SERIE:
Fruits Basket
PARTE: 3/5
RAITING: PG-13
PAIRINGS: YukiXKyo (giuro!) HatsuharuXAyame
Disclaimers: i pg appartengono a Natsuki Takaya e la fic vuol essere un rifacimento scherzoso della commedia "Molto rumore per nulla" di W.Shakespeare. La fic è dedicata al compleanno della mia dolcissima cucciola Saya. Auguri amore di mamy!!!!!! Un grazie alla mia sori Miyu per avermi fatto da consulente (a te dedico il pair HatoriXShigure)
Note: ovviamente alcune cose e alcuni
personaggi ho dovuto modificarli per esigenze 'di copione' (vedi Akito e Kazuma che qui diventano fratelli). Gli accostamenti con i pg dell'opera originale sono i seguenti:
Don
Pedro - Kazuma Soma Carruba
- Momiji Soma
Don
Juan il bastardo - Akito
Soma Sorba
- Kagura Soma
Claudio
- Hatsuharu Soma Guardia
- Kisa Soma
Benedetto
- Kyo Soma Cancelliere
- Kyoko Honda
Leonato - Shigure
Soma Ero
- Ayame Soma
Antonio/Frate Francesco - Hatori Soma Beatrice - Yuki Soma
Borraccio
- Arisa Uotani Margherita
- Ritsu Soma
Corrado
- Saki Hanajima Orsola
- Toru Honda
Messaggero - Hiro Soma
MUCH ADO ABOUT SOMAS
FAMILY
ATTO III
di Yurika
Quello
stesso pomeriggio, Ayame e Toru
passeggiavano nel tranquillo giardino della residenza dei
Soma.
Ayame era semplicemente radioso. Da quando
il principe e il cugino avevano dato la loro benedizione per la sua unione con il nobile Hatsuharu
gli sembrava di galleggiare in una dimensione che rimaneva qualche piede al di
sopra di quella di tutti gli altri esseri mortali. Le giornate passavano veloci
tra i preparativi e i rari momenti in cui poteva incontrare il suo altero
promesso. Le notti, in compenso, erano tediose e infinite. Ormai, che bisogno
aveva di sognare il suo bel cavaliere dalla scintillante armatura quando poteva
averlo reale e tangibile e affascinante come mai era stato nel suo mondo
onirico? Non era egli nella realtà più perfetto di
quanto avrebbe mai potuto esserlo nella fantasia? Perciò,
accorciatevi oscure notti e non angustiate ulteriormente il cuore degli amanti
che bramano solo la reciproca compagnia per potersi abbandonare alla più
completa delle felicità! E tu dolce luna, mirabile signora protettrice dei
sospiri d'amore, sprona i tuoi cavalli argentati a galoppare più in fretta, così
che possa giungere finalmente la rosea aurora ad
allietare con le sue carezzevoli dita le ore insonni degli innamorati.
"Signor
Ayame, vi prego, svegliateviiii!!!" piagnucolò la ragazza dopo la ventesima volta che
cercava di farlo tornare cosciente anche scrollandolo con forza, ma senza
risultato.
"Vostro
cugino sta per arrivare!!!" continuò sempre più
disperata notando l'espressione di Ayame divenire a
mano a mano più ebete.
"Oh
già! Bisogna pensare a mio cugino adesso!" esclamò
Ayame riprendendosi istantaneamente e facendo
piangere Toru dalla felicità.
"Siete tornato in voi, meno male! Questa volta pensavo vi avremmo perso per sempre!"
"Ma che dici Toru? Sono sempre
rimasto qua!" disse Ayame
guardando la ragazza come se fosse una povera mentecatta da prendere con le
molle.
"Oh
beh, non importa!" la interruppe prima ancora che l'altra potesse
replicare "Sta arrivando mio cugino e dev'essere tutto pronto! Io, Ayame
Soma, faccio il giuramento solenne che entro il calare del sole avrò convinto mio cugino di essere follemente innamorato del
nobile Kyo!"
"Caaaaaavoli! Signor Ayame non vi avevo mai visto tanto risoluto per qualcosa prima
d'ora!" disse Toru guardando il giovane erede
dei Soma con ammirazione.
"Ma naturalmente! Quando si tratta del mio amatissimo
cuginetto sono capace di questo e altro! Non c'è
nulla che non sia in grado di fare per il bene del mio piccolo Yuki" concluse mormorando con espressione estatica,
comprensiva di stelline scintillanti negli occhi e un tripudio di fiorellini e
uccellini di contorno.
"Dite
la verità, vi state solo divertendo a fare i dispetti a quei due" disse Toru tra il disperato e il perplesso.
Ayame si limitò a ridere in modo piuttosto
sguaiato e sinistro, mentre Toru sospirava ormai
rassegnata alle stranezze dei suoi signori.
"Toru guarda! Sta arrivando Yuki,
presto! Presto!!!" urlò all'improvviso Ayame sheckerando violentemente per
le braccia la povera fanciulla che rimase un po' intontita dal trattamento,
soffrendo di una momentanea instabilità sulle gambe.
"Allora,
ti ricordi bene la tua parte?"
"Sssssiiii... siiiignor Ayaaaame" sibilò Toru
ondeggiando vistosamente.
Proprio
in quel momento fece la sua comparsa da dietro un vialetto alberato
la causa di tanto trambusto che, ignaro di ciò che si stava tramando
alle sue spalle, si dirigeva, come ogni giorno, alla sua quercia preferita in
compagnia di un'ottima lettura.
Ayame si schiarì la voce, pronto a
cominciare la recita.
"Toru ti dico che è vero!" declamò
con voce un tantino più alta del necessario "Kyo
è innamorato di Yuki!"
SBONK!!!
Toru e Ayame si
voltarono preoccupati per quel rumore, ma videro solo un albero con i rami che
si scuotevano con forza, come se qualcuno ci avesse appena picchiato contro con
violenza.
Il
ragazzo e la ragazza si guardarono l'un l'altra,
fecero spallucce e proseguirono.
"Ma siete proprio sicuro?"
"Certo
che lo sono! Il principe Kazuma e il mio amoretto
dolce dolce non fanno che ripeterlo!"
Toru ridacchiò forzatamente mentre un alto
strato di pelle d'oca le cresceva nel sentire quel 'amoretto
dolce dolce' riferito al nobile Hatsuharu.
"E'
mai possibile che sia potuta accadere una cosa simile? Sembrano odiarsi
piuttosto che amarsi quei due".
"Hai
ragione Toru, ma sta proprio qui l'inghippo: in quel 'sembra'. Il povero Kyo finge di
non sopportare Yuki per non mostrare apertamente
quanto invece spasimi per un suo sguardo gentile!"
"E
il principe e il nobile Hatsuharu vi hanno chiesto di raccontare la verità a vostro cugino, è così?"
"Si,
è esatto, ma io ho fatto loro capire che era molto meglio se le cose rimanevano
come sono".
"Perché? Il signor Yuki, per quanto
all'apparenza sia distaccato e possa sembrare arrogante a chi non lo conosce,
merita d’essere felice e io sono profondamente convinta che una persona
espansiva e trascinante come il nobile Kyo sia perfetta per poter colmare la solitudine che si cela nel
suo cuore!"
"...."
Toru, non sentendo la battuta di risposta
che attendeva si girò attorno per vedere cosa fosse successo
ad Ayame e lo trovò tutto intento a limarsi le unghie
con la maestria di una manicure provetta.
"Psss... signor Ayame... tocca a
voi, signore..." gli sussurrò
cercando di non farsi accorgere dal loro spettatore.
"Mh?" chiese il ragazzo voltandosi verso di lei con
aria piuttosto annoiata "Oh, si, certo! Anch'io penso che quei due siano
perfetti l'uno per l'altro, ma, ahimè, sai quanto sia
orgoglioso mio cugino. Non ammetterebbe mai che il nobile Kyo
possa essere alla sua altezza".
"Questo
non è giusto! A detta sia del vostro promesso che dello stesso principe Kazuma, il nobile Kyo è il più
valoroso dei guerrieri di sua altezza! Spesso si è distinto per bravura tecnica
e per arguzia strategica, risollevando sorti di battaglie che sembravano già
disperate".
"Probabilmente
è proprio questo il problema. Conosci la suscettibilità di Yuki
sull'argomento. Ha sempre desiderato potersi unire anche lui all'esercito di
sua altezza, ma non l'ha mai fatto per non abbandonare la sua famiglia".
Ayame si morse il labbro inferiore. Quel
discorso stava cominciando a diventare un po' troppo veritiero. Quante volte si
era sentito in colpa nei confronti del cugino? Un'infinità. Quando
lo vedeva accigliato in un angolo, prediligendo la compagnia della solitudine
al caos festoso in cui cercavano di trascinarlo lui e Shigure.
Quando lo vedeva con lo sguardo perso nel vuoto, contemplando
l'orizzonte verso il quale si stagliavano i campi di battaglia ai quali non
poteva accedere. In quelle occasioni avrebbe voluto
andare da lui, abbracciarlo forte e poi lasciarlo libero di seguire la vita che
si sarebbe scelto da solo. Ma poi pensava a cosa ne sarebbe stato di lui, di
quel posto senza la discreta, ma costante vigilanza del malinconico cugino e
una sorta di panico gli bloccava il fiato nei polmoni
e tutto quello che decideva di fare era avvicinarlo e sorridergli, restandogli
accanto senza dire una parola.
Quei
ricordi lo fecero sentire un vigliacco e una rabbia feroce contro se stesso lo
portò a stringere un lembo della stoffa della casacca finché le nocche non gli
si sbiancarono.
Toru, accorgendosi dello stato d'animo del
ragazzo, gli si fece più vicina e gli posò la mano sulla sua facendogliela
distendere.
"Allora
forse dovreste dirglielo, perché questa sarebbe l'occasione per lui di
intraprendere la strada che vuole scegliere e di avere accanto a sé il compagno
che sappia comprenderlo e sostenerlo in questa sua scelta".
Ayame le rivolse un pallido sorriso di
ringraziamento.
"Vorrei
solo che potesse essere felice senza sentire più l'obbligo di dover pensare a
noi".
Sospirò
a pieni polmoni e tornò ad essere il solito Ayame di
sempre.
"Tuttavia non gli dirò nulla riguardo a Kyo,
quella testa dura non merita di poter avere un giovane di tale comprovata
bellezza e pregevoli capacità tanto facilmente. Magari, se qualcuno riuscisse a
fargli intendere ragione, potrebbe anche accettarlo, ma in modo così
indisponente e dispotico da rendere di fiele la vita di quel cavaliere! Sono
certo che non perderebbe occasione per rinfacciare al nobile Kyo l'amore assoluto che prova per lui per farsene beffe.
Il braccio destro del principe non merita un siffatto trattamento!"
"Siete sicuro che si comporterebbe proprio in questo modo? Il
signor Yuki è molto intelligente e sono certa che
capirebbe l'incredibile fortuna che gli è toccata dall'essere il prediletto del
nobile Kyo".
"Oh
certo, mio cugino è intelligente, ma ha anche la lingua avvelenata e so che gli
farebbe patire le pene dell'inferno solo per dar sfogo alla sua indole
accidiosa".
"Non
siate così duro con lui! Se gli
spiegassimo..."
"Cosa cambierebbe? Se gli dicessimo che Kyo
lo ama sarebbe comunque lui dalla parte del più forte,
perché si sa che è l'oggetto dell'amore a prevalere su chi ama. No, ho deciso. Parlerò
con il nobile Kyo e, a costo d'inventarmi delle
calunnie su Yuki, gli farò capire che il suo è un
sentimento insensato che dev'essere abbandonato
all'istante!"
"Questo
vuol dire che, non appena avrete parlato con quel cavaliere, per il signor Yuki non ci sarà più possibilità alcuna di averlo per sé! Se anche si facesse avanti crederebbe che sia solo per
prenderlo in giro".
"Esattamente,
così lo potrò salvare dalle crudeltà del mio infelice cugino".
"Sarà
ben fortunata la seconda scelta del nobile Kyo. Mi
spiace per il signorino, ma almeno il nostro cavaliere potrà avere la
possibilità di avere per compagna una persona che possa
apprezzarlo davvero per ciò che vale".
"Parli
bene Toru! Adesso rientriamo in casa che devo ancora
finire di addobbare il mio vestito per domani".
"Domani
è il grande giorno e sarà tutto perfetto!"
"Lo
sarà di sicuro perché finalmente domani mi sposerò con il mio cucciolotto zuccheroso!"
Ayame si trascinò via una Toru piuttosto provata da un'eccessiva dose di diabete.
Dentro di sé aveva la certezza che il loro piano fosse andato
a buon fine e che il suo caro cuginetto sarebbe ben
presto finito tra le braccia di Kyo. E tutto questo, solo per merito suo, naturalmente!
Nel
frattempo, Yuki lottava con tutte le sue forze contro
il suo cuore dispettoso, continuamente indeciso se battere a più non posso o
smettere di battere del tutto. La sua carnagione già pallida di natura, aveva ora preso
la consistenza di sottilissimo vetro smerigliato. Sembrava poter perdere i
sensi da un momento all'altro.
Nella
sua testa un turbine incessante di pensieri vorticava senza controllo
facendogli rivivere, amplificate centinaia di volte, tutte le sensazioni
contraddittorie che avevano caratterizzato i suoi incontri/scontri con Kyo. Le frasi dette per colpire a fondo,
per scuotere fin nelle viscere, per attirare tutta l'attenzione su di sé nel
vano tentativo d'essere 'qualcosa' agli occhi dell'altro. Il cercarsi
costante, anche quando se ne poteva fare a meno, non importava la motivazione
reale o presunta, l'importante era stare insieme, riconoscersi a livello ancestrale, anche solo per pochi attimi prima di
ricominciare con le liti fasulle e gli odi presunti.
Spossato
fin nel profondo da quelle riflessioni, Yuki si lasciò
andare contro il tronco dell'albero cui si era appoggiato e scivolò lentamente
a terra.
"Dei del cielo, io lo amo!" mormorò stupendosi egli
stesso dell'ovvietà di quell'affermazione.
Con
passo malfermo riuscì a tirarsi in piedi e a dirigersi con sguardo spaesato
verso la magione. Troppe cose erano successe nel suo piccolo animo per poterle
contenere tutte senza farlo esplodere in mille pezzi. Aveva bisogno di pensare
e, ancora più urgente, aveva bisogno di far calmare quello stupido cuore
impazzito!
Per
terra, abbandonato al suo destino, giaceva dimenticato un libro dall'elegante
copertina in marocchino rosso.
All'interno
del palazzo, tre figuri si spingevano l'un l'altro nel
tentativo di farsi spazio per spiare meglio dallo spiraglio di una porta
lasciata distrattamente socchiusa.
"Principe
si sposti un po', mi sta infilando il gomito tra le costole!" bisbigliò il
primo figuro.
"Non
è colpa mia se ovunque mi sposto trovo qualcosa di tuo! Da
quando siamo qui sei ingrassato Haru. Sarà meglio
che tu ti metta a fare un po' d'esercizio" rispose
sussurrando il secondo.
"Ma la volete piantare di agitarvi così voi due? Mi state spiaccicando per terra!" mormorò alterato il
terzo.
"Shigure piantatela di lamentarvi! Sono io che dovrei
protestare visto che mi ritrovo continuamente i vostri
capelli in bocca!" riprese il primo.
"Zitti,
zitti! Guardate! Si è di nuovo cambiato giubba!"
l'interruppe il secondo.
"Eh
già, quella lilla almeno s'intona con i riflessi cangianti degli occhi di Yuki" sentenziò con tono derisorio il primo.
"Si,
ma con quei pantaloni arancione fa venire il singhiozzo" esclamò il terzo
trattenendo a stento le risa.
"No,
aspettate, sta cambiando pure quelli! Ecco si, quel verde oliva lì ci sta
proprio una meraviglia!" disse il secondo baciandosi le
punta delle dita in segno di apprezzamento.
"Verde
oliva? A me sembra, piuttosto, verde diarrea di
neonato!" commentò con aria schifata il primo.
"Bleaaaaaahhhh!!! "
concordarono all'unisono gli altri due.
In
quel momento la porta si spalancò di colpo prendendoli alla sprovvista e
facendoli capitombolare tutti e tre sul pavimento.
"Vi
siete divertiti abbastanza?" domandò Kyo
torreggiando sopra di loro, circondato da una pesante aura scura che sembrava
renderlo ancora più imponente e minaccioso.
"Aah...
ciao Kyo! Passavamo di qui per caso e... sai com'è..." cominciò con titubanza Kazuma mentre tentavano di rialzarsi e darsi un contegno.
"Non
mi stupisco di te Hatsuharu e nemmeno di voi
principe, ormai vi conosco bene. Ma che anche il signor Shigure
si potesse unire alle vostre bravate proprio non me lo
aspettavo!" borbottò Kyo incrociando le braccia
al petto.
"Ma no, vedete... è che abbiamo notato che vi comportavate in
maniera un po' strana e ci stavamo preoccupando per voi, tutto qui" rispose
il padrone di casa sfoderando il più falso sorriso sincero che conosceva.
"In
maniera strana dite?" domandò il rosso accigliandosi.
"Secondo
me è innamorato" affermò Hatsuharu
con sicurezza.
"Chi?
Kyo? Ma non è possibile!
Questo potrebbe succedere solamente nel caso che la terra scambiasse il posto
con il cielo e che gli uomini camminassero a testa in giù!" esclamò Kazuma fintamente
inorridito dalla sola idea del suo amico innamorato.
"Vi
dico che è innamorato!" ribadì Hatsuharu.
"Ma no, che avete capito? E' solo che... non sto bene. Mi fa male... ecco si, mi fa male un callo!" concluse
trionfante Kyo, certo dell'efficacia della sua ottima
scusa per giustificare il suo mutato umore.
"Un
callo?!?" urlò quasi Hatsuharu,
stupito da quanto potesse essere idiota il suo amico.
"Eh
beh, certo, i calli sono fastidiosi..." commentò il principe cercando di non scoppiare a ridere.
"Specialmente
il vostro, nobile cavaliere, visto che vi fa
addirittura sospirare" disse Shigure con aria
comprensiva.
"So...sospirare
dite?" chiese Kyo con aria allarmata.
"Eh
si, prima sospiravate" rispose Shigure.
"Posso
confermare. Uh, avete sentito? L'ha appena fatto di nuovo!" disse Kazuma sorridendo.
"No,
vi sbagliate, non ho affatto sospirato!" negò con decisione Kyo non sapendo più da che parte voltarsi.
"Oh,
allora vuol dire che ci siamo sbagliati. E ci siamo
sbagliati anche quando lo abbiamo sentito ordinare ad un inserviente il fiore
preferito del signor Yuki da appuntarsi alla casacca
per la cena di stasera" disse Hatsuharu con noncuranza.
"E'... è solo una coincidenza! E comunque
adesso devo andare per... per fare un pediluvio per il callo!" disse Kyo alzando eccessivamente il tono di voce.
"Signor
Shigure, accompagnatemi!" aggiunse poi afferrando
il signore del feudo per un braccio.
"Sinceramente
ne farei a meno" rispose questi con una smorfia disgustata.
"Mi
spiace, ma credo che insisterò. Ho bisogno di scambiare
qualche parola con voi senza essere ascoltato da orecchie indiscrete" replicò
il cavaliere fulminando i suoi due amici con lo sguardo.
"Se proprio non se ne può fare a meno..." sospirò Shigure rassegnato.
I
due lasciarono la stanza, con Kyo che si trascinava
via a gran passi un recalcitrante Shigure.
"Sicuramente
gli vuole parlare di Yuki" disse Hatsuharu sghignazzando.
"Non
ci sono dubbi, prenderlo all'amo è stato più facile del previsto!"
concordò Kazuma.
"Questo
perché era già naturalmente predisposto, noi gli abbiamo solo dato la spinta decisiva".
"Penso
tu abbia ragione. Ma hai visto com'era nervoso
sentendosi colto in fallo?"
"Oh
si, non riusciva a guardarci in faccia e si dimenava come un indemoniato
durante un esorcismo! Mi faceva quasi pena, poverino!"
"Pensa,
però, che alla fine sarà lui il vincitore della preda più ambita"
"A
quanto dice Ayame, anche Yuki
è già cotto di Kyo!"
"Molto
bene!" sorrise Kazuma annuendo soddisfatto.
"Sembra
che vi stiate divertendo" affermò d'improvviso una voce profonda
proveniente dall'uscio della stanza che indulgeva con lascivia su ogni sillaba
pronunciata.
Il
principe e il suo fido compagno si voltarono contemporaneamente trovandosi di
fronte all'oscuro fratello del principe, Akito.
L'espressione
di Hatsuharu s'incupì' istantaneamente, facendogli
correre automaticamente la mano sul fianco sinistro ove in genere portava la
spada che adesso giaceva a riposo nella camera del cavaliere.
"Fratello!
Sei silenzioso come al solito, non c'eravamo accorti
del tuo arrivo. Tutto bene?" sorrise Kazuma
andandogli incontro.
"Starei
meglio se non dovessi proprio io infrangere la vostra bella allegria
con una notizia assai tediosa" rispose Akito con
fare contrito.
"Che cosa intendi dire?" domandò il principe
rabbuiandosi.
"Nobile
Hatsuharu avete sempre intenzione di unirvi domani al
cugino del nostro ospite, Ayame Soma?" chiese Akito rivolto al cavaliere senza badare al fratello.
"Certo,
non sono una persona così mutevole da cambiare idea l'istante dopo che essa è
stata formulata" rispose
provocatoriamente il giovane dai capelli bicolore.
"Meglio
per voi essere così costante, anche se, in quest'occasione,
mi sento di dirvi che la vostra costanza potrebbe rivelarsi più un danno che
una virtù" replicò tranquillamente Akito
fingendo di non accorgersi dell'atteggiamento ostile del
suo interlocutore.
"Fratello
non capisco, di cosa stai parlando?" disse Kazuma
cercando di attirare l'attenzione del moro.
Egli
si voltò lentamente verso di lui e gli puntò gli occhi neri nei suoi come a
volerlo sfidare a controbattere ciò che stava per affermare.
"Sto
parlando del fatto che uno dei due sposi di domani è infedele e non mi sto
certo riferendo al vostro caro amico".
Hatsuharu sbiancò sentendo le ginocchia cedergli
e si appoggiò al muro per non cadere. Per un istante gli parve che il mondo
fosse stato nascosto da un grande velo nero che gli oscurava
la vista e il respiro gli si mozzò nei polmoni.
"No...
non è vero..." balbettò sull'orlo della
disperazione.
"Fratello,
spero che tu ti renda conto della gravità delle tue affermazioni!" sibilò Kazuma visibilmente alterato, sul punto di scagliarsi
contro Akito e il suo parlare velenoso.
"Ne
sono perfettamente consapevole. Come sono consapevole del fatto che non verrò creduto tanto facilmente per via dei miei trascorsi. Ma posso giurare sull'amore che ho per te, fratello mio, che
è tutto vero e posso anche dimostrarlo, se avrete la condiscendenza di seguirmi
questa sera stessa. Vi mostrerò come sia facile per
chiunque entrare nelle camere del bell'erede della
famiglia Soma. Se poi ciò che si presenterà ai vostri
occhi non vi farà desistere dai vostri propositi matrimoniali, nobile Hatsuharu, sarà solo per vostra libera scelta e io mi
sentirò a posto con la coscienza per avervi messo in guardia dal pericolo di
un'unione molto mal combinata" sciorinò Akito
con voce melliflua e l'atteggiamento di chi ha la certezza di ciò che sta dicendo.
Kazuma lanciò un'occhiata preoccupata al
cavaliere che stava ancora immobile addossato alla parete con lo sguardo spento
perso nel vuoto.
"Va bene, verremo con te. Ma bada
bene, se scopriremo che le tue sono solamente vili menzogne, sappi che questa
volta neppure appellarti ai sacri vincoli del sangue ti servirà per non
incedere nelle mie ire!" affermò Kazuma con uno
sguardo talmente bruciante da riuscire ad ardere un ghiacciaio.
Ma, per quanto spietato, Akito non era un ghiacciaio e non distolse un istante gli
occhi da quelli del fratello, mantenendo l'atteggiamento sicuro e regale di
sempre.
"Non
temere, non scoprirai nulla" gli sussurrò avvicinando il volto al suo.
"Ti
aspetto a mezzanotte sotto il porticato dei glicini" proseguì mormorandogli
ad un soffio dalle labbra, quasi fosse stato un
appuntamento dato ad un amante. Indugiò qualche momento in quella posizione,
poi sorrise e scivolò via silenzioso e fluente com'era entrato.
La
sua presenza, però, permase ancora a lungo nelle menti di Kazuma
e Hatsuharu.
Calato,
ormai, il sole oltre le verdi colline delle lussureggianti terre appartenenti
alla famiglia Soma, le strade del villaggio che circondava l'imponente magione
del feudatario si tinsero di luce e allegria nella festosa attesa della cerimonia
dell'indomani mattina.
Le
risate e il cicaleccio delle taverne si riversavano per ogni dove, rendendo
ancora più piacevole la veglia che avrebbe separato quella brava gente dal
giorno di festa. Intorno si potevano vedere solo facce allegre, appena un po'
arrossate per via della giornata di lavoro nei campi assolati e per un
bicchiere o due di vino in più rispetto al solito, bevuto in onore della futura
coppia.
Proprio
al centro della principale piazza del borgo antico, una squadriglia formata da
uno strano assortimento di personaggi vestiti in modo
eccentrico si stava preparando per la ronda notturna, affinché gli onesti
sudditi del principe potessero stare tranquilli sulla loro incolumità... forse!
"Forza
miei combattenti della giustizia!!! E' ora della
consegna serale!!!" saltò su un ragazzino dalla scompigliata zazzera
biondo cenere e dagli enormi occhi scuri.
"Fatemi
vedere l'entusiasmo che fuoriesce da ogni vostro poro per questo
incarico!!!" proseguì con sguardo piuttosto esaltato.
Egli,
che sembrava essere il capo di quella combriccola, non era molto alto e i suoi
tratti ancora piuttosto infantili lo facevano apparire più giovane di quanto in
realtà non fosse. Quello che colpiva di più era di
certo il suo vestiario assai bizzarro.
Indossava
una strana blusa che gli lasciava le spalle scoperte, di un rosellino
molto tenue con il bordo arricciato e trattenuto da un nastro di un rosa più
carico. Il corpetto restava aderente sul magro torace ed era impreziosito da
candidi ricami a tema floreale. Le maniche a tre quarti terminavano in volant
chiusi da un nastro rosa uguale al precedente. Al posto delle braghe aveva un
paio di calzoncini molto corti in tinta con la blusa e ai piedi indossava un
paio di alti stivali rosa in plastica lucida con le
zeppe. Il tocco finale veniva dato dal cerchietto che
portava in testa e che culminava con un paio di finte orecchie da coniglio,
rosa anch'esse.
"Certo
tenente Momiji! Siamo tutti ai suoi ordini!!!"" esclamò trionfante una bella ragazza dai
capelli mogano lunghi sotto le spalle e gli occhi dello stesso intenso colore.
Il suo vestito era identico a quello del primo ragazzo, salvo
che, al posto dei pantaloncini, indossava una corta gonna a sbuffo ricca
di trine e crinoline. Anche il cerchietto era un po'
differente. Al posto delle orecchie da coniglio, il suo terminava con minuscole
orecchiettine rosa.
"Molto
bene sottotenente Kagura! E' questo
lo spirito giusto!" sentenziò soddisfatto Momiji.
"Chi
è il responsabile della guarnigione questa volta?" domandò subito dopo.
"Io"
sussurrò timidamente una bella ragazzina dai capelli a caschetto
di un caldo ramato con due ciocche più lunghe ai lati del viso e grandi occhi
nocciola spaesati. Il suo vestiario era identico a quello
dell'altra ragazza, ma le sue orecchie, questa volta, assomigliavano a
quelle di un felino.
"Oh
ecco... ehm... dunque..." disse Momiji grattandosi pensieroso una tempia.
"Kisa" suggerì da dietro Kagura.
"Ah
si!" proclamò il ragazzo sbattendo il bugno sul palmo aperto dell'altra
mano "Soldato Kisa! Ecco qui la tua consegna!
Questa notte ci sarà un po' di confusione in giro per via della cerimonia di domani, ma dobbiamo fare in modo che nessuno disturbi il
sonno all'interno del palazzo. Fin qui è tutto chiaro?"
"Direi
di si" assentì la ragazzina.
"Fantastico!
Allora adesso seguimi bene: se si
formano capannelli nei pressi della magione, bisogna disperderli, la
concentrazione di più persone favorisce lo schiamazzo e noi non vogliamo
schiamazzi; se incontrate degli ubriachi riportateli a casa, potrebbero creare
disordini ed essere insolenti e noi non vogliamo insolenze alla vigilia di un
evento importante; le circostanze potrebbero favorire gli intenti di qualche
furfante che potrebbe voler approfittare della confusione generale per compiere
qualche furtarello, se incontrate gente di tal fatta
dovrete arrestarla immediatamente! E' tutto chiaro?"
Kisa annuì imitata subito dalle altre
guardie.
"Bene,
allora ripetetemi la consegna in modo che possa star sicuro che abbiate
compreso i vostri doveri" ordinò Momiji da bravo
comandante.
"Per
prima cosa non dobbiamo permettere che si creino capannelli nei pressi del
palazzo per non creare disturbo ai nostri signori e ai loro ospiti, quindi, se
vediamo troppa gente tutta assieme, dobbiamo disperderla..."
cominciò ad elencare Kisa
diligentemente.
"Cosa? Cosa mi tocca sentire?"
esclamò Momiji spalancando i suoi enormi occhioni scuri "Hai intenzione di andartene in giro
per le strade attorno al palazzo a quest'ora di
notte? Ma sei ancora una bambina! Non sai quanti
pericoli ci possono essere? E i tuoi genitori? Lo
sanno?"
"Ma... tenente..." cercò di
replicare la ragazzina.
"Niente
ma, a quest'ora dovresti già essere a casa! Ah, santa
polenta! Comunque vai avanti che non hai ancora
finito" la interruppe subito Momiji.
"Ehm...
si... se incontriamo degli ubriachi dobbiamo riportarli a cas..."
"UBRIACHI??? Ma dico, siamo impazziti??? Devi stare lontana da certa
gente, non si sa mai cosa passi per la testa di un ubriaco! No, no, no! Te lo
dico io cosa devi fare, se incontri un ubriaco, cambi via e passi avanti, ecco
cosa devono fare le brave bambine!" sentenziò Momiji con sguardo deciso.
"Ma signore, la consegna..." provò
Kisa.
"Io
so tutto della consegna, sei tu quella che devi impararla! Avanti, sentiamo l'ultimo punto" la interruppe nuovamente il
biondino.
"Mmh... nel caso in cui incontriamo dei ladri dobbiamo
arrestarli e..."
"MA
ALLORA NON MI HAI ASCOLTATO!!!" urlò Momiji pestando i piedi a terra "Oltre agli ubriaconi
vuoi mescolarti pure con i ladri? Eh no ragazzina, proprio non ci siamo! Stai
prendendo una brutta piega! Lo so io come si comincia, prima una parola con un
ubriacone, poi due discorsi con un ladro e PAM! si
finisce per diventare dei briganti della peggior risma! Ma
io te lo impedirò! Ora ti porto a casa e parlerò con i tuoi genitori e vedrai
che nessuno ti toglierà una severa punizione!"
Momiji afferrò Kisa
per un braccio con tutta l'intenzione di trascinarla via con sé nonostante le
proteste della ragazzina, quando si sentì afferrare per la blusa.
"Ma che accidenti...?" protestò il ragazzo.
Kagura, che lo stava tenendo fermo, si abbassò
per parlargli all'orecchio.
"Tenente,
si ricordi della consegna!" gli sussurrò.
"Oh
si giusto, la consegna! E lei
soldato Kisa, cosa fa qui? Torni immediatamente dai
suoi uomini, ormai la consegna è stata fatta ed è ora che iniziate il vostro
lavoro!" esclamò Momiji
con aria marziale.
"Si signore..." mormorò Kisa piuttosto esasperata.
"Spaziale!
E ora, prima di lasciarvi al vostro incarico,
mettetevi in posizione per la nostra danza propiziatoria: la Momimomi dance!" disse il biondino saltellando di
gioia.
"Siiiii" acclamò Kagura
entusiasta alzando un pugno al cielo.
"Dobbiamo
proprio?" domandò Kisa già rassegnata
all'ineluttabile.
"Certo
che si! Avanti uomini, fate vedere di cosa è capace lo
Squadrone di Momiji!" gridò il tenente sempre
più entusiasta.
Gli
'uomini', ossia ragazzetti che andavano dai 10 ai 17 anni, si piegarono sulle
ginocchia con il posteriore alzato e le braccia flesse ai lati del torace,
pronti a scatenarsi nel ballo esclusivo della loro guarnigione.
"E
uno, due... e uno, due, tre: Momimomi
dance!"
Momiji si gettò subito come un forsennato nei
movimenti che, poi, consistevano semplicemente nel dimenare il sederotto a più non posso con
leggere torsioni del busto e della testa. Kagura gli
fu subito dietro, mentre gli altri partecipavano alla cosa con meno entusiasmo
dei loro superiori.
"Bene
uomini, adesso siete pronti per affrontare ogni pericolo. Andate e svolgete il
vostro lavoro con la serietà che la vostra divisa vi richiede. Avanti,
marche!" scandì Momiji indicando un vago punto
oltre le fila di case.
"Tenente...
veramente siamo noi che dobbiamo andare, loro devono restare qui..." sussurrò Kagura.
"Ma certo! E dunque, sottotenente Kagura: avanti, marche!"
E con questo i due ragazzi marciarono in
direzione della loro postazione.
I
giovani soldati rimasti, istruiti da Kisa, si
nascosero in punti strategici in modo da avere una migliore panoramica
dell'ampia piazza. Ben presto, la loro attenzione venne
catalizzata dall'arrivo di due fanciulle che si aggiravano con aria
circospetta.
Una
delle due era alta, con lunghi capelli biondi che ne circondavano l'imponente
figura e sembrava soffrire di qualche male poiché si appoggiava spesso alle
murature per sorreggersi e si stringeva una mano al petto.
La
ragazza che l'accompagnava e che le lanciava soventi occhiate preoccupate era
completamente vestita di nero, così come neri erano i suoi occhi e i suoi
capelli.
"Hana fermiamoci qui. Vuoi spiegarmi che ti succede?" domandò la figura scura piantandosi davanti alla compagna
non volendo più saperne di muoversi.
"Ah
Uo... comincio a chiedermi se sia giusto continuare a eseguire i piani scellerati del signor Akito"
sospirò Hanajima accasciandosi su un gradino e
prendendosi la testa tra le mani.
"Che cosa vuoi dire?" le domandò la prima sedendole
accanto.
"Dico
che stiamo esagerando. Capivo quando le ire del padrone si abbattevano sul
fratello, poiché era ingiusto che Kazuma avesse avuto
tutto dalla vita mentre al consanguineo più sfortunato non fosse toccato nulla.
Ma adesso, mettere in mezzo anche degli innocenti... non credo
sia giusto!" rispose la bionda con un sorriso stiracchiato e gli occhi
tristi.
"Non
vuoi raccontarmi quello che è successo?" chiese ancora Uotani
con lo sguardo impassibile perso nel vuoto.
"Va
bene, ti racconterò tutto".
FLASHBACK
Come
avevano concordato, il principe, Akito e Hatsuharu s'incontrarono sotto il
portico dei glicini a mezzanotte in punto.
Hatsuharu era particolarmente silenzioso, con lo
sguardo cupo e una luce ferina negli occhi che ricordava quella delle belve
quando stanno per azzannare alla gola le loro prede. Kazuma
era pallido e le sue movenze tradivano un'insicurezza insolita in lui. Akito, in compenso, era bello e spettrale come non mai,
avvolto in un mantello blu scuro che ne celava le fattezze androgine, lasciando
scoperto solo a tratti il bel volto perlaceo trasfigurato da un lieve sorriso
compiaciuto.
I
tre si appostarono sotto le finestre delle stanze padronali, nascosti alla
vista da una pianta rampicante che cresceva particolarmente rigogliosa.
Ad
un segnale convenzionato, Hanajima si presentò sotto
il balcone di Ayame e lo chiamò
con voce suadente. Pochi istanti dopo comparve tra le
ombre una figura dai lunghi capelli, ammantata con una stoffa di broccato viola
e oro.
"Quello
è il vestito che indossava il signor Ayame questa
sera!" constatò sconcertato Kazuma
sgranando gli occhi.
"Hai giurato di amarmi, Ayame Soma, l'hai
ripetuto mille volte in queste notti. Dunque perché domani ti devi sposare con un altro?" chiese Hanajima.
"Lo
faccio solo per volere di mio cugino, ma non temere mia
amata, nessuno potrà tenerci separati a lungo. Sarò tanto bravo
nell'arte della recitazione da far credere al povero Hatsuharu
che per me non esiste altro che lui al mondo e, appena girerà lo sguardo, correrò
di nuovo tra le tue braccia, com'è giusto che sia!" sussurrò
la figura al balcone con voce bassa, difficilmente intelleggibile.
"D'accordo
amore mio, sarò paziente e aspetterò quel giorno. Nel frattempo, buonanotte,
angelo mio. Riposa bene e sopporta con coraggio la dura prova che ti aspetta
domani" replicò Hanajima.
"Buonanotte"
mormorò la figura mandando un bacio con la mano alla sua interlocutrice prima
di sparire oltre la porta-finestra.
"Visto?
Che vi avevo detto? Ayame è infedele!" esclamò Akito
portandosi davanti agli altri due.
"Non
posso credere di essere stato raggirato in questo modo dalle sue movenze fini e
dal suo atteggiamento innocente... sembrava l'integrità fatta persona"
disse Kazuma angustiato.
"Sssi..." concordò Akito, anche se non pareva del tutto convinto da quest'ultima affermazione.
"Andrò
immediatamente da Shigure e pretenderò una
spiegazione! Ovviamente domani non ci sarà alcuna cerimonia e..."
"No!"
affermò Hatsuharu interrompendo il principe.
"Ma Haru, non vorrai..."
Di
nuovo Kazuma venne
interrotto, ma questa volta dalla forza di un pugno che si abbatté pesantemente
sul muro vicino al quale si trovavano, scrostando gran parte dell'intonaco.
I
due fratelli guardarono allibiti la persona che aveva provocato quel danno e
rimasero ancora più allibiti quando notarono lo sguardo venato di lucida follia
e di crudele determinazione che avevano assunto gli
occhi di Hatsuharu.
"Domani
Ayame Soma si vergognerà di essere venuto al mondo.
Lo giuro!"
Con
queste dure parole il cavaliere abbandonò i suoi compagni e si avviò
velocemente verso il suo alloggio.
"A quanto pare non l'ha presa bene..." commentò Akito rivolgendo uno
sguardo di sufficienza nella direzione verso la quale era sparito.
"No,
tu non capisci. Quello era Black!" disse Kazuma con un tremito nella voce solitamente tanto sicura.
"Cosa?" domandò Akito
guardando con stupore alla strana reazione del fratello.
"Bisogna
che qualcuno lo controlli o sarà peggio per tutti noi!" sentenziò il principe
sparendo dietro all'amico e lasciando solo l'unico responsabile dell'accaduto.
FINE
FLASHBACK
"Naturalmente
la figura affacciata al balcone non era Ayame, bensì Ritsu, è così?" domandò Uotani
al termine del racconto.
Hanajima annuì.
"Ho
dovuto penare per convincerlo a prestarsi a quel gioco, ma alla fine ha ceduto
per l'amore che porta nei confronti di Ayame. Ma dovevi vederlo come
piangeva subito dopo il termine di quella farsa!"
"Dunque il piano del signor Akito è
andato a buon fine".
"Si,
ma a quale prezzo? Per cosa? Cosa può ottenere da tutto
questo il signor Akito?"
"Ascolta
Hana..." cominciò Uotani posandole una mano sulla schiena in gesto
consolatorio, ma subito fu interrotta dall'improvvisa apparizione di un'orda di
ragazzini vestiti di rosa.
"Altolà, chi va là?" si fece avanti una fanciulla dai capelli ramati che sembrava essere il capo di
quella combriccola.
"Chi
siete voi piuttosto?" ribatté Uotani alzandosi
in piedi e fronteggiando la ragazzina.
"Noi
siamo paladini della giustizia che combattono per fermare il male" disse
un po' titubante la piccola, intimorita dalla minacciosa presenza della
ragazza.
"Ma
se siete appena scesi dalle culle!" ridacchiò Hanajima
tirandosi su per rendere noto a tutti la differenza di
stazza che intercorreva tra loro e lei.
"Questo
non ha importanza! Abbiamo sentito il vostro racconto e sappiamo delle vostre
malefatte e per questo vi dichiariamo in arresto!" disse
tutto d'un fiato la giovane Kisa.
"Ora
vedremo chi arresterà chi..." disse Hanajima rimboccandosi le maniche mentre attorno a Uotani si concretizzava un'aura minacciosa che le faceva
muovere i capelli in ondeggianti spirali ipnotiche.
"Fermi
tutti! Arrivo io! Il paladino dei conigli e degli oppressi!" urlò una voce
squillante proveniente da un altro ragazzino vestito di rosa appena
sopraggiunto.
Accanto
a lui una ragazza gli stava suggerendo qualcosa
all'orecchio.
"Ah
già, è vero. Fermi tutti! Arrivo io! Il paladino dei BISOGNOSI e degli
oppressi" urlò di nuovo il biondino mentre la ragazza annuiva soddisfatta.
"Oh
dei, ci mancava solo questo!" esclamò Hanajima battendosi una mano in faccia.
"Ora
ve la farò vedere io grazie al mio potentissimo e nuovo scettro magico!" continuò
il ragazzo saltellando intorno alle due amiche sfoderando un cilindro fuxia corredato di finti gioiellini
in plastica, lucette varie e musichette stonate.
"Corocoropollon... nel nome della luna... gira e spera,
spera e gira... pampulu pimpulu
parimpampù!!!" intonò
il biondino a ritmo di musica facendo anche strane acrobazie per poi fermarsi
immobile di fronte alle due malviventi.
Trenta
secondi passarono nell'immobilità più assoluta.
"Ehm...
tenente Momiji? Non credo che debba funzionare così..."
provò a bisbigliare la compagna del biondo.
"Silenzio
se no non riesco a concentrarmi!" replicò
stizzito Momiji.
Un
altro minuto passò e non accadde niente.
"Guardate
che così si fa mattina!" esclamò infine Uotani
perdendo la pazienza.
"Oh
mannaggia! Via, rottame che non sei
altro!" si infuriò Momiji scagliando lo scettro
oltre l'infinito.
"E
va bene, dovrò cambiare tattica!" proseguì poi posizionandosi
con una gamba di fronte all'altra e un dito proteso verso le sue antagoniste.
"Pikachu, scelgo te! Gotta catch'em all!"
"...."
"Tenente..."
disse titubante la solita ragazza.
"Oh,
e va bene! Sottotenente Kagura ci pensi
lei!" sbuffò, arrendendosi, Momiji.
"Lasci
fare a me!"
Nel
giro di pochi secondi, Uotani e Hanajima
erano state ridotte all'impotenza e legate come
salami.
"Ben
fatto sottotenente!" si congratulò Momiji dando
delle pacche sulla spalla di Kagura.
"Grazie
tenente!" rispose compiaciuta la mora.
"Portate
via le prigioniere!" ordinò poi il comandante alle sue truppe.
"Si signore!" disse Kisa
facendo trascinare via le due ragazze.
"Come
siamo cadute in basso" si disperò Hanajima.
"Anche questa volta le mazoniane
sono state sconfitte, ma il compito dell'Arcadia non è ancora finito! Ci sono
ancora molti nemici da affrontare e con l'aiuto dei nostri amici e della Queen Emeraldas potremo..."
"Ehm...
mi scusi tenente" disse Kagura interrompendo Momiji che declamava il suo discorso con una mano plasticamente
appoggiata sulla spalla e l'altra tenuta a coprire un occhio "ma non ci
troviamo a bordo dell'Arcadia e lei non è Capitan Harlock".
"Oh!
E' vero!" esclamò Momiji
tornando repentinamente sé stesso mettendosi a saltellare attorno a Kagura.
"Allora
torniamo al quartier generale. Ho
fame, ho fame!"
Kagura e Momiji balzellaron... ehm... s'incamminarono verso il quartier generale.
"Buoooooooooooooooooooooooooooooooooooooon giornooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!"
Yuki fu scaraventato fuori del suo sonno
agitato da un altrettanto agitato Ayame che gli saltò
di peso sul letto rischiando di farlo finire a gambe all'aria.
"Ma che diav... Aya!
Che fai?!?"
"Come,
che faccio? Ti sono venuto a svegliare, no? Fra poche ore ci sarà la cerimonia
e tu non sei ancora pronto!" disse Ayame gongolante continuando a far ondeggiare il materasso.
Decisamente quello non era un buon inizio di
giornata per Yuki!
"Aya posso farti notare che sono le quattro e mezzo di
mattina e che tu non ti sposi prima delle dieci?" replicò il ragazzo
deciso a mantenere la calma... almeno per i prossimi cinque minuti!
"Cosa? Sono già le quattro e mezzo? Ma è tardissimo!" urlò Ayame
inorridito saltando in piedi all'improvviso facendo sbilanciare Yuki che rovinò definitivamente al suolo.
"Si
può sapere esattamente tardi per cosa?" domandò il povero malcapitato
aggrappandosi alle coperte sfatte per aiutarsi a risalire sul letto "E
poi... che cavolo stai facendo dentro al mio
armadio?"
"E'
ovvio, ti sto scegliendo il vestito adatto per oggi, no?" replicò
impassibile l'altro passando in rassegna vari capi d'abbigliamento che poi
decideva di scartare lanciandoli un po' ovunque per la stanza.
"Guarda
che non ho bisogno di un vestito particolare, non è mica il mio
matrimonio!"
Yuki andava in giro per la stanza
raccattando i vestiti che venivano negligentemente
gettati come stracci vecchi.
"E questo che vorrebbe dire? Sei uno dei parenti più stretti
dello sposo, quindi devi figurare anche tu!" affermò Ayame
non lasciandosi minimamente scoraggiare dalla poca propensione del cugino in
fatto di ultima moda.
"Oh,
guarda! Ho trovato!" esclamò d'un tratto
entusiasta.
Davanti
a Yuki si presentò una delle più orrende creazioni in
fatto di vestiario che avesse mai visto: un paio di pantaloni rosa che arrivavano a malapena sotto il ginocchio e che creavano un
ingombrante sbuffo sui fianchi, sormontati da una casacca con il corpetto a
forma di enorme cuore rosso senza maniche, corredato di due polsiere,
anch'esse a forma di cuore.
Il
ragazzo fissò prima il completo, poi il cugino, poi di nuovo il completo e,
infine, guardando dritto negli occhi Ayame disse
solo: "Sei morto".
"Ma come, non ti piace?" mormorò deluso il futuro sposo
guardando in maniera sconsolata l'abito.
"Si,
forse hai ragione, è un po' troppo vistoso. Poi rischi
di attirare tutta l'attenzione su di te distraendo il pubblico dall'attrazione
principale: me!" aggiunse subito dopo gettando via l'obbrobrio.
Yuki non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che subito il suo tormento tornò
all'attacco.
"Ecco,
ecco, ecco! Che ne dici di questi?" domandò
l'improvvisato stilista mostrando un paio di succinti pantaloni in lattex a vita bassa che lasciavano scoperte le natiche.
"Dico
che sei pazzo" replicò seraficamente l'altro.
"Uhm...
si, troppo scabrosi" confermò l'altro con una smorfia.
"Oh,
oh, oh! E questo?"
Ayame tirò fuori un vestito viola che aveva
stampato un enorme dragone sul davanti di colore giallo, verde e arancione, una
profonda scollatura posteriore e un lungo strascico.
"Da
bambino devi aver avuto un grosso trauma!"
"Concordo,
è scomodo, potresti inciampare e ruzzolare di fronte
agli invitati. Ah, ma guarda quest'altro!"
Questa
volta l'abito era composto di pantaloni a zampa
d'elefante e camicia con scollatrura a V fino
all'ombelico con maniche svasate terminanti in ampi volant, completamente
ricoperti da lustrini argentati.
"Ayame ma dove ci dovrei andare con quella roba?!?" domandò Yuki totalmente
allibito.
"No,
no, non va bene, con la luce del sole rischi di
accecare qualcuno. Ho trovato! Questo, questo è perfetto! Guarda che amori
questi topolini applicati!"
"Quello
è il pigiama che usavo a tre anni!" urlò esasperato il più giovane dei
cugini Soma.
"Oh
che peccato! Immagino che non ti vada più bene..." disse
Ayame con tono deluso.
"Adesso
basta, non ne posso più! Si può sapere da dove diamine spuntano queste
oscenità?"
"Come
sarebbe a dire oscenità? Questi sono tutti vestiti che ti ho regalato io!"
sbraitò Ayame diventando
rosso per l'indignazione.
"Ah...
davvero?" domandò titubante Yuki
ricordandosi improvvisamente di aver sempre buttato a casaccio nell'armadio le così
dette 'creazioni' del cugino, senza neppure degnarle di uno sguardo.
Il
ragazzo dai lunghi capelli candidi si accasciò per terra con occhi lucidi.
"Di'
la verità Yuki! Tu mi detesti!"
L'altro
si trovò spaesato da quella reazione non sapendo bene come comportarsi. Quando,
però, si accorse che c'era dolore vero a velare quello sguardo dorato, gli si
sedette di fronte e, dopo aver tirato un lungo sospiro, gli
racchiuse entrambe le mani nelle sue e gli sorrise dolcemente.
"Non
ti odio affatto Ayame, anzi, ti voglio un mondo di
bene e sono contento che tu sia così entusiasta e pieno di vita! Perdonami se
sono stato brusco, io... non so cos'ho in quest'ultimo
periodo, mi irrito per ogni sciocchezza e m'inalbero
per qualunque osservazione. Non volevo rovinare un giorno tanto importante per
te con il mio malumore, perciò... scegli pure il
vestito che più ti piace e io lo indosserò".
Ayame gli rivolse un sorriso un po'
stentato, ma sincero.
"Non
sei obbligato, davvero! Tentavo solo di coinvolgerti in un'occasione
fondamentale della mia vita. D'ora in avanti non potrà più essere tutto come
prima. Presto anche tu troverai la persona giusta e la seguirai lasciandoci
tutti qui e questo mi fa sentire triste, anche se so
che è egoistico da parte mia. Voglio solo condividere con te un'ultima volta
tutta la mia felicità".
"Ma
che sciocco che sei! Parli come se me ne dov'essi andare da Villa Soma da un giorno all'altro. Credimi, non succederà tanto presto!" rise Yuki dando un leggero buffetto sulla fronte al cugino.
"Io
credo avverrà molto prima di quanto immagini"
sorrise di tutto cuore Ayame.
"Tieni,
questo è il vestito giusto per te" aggiunse poi tendendogli un abito
carminio in seta con lievi ricami traslucidi a tondi lavorati.
"E'
bellissimo" disse Yuki prendendolo e
stringendoselo al petto.
"Si,
è vero. E poi dicono che il rosso sia il colore
preferito del nobile Kyo" disse maliziosamente Ayame alzandosi in piedi, scuotendosi di dosso la polvere.
"IO
NON METTERO' MAI QUESTO VESTITO E POI NON AVEVI DETTO CHE ERA TARDI??? ALLORA FILA A PREPARARTI!!!" gli urlò dietro Yuki sbattendolo fuori dalla sua stanza e richiudendo
subito la porta a doppia mandata.
Ayame sorrise e si avviò verso la sua
camera.
"Scommetto
qualunque cosa che metterà il vestito rosso!"
Poche
ore più tardi la residenza dei Soma fu invasa da
centinaia di persone affaccendate nelle più disparate occupazioni. C'era chi
addobbava i saloni e i cortili, chi si occupava del sontuoso banchetto, chi
accordava strumenti musicali e chi faceva le prove per gli spettacoli di
recitazione e d'abilità che erano stati organizzati in vista della fausta
occasione.
Shigure era particolarmente occupato a dare
disposizioni in modo che fosse tutto perfetto per la festa in onore del cugino
e del suo sposo.
"Mio
signore, qualcuno richiede di voi all'ingresso ovest" gli sussurrò un
inserviente proprio mentre stava cercando di far appendere per il verso giusto
una composizione floreale che doveva sovrastare il gazebo in cui si sarebbe
svolta la cerimonia.
Il
grande feudatario sbuffò scontento.
"Cos'ha
in testa la gente? Non capisce che oggi sono troppo impegnato per queste cose?
Di' a chi mi cerca di tornare un'altra volta!"
"E'
quello che ho già fatto, mio signore, ma insistono che è cosa della massima
urgenza" disse timidamente il giovane garzone sperando di non incappare
nelle ire del suo padrone.
"E va bene, ci andrò subito! Dannati scocciatori!"
Shigure si diresse dov'era atteso con cipiglio
battagliero. Giurò a sé stesso che, se non fosse stata una cosa davvero, ma
davvero importante, avrebbe gettato via a pedate quei
guastafeste!
Giunto
alla porta occidentale si guardò intorno corrugando la fronte.
"Che scherzo è questo? Qui non c'è nessuno!"
Stava
già per tornarsene indietro meditando diaboliche ritorsioni contro lo spiritoso
inserviente, quando si accorse di una persona che si era arrampicata sulle
merlature della struttura muraria che costituiva l'ingresso alla magione.
"Ma che diamine...!"
"Sono
un combattente che veste di rosa, sono il salvatore dei gattini che non
riescono più a scendere dagli alberi e dei fiorellini calpestati, sono Momiji e punirò i malfattori nel nome dei coniglietti dai
bei musetti!" declamò il biondino sul muro.
"Ed io sono la sua compagna, Kagura!"
aggiunse una ragazza dai capelli neri spuntata da chissà dove, affiancandosi a
lui.
Shigure li guardò allibito a bocca aperta.
"Tenente...
mi è sorto un dubbio atroce... come facciamo a scendere di qui?" chiese la
ragazza guardandosi attorno con titubanza.
"Ah
non chiedetelo a me, non so nemmeno come ci siamo saliti" rispose il
biondo con sorriso disarmante.
"Ma come sarebbe a dire? Siete voi che avete voluto mettervi
sopra queste merlature perché dicevate che sarebbe venuta meglio la nostra
introduzione!" esclamò Kagura
in preda ad un attacco isterico mentre scuoteva vigorosamente Momiji per la camicetta.
"A-aspettate...o-ora... t-trovero' u-una soluzioneeeeeee".
Proprio
mentre il ragazzo tentava di rassicurare l'amica, ella,
per via del troppo slancio, si sbilanciò e precipitò nel vuoto assieme a Momiji.
Shigure osservò senza muovere un muscolo
l'intricato ammasso di volant e trine rosa ai suoi piedi.
"Visto?
Ve l'avevo detto che avrei trovato una soluzione!" disse
sempre sorridendo Momiji riuscendo a rimettersi in
piedi faticosamente.
"Ma siamo caduti e potevamo romperci l'osso del collo!" ribatté
Kagura piangendo per lo spavento.
"Beh
ma il risultato non cambia!"
"Momiji dovevo immaginarlo ci fossi di mezzo tu!" sospirò
Shigure rassegnato.
"Certo!
Ogni volta che viene sgominata qualche azione
criminosa io mi trovo nel mezzo!" esclamò Momiji.
"Si,
nel senso che stai in mezzo ai piedi ad impedire alle guardie di compiere più
in fretta il loro dovere".
"So
di essere un valido aiuto per la milizia cittadina" affermò il biondino
annuendo soddisfatto.
"Come
no! E adesso cosa vorresti? Sei venuto di nuovo ad
aggiornarmi sulla lite tra il gatto della mugnaia e il cane del pastore? O questa volta si tratta del gallo del contadino e dell'oca
della lavandaia?" domandò Shigure
sarcasticamente.
"Di
nessuno di loro mio signore! Questa volta è una cosa
grossa!" disse un Momiji saltellante per
la troppa contentezza della sua nuova azione.
"Fantastico!
Ma adesso non ho tempo di stare ad ascoltare le tue
imprese mirabolanti, come ben saprai oggi ci sarà il matrimonio di mio cugino
ed io sono parecchio impegnato!" disse il giovane possidente cercando di
allontanarsi.
"No,
aspettate! Questa volta si tratta davvero di una cosa seria!" urlò Kagura che aveva smesso di piangere e gli si era posizionata di fronte impedendogli ogni via di fuga.
"Davvero?"
chiese Shigure dubbioso.
"Si,
si! Abbiamo colto due malviventi in fallo e dobbiamo procedere all'interrogatorio!"
confermò Momiji non stando
più nella pelle.
"Un
interrogatorio? Ma siete sicuri di non aver arrestato
due poveracci che non facevano niente di male?" incalzò il feudatario
sempre più dubbioso.
"Certo
che siamo sicuri, non siamo mica sprovveduti alle prime armi!" rispose il
biondino piccato.
"D'accordo,
come non detto. Però io sono davvero troppo occupato oggi, per
cui è meglio che chiediate al magistrato Kyoko
di assistervi e poi mi verrete a riferire ciò che avrete scoperto" disse Shigure accondiscendente, sperando di levarsi da quell'impiccio il più in fretta possibile.
"Ci
penseremo noi! Nulla ci potrà sfuggire! Qualunque misfatto abbiano
commesso, noi lo scopriremo! Brutto malvivente, con la luce della
giustizia vincerò! Se non hai paura di questa potenza,
fatti avanti!" esclamò Momiji con un cipiglio
che voleva intimorire, ma che sul suo visetto delicato risultava solo
grottesco.
"Credo
di avere appena commesso un tragico errore" mormorò Shigure
pentito.
"Forza
sottotenente, mettiamoci subito in marcia mettendo per l'ennesima volta le
nostre vite in gioco nel nome dell'equità!" proseguì il tenente in preda
ad un forte entusiasmo.
"Sono
sempre al suo fianco!" si aggiunse Kagura, anche
lei contagiata da una prorompente energia.
"Bene
allora! Proseguiamo il nostro viaggio verso ovest!"
"Ok, ma questa volta Goku lo fa
lei e io faccio Sanzo!"
"Non
se ne parla! Tu non potresti mai fare Sanzo".
"Perché no?"
"Perché hai i capelli troppo scuri... e poi ti manca lo
sguardo sexy da macho che ci contraddistingue entrambi!"
"Ma
non è giusto!!!"
Shigure li guardò allontanarsi sempre più
convinto che si sarebbe pentito della scelta che aveva appena compiuto.
FINE
ATTO III
Note conclusive: domando scusa a tutte
le fans di Momiji e Kagura, sono entrambi personaggi che io amo molto, ma mi
servivano due che facessero da macchiette ai fini
della trama e, purtroppo, è toccato a loro. Ciò non toglie che siano entrambi spettacolari!