Avvertenza: i personaggi descritti in questa fanfiction non sono di mia invenzione, bensì di sua maestà Minami Ozaki e della Margaret Comics (tutti i diritti riservati).
Io non ci guadagno niente a scrivere testi di questo genere.
Si raccomanda la lettura ad un pubblico esclusivamente ADULTO.
Avete mai notato che la signorina Ozaki
ritrae sempre Kouji in vesti vampiresche?
Ma se Kouji è un vampiro, perchè Izumi deve diventare il suo
schiavetto? E se anche lui fosse una creatura oscura? Magari un appartenente alla stirpe Ferina? ^^
Il primo
morso (parte seconda)
by Kamuichan
Quando entrai in sala
prove, venni immediatamente investito da Katsumi e Takasakasan,
che tenevano due riviste in mano.
"Kouji! Guarda cosa c'è scritto qui! La squadra di calcio
FW (15) giocherà dopo domani una partita
nel campo vicino a casa tua!"
"Uh! Che bello!" dissi con sarcasmo. "Shibuya,
cosa ti fa pensare che questo possa interessarmi?"
Con un sorriso malizioso mi si avvicinò, tenendo ancora il
giornale in mano.
"Beh, forse qualcosa che è scritto qui può stuzzicare la
tua fantasia."
Mi sporsi da dove mi ero seduto, e, seguendo il dito di Shibuya,
lessi la formazione della squadra.
*Cosa diavolo me ne frega di questi che corrono dietro a...*
Improvvisamente i miei pensieri si bloccarono, così come il mio
cuore ed il mio respiro.
Izumi Takuto, 19 anni, era presente nella formazione ufficiale
con la maglia #9.
"Bene, vedo dallo sbrilluccicare dei tuoi occhi, che fra due
giorni dovremo provare senza di te, vero?" *Fantastico
Shibuya! Come fai a leggermi nel pensiero così bene?* pensai.
Ed eccomi qui, allo stadio
che proprio due giorni prima ci aveva visto così vicini nelle
docce.
La partita era già iniziata da qualche tempo, ma io non andai a
sedermi fra gli spettatori. Rimasi all'imbocco delle scale che
portano alle uscite.
Non ci avevo messo molto a rintracciarlo tra gli altri giocatori.
Nelle partite, così come negli allenamenti, era una furia
devastatrice, non commetteva quasi mai falli, ma quando gli
passavano il pallone non c'era santo o chissà chi che tenesse. I
suoi erano sempre goal assicurati.
Senza che me ne rendessi conto, la partita finì, con la vittoria
per la squadra di Izumi.
Stranamente, mi sentii felice per lui.
Poi, cercando di non dare nell'occhio, mi diressi nuovamente
verso gli spogliatoi.
Già dal corridoio potevo udire di nuovo i tipici rumori delle
docce, ma questa volta erano sovrastati dalle grida di trionfo
dell'intera squadra della FW.
Aprii lentamente la porta e dissi: "Chiedo scusa, vi ruberò
solo pochissimi secondi. Potrei parlare un attimo con Takuto
Izumi?"
I giocatori si guardarono fra di loro, poi mi si avvicinò lo
stesso ragazzo che ci aveva disturbati giorni prima.
"Mi spiace, ma Takuto non c'è. Sono venuti dei signori che
dovevano parlargli di una cosa urgente, e lui li ha seguiti,
anche se seriamente non mi sembravano tanto a posto."
"Che aspetto avevano?"
"Beh, erano vestiti con giacca e cravatta, occhiali scuri,
tutti molto muscolosi, tranne uno, che era piccoletto ed aveva
un'aria schizzata da farti scappare all'istante. Spero solo che
non abbiano cattive intenzioni nei confronti di Taku. Non mi
sembrava molto convinto ad andare con loro."
"Ti ringrazio. Ah! Complimenti bella partita!"
*Possibile che i suoi compagni cacciatori lo vogliano punire? E
per che cosa? Forse aveva il compito di uccidermi e lui ha
fallito, e loro questo lo vedono come un tradimento! Kuso
(16)! Devo sbrigarmi!* pensai.
Usai tutta la forza da vampiro che avevo, per tentare di
raggiungerli, ma appena arrivato fuori dallo stadio, qualcosa
nell'aria mi fece impietrire.
*Sangue! Questo è l'inconfondibile odore del sangue fresco!*
pensai.
Mi accorsi che arrivava dalla parte più nascosta del palazzetto,
senza pensarci mi precipitai sul posto.
Quando arrivai, lo spettacolo che mi si offrì, mi fece
accapponare la pelle.
Quegli uomini avevano legato Izumi mani e piedi e lo stavano
picchiando senza pietà, mentre il piccoletto, che sembrava
appena fatto di coca, imbracciava una balestra e si accingeva a
colpire il ragazzo.
Nelle mie orecchie sentii
echeggiare il grido di un essere mostruoso, e solo dopo che ebbi
quasi ucciso tutti i presenti, essermi preso in braccio il corpo
svenuto di Takuto, averlo caricato in macchina con la massima
cura ed essere finalmente arrivato a casa, dove veramente potevo
considerarmi al sicuro, solo allora mi accorsi che quel grido
spaventoso era fuoriuscito dalla mia bocca.
Ero davanti alla finestra
della camera da letto, osservavo la strada con il suo viavai di
macchine ed esseri umani, quando udii un leggero sospiro
provenire dalle mie spalle.
Mi voltai e raggiunsi il letto, Izumi stava per svegliarsi.
Quando arrivai a casa, la prima cosa che feci fu di stenderlo
subito sul letto e liberarlo dalle corde. Poi, con un kit del
pronto soccorso, gli medicai i tagli e i lividi che gli avevano
procurato.
Aveva dormito per diverse ore, di cui le prime due costellate da
incubi. Si era agitato molto, ed io, non sapendo come calmarlo,
mi ero sdraiato accanto a lui e lo avevo preso fra le braccia.
Quando si era tranquillizzato, avevo notato fuori dalla finestra
che ormai stava calando la sera. Mi ero alzato dal letto molto
lentamente, e decisi di telefonare a Shibuya per dirgli che
neanche il giorno seguente sarei stato presente alle prove. Gli
trovai la scusa che non mi sentivo troppo bene, che preferivo
starmene a casa piuttosto che peggiorare e non poter provare per
una settimana filata.
"Non c'entra Izumi, vero Kouji?"
"Stai tranquillo, l'ho visto dagli spalti e basta.
Contento?", e ci salutammo. Poi dalla compagnia telefonica,
mi feci dare il numero di telefono del ritiro dove c'era la sua
squadra, e chiamai.
Dissi che ero un vechio amico di Takuto, e che non sentendosi
bene -probabilmente un inizio di raffreddore- per un paio di
giorni si sarebbe fermato da me. Si preoccupava di non infettare
anche gli altri giocatori. Fatto questo riagganciai.
Poi mi diressi alla finestra finchè Izumi non diede segni di
ripresa.
Mi avvicinai al letto lentamente, in silenzio, poi mi sedetti
sulla sponda opposta a quella di Takuto. Lo vidi riaprire gli
occhi, muoversi nel letto, per quanto glielo permettesse il corpo
dolorante.
C'era silenzio nella stanza ed in tutta la casa; alla fine lo
spezzai.
"Non muoverti troppo precipitosamente, non hai niente di
rotto, ma è meglio se riposi ancora un po'."
Si voltò verso di me in preda al terrore.
Non riuscivo più a sopportare la visione del suo viso
trasfigurato da quella morfia.
Lentamente alzai una mano e la sporsi verso di lui.
La sua prima reazione fu quella di stringere gli occhi in attesa
di qualcosa di cattivo.
Tutto quello che ricevette, invece, fu una carezza su una guancia
e qualcosa di dolce sussurrato per rassicurarlo.
"Che cosa vuoi da me? Cos'hai intenzione di farmi?"
proruppe poco dopo.
"Da te, non lo so ancora cosa voglio. Ma di sicuro so che
non voglio farti niente, tanto meno del male."
"Allora perchè mi hai portato qui?"
"Il mio istinto mi ha sconsigliato di portarti in un
ospedale, ma non so perchè. Vuoi spiegarmelo tu?" gli
chiesi con tranquillità.
Pensavo che se mi avesse visto pacifico, non gli sarebbe venuto
in mente di attaccarmi.
"Io non ho
proprio niente da dirti!" e così dicendo fece per alzarsi
dal letto, ma non riuscì a fare più di due passi, e crollò a
terra in ginocchio.
Mi precipitai accanto a lui, lo aiutai a rialzarsi e quasi lo
costrinsi a rimettersi a letto.
"Sei troppo debole per potertene andare in giro
tranquillamente. Poi, se quei simpaticoni dei tuoi amichetti
sanno dove trovarti, non c'è altro luogo dove tu possa andare,
tranne questo."
"Non sono miei 'amici'." ribattè seccamente.
"Invece a me è sembrato che ti conoscessero benissimo.
Anche perchè li ho sentiti chiamarti per nome."
Lo avevo scioccato di
nuovo, poi, sicuro di lasciarlo a letto, mi diressi in cucina.
"Vado a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Hai
qualche preferenza?"
"No, grazie. Non ho molta fame, e poi, appena mi sarà
possibile, me ne tornerò a casa."
"E se io non volessi lasciarti andare?"
Mi guardò a occhi sgranati.
Io scoppiai a ridere e lo rassicurai: "Ah! Ah! Scherzavo.
Scherzavo!"
*O forse no?* pensai.
Cercai in un ricettario
delle pietanze che fossero leggere, ma ricche di nutrimento.
Quando il pasto fu pronto, andai direttamente in camera con un
vassoio, con sopra le nostre portate. Ma appena fuori dalla
cucina, me lo ritrovai seduto al tavolo in soggiorno.
"Come diavolo hai fatto a capire che era pronto da
mangiare?"
"Ho provato ad indovinare. Non sentendoti più spignattare,
ho pensato fosse pronto, ed ho indovinato." mi rispose.
Notai che evitava di incrociare il mio sguardo e, a tutte le
domande che gli ponevo rispondeva evasivamente.
Quando finimmo di
mangiare, lo riaccompagnai a letto, non volevo si sentisse male
mentre era solo.
*Perchè sono così premuroso verso un uomo, che potrebbe
uccidermi appena gli volto le spalle?* pensai. Perhè tu sai
che non è un cacciatore! mi rispose una piccola vocina
dentro di me.
Ma come mio solito feci finta di non sentirla.
Per la notte decisi che sarei rimasto a dormire sul divano,
l'idea di dormire insieme lo rendeva nervoso, forse aveva paura
che lo "molestassi" nel sonno.
Prima di andarmi a riposare, però, volevo essere sicuro che il
ragazzo si fosse addormentato.
Sul divano provai a prendere sonno subito, in fondo era stata una
lunga giornata per entrambi, ma Lord Morfeo tardava a farmi
visita.
Poi, mentre stavo lentamente cadendo nel regno dei sogni, un
grido proveniente dalla camera, mi richiamò alla realtà.
Senza ragionarci un attimo, mi precipitai da Izumi.
Arrivato sulla soglia della camera, lo trovai seduto sul letto
con le mani sul viso. Aveva le spalle ed il resto del corpo
coperto di sudore.
Mi avvicinai a lui piano e, senza volere, mi accorsi che stava
piangendo. Gli misi le mani sulle spalle, aveva i sudori freddi,
e mi sedetti dietro di lui. Lo sentii trasalire, ma non mi fermai
, lo attirai a me e, con voce tranquilla, cercai di calmarlo.
Sono sicuro che in
quel momento abbia agito d'istinto, perchè mi buttò le braccia
al collo, affondandovi il viso, come fanno i gattini quando
cercano riparo presso la madre.
Continuai ad accarezzargli la testa e a rassicurarlo per diversi
minuti, poi lo sentii tirare un profondo sospiro, da lì capii
che si era calmato.
Quando feci per alzarmi e tornare in salotto, mi sentii afferrare
un polso, e voltandomi, mi disse: "Onegai... Ikanaide... (17) "
Una tenerezza incredibile mi colpì improvvisamente al petto.
Izumi si spostò per farmi posto e, appena fui sotto le coperte,
mi abbracciò con disperazione. Poco prima che ci
riaddormentassimo, lo udii sussurrare: "Arigatou...(18)"
Il resto della nottata lo passammo in tranquillità. A dirla
tutta, erano mesi che non dormivo più così bene.
Al mattino mi svegliai per primo. Il sole brillava dietro le
tende che coprivano la finestra, dando alla stanza una dolce luce
soffusa.
La prima cosa che feci fu di controllare che Izumi stesse ancora
dormendo. Aveva la testa appoggiata sul mio petto, mentre il mio
vaccio destro gli cingeva mollemente le spalle.
Cercai di gustarmi quel piccolo momento, mai nessuna donna era
riuscita a darmi sensazioni di pace, benessere e felicità, come
c'era riuscito quel ragazzo.
Poco dopo, un respiro più profondo degli altri, mi avvertì del
suo imminente risveglio.
Lentamente aprì gli occhi e levò il viso verso di me.
Con la stessa affettuosità di una madre, gli accaezzai
nuovamente i capelli d'ebano, dicendogli: "Ohayoo, Izumi. Ti
senti un po' meglio, oggi?"
Inizialmente, mi guardò con occhi offuscati, probabilmente dal
sonno. Forse credeva che gli eventi del giorno precedente fossero
stati solo un sogno.
Quando alla fine si ricordò tutto, si allontanò di scatto.
Nello stesso istante suonò anche il campanello della porta.
"Izumi, aspettami qui in camera. Cerco di sbrigarmela il
prima possibile.", poi, prima di uscire dalla stanza,
"Per favore, non fare stupidaggini. Nessuno sa che sei qui.
Te l'ho già detto ieri, qui sei al sicuro."
Il campanello aveva già suonato tre volte. Alla quarta risposi
da metà corridoio: "Arrivo! Un attimo di pazienza!"
Quando, finalmente, l'aprii mi ritrovai di fronte alla persona di
Kenji Sonoda. Era pallido e sembrava allarmato.
Quando si sedette in soggiorno, incominciò nervosamente a
parlare.
"Kouji, hai sentito del fattaccio di ieri, vero?"
"Scusami, ma ieri sono rimasto a casa per tutto il giorno.
Non mi sentivo bene."
"Kuso! Lo sai che giocava la squadra di Izumi?"
"Sì. E allora?"
"Dicono che a fine partita siano arrivati degli uomini in
giacca e cravatta, e, da ieri, il ragazzo è ospite di un
fantomatico amico."
"Sarà scappato per farsi un week-end in libertà. O magari
lo hanno rapito gli alieni." gli risposi ironicamente.
"Ci sei andato vicino.", si fermò un momento, poi mi
chiese un bicchiere d'acqua - brutto segno!- e continuò,
"Non alieni, ma cacciatori!"
*Allora avevo ragione, il ragazzo è implicato con loro!* pensai.
"Ma scusa, perchè vieni a dirmi tutto questo? Abbiamo
appurato tempo fa che il ragazzo è 'normale'." chiesi.
"Te lo sto dicendo perchè pare che stessero per farlo fuori
e che, improvvisamente, sia arrivato qualcuno a salvarlo,
ammazzando i suoi 'carnefici'. Ora ti chiedo, visto che mi hai
fatto indagare su di lui, sei mica stato tu?"
"Stai scherzando? Te l'ho già detto, ieri sono rimasto
tutto il giorno a casa. Come diavolo facevo ad essere allo
stadio?"
"Già hai ragione. Comunque è meglio che tu lo sappia: due
sono sopravvissuti, ridotti molto male, ma vivi. Ora più che mai
dovremo stare in guardia."
Poi udimmo un tonfo arrivare dalla camera da letto.
"Ehm...Sonoda grazie, ma come avrai capito sono in gentile
compagnia. Stai tranquillo, se dovesse esserci qualcosa di strano
ti farò sapere."
"Grazie. I capi del clan si stanno mettendo in allarme.
Spero che non finisca tutto in tragedia."
"Adesso, come sei tragico. Vedrai che è tutta una bolla di
sapone. Ora scusami, ma devo proprio andare."
Mi sbrigai a tornare in camera, dopo aver sentito quel tonfo,
avevo cominciato a preoccuparmi.
Aprii la porta a trovai Izumi seduto a terra, avvolto nella
coperta del letto, le braccia attorno alle ginocchia e la testa
appoggiata sopra.
"Tu che cosa c'entri in tutta questa storia? Chi diavolo sei
e cosa vuoi da me?" mi chiese con rabbia, e gli occhi pieni
di lacrime.
Mi chinai per essergli più vicino. "Izumi...", ma lui
si allontanò di nuovo, "Non devi avere paura di me. Te l'ho
già detto, non voglio farti del male."
"Davvero? E allora perchè quello ha detto che sei stato tu
ad ucciderli? E perchè me lo hai messo alle costole?"
Calò fra noi un silenzio di ghiaccio.
Io mi alzai, Izumi si spostò ancora di più in un angolo.
Lasciandomi pesantemente cadere sul letto, gli dissi:
"Izumi, già dalla prima volta che ti ho visto, ho sentito
dentro di me qualcosa di strano. Ho provato diverse volte a
rintracciarti nello stesso bar di quella sera, ma tu non ci sei
più andato.
Poi, una sera Shibuya
mi porta in quella discoteca e, casualmente, ti ritrovo.
Stranamente ti lasci avvicinare, quasi scopiamo su quei
divanetti. Poi, all'improvviso ti alzi e scappi senza dire una
parola..."
"Avevo i miei buoni motivi, se ho agito così." mi
interruppe lui.
"Ti prego, lasciami finire. Purtroppo ci sono alcune cose
nella mia vita, di cui non posso parlarti adesso..."
"Adesso?!" sbottò, "Perchè? Tu pensi che una
volta uscito da quella porta, io vorrò rivederti?"
"Sì!" risposi secco, "Se non verrai tu, sarò io
a venirti a cercare."
"Tu sei pazzo!"
Poi, lo sentii rialzarsi da terra, e lo guardai. Lasciò cadere
la coperta, con occhi furenti si girò a fissarmi: "Rivoglio
i miei vestiti. Devo andarmene da qui!"
"Ma non hai sentito cosa ha detto Kenji? Due sono ancora
vivi! Ti verrano di sicuro a cercare di nuovo!?" gli dissi
cercando di convincerlo a restare.
"Questi sono problemi che riguardano solo me! Tu per me
resti un estraneo."
Mi sembrò che un paletto mi si fosse conficcato nel cuore.
Gli occhi mi si annebbiarono per pochi secondi, poi, in un impeto
d'ira, lo raggiunsi nell'angolo in cui si trovava, e da cui mi
dava le spalle.
Lo afferrai, costringendolo a voltarsi.
Ora i nostri occhi si fissavano.
"Izumi, aishiteru.(19)"
Si irrigidì quasi a diventare un pezzo di marmo, poi aggiunsi:
"Non mi interessa se sei un fanatico cacciatore, o un
semplice essere umano. So solo che mi sono innamorato di te, che
mi piaci, che ti voglio, e se per avere tutto questo dovrò
ritrovarmi con un paletto nel cuore, magari per mano tua, sarò
felice comunque."
Mi stupii di me stesso, per quello che ero riuscito a dirgli, ed
ebbi lo stesso suo terrore, quando, richiamando il mio potere
oscuro, mi si allungarono i canini e...
Accadde tutto nella frazione di un secondo. Sentivo i miei denti
affondare nella tenera carne del suo collo, il suo sangue
affluire dolcemente nella mia gola, e scendere giù come fuoco.
Questa era stata solo una dimostrazione del mio potere.
Quando allontanai il mio viso dal suo collo, lo fissai per un
attimo negli occhi.
"Ecco! Ora lo sai anche tu. Io sono un vampiro. Appartengo
alla specie più evoluta. Ora possiamo anche resistere alla luce
del sole."
Lo lasciai per allontanarmi di un paio di passi.
Izumi si lasciò nuovamente scivolare lungo il muro.
Rimanemmo per qualche tempo in silenzio. Io continuai a gustarmi
il sapore del suo sangue nella mia bocca. Mi accorsi in un
secondo tempo, che il suo sapore aveva qualcosa di strano, di
selvatico ed oscuro.
I miei pensieri furono interrotti dallo scoppio della sua risata
isterica.
"Ah! Ah! Ah!"
"Adesso cos'hai? Sei per caso impazzito?" gli chiesi.
Sul suo volto calò l'ombra della notte più oscura. Quando
riaprì gli occhi, le sue pupille erano diventate gialle ed erano
mutate come quelle di un animale.
Mi fissò con ferocia, mentre dalla sua gola sentivo provenire un
preoccupante suono gutturale, quasi un ringhiare o qualcosa di
simile.
Gli guardai il collo, nel punto esatto in cui l'avevo morso. Fino
a pochi secondi prima un piccolo rivolo di sangue continuava a
scendere, ora i buchi si erano improvvisamente chiusi, ed il
sangue sparito.
Incominciai ad indietreggiare, ma come mi mossi, il suo corpo,
con uno slancio felino, mi fu subito addosso.
Ora quello terrorizzato ero io, per una volta la preda ero io!
Quando mi fu sopra continuò a fissarmi emettendo un risolino
dalla gola, e, quando aprì le labbra, mi mostrò quattro canini
sporgenti identici ai miei.
"Non può essere! Anche tu... Ah!"
Non ebbi il tempo di finire la frase, che questa volta fu lui a
mordere me.
Non potevo crederci, anche Izumi era come me. E mentre lui si
nutriva, io lo abbracciai e lasciai che le mie mani giocassero
con le ciocche dei suoi capelli.
Poco dopo, il suo corpo cominciò a rilassarsi, ed io avvertii il
lento ritirarsi dei suoi denti dalla mia carne.
La ferocia che lo aveva animato si era ormai placata.
Con quel morso aveva scaricato tutte le paure e tutte le
tensioni.
Il suo respiro si era calmato e, quando fui sicuro che mi
sentisse, gli dissi: "Scusami. Non sapevo che anche tu fossi
un 'fratello'. Ho sempre avuto il timore che tu fossi un
cacciatore."
"Io non sono un tuo 'fratello'. Io sono una Fiera.
Appartengo alla stirpe Ferina, più precisamente provengo dal
clan dei Lupi."
"Nani?!" sbottai.
"Ti sei illuso fossi un vampiro anch'io. Ed invece sei
finito con una bestia mannara. Spero per te che tu non sia
'razzista', perchè ho paura che non riuscirò più a fare a meno
di te."
Ed il suo viso fu illuminato da un dolcissimo sorriso.
*Oh Kamisama(20)! Sono stato davvero un imbecille a non
credere alle parole di Saorisan!* pensai.
Presi il suo viso fra le mani, e gli diedi un leggero bacio sulle
labbra. Izumi mi ricambiò, ed io, sdraiato sulla schiena,
cominciai ad accarezzare il suo petto, a giocare con i suoi
capezzoli, che ogni volta che li toccavo diventavano sempre più
duri. Mi godevo fino alla follia i suoi gemiti di piacere
trattenuti a stento.
"Se Kenji sapesse che lo hai sentito mi ucciderebbe. Per
questa mia bravata i capi del mio clan si stanno
allarmando..."
"Akio!" urlò drizzandosi improvvisamente e correndo in
salotto.
Raggiunto nella stanza, lo trovai seduto sul divano che parlava
al telefono.
"Sì... Ho bisogno di vederti... Sì, proprio per quello...
Stasera? Sì, per me va bene. Ti spiace se porto un amico?...
Sì, è un amico-amico.... Sì, va bene. A stasera, allora."
e riappese.
Gli arrivai alle spalle e, avvolgendolo nella coperta, gli dissi:
"Punto primo: copriti, o rischi che ti violento; punto
secondo: smetila di lasciare a metà i nostri 'incontri'."
"Scusami, devo chiamare al ritiro della mia squadra per
rassicurarli.", e così dicendo compose il numero che già
conoscevo.
Controllai l'orologio tre volte, era trascorso un quarto d'ora da
quando aveva iniziato la conversazione.
Poi, quando riagganciò: "Uff! Kimurasan e gli altri sono
tutti così premurosi nei miei confronti. Dicono che essendo il
più piccolo della squadra, risveglio il loro istinto paterno!
Comunque li ho rassicurati che per la fine della settimana sarei
tornato agli allenamenti."
Mi sedetti sul divano accanto a lui, in modo che la mia schiena
poggiasse per una parte sullo schienale, e per l'altra sul
poggiabraccia. Poi gli misi le mani sulle spalle e lo attirai a
me.
Restammo in quella posizione per qualche tempo. Col fatto di
esserci rivelati, avevamo abbandonato tutte le tensioni che si
erano create fra noi.
"Izumi, chi è Akio?" domandai a bruciapelo.
"E' il capo a cui si riferiscono i capi dei nostri clan. Non
so come sia formata la vostra società, ma da noi ci sono tanti
piccoli 'branchi', chiamati appunto 'clan', e per ognuno di loro
un capo. Col passare dei secoli, la nostra stirpe ha poi deciso
di porre a capo di questi branchi un capo superiore a cui fare
riferimento. E' un po' come la piramide della struttura sociale
degli Egizi e del Medioevo.Conosco Akio personalmente perchè un
giorno ci siamo letteralmente scontrati in metropolitana. Quando
ci siamo guardati per scusarci, lui aveva visto nei miei occhi
l'imminente risveglio della Bestia.
Devi sapere che noi fino ai 17-18 anni viviamo come gli altri,
poi, raggiunta la maturità avviene la prima metamorfosi."
"Cioè, vuoi dire che vi trasformate in animali?" lo
interruppi.
"Sì, proprio così. Con la metamorfosi, cambiamo il nostro
aspetto a seconda della situazione in cui ci troviamo."
"Come 'a seconda della situazione'?" domandai.
"Ma almeno ti hanno spiegato, alla lontana, che cos'è una
bestia?"
"Sì, i nostri capiclan ce lo hanno spiegato." dissi,
"Ma non ho mai avuto un vostro esemplare fra le mie bracia,
prima di te!" continuai, stringendolo in un abbraccio.
"Va bene, ho capito. Prima lasciami finire di dirti di Akio
Takizawa, poi ti spiego qualcosa.
Allora, Akio ed io ci scontriamo, all'epoca non sapevo ancora
nulla, avevo solo 17 anni. Così, quando mi guarda, lo legge nei
miei occhi, quella sera stessa avrei preso coscienza di me. Mi
allungò un biglietto da visita dicendomi di andarlo a trovare
quella sera, che voleva rivedermi per fare quattro chiacchiere.
Titubante accetto e, quando arrivo a casa sua, mi porta in una
tavernetta accanto alla casa. Sul subito avevo pensato di essere
finito fra le mani di qualche maniaco, ma quando cominciò la mia
metamorfosi, mi rimase accanto, dicendomi di restare calmo.
Completata la mia metamorfosi, lui attuò la sua e, col
linguaggio proprio dell'animale a cui apparteniamo mi spiegò
tutto.
A dirti la verità, io sono stato fortunato, perchè ho
incontrato direttamente il capo dei clan della nostra prefettura.
Non a tutti succede di essere seguiti nell'adempimento della
prima metamorfosi. Da quella sera sono stato preso sotto le ali
protettive di Akio in persona."
"Molto interessante. Io, invece, discendo direttamente da
una famiglia di vampiri. Mio padre, così come i miei fratelli ed
io, è un vampiro sin dall'infanzia. Quindi per me è sempre
stata una cosa normalissima dovermi nutrire di sangue. Adesso,
invece, parlami di come vi trasformate."
"Beh," riprese, "come ti ho detto, possiamo mutare
la nostra forma o totalmente, o solo in parte. Come ad esempio
così." E così dicendo, dalla sua mano sinistra
fuoriuscirono lungissimi artigli affilati, che fece volteggiare
nell'aria, proprio di fronte a me.
Tutto quello che riuscii a dire fu: "Wow!"
Poi scostandosi da me, proseguì: "Potrai toglierti lo
sfizio di vedere una metamorfosi completa questa sera stessa.
Devo portarti da Akio. Dobbiamo chiarire questa faccenda il prima
possibile."
Posando lievemente un dito sulle sue labbra come a zittirlo, gli
chiesi: "Bene, sarà un grande onore per me. Ma dopo? Cosa
vuoi fare, andare in ospedale per ammazzare anche gli altri
due?"
"Dopo che questa sera avremo parlato con Takizawa, ce ne
torneremo tranquillamente a casa."
"Bel programmino. Davvero interessante. Così, intanto, i
nostri capiclan muoveranno guerra ai cacciatori, scatenando
un'altra 'caccia alle streghe'!" ironizzai io.
"Scusa, ma è tardi, e per arrivare da Akio in tempo
dobbiamo partire subito. Quindi preparati. Ah! Una domanda: hai
una moto col porta oggetti?"
"Sì, perchè?"
"Benissimo. Un pezzo di strada lo dovremo fare in moto,
però l'altro lo faremo a 'zampe'! Il porta oggetti serve per
metterci dentro i miei vestiti. E' una tuta nuova dell'Adidas, e
mi è costata un occhio della testa."
Ci preparammo. Uscimmo in moto, e mi portò a perdermi nel mezzo
di un bosco fuori Tokyo.
Quando smontammo dalla moto, lo vidi cominciare a spogliarsi.
"Dì, non vorrai mica farlo qui, vero? Non mi è mai
piaciuto farlo su foglie secche ed aghi di pino, per non parlare
di quando lo fai contro un albero." sentenziai preoccupato.
"Viaggi troppo con la fantasia. Dopo che l'avrò attuata,
non potrò più comprendere il tuo linguaggio, quindi rimani
calmo e saltami in groppa. A tutto il resto ci penserò io."
E senza lasciarmi il tempo di ribattere, lo vidi allontanarsi di
qualche metro e cominciare a respirare profondamente.
Prima le braccia e le gambe, poi la schiena ed infine la testa ed
il viso si trasformarono in quelli di un lupo. Alcuni istanti
più tardi un enorme esemplare di lupo grigio mi si parava di
fronte. Mi avvicinai a lui incredulo e, come feci per
accarezzarlo, lui si voltò di schiena e mi fece cenno di salire.
*Davvero il suo corpo reggerà il mio peso? E come pretende di
arrivare da questo Akio?* pensai.
Poi il lupo si mise in marcia, ed in pochissimi secondi mi
ritrovai quasi steso sulla sua schiena, per rendere più veloce
la nostra corsa.
Non so quanto tempo ci impiegammo per arrivare di fronte ad un
maestoso palazzo antico, proprio nel centro del bosco.
Quando tornammo a casa,
dovetti quasi prendere Izumi in braccio e portarcelo di peso,
tanto era sfinito per la corsa con "fardello" -il
fardello ero io- che si era dovuto fare.
Akio era stato molto gentile, dopo aver sentito tutta la storia,
ci disse di stare tranquilli, che d'ora in poi si sarebbe
occupato di tutto lui, anche di parlare ai miei capiclan per
formare una coalizione fra le due stirpi.
Quando chiusi la porta dietro di me, Izumi si era seduto sul
divano, lasciando cadere la testa all'indietro e abbandonando
mollemente le membra.
"Potrà anche sembrarti strano," cominciò, "ma
ogni volta che mi trasformo in bestia e poi torno uomo, per il
resto della nottata gli arti e la schiena mi fanno male. Akio
dice che mi succede perchè sono ancora un 'cucciolo'. Non è
buffo? Ho 19 anni e sono 'un cucciolo'."
"Già, è buffo. Ma sei un cucciolo molto sensuale."
pronunciai avvicinandomi a lui.
Il soggiorno era illuminato soltanto da una lampada a stelo,
creata in modo da illuminare la stanza da un unico angolo.
Mi sedetti accanto a Izumi, proprio come in discoteca. Poi
cominciai a fissarlo, finchè non mi distrasse: "Non mi
dirai che tutti i vampiri sono vogliosi come te?".
"Non mi dirai che tutti i 'cuccioli' sono sensuali come
te?" gli risposi.
Senza lasciargli il tempo di rispondere, me lo rimisi a
cavalcioni come quella sera.
"Se non sbaglio, l'altra volta abbiamo interrotto più o
meno in questo punto." gli dissi aprendogli la cerniera
della giacca della tuta.
Non rispose. Sorrise solamente, poi si sporse in avanti per
baciarmi.
Finalmente, dopo mesi di traversie e stupide preoccupazioni,
potevo di nuovo approdare a quelle labbra dal gusto così dolce
ed inebriante.
Con una mano sulle natiche ed una sulla nuca, lo attirai ancora
di più contro il mio corpo. Volevo assorbirlo, non solo
sentirlo.
Stavo letteralmente divorando le sue labbra. In un primo momento
le leccai, averle così crudelmente assaporate giorni prima,
negli spogliatoi non mi era bastato, ora volevo di più.
E l'avrei avuto.
E mentre io assaporavo le sue labbra, Takuto le schiuse,
invitandomi ad andare oltre. Lasciai che lentamente la mia lingua
penetrasse quella cavità così vellutata e calda, poi, la sua
lingua incontrò la mia.
Dapprima erano solo timidi approcci, ma quando anche Izumi prese
confidenza, sembravano veri e propri combattimenti per chi doveva
avere la supremazia sull'altro.
Purtroppo, però, ad un certo punto dovemmo separarci per
riprendere fiato.
Ci fissammo negli occhi, i suoi brillavano di una forte luce
vogliosa di sesso. Anche i miei erano infuocati, come le mie mani
che ora accarezzavano lentamente tutto il suo petto, liscio,
sodo, morbido.
Mi avvicinai al suo collo e cominciai a baciarlo lievemente, poi
lo accarezzai con leggeri colpetti della lingua. Izumi ansimava
disperatamente per le ondate di piacere che lo stavano
attraversando. Sentivo le sue mani premere sulle mie spalle,
salire verso la nuca e condurmi verso il punto che più gli dava
piacere; avvertivo la sua pelle sempre più incandescente.
Dalla base del collo cominciai a salire, leccando dolcemente la
sua pelle. Sapeva di aria fresca, impregnata dell'odore della
notte e del sottobosco, dove mi aveva condotto quella sera
correndo.
Lasciai che le mie dita giocassero con i suoi capezzoli, turgidi
già al primo sfioramento, accarezzavo l'areola, ci giravo
intorno, e, quando con la bocca arrivai al lobo dell'orecchio,
con il pollice e con l'indice cominciai a premerli molto
teneramente.
"Izumi..." gli sussurrai, "kirei...(21)", e con la lingua disegnai i
contorni del suo padiglione.
Takuto fu attraversato da un'onda di piacere più forte e, quasi
annaspando, premette il suo petto contro il mio, avvolgendo le
braccia attorno alla mia testa e al mio collo.
"Ya...me...te" gli sentivo sussurrare,
"onegai..."
Sul mio viso apparve un sorriso velato di lussuriosa malignità.
"Yada(22), Izumi."
Lasciai scivolare le mie mani sulla sua schiena, e, come un
viaggiatore disperso nel deserto, cominciai a succhiare i suoi
capezzoli marmorei.
Sentivo le nostre erezioni frementi premere contro gli indumenti.
Il respiro di Izumi era sempre più veloce man mano che lo
stimolavo con maggior piacere. Leccavo, baciavo, succhiavo quelle
dolcissime areole di bestia dell'oscurità.
Mi fermai un secondo, giusto il tempo di lasciarlo respirare,
giusto quell'attimo che mi occorse per far volar via la giacca
della tuta.
Ma proprio mentre stavo per baciare di nuovo Takuto, lui mi
distanziò con le braccia.
"Mate"
Poi mi sbalordì iniziando a sbottonarmi la camicia e baciando il
mio petto.
"Non puoi fare tutto da solo. Che gusto ci sarebbe?"
Lo lasciai fare. Era una sensazione fantastica. La sua morbida e
calda lingua, che disegnava fantastici tracciati sui miei
capezzoli, facendomi così salire delle torride scariche di
piacere, su per la schiena.
Lentamente prese a scendere verso i pantaloni, mentre il mio
corpo sussultava sempre più forte.
"Onegai..." cominciai a sussurrare, "dimmi che
tutti... Ah!... che tutti i cuccioli sono... sono così
capaci!" Ed in quel momento gli vidi alzar la testa e
fissarmi negli occhi con voracità.
"Questo è ancora niente." e, così dicendo, cominciò
ad aprire la cintura, il bottone dei pantaloni; scostando appena
la loro stoffa mi diede un leggero bacio sulla pelle, che timida
faceva capolino.
Questa volta fu il mio turno di inarcarmi con violenza.
Mai nessuna donna mi aveva fatto un effetto simile.
"Tu... lo hai già... fatto prima?" gli chiesi,
fermandogli le mani.
"Veramente..." arrossì furiosamente, "sarebbe la
mia prima volta."
Che candida confessione, per un mostro, che a detta degli uomini,
sarebbe in grado di distruggere tutta l'umanità.
"Come sai cosa devi fare?" gli chiesi sbalordito.
"Provo ad immaginare cosa faresti tu, al mio posto."
"Sei veramente furbo, mio cucciolotto."
"Non sono il 'tuo' cucciolotto!" rispose quasi seccato.
E poi, per dimostrarmi di quanto fosse convinto di ciò che
diceva, abbassò la zip dei miei pantaloni, e, col mio aiuto , me
li fece scivolare alle caviglie.
Poi si inginocchiò in mezzo alle mie gambe, e l'osservai mentre
le sue mani danzavano sui miei slip e sulla mia erezione sempre
più fremente.
Reclinai la testa all'indietro, quando le sue dita cominciarono a
disegnarne i contorni.
La mia testa era completamente annebbiata, non riuscivo più a
capire dove finiva il sogno e cominciava la realtà.
Mi ripresi nell'attimo in cui le sue dita scivolarono sotto gli
slip.
Molto delicatamente li fece scivolare giù, a mettere in mostra
la mia eccitazione. I suoi occhi si spostarono dal mio membro al
mio viso, e viceversa, per un paio di volte, poi, con la grazia
di un sinuoso felino, posò la punta della lingua sul mio glande.
In quell'attimo la pressione mi salì alle stelle. Credevo che
gli sarei venuto in faccia in quell'istante. Ma le sensazioni si
fecero più intense, quando la sua lingua cominciò a disegnare
dei piccoli cerchi concentrici. Ero io, adesso, che respiravo
affannosamente, che mi lasciavo trasportare dalle onde del
piacere.
"Ah!..."
*Cosa diavolo sta succedendo?* pensai.
Era la sua lingua, ora stava lentamente passandola intorno alla
base del mio pene.
"Ah!"
*Come fa a sapere che in quel punto può scatenare sensazioni
così fantastiche?* pensai.
Poi, improvvisamente tutto si calmò. Non c'erano più scosse,
sussulti, non c'era più la sua lingua su di me!
Alzai la testa di scatto, solo per incontrare i suoi occhi.
L'unica cosa che mi
disse fu: "Itee(23)."
"Nan... nandayo(24)?" gli chiesi quasi preoccupato.
"Smettila di strapparmi i capelli. Se continui così, in
capo a venti minuti sarò completamente calvo!" mi rispose.
Lo fissai per un attimo, poi mi accorsi delle mie mani fra i suoi
capelli. Era riuscito a farmi perdere il controllo totale del mio
corpo; quel ragazzo era davvero incredibile.
Scoppiammo a ridere
entrambi, anche se, alcuni secondi dopo, le mie risa si spensero
in un grido di piacere.
Ora la sua bocca mi aveva completamente avvolto, continuando a suggere,
da prima lentamente, poi sempre più forte.
Quando mi accorsi che ero sul punto di venire, cercai di dirgli:
"Non... Non bere. Non è... Ah!"
Purtroppo non fui in grado di trattenermi, ed Izumi ingoiò
avidamente. "Sei stato uno stupido!" lo sgridai dopo,
"Non avresti dovuto farlo! E se avessi avuto qualche
malattia?"
"Tu sei più sano di un pesce!" mi rispose,
"Dimentichi che gli animali avvertono se sei malato o no
già dall'odore. E, se ben ricordi," mi disse allungandosi
sul mio petto, "io ho bevuto il tuo sangue. Quindi so con
assoluta certezza che sei sanissimo."
Mi baciò, e fu il bacio più docce che avessi mai assaporato.
Lui non era della mia stirpe, ma potevo agire tranquillamente,
avrei potuto assurgere anche alla sua linfa vitale, se avessi
voluto. Le mie mani scivolarono di nuovo sulla sua schiena e sui
suoi fianchi. Arrivai fino ai pantaloni, sollevai il bordo
dell'elastico e cominciai a scendere. Izumi intanto continuava a
strusciarsi contro di me. Poi, mi sussurrò all'orecchio:
"Perchè non sul letto?"
Si alzò e corse in camera. Io mi alzai in piedi, ma dimentico
dei pantaloni alle caviglie, caddi a terra come un sacco di
patate.
Con rabbia mi liberai dei vestiti che m'impacciavano. Quando
arrivai in camera, Izumi non c'era.
"Izumi..." chiamai, ma non mi rispose. Come mossi un
paio di passi avanti, mi si avventò alle spalle.
"Quando siete in attività amorose, siete prede
facili!" e fece finta di mordermi.
"Molto divertente. Davvero, molto divertente."
E prendendolo a cavalluccio lo portai sul letto.
"Adesso è il mio turno. Prima di tutto via questi!" e
con estrema velocità gli sfilai i pantaloni della tuta.
Ora il suo meraviglioso corpo nudo giaceva sul letto per me, solo
per me.
Mi distesi su di lui, Ogni centimetro della mia pelle aderiva
perfettamente alla sua, i nostri due membri fremevano,
schiacciati l'uno contro l'altro. Lo sentivo tremare sotto di me,
e lo baciai di nuovo. Le sue mani nei miei capelli mi inebriavano
ancora dippiù.
Ruppi il bacio, mi alzai sulle braccia e rimasi a fissarlo per
diversi secondi.
Le deboli luci dell'alba cominciavano a fare capolino dalla
finestra; il gioco di luci e ombre che si venne a creare sui
nostri corpi, ci eccitò ancora di più.
"Chiudi le tende, per favore. Non voglio che il sole ci
disturbi coi suoi raggi dorati!" mi disse Izumi
accarezzandomi il viso ed il petto.
La prospettiva di iniziare un giorno nuovo con Takuto, facendo
l'amore, mi piaceva troppo per non accontentare questo suo
piccolo desiderio.
Mi alzai e mi diressi a chiudere le tende. Quando mi girai, lo
trovai seduto sul letto, ma cosa più importante, si era tolto
finalmente le mutande.
Quasi mi avventai su di lui, quando feci scorrere lo sguardo sul
suo corpo, e lo vidi accarezzarsi piano.
Rischiai uno sfiotto di sangue dal naso, quando, raggiungendolo
sul letto, mi prese una mano e mi invitò ad
"aiutarlo".
Misi entrambe le mani sotto i suoi glutei e con uno strattone lo
sdraiai. Mi lasciava fare, gli piaceva, e a me piacevano i
momenti in cui era lui a prendere l'iniziativa.
Cominciai a mordicchiargli la gola, a leccare tutta la sua pelle,
quando sentii i suoi gemiti salire dalla gola, feci scivolare la
mia mano lungo il suo fianco sinistro, fino alla cicatrice.
"Ah!... Non lì, ti prego..."
*Uhn... Come siamo sensibili qui, lupacchiotto!* pensai.
Decisi che quella cicatrice sarebbe stato il mio punto di forza,
caso mai qualche volta io ne avessi avuto voglia e lui no.
Depositai più volte minuscoli baci su ogni punto di quella
ferita, ed il suo ansimare si faceva ogni volta più forte.
"Distrattamente" passai la mia mano sul suo membro
sempre più gonfio.
Alzai un attimo gli occhi sul suo viso, Izumi aveva le labbra
schiuse, gli occhi serrati per il troppo piacere e le guance
imporporate. Leccai con la punta della lingua la cima del suo
membro, e a quel contatto Izumi si alzò di scatto afferrandomi
la testa.
"Daijoubu(25), Izumi." gli dissi prendendolo per i
polsi. Mi alzai anch'io e, premendo leggermente sul suo petto, lo
rimisi giù.
"Daijoubu..." gli sussurrai di nuovo.
Questa volta leccai in tutta la sua lunghezza la sua asta, i
sussulti che attraversavano il suo corpo erano gli stessi che
attraversavano il mio; e quando fu meravigliosamente ricoperta di
tutta la mia saliva, guardai un attimo Takuto negli occhi
sorridendo, poi cominciai a succhiare, dapprima molto lentamente,
poi sempre con più enfasi, accarezzando e stimolando i suoi
capezzoli.
Sentivo il suo piacere crescere sempre più, ogni volta che
affondava nella mia gola.
Quando raggiunse l'apice, lo afferrai per i fianchi e lasciai che
la mia bocca e la mia gola venissero inondate del suo seme
lievemente salato.
Mi alzai e lo baciai di nuovo. Il suo gusto che si mescolava
nelle nostre bocche, fra le nostre lingue, era il paradiso.
Continuammo a baciarci, ad accarezzarci e toccarci per diverso
tempo, in fondo avevamo tutto il tempo che volevamo.
Ora, mi trovavo in ginocchio fra le sue gambe, il suo corpo
completamente abbandonato al mio piacere. Feci scorrere una mano
sul suo petto, poi mi venne un'idea, chiesi a Takuto di girarsi
di schiena, acconsentì, ed un secondo più tardi mi ritrovai col
viso affondato fra le sue scapole e baciare ogni vertebra della
sua schiena fino a raggiungere i glutei.
Erano così sodi che
non potei trattenermi dal mordicchiarli, baciarli, tastarli con
forza; poi feci scorrere la mia lingua nel loro incavo, fino a
raggiungere quella delicata apetura.
"Ah!... Kouji... Cosa stai...Ah!" provò a dirmi
qualcosa, ma feci morire qualsiasi sua domanda affondando la
lingua dentro di lui.
"Ah!"
La sua schiena si inarcò meravigliosamente, ed io decisi di
andare più a fondo.
"Ti prego Kouji... basta!... Ah!..."
"Non credevi di poter provare sensazioni così forti,
vero?"
E mentre si voltava, io gli sistemai dei cuscini sotto la
schiena, in modo da trovarsi in una posizione semiseduta. Volevo
che vedesse tutto quello che d'ora in poi gli avrei fatto.
Questa volta il suo membro lo presi in mano, e, baciandolo,
cominciai a stimolarlo di nuovo. Questa volta non ci volle molto
chè il suo seme si spanse sulla mia mano. Era quello che volevo,
approfittai della situazione e lubrificai il suo orifizio con il
suo stesso liquido. Poi afferrai le sue gambe e sussurrando:
"Questo all'inizio farà un po' male.", lo penetrai
senza mezzi termini.
Emise un grido di dolore e piacere assieme, e mi afferrò per le
spalle affondando il viso nel mio collo.
Rimasi fermo per qualche istante, volevo si abituasse a quella
mia intrusione violenta.
"Gomen(26), Izumi. All'inizio fa male, ma vedrai che
passerà subito."
Quando sentii che la sua muscolatura stava cominciando a
rilassarsi, iniziai a pompare. Piano, molto piano, mentre vedevo
il volto di Takuto attraversato da mille sensazioni di piacere.
Quando aumentai il ritmo, sollevai il bacino di Izumi, in questo
modo sarebbe stato più facile stimolarlo in "quel"
punto, e permettergli così di raggiungere quello stato di
grazia, in cui io già versavo.
"Ah...Kouji..."
"Izumi..."
Venimmo quasi contemporaneamente e, quando lasciai le sue gambe
per stendermi su di lui, il suo seme fu spalmato fra i nostri due
corpi.
"Kouji, dimmi che non è un sogno. Che non scomparirai al
mio risveglio."
Lo baciai teneramente, accarezzando i suoi capelli.
"Te lo prometto. Non andrò mai via."
Lo coccolai ancora qualche minuto, poi mi accorsi che si era
addormentato. Era sfinito, mi aveva scarrozzato su e giù nel
bosco per tutta la notte, senza contare che il mio non è un peso
indifferente, ed aveva trovato la forza per fare l'amore.
Mi stupivo che non si fosse addormentato durante.
Dopo qualche minuto, comunque, mi addormentai anch'io, ma non
prima di aver preso Izumi tra le braccia e respirato a fondo il
profumo di sesso e sudore che il suo corpo emanava.
Fui svegliato nel tardo
pomeriggio, dall'improvvisa entrata in camera di Shibuya.
"Yo! Kouji alza..."
Le parole gli morirono in gola, appena si accorse che nel letto
con me c'era la "fonte (27) " di tutti i nostri guai.
Mi si avvicinò silenzioso, e sottovoce mi chiese: "Cosa
diavolo ci fa qui con te?"
"Beh, non lo immagini?"
"Questa è una battuta di pessimo gusto!"
"Guarda che non sto scherzando."
"Cosa?!?..." sbottò Katsumi fra l'indignato e lo
stupefatto.
"Mhnn...Kouji?..."
"Ecco. Contento? Ora l'hai svegliato."
Vidi Shibuya dirigersi verso una poltroncina, che tenevo in
camera per comodità, e sedervici sopra sconcertato.
Poi mi voltai verso Izumi.
"Ben svegliato.Vorrei ripresentarti un amico."
Come si accorse che non eravamo soli, si aggrappò al mio braccio
chiedendo protezione.
"Allora, facciamo le dovute presentazioni. Shibuya Katsumi,
questo è Izumi Takuto. Izumi Takuto lui è Shibuya Katsumi.
Bene, adesso si può sapere cosa diavolo ci fai qui tu?" gli
chiesi quasi seccato.
"Sono due gironi che non ti fai sentire. Ho pensato stessi
veramente male, ma quando arrivo a casa ti trovo a letto con
questo qui. E poi saresti tu quello che pone le domande?"
"Shibuya, non è come credi...", ma non mi lasciò il
tempo per finire.
"Senti, giovane sbarbatello," disse rivolto a Takuto,
" non so cosa tu ti sia messo in testa, ma Kouji non è
quello che tu credi. Ora ti sarei grato se volessi lasciare
questa casa. Lui ed io abbiamo bisogno di fare quattro
chiacchiere sulla sua carriera."
Non credevo alle mie orecchie, Katsumi si stava comportando come
un amante isterico, che trova il suo partner con le "mani
nel sacco".
Izumi mi lasciò il braccio, e lo vidi sedersi con molta
tranquillità sul letto.
"Sul fatto che Nanjou Kouji non sia quello che sembra, sono
d'accordo. Ma mi piacerebbe sapere a cosa ti riferisci: al fatto
che non si direbbe che ha gusti gay, o sul fatto che non è
'umano'?"
Quando entrambi sentimmo, sia Shibuya sia io, ci guardammo
perplessi.
Poi Katsumi saltò su tutte le furie: "Lo sapevo che eri uno
scellerato. Scommetto che lo hai morso. Cristo Kouji, ma come fai
ad essere così stupido. Se dopo che è uscito di qui, gli
prendono i cinque minuti, sei rovinato!"
"Adesso Shibuya smettila. Se è per quello neanche Izumi è
quello che sembra." lo interruppi bruscamente; quella farsa
stava cominciando a darmi sui nervi.
"Sei sicuro di quello che dici? Kouji, io non so se posso
fidarmi." mi chiese Izumi piuttosto allarmato.
"Stai tranquillo, tanto Katsumi lo sa benissimo che io sono
un vampiro."
"Kouji!!"
"Lasciami finire Katsumi. Volevo dirtelo già da quando sei
entrato, ma non mi hai mai fatto finire una frase. Adesso taci e
ascolta. Izumi non è nè un ragazzo qualunque, nè un
cacciatore, bensì un appartenente alla stirpe Ferina. Pensa che
ero arrivato a pensare che fosse un cacciatore." e conclusi
con una fragorosa risata.
"A dirla tutta, l'avevo pensato pure io. Mi dispiace Kouji,
ma il sospetto mi è venuto quella sera in discoteca."
"Io, invece," cominciò a dire Shibuya, "non sono
ancora sicuro di tutto quello che sto sentendo. Non ho mai
creduto all'esistenza di nessuna delle due stirpi, come le
chiamate voi. Poi, all'improvviso una sera mi vedo Kouji che si
azzanna una ragazza, e già lì primo shock. Poi arrivo stasera e
ti trovo nel letto con un ragazzo -e passi- ma la cosa che non
riesco proprio a credere è quella che sia una Bestia. Scommetto
che gli hai creduto sulla parola." concluse con un tono di
sfida.
Per tutta risposta Izumi ribattè: "No. Crede ai fatti che
ha potuto toccare con mano."
"Credimi Shibuya, sta dicendo la verità. L'ho visto la
notte scorsa con i miei occhi."
"Va bene, va bene. Siete due contro uno, non ho possibilità
di controbattere, ma non aspettatevi che vi pari il culo ogni
volta che ne avrete bisogno."
"Shibuya..."
Mi zittì con un gesto, poi concluse: "Ero semplicemente
passato per vedere come stavi. So che stai bene e sembri tornato
in forma, quindi vi saluto. Ci si vede in sala prove." ed
uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Ci furono degli attimi di silenzio, poi Izumi parlò.
"Kouji, cosa intendeva dire con 'sembri tornato in
forma'?"
"Vedi dopo che ci siamo visti in discoteca, ho passato un
brutto periodo. Ho saltato due giorni di prove, ero sempre con la
testa altrove ed ero molto suscettibile. Fatto strano, perchè
raramente riescono ad offendermi."
"Tutto questo per me?"
"Non proprio, era per come mi avevi lasciato scappando
all'improvviso. Credevo fossi scappato fuori ad avvisare gli
altri di tenersi pronti, di impalarmi appena fossi uscito dal
locale. Ero terrorizzato dall'idea che tu potessi essere un
cacciatore col compito di uccidermi."
E mentre finivo di parlare, Takuto mi accarezzò una guancia; nei
suoi occhi lessi molta tristezza.
"Mi dispiace. Purtroppo non sapevo che tu fossi così,
ti credevo anch'io un cacciatore, e quando sono scappato è
perchè mi era venuto l'impulso di avere il tuo sangue, di
affondare i denti nella tua pelle bianca. Se non me ne fossi
andato, ti avrei fatto del male, e avrei messo in pericolo me e
tutti i miei compagni. Scusami."
Lo baciai, le sue labbra avevano ancora il sapore del mio seme e
dell'amore che avevamo fatto.
Lo baciai e nel frattempo lo accarezzai per tutto il corpo, poi
presi una sua mano e lentamente me la feci scorrere sul corpo
fino ad arrivare a racchiudere la mia virilità.
Così come me, anche Takuto si era eccitato un'altra volta.
Questa volta, però, volevo qualcosa di diverso, quando mi
avvicinai al suo membro, mi venne l'idea.
Lasciai Izumi sdraiato sulla schiena, mentre io mi sdraiavo sopra
di lui nel senso opposto, praticamente lo costrinsi al classico
69.
Sentii le sue mani posarsi sui miei glutei, mentre io pompavo
direttamente nella sua bocca; lo sentivo anche annaspare quando
mi spingevo troppo a fondo. Su di lui, invece che dedicarmi al
suo membro, mi diressi a leccare il suo orifizio. Aveva ancora il
mio seme addosso, e leccarlo via mi fece un effetto molto
potente.
Quando mi accorsi di essere vicino all'orgasmo, mi alzai e,
prendendolo per la vita, lo feci voltare in una posizione a
gattoni. Continuai a lubrificare quell'apertura con la mia
saliva, mentre con la mano stimolavo il suo membro con sempre
più enfasi. Quando mi venne in mano, usai di nuovo una parte del
suo succo come lubrificante, il resto lo leccai via dalle mie
dita.
Lo feci, poi, sdraiare nuovamente di schiena, e nuovamente lo
penetrai, ma questa volta, mentre ero in lui, piano piano mi
sdraiai sulla schiena, trovandomi così Izumi a cavalcioni su di
me.
Leggevo l'imbarazzo sul suo viso; mi sporsi in avanti per
baciarlo e questo gli diede un po' di sicurezza, perchè mentre
io lo tenevo per i fianchi e lo penetravo con vigore, Takuto
cominciò a stimolarsi con lo stesso ritmo.
Eravamo sudatissimi, e grazie a questo, feci scivolare le mie
mani fino al suo petto. Lo accarezzai diverse volte, poi presi a
giocare con i suoi capezzoli già turgidi.
Pochi attimi dopo venimmo entrambi, e, mentre i miei fluidi si
spandevano dentro a Takuto, i suoi innondavano il mio addome.
Raccolsi un suo schizzo con un dito e glielo portai alla bocca.
Izumi succhiò le dita avidamente; poi lentamente ci separammo,
ma non gli lasciai molto tempo per riprendersi.
Mi sedetti a gambe incrociate, e di nuovo guidai i suoi fianchi
verso di me.
Questa volta, mentre affondavo ancora in lui, ci baciammo. Le
nostre labbra sembravano sigillate e le nostre lingue anche,
quando iniziai a pompare nuovamente, Takuto mi buttò le braccia
al collo, e mi sussurrò in un orecchio: "Per favore, questa
volta con calma. Lo hai detto tu che abbiamo tutto il tempo che
vogliamo.", poi mi diede una leccata al padiglione
affondando la lingua nell'orecchio.
I brividi, che mi scatenò su per la schiena, non mi permisero di
accontentarlo; la smania di possederlo mille e mille volte ancora
era più forte di me. E man mano che cambiavamo posizione, i
nostri orgasmi erano un crescendo di sensazioni, erano sempre
più forti, finchè non ricademmo sul letto esausti.
"Per fortuna...che avevamo...tutto il tempo...che...
volevamo..." mi disse Takuto, ansimando profondamente per
tutta "l'attivita fisica" svolta.
"Già...hai ragione..." non riuscii a dire altro, ma lo
accarezzai a baciai dolcemente più volte.
Quando si riprese un poco, si alzò a sedere poi mi disse con
occhi lucenti: "Vado a farmi una doccia, poi preparo
qualcosa da mangiare, ho una fame da 'Lupo'!"
L'osservai sparire dietro la porta del bagno, e quando iniziai a
sentire il rumore dell'acqua scorrere, nella mia mente passarono
mille immagini del corpo nudo di Izumi sotto la doccia.
Le sue mani che accarezzavano tutto il suo corpo, quella pelle
liscia e profumata resa lucente dall'acqua...
Dopo neanche cinque minuti, lo avevo già raggiunto sotto
l'acqua.
"Mi sono accorto di averne bisogno anch'io." gli dissi
prendendolo alle spalle e aderendo alla sua schiena, di modo che
potesse sentire la mia erezione premere contro le sue natiche.
"KOUJI!!!!..."
Uff!
Finalmente dopo mesi di durissimo lavoro sono riuscita a finire
questo testo. Sono più che sicura che vi piacerà, deve piacervi per forza, ho
sudato lacrime e sangue per scriverlo! ^^
Comunque con questo racconto si apre il capitolo dedicato alle
avventure di un Kouji vampiro ed un Izumi mannaro, spero che
anche i prossimi testi che scriverò possano appassionarvi come
questo.
Per il momento, però, non aspettatevi altro; anche se contro la
volontà di Riachan e del nostro redattore comune, io mi prendo
un mese di ferie.
Mi raccomando scrivete, voglio sapere qualunque cosa ne pensiate!
15: per chi non fosse pratico di Bronze, è
una squadra della J League; 16: Merda! si legge K'so, la
'u' rimane muta; 17: Ti prego... non andartene; 18: Grazie; 19: Ti amo; 20: Oh Dio; 21: Bellissimo; 22: No; 23: Ahia; 24: Che cosa; 25: E' tutto a posto; 26: Scusami; 27: Izumi in giapponese significa
fonte/sorgente.
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