Pairings:in questo capitolo HatoriXShigure e un accenno di HatsuharuXAyame

Raiting: R

Parte: 1/5 (seguo gli atti originari)

Disclaimers: i pg appartengono a Natsuki Takaya e la fic vuol essere un rifacimento scherzoso della commedia "Molto rumore per nulla" di W.Shakespeare. La fic è dedicata al compleanno della mia dolcissima cucciola Saya. Auguri amore di mamy!!!!!! Un grazie alla mia sori Miyu per avermi fatto da consulente (a te dedico il pair HatoriXShigure)

Note: ovviamente alcune cose e alcuni personaggi ho dovuto modificarli per esigenze 'di copione' (vedi Akito e Kazuma che qui diventano fratelli). Gli accostamenti con i pg dell'opera originale sono i seguenti:

Don Pedro - Kazuma Soma                                               Carruba - Momiji Soma

Don Juan il bastardo - Akito Soma                                   Sorba - Kagura Soma                            

Claudio - Hatsuharu Soma                                                Guardia - Kisa Soma

Benedetto - Kyo Soma                                                       Cancelliere - Kyoko Honda

Leonato - Shigure Soma                                                    Ero - Ayame Soma

Antonio/Frate Francesco - Hatori Soma                            Beatrice - Yuki Soma

Borraccio - Arisa Uotani                                                   Margherita - Ritsu Soma

Corrado - Saki Hanajima                                                  Orsola - Toru Honda

Messaggero - Hiro Soma

 

 

 

 

MUCH ADO ABOUT SOMAS FAMILY

 

ATTO I

 

di Yurika

 

Un dolce mattino luminoso e sereno illuminava con i gai raggi del suo sorridente sole uno splendido giardino rigoglioso di vita. Il profumo delle viole in fiore che spuntavano come  scherzose fanciulle tra i rigidi soldati dei fili d'erba si spandeva nell'aria, arricchendo l'atmosfera di gradevoli sensazioni. I sicomori si stagliavano contro l'orizzonte, celando a tratti la vista che spaziava sul sentiero che portava all'entrata principale della grande magione posseduta dal feudatario della regione.

Una giovane e allegra compagnia sedeva con tranquillità all'ombra dei frondosi rami di una gigantesca quercia. Una fanciulla dai lunghi capelli castani cantava con grande soavità una melodiosa canzone d'amore. Ogni tanto apriva i suoi grandi occhi castani facendoli passare sul suo pubblico e la sua espressione, pur deformata nello sforzo del canto, si illuminava di un affetto profondo che gli altri avvertivano ad un livello inconscio, come se le loro anime venissero costantemente avvolte da un amore totalmente incondizionato.

Poco discosti da lei, due ragazzi dalla bellezza delicata come quella di una Madonna rinascimentale ascoltavano in silenzio. Il primo stava seduto e indossava una lunga veste bianca che lo copriva fino ai piedi. Gli occhi di una particolare sfumatura dorata erano remoti, come se stessero contemplando qualcosa che veniva celata all'umana percezione. I suoi infiniti capelli bianchi gli ricadevano a ciocche sul viso, mentre il suo compagno cercava di intrecciarglieli con dei 'non ti scordar di me'. L'altro ragazzo era tutto intento in questa occupazione e sembrava non badare ad altro. I tratti finissimi del suo volto erano leggermente tesi e gli occhi scuri tradivano una certa ansia di sbagliare e poter danneggiare l'irreale creatura che gli aveva concesso di poterla toccare tanto impunemente. Ogni tanto il suo bianco compagno sospirava e lui sospirava subito dopo di rimando, facendo in modo che i lunghi capelli di un rosso ramato abbastanza chiaro venissero a coprirlo.

Di fronte a loro, appoggiati con la schiena contro il tronco della quercia, due uomini osservavano il paesaggio. Uno aveva un corto caschetto nero dalla lunga frangia che gli velava in parte gli impenetrabili occhi chiari. L'espressione poteva sembrare dura in apparenza, tuttavia ad un buon osservatore non sarebbe sfuggito un certo rossore che gli tingeva le orecchie ogni volta che il suo compagno si voltava verso di lui con un sorriso abbacinante. Per quanto riguarda quest'ultimo, era vestito in modo più ricercato degli altri e da certe decorazioni che gli abbigliavano le vesti si poteva arguire che fosse il padrone della tenuta. I suoi capelli erano di un particolare nero sbiadito che, a seconda della luce, formavano riflessi argentei o violacei. Gli occhi d'opale sembravano pacifici, ma se si riusciva a spiarli mentre il loro legittimo proprietario non se ne accorgeva, avrebbero potuto mostrare la pesantezza di un incarico troppo arduo per una cosi' verde età.

Sul ramo più basso della quercia, stava sdraiato un giovane attento alla lettura del suo libro. Se la bellezza degli altri era parsa regale, la sua raggiungeva i canoni di un'essenza divina. I capelli sfrangiati gli ricadevano sul volto dalla pelle candida in ciocche di un argento antico, molto scuro. Gli occhi erano di un grigio intenso e il taglio allungato richiamava alla mente le tribolazioni della malinconia. La bocca sottile e rosea era piegata in un broncio delizioso che invitava la gente al pianto o al bacio. Ma se solo qualcuno avesse tentato la strada del bacio - come sapevano bene coloro che lo conoscevano! - dopo lo avrebbe rimpianto per i restanti giorni della sua vita. Quello non era un ragazzo che avrebbe concesso il suo favore tanto facilmente!

 Quella scena di idilliaca serenità venne improvvisamente disturbata dall'entrata di un ragazzino che irruppe a velocità folle su un monopattino. Investi' in pieno la ragazza che stava ancora cantando e si fermo' sopra di lei con aria insofferente. I corti capelli castani ondeggiavano al vento. Gli occhi nocciola, molto belli per la verità, esprimevano un'intelligenza acuta che contrastava con il suo aspetto ancora infantile.

"Ilmiosignorevimandaisuoiblablablaaugurandosichevoiblablablablaemiordinadiinformarvicheinmez'orasaràquiadallietarviconlasuapresenzapercuivipregadipreparareunadegnaaccoglienzaperluieperilsuoseguitooravihoriferitotuttoquindipossotogliereildisturboarrivederci".

Tutti lo guardarono finalmente spostarsi dal corpo inerme della ragazza e apprestarsi ad andarsene. Quel fanciullo era riuscito a portare avanti il suo discorso senza prendere fiato nemmeno una volta! La cosa aveva dello stupefacente.

"Ehm... scusami ragazzino, temo di non aver afferrato molto bene il tuo messaggio".

Il potente signore di quelle terre si era alzato avvicinandosi al giovane messo con un sorriso condiscendente. L'interpellato lo squadro' con maggiore insofferenza.

"NonmichiamoragazzinoilmionomeèHiroesenoncisentibenesaràmegliochelamattinatilavimeglioleorecchievecchio!"

"Mi... mi hai chiamato vecchio???!!!" urlo' il giovin signore che di tutta la frase aveva colto solo l'ultima parola.

"Hatooooo... mi ha chiamato vecchio!!!!" piagnucolo' poi aggrappandosi al collo dell'uomo impassibile che prima sedeva con lui sotto l'albero e che gli si era avvicinato vedendolo in difficoltà.

"Dunque... Hiro, giusto? Dici che il tuo padrone ti ha mandato da noi, ma ancora non ci hai detto chi egli sia" disse il nuovo arrivato ignorando l'uomo che gli stava inzuppando la manica con le sue lacrime.

Il messo fece una smorfia per attestare il suo dispregio verso i deboli di mente con cui aveva a che fare.

"IlmiopadronenonèaltricheilprincipeKazumadiritornodallaguerrachelohavistovincitoreevorrebbefermarsiinquestacasa-ediosolosaperqualeassurdomotivo-perriposarsiqualchegiornoprimadiriprendereilsuoviaggioeadessosepermettetemenevadopoichèavreiunacertafretta".

Di nuovo Hiro tento' di lasciare quel luogo quando...

"ASPETTA!!!!" urlo' il ragazzo di bianco vestito saltando in piedi all'improvviso e facendo venire i vermi a chiunque nel raggio di dieci miglia.

Appena si rese conto dell'effetto che aveva suscitato si ricompose immediatamente e con modi raffinati e suadenti si avvicino' al messaggero.

"Se fai parte del seguito del principe Kazuma di sicuro conoscerai un guerriero valoroso di nome Hatsuharu... ebbene, hai qualche notizia a suo riguardo?"

Hiro gli lancio' un'occhiata alquanto irritata.

"Dichecavolot'impiccitucheseiprofumatocomeunasciquettaepretendiancoracheunodegnocomeHarupossaprestareattenzioneate?"

"MA IO TI SFONDO, RAZZA DI PUSTOLA CHE NON SEI ALTRO!!!"

I modi signorili avevano lasciato posto ad una belva indemoniata pronta a balzare sull'impertinente malcapitato se non fosse stato trattenuto dalla ragazza spiaccicata, che per fortuna si era ripresa, e dal ragazzo che prima gli stava intrecciando i capelli.

"Calmati Ayame, ti prego, è solo un bambino!"

"NON ME NE FREGA UN *BIP* SE QUELLO E' SOLO UN BAMBINO, IO A QUELLO LO *BIP* E POI *BIP* E ALLA FINE LO *BIP* CON UN *BIP*!!!"

La ragazza si fece avanti mettendosi tra i due contendenti e parlando a Hiro col tono più dolce di cui era capace.

"Per favore, dacci notizie sul valoroso Hatsuharu, per noi è molto importante".

Hiro le lancio' un'occhiata assassina.

"Tuseiunastupidalacuisolapresenzamiirritaincredibilmentemaoggisonodibuonumoreevidiro'cheilnobileHarusiècomportatotalmentebenedurantelebattagliedasuscitarelariconoscenzadelprincipetantocheoraèdiventatoilsuobracciodestroenonfapiùnullasenzaconsultarloprimacontenti?"

"E-eh?" domando' la ragazza in evidente difficoltà non avendo capito molto delle informazioni che le erano state date.

"Loavevodettoiocheeriscemamaalloracosamichiedilecoseafare?" sbraito' il ragazzino esasperato.

Un improvviso schiocco fece girare tutti verso la quercia. Il giovane che era rimasto per tutto il tempo a leggere pacificamente aveva chiuso il suo libro di botto.

"Toru è inutile insistere ulteriormente con quell'impudente".

Con la grazia di un abile atleta scese dal ramo su cui era sdraiato e si avvicino' ad Hiro con evidenti intenzioni omicide che gli lampeggiavano dagli occhi grigi. Si fermo' davanti al messo e, dopo averlo squadrato per alcuni istanti in cui l'altro aveva sentito un brivido serpeggiargli lungo la schiena senza, tuttavia, abbassare mai lo sguardo, finalmente si decise a parlare.

"Che ne è del decerebrato dai fastidiosi occhi da gatto?"

Tutti lo guardarono allibiti, domandandosi di chi mai potesse parlare.

"OhilsignorKyo!ScorbuticoescontrosocomesempremaunabelvasulcampodibattagliaultimamentesivedespessoingiroalfiancodelsignorHaru".

Il padrone della magione, che nel frattempo aveva smesso di piangere, ridacchio' nervosamente.

"Perdona il linguaggio di mio cugino Yuki, tra lui e il signor Kyo c'è una specie di guerra scherzosa che dura da quando erano bambini".

Hiro sbuffo' e sollevo' gli occhi al cielo.

"Ealpopolo...?"

La frase fu fortunatamente interrotta a metà dal clamore dell'arrivo di un gruppo di parecchie persone.

"Menomalesonoarrivaticosi'rivolgeretelevostrestupidedomandedirettamentealorocisivede!"

Cosi' dicendo, Hiro riprese il suo monopattino e si volatilizzo' a velocità smodata.

In quel momento fecero il loro ingresso nel bel giardino della tenuta uno stuolo di giovani guerrieri.

Il primo era di sicuro il principe, visto con quanta deferenza tutti gli si rivolgevano. I lunghi capelli chiari erano trattenuti in una coda bassa e la frangia faceva intravedere un paio di occhi pacifici e sereni.

Subito dopo venivano due ragazzi dall'aria seria, prova delle recenti fatiche guerriere. Uno aveva i capelli bicolori, completamente bianchi quelli che gli ricadevano sul davanti e neri quelli che portava corti sulla nuca. Gli occhi erano di un castano scuro ed avevano una nota di durezza che si addolci' immediatamente appena il suo sguardo si poso' sulla compagnia raccolta sul prato. L'altro ostentava con orgoglio marziale una capigliatura fulva che lo contraddistingueva da chiunque gli stesse accanto. Gli occhi erano particolarmente allungati, quasi ovoidali, di un intenso color ambra scuro che metteva in risalto le pupille strettissime. Un sorriso sornione gli segno' le labbra non appena ebbe individuato la naturalità con cui Yuki fingeva di ignorarlo.

Ancora dietro questi nobili signori ne veniva un altro circondato da una lugubre aura oscura. I suoi capelli neri avevano riflessi blu cosi' come gli occhi sfuggenti e profondi simili ad abissi dell'inferno. Il suo colorito era estremamente pallido, indice di una salute poco stabile. Stava un po' in disparte rispetto agli altri, circondato dalle due ragazze che formavano il suo seguito. La prima era bionda con occhi castani e un'espressione che invitava gli altri a tenersi bene alla larga. La seconda era vestita completamente di nero, colore che distingueva anche i suoi lunghissimi capelli e i suoi occhi. Sembrava essere circondata da una strana nube scura che la avvolgeva nelle sue ombrose spire.

Il signore di quella regione si fece avanti andando incontro ai nuovi arrivati.

"Principe Kazuma! Che piacere rivedervi!"

"Mio caro Shigure Soma! Siete sempre generoso nell'offrirci la vostra spontanea ospitalità!"

Il principe sorrise e strinse la mano del padrone di casa.

"Ah, ma per me è un vero onore ospitare voi e il vostro seguito. Sarete sempre i benvenuti qui nelle terre dei Soma!"

Anche Shigure sorrideva.

"Se non sbaglio questo è il vostro cugino ed erede Ayame" disse poi il nobile volgendo lo sguardo al giovane di bianco vestito, il quale si fece avanti con un grazioso inchino.

"Esatto, aspettiamo solo di poterlo accasare per potergli dare la sua parte di responsabilità nella gestione del feudo".

"Mi auguro possa essere fortunato come voi in questo, anche se un altro uomo del calibro di Hatori è molto difficile da trovare" disse Kazuma rivolgendo un cenno a Hatori che nel frattempo si era affiancato a Shigure.

"Grazie principe, in effetti io sono stato molto fort..."

"Ah ma volendo qualcuno c'è!" esclamo' Ayame scavalcando Shigure e spingendolo di lato per portarsi proprio sotto il naso del principe.

"Anzi, se mi permettete ce n'è uno proprio nel vost... AHIA!!!!"

"Oh, che ti succede Aya, ti fa male il piede?" domando' Shigure che, nel tentativo di riguadagnare la sua posizione, aveva 'inavvertitamente' schiacciato l'arto del cugino.

"Sarà meglio che tu vada con Hatori cosi' potrà visitarti per vedere che non sia niente di serio. Hatori, porta Aya con te, per favore. Subito!"

Hatori prese Ayame di peso e lo trascino' via con sé senza battere ciglio.

"Vostro cugino è sempre pieno di energie come al solito, signor Shigure. Pare che almeno qualcuno nella vostra famiglia sia dotato di una natura più viva di quella di una medusa essiccata al sole" pronuncio' una voce ironica alle spalle del principe.

"Ma guardate! Il signor Kyo! Avete ancora fiato per parlare? Me ne rallegro perché avevo temuto lo aveste perso tutto durante i vostri assalti in battaglia" disse Yuki in piedi, poco discosto, a braccia conserte, lanciando occhiate infuocate al suo rivale di sempre.

"Che cosa intendete dire con questo? Di sicuro ho dovuto usare molte energie in battaglia e difatti i risultati sono stati evidenti. Se ho ancora fiato per parlare lo devo solo ai miei costanti allenamenti, ero da tempo adeguatamente preparato all'eventualità di una guerra. Ma forse voi non potete capire di cosa sto parlando, visto che non avete mai messo piede su un campo di battaglia!"

Le labbra di Yuki si ridussero ad una tagliente linea sottile.

"Mi stupisco di come siate sopravvissuto a cosi' ardue prove, giacché avete perso l'ingegno all'età di tre anni e ancora non lo avete ritrovato. Ma forse è vero quel che si dice, che in guerra si sopravvive più grazie alla dea fortuna che al dio intelletto".

"Quanto a voi, il vostro ingegno si è talmente affinato da farvi pronunciare sentenze che soltanto una mente pari alla vostra potrebbe capire, percio' mi inchino alla vostra sapienza" e dicendo cosi' si produsse in un inchino appositamente esagerato "e lascio le vostre belle parole a chiunque sia in grado di intenderle... se tale persona esiste, ovviamente".

Yuki afferro' saldamente le braccia con le mani per farle smettere di tremare.

"Fingete sempre di ritirarvi, ma la verità è che non mi avete mai affrontato realmente. Ogni volta è cosi'. Come se non vi conoscessi".

"Su, miei signori, che ne direste di entrare ora? I vostri alloggi saranno già pronti e ho intenzione di preparare un lauto banchetto per festeggiare il vostro arrivo e la vostra vittoria!"

Shigure cerco' di attirare l'attenzione su di sé per allentare la tensione che si era andata a creare.

"A quanto ricordo, i vostri banchetti sono tra i migliori di tutto il regno! Ma prima di rientrare... vorrei presentarvi mio fratello. In passato ci sono stati dei dissapori tra di noi, per via della sua condizione di illegittimo, ma ora che nostro padre è morto io l'ho voluto accanto a me per dimostrare quanto in realtà la sua natura sia migliore dei suoi natali".

Il principe si volto' verso il ragazzo oscuro e gli rivolse un sorriso di incoraggiamento incitandolo a raggiungerli. Questi fece quanto ci si aspettava da lui e rivolse un inchino al loro ospite.

"Ho sentito parlare di voi, siete il principe Akito. Poiché vi siete riconciliato con vostro fratello, saro' ben lieto di ospitarvi nella mia casa" disse Shigure educatamente.

"Vi ringrazio, la mia riconoscenza va al di là di quanto le umane parole potrebbero esprimere".

Il volto di Akito era una maschera priva d'espressione e la sua voce era atona e profonda, sembrava provenire da un altro tempo e da un altro spazio.

"Molto bene! Se mi seguite vi faro' strada".

E cosi', la novella compagnia si ritiro' all'interno della grande dimora.

 

Nella sistemazione delle camere, a Kyo e Hatsuharu venne assegnata la stessa stanza. Il primo, appena entrato, si butto' sul suo giaciglio, estremamente contento di potersi riposare su un vero letto dopo i mesi passati a dormire sugli scomodi pagliericci dell'accampamento. Il suo compagno, invece, si diresse verso la grande finestra che dava sui giardini della villa e, dopo averla spalancata, si sedette sul davanzale riempiendosi gli occhi delle meraviglie del paesaggio circostante. Il sole proiettava i suoi raggi attraverso le fronde degli alti alberi che si alternavano ad estese aiuole di boccioli nel pieno della loro rigogliosa fioritura. Aromi delicati si spandevano attraverso l'aria tiepida inebriando i sensi stanchi per le fatiche del viaggio del bel cavaliere. Melodiosi uccellini facevano a gara per offrirgli le armonie più deliziose.

"Kyo... dopo le esperienze della guerra non ti sembra che ogni cosa appaia sotto una luce più radiosa?"

Kyo sollevo' la testa che teneva appoggiata sulle mani incrociate e lo guardo' fisso.

"Eh!?!"

Hatsuharu sospiro' esasperato e torno' a guardare fuori.

"Ma perché lo domando proprio al re degli insensibili?"

Kyo si mise a sedere sul materasso con le gambe incrociate.

"Non sono affatto insensibile!!! E' solo che la mia è una sensibilità adatta ad un guerriero, una sensibilità virile, maschia e..."

"Si si, va bene, come non detto!"

Il rosso si alzo' avvicinandosi alla finestra. Poggio' un gomito sull'infisso e guardo' nella stessa direzione di Hatsuharu.

"A volte dimentico i colori di un luogo pacifico. I miei sogni sono tinti del nero del fumo e del rosso del sangue delle battaglie".

Il giovane nobile dagli occhi scuri osservo' il compagno non riuscendo a trattenere una nota di stupore sul suo viso. Kyo a volte mostrava una parte di se' che in pochi erano in grado di vedere e, in quei momenti, il suo sguardo diventava serio e malinconico in un modo che metteva a disagio chi lo conosceva per l'allegro e solare ragazzo che in genere era.

"Kyo..." sussurro' il cavaliere temendo e, allo stesso tempo, sperando di spezzare la strana atmosfera che era andata a crearsi.

L'interpellato si volto' e gli sorrise nella sua solita maniera, ironica e ammiccante.

"Ma tu non ti stavi riferendo solo al paesaggio, giusto?"

Le labbra di Hatsuharu si piegarono in un leggero sorriso.

"No, effettivamente no. Hai notato il cugino del signor Shigure, Ayame?"

Kyo spalanco' i begli occhi da gatto e atteggio' una smorfia inorridita.

"Non dirmi che ti sei innamorato!!!"

"Io ti ho solo chiesto se..."

"Ah, no no mio caro, non aggiungere una parola di più!" esclamo' Kyo portandosi le mani alle orecchie e allontanandosi dall'amico.

"Non mi costringerai ad ascoltare i tuoi lamenti di povero innamorato non corrisposto!"

"Guarda che non ho mai detto..."

"Oh, lo so, lo so!" fece il rosso scuotendo la mano in un gesto noncurante "Nonostante tutte le circostanze siano contro di te, il tuo cuore sanguinante ancora spera nel miracolo dell'amore!"

"Ma di che miracolo stai parlando?" disse Hatsuharu cominciando a spazientirsi.

"E smettila di buttarti cosi' giù! Credi davvero che il tuo Ayame sia talmente prezioso da non dover considerare un partito vantaggiose quale sei tu? In fondo è solo un ragazzo belloccio con dalla sua un paio di occhioni dorati dalle lunga ciglia!" affermo' Kyo scuotendo la testa con vigore.

"Ti fermi un attimo? Volevo solo dirti che trovo Ayame molto bello..."

L'espressione di Kyo si trasfiguro' in una buffissima maschera di profondo disgusto misto a incredula costernazione.

"Molto bello? MOLTO bello?? Amico mio, temo che durante l'ultima battaglia tu abbia ricevuto in testa un colpo decisamente troppo forte senza che il tuo sventurato cervello potesse evitarne orrende conseguenze! E cosi' tu trovi Ayame molto bello? Ma dove li hai lasciati gli occhi? Certo che l'astinenza è davvero una brutta bestia! Come fai a dire che quella sbiadita e scialba imitazione di un uomo sia MOLTO bello?"

"Credo che tu confonda la debolezza con la delicatezza".

"Ma cosa se ne fa un uomo della delicatezza? Quella è roba che si puo' tranquillamente lasciare alle femminucce! Un uomo deve essere forte e virile! Deve poter impugnare la spada con sicurezza e affrontare gli avversari più temibili con solo l'ausilio delle proprie mani! Guarda l'altro cugino del signor Shigure, Yuki. Anche lui ha quella che tu chiami 'delicatezza'. Ma si intravede, sotto quelle membra fragili e sottili, una tensione muscolare appropriata. Per non parlare dell'elasticità dei suoi movimenti, chiaro sintomo di grande agilità. Ecco, Yuki batterebbe il tuo Ayame 100, anzi 1000 volte, se solo avesse un carattere meno ruvido della pietra pomice e una parlantina meno pungente di una scheggia di diamante. E poi non capisco questo suo rifugiarsi tra le pareti domestiche invece di fare il suo dovere e unirsi all'esercito del nostro principe. La verità è che quel ragazzo è un codardo!" termino' Kyo con grande concitazione battendo un pugno sul comodino affianco al suo letto e mandandolo in briciole.

Hatsuharu, che durante quella tirata era andato a sedersi presso il tavolinetto posto lungo una delle pareti della loro stanza, lo guardava con aria impassibile.

"Se non sapessi che è impossibile, crederei che, dei due, quello innamorato sia tu. Non è la prima volta che ti sento parlare di Yuki e ogni volta usi un'incredibile passione nel cercare di convincere gli altri del tuo odio per lui. Eppure si capisce che una parte di te lo ammira".

"Ammirarlo??? Non diciamo assurdità!!! Come potrei ammirare una mammoletta dallo sguardo languido e dalle mani di ragazza. E' evidente che quel tipo ignora cosa sia la crudezza dello scontro, l'acredine della battaglia, il clangore dello scontro delle armi..." diceva Kyo accalorandosi mano a mano che parlava.

"Ma non ti ha battuto ripetutamente nei vostri duelli di scherma?"

"Non osare ricordarmi certi episodi ignobili della mia vita!!! E comunque sono certo che adesso sarebbe completamente diverso!!! Nessuno è in grado di battermi, sono uno dei migliori spadaccini del principe!"

"Se lo dici tu" rispose Hatsuharu trattenendo uno sbadiglio.

"Certo che lo dico io! E poi come osi darmi dell'innamorato sapendo benissimo quale sia la mia idea riguardo l'amore! Uno sciocco sentimento nato solo per occupare le menti di sciocchi che non trovano altro modo per realizzare sé stessi! Vade retro da me l'amore! Farei subito a cambio di una vita piena di lacrime e sospiri con una sola ora passata su un campo di battaglia affrontando un avversario che valga la mia altezza! Non fanno per me le corone di fiori e i libri di poesia. Le uniche corone che accetto sono quelle d'alloro per festeggiare una vittoria e l'unica poesia che concepisco è quella dello stremo delle forze durante uno scontro e della potenza che ti nasce nel momento in cui stai per cedere e darla vinta al tuo avversario. E' quella del soldato disarmato e ferito che si getta contro il nemico per non indietreggiare neppure di un passo e non lasciare la sua terra alle depredazioni degli invasori. I sussurri degli amanti infondono debolezza nel cuore e mollezza nelle membra. Nessuno mi vedrà MAI innamorato!"

Tutto il discorso di Kyo era stato portato avanti con una dose di acredine e disprezzo da tramutare in fiele qualunque parola gentile potesse venire in mente al suo pubblico. Ogni frase era stata sputata come se contenesse il più mortale dei veleni. Quando si zitti', il petto gli si alzava ed abbassava furiosamente, tanta era stata la forza con cui aveva espresso le sue opinioni.

Si volto' verso il suo interlocutore. I capelli gli si rizzarono in testa e le pupille si dilatarono, tanto da occupare quasi completamente l'iride. Assomigliava molto ad un gatto soffiante pronto all'attacco.

"MA TU NON MI STAI ASCOLTANDO!!!"

Si avvicino' con aspetto poco rassicurante ad Hatsuharu che nel frattempo si era messo a giocare seraficamente a carte. Prese il bordo del tavolino e se lo sollevo' sopra la testa rovesciandone tutto il contenuto.

"Il mio solitario!" protesto' con poca convinzione Hatsuharu.

"Cosa vuoi che me ne freghi del tuo solitario??? Io ti stavo parlando!!!" urlo' Kyo rimettendo il tavolino al suo posto.

"Lo so benissimo questo".

"E tu non mi stavi ascoltando!!!"

"Perché, tu lo fai mai?"

"Non divagare! Tu non mi stavi ascoltando!"

Hatsuharu fece spallucce rassegnato.

"Guarda che la tua tirata contro l'amore la conosco ormai a memoria!"

"Ma questo evidentemente non ti è servito a niente visto che anche tu, il mio amico, sei caduto nella trappola insidiosa di questo sentimento scellerato!" esclamo' Kyo puntandogli l'indice contro il naso.

"A volte mi domando se capisci davvero quello che dici".

La discussione venne bruscamente interrotta dall'arrivo del principe Kazuma che fece la sua comparsa proprio sulle ultime battute del dialogo.

"Cosa succede ai miei due migliori spadaccini? Vedo con piacere che siete sempre pieni di energia!"

Sorrise ai due che lo ricambiarono con occhiate torve.

"Mio signore, una disgrazia!" si lamento' Kyo andandogli incontro e abbracciandolo in un gesto teatrale.

"Una disgrazia? Qualcuno sta forse male?" domando' Kazuma allarmato.

"Si', mio signore, e anche parecchio! Il nostro amato Haru!"

"Haru stai davvero male?" domando' Kazuma andandogli vicino e mettendogli una mano sulla fronte per capire se aveva la febbre.

Il ragazzo reagi' sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

"Kyo a me sembra stia bene. Possibile che la sua malattia sia grave?"

"Oh si principe, la peggiore che ci sia al mondo, perché essa è subdola e si insinua nel cuore delle persone senza che esse possano fare nulla per combatterla. Non risparmia neppure i valorosi guerrieri del pari di Haru!" disse Kyo fingendo un singhiozzo.

"Possibile! Ma di che malattia si tratta?" domando' il principe al culmine della preoccupazione.

"Una malattia tremenda chiamata 'amore'".

Kazuma ebbe un singulto e si porto' una mano al petto squadrando Hatsuharu come si potrebbe fare con un moribondo.

"Haru... ti sei innamorato... di Kyo???"

"NO!!!!" scatto' Hatsuharu saltando in piedi.

"Oh, meno male!!!" sospiro' Kazuma decisamente sollevato.

"Come sarebbe a dire 'meno male'? Forse non vi rendete conto della gravità della situazione. Haru si è innamorato!" sbraito' Kyo vorticando furiosamente le braccia.

"Si, ho capito" disse tranquillamente il principe "Ma non è innamorato di te".

"E questo che vuol dire? Non sapete nemmeno di CHI sia innamorato!"

"L'importante è che non si tratti di te, peggio di sicuro non gli potrebbe andare".

"Ma principe!!!" piagnucolo' Kyo mentre Kazuma rideva di gusto.

Hatsuharu cominciava a scocciarsi della situazione e cerco' di attirare l'attenzione su di .

"Non vorrei dire, ma che fossi innamorato l'ha stabilito Kyo. Io ancora non..."

"E adesso tu non riniziare con le svenevolezze di prima a proposito del tuo amato!" esclamo' Kyo con tono esasperato.

"Ma davvero Haru si è prodigato in svenevolezze?" domando' Kazuma sorridendo a Kyo senza calcolare minimamente il tentativo di protesta di Hatsuharu.

"Oh, eccome! E sapete per chi? Ayame, il cugino del signor Shigure!"

"Mi sembra un'ottima scelta, è l'erede designato della fortuna dei Soma!"

"Credete che sia per questo che Haru si sia accostato a lui? Oh no! Voglio dire, ci fosse dell'interesse potrei capire una tale scelta, ma lui si è innamorato dei suoi laghi dorati dalle lunga ciglia!" disse sprezzante Kyo.

"Bella definizione!" approvo' Kazuma.

"Non è mia!" affermo' Hatsuharu.

"E non è finita qui! Possiamo forse sorvolare sulla sua pelle bianca e liscia come leggera seta trasparente?"

"Molto poetico"

"Non l'ho detto io!"

"Per non parlare delle fluenti ciocche eburnee, le quali giocano con la luce in una danza di sensuale candore!"

"Davvero ispirante!"

"Ci rinuncio!"

"Allora principe, che vi dicevo? Non è forse innamorato?"

"Innamorato cotto, andato, perso!"

"....."

"Dunque, che possiamo fare per lui?"

"L'unica cosa che rimane da fare in questi casi!" concluse Kazuma mettendo una mano sulla spalla di Hatsuharu e prestandogli attenzione per la prima volta da quando era iniziato quello scambio di battute singolari.

"Ebbene Haru... l'unica cosa che resta da fare è aiutarti a conquistare il tuo amato. Non preoccuparti, pensero' io a parlargli e vedrai che ti accetterà volentieri. Anche Shigure non potrebbe desiderare di meglio per il cugino. Vedrai che sistemeremo tutto!" e senza aspettare risposta usci' dalla stanza.

Kyo si avvicino' all'amico e lo afferro' saldamente per le spalle con le lacrime agli occhi.

"Mi dispiace davvero per te. Le mie condoglianze" e scappo' via piangendo.

Hatsuharu rimase qualche minuto immobile con lo sguardo perso nel vuoto. Quando alla fine realizzo' esattamente cosa fosse successo penso' alle conseguenze che ne sarebbero nate. Tutto sommato, gli era andata davvero bene! Conoscendo quei due, per farlo 'guarire' avrebbero anche potuto decidere di farlo castrare come un toro! Invece ci aveva guadagnato un compagno e non uno qualunque, bensi' Ayame Soma.

A questo pensiero un sorrisino piuttosto ebete gli increspo' le labbra e non lo abbandono' per il resto della giornata.

 

La pelle serica del suo compagno scivolava umida sulla sua. I suoi ansimi, lievi sussurri che gli solleticavano l'orecchio, lo accarezzavano con la lascivia di un amante. Lo sentiva muoversi sopra e dentro di lui con passione e delicatezza facendolo sentire la persona più importante del mondo. Perché sapeva che questo era per lui. Le sue mani lambivano posti che solo lui conosceva e gli facevano mordere le labbra a sangue per impedire che il grido di piacere che gli soffocava il petto balzasse fuori all'improvviso. Artiglio' le sue spalle e inarco' la schiena cercando di inglobarsi completamente nel corpo del suo amante per essere un tutt'uno con lui. Tese ogni muscolo e le sue membra tremarono nello spasmo dell'orgasmo che lo colse facendolo invocare il nome del suo compagno. Con la percezione dell'incoscienza, lo senti' sciogliersi dentro il suo corpo e abbandonarsi sul suo petto.

Lo amava. Semplicemente e perdutamente.

"Stai bene?" lo senti' chiedergli con quel tono gentile che sapeva usare solo con lui.

Sorrise sforzandosi ad aprire le palpebre pesanti.

"Si'. Tu mi fai sempre stare bene Hatori".

Circondo' la testa del suo uomo con le braccia e se lo avvicino' di nuovo a sé.

"Sono talmente fortunato ad essere stato scelto da te... che a volte ho paura che sia solo un sogno!"

Labbra delicate gli sfiorarono la gola.

"No Shigure, sei tu ad essere il mio sogno, la mia salvezza. Dopo la morte di Kana e la ferita all'occhio credevo di essere finito... e invece ho incontrato te".

Le parole di Hatori erano solo un lieve sussurro che facevano rabbrividire piacevolmente il corpo spossato di Shigure.

"Resterai sempre al mio fianco?"

"Si, sempre".

Hatori si scosto' da sopra di lui e gli si mise al fianco cingendogli la vita con le braccia e portandoselo vicino.

"Sai... ho una notizia magnifica da darti!" esclamo' ad un tratto Shigure accarezzando il petto di Hatori.

"Ah si?"

Il ragazzo annui' sorridendo e strofino' il naso sul collo dell'amante annusandone il pungente odore di sudore e sandalo. Il suo profumo lo mandava in estasi!

"Credo che presto avremo una nuova unione".

Hatori si stacco' da lui per guardarlo bene in viso.

"A chi ti riferisci?"

Shigure ridacchio' con aria soddisfatta.

"Si da il caso che uno dei miei servitori abbia casualmente ascoltato la conversazione tra due servitori del principe, che dicevano di aver udito Kazuma e Hatsuharu parlare di Ayame. Pare anche che il nostro nobile ospite abbia espresso l'intenzione di chiedere Ayame come suo compagno!" termino' raggiante.

Hatori aggrotto' le sopracciglia.

"Sei sicuro?"

"Quanto si puo' essere sicuri di un'informazione passata di bocca in bocca. Del resto non mi sembrerebbe una cosa tanto strana, Aya ha la posizione giusta per poter essere il compagno del principe".

"Non dico di no. Pero' il principe Kazuma non ha mai dimostrato interesse per queste cose. Non credo sia il caso di cantare vittoria troppo presto".

Shigure mise il broncio.

"Sei sempre il solito guastafeste. Ma ci pensi se fosse vero? Aya dovrebbe trasferirsi nel Castello Principale e non potrebbe più spuntare all'improvviso ogni volta che non ce lo aspettiamo!" disse Shigure con sguardo estatico.

Hatori comincio' a riflettere sulla prospettiva. In effetti Ayame era famoso per tendere loro agguati nei momenti meno opportuni. Se lo ritrovavano di notte nel letto, appostato dietro ai cespugli, nascosto sotto i tavoli, persino mimetizzato con l'ambiente! E ogni volta riusciva a rovinare le atmosfere che potevano anche solo lontanamente sembrare romantiche. Anzi, in realtà si stupiva che non fosse ancora apparso da qualche parte, magari appeso al lampadario! Quel ragazzo non riusciva proprio ad evitare di far loro mille dispetti!

"In effetti non sarebbe male..." mormoro' infine quasi più a sé stesso che all'altro.

"Che ti dicevo? Sarebbe la realizzazione delle mie preghiere!" esclamo' Shigure con occhi scintillanti prima di voltarsi con un sorriso malizioso verso il suo amato bene.

"Intanto tu potresti realizzare un altro dei miei più grandi desideri".

Hatori scosse la testa con finta sufficienza.

"Sei insaziabile Gure!"

Il ragazzo gli fu subito sopra ridendo e strusciandosi sensualmente sul suo corpo.

"Non potro' mai essere sazio di te Hato!"

Si baciarono con foga, lanciandosi l'uno contro l'altro quasi a volersi strappare la pelle di dosso a vicenda cercando di mettere a nudo ogni parte nascosta della persona che amavano. La passione tramuto' in bisogno, il bisogno in adorazione, l'adorazione in struggimento, lo struggimento in dolcezza e tenerezza e quando scoppio' l'amore, l'incoscienza fu l'unica a offrire loro riparo dall'inumana perfezione.

Ma si sa che è la luce più forte a creare le ombre più oscure e proprio in mezzo a queste una figura sorrise.

 

"Cosa ti turba mio signore?"

La ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi profondi come la notte senza stelle stava mescendo del vino per il suo padrone. Il suo sguardo era distante e impenetrabile, quasi riuscisse a percepire cio' che alla vista degli altri era precluso.

"Un parassita, mia cara Hana, niente di più" rispose il giovane fratello del principe con un sorriso che esprimeva tutto fuorché allegria.

"Un parassita, mio signore?"

"Esattamente!" esclamo' alzandosi in piedi e mettendosi di fronte al grande bracere che ardeva al centro della sua buia stanza, fissandone le fiamme ipnotizzato dalla loro danza immorale.

"Un piccolo e insignificante parassita che mi divora le carni putrefacendo le interiore e continuerà la sua opera lento e inesorabile facendo incancrenire gli organi molli e rosicchiando le ossa finché l'odore di carogna che mi avvolgerà non sarà cosi' forte da dovermi far abbandonare in mezzo al deserto per evitare che ammorbi tutto il genere umano con il mio tanfo".

Ad ogni parola l'elegante figura del principe dagli sfortunati natali sembrava rattrappirsi sempre più in sé stesso, tremando in ogni fibra del suo essere, quasi fosse una fiera pronta a balzare addosso alla sua ignara preda.

"Il mio signore si riferisce forse al principe Kazuma?"

"Certo che mi riferisco al principe Kazuma!"

La voce eruppe dalla gola di Akito come un ruggito feroce. Scatto' contro il braciere gettandolo a terra e spargendo i tizzoni infuocati sul pavimento di dura pietra.

"A lui e alla sua insopportabile condiscendente superiorità mascherata da affetto fraterno!"

Ansimava pesantemente con i pugni stretti lungo i fianchi. Un rivoletto di sudore scorreva con lentezza sulla tempia.

Hanajima non mosse neppure un muscolo, o perché abituata agli scoppi d'ira dell'uomo che serviva, o per reale distacco da ogni passione terrena.

"Padrone, grandi novità!" esclamo' entrando di corsa la fanciulla dai capelli biondi sorridendo trionfante, ma appena si accorse dello stato in cui era ridotta la camera, il sorriso si attenuo' e una piccola ruga si delineo' sulla sua fronte immacolata.

"Cos'è successo?" domando' con un filo di voce.

"E' successo che sono figlio di mio padre, Uo, ecco cos'è successo! E cosi' continuerà ad essere finché non mi permetteranno di giacere in una scomoda tomba o finché quella bagascia di mia madre non deciderà di confessare che il suo unico figlio è il frutto della sua unione lussuriosa con un demone caprino!" rispose Akito senza guardarla, accompagnando le parole con una risatina sommessa più tagliente della spada del dio Marte.

"Vedo che il mio signore è di cattivo umore".

"Di cattivo umore? Oh no, solo dell'umore che conviene ad una cattiva persona. Direi che quindi è tutto perfettamente normale e questa normalità mi rivolta lo stomaco come le svenevolezze di Shigure Soma!"

Akito calcio' via rabbiosamente la brace ormai spenta che giaceva ancora sul pavimento e si ando' a sedere su un alto scranno prendendosi la testa tra le mani.

"Forse cio' che sto per dire rallegrerà almeno in parte il vostro malinconico stato" azzardo' Uotani scambiando un rapido sguardo con la compagna.

"Mio fratello è morto?" chiese stancamente il nobile.

"N-no mio signore..." dovette ammettere la ragazza.

"Allora nulla potrà rallegrarmi" fece subito lui mantenendo lo stesso tono spossato.

"Neppure il sapere che, ascoltando casualmente una conversazione tra il signor Shigure e il signor Hatori, ho scoperto che vostro fratello ha intenzione di chiedere per sé Ayame Soma?" disse Uotani ostentando una voce indifferente.

"Un matrimonio! Ah! Fantastico! E di grazia, cosa potrebbe rendermi più felice di vedere tutte quelle luride facce ipocrite lisciarsi con vanterie da ruffiani congratulandosi per l'ottima sorte di mio fratello?" sbotto' Akito menando grandi fendenti a destra e a sinistra con le braccia.

"Forse il fatto che anche il prode Hatsuharu pare essere molto interessato ai favori del cugino del nostro ospite" sussurro' Hanajima, immobile come una statua di marmo.

Il ragazzo scoppio' in una risata agghiacciante.

"Non dirmelo! Il mio 'amorevolissimo' fratello e il suo pupillo... che litigano come galletti del pollaio per un bamboccetto col nasino all'insu'? Oh questa si' che è bella!"

Gli occhi di AKito brillavano di una lucida follia e continuava a ridere in preda ad un repentino sollevamento di umore.

"Affermo che il primogenito di mio padre si stia comportando molto male verso il suo favorito e 'qualcuno' dovrebbe assolutamente avvertire quel prode giovane delle nefandezze che si stanno perpetrando alle sue spalle!" declamo' percorrendo la stanza in ampie falcate.

"Mio signore, nessuno meglio di voi potrebbe accollarsi questo compito cosi' oneroso" disse Uotani con un profondo inchino e un sorriso ironico sulle labbra.

"Hai perfettamente ragione Uo! E voi due, mie fidatissime compagne, mi aiuterete..."

 

FINE I ATTO