SERIE: Fruits Basket
PARTE: 3/5
RAITING: PG-13
PAIRINGS: YukiXKyo (giuro!)
HatsuharuXAyame

Disclaimers: i pg appartengono a Natsuki Takaya e la fic vuol essere un rifacimento scherzoso della commedia "Molto rumore per nulla" di W.Shakespeare. La fic è dedicata al compleanno della mia dolcissima cucciola Saya. Auguri amore di mamy!!!!!! Un grazie alla mia sori Miyu per avermi fatto da consulente (a te dedico il pair HatoriXShigure)

Note: ovviamente alcune cose e alcuni personaggi ho dovuto modificarli per esigenze 'di copione' (vedi Akito e Kazuma che qui diventano fratelli). Gli accostamenti con i pg dell'opera originale sono i seguenti:

Don Pedro - Kazuma Soma                                               Carruba - Momiji Soma

Don Juan il bastardo - Akito Soma                                   Sorba - Kagura Soma                            

Claudio - Hatsuharu Soma                                                Guardia - Kisa Soma

Benedetto - Kyo Soma                                                       Cancelliere - Kyoko Honda

Leonato - Shigure Soma                                                    Ero - Ayame Soma

Antonio/Frate Francesco - Hatori Soma                            Beatrice - Yuki Soma

Borraccio - Arisa Uotani                                                   Margherita - Ritsu Soma

Corrado - Saki Hanajima                                                  Orsola - Toru Honda

Messaggero - Hiro Soma

 

 

 

MUCH ADO ABOUT SOMAS FAMILY

 

ATTO III

 

di Yurika

 

Quello stesso pomeriggio, Ayame e Toru passeggiavano nel tranquillo giardino della residenza dei Soma.

Ayame era semplicemente radioso. Da quando il principe e il cugino avevano dato la loro benedizione per la sua unione con il nobile Hatsuharu gli sembrava di galleggiare in una dimensione che rimaneva qualche piede al di sopra di quella di tutti gli altri esseri mortali. Le giornate passavano veloci tra i preparativi e i rari momenti in cui poteva incontrare il suo altero promesso. Le notti, in compenso, erano tediose e infinite. Ormai, che bisogno aveva di sognare il suo bel cavaliere dalla scintillante armatura quando poteva averlo reale e tangibile e affascinante come mai era stato nel suo mondo onirico? Non era egli nella realtà più perfetto di quanto avrebbe mai potuto esserlo nella fantasia? Perciò, accorciatevi oscure notti e non angustiate ulteriormente il cuore degli amanti che bramano solo la reciproca compagnia per potersi abbandonare alla più completa delle felicità! E tu dolce luna, mirabile signora protettrice dei sospiri d'amore, sprona i tuoi cavalli argentati a galoppare più in fretta, così che possa giungere finalmente la rosea aurora ad allietare con le sue carezzevoli dita le ore insonni degli innamorati.

"Signor Ayame, vi prego, svegliateviiii!!!" piagnucolò la ragazza dopo la ventesima volta che cercava di farlo tornare cosciente anche scrollandolo con forza, ma senza risultato.

"Vostro cugino sta per arrivare!!!" continuò sempre più disperata notando l'espressione di Ayame divenire a mano a mano più ebete.

"Oh già! Bisogna pensare a mio cugino adesso!" esclamò Ayame riprendendosi istantaneamente e facendo piangere Toru dalla felicità.

"Siete tornato in voi, meno male! Questa volta pensavo vi avremmo perso per sempre!"

"Ma che dici Toru? Sono sempre rimasto qua!" disse Ayame guardando la ragazza come se fosse una povera mentecatta da prendere con le molle.

"Oh beh, non importa!" la interruppe prima ancora che l'altra potesse replicare "Sta arrivando mio cugino e dev'essere tutto pronto! Io, Ayame Soma, faccio il giuramento solenne che entro il calare del sole avrò convinto mio cugino di essere follemente innamorato del nobile Kyo!"

"Caaaaaavoli! Signor Ayame non vi avevo mai visto tanto risoluto per qualcosa prima d'ora!" disse Toru guardando il giovane erede dei Soma con ammirazione.

"Ma naturalmente! Quando si tratta del mio amatissimo cuginetto sono capace di questo e altro! Non c'è nulla che non sia in grado di fare per il bene del mio piccolo Yuki" concluse mormorando con espressione estatica, comprensiva di stelline scintillanti negli occhi e un tripudio di fiorellini e uccellini di contorno.

"Dite la verità, vi state solo divertendo a fare i dispetti a quei due" disse Toru tra il disperato e il perplesso.

Ayame si limitò a ridere in modo piuttosto sguaiato e sinistro, mentre Toru sospirava ormai rassegnata alle stranezze dei suoi signori.

"Toru guarda! Sta arrivando Yuki, presto! Presto!!!" urlò all'improvviso Ayame sheckerando violentemente per le braccia la povera fanciulla che rimase un po' intontita dal trattamento, soffrendo di una momentanea instabilità sulle gambe.

"Allora, ti ricordi bene la tua parte?"

"Sssssiiii... siiiignor Ayaaaame" sibilò Toru ondeggiando vistosamente.

Proprio in quel momento fece la sua comparsa da dietro un vialetto alberato la causa di tanto trambusto che, ignaro di ciò che si stava tramando alle sue spalle, si dirigeva, come ogni giorno, alla sua quercia preferita in compagnia di un'ottima lettura.

Ayame si schiarì la voce, pronto a cominciare la recita.

"Toru ti dico che è vero!" declamò con voce un tantino più alta del necessario "Kyo è innamorato di Yuki!"

SBONK!!!

Toru e Ayame si voltarono preoccupati per quel rumore, ma videro solo un albero con i rami che si scuotevano con forza, come se qualcuno ci avesse appena picchiato contro con violenza.

Il ragazzo e la ragazza si guardarono l'un l'altra, fecero spallucce e proseguirono.

"Ma siete proprio sicuro?"

"Certo che lo sono! Il principe Kazuma e il mio amoretto dolce dolce non fanno che ripeterlo!"

Toru ridacchiò forzatamente mentre un alto strato di pelle d'oca le cresceva nel sentire quel 'amoretto dolce dolce' riferito al nobile Hatsuharu.

"E' mai possibile che sia potuta accadere una cosa simile? Sembrano odiarsi piuttosto che amarsi quei due".

"Hai ragione Toru, ma sta proprio qui l'inghippo: in quel 'sembra'. Il povero Kyo finge di non sopportare Yuki per non mostrare apertamente quanto invece spasimi per un suo sguardo gentile!"

"E il principe e il nobile Hatsuharu vi hanno chiesto di raccontare la verità a vostro cugino, è così?"

"Si, è esatto, ma io ho fatto loro capire che era molto meglio se le cose rimanevano come sono".

"Perché? Il signor Yuki, per quanto all'apparenza sia distaccato e possa sembrare arrogante a chi non lo conosce, merita d’essere felice e io sono profondamente convinta che una persona espansiva e trascinante come il nobile Kyo sia perfetta per poter colmare la solitudine che si cela nel suo cuore!"

"...."

Toru, non sentendo la battuta di risposta che attendeva si girò attorno per vedere cosa fosse successo ad Ayame e lo trovò tutto intento a limarsi le unghie con la maestria di una manicure provetta.

"Psss... signor Ayame... tocca a voi, signore..." gli sussurrò cercando di non farsi accorgere dal loro spettatore.

"Mh?" chiese il ragazzo voltandosi verso di lei con aria piuttosto annoiata "Oh, si, certo! Anch'io penso che quei due siano perfetti l'uno per l'altro, ma, ahimè, sai quanto sia orgoglioso mio cugino. Non ammetterebbe mai che il nobile Kyo possa essere alla sua altezza".

"Questo non è giusto! A detta sia del vostro promesso che dello stesso principe Kazuma, il nobile Kyo è il più valoroso dei guerrieri di sua altezza! Spesso si è distinto per bravura tecnica e per arguzia strategica, risollevando sorti di battaglie che sembravano già disperate".

"Probabilmente è proprio questo il problema. Conosci la suscettibilità di Yuki sull'argomento. Ha sempre desiderato potersi unire anche lui all'esercito di sua altezza, ma non l'ha mai fatto per non abbandonare la sua famiglia".

Ayame si morse il labbro inferiore. Quel discorso stava cominciando a diventare un po' troppo veritiero. Quante volte si era sentito in colpa nei confronti del cugino? Un'infinità. Quando lo vedeva accigliato in un angolo, prediligendo la compagnia della solitudine al caos festoso in cui cercavano di trascinarlo lui e Shigure. Quando lo vedeva con lo sguardo perso nel vuoto, contemplando l'orizzonte verso il quale si stagliavano i campi di battaglia ai quali non poteva accedere. In quelle occasioni avrebbe voluto andare da lui, abbracciarlo forte e poi lasciarlo libero di seguire la vita che si sarebbe scelto da solo. Ma poi pensava a cosa ne sarebbe stato di lui, di quel posto senza la discreta, ma costante vigilanza del malinconico cugino e una sorta di panico gli bloccava il fiato nei polmoni e tutto quello che decideva di fare era avvicinarlo e sorridergli, restandogli accanto senza dire una parola.

Quei ricordi lo fecero sentire un vigliacco e una rabbia feroce contro se stesso lo portò a stringere un lembo della stoffa della casacca finché le nocche non gli si sbiancarono.

Toru, accorgendosi dello stato d'animo del ragazzo, gli si fece più vicina e gli posò la mano sulla sua facendogliela distendere.

"Allora forse dovreste dirglielo, perché questa sarebbe l'occasione per lui di intraprendere la strada che vuole scegliere e di avere accanto a sé il compagno che sappia comprenderlo e sostenerlo in questa sua scelta".

Ayame le rivolse un pallido sorriso di ringraziamento.

"Vorrei solo che potesse essere felice senza sentire più l'obbligo di dover pensare a noi".

Sospirò a pieni polmoni e tornò ad essere il solito Ayame di sempre.

"Tuttavia non gli dirò nulla riguardo a Kyo, quella testa dura non merita di poter avere un giovane di tale comprovata bellezza e pregevoli capacità tanto facilmente. Magari, se qualcuno riuscisse a fargli intendere ragione, potrebbe anche accettarlo, ma in modo così indisponente e dispotico da rendere di fiele la vita di quel cavaliere! Sono certo che non perderebbe occasione per rinfacciare al nobile Kyo l'amore assoluto che prova per lui per farsene beffe. Il braccio destro del principe non merita un siffatto trattamento!"

"Siete sicuro che si comporterebbe proprio in questo modo? Il signor Yuki è molto intelligente e sono certa che capirebbe l'incredibile fortuna che gli è toccata dall'essere il prediletto del nobile Kyo".

"Oh certo, mio cugino è intelligente, ma ha anche la lingua avvelenata e so che gli farebbe patire le pene dell'inferno solo per dar sfogo alla sua indole accidiosa".

"Non siate così duro con lui! Se gli spiegassimo..."

"Cosa cambierebbe? Se gli dicessimo che Kyo lo ama sarebbe comunque lui dalla parte del più forte, perché si sa che è l'oggetto dell'amore a prevalere su chi ama. No, ho deciso. Parlerò con il nobile Kyo e, a costo d'inventarmi delle calunnie su Yuki, gli farò capire che il suo è un sentimento insensato che dev'essere abbandonato all'istante!"

"Questo vuol dire che, non appena avrete parlato con quel cavaliere, per il signor Yuki non ci sarà più possibilità alcuna di averlo per sé! Se anche si facesse avanti crederebbe che sia solo per prenderlo in giro".

"Esattamente, così lo potrò salvare dalle crudeltà del mio infelice cugino".

"Sarà ben fortunata la seconda scelta del nobile Kyo. Mi spiace per il signorino, ma almeno il nostro cavaliere potrà avere la possibilità di avere per compagna una persona che possa apprezzarlo davvero per ciò che vale".

"Parli bene Toru! Adesso rientriamo in casa che devo ancora finire di addobbare il mio vestito per domani".

"Domani è il grande giorno e sarà tutto perfetto!"

"Lo sarà di sicuro perché finalmente domani mi sposerò con il mio cucciolotto zuccheroso!"

Ayame si trascinò via una Toru piuttosto provata da un'eccessiva dose di diabete. Dentro di sé aveva la certezza che il loro piano fosse andato a buon fine e che il suo caro cuginetto sarebbe ben presto finito tra le braccia di Kyo. E tutto questo, solo per merito suo, naturalmente!

Nel frattempo, Yuki lottava con tutte le sue forze contro il suo cuore dispettoso, continuamente indeciso se battere a più non posso o smettere di battere del tutto. La sua carnagione già pallida di natura, aveva ora preso la consistenza di sottilissimo vetro smerigliato. Sembrava poter perdere i sensi da un momento all'altro.

Nella sua testa un turbine incessante di pensieri vorticava senza controllo facendogli rivivere, amplificate centinaia di volte, tutte le sensazioni contraddittorie che avevano caratterizzato i suoi incontri/scontri con Kyo. Le frasi dette per colpire a fondo, per scuotere fin nelle viscere, per attirare tutta l'attenzione su di sé nel vano tentativo d'essere 'qualcosa' agli occhi dell'altro. Il cercarsi costante, anche quando se ne poteva fare a meno, non importava la motivazione reale o presunta, l'importante era stare insieme, riconoscersi a livello ancestrale, anche solo per pochi attimi prima di ricominciare con le liti fasulle e gli odi presunti.

Spossato fin nel profondo da quelle riflessioni, Yuki si lasciò andare contro il tronco dell'albero cui si era appoggiato e scivolò lentamente a terra.

"Dei del cielo, io lo amo!" mormorò stupendosi egli stesso dell'ovvietà di quell'affermazione.

Con passo malfermo riuscì a tirarsi in piedi e a dirigersi con sguardo spaesato verso la magione. Troppe cose erano successe nel suo piccolo animo per poterle contenere tutte senza farlo esplodere in mille pezzi. Aveva bisogno di pensare e, ancora più urgente, aveva bisogno di far calmare quello stupido cuore impazzito!

Per terra, abbandonato al suo destino, giaceva dimenticato un libro dall'elegante copertina in marocchino rosso.

 

All'interno del palazzo, tre figuri si spingevano l'un l'altro nel tentativo di farsi spazio per spiare meglio dallo spiraglio di una porta lasciata distrattamente socchiusa.

"Principe si sposti un po', mi sta infilando il gomito tra le costole!" bisbigliò il primo figuro.

"Non è colpa mia se ovunque mi sposto trovo qualcosa di tuo! Da quando siamo qui sei ingrassato Haru. Sarà meglio che tu ti metta a fare un po' d'esercizio" rispose sussurrando il secondo.

"Ma la volete piantare di agitarvi così voi due? Mi state spiaccicando per terra!" mormorò alterato il terzo.

"Shigure piantatela di lamentarvi! Sono io che dovrei protestare visto che mi ritrovo continuamente i vostri capelli in bocca!" riprese il primo.

"Zitti, zitti! Guardate! Si è di nuovo cambiato giubba!" l'interruppe il secondo.

"Eh già, quella lilla almeno s'intona con i riflessi cangianti degli occhi di Yuki" sentenziò con tono derisorio il primo.

"Si, ma con quei pantaloni arancione fa venire il singhiozzo" esclamò il terzo trattenendo a stento le risa.

"No, aspettate, sta cambiando pure quelli! Ecco si, quel verde oliva lì ci sta proprio una meraviglia!" disse il secondo baciandosi le punta delle dita in segno di apprezzamento.

"Verde oliva? A me sembra, piuttosto, verde diarrea di neonato!" commentò con aria schifata il primo.

"Bleaaaaaahhhh!!! " concordarono all'unisono gli altri due.

In quel momento la porta si spalancò di colpo prendendoli alla sprovvista e facendoli capitombolare tutti e tre sul pavimento.

"Vi siete divertiti abbastanza?" domandò Kyo torreggiando sopra di loro, circondato da una pesante aura scura che sembrava renderlo ancora più imponente e minaccioso.

"Aah... ciao Kyo! Passavamo di qui per caso e... sai com'è..." cominciò con titubanza Kazuma mentre tentavano di rialzarsi e darsi un contegno.

"Non mi stupisco di te Hatsuharu e nemmeno di voi principe, ormai vi conosco bene. Ma che anche il signor Shigure si potesse unire alle vostre bravate proprio non me lo aspettavo!" borbottò Kyo incrociando le braccia al petto.

"Ma no, vedete... è che abbiamo notato che vi comportavate in maniera un po' strana e ci stavamo preoccupando per voi, tutto qui" rispose il padrone di casa sfoderando il più falso sorriso sincero che conosceva.

"In maniera strana dite?" domandò il rosso accigliandosi.

"Secondo me è innamorato" affermò Hatsuharu con sicurezza.

"Chi? Kyo? Ma non è possibile! Questo potrebbe succedere solamente nel caso che la terra scambiasse il posto con il cielo e che gli uomini camminassero a testa in giù!" esclamò Kazuma fintamente inorridito dalla sola idea del suo amico innamorato.

"Vi dico che è innamorato!" ribadì Hatsuharu.

"Ma no, che avete capito? E' solo che... non sto bene. Mi fa male... ecco si, mi fa male un callo!" concluse trionfante Kyo, certo dell'efficacia della sua ottima scusa per giustificare il suo mutato umore.

"Un callo?!?" urlò quasi Hatsuharu, stupito da quanto potesse essere idiota il suo amico.

"Eh beh, certo, i calli sono fastidiosi..." commentò il principe cercando di non scoppiare a ridere.

"Specialmente il vostro, nobile cavaliere, visto che vi fa addirittura sospirare" disse Shigure con aria comprensiva.

"So...sospirare dite?" chiese Kyo con aria allarmata.

"Eh si, prima sospiravate" rispose Shigure.

"Posso confermare. Uh, avete sentito? L'ha appena fatto di nuovo!" disse Kazuma sorridendo.

"No, vi sbagliate, non ho affatto sospirato!" negò con decisione Kyo non sapendo più da che parte voltarsi.

"Oh, allora vuol dire che ci siamo sbagliati. E ci siamo sbagliati anche quando lo abbiamo sentito ordinare ad un inserviente il fiore preferito del signor Yuki da appuntarsi alla casacca per la cena di stasera" disse Hatsuharu con noncuranza.

"E'... è solo una coincidenza! E comunque adesso devo andare per... per fare un pediluvio per il callo!" disse Kyo alzando eccessivamente il tono di voce.

"Signor Shigure, accompagnatemi!" aggiunse poi afferrando il signore del feudo per un braccio.

"Sinceramente ne farei a meno" rispose questi con una smorfia disgustata.

"Mi spiace, ma credo che insisterò. Ho bisogno di scambiare qualche parola con voi senza essere ascoltato da orecchie indiscrete" replicò il cavaliere fulminando i suoi due amici con lo sguardo.

"Se proprio non se ne può fare a meno..." sospirò Shigure rassegnato.

I due lasciarono la stanza, con Kyo che si trascinava via a gran passi un recalcitrante Shigure.

"Sicuramente gli vuole parlare di Yuki" disse Hatsuharu sghignazzando.

"Non ci sono dubbi, prenderlo all'amo è stato più facile del previsto!" concordò Kazuma.

"Questo perché era già naturalmente predisposto, noi gli abbiamo solo dato la spinta decisiva".

"Penso tu abbia ragione. Ma hai visto com'era nervoso sentendosi colto in fallo?"

"Oh si, non riusciva a guardarci in faccia e si dimenava come un indemoniato durante un esorcismo! Mi faceva quasi pena, poverino!"

"Pensa, però, che alla fine sarà lui il vincitore della preda più ambita"

"A quanto dice Ayame, anche Yuki è già cotto di Kyo!"

"Molto bene!" sorrise Kazuma annuendo soddisfatto.

"Sembra che vi stiate divertendo" affermò d'improvviso una voce profonda proveniente dall'uscio della stanza che indulgeva con lascivia su ogni sillaba pronunciata.

Il principe e il suo fido compagno si voltarono contemporaneamente trovandosi di fronte all'oscuro fratello del principe, Akito.

L'espressione di Hatsuharu s'incupì' istantaneamente, facendogli correre automaticamente la mano sul fianco sinistro ove in genere portava la spada che adesso giaceva a riposo nella camera del cavaliere.

"Fratello! Sei silenzioso come al solito, non c'eravamo accorti del tuo arrivo. Tutto bene?" sorrise Kazuma andandogli incontro.

"Starei meglio se non dovessi proprio io infrangere la vostra bella allegria con una notizia assai tediosa" rispose Akito con fare contrito.

"Che cosa intendi dire?" domandò il principe rabbuiandosi.

"Nobile Hatsuharu avete sempre intenzione di unirvi domani al cugino del nostro ospite, Ayame Soma?" chiese Akito rivolto al cavaliere senza badare al fratello.

"Certo, non sono una persona così mutevole da cambiare idea l'istante dopo che essa è stata formulata"  rispose provocatoriamente il giovane dai capelli bicolore.

"Meglio per voi essere così costante, anche se, in quest'occasione, mi sento di dirvi che la vostra costanza potrebbe rivelarsi più un danno che una virtù" replicò tranquillamente Akito fingendo di non accorgersi dell'atteggiamento ostile del suo interlocutore.

"Fratello non capisco, di cosa stai parlando?" disse Kazuma cercando di attirare l'attenzione del moro.

Egli si voltò lentamente verso di lui e gli puntò gli occhi neri nei suoi come a volerlo sfidare a controbattere ciò che stava per affermare.

"Sto parlando del fatto che uno dei due sposi di domani è infedele e non mi sto certo riferendo al vostro caro amico".

Hatsuharu sbiancò sentendo le ginocchia cedergli e si appoggiò al muro per non cadere. Per un istante gli parve che il mondo fosse stato nascosto da un grande velo nero che gli oscurava la vista e il respiro gli si mozzò nei polmoni.

"No... non è vero..." balbettò sull'orlo della disperazione.

"Fratello, spero che tu ti renda conto della gravità delle tue affermazioni!" sibilò Kazuma visibilmente alterato, sul punto di scagliarsi contro Akito e il suo parlare velenoso.

"Ne sono perfettamente consapevole. Come sono consapevole del fatto che non verrò creduto tanto facilmente per via dei miei trascorsi. Ma posso giurare sull'amore che ho per te, fratello mio, che è tutto vero e posso anche dimostrarlo, se avrete la condiscendenza di seguirmi questa sera stessa. Vi mostrerò come sia facile per chiunque entrare nelle camere del bell'erede della famiglia Soma. Se poi ciò che si presenterà ai vostri occhi non vi farà desistere dai vostri propositi matrimoniali, nobile Hatsuharu, sarà solo per vostra libera scelta e io mi sentirò a posto con la coscienza per avervi messo in guardia dal pericolo di un'unione molto mal combinata" sciorinò Akito con voce melliflua e l'atteggiamento di chi ha la certezza di ciò che sta dicendo.

Kazuma lanciò un'occhiata preoccupata al cavaliere che stava ancora immobile addossato alla parete con lo sguardo spento perso nel vuoto.

"Va bene, verremo con te. Ma bada bene, se scopriremo che le tue sono solamente vili menzogne, sappi che questa volta neppure appellarti ai sacri vincoli del sangue ti servirà per non incedere nelle mie ire!" affermò Kazuma con uno sguardo talmente bruciante da riuscire ad ardere un ghiacciaio.

Ma, per quanto spietato, Akito non era un ghiacciaio e non distolse un istante gli occhi da quelli del fratello, mantenendo l'atteggiamento sicuro e regale di sempre.

"Non temere, non scoprirai nulla" gli sussurrò avvicinando il volto al suo.

"Ti aspetto a mezzanotte sotto il porticato dei glicini" proseguì mormorandogli ad un soffio dalle labbra, quasi fosse stato un appuntamento dato ad un amante. Indugiò qualche momento in quella posizione, poi sorrise e scivolò via silenzioso e fluente com'era entrato.

La sua presenza, però, permase ancora a lungo nelle menti di Kazuma e Hatsuharu.

 

Calato, ormai, il sole oltre le verdi colline delle lussureggianti terre appartenenti alla famiglia Soma, le strade del villaggio che circondava l'imponente magione del feudatario si tinsero di luce e allegria nella festosa attesa della cerimonia dell'indomani mattina.

Le risate e il cicaleccio delle taverne si riversavano per ogni dove, rendendo ancora più piacevole la veglia che avrebbe separato quella brava gente dal giorno di festa. Intorno si potevano vedere solo facce allegre, appena un po' arrossate per via della giornata di lavoro nei campi assolati e per un bicchiere o due di vino in più rispetto al solito, bevuto in onore della futura coppia.

Proprio al centro della principale piazza del borgo antico, una squadriglia formata da uno strano assortimento di personaggi vestiti in modo eccentrico si stava preparando per la ronda notturna, affinché gli onesti sudditi del principe potessero stare tranquilli sulla loro incolumità... forse!

"Forza miei combattenti della giustizia!!! E' ora della consegna serale!!!" saltò su un ragazzino dalla scompigliata zazzera biondo cenere e dagli enormi occhi scuri.

"Fatemi vedere l'entusiasmo che fuoriesce da ogni vostro poro per questo incarico!!!" proseguì con sguardo piuttosto esaltato.

Egli, che sembrava essere il capo di quella combriccola, non era molto alto e i suoi tratti ancora piuttosto infantili lo facevano apparire più giovane di quanto in realtà non fosse. Quello che colpiva di più era di certo il suo vestiario assai bizzarro.

Indossava una strana blusa che gli lasciava le spalle scoperte, di un rosellino molto tenue con il bordo arricciato e trattenuto da un nastro di un rosa più carico. Il corpetto restava aderente sul magro torace ed era impreziosito da candidi ricami a tema floreale. Le maniche a tre quarti terminavano in volant chiusi da un nastro rosa uguale al precedente. Al posto delle braghe aveva un paio di calzoncini molto corti in tinta con la blusa e ai piedi indossava un paio di alti stivali rosa in plastica lucida con le zeppe. Il tocco finale veniva dato dal cerchietto che portava in testa e che culminava con un paio di finte orecchie da coniglio, rosa anch'esse.

"Certo tenente Momiji! Siamo tutti ai suoi ordini!!!"" esclamò trionfante una bella ragazza dai capelli mogano lunghi sotto le spalle e gli occhi dello stesso intenso colore. Il suo vestito era identico a quello del primo ragazzo, salvo che, al posto dei pantaloncini, indossava una corta gonna a sbuffo ricca di trine e crinoline. Anche il cerchietto era un po' differente. Al posto delle orecchie da coniglio, il suo terminava con minuscole orecchiettine rosa.

"Molto bene sottotenente Kagura! E' questo lo spirito giusto!" sentenziò soddisfatto Momiji.

"Chi è il responsabile della guarnigione questa volta?" domandò subito dopo.

"Io" sussurrò timidamente una bella ragazzina dai capelli a caschetto di un caldo ramato con due ciocche più lunghe ai lati del viso e grandi occhi nocciola spaesati. Il suo vestiario era identico a quello dell'altra ragazza, ma le sue orecchie, questa volta, assomigliavano a quelle di un felino.

"Oh ecco... ehm... dunque..." disse Momiji grattandosi pensieroso una tempia.

"Kisa" suggerì da dietro Kagura.

"Ah si!" proclamò il ragazzo sbattendo il bugno sul palmo aperto dell'altra mano "Soldato Kisa! Ecco qui la tua consegna! Questa notte ci sarà un po' di confusione in giro per via della cerimonia di domani, ma dobbiamo fare in modo che nessuno disturbi il sonno all'interno del palazzo. Fin qui è tutto chiaro?"

"Direi di si" assentì la ragazzina.

"Fantastico! Allora adesso seguimi bene: se si formano capannelli nei pressi della magione, bisogna disperderli, la concentrazione di più persone favorisce lo schiamazzo e noi non vogliamo schiamazzi; se incontrate degli ubriachi riportateli a casa, potrebbero creare disordini ed essere insolenti e noi non vogliamo insolenze alla vigilia di un evento importante; le circostanze potrebbero favorire gli intenti di qualche furfante che potrebbe voler approfittare della confusione generale per compiere qualche furtarello, se incontrate gente di tal fatta dovrete arrestarla immediatamente! E' tutto chiaro?"

Kisa annuì imitata subito dalle altre guardie.

"Bene, allora ripetetemi la consegna in modo che possa star sicuro che abbiate compreso i vostri doveri" ordinò Momiji da bravo comandante.

"Per prima cosa non dobbiamo permettere che si creino capannelli nei pressi del palazzo per non creare disturbo ai nostri signori e ai loro ospiti, quindi, se vediamo troppa gente tutta assieme, dobbiamo disperderla..." cominciò ad elencare Kisa diligentemente.

"Cosa? Cosa mi tocca sentire?" esclamò Momiji spalancando i suoi enormi occhioni scuri "Hai intenzione di andartene in giro per le strade attorno al palazzo a quest'ora di notte? Ma sei ancora una bambina! Non sai quanti pericoli ci possono essere? E i tuoi genitori? Lo sanno?"

"Ma... tenente..." cercò di replicare la ragazzina.

"Niente ma, a quest'ora dovresti già essere a casa! Ah, santa polenta! Comunque vai avanti che non hai ancora finito" la interruppe subito Momiji.

"Ehm... si... se incontriamo degli ubriachi dobbiamo riportarli a cas..."

"UBRIACHI??? Ma dico, siamo impazziti??? Devi stare lontana da certa gente, non si sa mai cosa passi per la testa di un ubriaco! No, no, no! Te lo dico io cosa devi fare, se incontri un ubriaco, cambi via e passi avanti, ecco cosa devono fare le brave bambine!" sentenziò Momiji con sguardo deciso.

"Ma signore, la consegna..." provò Kisa.

"Io so tutto della consegna, sei tu quella che devi impararla! Avanti, sentiamo l'ultimo punto" la interruppe nuovamente il biondino.

"Mmh... nel caso in cui incontriamo dei ladri dobbiamo arrestarli e..."

"MA ALLORA NON MI HAI ASCOLTATO!!!" urlò Momiji pestando i piedi a terra "Oltre agli ubriaconi vuoi mescolarti pure con i ladri? Eh no ragazzina, proprio non ci siamo! Stai prendendo una brutta piega! Lo so io come si comincia, prima una parola con un ubriacone, poi due discorsi con un ladro e PAM! si finisce per diventare dei briganti della peggior risma! Ma io te lo impedirò! Ora ti porto a casa e parlerò con i tuoi genitori e vedrai che nessuno ti toglierà una severa punizione!"

Momiji afferrò Kisa per un braccio con tutta l'intenzione di trascinarla via con sé nonostante le proteste della ragazzina, quando si sentì afferrare per la blusa.

"Ma che accidenti...?" protestò il ragazzo.

Kagura, che lo stava tenendo fermo, si abbassò per parlargli all'orecchio.

"Tenente, si ricordi della consegna!" gli sussurrò.

"Oh si giusto, la consegna! E lei soldato Kisa, cosa fa qui? Torni immediatamente dai suoi uomini, ormai la consegna è stata fatta ed è ora che iniziate il vostro lavoro!" esclamò Momiji con aria marziale.

"Si signore..." mormorò Kisa piuttosto esasperata.

"Spaziale! E ora, prima di lasciarvi al vostro incarico, mettetevi in posizione per la nostra danza propiziatoria: la Momimomi dance!" disse il biondino saltellando di gioia.

"Siiiii" acclamò Kagura entusiasta alzando un pugno al cielo.

"Dobbiamo proprio?" domandò Kisa già rassegnata all'ineluttabile.

"Certo che si! Avanti uomini, fate vedere di cosa è capace lo Squadrone di Momiji!" gridò il tenente sempre più entusiasta.

Gli 'uomini', ossia ragazzetti che andavano dai 10 ai 17 anni, si piegarono sulle ginocchia con il posteriore alzato e le braccia flesse ai lati del torace, pronti a scatenarsi nel ballo esclusivo della loro guarnigione.

"E uno, due... e uno, due, tre: Momimomi dance!"

Momiji si gettò subito come un forsennato nei movimenti che, poi, consistevano semplicemente nel dimenare il sederotto a più non posso con leggere torsioni del busto e della testa. Kagura gli fu subito dietro, mentre gli altri partecipavano alla cosa con meno entusiasmo dei loro superiori.

"Bene uomini, adesso siete pronti per affrontare ogni pericolo. Andate e svolgete il vostro lavoro con la serietà che la vostra divisa vi richiede. Avanti, marche!" scandì Momiji indicando un vago punto oltre le fila di case.

"Tenente... veramente siamo noi che dobbiamo andare, loro devono restare qui..." sussurrò Kagura.

"Ma certo! E dunque, sottotenente Kagura: avanti, marche!"

E con questo i due ragazzi marciarono in direzione della loro postazione.

I giovani soldati rimasti, istruiti da Kisa, si nascosero in punti strategici in modo da avere una migliore panoramica dell'ampia piazza. Ben presto, la loro attenzione venne catalizzata dall'arrivo di due fanciulle che si aggiravano con aria circospetta.

Una delle due era alta, con lunghi capelli biondi che ne circondavano l'imponente figura e sembrava soffrire di qualche male poiché si appoggiava spesso alle murature per sorreggersi e si stringeva una mano al petto.

La ragazza che l'accompagnava e che le lanciava soventi occhiate preoccupate era completamente vestita di nero, così come neri erano i suoi occhi e i suoi capelli.

"Hana fermiamoci qui. Vuoi spiegarmi che ti succede?" domandò la figura scura piantandosi davanti alla compagna non volendo più saperne di muoversi.

"Ah Uo... comincio a chiedermi se sia giusto continuare a eseguire i piani scellerati del signor Akito" sospirò Hanajima accasciandosi su un gradino e prendendosi la testa tra le mani.

"Che cosa vuoi dire?" le domandò la prima sedendole accanto.

"Dico che stiamo esagerando. Capivo quando le ire del padrone si abbattevano sul fratello, poiché era ingiusto che Kazuma avesse avuto tutto dalla vita mentre al consanguineo più sfortunato non fosse toccato nulla. Ma adesso, mettere in mezzo anche degli innocenti... non credo sia giusto!" rispose la bionda con un sorriso stiracchiato e gli occhi tristi.

"Non vuoi raccontarmi quello che è successo?" chiese ancora Uotani con lo sguardo impassibile perso nel vuoto.

"Va bene, ti racconterò tutto".

 

FLASHBACK

 

Come avevano concordato, il principe, Akito e Hatsuharu s'incontrarono sotto il portico dei glicini a mezzanotte in punto.

Hatsuharu era particolarmente silenzioso, con lo sguardo cupo e una luce ferina negli occhi che ricordava quella delle belve quando stanno per azzannare alla gola le loro prede. Kazuma era pallido e le sue movenze tradivano un'insicurezza insolita in lui. Akito, in compenso, era bello e spettrale come non mai, avvolto in un mantello blu scuro che ne celava le fattezze androgine, lasciando scoperto solo a tratti il bel volto perlaceo trasfigurato da un lieve sorriso compiaciuto.

I tre si appostarono sotto le finestre delle stanze padronali, nascosti alla vista da una pianta rampicante che cresceva particolarmente rigogliosa.

Ad un segnale convenzionato, Hanajima si presentò sotto il balcone di Ayame e lo chiamò con voce suadente. Pochi istanti dopo comparve tra le ombre una figura dai lunghi capelli, ammantata con una stoffa di broccato viola e oro.

"Quello è il vestito che indossava il signor Ayame questa sera!" constatò sconcertato Kazuma sgranando gli occhi.

"Hai giurato di amarmi, Ayame Soma, l'hai ripetuto mille volte in queste notti. Dunque perché domani ti devi sposare con un altro?" chiese Hanajima.

"Lo faccio solo per volere di mio cugino, ma non temere mia amata, nessuno potrà tenerci separati a lungo. Sarò tanto bravo nell'arte della recitazione da far credere al povero Hatsuharu che per me non esiste altro che lui al mondo e, appena girerà lo sguardo, correrò di nuovo tra le tue braccia, com'è giusto che sia!" sussurrò la figura al balcone con voce bassa, difficilmente intelleggibile.

"D'accordo amore mio, sarò paziente e aspetterò quel giorno. Nel frattempo, buonanotte, angelo mio. Riposa bene e sopporta con coraggio la dura prova che ti aspetta domani" replicò Hanajima.

"Buonanotte" mormorò la figura mandando un bacio con la mano alla sua interlocutrice prima di sparire oltre la porta-finestra.

"Visto? Che vi avevo detto? Ayame è infedele!" esclamò Akito portandosi davanti agli altri due.

"Non posso credere di essere stato raggirato in questo modo dalle sue movenze fini e dal suo atteggiamento innocente... sembrava l'integrità fatta persona" disse Kazuma angustiato.

"Sssi..." concordò Akito, anche se non pareva del tutto convinto da quest'ultima affermazione.

"Andrò immediatamente da Shigure e pretenderò una spiegazione! Ovviamente domani non ci sarà alcuna cerimonia e..."

"No!" affermò Hatsuharu interrompendo il principe.

"Ma Haru, non vorrai..."

Di nuovo Kazuma venne interrotto, ma questa volta dalla forza di un pugno che si abbatté pesantemente sul muro vicino al quale si trovavano, scrostando gran parte dell'intonaco.

I due fratelli guardarono allibiti la persona che aveva provocato quel danno e rimasero ancora più allibiti quando notarono lo sguardo venato di lucida follia e di crudele determinazione che avevano assunto gli occhi di Hatsuharu.

"Domani Ayame Soma si vergognerà di essere venuto al mondo. Lo giuro!"

Con queste dure parole il cavaliere abbandonò i suoi compagni e si avviò velocemente verso il suo alloggio.

"A quanto pare non l'ha presa bene..." commentò Akito rivolgendo uno sguardo di sufficienza nella direzione verso la quale era sparito.

"No, tu non capisci. Quello era Black!" disse Kazuma con un tremito nella voce solitamente tanto sicura.

"Cosa?" domandò Akito guardando con stupore alla strana reazione del fratello.

"Bisogna che qualcuno lo controlli o sarà peggio per tutti noi!" sentenziò il principe sparendo dietro all'amico e lasciando solo l'unico responsabile dell'accaduto.

 

FINE FLASHBACK

 

"Naturalmente la figura affacciata al balcone non era Ayame, bensì Ritsu, è così?" domandò Uotani al termine del racconto.

Hanajima annuì.

"Ho dovuto penare per convincerlo a prestarsi a quel gioco, ma alla fine ha ceduto per l'amore che porta nei confronti di Ayame. Ma dovevi vederlo come piangeva subito dopo il termine di quella farsa!"

"Dunque il piano del signor Akito è andato a buon fine".

"Si, ma a quale prezzo? Per cosa? Cosa può ottenere da tutto questo il signor Akito?"

"Ascolta Hana..." cominciò Uotani posandole una mano sulla schiena in gesto consolatorio, ma subito fu interrotta dall'improvvisa apparizione di un'orda di ragazzini vestiti di rosa.

"Altolà, chi va là?" si fece avanti una fanciulla dai capelli ramati che sembrava essere il capo di quella combriccola.

"Chi siete voi piuttosto?" ribatté Uotani alzandosi in piedi e fronteggiando la ragazzina.

"Noi siamo paladini della giustizia che combattono per fermare il male" disse un po' titubante la piccola, intimorita dalla minacciosa presenza della ragazza.

"Ma se siete appena scesi dalle culle!" ridacchiò Hanajima tirandosi su per rendere noto a tutti la differenza di stazza che intercorreva tra loro e lei.

"Questo non ha importanza! Abbiamo sentito il vostro racconto e sappiamo delle vostre malefatte e per questo vi dichiariamo in arresto!" disse tutto d'un fiato la giovane Kisa.

"Ora vedremo chi arresterà chi..." disse Hanajima rimboccandosi le maniche mentre attorno a Uotani si concretizzava un'aura minacciosa che le faceva muovere i capelli in ondeggianti spirali ipnotiche.

"Fermi tutti! Arrivo io! Il paladino dei conigli e degli oppressi!" urlò una voce squillante proveniente da un altro ragazzino vestito di rosa appena sopraggiunto.

Accanto a lui una ragazza gli stava suggerendo qualcosa all'orecchio.

"Ah già, è vero. Fermi tutti! Arrivo io! Il paladino dei BISOGNOSI e degli oppressi" urlò di nuovo il biondino mentre la ragazza annuiva soddisfatta.

"Oh dei, ci mancava solo questo!" esclamò Hanajima battendosi una mano in faccia.

"Ora ve la farò vedere io grazie al mio potentissimo e nuovo scettro magico!" continuò il ragazzo saltellando intorno alle due amiche sfoderando un cilindro fuxia corredato di finti gioiellini in plastica, lucette varie e musichette stonate.

"Corocoropollon... nel nome della luna... gira e spera, spera e gira... pampulu pimpulu parimpampù!!!" intonò il biondino a ritmo di musica facendo anche strane acrobazie per poi fermarsi immobile di fronte alle due malviventi.

Trenta secondi passarono nell'immobilità più assoluta.

"Ehm... tenente Momiji? Non credo che debba funzionare così..." provò a bisbigliare la compagna del biondo.

"Silenzio se no non riesco a concentrarmi!" replicò stizzito Momiji.

Un altro minuto passò e non accadde niente.

"Guardate che così si fa mattina!" esclamò infine Uotani perdendo la pazienza.

"Oh mannaggia! Via, rottame che non sei altro!" si infuriò Momiji scagliando lo scettro oltre l'infinito.

"E va bene, dovrò cambiare tattica!" proseguì poi posizionandosi con una gamba di fronte all'altra e un dito proteso verso le sue antagoniste.

"Pikachu, scelgo te! Gotta catch'em all!"

"...."

"Tenente..." disse titubante la solita ragazza.

"Oh, e va bene! Sottotenente Kagura ci pensi lei!" sbuffò, arrendendosi, Momiji.

"Lasci fare a me!"

Nel giro di pochi secondi, Uotani e Hanajima erano state ridotte all'impotenza e legate come salami.

"Ben fatto sottotenente!" si congratulò Momiji dando delle pacche sulla spalla di Kagura.

"Grazie tenente!" rispose compiaciuta la mora.

"Portate via le prigioniere!" ordinò poi il comandante alle sue truppe.

"Si signore!" disse Kisa facendo trascinare via le due ragazze.

"Come siamo cadute in basso" si disperò Hanajima.

"Anche questa volta le mazoniane sono state sconfitte, ma il compito dell'Arcadia non è ancora finito! Ci sono ancora molti nemici da affrontare e con l'aiuto dei nostri amici e della Queen Emeraldas potremo..."

"Ehm... mi scusi tenente" disse Kagura interrompendo Momiji che declamava il suo discorso con una mano plasticamente appoggiata sulla spalla e l'altra tenuta a coprire un occhio "ma non ci troviamo a bordo dell'Arcadia e lei non è Capitan Harlock".

"Oh! E' vero!" esclamò Momiji tornando repentinamente sé stesso mettendosi a saltellare attorno a Kagura.

"Allora torniamo al quartier generale. Ho fame, ho fame!"

Kagura e Momiji balzellaron... ehm... s'incamminarono verso il quartier generale.

 

"Buoooooooooooooooooooooooooooooooooooooon giornooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!"

Yuki fu scaraventato fuori del suo sonno agitato da un altrettanto agitato Ayame che gli saltò di peso sul letto rischiando di farlo finire a gambe all'aria.

"Ma che diav... Aya! Che fai?!?"

"Come, che faccio? Ti sono venuto a svegliare, no? Fra poche ore ci sarà la cerimonia e tu non sei ancora pronto!" disse Ayame gongolante continuando a far ondeggiare il materasso.

Decisamente quello non era un buon inizio di giornata per Yuki!

"Aya posso farti notare che sono le quattro e mezzo di mattina e che tu non ti sposi prima delle dieci?" replicò il ragazzo deciso a mantenere la calma... almeno per i prossimi cinque minuti!

"Cosa? Sono già le quattro e mezzo? Ma è tardissimo!" urlò Ayame inorridito saltando in piedi all'improvviso facendo sbilanciare Yuki che rovinò definitivamente al suolo.

"Si può sapere esattamente tardi per cosa?" domandò il povero malcapitato aggrappandosi alle coperte sfatte per aiutarsi a risalire sul letto "E poi... che cavolo stai facendo dentro al mio armadio?"

"E' ovvio, ti sto scegliendo il vestito adatto per oggi, no?" replicò impassibile l'altro passando in rassegna vari capi d'abbigliamento che poi decideva di scartare lanciandoli un po' ovunque per la stanza.

"Guarda che non ho bisogno di un vestito particolare, non è mica il mio matrimonio!"

Yuki andava in giro per la stanza raccattando i vestiti che venivano negligentemente gettati come stracci vecchi.

"E questo che vorrebbe dire? Sei uno dei parenti più stretti dello sposo, quindi devi figurare anche tu!" affermò Ayame non lasciandosi minimamente scoraggiare dalla poca propensione del cugino in fatto di ultima moda.

"Oh, guarda! Ho trovato!" esclamò d'un tratto entusiasta.

Davanti a Yuki si presentò una delle più orrende creazioni in fatto di vestiario che avesse mai visto: un paio di pantaloni rosa che arrivavano a malapena sotto il ginocchio e che creavano un ingombrante sbuffo sui fianchi, sormontati da una casacca con il corpetto a forma di enorme cuore rosso senza maniche, corredato di due polsiere, anch'esse a forma di cuore.

Il ragazzo fissò prima il completo, poi il cugino, poi di nuovo il completo e, infine, guardando dritto negli occhi Ayame disse solo: "Sei morto".

"Ma come, non ti piace?" mormorò deluso il futuro sposo guardando in maniera sconsolata l'abito.

"Si, forse hai ragione, è un po' troppo vistoso. Poi rischi di attirare tutta l'attenzione su di te distraendo il pubblico dall'attrazione principale: me!" aggiunse subito dopo gettando via l'obbrobrio.

Yuki non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che subito il suo tormento tornò all'attacco.

"Ecco, ecco, ecco! Che ne dici di questi?" domandò l'improvvisato stilista mostrando un paio di succinti pantaloni in lattex a vita bassa che lasciavano scoperte le natiche.

"Dico che sei pazzo" replicò seraficamente l'altro.

"Uhm... si, troppo scabrosi" confermò l'altro con una smorfia.

"Oh, oh, oh! E questo?"

Ayame tirò fuori un vestito viola che aveva stampato un enorme dragone sul davanti di colore giallo, verde e arancione, una profonda scollatura posteriore e un lungo strascico.

"Da bambino devi aver avuto un grosso trauma!"

"Concordo, è scomodo, potresti inciampare e ruzzolare di fronte agli invitati. Ah, ma guarda quest'altro!"

Questa volta l'abito era composto di pantaloni a zampa d'elefante e camicia con scollatrura a V fino all'ombelico con maniche svasate terminanti in ampi volant, completamente ricoperti da lustrini argentati.

"Ayame ma dove ci dovrei andare con quella roba?!?" domandò Yuki totalmente allibito.

"No, no, non va bene, con la luce del sole rischi di accecare qualcuno. Ho trovato! Questo, questo è perfetto! Guarda che amori questi topolini applicati!"

"Quello è il pigiama che usavo a tre anni!" urlò esasperato il più giovane dei cugini Soma.

"Oh che peccato! Immagino che non ti vada più bene..." disse Ayame con tono deluso.

"Adesso basta, non ne posso più! Si può sapere da dove diamine spuntano queste oscenità?"

"Come sarebbe a dire oscenità? Questi sono tutti vestiti che ti ho regalato io!" sbraitò Ayame diventando rosso per l'indignazione.

"Ah... davvero?" domandò titubante Yuki ricordandosi improvvisamente di aver sempre buttato a casaccio nell'armadio le così dette 'creazioni' del cugino, senza neppure degnarle di uno sguardo.

Il ragazzo dai lunghi capelli candidi si accasciò per terra con occhi lucidi.

"Di' la verità Yuki! Tu mi detesti!"

L'altro si trovò spaesato da quella reazione non sapendo bene come comportarsi. Quando, però, si accorse che c'era dolore vero a velare quello sguardo dorato, gli si sedette di fronte e, dopo aver tirato un lungo sospiro, gli racchiuse entrambe le mani nelle sue e gli sorrise dolcemente.

"Non ti odio affatto Ayame, anzi, ti voglio un mondo di bene e sono contento che tu sia così entusiasta e pieno di vita! Perdonami se sono stato brusco, io... non so cos'ho in quest'ultimo periodo, mi irrito per ogni sciocchezza e m'inalbero per qualunque osservazione. Non volevo rovinare un giorno tanto importante per te con il mio malumore, perciò... scegli pure il vestito che più ti piace e io lo indosserò".

Ayame gli rivolse un sorriso un po' stentato, ma sincero.

"Non sei obbligato, davvero! Tentavo solo di coinvolgerti in un'occasione fondamentale della mia vita. D'ora in avanti non potrà più essere tutto come prima. Presto anche tu troverai la persona giusta e la seguirai lasciandoci tutti qui e questo mi fa sentire triste, anche se so che è egoistico da parte mia. Voglio solo condividere con te un'ultima volta tutta la mia felicità".

"Ma che sciocco che sei! Parli come se me ne dov'essi andare da Villa Soma da un giorno all'altro. Credimi, non succederà tanto presto!" rise Yuki dando un leggero buffetto sulla fronte al cugino.

"Io credo avverrà molto prima di quanto immagini" sorrise di tutto cuore Ayame.

"Tieni, questo è il vestito giusto per te" aggiunse poi tendendogli un abito carminio in seta con lievi ricami traslucidi a tondi lavorati.

"E' bellissimo" disse Yuki prendendolo e stringendoselo al petto.

"Si, è vero. E poi dicono che il rosso sia il colore preferito del nobile Kyo" disse maliziosamente Ayame alzandosi in piedi, scuotendosi di dosso la polvere.

"IO NON METTERO' MAI QUESTO VESTITO E POI NON AVEVI DETTO CHE ERA TARDI??? ALLORA FILA A PREPARARTI!!!" gli urlò dietro Yuki sbattendolo fuori dalla sua stanza e richiudendo subito la porta a doppia mandata.

Ayame sorrise e si avviò verso la sua camera.

"Scommetto qualunque cosa che metterà il vestito rosso!"

 

Poche ore più tardi la residenza dei Soma fu invasa da centinaia di persone affaccendate nelle più disparate occupazioni. C'era chi addobbava i saloni e i cortili, chi si occupava del sontuoso banchetto, chi accordava strumenti musicali e chi faceva le prove per gli spettacoli di recitazione e d'abilità che erano stati organizzati in vista della fausta occasione.

Shigure era particolarmente occupato a dare disposizioni in modo che fosse tutto perfetto per la festa in onore del cugino e del suo sposo.

"Mio signore, qualcuno richiede di voi all'ingresso ovest" gli sussurrò un inserviente proprio mentre stava cercando di far appendere per il verso giusto una composizione floreale che doveva sovrastare il gazebo in cui si sarebbe svolta la cerimonia.

Il grande feudatario sbuffò scontento.

"Cos'ha in testa la gente? Non capisce che oggi sono troppo impegnato per queste cose? Di' a chi mi cerca di tornare un'altra volta!"

"E' quello che ho già fatto, mio signore, ma insistono che è cosa della massima urgenza" disse timidamente il giovane garzone sperando di non incappare nelle ire del suo padrone.

"E va bene, ci andrò subito! Dannati scocciatori!"

Shigure si diresse dov'era atteso con cipiglio battagliero. Giurò a sé stesso che, se non fosse stata una cosa davvero, ma davvero importante, avrebbe gettato via a pedate quei guastafeste!

Giunto alla porta occidentale si guardò intorno corrugando la fronte.

"Che scherzo è questo? Qui non c'è nessuno!"

Stava già per tornarsene indietro meditando diaboliche ritorsioni contro lo spiritoso inserviente, quando si accorse di una persona che si era arrampicata sulle merlature della struttura muraria che costituiva l'ingresso alla magione.

"Ma che diamine...!"

"Sono un combattente che veste di rosa, sono il salvatore dei gattini che non riescono più a scendere dagli alberi e dei fiorellini calpestati, sono Momiji e punirò i malfattori nel nome dei coniglietti dai bei musetti!" declamò il biondino sul muro.

"Ed io sono la sua compagna, Kagura!" aggiunse una ragazza dai capelli neri spuntata da chissà dove, affiancandosi a lui.

Shigure li guardò allibito a bocca aperta.

"Tenente... mi è sorto un dubbio atroce... come facciamo a scendere di qui?" chiese la ragazza guardandosi attorno con titubanza.

"Ah non chiedetelo a me, non so nemmeno come ci siamo saliti" rispose il biondo con sorriso disarmante.

"Ma come sarebbe a dire? Siete voi che avete voluto mettervi sopra queste merlature perché dicevate che sarebbe venuta meglio la nostra introduzione!" esclamò Kagura in preda ad un attacco isterico mentre scuoteva vigorosamente Momiji per la camicetta.

"A-aspettate...o-ora... t-trovero' u-una soluzioneeeeeee".

Proprio mentre il ragazzo tentava di rassicurare l'amica, ella, per via del troppo slancio, si sbilanciò e precipitò nel vuoto assieme a Momiji.

Shigure osservò senza muovere un muscolo l'intricato ammasso di volant e trine rosa ai suoi piedi.

"Visto? Ve l'avevo detto che avrei trovato una soluzione!" disse sempre sorridendo Momiji riuscendo a rimettersi in piedi faticosamente.

"Ma siamo caduti e potevamo romperci l'osso del collo!" ribatté Kagura piangendo per lo spavento.

"Beh ma il risultato non cambia!"

"Momiji dovevo immaginarlo ci fossi di mezzo tu!" sospirò Shigure rassegnato.

"Certo! Ogni volta che viene sgominata qualche azione criminosa io mi trovo nel mezzo!" esclamò Momiji.

"Si, nel senso che stai in mezzo ai piedi ad impedire alle guardie di compiere più in fretta il loro dovere".

"So di essere un valido aiuto per la milizia cittadina" affermò il biondino annuendo soddisfatto.

"Come no! E adesso cosa vorresti? Sei venuto di nuovo ad aggiornarmi sulla lite tra il gatto della mugnaia e il cane del pastore? O questa volta si tratta del gallo del contadino e dell'oca della lavandaia?" domandò Shigure sarcasticamente.

"Di nessuno di loro mio signore! Questa volta è una cosa grossa!" disse un Momiji saltellante per la troppa contentezza della sua nuova azione.

"Fantastico! Ma adesso non ho tempo di stare ad ascoltare le tue imprese mirabolanti, come ben saprai oggi ci sarà il matrimonio di mio cugino ed io sono parecchio impegnato!" disse il giovane possidente cercando di allontanarsi.

"No, aspettate! Questa volta si tratta davvero di una cosa seria!" urlò Kagura che aveva smesso di piangere e gli si era posizionata di fronte impedendogli ogni via di fuga.

"Davvero?" chiese Shigure dubbioso.

"Si, si! Abbiamo colto due malviventi in fallo e dobbiamo procedere all'interrogatorio!" confermò Momiji non stando più nella pelle.

"Un interrogatorio? Ma siete sicuri di non aver arrestato due poveracci che non facevano niente di male?" incalzò il feudatario sempre più dubbioso.

"Certo che siamo sicuri, non siamo mica sprovveduti alle prime armi!" rispose il biondino piccato.

"D'accordo, come non detto. Però io sono davvero troppo occupato oggi, per cui è meglio che chiediate al magistrato Kyoko di assistervi e poi mi verrete a riferire ciò che avrete scoperto" disse Shigure accondiscendente, sperando di levarsi da quell'impiccio il più in fretta possibile.

"Ci penseremo noi! Nulla ci potrà sfuggire! Qualunque misfatto abbiano commesso, noi lo scopriremo! Brutto malvivente, con la luce della giustizia vincerò! Se non hai paura di questa potenza, fatti avanti!" esclamò Momiji con un cipiglio che voleva intimorire, ma che sul suo visetto delicato risultava solo grottesco.

"Credo di avere appena commesso un tragico errore" mormorò Shigure pentito.

"Forza sottotenente, mettiamoci subito in marcia mettendo per l'ennesima volta le nostre vite in gioco nel nome dell'equità!" proseguì il tenente in preda ad un forte entusiasmo.

"Sono sempre al suo fianco!" si aggiunse Kagura, anche lei contagiata da una prorompente energia.

"Bene allora! Proseguiamo il nostro viaggio verso ovest!"

"Ok, ma questa volta Goku lo fa lei e io faccio Sanzo!"

"Non se ne parla! Tu non potresti mai fare Sanzo".

"Perché no?"

"Perché hai i capelli troppo scuri... e poi ti manca lo sguardo sexy da macho che ci contraddistingue entrambi!"

"Ma non è giusto!!!"

Shigure li guardò allontanarsi sempre più convinto che si sarebbe pentito della scelta che aveva appena compiuto.

 

FINE ATTO III

 

Note conclusive: domando scusa a tutte le fans di Momiji e Kagura, sono entrambi personaggi che io amo molto, ma mi servivano due che facessero da macchiette ai fini della trama e, purtroppo, è toccato a loro. Ciò non toglie che siano entrambi spettacolari!