Disclaimers: i personaggi sono miei^^


E la morte non avrà più dominio 

capitolo X

di Ljs


Sono stanco.
Ormai comincio ad essere un po' scoraggiato e la stanchezza mi fa sentire le braccia pesanti, il corpo dolorante. Ho passato tre giorni in preghiera e penitenza, e le notti sono sempre uscito a caccia.
Ho rivisto Ute: distante, in cima ad un palazzo, la brezza notturna dava vita ai suoi capelli e li faceva danzare lievi contro un cielo in cui le nubi offuscavano stelle brillanti come fiammelle e una luna quasi completa.
L'oscurità è diversa dal buio. Il buio è di una stanza chiusa, senza un lume o uno spiraglio. L'oscurità è quella della notte. 
Ho paura del buio ma non dell'oscurità. Mi piace anzi. Mi piace uscire, correre lungo i cornicioni o sui tetti. Mi piace essere libero. O illudermi di esserlo.
Non so proprio che fare. Padre Costantino è stato chiaro, devo mostrare di essere in grado di tenere testa ad una di quelle creature. Ma come posso dimostrarlo se non riesco a trovarne una? L'unico che pare bazzicare la città è Ute.. E se fosse davvero l'unico?
Eppure Padre Costantino mi ha assicurato che un vampiro non si muove mai da solo, anzi, che vivono in branchi, come i lupi, o le iene.. Ute gira sempre solo a quanto pare.
Sospiro e mi siedo su uno dei doccioni che ornano il vecchio edificio.
Lascio le gambe a penzolare nel vuoto e osservo la variegata umanità che abita ancora la strada sotto di me. La via principale poco distante risuona delle voci e delle grida degli avventori delle ultime taverne aperte. Donne vestite d'abiti sgargianti e sporchi si appoggiano alle pareti degli edifici offrendo sorrisi tirati e stanchi e corpi sfatti.
Ci ho messo un po' a capire. Sono meretrici. Le immaginavo terribili e bellissime. Mi paiono solo stanche e tristi. Alcune sono belle ma in un modo che non mi tenta per nulla.
Mia madre era una di loro?
Hanno affermato che era una meretrice, che era giaciuta con il diavolo dagli occhi di brace. Che ha espiato con la mia nascita e la sua morte. Non me la ricordo, eppure ho vissuto con lei qualche anno, pochi, ma qualche ricordo dovrebbe abitare almeno i miei sogni
Guardo quelle donne e arrossisco all'idea della vergogna che mi riempie. Mi vergogno di pensare che mia madre era una di loro. Forse è una nuova prova della mia corruzione: non provo alcun affetto. Mi sento vuoto quando penso a lei, curiosità forse, forse rabbia..
Sospiro e abbasso lo sguardo verso la via che corre sotto di me. E' più piccola e buia, sporca: uomini dormono dietro casse o semplicemente con la schiena al muro. Vicino ad un lampione un signore avvolto in un mantello scuro fuma tranquillo. Lo guardo un po' sorpreso, ma non poi molto. Ho visto molti signori passeggiare in cerca di.. compagnia. Solo che non capisco cosa ci faccia solo nel vicolo. Forse aspetta qualcuno.
Ho sete. E non ho voglia di rimettermi in caccia. Quindi mi fermo a guardarlo. E' alto e robusto, le spalle ben delineate sotto il mantello lungo. Il volto è in ombra, indossa una tuba nera, ben calata sulla fronte. 
Ogni tanto si volta verso la via principale e posso vedere la pelle chiara e pulita del viso, il mento ornato da un pizzetto curato e scuro.
Batte di tanto in tanto un bastone nero, dal pomo d'argento lucidato, sul selciato, ritmicamente, quasi si desse il tempo per una canzone. E' tranquillo. Mi aspetto di vedere da un momento all'altro una donna svoltare l'angolo per raggiungerlo. Nel caso me ne andrei. M'imbarazzano certe scene. 
M'imbarazzano seriamente.
La prima sera in cui vi sono incappato sono rimasto perplesso a guardare: i gesti, i rumori, gli odori. Tutto incomprensibile. I gemiti soffocati della donna che veniva premuta ritmicamente contro un muro, i rumori gutturali emessi dall'uomo. Appollaiato sulla cima di una pila di casse osservavo perplesso a meno di un paio di metri.
Ho dovuto chiedere al padre confessore per dissipare il mio dubbio: stavano fornicando. Mi è parsa una cosa scomoda e dolorosa. E affascinate. Qualcosa mi ha colpito in quella scena. Qualcosa che mi ha fatto venire in mente una nebbia nera e fuligginosa, umida, che mi ricopriva e mi soffocava.
Ma forse è stato solo un sogno che ho fatto nelle poche ore di sonno che mi sono state concesse. So che dopo, di fronte a certe scene, non sono più riuscito a sollevare lo sguardo mentre sentivo un fuoco bruciarmi le guance e la fronte. E in queste zone è difficile non interrompere certi momenti.
Bazzico qui da due notti, perché mi pare difficile incontrarvi Ute, non so il perché, ma non mi pare la zona dove lui sceglierebbe di.. nutrirsi. 
Magari altri invece..
Ecco, arriva qualcuno. Sto per alzarmi quando mi rendo conto che non è una donna, almeno non mi pare. Sono in due, sottili ed esili, paiono fanciulli, forse di tredici, quindici anni. Illuminati da un lampione noto le guance imberbi, i volti magri e sottili. I corpi esili rivestiti di pantaloni troppo grandi, tenuti su da una corda. E camice dai colori indefiniti. Uno ha il volto fregiato, una brutta cicatrice che li ha toccato l'occhio, distorto la bocca in un ghigno che non muore mai. Tira l'altro per una mano, fermandosi di tanto in tanto per rassicurarlo, passargli una mano sulle spalle, curvarsi fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra per sussurrargli qualcosa che mi sforzo di sentire.  Poi si volta verso il signore che si è acceso una nuova sigaretta. L'altro ha un viso ancora più vicino a quello di un fanciullo. Se i capelli fossero puliti sarebbero forse biondi, un biondo scuro che tende al castano. Ha gli occhi scuri, grandi e persi. E tanta paura. Quella la riconosco con facilità. Si morde le labbra facendole diventare di un rosso carminio, e guarda l'altro, con un misto di dubbio e fiducia che accende la mia curiosità. Che succede?

-Avanti! Su, vedrai che mangeremo bene oggi e dormiremo in una stanza. Ci pagherà bene e ti piacerà. Quanto ti piace farlo con me.

-A te piace?

Lo sfregiato sorride ed è una smorfia cattiva, ma l'occhio sano brilla sinceramente divertito.
-Certo che mi piace! Io non mi stancherei mai di prenderlo nel culo

Arrossisco.. ma di che parla? E soprattutto come parla!
L'altro ridacchia e mi pare imbarazzato.
Ma non quanto me! Sono due ragazzini e certe parole non dovrebbero di sicuro usarle, non dovrebbero nemmeno conoscerne l'esistenza! Certo che in questi tre giorni ne ho sentite anche di peggio, se loro vivono qua giù.. Insomma è comprensibile che il loro linguaggio non spicchi per correttezza e rispetto.
Ma il loro comportamento? Che stanno facendo?
Mi tendo un poco, si sono avvicinati all'uomo che sorridente li osserva dal muro. Lui e lo sfregiato si scambiano uno sguardo d'intesa, mentre quest'ultimo ha circondato la vita del compagno con un braccio e l'accarezza con lenti movimenti circolari. Il più giovane appoggia la testa alla sua spalla e socchiude gli occhi e le labbra mentre il corpo si fa morbido e cedevole.
L'uomo allora si fa avanti. Trattengo il fiato mentre allunga una mano e sfiora il viso del biondino. La mano contro la guancia, il pollice a sfiorare le labbra quasi che volesse impararne la forma. Allora lo toglie dalle braccia dello sfregiato e lo tira contro di se. L'altro lascia fare, sorride senza togliere le mani dal corpo dell'amico, mentre questi s'inarca contro il signore che cerca con violenza la sua bocca. Una mano sparisce tra i loro corpi premuti, verso il basso
Mi sfugge un gemito che non possono sentire, le mani contratte contro i contorni del doccione.
Il ragazzino fa il gesto di abbracciare l'uomo che lo blocca e lo spinge giù scostando un poco il mantello. Il biondino si ritrova così in ginocchio: pare confuso, fissa davanti a se sbattendo gli occhi come se si fosse appena svegliato, è di nuovo lo sfregiato ad intervenire

-Avanti stupido, non stare lì impalato!

S'inginocchia accanto a lui e, nonostante la durezza delle parole, il suo sguardo è dolce, un po' triste, intanto ha allungato le mani verso il signore, all'altezza del suo sesso.. ma cosa.. cosa sta facendo?
Spalanco gli occhi mentre vedo il suo viso scomparire tra le pieghe del mantello. L'uomo mi aiuta e lo spinge indietro dandomi la possibilità di vedere. O mio Dio!
Un segno della croce è d'obbligo: non era il caso di pronunciare il suo nome in questo momento.
Intanto il signore ha spinto anche la testa del biondo contro il suo sesso.
L'altro ride, si stacca e bacia le labbra dell'amico, poi torna a.. è indubbio! Lo sta prendendo in bocca! O mio.. cioè.. accidenti..
Lo sfregiato si stacca a tratti e lo spinge verso il biondino che si fa avanti timidamente, poi con sempre maggiore convinzione. Pare un gioco a chi è più.. capace. Insomma, di tenerne di più in bocca, chi ha più fantasia.
Mi piego un poco per seguire le loro evoluzioni e per poco non cado giù.
Riprendo l'equilibrio sentendo il corpo e il viso in fiamme. Ma perché lo fanno? Cioè, capisco, denaro.. ma perché.. è piacevole?
La testa si riempie di buio quando penso di trovarmi in quella posizione: io in ginocchio e in piedi davanti a me.. buio..
Il signore pare rilassato, appoggiato al muro continua a fumare, la testa appoggiata all'indietro, gli occhi chiusi, aspira e butta fuori cerchi perfetti mentre i due ragazzi si danno da fare sul suo sesso ridacchiando.
Finisce la sigaretta, e torna ad agire. Solleva il biondino afferrandolo per la nuca e lo preme contro il muro dove solo un attimo prima si trovava lui. 
Questi si agita un poco, pare di nuovo spaventato: lo sfregiato, ancora in ginocchio, lo abbraccia, e intanto li slaccia i pantaloni e li fa scivolare giù, gli bacia i fianchi e le natiche, la sua lingua sparisce tra esse. Il biondino torna a farsi languido e cedevole, sospira rassegnato e si lascia allargare le gambe dall'uomo mentre la bocca dello sfregiato continua a passare dal suo corpo a quello del signore.
E' il ragazzo in ginocchio ad allargare le natiche del compagno. Spalanco gli occhi quando vedo l'uomo appoggiare tra esse il suo sesso e..spingere.
Ma cosa sta cercando di fare? Così..
E lo fa! Entra in lui! Il Biondino s'inarca e gli sfugge un gemito di dolore, e non mi stupisce. Ho visto il sesso dell'uomo e.. non mi stupiscono i suoi gemiti! Il biondino gira il capo verso il compagno e vedo lo scintillare delle lacrime. E la sua sofferenza.
I suoi occhi sono pozzi neri che si fanno sempre più liquidi, il volto si distende, le mani si aprono contro il muro e paiono puntelli per offrire un sostegno più stabile, allarga le gambe ancora, s'inarca e si tende verso l'uomo.. lo accoglie, e sospira, estasiato. Lo sfregiato si alza in piedi e si sfila i pantaloni. Si appoggia contro il muro, accanto al compagno, si tende e lo bacia a lungo, molto a lungo. L'uomo lascia il biondo e lo penetra con una facilità che mi lascia senza parole. Lui sospira contro le labbra del biondo stingendo forte l'occhio sano ma non stacca la bocca dalla sua.
Osservo affascinato il signore passare da uno all'altro mentre i due ragazzi si baciano e si accarezzano come se fossero soli.

-Demetrio! Il tuo ordine trova soddisfacente che i suoi "cacciatori" passino il tempo a spiare gli amanti nei vicoli? O stai accrescendo la tua cultura sulla materia?
Ho fatto una fatica pazzesca a trovarti.. e pensare che dovevo immaginarlo che ti eri ficcato quaggiù.  Vuoi una caramella?

Sono troppo stupito per fare altro che fissarlo con la bocca spalancata. 
Accovacciato accanto a me anche Ute osserva, divertito, la scena sotto di noi. Ha in mano un cartoccio di carta colorata sporco di sangue. Si volta e sorride, infila dentro due dita nel sacchetto e cava fuori qualcosa che pare una pietra preziosa scintillante. E.. me la infila in bocca!
L'avevo ancora aperta! La chiudo con uno scatto secco e un sapore sconosciuto m'invade. E morbida e dolcissima. Una caramella. Tendo la mano senza quasi accorgermi, ne voglio un'altra!

-Possiamo forse trovare un accordo, Demetrio: io ti do le caramelle e tu mi accompagni a trovare un amico

So che mi sta prendendo in giro, succhio la caramella che mi ha messo in bocca e lo fisso negli occhi completamente neri. Quasi non noto le striature di sangue secco che lo ornano. E' un demone terribile, lucido e ghignante, i capelli legati che scoprono il viso e gli occhi scintillanti. Mi faccio di brace pensando a una donna coi capelli rossi che si stringe al suo corpo sospirando come i due ragazzi che stavo spiando. E per la prima volta, grazie ad Ute, mi sento figlio di mia madre.

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Ute, sottovoce, canta. Non capisco cosa, non conosco quella lingua, a tratti mi ricorda quella usata durante la messa ma mi rendo conto da solo che non è la stessa. Vorrei chiederglielo ma, semplicemente, non oso. 
Potrebbe smettere. O ricordarsi che sono qui. E' troppo bello stare qui ad ascoltarlo avvolti dalla stessa oscurità, mentre guardiamo un palazzo scintillante, come se dietro quelle finestre fossero state imprigionate delle stelle

-Ci sta mettendo un secolo

Non parla a me, questo è chiaro. Io gli servo, punto. Lui è solo ora, io per lui sono reale quanto i suoi pantaloni e il laccetto che gli lega i capelli. 
Pesco una nuova caramella e ma la infilo in bocca, ora, che il precedente gusto è completamente scomparso. Questa è dura e il gusto e pungente e fresco. Lo conosco. Menta, ho visto l'erba secca nel laboratorio dello speziale del monastero. Non so decidermi circa quale sia la mia preferita.

-Non ne conservi qualcuna?

Come ogni volta che i suoi occhi si fissano su di me sento la pelle incresparsi. Come sono neri e lucidi! Il piccolo cerchio di ossidiana che segna l'iride è solo una sfumatura in quel nero di lacca preziosa. Come cambia il suo volto ora, rispetto a quello che ho ammirato nel parco, sotto il sole

-Non mi permetterebbero di tenerle. Dovrei.. credo che me le farebbero gettare nelle.. latrine.

La voce mi è sfumata un po' sull'ultima parola, trovo offensivo parlare di certe cose in sua presenza.
Sorride

-Sempre lì vanno a finire
Lo fisso allibito e lui scoppia a ridere

-Sembra proprio che ai tuoi occhi io sia più vicino a ..un santo, che a un demone meritevole di una morte purificatrice. O sei convinto che io sia un nobile signore cresciuto nella bambagia che trema all'idea di un pensiero sconveniente? Eppure mi hai visto uccidere, e nutrirmi. Sei strano monachello

-Non chiamarmi così! E' una.. bestemmia

Mi fissa curioso, poi scuote la testa e torna a guardare verso il palazzo.

-Finalmente..

Si alza con un movimento che m'incanta. Ogni suo gesto pare studiato per sorprendere. Per calamitare lo sguardo su quei muscoli tesi che si flettono e tendono con la continuità e la precisione di una danza. Mi alzo senza bisogno che me lo chieda, e chiudendo gli occhi attendo le sue braccia che mi raccolgono e mi stringono contro di se. E' un attimo e dopo due tonfi siamo nel vuoto. L'impatto con il tetto del palazzo è attutito dalle sue gambe che piegandosi un poco mi sfiorano. Mi rimette giù e io riapro gli occhi rendendomi conto che sto tremando. Mi volto e cerco di non pensare a cosa sarebbe successo se avesse sbagliato il balzo che ci ha portato sul tetto del palazzo. Come posso avere una fiducia tanto cieca nella sua capacità?

-Pensi di essere in grado di calarti da solo?

Vorrei dirgli di no per gustare di nuovo il piacere del suo corpo contro il mio ma sarebbe una menzogna e allora lo seguo rapido e silenzioso lungo la discesa verso un balcone diversi piani più sotto. È immenso. Mi volto e vedo il cornicione dove abbiamo tanto aspettato. Era qui che stava guardando?La stanza oltre le enormi finestre è rischiarata da pochi candelabri e dalla luce dell'immenso camino.
L'uomo è struttura vivente e massiccia nel letto tra i due corpi fluidi e candidi delle ragazze. S'inarca facendo risaltare una schiena che è pari a quella di Ute quanto asperità e rilievi. Non lo vedo ma qualcosa mi dice che sta sorridendo. I capelli sembrano rossi alla luce del fuoco ma devono essere di un castano caldo e profondo. La pelle è dorata, come se avesse preso il solo nudo, per giorni e giorni. Si muove tra i due corpi esili con gesti sicuri, che parlano solo di forza e potenza.
E' un attimo, non vedo quasi i movimenti. Prima c'era quel languore lento ed avvolgente, poi sangue e grida smorzate.
Ute mi ferma mentre mi tendo come se potessi ancora fare qualcosa, salvare qualcuno, e per la seconda volta assisto impotente al pasto del vampiro, a vite spezzate e consumate in un fiume carminio, in gemiti dolorosi, in un danzare scardinato di braccia e gambe che si torcono cercando speranza.
Si alza spostando indietro i capelli, bloccandoli dietro le orecchie in un gesto da ragazza. Ha un volto duro, screziato dal sangue. Fissa i mucchietti di cenere e vesti sul letto e sospira come un grosso gatto sazio. Si volta verso di noi e sorride in direzione di Ute mentre si avvicina per aprire le finestre.

-Sei arrivato presto

-Non mi avevi parlato di una festa

-Il grassone ha voluto darne una in mio onore. Entra e preparami qualcosa da bere

Ute mi spinge dentro. L'altro vampiro mi ha rivolto solo un'occhiata distratta e poi ho smesso di esistere per lui. Ute mi fa segno di aspettarlo in piedi, vicino alla finestra. Lui si avvicina un basso tavolinetto e si
mette ad armeggiare con bicchieri, strani strumenti, zollette e boccette.  L'altro si lava e si riveste con pantaloni scuri e una ricca camicia candida

-Ragazzo rassetta il letto

Parla con me. Lo guardo un attimo imbarazzato e poi fissa Ute che mi rivolge uno scrollare di spalle e un "muoviti" sussurrato. Io mi avvicino al letto incerto e fisso il lenzuolo. E' una polvere finissima, argentea e scintillante. Sembra avere la consistenza della farina

-Spargi le ceneri al vento Demetrio

Ute trastulla un bicchiere tra le mani, mentre l'altro gli si è fatto vicino e si è poggiato pesantemente al tavolino che regge le bottiglie. Il corpo arcuato, teso verso Ute, le gambe incrociate. Gli occhi di lacca nera venata di una giada scura.
Afferro il lenzuolo e faccio attenzione a non spargere nulla sui ricchi tappetti. Lo porto fuori e lo libero lasciando che il vento della notte faccia il suo dovere. Un refolo e quella polvere sottile mi riempie la bocca,il naso, gli occhi. Tossisco cominciando a lacrimare. Lo sconosciuto ride

-Ecco, ora hai respirato l'essenza di una vittima. Devi sentirti rassicurato

Non capisco lo scherzo, e forse nemmeno Ute. E' così serio

-Rifai il letto ora, avanti.

Lo guardo senza sapere cosa fare

-Non ne sono capace signore

-Ma perché diavolo ti porti dietro questa bestia inutile Ute? O è un pasticcino per me?

-No, lui.. mi appartiene. E non sono qui per aiutarti a cancellare il segno del banchetto. Cosa fai in casa del marchese Balgast?

Ute cammina tranquillo fino ad un lungo divano, si accomoda tenendo un bicchiere tra le mani e mi fa segno di raggiungerlo. Lo faccio e mi viene istintivo sistemarmi ai suoi piedi, in modo che la mia spalla sfiori casualmente la sua gamba. Il vampiro mi guarda e sorride

-Che bel cagnolino.. Che vuoi che ci faccia Ute? Ubbidisco al Padre. Lei non tollera l'idea che le pedine sulla sua scacchiera prendano vita.

-Lucile non dovrebbe permettersi certe libertà. Gli Antichi potrebbero intervenire

-Per questi giochetti? Non essere sciocco Ute. Se ti permetto di intromettermi è per il mio divertimento. Ho voglia di scopare..

Li vedo fissarsi, vedo bruciare le loro emozioni come incendi che non possono essere spenti. Ma cosa li lega? Questo Balgast sembra considerare Ute un sottoposto, un servo a cui "concedere" la sua simpatia. Ute è teso. 
Avverto la sua forza, i muscoli che si muovono come per prepararsi ad uno scontro

-Non ci pensare nemmeno. Se vuoi prenderti il ragazzino..

Balgast mi fissa con una smorfia

-Io non sono un amante di culi come te Ute. Posso, giusto, giudicarne un paio degni di essere "visitati"

Scoppia a ridere mentre il mio stomaco si torce. Mi sono stretto istintivamente ad Ute anche se è stato lui a mettermi in questa situazione.
Eppure sento dentro l'assurda, e falsa, certezza che sono al sicuro, che vicino a lui sono al sicuro. Balgast si avvicina rapido e con un balzo è steso sul divano, il capo poggiato sulla gamba di Ute, il bicchiere tra le mani

-Hai aggiunto il laudano all'assenzio?

-E' molto di moda tra i mortali. Una sera dovremmo andare in una fumeria d'oppio, mi hanno detto che è possibile sognare anche a noi dopo aver fumato.

-Angelo ti sta rovinando
Ute gli passa una mano tra i capelli folti e lucenti come se li volesse pettinare. Sembra una cosa piacevole, Balgast socchiude gli occhi e sorseggia piano dal suo bicchiere

-Perché hai detto quella cosa l'altra sera?

-E' quello che penso Ute, quello che voglio. E che vuole il Padre. Il tuo ha sbagliato a respingerla, si è fatto un nemico potente.

-Non si lascia di sicuro piegare dai capricci di Lucile.

-E' un folle autodistruttivo. Gli Antichi non dovevano lasciarli libera volontà: da quando ha ottenuto la possibilità di procreare non ha fatto che creare scompiglio ed infrangere regole

-Non sono che un sottoposto, credo che gli Antichi ignorino perfino la mia esistenza..

Balgast allunga il bicchiere vuoto a Ute, gli fa gesto di riempirglielo con una risata bassa e divertita. Ute si limita a dargli il proprio, ancora, praticamente intatto

-Mi pare che al Raduno abbiano più che notato la tua esistenza!

Ute si fa di brace e per poco non scatta, una specie di sibilo li sfugge dalle labbra.

-Non mi piace che mi si ricordi quella notte

Balgast scoppia a ridere rovesciandosi un po' d'assenzio sulla camicia.
Sembra quasi brillo eppure i suoi occhi scintillano attenti. Sono due belve, due belve sul punto di sbranarsi, eppure paiono anche divertite dalla cosa.
Ma in Ute avverto una tensione assente nell'altro. Perché mi ha portato qui? Ma è utile, ora so dell'esistenza di un altro vampiro, devo solo aspettare il momento adatto e avrò la mia vittima da portare a Padre Costantino. Ma chi sono i Padri di cui parlano loro? Uno pare una donna e l'altro è legato ad Ute. E gli Antichi?

-A me piace ricordarla invece. La prossima volta non credo che mi fermerò Ute

-La prossima volta bisognerà vedere se sarai ancora in grado di sottomettermi. Saremo pari, non sarò presentato come Iniziato ma come Familiare. Tuo pari Balgast

-Mio pari!.. Mio pari!

Le risate lo soffocano, l'assenzio che ancora restava nel bicchiere si sparge intorno e mi schizza il mantello. Pare sul punto di soffocare.. e soffoca sul serio, quando il sangue gli arriva alle labbra. Il pugnale, il mio pugnale, fissato profondamente al centro del petto.
Ute lo rigira con una torsione del polso che anch'io conosco alla perfezione. Ed è uno schioccare di ossa,uno sprizzare di sangue che mi fa schizzare indietro. Lo vedo contorcersi con un sibilo furioso e conficcare la mano artigliata nel fianco di Ute
Che si limita ad un gemito lieve. Lo spinge giù ed il sangue comincia a scorrere anche su di lui. Balgast è di nuovo in piedi, si strappa l'arma e vedo pezzi d'ossa e di carne mischiarsi al flusso che scorre copioso.
Barcolla quasi che la vista e l'equilibrio li venissero in meno.
Ute è saldo, invece, e pronto. Appena nota un suo tentennamento si fa avanti e lo afferra deciso, incurante della ferita.
Sono un'unica cosa sul tappeto che si screzia di rosso. Io cerco di decidermi, afferro il pugnale caduto e cerco il momento buono per intervenire. Bisogna puntare alla gola.
Incredibilmente Ute pare in difficoltà. Sono stato addestrato per questo. So che una ferita, come quella che ha inferto a Balgast, dovrebbe stordire un vampiro quel tanto che basta a permetterti di avvicinarlo e tagliarli la gola, la perdita di sangue dovrebbe poi portarlo all'incoscienza e, a quel punto privarlo della testa e del cuore è semplice, anche se mi è stato rivelato che è sufficiente distruggere i due organi per uccidere il vampiro.
Bruciarne il corpo è poi la fine di un rituale che elimina quella che era una macchia sulla Creazione. Ma ho ormai notato come sono diversi questi vampiri da quelli che tengono prigionieri nei sotterranei e che usano per i loro studi. Quelli sono più vicini alla bestia che all'uomo, questi paiono superare i Figli prediletti..
Ute urla e lo scopro bloccato a terra con nuovi squarci ad ornarli il petto.
Balgast sta cercando di restituirgli il suo dono. Noto una cosa, Ute non usa gli artigli ma si limita alla forza. Non una ferita, che non sia quella del pugnale, è presente sul corpo di Balgast che invece non fa che aprire nuovi squarci. Ed è con la sola forza che Ute lo blocca stringendolo in una morsa ferrea, allontanando la sua bocca dal corpo. Facendo perno sulle gambe le posizioni s'invertono.. Gli sferra un pugno che stordirebbe un toro, la testa di Balgast rimbalza sul pavimento con un suono secco che finisce in una sfumatura liquida.

-Demetrio! Il pugnale!

No, non glielo lancio, mi faccio avanti con un movimento che è meccanico e rapido, e affondo. Afferro i capelli di Balgast impiastricciati di sangue e di.. qualcos 'altro a cui non voglio pensare mentre la mia lama affonda in tessuti di varia densità e scricchiola contro le vertebre del collo fino a quando non trovo un passaggio.
Balgast urla fino a quando non recido la trachea, ma i suo occhi mi cercano e mi fissano, colmi di dolore e rabbia, e odio, un odio che brucia come acido versato sulla pelle nuda. E muore, finalmente muore. Io stringo il suo capo e mi sbilancio all'indietro quando riesco a scalzarlo dal corpo. E' morto, morto.
Il corpo sussulta sotto Ute che vi si siede respirando affannato. Vedo le sue ferite rimarginarsi rapidamente, ma non quanto hanno fatto quando erano state provocate dalla mia lama. Con un sospiro doloroso si alza tenendosi il fianco e arriva a fatica ad appoggiarsi con la schiena al divano.

-Demetrio, preparami un bicchiere di assenzio.. Lo sai fare?

Scuoto il capo stringo le dita tra i capelli del capo di Balgast e fisso il suo corpo affascinato. Si muove ancora, debolmente, ma indubbiamente si muove

-Demetrio smettila di perdere tempo! Portami quella testa, e vedi di prepararmi qualcosa da bere di forte, limitati a versarmi il contenuto di quella bottiglia verde in un bicchiere!

Mi muovo, li porto la testa e raggiungo il tavolino, mi tremano le mani e il liquore si sparge dappertutto. Guardo Ute e impallidisco, ha la testa di Balgast bloccata tra le ginocchia e sta facendo scivolare qualcosa di sanguinolento in un contenitore d'argento. Alzo lo sguardo e dopo un lampo di fastidio mi sorride divertito.

-Mi prendo un ricordino. E ora tu me ne darai un altro, prendimi un po' del suo sangue, e mischialo all'assenzio. Lo renderà più dolce

Mi blocco e mi sembra che gli occhi mi scivoleranno giù dalla faccia. Fisso il corpo di Balgast e vedo il sangue che fluisce dal suo petto, lo squarcio aperto, prendere il sangue in se non è difficile. Ma .. nutrire un vampiro! 
Insomma, credo che sia un peccato, un peccato grave

-Demetrio?

-Io..
Arrossisco, non riesco, non riesco a dirgli di no. E' debole, è evidentemente debole. E deve nutrirsi. Tutto qui, e poi, la sua vittima, è un vampiro non un figlio di Dio. La nostra vittima
Mi faccio forza e premo il bordo della coppa contro quello della ferita. 
Vedo il verde e il rosso vorticare e fondersi. Mi stacco di scatto quando un braccio mi sfiora come per afferrarmi. Ute ride

-Non hai ucciso spesso vero?

Scuoto il capo e vado verso di lui tenendo gli occhi sul cadavere, ha posato la testa al suo fianco, io m'inginocchio sul lato opposto.

-Un'unica volta, ma è stato diverso, i vampiri che affrontiamo per essere giudicati degni di vestire i panni dei Vertago sono.. diversi da voi

Non mi ascolta, alza il calice e sorride

-Hai ragione Balgast, io non sono certo al tuo livello. Riposa Fratello e spero che all'inferno ti daranno qualcosa di meno vomitevole della tua testa da piazzarti sulle spalle



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