentamente scivolava su di lui e che gli faceva dolere i pentacoli impressi sulle mani. Seishiro lo osservava con gli occhi socchiusi e un leggero sorriso, compiaciuto forse dal fatto di non incontrare nessuna resistenza che gli avrebbe solo fatto perdere tempo. Il Drago del Cielo, ansimando appena, raddrizzò la schiena e osservò con distacco il risultato dell’incantesimo. Era completamente nascosto dall’oscurità che permeava quel luogo, come se si fosse trovato dietro uno specchio; chiunque stesse arrivando non avrebbe visto in lui nulla più di un semplice essere umano trascinato là con la forza. Sotto il suo sguardo curioso e perplesso Seishiro si limitò a scrollare le spalle, poi si voltò leggermente a sinistra, scrutando il buio. Subaru lo imitò e mentre osservava con poco interesse la caduta dei petali si rese finalmente conto del silenzio innaturale che lo circondava. Alzò gli occhi sulla chioma rosata ma subito dopo uno scalpiccio attutito attirò la sua attenzione. Una donna, fasciata da un elegante tailleur rosso scuro, avanzava verso di loro con tranquillità, incurante dei petali che rabbiosamente le turbinavano intorno. Quando fu abbastanza vicino si inchinò leggermente.

“Buona giornata, Sakurazukamori-san.”

“A te, Tomoe. A cosa devo l’onore ?”

Subaru riuscì a contenere il suo stupore in un rapido battito delle ciglia: non aveva mai sentito la voce di Seishiro risuonare tanto falsa; così abile nel non mostrare agli altri ciò che era, ora faticava a contenere quella che a tutti gli effetti sembrava essere stizza.

La donna gettò una rapida occhiata all’inconsueto visitatore quindi i suoi occhi tornarono a fissarsi in quelli dell’assassino.

“E’ davvero una bella bambola.” commentò aspra.

Era infuriata e non si dava pena di nasconderlo e gli occhi scuri sembravano ardere come braci.

“ Ma cosa può essere lui oltre a quel corpo attraente?”

Seishiro sorrise amabilmente, col solo scopo di irritarla di più. Afferrò il polso sinistro del suo cucciolo, tirandolo di fronte a sé, poi lo costrinse a sollevare le mani, in modo da mostrarle i marchi che portava. Tomoe piegò le labbra in una smorfia rabbiosa. Il ragazzo che aveva di fronte era di proprietà dell’assassino, avrebbe dovuto usare molta cautela nel trattare con lui.

“Capisco. ”ringhiò.

Seishiro sorrise di nuovo, con aria compiaciuta e circondò con le braccia le spalle del suo ospite, stringendolo con forza. Il Drago del Cielo si costrinse a rilassare i muscoli, cosciente che quella stretta soffocante era un pericoloso segno di nervosismo. Cominciava ad intuire cosa stava accadendo, anche se stentava ancora a crederci, e quali forze avrebbe potuto scatenare una sua reazione inopportuna, perciò rimase immobile, costringendo il viso in un’espressione indecifrabile.

Tomoe si morse il labbro inferiore con rabbia. Era certa che gli nascondessero qualcosa, il suo istinto non aveva mai fallito; inoltre sapeva bene che un Sakurazukamori non si accontentava mai tanto facilmente.

Il prigioniero si tirò indietro quando vide la sua mano alzarsi, ma lei sorrise incurante e gli strinse le dita intorno al mento. Con gentilezza gli girò il viso da un alto, poi dall’altro, valutandolo con la freddezza con cui si decide il prezzo di un capo di bestiame. Socchiuse gli occhi. Il senso di sospetto si era fatto più forte eppure quel ragazzo continuava a fissarla con l’espressività di un manichino, come se tutto quello che stava accadendo non lo riguardasse. Studiò con attenzione i suoi lineamenti, il corpo snello, e si compiacque nel constatare che, in fondo, per ottenere ciò che voleva il prezzo non sarebbe stato affatto alto.

“Certo…posso capire che te lo voglia tenere stretto…”

Qualcosa di indefinitamente sgradevole si irradiò dalla punta delle sue dita costringendo Subaru ad un movimento tanto brusco quanto inutile per liberarsi. La donna sogghignò. Il passatempo del Sakurazukamori era dotato di una sensibilità quantomeno fuori dal comune; giocare con lui sarebbe stato un vero piacere.

“A quanto pare non piaccio nemmeno a te ...”commentò, sogghignando“ma questo non ha alcuna importanza.”

Fece scorrere le unghie sulla sua guancia, senza graffiarlo poi alzò gli occhi sull’assassino.

“Facciamo un patto tra noi, Sakurazukamori-san. ”propose in tono suadente.

Seishiro sentì un leggero tremito percorrere la sua preda; anche lui aveva usato parole simili, tanto tempo prima ma oltre a questo, ciò che senza dubbio aveva turbato il suo cucciolo era l’evidenza che quella proposta coinvolgeva anche lui, che il suo opposto avrebbe anche potuto accettare e che contro due sciamani alleati non avrebbe avuto alcuna possibilità. Sorridendo tra sé finse di riflettere, mentre Tomoe attendeva con sempre minor pazienza che lui si degnasse di prestarle un po’ d’attenzione.

“Quale?” chiese infine.

La donna socchiuse gli occhi e il suo sguardo si fece penetrante come quello di un felino in caccia.

“Non ti sto chiedendo di rinunciare al tuo giocattolo, sai…”

Piegò le labbra in un ghigno famelico, concentrando ancora una volta una parte del suo potere nella punta delle dita. Subaru si irrigidì. Se avesse potuto sarebbe arretrato, tale era la nausea che gli causava quel tocco, ma dietro di lui Seishiro rimase immobile, limitandosi ad aumentare la forza con cui lo stava stringendo.

“Allora cosa vuoi ?”

Tomoe assunse un’irritante aria di sfida e tornò a rivolgersi a Subaru.

“I triangoli sono sempre molto eccitanti, non trovi?”gli sussurrò con fare invitante.

Senza porre altro tempo in mezzo, incurante della sua resistenza, si sporse in avanti per baciargli le labbra ma le dita dell’assassino si poggiarono fulminee alla base della sua gola.

“Tomoe. ”ringhiò.

Lei si tirò indietro, di nuovo infuriata.

“Beh è l’offerta migliore che riceverai!” sbottò“E comunque non potrai continuare a fare sempre ciò che vuoi! ”

Imperturbabile, Seishiro sorrise.

“Staremo a vedere.”

Le labbra della donna tremarono per la rabbia.

“Non…provocarmi…”ringhiò.

Il Drago della Terra piegò all’insù un angolo della bocca.

“Arrivederci, Tomoe.”

La donna si irrigidì visibilmente, intimorita dalla minaccia che serpeggiava nella sua voce bassa, poi la rabbia tornò a deformarle la bocca.

“Arrivederci, Seishiro. ”ringhiò.

Si inchinò appena e arretrò solo di un paio di passi prima di attraversare il sottile confine che la divideva dal resto del mondo.

La stretta intorno alle sue spalle si fece meno violenta e Subaru poté udire chiaramente un lievissimo sospiro. Si appoggiò a lui, anche se sapeva benissimo che non avrebbe dovuto permettersi di farlo e levò gli occhi sulla maestosa chioma rosata. Nella maboroshi ora si poteva udire il lieve suono del vento ma i prigionieri dell’albero continuavano a tacere, o forse a lui non era dato di udirli. Si morse il labbro inferiore. Il suo nemico non aveva mai accennato a Hokuto…di tutti i modi che conosceva per ferirlo quello sarebbe certamente stato il più doloroso, eppure non ne aveva mai fatto parola, come se la cosa avesse in qualche modo potuto metterlo in difficoltà. Chiuse gli occhi, soffocando un sospiro. A volte i suoi pensieri si ostinavano a soffermarsi su ipotesi assurde.

Seishiro avvertì un’insolita vibrazione provenire dall’Albero. Desiderio, ma soprattutto odio…profondo, denso, non aveva mai percepito nulla di simile. Si accorse di avere piegato le labbra in un sorriso maligno, invaso da un piacere tanto sottile quanto profondo. Si chinò a baciare il collo del suo ospite e finalmente allentò la presa, liberandolo. Il capo dei Sumeragi si allontanò solo di un passo prima di voltarsi e gettargli un’occhiata significativa. L’assassino ridacchiò. Sbatté le palpebre, alterando appena il respiro per destabilizzare i labili confini dimensionali e la tumultuosa, completamente indifferente umanità tornò a circondarli.

Subaru si coprì gli occhi con una mano, in preda ad un lieve capogiro. Nonostante le sue percezioni fossero state alterate, affievolite aveva chiaramente avvertito un’ostilità profonda provenire dal Sakura, un’enorme quantità di energia negativa che era comunque riuscita a penetrare attraverso il potente scudo da cui era in qualche modo protetto. Protetto…era una strana parola se messa in relazione ad un Sakurazukamori.

Seishiro gli circondò le spalle con un braccio e lo trascinò con sé mentre si addentrava nel parco.Il Drago del Cielo lo seguì docilmente, valutando con una certa apprensione l’intensità di

un’emozione che non avrebbe mai pensato potesse affiorare nel suo nemico. Forse, da qualche parte, c’era qualcosa di umano perfino in lui. Sospirò piano, di nuovo. Se non fosse stato tanto stanco avrebbe perfino trovato divertente un’ipotesi come quella.

Di fronte ad una pozza traboccante di foglie di ninfea finalmente il suo opposto lo lasciò libero, e non ci volle molto perché le persone che passeggiavano nei dintorni si allontanassero in fretta in preda ad un forte senso di disagio e paura. Subaru si staccò un poco da lui, il tanto che bastava per andare ad appoggiarsi all’artistica balaustra che delimitava lo specchio d’acqua. Incrociò le caviglie e allargò le braccia, facendo scorrere le mani sul legno liscio. L’assassino continuò a mostrargli il suo profilo, irrigidito, senza l’apparente intenzione di parlare o di andarsene. Ad un tratto si voltò, con la bocca deformata da un ghigno che tradiva una rabbia non ancora completamente sopita.

“Beh, non hai niente da chiedermi ?”chiese con leggerezza.

L’altro sorrise, scrollando le spalle.

“Tanto non mi risponderesti.” ribatté in tono altrettanto leggero.

Il viso del suo nemico si rilassò quasi impercettibilmente, in preda ad un effimero stupore ma l’abituale maschera che indossava di fronte a tutti riplasmò subito la sua espressione.

“Chissà…”ribatté sorridendo.

Subaru ricambiò il sorriso, accennandolo appena per fargli capire che era proprio il tipo di risposta che si aspettava. Seishiro parve esitare poi gli si avvicinò, poggiò le mani ambo i lati del suo corpo e chinò la testa. Era un’inammissibile debolezza, ne era perfettamente conscio, eppure desiderava parlare di nuovo con lui. L’unico vero comandamento del clan recitava che un Sakurazukamori bastava a se stesso, qualunque cosa avesse desiderato avrebbe dovuto sempre essere pensata in relazione ad esso, volerlo ignorare era un pericoloso segnale di…socchiuse gli occhi, di fronte alla gravità della parola…decadenza. Inconsciamente si morse l’interno della bocca. Ma era nato assassino, non ci sarebbe mai stato nulla in grado di cambiare la sua natura, infrangere una stupida regola non avrebbe fatto alcuna differenza, non finché non avesse preso la sua decisione. Di nuovo irritato per quelle fastidiose incertezze ordinò che i suoi pensieri facessero silenzio e si chinò a poggiare la fronte sulla spalla sinistra della sua preda, assaporando il tepore del suo corpo.

“Non sono ancora venuti a dirti che è arrivato il momento di fare il tuo dovere nei confronti del clan?” chiese pacatamente.

Un sorriso amaro si disegnò sulle labbra di Subaru.

“Certo.”

Senza esitazioni alzò la mano sinistra e la fece scorrere sulla nuca dell’assassino, quindi si chinò appena poggiando la guancia sui suoi capelli.

“E la vuoi sapere una cosa ?” gli bisbigliò all’orecchio “Non ho la minima intenzione di ubbidire.”

 Per un solo, interminabile istante Seishiro si dimenticò di respirare e poi inspiegabilmente si ritrovò a ridere, a denti stretti, pervaso da un sollievo che non aveva ragione di esistere e che un angolo della sua mente gli ordinò inutilmente di ignorare.

 

 

 


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