SERIE: Fruits
Basket
PARTE: 4/5
RAITING: PG-13
PAIRINGS: YukiXKyo (finalmente inizia a vedersi
qualcosina^^) HatsuharuXAyame
DISCLAIMERS: i pg appartengono a Natsuki Takaya e la fic vuol essere un rifacimento scherzoso della commedia "Molto rumore per nulla" di W.Shakespeare. La fic è dedicata al compleanno della mia dolcissima cucciola Saya. Auguri amore di mamy!!!!!! Un grazie alla mia sori Miyu per avermi fatto da consulente (a te dedico il pair HatoriXShigure)
Note: ovviamente alcune cose e alcuni
personaggi ho dovuto modificarli per esigenze 'di copione' (vedi Akito e Kazuma che qui diventano fratelli). Gli accostamenti con i pg dell'opera originale sono i seguenti:
Don
Pedro - Kazuma Soma Carruba
- Momiji Soma
Don
Juan il bastardo - Akito
Soma Sorba
- Kagura Soma
Claudio
- Hatsuharu Soma Guardia
- Kisa Soma
Benedetto
- Kyo Soma Cancelliere
- Kyoko Honda
Leonato - Shigure
Soma Ero
- Ayame Soma
Antonio/Frate Francesco - Hatori Soma Beatrice - Yuki Soma
Borraccio
- Arisa Uotani Margherita
- Ritsu Soma
Corrado
- Saki Hanajima Orsola
- Toru Honda
Messaggero - Hiro Soma
MUCH ADO ABOUT SOMAS
FAMILY
ATTO IV
di Yurika
Il
giorno tanto atteso, infine, venne. E con esso giunse
una gran dose di felicità e bellezza quali difficilmente s'erano mai vedute
nelle terre della famiglia Soma.
Il
sole splendeva radioso, neppure una nuvola disturbava
con i suoi candidi sbuffi l'immacolata tela cerulea della volta celeste.
La
natura esprimeva con forte entusiasmo il proprio assenso a quelle nozze
propizie. Gli usignoli cinguettavano la loro ardente gioia di vita, i grilli
accordavano i loro archi alla delicata brezza che spirava dalle tempestose
coste per attenuarsi infrangendosi contro gli alti boschi, trasportando con sé
il gusto salino e l'afrore di resina selvatica.
Persino
il micino che aveva accompagnato negli ultimi giorni
le interminabili ore di Kyo
sembrava accordarsi a quel senso di generale serenità, intonando dolci fusa in
risposta alle carezze dei raggi che lo colpivano nel suo dormiveglia.
I
preparativi ormai erano stati completati, ogni singola stanza della grande magione era riccamente addobbata da variopinte
composizioni floreali e rallegrata da fluenti arredi di lievi tessuti. Il
padiglione principale del giardino, in ricco marmo bianco, era quello che più
di tutti era stato trattato con somma cura. Difatti, proprio lì avrebbe dovuto
svolgersi la cerimonia. Tendaggi trasparenti dai colori vivaci erano stati
tirati seguendo la linea curva del soffitto e le statue che ne decoravano
l'interno erano state abbellite con vesti di boccioli e impreziosita da
gioielli di frutta. L'orchestra era già pronta e la maggior parte degli
invitati sedeva sui vivaci cuscini di seta disposti sulle panche approntate appositamente per l'occasione.
Nell'aria
si poteva chiaramente percepire il senso elettrizzante d'aspettativa
che in tali situazioni precede sempre la comparsa degli sposi.
Akito, seduto in una delle panche prossime
al padiglione, sembrava insolitamente più vivace del solito. Gli occhi neri
brillavano di una strana luce vermiglia e il sorriso appena accennato che
aleggiava sulle labbra pallide ben s'intonava alla posa rilassata del mento
appoggiato alla mano. Ai suoi lati erano Uotani e Hanajima, un po' tesa la prima e impassibile come sempre la
seconda.
Al
lato opposto rispetto al loro, Yuki si guardava
attorno mordicchiandosi le labbra ansiosamente. Da quando si era svegliato
quella mattina una vaga sensazione d'inquietudine lo
aveva invaso e non riusciva in alcun modo a liberarsene. Perché
non riusciva a stare tranquillo? Perché non riusciva a
condividere la gaiezza che quel giorno regnava sovrana? Un piccolo tarlo
insidioso gli stava lentamente divorando le fondamenta della sicurezza che lo
aveva accompagnato fino al giorno precedente. Cosa non andava in lui?
"Yuki sei davvero bello. Stai forse cercando di rubare la
scena a tuo cugino?"
Il
ragazzo trasalì, riportato bruscamente alla realtà da una voce a lui cara. Si
voltò per incontrare il volto algido e solitamente severo di Hatori, ma, inaspettatamente, quel giorno anche lui
mostrava visibili tracce della felicità che
caratterizzava ogni essere vivente presente all'interno della magione. Il moro
lo stava guardando con una rara dolcezza nello sguardo, la stessa dolcezza che
solo una manciata di volte gli aveva visto rivolgere a
Shigure.
Yuki scosse la testa lasciando che le
argentee ciocche gli sfiorassero voluttuosamente l'eburnea pelle.
"Non
è certo questa la mia intenzione. Se ti riferisci al
vestito, l'ha scelto Ayame, naturalmente".
Hatori sorrise nel suo modo un po' distaccato
e sussurrò: "Naturalmente".
In
molti avevano notato la bellezza di Yuki quel giorno.
Indossava un paio di pantaloni di morbida seta nera stretti alla caviglia e
leggermente a sbuffo sul resto della gamba. Sopra portava una casacca lunga al
ginocchio sempre nera con broccature d'argento e una
fusciacca di raso che lo stringeva alla vita.
"Per
fortuna è una bella giornata!" esclamo Yuki
sollevando lo sguardo sul cielo terso.
"Sì
è vero, siamo fortunati" assenti Hatori senza,
però, distogliere i suoi occhi profondi dal profilo di Yuki.
"Cosa c'è che non va?" domando poi.
Yuki esitò un attimo
prima di rispondere sorridendo: "Niente, non preoccuparti".
"Yuki..." mormorò Hatori con una leggera intonazione di rimprovero.
"Davvero!
E' solo... è una cosa sciocca, ma non sono riuscito a dormire bene stanotte.
Una di quelle moleste inquietudini notturne mi ha colto facendomi rigirare
senza requie nel letto. Credevo che, come spesso accade, essa sarebbe sparita
con le prime luci dell'alba, ma questa volta non è andata cosi. Anzi, è come se
ci fosse un cupo presagio a strisciare ai confini di quest'allegria
troppo ostentata, che si acquatta tra le pieghe dei sorrisi gioiosi e si
ammanta nelle ombre delle congratulazioni sincere, pronto a scattare appena
sarà certo della totale inoffensività della sua preda".
Hatori si avvicinò a lui appoggiando una mano
sul suo braccio e stringendolo all'altezza del gomito, una presa forte e
delicata che infondeva sicurezza.
"So
quanto vuoi bene ad Aya, ma non devi essere così
apprensivo nei suoi confronti. Vedrai che andrà tutto bene" disse poi il ragazzo più alto con voce tranquilla.
Yuki annuì e i begli occhi grigi si
rischiararono, finalmente liberi della nebbia che li aveva caratterizzati fino
a poco prima.
"Sì
hai ragione, andrà tutto bene".
Il
moro scostò una ciocca della lunga frangia che gli era scivolata sull'occhio
malato in un gesto di languida abitudine.
"Ti
mancherà, vero?" domandò poi con fare casuale.
Yuki strinse le labbra e prese un profondo
respiro.
"Mi
mancherà, ma voglio che sia felice".
"E tu, Yuki? Quando ti permetterai di essere felice?"
Il
ragazzo dai delicati capelli argentei si nascose dietro uno struggente sorriso
di tristezza e non aggiunse altro.
In
quel momento fecero la loro comparsa il principe Kazuma,
Hatsuharu e Kyo.
Lo
sguardo di Yuki fu immediatamente calamitato in
direzione di Kyo, che sostenne per alcuni istanti la
tacita domanda di quegli occhi per poi abbassare il capo come se niente fosse.
Lo
sposo pareva parecchio teso, comprensibile vista la gran giornata che gli si
parava dinnanzi. Tuttavia, il lieve tic che ogni tanto costringeva le sue mani
ad una contrazione improvvisa lasciarono Hatori
alquanto perplesso ed una più attenta indagine al volto tirato, agli occhi
sbarrati dalla pupilla più dilatata del necessario e alle narici che soffiavano
con forza l'aria espirata quasi a volerla strappare dai polmoni, gli fecero
sospettare che ci fosse qualcosa di più oltre al prevedibile nervosismo per le
nozze imminenti.
Il
principe Kazuma, bello e composto come sempre, si
mise accanto ad Hatsuharu
sotto il padiglione in attesa dell'altro protagonista dell'evento, il quale,
fortunatamente, non si fece attendere molto.
Shigure, indossando una ricca veste di
broccato verde e oro con un copricapo a turbante in velluto verde impreziosito
da una grande spilla a diamante, si presento al fianco del cugino che emanava
una radiosa bellezza nella sua leggiadria. Una stretta casacca bianca che gli
arrivava in vita e che gli copriva solo un braccio grazie ad un'ampia manica in
tulle trasparente sormontava un paio di candide braghe, anch'esse molto ampie
che gli coprivano persino i piedi. La spalla nuda veniva in parte celata da un
sari nei toni dell'indaco, dell'azzurro cielo e del lilla che gli ricadeva sul
petto stringendosi in vita per poi scivolargli lungo le gambe in una specie di
sopra-gonna. I nivei capelli, che riflettevano la luce dorata del sole da
quanto erano lucidi, erano intrecciati con viole del pensiero, non ti scordar
di me e gigli bianchi.
Quando raggiunse il fianco del suo promesso,
con le gote velate dal rosa della gioia, tutti non poterono che concordare sul
fatto che sembrava essere stato creato appositamente per rimanere vicino a quel
ragazzo dall'aria severa, bello come il dio della guerra in persona nella
marzialità della sua alta uniforme.
Le
pacate parole del sacerdote diedero inizio alla
cerimonia che sarebbe culminata, dopo una breve predica, nella condivisione del
vino bevuto da una stessa coppa, simbolo dell'avvenuta unione dei due giovani.
Ma, naturalmente, le cose non filarono
così lisce. Ayame aveva appena finito di bere il suo
sorso dalla preziosa coppa lavorata e la stava porgendo con il più soave dei
sorrisi a colui che stava per diventare il suo
compagno di vita quando un fatto assai increscioso si compì.
Hatsuharu, preso in mano l'elaborato calice,
invece di portarselo alla bocca come avrebbe dovuto, lo scagliò contro un
attonito Ayame che si ritrovò i capelli e la veste
imbrattati dalla scura bevanda che si allargava con rossa perversità come una
ferita mortale.
Lo
stupore del ragazzo era troppo perché riuscisse a reagire subito a quel fatto e
persino quando Hatsuharu balzò in piedi cominciando a
rivolgere parole più che offensive contro la sua persona non capiva cosa stesse accadendo e rimaneva a fissare l'uomo cui aveva
appena giurato eterno amore con aria smarrita.
"Ma
guardate di quale perfidia è capace questa creatura!
Tu sei la più turpe d’ogni turpitudine poiché ti ammanti di una parvenza di
perfezione e delizia che stava quasi per convincere persino me, che ormai conosco la tua vera natura, della tua assoluta
innocenza!" gli soffiò contro Hatsharu e gli
strinse il volto stupito in una morsa tanto violenta da fargli sentire lo scricchiolio
della mandibola troppo compressa.
"Mostrati
anche all'esterno per quello che sei dentro! Smetti
questi abiti di bellezza e pudicizia e fai trasparire i miasmi e le piaghe in
suppurazione del tuo animo. Strappa questi occhi luminosi e al loro posto
mettici delle albicocche marce che non riescano più a
far innamorare di sé chi, per imprudenza, vi getti lo sguardo sopra"
aggiunse con voce rotta carezzando con l'altra mano la fronte e le palpebre di Ayame che si aggrappava con disperazione a quell'artiglio che tentava di sradicargli la mascella dal
volto.
"Insomma
Hatsuharu, siete impazzito?
Non vedete che gli state facendo male? Lasciatelo andare immediatamente"
urlò Shigure, il più vicino alla coppia che potesse prestare aiuto al cugino.
Il
giovane cavaliere scrollò un paio di volte Aya prima
di gettarlo per terra.
"Impazzito?
Oh no, mio caro ospite! Se mai rinsavito! Prima ero
pazzo, sì, pazzo di quest'uomo che mi ha ammaliato
con le sue promesse d'amore e di fedeltà mentre non faceva che ridere alle mie
spalle della profondità dei miei sentimenti. Avrei messo ai tuoi piedi il mondo
intero se solo me lo avessi chiesto!" terminò
voltandosi verso il ragazzo ancora steso sul pavimento guardandolo con rabbiosa
tristezza.
Ayame scosse la testa cercando di mettere
ordine nel garbuglio di pensieri che lo stavano assalendo, ma ancora non
riusciva a capire cosa stesse accadendo. Una parte di lui registrò che accanto a sé era arrivato Yuki che gli si era inginocchiato di fianco e questo gli
diede il coraggio sufficiente per tentare di parlare.
"Io...
non capisco di che parli..."
"Davvero?
Allora ti rinfrescherò la memoria! Non è forse vero che ti sei promesso a me
quando avevi già donato il tuo cuore ad una donna? E
che volevi sposarmi per far piacere a tuo cugino e non perché mi amassi?"
lo incalzò Hatsuharu con sguardo spiritato.
"No!
No! Io non so nulla di tutto questo!" negò
disperatamente Ayame.
"Bugiardo!!!" gridò il cavaliere andandogli incontro
minacciosamente.
Il
suo ex promesso sussultò e venne immediatamente
abbracciato dal cugino che gli stava accanto e che sembrava sul punto di
scagliarsi contro il suo assalitore.
Tuttavia
Hatsuharu non lo sfiorò nemmeno, si limitò a
raccogliere da terra il calice che aveva scagliato e a metterlo ben in vista.
Un raggio ne colpì la lucente superficie in cristallo di rocca, lavorato con grande maestria, creando uno spettacolare gioco iridescente.
"Il
mio amore per te era puro e delicato come questa coppa... ed era tuo! Tu hai
giocato a lanciarlo in aria e a riprenderlo al volo. Ma
adesso l'hai fatto cadere e si è spezzato in milioni di piccoli frammenti che
non si potranno mai ricomporre" disse Hatsuharu
e strinse il bicchiere tanto forte che esso si ruppe creando una piccola
pioggia di schegge e di cupe goccioline rosse.
Il
sangue del giovane s’infranse sul pavimento creando piccoli
laghetti carminio.
Ayame restò a guardare alcuni istanti quella
strana pioggia, rapito dalla luminosità del vetro e dalle sfumature cupe del
sangue. All'improvviso urlò e si accasciò nell'abbraccio del cugino che si
affrettò a sostenerlo.
"Tori
aiutalo! Sta male, muore!" gridò Yuki con sguardo reso folle dal terrore della vista del
cugino esangue abbandonato tra le sue braccia.
Hatsuharu lanciò uno strano ruggito e si lanciò fuori dal padiglione aggredendo gli invitati che scappavano
via urlando e si avventò contro le decorazioni, le tende e le panche
distruggendo ogni cosa gli capitasse sotto mano.
Hatori e Yuki si
affrettarono a spostare Ayame, ancora privo di
conoscenza, adagiandolo in un punto più riparato del giardino.
Shigure fronteggiò il principe con aria
indignata.
"Mio
signore, cosa vuol dire tutto questo? Perché state
insultando me e mio cugino con un comportamento tanto indegno di voi e del
vostro seguito? Se il nobile Haru aveva cambiato idea
circa la sua unione con la nostra famiglia non c'era
bisogno..."
"Mio
vecchio amico, non credere che Haru sia uomo tanto
volubile da cambiare idea come si cambia un abito dimesso e così debole da
trovare un tale stratagemma per uscire da un legame molesto. E se anche così fosse, sarei stato io stesso ad impedirgli una cosa simile.
Purtroppo non ci troviamo di fronte ad una farsa e tutto ciò che è stato detto,
posso giurare sul mio onore che corrisponde alla pura verità" lo
interruppe Kazuma con tono pacato
e sguardo intransigente.
Il
giovane feudatario sbiancò a quelle parole.
"Cosa intendete dire? Questo è impossibile!"
"Eppure mio fratello, Hatsuharu ed
io stesso siamo stati testimoni, ieri sera, di una conversazione alquanto
esplicita tra il vostro indegno cugino e la donna che ha giurato di amare".
"Ma no, vi dico! Ci dev'essere un
malinteso! So per certo che mio cugino è profondamente innamorato del vostro
paladino, è da tempo che non parla d'altri che di
lui!" insistette Shigure, convinto delle sue
ragioni.
"Perdonami
fratello, ma credo sia il caso di fermare il nobile Hatsuharu
prima che demolisca definitivamente questa magione" s’intromise Akito che, in tutto quel trambusto, non aveva perso il suo
sorriso.
I
due si voltarono e si trovarono di fronte ad uno scenario alquanto desolante: i
fiori e i tessuti giacevano in terra ridotti a
brandelli, le panche erano state rovesciate, spezzate, parevano i resti di un
relitto dopo un naufragio. Tutti quelli che avevano cercato di opporsi alla
collera del ragazzo erano stati ridotti male e
giacevano a terra doloranti. L'unico che ancora gli si opponeva era Kyo che, comunque, sembrava essere
in difficoltà, tanta era la furia incontrollata del suo avversario.
"Shigure, per la nostra lunga amicizia crederò che tu fossi
allo scuro delle trame di Ayame
e che anche tu sia stato raggirato dal suo falso temperamento" mormorò Kazuma prima di andare in soccorso del suo cavaliere.
"Sono
dolente che la vostra ben nota fortuna vi abbia all'improvviso
abbandonato" disse Akito rivolgendo a Shigure uno sguardo infuocato.
"Se
in qualche modo voi avete a che fare con tutto questo, sappiate che me la
pagherete molto cara" rispose il padrone di casa con una tranquillità e
con uno sguardo talmente trafiggente da far vacillare la sicurezza di Akito che distolse gli occhi
concentrandosi sul combattimento che stava avvenendo a pochi passi di distanza.
Finalmente
Hatsuharu, distratto da Kyo,
era stato immobilizzato dal principe ed ora si divincolava come un assatanato su
cui si pratichi un esorcismo.
"Presto
fratello! Aiutami a portarlo dentro" urlò Kazuma allo stremo delle forze.
Akito fece una smorfia, ma eseguì ciò che
gli era stato richiesto e cosi Hatsuharu fu portato nel suo alloggio.
"Questa...
questa è una vera tragedia!" si disperò Shigure
tremando vistosamente.
"Cugino
ascolta..." cercò di dire Yuki
interrotto immediatamente dal feudatario che si gettò per terra rotolandosi con
le mani tra i capelli.
"Ho
speso un patrimonio per questo matrimonio!!! Ci sono
coperti per un migliaio di persone e il banchetto è completamente a base di
pesce! Cosa me ne faccio ora di mezza tonnellata di
gamberetti, me lo sapete dire?"
"Non
credo che sia questo..." tentò nuovamente
d'insinuarsi Yuki venendo ignorato come prima.
"Aaahhh!!! Piuttosto che fare
andare a male tutta quella roba me la mangerò io a costo di scoppiare!!!"
urlò Shigure gettandosi a volo d'angelo sul piatto da
portata con il salmone all'arancia e cominciando a strafogarsi.
"Aspetta
Gure, c'è una soluzione migliore di quella di morire
d'indigestione" si fece avanti Hatori con la sua
solita aria seria.
"Ohf, Tfori! Folo
tfu mi capfiffi!"
esclamò Shigure con gli occhi ricolmi di lacrime e la
bocca ricolma di pesce sputacchiato per ogni dove
mentre tentava di saltare al collo dell'altro.
"Non
provare a baciarmi con la faccia sporca di salmone! Puzzi quanto un
peschereccio di sardine! Piuttosto, eccoti la mia soluzione".
Hatori riuscì a scostarsi dall'amante quel
tanto che gli bastò per passargli una vanga tirata fuori da
chissà dove.
"Grande
idea! Seppelliamo la causa di tutte le nostre disgrazie e ricicliamo il pranzo
di nozze per il banchetto funebre!" esultò Shigure
mettendosi immediatamente al lavoro gettando terra sul corpo ancora privo di
sensi di Aya, aiutato subito
dallo stesso Hatori che aveva appena recuperato
un'altra vanga dallo stesso chissà dove.
"MA
VI SIETE TUTTI BEVUTI IL CERVELLO???" saltò su Ayame sputacchiando un paio di zolle.
"Cugino!
Dio sia lodato, sei ancora vivo!" disse Shigure sollevato.
"Sono
ancora vivo un corno! Mi stavi seppellendo prima ancora di
esserti accertato della mia morte!" ribatté Aya
furibondo.
"Non
dirmi che hai solo fatto finta di sentirti male e sei rimasto cosciente per
tutto il tempo..." commentò
Yuki che era rimasto a fissare quella scena
stupendosi una volta di più dall'idiozia dei suoi parenti.
"Ehm...
ebbene sì, lo ammetto. Ma l'ho fatto a fin di bene,
aspettavo solo che si calmassero un po' gli animi e poi avrei convinto tutti
della mia innocenza con la mia dialettica sopraffina!" si esaltò l'ex
sposo promesso.
"Allora
è stato meglio che siano spariti tutti prima del tuo risveglio" commentò Yuki sarcasticamente.
"BWAAAAAAHHHHHHHH!!! Yuki tu non capisci quanto
stia soffrendo!!!" scoppiò a piangere Ayame
accasciandosi per terra.
"Cugino
non piangere o piangerò anch'io! BWAAAAAHHHH!!!"
gli fu subito dietro Shigure abbracciandolo.
"Gure! Sono stato mollato sull'altare!!!"
""Ho
un quintale di calamari da dover smaltire!!!"
"Ma questi due fanno sul serio?" sibilò Yuki sul punto di commettere un omicidio.
Hatori sospirò e tossicchiò cercando di attirare
l'attenzione su di sé.
"Sentite... piangersi adesso è inutile. La cosa migliore da
fare adesso è tentare di capire esattamente che cosa sia
successo e per quale motivo due persone degne di fiducia come il
principe e il nobile Hatsuharu si siano messi ad
accusare in quel modo Ayame".
"Sono
certo che in tutto questo c'è lo zampino di quell'Akito!"
disse Shigure divenuto improvvisamente serio.
Hatori annuì e proseguì il suo discorso.
"Facciamo
in questo modo: nessuno sa che il malore di Aya era solamente simulato. Spargiamo la voce che al povero
amante infamato si sia spezzato il cuore e che esso
sia rimasto vittima della cattiveria delle false accuse. Probabilmente questo
porterà qualche animo gravato dal senso di colpa a confessare quale crimine si nasconda dietro a questa vicenda. Da parte nostra fingiamo
di piangere la scomparsa del nostro compianto parente e tendiamo bene le
orecchie a qualunque voce si spargerà in merito alla triste situazione".
"Mi
sembra un ottimo piano e, se me lo permettete, vi aiuterò a portarlo a
compimento".
I
membri della famiglia Soma sussultarono sentendo il commento della voce
estranea. Erano convinti di essere rimasti soli nel
cortile, ma, a quanto pareva, si erano dimenticati che Kyo,
dopo che Hatsharu era stato portato via dal principe
e da suo fratello, era rimasto lì per vedere se poteva essere di qualche
utilità.
"Nobile
Kyo, ma voi..." gli si
fece incontro Shigure.
"So
di avere un grosso debito nei confronti di sua signoria Kazuma
e di essere il miglior amico di quello sciocco di Haru,
ma è proprio per il bene che porto a costoro che vi assicuro che non si
sarebbero mai comportati in tal modo se non ci fosse una ragione più che
sufficiente a spingerli. Ci dev'essere per forza
sotto qualcosa e sono più che intenzionato a scoprire
di cosa si tratti!" proseguì il cavaliere con aria risoluta.
"Ve
ne sono davvero grato" disse Shigure
sorridendogli riconoscente.
"Vieni
Ayame, per un po' dovrai rimanere nascosto e fingerti
morto" mormorò Hatori riscuotendo il ragazzo dai
candidi capelli dai suoi cupi pensieri.
"Non
temere cugino, andrà tutto bene" lo rassicurò Yuki
accostandosi a lui.
"Certo
che andrà tutto bene! Chiunque abbia architettato questo
scherzo di pessimo gusto la pagherà molto cara! E
poi, benché ora sia arrabbiato, Hatsuharu non potrà
resistere alla mia meravigliosa persona a lungo e tornerà da me
strisciando!" gli rispose Aya sorridendo
spavaldo, ma non vi era alcuna luce in quegli occhi che solevano brillare
vividamente rischiarando anche le notti di tempesta e il cuore di Yuki si contrasse dolorosamente.
Hatori posò una mano sulla spalla di Ayame spingendolo via seguito a
pochi passi dal capofamiglia Soma e il più giovane della casata rimase da solo
con il valoroso cavaliere.
"Siete molto pallido, state bene?"
Kyo fu il primo ad interrompere il
silenzio nel quale erano sprofondati guardando l'altro con titubanza.
"E'
la mia carnagione ad essere pallida, a dire il vero ho sempre avuto l'aria
malaticcia, non dovete farvene un cruccio" rispose Yuki
seccamente.
"Non
trovo affatto che abbiate un'aria malaticcia, anzi...
direi che non ho mai visto nulla di più bello del vostro caro volto, se tali
parole potessero confarsi alla mia povera persona".
"Lo dite solamente o lo pensate davvero?"
Yuki sollevò lo sguardo sul suo
interlocutore con una sorta d'incredulo timore per ciò che aveva appena udito.
"Lo
penso. Con tutto il cuore!" esclamò Kyo di
rimando con ferrea determinazione.
"Ho
visto dove porta il cuore degli uomini, ho udito il vostro amico giurare e
spergiurare fino a poche ore fa di amare con tutto il
suo cuore mio cugino e ora l'ha gettato nel fango come se fosse la più sordida
delle meretrici!" urlò quasi il ragazzo dagli occhi violetti traboccanti
di rabbia.
"Non
posso rispondere per le parole di un altro, ma, invero, posso affermare di non
poter più rispondere neppure per il mio stesso cuore giacché da
tempo ve ne ho fatto dono ed esso non mi appartiene più..."
"Non
sai nemmeno di che stai parlando" mormorò Yuki
avvicinandosi lentamente a Kyo fissando lo sguardo
nel suo.
"Sì
che lo so invece, dannazione! Per la prima volta nella mia vita non mento
riguardo i miei sentimenti, nascondendomi dietro un
finto disprezzo per timore di essere respinto o di essere lo zimbello della
sorte e, per quanto è vero che sono qui, tu mi dovrai credere,
altrimenti..." disse Kyo
tutto d'un fiato accorgendosi solo alla fine della vicinanza ormai serrata
dell'altro.
"Altrimenti... cosa?" domandò Yuki
a bassa voce senza distogliere lo sguardo e continuando ad avanzare lentamente,
facendo avvertire a Kyo il proprio calore a pochi
millimetri di distanza.
"A-altrimenti te lo farò capire con
la forza" terminò il giovane dai capelli fulvi deglutendo rumorosamente.
"E come intenderesti farlo?" domandò Yuki
sporgendo il volto verso di lui.
"Io...
io... io..." balbettava Kyo
senza controllo.
"Così
per esempio?"
Nel
giro di un breve ed eterno istante Kyo vide le
braccia di Yuki allacciarsi dietro al suo collo e le
belle labbra rosee e invitanti dell'altro schiudersi in una muta promessa
finché non si sigillarono alle sue, appagando il desiderio che gli bruciava nel
petto dalla prima volta che i loro occhi si erano incrociati, anche se fino ad
ora non se n'era mai reso conto. Si abbandonò a quel bacio che sapeva d'attesa
finita e di mistero svelato. E poi si baciarono ancora
e ancora e ancora...
Senza
rendersene conto, Kyo si ritrovò sdraiato in mezzo
all'erba profumata schiacciato dal dolce peso di Yuki,
le cui morbide forme si stendevano sul suo corpo accaldato.
"Ti
amo Yuki Soma" sussurrò estasiato bevendo il
fiato dell'altro come se fosse il nettare più ricercato.
"Era
l'ora che te ne accorgessi!" sorrise Yuki strusciandosi innocentemente sul corpo sotto il suo.
"Cosa intendi dire?" domandò Kyo,
subito sulla difensiva.
"Che
sei uno stupido gatto dal cervello pigro..." ghignò Yuki.
"COSA...???" protestò Kyo
immediatamente.
"E che io sono ancora più idiota di te, visto che mi sono
perdutamente innamorato di questo stupido gatto" proseguì interrompendolo Yuki prima di tornare a baciarlo.
Il
cavaliere non sapeva se rimanere offeso per le parole che gli erano state
rivolte o lasciarsi andare e gioire del vero significato delle medesime. La
lingua di Yuki, così sensualmente arrotolata attorno
alla sua, lo fece optare per la seconda soluzione.
"Sono
felice di averti qui con me" sospirò il ragazzo dai capelli d'argento
quando, dopo parecchi minuti, mise fine al loro bacio e abbandonò la testa sul
petto dell'altro.
"Anch'io
sono felice" concordò Kyo accarezzandogli la
schiena e perdendosi dietro rosee visoni di una vita
futura fatta di piccole delizie di cui Yuki era
l'ingrediente principale.
"Però..." aggiunse il giovane
Soma abbassando il tono di voce che si fece improvvisamente triste.
"Cosa? E' per... tuo cugino?" chiese
il cavaliere stringendoselo maggiormente addosso.
Yuki si sollevò a sedere appoggiando le
mani strettamente intrecciate sulle ginocchia ripiegate davanti a sé.
"Non
perdonerò mai l'uomo che ha osato distruggerlo in quel modo facendolo
soffrire" disse con una voce e uno sguardo che misero i brividi a colui
cui aveva appena donato il cuore.
"A
me sembrava... che l'avesse presa piuttosto bene, date le circostanze".
"Tu
non lo conosci!"
Yuki si alzò e si circondò il petto con le
braccia tremando di rabbia.
"Finge
di niente per non aggravare il nostro dispiacere, ma la sua anima è infranta
come la coppa che ha sbriciolato Hatsuharu tra le sue
mani".
"Forse
non è grave come pensi, il nobile Ayame mi sembra una
persona il cui spirito difficilmente viene
soggiogato".
"Sì,
ma questa volta è diverso. Ha mentito, prima, dicendo che aveva solo finto di
svenire. Ce l'avevo tra le braccia e so bene che il
suo mancamento non è stato simulato. Questa volta è stato colpito troppo
profondamente perché riesca a non risentirne".
"Mi
dispiace. Non volevo sminuire la sofferenza di tuo cugino".
"Affronterò
Hatsuharu io stesso e lo farò pentire di ciò che ha
fatto".
Yuki strinse la mascella e piantò lo
sguardo determinato verso l'ala del palazzo in cui erano
alloggiati gli uomini del principe.
"No,
assolutamente! E' impossibile affrontare Haru
in quello stato, finiresti con l'essere trucidato!" protestò Kyo con veemenza.
"Credi
che sia così sprovveduto da permettergli di vincere tanto facilmente?" gli
urlò contro il giovane Soma.
"Non
hai capito, la cosa non dipende da te! Haru adesso è incontenibile, una volta l'ho visto nelle
stesse condizioni affrontare da solo una guarnigione di trentacinque soldati
e... batterli!"
"Non
temere, non sei tu quello che deve affrontarlo, quindi trattieni pure la tua
paura" commentò Yuki sapendo di dire qualcosa
che non pensava realmente, ma si sentiva vuoto e impotente di fronte al dolore di Ayame e, in maniera egoistica,
stava cercando di sfogare la sua frustrazione anche su chi non c'entrava
niente.
"Ehi,
guarda che io non ho paura proprio di nulla, sai?" replicò Kyo con cipiglio battagliero.
"Bene,
allora resta qui da solo con il tuo coraggio, io vado ad affrontare Hatsuharu!"
Così
dicendo, Yuki si diresse a grandi passi verso gli
alloggi dei cavalieri, ma Kyo si parò velocemente di
fronte a lui e gli impedì il passaggio.
"Levati
Kyo, non ho tempo da perdere!" lo aggredì
cercando inutilmente di scartarlo.
"Col
cavolo! Tu resti qui! Se qualcuno affronterà Hatsuharu, quello sono io" affermò Kyo
bloccando l'altro stringendolo fra le braccia.
"Tu?
E perché mai dovresti?" domandò il ragazzo dagli
occhi violetti smettendo un attimo di divincolarsi.
"Perché
ho più possibilità di te di sconfiggerlo visto che lo
conosco meglio e so quali sono i suoi punti deboli e poi perché... beh, perché
ti amo, dannazione, e non me lo perdonerei mai se ti succedesse qualcosa
proprio ora che ti ho trovato!" sbuffò il cavaliere diventando paonazzo.
"Kyo, io..." disse Yuki, suo malgrado assai commosso per la bella
dimostrazione d'affetto che gli era appena stata mostrata.
"Tu
però mi prometti di startene buono a fare forza a tuo cugino, va bene? Nel
frattempo faremo girare la voce che Ayame è morto di dolore" terminò Kyo
brusco staccandosi dall'abbraccio di Yuki, troppo
imbarazzato per riuscire a reggere ulteriormente la sua vicinanza.
"Te
lo prometto. Resterò con mio cugino in attesa di tue
notizie... e in attesa che tu venga a ritirare il tuo premio..." disse Yuki leccandosi le labbra
allusivamente per poi avviarsi lentamente verso l'interno della casa.
Kyo rimase per le seguenti tre ore con lo
sguardo fisso nel punto in cui il giovane Soma era
scomparso.
Al
quartier generale delle guardie in rosa fremevano i
preparativi in vista dell'imminente interrogatorio.
"Tenente
Momiji, c'è ancora molto da aspettare? Diventerò
vecchia a furia di stare qui seduta a vedervi correre da una parte all'altra
senza concludere un accidente!" esclamò una donna
dal volto volitivo e dai corti capelli castano ramati che le solleticavano le
guance.
"Un
attimo solo magistrato Kyoko! Vado a recuperare gli
imputati e sarò da voi!" esclamò il ragazzino biondo fiondandosi
fuori dalla stanza.
La
donna si lasciò andare sbuffando sull'alto scranno che era stato predisposto appositamente per lei e si accese una sigaretta che strinse
nervosamente tra le belle labbra dipinte di rosso.
Dannazione,
in città si stava scatenando un vero e proprio putiferio e lei era costretta a
rimanere rinchiusa con una manica di mocciosetti che
giocavano a fare gli investigatori!
"Molto
bene Watson, fate accomodare i signori di modo che
possa procedere con l'interrogatorio" disse Momiji
entrando seguito da Kagura che reggeva i ceppi che
legavano Uotani e Hanajima.
'Ecco,
appunto' pensò Kyoko
notando con una smorfia il ridicolo cappello che indossava Momiji
al posto del solito cerchietto con orecchie di peluche e una pipa per fare le
bolle di sapone in bocca.
"Chi
sono gli imputati?" domandò stancamente l'alto magistrato massaggiandosi
le tempie.
"Avete
sentito Watson? Parla a voi!"
fece perentorio il giovane tenente.
"Tenente...
credo intenda queste due" mormorò Kisa scuotendo
lievemente le catene che aveva in mano e che erano legate alle prigioniere.
"Oh,
ma certo! Voi due! Come vi chiamate?" disse
allora il ragazzino puntando minacciosamente la pipa in direzione delle ragazze.
"Mi
chiamo Arisa Uotani"
disse fra i denti la bionda.
"Io
sono la signorina Saki Hanajima
per voi" rispose con sussiego la mora.
"Ah
ha! Quindi ammettete di essere voi le colpevoli!
Signora Kyoko, le due malviventi hanno appena
confessato!" esclamò esultante Momiji.
"Certo
che lo ammetto! Sono colpevole di mancanza d'intelligenza se sono riuscita a
finire nelle mani di un tale mentecatto!" sbottò Uotani lanciando occhiate minacciose verso il ragazzino.
"Adesso
basta! Non è così che arriveremo a qualcosa! Sottotenente, provate voi a
spiegarmi la situazione" disse il magistrato alzando la voce e sbattendo
pesantemente un pugno sul bracciolo ligneo dello scranno.
"Sì
signora!" disse Kagura mettendosi sull'attenti
"La notte scorsa le due prigioniere sono state sorprese mentre
confessavano di aver commesso un tremendo crimine".
"Di
qual genere?" domandò Kyoko soddisfatta della
nuova piega che stava prendendo l'interrogatorio.
"Del peggiore, mia signora! Le suddette hanno dichiarato di
aver agito in base agli ordini di Akito,
il fratello del principe, cospirando contro le nozze del nostro beneamato Ayame e del nobile Hatsuharu!"
"Dite
sul serio?" fece Kyoko
divenuta improvvisamente particolarmente attenta alla questione.
"Certo!
Pare che abbiano coinvolto una persona all'interno della magione affinché si
fingesse Ayame e che abbiano allestito a bella posta
una scenetta in cui questo finto Ayame dichiarasse di
non amare il suo promesso, bensì una di queste due fanciulle
di modo che potessero assistervi lo stesso Hatsuharu
e il nostro signore Kazuma" terminò Kisa guardando in tralice le due prigioniere che erano
rimaste tutto il tempo mute e impassibili.
Kyoko si alzò dal suo posto e fronteggiò le
ragazze mostrando sul volto una fermezza ed una determinazione che fecero
tremare il profondo essere delle accusate, persino quello della sempre algida Hanajima.
"Questa
mattina è successa una cosa molto interessante. Durante la cerimonia nuziale,
pare che il nobile Hatsuharu sia stato preso da un
eccesso di collera e che abbia distrutto completamente gli arredi della festa
spaventando tutti gli invitati che sono scappati come lepri
inseguite dai cacciatori. Pare anche che si sia scagliato
contro il suo promesso sposo e lo abbia ricoperto di tante e tali ingiurie da
far spezzare dal dolore il suo povero cuore portandolo all'immediata... morte!"
Kyoko aveva calcato appositamente
sull'ultima parola fissando gli occhi duri come aculei d'acciaio in quelli
spauriti di Uotani e in
quelli increduli di Hanajima.
"Non... non dite sul serio, vero?" balbettò la bionda
tremando vistosamente.
La
mora non si mosse, ma il suo turbamento era percepibile dal pallore più
accentuato delle guance e dalla linea dura delle labbra esangui.
"Ayame Soma ha lasciato questo mondo stamattina, nel giorno
che per lui doveva essere il più lieto. E tutto per la cattiveria e l'invidia
di un animo sterile che sa solo meditar vendetta su un torto che non ha mai
realmente subito e che distrugge tutto ciò che di bello e sacro
tocca".
"Noooooooooooooooooooooooooooo!!!!"
urlò Uotani accasciandosi per terra e scoppiando in
lacrime mentre Hanajima chiudeva gli occhi
salmodiando i versi di un'antica preghiera funebre.
"Non
è il momento di abbandonarsi allo sconforto questo!" esclamò Kyoko accucciandosi e afferrando Arisa
per le spalle scuotendola con decisione.
"Ma è morto per colpa mia!" continuò a gridare Uotani dando sfogo a tutta la propria angoscia.
"Però puoi ancora fare qualcosa per lui!" disse la donna
con convinzione.
"Cosa? Cosa posso fare ormai? E'
troppo tardi!"
"No,
non lo è! Ayame è morto circondato dal sospetto e
dalla menzogna. Tu sola puoi raccontare la verità e ristabilire la sua
onorabilità e la sua innocenza".
"A
cosa può servire questo? Né la sua onorabilità né la sua innocenza potranno riportarlo in vita!"
"Questo
è vero" disse Kyoko con un sorriso triste e
molto dolce allo stesso tempo "ma potranno
confortare i cuori di chi l'ha amato nonostante tutto e acquietare il suo
spirito tormentato dalla maldicenza. Inoltre, solamente grazie a te il vero
colpevole potrà essere arrestato e punito come si merita. Non
assumerti per intero una colpa che non è solo tua".
Uotani continuava a singhiozzare cercando in
quegli occhi severi e materni la forza che il suo
spirito spezzato aveva perso.
"E'
giusto. E' questo che dev'essere fatto ed è questo
ciò che faremo".
Le
due donne sul pavimento sollevarono lo sguardo verso Hanajima
che aveva appena parlato con voce bassa, praticamente
impercettibile.
"Hana..." mormorò Arisa, ma si bloccò appena notò qualcosa di quasi
incomprensibile alla sua vista.
Un'unica,
silenziosa lacrima scivolava lungo la guancia diafana di Saki,
esaltata maggiormente dal volto calmo e privo d'espressione. Sembrava il
solitario pianto di una bellissima bambola di porcellana.
Pur
con il volto congestionato e gli occhi umidi e gonfi, Uotani
sorrise all'amica in un cenno d'intesa.
"Brave
ragazze, avete preso la decisione giusta. Andiamo subito a palazzo a cercare di
confortare la pena dei Soma!" esclamò l'alto
magistrato aiutando Arisa a rimettersi in piedi.
"E così, la giustizia tornò a trionfare su Gotham City!" esclamò Momiji,
entusiasta come sempre.
FINE
IV ATTO