My Immortal

parte II

di Kaede

 

AMETHYST REMEMBRANCE (Special chapter)

- The story of Cassiel and his master, the Vampire Adam -

 

«…Cassiel era contemporaneo di Dante. Era nato anche lo stesso anno, nel 1265. Quando l’autore completò la Comedìa, nel 1321, lui era già vampiro da circa 37 anni. Aveva una copia originale di quei tempi, scritta dai monaci amanuensi dell’abbazia dove viveva. Infatti Gregorious (così si chiamava ed userò questo nome per parlare del suo passato, almeno finché non acquisirà il nome “Cassiel”), aveva vissuto per circa 60 anni in un antica abbazia della Francia orientale. Era così vicino all’Italia da conoscere appena il francese e da portare un nome che cercava invano di ricordargli la sua vera nazionalità.

Gregorious non aveva avuto molto a che fare con i suoi genitori, in quanto suo padre l’aveva portato nel monastero quando aveva più o meno tre mesi di vita, con la scusa ufficiale di regalargli una cultura. La ragione reale era che Gregorious era figlio d’una donna che non era sua madre, ma questo glielo dissero i monaci, alcuni anni più tardi…

Nell’abbazia, comunque, s’era fatto davvero la vasta cultura per la quale teoricamente era stato trasferito lì. Conosceva il latino ed il greco ed era un amante della filosofia. Per circa diciannove anni, era stato un credente d’oc, convinto anche a diventare un monaco, ispirato dall’abate che era a capo di quel monastero. A dire il vero, aveva addirittura scelto il suo nome da frate…si sarebbe chiamato “frate Francesco”, come il san Francesco che tanto adorava. 

Aveva giusto pensato di tagliarsi i capelli nel modo dei monaci, quando conobbe Adam.

Quel giorno infatti, era stato vinto dalla curiosità che lo aveva spinto ad oltrepassare la porta che i monaci più anziani gli impedivano di varcare. Aveva chiesto spesso il perché di quella proibizione ed aveva ricevuto da tutti la stessa risposta: “laggiù regna un demone mandato da Lucifero!”

Eppure lui aveva visto più di qualche volta l’abate aprire quella porta, scendere le scale che essa nascondeva, spesso portandosi dietro una scatola di legno con dentro qualcosa che Gregorious ignorava.

Così, dopo aver aperto quella vecchissima porta con l’aiuto di un pezzetto di legno appuntito, aveva acceso una torcia e aveva sceso le scale, senza dimenticarsi di richiudere l’uscio. Era buio e la luce del fuoco della fiaccola illuminava debolmente il passaggio e le vecchie scale di sassi, creando ovunque ombre terrificanti. C’era puzza di vecchio, di chiuso. Faceva caldo, nonostante la profondità in cui si era inoltrato. Quando arrivò a destinazione, mise la torcia in uno dei ganci che erano appesi al muro e si guardò attorno. Vedeva tante sbarre di ferro, arrugginite e rotte. Erano indubbiamente prigioni, quelle in cui si trovava. Guardò in una di queste e trattenne a stento un urlo, trovandovi un vecchio scheletro, ingiallito dagli anni. Si girò dalla parte opposta e posò lo sguardo in una sala priva di sbarre. Entrandovi, scoprì che si trattava di una stanza dedita alle torture. Notò alcuni scheletri incatenati al muro, altri dentro una gabbia sospesa in aria…

-anime impure…peccatori, in una parola!- spiegò qualcuno, da una parte indefinita della stanza. Gregorious sussultò, girandosi velocemente…

-sono alla tua destra…- disse la voce che aveva parlato prima. Gregorious si girò, vedendo un ragazzo, con i capelli così lunghi da allargarsi a terra come una macchia d’olio. Il ragazzo era seduto a terra, robuste catene lo costringevano all’immobilità e lo guardava con uno sguardo strano…

-c-chi sei?- chiese Gregorious, rimanendo fermo e continuando a scrutarlo…

-mi chiamo Adam…guarda che puoi avvicinarti, non ti mangio mica!...- esclamò, sorridendo. Aveva un sorriso magnetico e bellissimo…

-ma…-

-ah, è vero, ti avranno sicuramente detto che io sono“il demonio mandato da Lucifero”…ma ti pare che Lucifero abbia tempo da perdere per mandare un suo seguace in questo monastero fuori dal mondo?- lo disse con una nota di ironia che, in qualche modo, riuscì a calmare Gregorious…dopo un attimo di esitazione, infatti, si avvicinò al ragazzo…

Emise un gemito sorpreso quando notò che questi era completamente nudo: nell’oscurità della stanza, non se n’era accorto. I capelli gli coprivano un po’ l’intimità, ma non troppo, anzi…

-beh? Scusa, non ce l’hai anche tu?- domandò il ragazzo, ridendo, divertito…Gregorious arrossì vistosamente, dilatando le pupille degli occhi per la sorpresa…quel ragazzo era davvero un impudente! Non gli aveva fatto una bella impressione…Gregorious era sempre stato molto calmo e pensava dieci volte prima di fare qualsiasi cosa, inoltre era molto timido…il tono di quel ragazzo invece, così sprezzante, scherzoso e poco adatto alla situazione in cui si trovava, oltre a metterlo a disagio, lo infastidiva notevolmente.

-…non te la sarai mica presa per così poco, vero?...- domandò il ragazzo incatenato, chinando un po’ la testa a lato…

-perché sei qui?- chiese, a quel punto, Gregorious…

-…è lunga da spiegare, dimmi, come ti chiami?- lo interrogò Adam, mentre Gregorious si avvicinava a lui e gli si sedeva davanti, coprendogli i genitali con un pezzo di stoffa che aveva malamente strappato dal saio…

-mi chiamo Gregorious.- mormorò, osservandolo…Adam lo guardò con un’espressione indecifrabile, un misto fra lo stupito e il disgustato…

-che brutto nome hai! Povero piccolo! E dire che sei un ragazzo così carino…vediamo…Cassiel! Sì, d’ora in poi tu per me sarai Cassiel!- Adam sorrise e Gregorious lo osservò, sorpreso…

-Cassiel? Ma…è il nome dell’Angelo della Morte…- sussurrò Gregorious, incredulo…

-mh? Dettagli, dettagli! A me piace molto…!- rispose il ragazzo incatenato…

Gregorious, anzi, Cassiel, brontolò un po’ ma, alla fine, accettò quel nome. Tuttavia pensò che, una volta diventato frate, avrebbe comunque scelto il nome “Francesco”….di certo non poteva chiamarsi come l’Angelo della Morte!

-quanti anni hai, Adam?- aveva chiesto, sedendosi accanto a lui… -…e perché sei incatenato?-

-ne ho tanti, Cassiel. Sono incatenato perché sennò…scappo…ovvio, no?- chiaro. Ma Cassiel non c’aveva pensato. A volte faceva domande davvero stupide e se ne rendeva perfettamente conto.

-io…se vuoi posso liberarti…- mormorò. Non sapeva perché aveva pronunciato quelle parole. Infondo quel ragazzo impudente e maleducato non gli risultava per niente simpatico. Eppure c’era qualcosa, in lui, che lo attirava.

-sono pericoloso, Cassiel. Non sono un seguace del Diavolo ma sono ugualmente pericoloso.- spiegò. Sembrava così sincero…

-ma io…- cercò di continuare Cassiel. Ma Adam alzo una mano, facendo tintinnare le catene e gli appoggiò un dito sulle labbra…

-vattene, ora. Si preoccuperanno se non ti vedranno arrivare!- disse Adam. Aveva ragione ma Cassiel non voleva andarsene…glielo si leggeva in faccia che voleva rimanere lì.

-non fare quella faccia…se vuoi puoi tornare…ma non venire mai prima delle dieci di sera…- Cassiel abbassò la testa, annuendo timidamente. Poi si alzò e corse via.

L’incontro, inutile dirlo, l’aveva notevolmente scosso. La mattina seguente, durante la messa, aveva la testa altrove e i monaci se ne accorsero. Gli chiesero il perché di quella improvvisa distrazione e lui inventò una stupida scusa, giusto per evitare di dire la verità. Se non avesse mentito sarebbero stati guai…lui era un peccatore. Si sentiva attratto da un uomo, da una persona del suo stesso sesso e in più, questo non era uno qualunque, ma uno che gli avevano vietato di incontrare! Dio l’avrebbe punito, ne era sicuro. Ci mise un bel po’ di tempo per riuscire a digerire quella scoperta, durante il quale aveva evitato di vedere Adam. Forse voleva cercare di riparare all’errore che aveva fatto, dimenticando l’incontro con il giovane legato. Lasciò così che la primavera passasse e, dopo di lei, anche l’estate. Poi, una notte, vide  di nuovo l’abate scendere le scale proibite. E tutto il lavoro di dimenticanza che aveva fatto, si perdette come un ago in un pagliaio. Appena l’abate, alcune ore dopo, tornò dalla spedizione, lui varcò la soglia della vecchia porta. Scese velocemente le scale e corse nella sala dove, sapeva, avrebbe trovato Adam. Ed infatti lui era lì.

-chi si vede!- esclamò questi…lui non disse niente. Si avvicinò e basta…si fermò davanti a lui e lo osservò per alcuni minuti. Non era cambiato d’una virgola.

-beh? Non parli? Sei anche cresciuto d’altezza!- notò questi, osservandolo dal basso all’alto…

-Adam…alzati, per favore…- sussurrò Cassiel…

-…e perché?- chiese Adam, incuriosito…

-ti prego, fa come ti dico…- disse Cassiel. Adam alzò le spalle e, appoggiando una mano a terra, si sollevò in piedi. Adam era di circa una spanna più alto di lui, era nudo…non si chiese che fine aveva fatto lo straccio che gli aveva dato per coprirsi perché sul momento non gli venne in mente. I capelli neri, gli arrivavano più in sotto del sedere. Era fisicamente perfetto e, alla luce della torcia, aveva la pelle lunare. Aveva gli occhi grandi ma non riusciva a capire di che colore fossero…

-viola.- disse il ragazzo. Cassiel lo guardò, interrogativo…

-ti stavi chiedendo di che colore ho gli occhi, no?- sorrise Adam…

-leggi nel pensiero?- domandò Cassiel…

-è una delle mie qualità…- rispose, Adam…Cassiel annuì. Poi osservò le labbra del ragazzo e cercò di contenere le sue fantasie…ma senza successo.

-fallo.- disse, semplicemente Adam. Ancora una volta, gli aveva letto nel pensiero. -…però se lo fai, corri un grande pericolo.- Cassiel sollevò lo sguardo sugli occhi del ragazzo davanti a lui…

-cioè?- chiese…

-mi liberi, no!- esclamò Adam. Cassiel non capì come un bacio potesse liberare un uomo incatenato.

-hai mai sentito parlare di Frate Bastiano di Cluny?- aveva detto Adam…Cassiel rifletté per pochissimi istanti, prima di annuire.

-certo, visse più o meno un secolo fa in un ex monastero cluniacense da poco convertito al cristianesimo e venne condannato come eretico…si diceva che avesse a che fare con il Diavolo…- 

-esatto…Frate Bastiano prima di morire venne in questa abbazia…lui esercitava la stregoneria, per questo si diceva che fosse impossessato. Vedi, Frate Bastiano era in grado di fare incantesimi impossibili ed inimmaginabili, come quello di riuscire a incatenare un vampiro…di annullarne la sua incredibile forza. Ed è questo che fece con me.- ci fu un attimo di silenzio, poi una limpida risata riempì l’ambiente. Cassiel non aveva creduto ad una sola parola…Adam sorrise in amaramente, chiudendo gli occhi. Probabilmente si aspettava una reazione del genere.

-non dirmi che t’aspetti che io ti creda!- esclamò Cassiel.

-no, infatti.- rispose Adam. Come al solito era stato breve. Però le sue parole avevano, su Cassiel, un effetto particolare…ammaliante, forse…

-…ma questo racconto ha interrotto qualcosa, no?- chiese, poi Adam. Il tono della sua voce era tornato quello allegro e spensierato del ragazzo che conosceva.

-aspetta, dimmi ancora una cosa…cosa centra l’abate in tutto ciò? Lo vedo sempre scendere le scale che portano qui…- spiegò. Non rideva più ma il suo tono era chiaramente ironico.

-mi porta il sangue. Logico.- poche parole. Il bellissimo volto sorridente. La razionalità che contraddistingueva quella frase. Ancora una volta, nonostante Cassiel non gli credesse, Adam era riuscito a farlo sentire stupido.

-ah…quindi lui sa che tu sei un “vampiro”…- accennò Cassiel, cercando di recuperare l’ironia che aveva usato poco fa, accentuando la parola “vampiro”…

-sì, lo sa. E sa anche che, finché sono legato qui, con queste catene, non ho bisogno né di feretri né di cose simili. L’incantesimo che fece Frate Bastiano per imprigionarmi, colpì di proposito queste catene e questa sala. È questa serie di anelli che blocca la mia forza, è la stanza che mi protegge dal sole.- si bloccò un attimo. -anche se non mi credi, ti stai chiedendo perché l’abate non mi uccida. Diciamo che ha interessi particolari…verso il mio corpo. Certo, se staccasse queste catene dal muro e mi portasse fuori di giorno, io morirei.- Cassiel stesse d nuovo zitto. Non poteva di certo credere ad una cosa simile! Eppure non capiva che senso avesse avuto raccontargli quella storia. La fitta rete di pensieri in cui s’era imbrigliato aveva fatto assopire i suoi riflessi e non s’accorse che Adam gli si era avvicinato ancora un po’…

-allora? Non volevi baciarmi?- chiese, sorridendo in modo amabile e malizioso…Cassiel non sapeva che fare. Il desiderio di baciare quelle labbra lo stava consumando. La paura di peccare ancora, anche. In più Adam gli aveva raccontato quella storia assurda.

-suvvia, segui la Via dei Sensi, per questa volta!…se mi sentisse Parmenide…- e alzò gli occhi al cielo. Adam conosceva la filosofia?

-non è difficile quando si nasce contemporanei ad Eraclito e a Parmenide, sai? Specialmente se si è allievi di questi. Il maestro più bizzarro è stato quello che, per ascoltare i suoi pensieri, ho dovuto seguire in giro per Atene…Socrate. Ma ho amato anche Platone e Aristotele…sì, molto. Ho amato anche una moltitudine di filosofi “minori” ma…li ho amati in un altro senso. Già, in tutt’altro senso.- insisteva! Addirittura diceva di essere vissuto contemporaneo ai grandi filosofi! Decise, tuttavia, di lasciar perdere le frasi sulla vita di Adam e di seguire il suo consiglio.

Lo osservò un po’. Incrociò le braccia dietro la schiena del ragazzo, accarezzando i suoi capelli. Poi si alzò in punta si piedi, avvicinandosi alle labbra di Adam, che abbassò un po’ la testa, baciandolo. Fu quando Cassiel approfondì il bacio, che si rese conto che la bocca di Adam aveva un sapore strano…sapeva di ferro. Anzi no, di sangue. Si staccò, spaventato.

-sei tu che non mi credi…io t’avevo avvertito.- disse Adam, sedendosi a terra. Cassiel lo guardò, stravolto, per qualche istante, poi corse via.

-tornerai…- mormorò Adam, sospirando.

Non si capacitava del sapore della bocca di Adam. Perché sapeva di sangue? Certo, la storia che gli aveva raccontato spiegherebbe tutto ma…no, non era possibile. Non era affatto possibile! Continuava a ripeterselo, ma non ne era più tanto sicuro. Doveva scoprire la verità!

Il giorno dopo infatti, scese le scale e arrivò nella stanza quando fuori era appena tramontato il sole. Si era già dimenticato l’avvertimento di Adam: “non venire qui prima delle dieci di sera…”.

-Adam!- urlò, avvicinandosi di fretta la vampiro. Stava sventolando una chiave.

-Cassiel…vattene…vattene via!- perché? Perché gli aveva detto così? Non capiva…non l’aveva mai mandato via prima d’ora! Sì, era stato lì solo due volte ma...non gli era sembrato che gli fosse dispiaciuto o quant’altro…

-te l’avevo detto, non venire qui prima delle dieci di sera! Non ho ancora mangiato…ho fame…non è il momento più propizio per liberarmi…-

-sono stanco delle tue bugie, Adam! In un solo giorno mi hai riempito di menzogne!- e sì avvicinò, velocemente, con passo sicuro e una chiave in mano, borbottando qualcosa a proposito della chiave…diceva che l’aveva trovata in un’altra cella ed era sicuro che il lucchetto fosse lo stesso di tutte le altre catene. Compresa quella.

-allontanati…ti prego…non voglio farti male…- era evidente che Adam non stava mentendo, ma Cassiel non lo stette a sentire. Non poteva starlo a sentire. Non gli credeva, per questo non lo ascoltava. Esultò piano quando la serratura si aprì…

-ecco, sei libero. Ora raccontami la verità.- disse Cassiel, alzandosi in piedi. Adam non si mosse per un po’ di tempo…poi si massaggiò lentamente i polsi…

-tu…tu non sai cos’hai fatto…- sussurrò, alzandosi e ravviandosi i capelli…Cassiel sussultò. Gli occhi brillavano d’una luce nuova. Le labbra erano piegate in un nuovo sorriso…sempre attraente, ma aveva un ché di perfido…notò due punte bianche uscire dalla bocca e capì solo quando Adam allargò il sorriso che si trattava dei canini. Non si era mai accorto li avesse così pronunciati…

-erano le catene…loro impedivano a questi due denti di uscire, quando avevo fame…potevo bere solo sangue già pronto…non potevo cacciare le prede…grazie all’abate però, non ho mai avuto problemi di cibo…ma tu non mi credi…- si avvicinò a Cassiel che, d’istinto, fece un paio di passi indietro…

-no…non puoi più scapparmi...vedi? fuori è buio…se esci, ti prendo comunque…non c’è il sole ad bloccarmi…- Cassiel era spiazzato. Non riusciva più a muoversi. Rifletté un attimo e giunse alla conclusione più adatta. Smise di indietreggiare e si avvicinò ad Adam.

-fammi diventare come te. Ormai sono un peccatore…amo un altro uomo. Finirò comunque all’Inferno.- disse, senza perdersi in stupidi discorsi. Strappò il saio all’altezza della giugulare. Guardò languidamente Adam e si buttò addosso a lui…

-…non ti creerò fastidi…con me non sarai più solo…Adam, ti chiedo per favore…- Adam pensò un attimo, sospirando. Poi abbracciò Cassiel e accostò le labbra alla giugulare di questo. Con un colpo secco, vi affondò i canini, iniziando a bere. Cassiel, dopo pochi istanti, ebbe un mancamento ma Adam lo sorresse…

-non addormentarti, stai sveglio. Se ti addormenti muori. Fa’ come ti dico…- Cassiel in quel momento capì che Adam aveva accettato e sorrise, annuendo in modo quasi impercettibile. Adam, in quel momento, smise di bere e affondò i canini nel suo stesso polso, avvicinandolo alle labbra di Cassiel… (mi piace il metodo “alla Anne Rice”! ^^ NdA)

-sbrigati, bevi…- Cassiel ebbe un conato di vomito ma si trattenne, avvicinando le labbra a quella pelle bianchissima. Bevette finché non fu Adam a dirgli di smettere. Poi il vampiro lo stese a terra…

-immagino tu sia stanco…ma non preoccuparti, è normale…fra poco ti verrà una fame impossibile e a quel punto usciremo a cercare cibo.- Adam sorrise. Cassiel sorrise di rimando e annuì…finalmente era tornato ad essere l’Adam che conosceva…i canini erano rientrati, gli occhi…beh, quelli brillavano ma erano ugualmente stupendi.

-Adam?- domandò Cassiel…

-dimmi…- rispose…

-adesso posso baciarti senza stupirmi del sapore delle tue labbra?- chiese, alzandosi a sedere…Adam rise allegramente e annuì, convinto e dolce. Cassiel si avvicinò e lo baciò, assecondato da Adam.

Quando si staccarono, si rese conto di avere fame…

-…ma non puoi uscire nudo!- disse, urlando un po’…poi si tappò la bocca, lamentandosi…

-ah…ti stanno “crescendo” i canini…farà male per poco…- infatti pochi istanti dopo, il dolore era cessato. Cassiel corse su per le scale, chiedendo ad Adam di aspettarlo. Entrò nella stanza che divideva con un altro frate e prese un saio…poi corse via. Forse sarebbe tornato, di notte…aveva bisogno dei suoi libri…

-indossa questo, intanto…- disse, lanciando il saio. Adam lo prese al volo e, con una smorfia disgustata, lo indossò.

Poi, lentamente, senza fare alcun rumore, uscirono. Corsero ad una velocità sovrumana, arrivando in un paese abbastanza grande. 

Fu quando Cassiel uccise la sua prima vittima, un ricco nobile, che divenne davvero un vampiro.

Adam era eccitato…era da un secolo che non usciva ed ora…si sentiva imbattibile. Uccise una nobildonna e, come fecero anche per la vittima di Cassiel, la derubarono. Bussarono forte alla porta di un mercante che, imprecando, aprì la porta. Urlò qualcosa a proposito della tarda ora, ma quando i due vampiri gli mostrarono i soldi che avevano con se, diventò gentile e disponibile. Non fece neppure caso ai vestiti “sacri” che indossavano. Acquistarono diversi abiti pregiati, tutti in seta e in velluto. Si cambiarono velocemente in una stanza che gli aveva messo a disposizione il mercante, poi, pagandolo, uscirono.

Così era iniziata la loro vita da vampiri. O meglio, per Cassiel era iniziata. La bara era di legno, verniciata di legno e decorata ai lati (ne avevano una sola perché così dormivano assieme e perché un feretro era meno ingombrante di due), l’avevano rubata nella casa mortuaria di un cimitero e l’avevano collocata in una segreta dell’abbazia. Nessun monaco la conosceva. Quando l’abate aveva scoperto che Adam era scomparso, aveva dato l’allarme e tutti i monaci erano fuggiti. Così il monastero era tutto per Adam e Cassiel, che non dovette neanche faticare per riprendersi i suoi libri di filosofia, latino e greco.

Da quel giorno, comunque, non si erano più divisi. Per circa mezzo secolo avevano continuato ad abitare l’abbazia, poi s’erano trasferiti in Russia. Poi era stato il turno dell’Italia e, infine, dell’Inghilterra. Quando Adam si suicidò infatti, erano in Inghilterra. L’ultimo Stato che visitarono. Più o meno erano nella seconda metà dell’800. Cassiel non ci capì mai molto della morte del suo maestro…

Era da circa una settimana che Adam non era più lo stesso. Faceva solo sciocchezze (non che prima non le facesse, anzi! Ma in quell’ultimo periodo erano molto più frequenti e sconsiderate), aveva preso l’abitudine di uscire il prima possibile, correndo diversi rischi. Ammazzava solo persone ricchissime e non spendeva niente di quello che rubava. Accumulava e basta. A volte uccideva per il gusto di uccidere…o forse solo per derubare. Cassiel non conosceva modi adatti per fermarlo…non lo ascoltava più. Il giorno prima della sua morte, però, disse a Cassiel che era stanco di vivere. Gli disse che aveva visto tutto nei suoi anni di vita, che ora aveva un erede degno di questo nome e che l’amava come non aveva mai amato nessuno. Il vampiro più giovane allora l’aveva abbracciato, l’aveva baciato ed si erano uniti assieme nella sensuale e passionale danza dei loro corpi sinuosi e nudi. Cassiel non sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta.

Il giorno dopo infatti, Adam si alzò quando Cassiel ancora dormiva. L’aveva baciato sulle labbra ed era uscito dalla bara, richiudendola con delicatezza. Era corso fuori e c’erano ancora il sole. Erano bastati pochi istanti. Il suo corpo aveva preso fuoco ed era stato carbonizzato. Quando Cassiel si destò, capì tutto. Aveva accumulato soldi per permettergli di vivere avendo disponibilità economiche. Usciva prima per sfidare la sorte. Il discorso della sera prima. Ma non seppe mai perché l’aveva fatto. Non poteva essere solo perché era stanco della vita. Non poteva perché Adam non era quel genere di persona!

In seguito a quell’avvenimento comunque, Cassiel diventò un vampiro freddo e determinato. Perse la voglia di ridere e quella di scherzare. Il suo cuore si era ghiacciato completamente. Parlava poco. Le uniche cose che gli erano rimaste, erano la nostalgia dei giorni passati con Adam e la bellezza. Tutto il resto s’era perso…»

 

(End of Special Chapter)