E la morte
non avrà più dominio parte
III
di Ljs
La notte..
È inutile, ora, qui, mi sento bene.
Questo è forse uno dei momenti in cui mi sento davvero io, questo e
quando sono vicino ad Angelo.
Io sono La Belva.
Esistono vampiri di vario genere.
I Padri vedono la nostra ombra in quelle che sono le nostre precedenti
incarnazioni. Al contrario di quello che succede per i mortali la nostra
nascita non avviene nella speranza, non ci sono dubbi su quello che sarà
il nostro futuro. Almeno non per i Padri.
Loro ci hanno incontrati, comuni mortali con il destino di essere
consumati dallo scorrere del tempo. E ci hanno scelto, vedendo in noi
l'oggetto dei loro desideri, come il caso di Angelo, o come lo strumento
utile ai loro fini.
Io sono nato per il capriccio di un altro Figlio. Caso più unico che
raro.
Mi è stata data la possibilità di vivere in eterno grazie al desiderio
di Angelo, e per me lui è mio Padre.
Questo pensiero è blasfemo, meriterei di essere scacciato dalla Famiglia,
di essere abbandonato ad una vita di solitudine. Pena massima per uno di
noi.
Lascio che la brezza leggera e umida che avvolge questa notte la città
accarezzi il mio corpo. Indosso solo dei semplici calzoni neri, aderenti e
sottili. Concessione al pudore di Anna e alla mia comodità. In piedi sul
cornicione di questa vecchia casa domino la città, nera e silenziosa. I
lampioni, le ultime luci nelle case.. è una bestia addormentata,
indifesa.
Io sono il predatore.
Mi sento a mio agio, perfettamente. Respiro, il petto si gonfia, la pelle
si tende su muscoli che paiono di pietra. Angelo mi ripete spesso che
sembro una statua rivestita di pelle. Che anche la prima volta che mi ha
visto, appeso contro quel muro, gli ho ricordato la perfezione delle
tavole d'anatomia
-Non una statua greca?
-Sei troppo massiccio.. e io troppo esile.. inutile, nessuno di noi
incarna una bellezza classica.
Era crucciato dalla cosa. E io troppo chiuso in me per dirgli che
mai ho visto un corpo tanto bello, tanto armonioso e bello. Le sue forme
paiono studiate per colmare una mano, per invitare una bocca. E'
stupendo.
Ma ora non sento la sua mancanza.
Credevo che quando si scegliesse di dedicare la propria esistenza a
qualcuno tutto il resto passasse in secondo piano. Invece non riesco a non
esaltarmi per questi momenti in solitudine, quando posso dare sfogo a
quella che è la mia natura più profonda, quella che sento più vera.
E' possibile che questo sia sempre stato il mio mondo, questa la
destinazione verso la quale ogni mio passo mi conduceva. La mia vita
precedente solo una tappa del viaggio, dove la mia natura era una colpa, i
miei desideri perversioni meritevoli solo di essere estirpate, espiate nel
dolore. Io ero un uomo che è risultato degno solo della morte per i miei
simili. Ora, tra i miei simili, sono un eletto.
La mia vorace precisione viene portata ad esempio, anche se a bassa
voce.
Non sono un modello di virtù, nemmeno tra i vampiri. La mia fedeltà ad
Angelo mi pone come un elemento a rischio, vengo tollerato perché lui, a
sua volta, è un fedelissimo di nostro Padre, vicino a lui come pochi
altri. Io mi trovo domato e sottomesso per suo valore quindi. Come se
Angelo fosse il mio guinzaglio e il Padre lo tenesse in mano con estrema
abilità. Sa che non tollererei un giogo stretto. E così mi lega a sé in
modo da cui non riesco a liberarmi. Ma voglio?
Cerco di ricordare. Perché ero un assassino? Avevo fame, proprio come
ora. Ero un mostro per gli altri uomini. Uccidevo con una determinazione
è una ferocia che nasceva .. da cosa? Rabbia? Era rabbia quella che mi
spingeva alla ferocia? O paura? E di cosa? Perché nasceva quella
fame?
Il vento soffia, mi avvolge. I capelli volano, la pelle freme, chino lo
sguardo e guardo i due giovani che camminano appoggiandosi l'uno all'altro
cantando a squarciagola, un canto degno delle più rinnovate taverne.. Mi
diverte.
Mi accoccolo un attimo e salto. Il vuoto mi accoglie rassicurante. Non so
cosa sia, questa certezza, che mi spinge ad avere la tranquillizzante
sicurezza che troverò un appiglio, un appoggio, che non sarà mai troppo
grande la distanza da terra.
Posso ferirmi, posso essere ferito.
E anche ucciso, difficilmente, e a particolari condizioni, ma può
avvenire.
Posso morire affogato, come qualsiasi altro vampiro. Non abbiamo bisogno
d'aria, non come i mortali. No, la permanenza in acqua deve durare a
lungo, e deve essere unita alla mancanza di nutrimento. Pare che ci
indebolisca tanto da consumarci. Come il fuoco. Posso essere arso, ridotto
in cenere..
Pare che se il nostro corpo viene privato di organi quali il cervello e il
cuore ci siano forti possibilità di non riuscire a ristabilirci..
Quindi non sono immortale, non realmente.. ma se evito determinate
situazioni ho la possibilità di vivere millenni. Mi pare rassicurante
Aggrotto la fronte afferrandomi ad un gargoyle che nei giorni di pioggia
vomita acqua e mi lascio dondolare silenzioso sopra i due giovani che
passano a meno di tre metri sotto di me
L'aria è più grave, ma loro splendono di vita. Mi fermo un po'
dondolandomi giocoso mentre li guardo allontanarsi, prendo lo slancio è
raggiungo un cornicione li vicino, li seguo senza che nemmeno riescano ad
avvertire la mia presenza.
Sono giovani. Cantano sostenendosi, i corpi premuti fortemente. Forse mi
lascio condizionare dalla mia esperienza ma non riesco più a guardare con
innocenza certi atteggiamenti. Li rivesto di desiderio, li leggo come il
preludio ad un incontro sincopato che si svolgerà rapidamente in un dei
piccoli vicoli bui che si aprono continuamente lungo la via principale.
Seguono una trama già scritta
-Aspetta.. ho bevuto troppo
Uno ride mentre l'altro si apparta. Mi fermo sull'angolo del cornicione..
sfioro il vetro freddo della finestra alle mie spalle, sospiro, volo
Attero lieve, un suono attutito da gatto che cade. Lui sussulta, vedo la
sua nuca, le sue spalle. Gli afferro il volto tra le mani e torco: le ossa
esplodono, riesco quasi a vedere il midollo che deflagra spingendo tessuti
carmini e rosei, la coscienza che svanisce. E' un attimo, mi chino sul suo
collo che il cuore ancora batte, sempre più stancamente, sempre più
flebile.
Bevo, esaltato.
L'altro arriva, richiamato da chissà cosa. Non me lo chiedo. Osservo il
suo stupore, di fronte a me che tengo stretto al mio corpo seminudo quello
dell'amico, le mie braccia che lo avvolgono sostenendolo possessive e
gelose. Lo guardo storcendo una poco la testa, gli occhi, mentre continuo
a bere succhiando da questo collo morbido ed innaturalmente cedevole.
Chissà se crede di sognare, di fronte ai miei occhi, che si oscurano come
cieli vittime della tempesta?
Però c'è il sangue, che sfugge alle mie labbra, che imbratta, caldo e
vischioso, i nostri corpi
-Cosa sei?
Sorrido, contro questa pelle slabbrata dai miei denti, che diventerà
fredda, ma ora brucia contro le mie labbra. Mi sollevo, lento, possente,
lascio la mia prima vittima, la lascio scivolare giù, lungo il mio corpo,
come una carezza che mi fa fremere.
Si lascia ingannare. Segue con lo sguardo il corpo che si affloscia a
terra, con un movimento che è aggraziato, e si dimentica di me.. Fino a
che non gli sono di fronte. Quando alza gli occhi pare seguire
inconsapevolmente le scie di sangue che ora ornano la pelle lucente e
bronzea del mio petto.
Mi fissa, incredulo, disperato.
E mi sorprende
Succede ancora: vedo il suo volto distorcersi nella furia e lo vedo
scattare avanti. Ma è come rallentato ai miei occhi. Non corro alcun
rischio. Eppure la mia pelle s'increspa e.. regredisco.
Mi sfugge un urlo da belva, più simile a quello di un grande rettile che
di una fiera. E sento gli artigli fuoriuscire. Prova tangibile del nostro
passato da predatori perfetti. Ogni vampiro tiene le unghie limate e
corte, tondeggianti. E ogni vampiro può farle fuoriuscire simili a zanne
per difendersi o attaccare. Ho visto alcuni conficcarli nella pietra viva
e scalare palazzi con la facilità di un ragno che affronta un muro.
Il movimento è lo stesso che compirei per fermare qualcosa di rapido e
incombente. Tendo il braccio e spalanco il palmo volgendolo dritto verso
il centro del suo petto. Lo sento premere forte contro la mia mano, fletto
le dita e sento la pelle lacerarsi, il muscolo cedere, le ossa
sbriciolarsi, tengo il suo cuore fra le dita.
Spalanca gli occhi guardandomi allibito mentre lo sostengo afferrandolo
per una spalla.
Sussulta, lo prendo tra le braccia, lo aiuto a stendersi sul selciato
lurido, vicino all'altro corpo. Si afferrà alle mie braccia come se non
fossi io ad ucciderlo
-Che succede?
-Nulla, stai morendo..
Si volta verso l'altro, sospira e una schiuma rossastra gli colora le
labbra mentre i suoi occhi si velano. Mi chino verso il centro del suo
petto e comincio a bere.
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