Note: Questa fic è nata dal fatto che ho bisogno di rilassarmi
perché scrivere Citizen non è semplice (non si direbbe visto che fa schifo,
lo so.) Disclaimers: Il titolo mi è stato ispirato dall'album di Pink.
Mizunderstoods
di Akira 14
Guardo il sangue che,
come un lungo e funebre drappo rosso, scorre dal corpo esanime di un
vecchio.
Me lo ricordo, specie perché quando ero piccolo, la domenica lui mi portava
un sacco di dolci, che scartavo non appena finita la messa.
Non aveva figli, e sua moglie era morta molti anni prima, esattamente nello
stesso modo di suo marito, vittima di una bomba che non era certamente
destinata a lui.
Mentre faceva tranquillamente la spesa.
Io ho sentito lo scoppio e sono accorso.
Ho tentato di aiutarlo ma era già morto.
E una parte di me mi dice che avrei dovuto aspettarmelo, visto che ormai da
queste parti il rispetto per la vita è diventato un'opinione.
Inevitabilmente reagisco con violenza.
Quando vedo la mia Belfast sventrata, così orribilmente devastata, allora
mi viene una voglia pazza di rompere la faccia a quei fottutissimi cattolici
di merda.
L'IRA mi ha già portato via molti conoscenti, ha distrutto la mia città, e
non accenna a smettere.
Cosa abbiamo fatto di male?
Come possono commettere tali atrocità, in nome di Dio?
Non riesco a capire.
Me ne vado.
Camminando a grandi falcate, e spalleggiando chiunque incontri, riesco a
farmi strada.
All'improvviso urto una persona che, a quanto pare non ha nessun'intenzione
di farsi prendere a spallate e che mi fa cadere a terra come un sacco di
patate.
Un fulmine a ciel sereno m'incenerisce seduta stante.
Vedo i suoi occhi verdi, chiari e risplendenti, pozze d'un mare esotico, in
cui tuffarcisi e non venire mai a galla.
I capelli neri, come la pece, raccolti in una lunga treccia.
Immagino che debbano essere sottili, morbidi come seta.
Mi porge una delle sue mani, piccola, con le dita lunghe e affusolate, come
quelle di un pianista.
E' così soffice.
Sento il cuore cominciare a battermi all'impazzata.
Ed allo stesso tempo una strana angoscia mi opprime.
Una specie di sesto senso che mi dice 'Ehi tu non farti troppe seghe
mentali, probabilmente vedrai questa bellezza ancora per qualche decimo di
secondo, e poi le vostre strade si divideranno di nuovo.'
La mia bella sta per parlare, ed io mi sono già tirato su, pronto ad
ascoltare la sua stupenda e ammirabile voce, vellutata, fresca come il vento
d'autunno.
"Dammit, a casa proprio non te le insegnano le buone maniere, eh?"
risponde un rude vocione da baritono.
Oh my!
Un transessuale?
In un secondo momento, mi accorgo che la voce appartiene ad un omone, che la
porta via da me.
" Chris, su andiamo! Datti una mossa, lumaca!"
Lo osservo mentre quell'ammasso di muscoli la trascina via, a peso morto,
mentre lei mi regala uno di quei sorrisi maliziosi che ti fanno sentire le
farfalle nello stomaco e le gambe di gelatina.
Non posso credere che una tipa del genere possa uscire con l'uomo tutto casa
e palestra.
Preferirà sicuramente i tipi più tranquilli e riflessivi, come me.
'E se fosse dell'altra parte della barricata, che cosa faresti?'
No, impossibile, cara coscienza mia.
Quei rifiuti umani non mettono piede in questo quartiere, finché c'è Sean
di guardia.
Prima che un cattolico possa dire "Ah" lui l'ha già conciato per
le feste.
Non penso che ci si qualcuno che ha il coraggio di sfidarlo, nemmeno il Big
Jim che accompagnava la mia stupenda principessa.
"Jason, non ti conviene andartene tutto tranquillo in giro per Belfast,
non è giornata."
Ecco, parli del diavolo e spuntano le corna!
Sean, è stato sempre come un fratello maggiore per me.
Mi difende dal giorno in cui un gruppo di cattolici ha tentato di prendermi
a sassate mentre tornavo a casa scuola.
Tutti avevano già le loro munizioni.
Ero talmente impaurito, che non riuscivo nemmeno a distinguere i loro volti;
per me erano solo ombre indistinte, cattive, piene di un furioso odio, di
cui non capivo la ragione.
Ho visto per la prima volta la morte in faccia.
Poi è arrivato lui.
Mi ha insegnato tutto quello che c'era da sapere.
Che quei bambini erano degli orchi che volevano polverizzare il nostro caro
vecchio Ulster.
E che era nostro dovere difenderlo.
Ricordo bene le fitte al cuore che mi dilaniarono, quando scoprii che Milan,
il mio migliore amico, era cattolico.
E anche che dovetti nascondere le lacrime di dolore nel vedere che era
rimasto vittima di un attentato dell'IRA.
" E' il minimo." Disse crudelmente Sean. "Ne dovranno anche
morire alcuni dei loro, no?"
Mia nonna diceva che non esistono le guerre di religione.
Che in nome di Dio, si erano fatte guerre per il predominio economico, a
partire dalle crociate.
Peccato che non sia più qui.
Se n'è andata a vivere a New York, quando si è accorta che non c'era modo
di far ragionare mio nonno.
Eppure, io non riesco ad accettarlo.
Vedo i miei amici uccisi dalle bombe, e che cosa dovrei fare?
Lasciar correre, finché non mi ammazzeranno tutta la famiglia?
O difendere coloro a cui voglio bene?
Sembra una domanda retorica, ma rimane il fatto che nessuno può avere
l'arroganza di privare qualcun altro del suo diritto più inalienabile,
quello alla vita.
Chi siamo noi per giudicare ciò che è giusto o ciò che è sbagliato?
Il solo timore che la persona di cui mi sono appena invaghito possa essere
una mia nemica, mi sta facendo andare in palla.
Tutte le mie sicurezze, si stanno sgretolando sotto i miei piedi.
Non c'è altra scelta che chiedere al mio amico se la conosce.
Così smetterò di torturarmi con inutili dubbi.
" Sean?"
"Sì? Cosa c'è piccolino?"
Sto per saltargli alla gola.
Non sopporto quando mi chiama così.
D'accordo, ho sedici anni e sono alto solo 1,55, ma questo non è una buona
ragione per farmelo notare il più spesso possibile.
" Conosci per caso una bella ragazza dai capelli lunghi neri, gli occhi
verdi di nome Chris? Porta i capelli raccolti in una lunga treccia. Gira in
compagnia di un armadio umano con la voce da morto vivente."
Incomincia a riflettere, tendendo una mano sul mento e mordendosi ogni tanto
le labbra.
" Un po' poco non ti pare? Non ne ho idea. Comunque, se davvero siete
destinati a stare insieme, vedrai che il Signore la metterà sulla tua
strada. Conosci il detto, no? Non cade foglia, che Dio non voglia. Quindi,
vedrai che avrai sicuramente altre occasioni per incontrarla."
A volte il fatalismo di quell'uomo mi fa rabbrividire.
Sembra davvero che da un momento all'altro possa esserci il Giudizio
Universale.
Scuoto la testa.
Basta con le cretinate!
< Facile a dirsi! Tu sei un cretino! > risponde un'irritante vocina
dentro di me.
" Piuttosto, hai intenzione di venire al Crown?"
Il Crown Liquor Saloon è il pub più antico di Belfast, ricavato
ristrutturando l'hotel che vi era all'interno della stazione dai
conservatori del National Trust.
Dall'età di nove anni, non c'è stata sera che io non sia andato al Crown.
Beh. Quando ero piccolo mio padre mi portava al Liverpool, a due passi da
casa nostra, in Donegall Quay, ma non è la stessa cosa, sicuramente no.
E' l'unica occasione per sfuggire al controllo asfissiante di mia madre,
almeno una volta la settimana.
Finisco sempre per sboccare per tutta la notte, ed avere un mal di testa
incredibile il giorno seguente, ma è sempre meglio che passare una serata
con mamma, no?
Durante tutti i giorni feriali, studio moltissimo, sono decisamente uno
stacanovista.
I miei genitori vogliono vedermi studiare alla Queen's University, la
migliore dell'Irlanda del Nord.
E anche vedermi sposato con una donna ricca e facoltosa al più presto
possibile, non dimentichiamolo.
Così io cerco di soddisfare le loro aspirazioni come meglio posso, anche se
a volte mi sento un animale in gabbia.
Ma il sabato sera rinasco, e il composto e preciso Jason diventa il casinaro
del Crown, Jay.
Lì perfino ricevuto il mio primo bacio, anche se dato che non è il posto
più romantico del mondo, quasi son felice che non sia successo nient'altro.
Eh sì.Ricevuto.
Perché per quanto io sia spaccone, sono pur sempre Mr.Tappo, e questo mi
crea non pochi complessi, che si riflettono nella mia vita sentimentale.
Non sono quello che si chiama un dongiovanni, questo è certo.
Brutto non lo sono, ma bisogna sempre chinarsi per guardarmi negli occhi.
Ho i capelli biondissimi, quasi bianchi, presi da mio padre, che è tedesco
e gli occhi di un azzurro molto chiaro, color ghiaccio.
" Mi sembra ovvio che verrò."
"Non cerchi la tua bella, tappo?"
" Sarà lei a venire da me." dico con aria di sufficienza.
A dire il vero, lo spero con tutto me stesso.
Se c'è una cosa che non manca qui in Irlanda, sono le birrerie.
Quindi perché dovrebbe venire proprio al Crown?
Potrebbe andare in qualunque dei dodici pub che ci sono qui intorno.
Una volta mi sono divertito a contarli tutti, sull'elenco telefonico.
"Beh, allora ti lascio, così vai a darti una sistemata."
Dichiarandosi schifato dal mio abbigliamento, mi consiglia come dovrei
abbigliarmi per conquistare la mia amata.
Mi butto sul primo bus che passa, mostrando educatamente il dito a Sean che
altrettanto elegantemente mi manda a quel paese.
Arrivato a casa mia madre comincia una ramanzina che dura per circa
mezz'ora.
Prendo il vassoio con la cena e salgo le scale, ignorandola.
E lei grida, imperterrita.
Non ho la benché minima idea di che cosa mi stia dicendo, visto che mi sono
chiuso in camera alzando lo stereo al massimo volume sul mio CD di Busta
Rhymes.
Una volta scaricata totalmente la mia tensione, il mio corpo si alza e
incuranti del freddo marmo del pavimento, i piedi si dirigono a grandi passi
verso l'armadio.
La mia psiche non ha la concezione di ciò che sta accadendo, troppo persa
in sogni stupidi e infantili.
Anche se non sono per niente d'accordo, le mie dita si posano su un paio di
pantaloni aderenti neri, di pelle, e una maglietta senza maniche di velluto
blu.
Sopra non metto altro che una giacchetta nera.
Mi guardo nello specchio.
Manca qualcosa.
Prendo nel cassetto un collare appuntito e una polsiera, e li aggiungo al
mio look alquanto vario.
Poi vedo le mie gambe correre verso la camera di mia sorella.
Che cosa ho intenzione di fare, per Dio?
Oggi non riesco a capirmi!
Spero solo di non rendermi ridicolo, perché non saprei come spiegare ai
miei amici che ho perso il controllo di me stesso.
Tiro fuori tutto il make-up di mia sorella, e poco dopo sto armeggiando con
un eye-liner nero, e un ombretto blu, nonché un mascara di chissà quale
arcano colore.
Alla dine il risultato non è poi così male.
L'azzurro pallido dei miei occhi, rompe il velo d'oscurità che giace sul
mio volto e il rossetto color prugna, delineato da un marcato tratto nero,
dona al mio aspetto una fattezza ancora più androgina.
Wow.Sembro una versione abbellita di Marylin Manson.
Non sono niente male!
Mi piaccio.Lo sapevo che, nel profondo, la mia anima è quella di un dark.
Ci voleva l'incontro di oggi pomeriggio per accorgermene?
Francamente non lo so, e non m'importa.
Era tempo che cercavo la mia strada, un modo d'essere a me consono, ed ora
che mi sento soddisfatto di me stesso, non vedo perché dovrei ritornare sui
miei passi.
Per la religione?
Più ci penso, e più mi convinco che non è altro che uno strumento dello
stato per opprimere le masse, o per attizzarle verso un combattimento che li
porterà alla carneficina.
Ho bisogno di un momento di riflessione.
E questo mio look non sta a significare che sono un satanista, piuttosto che
mi sto avviando verso la strada della miscredenza.
Perché con la mia educazione protestante, a tratti calvinista, non penso
che sarei in grado di essere obbiettivo.
E non voglio abbassare la scure del peccato su nessun capo.
Non sono io a dover giudicare, ma più cresco è più mi accorgo di quanto
questi riti e queste ricorrenze siano ormai imbevute di atti compiuti per
abitudine e non per fede.
Non voglio negare che nel mondo ci sia qualche vero religioso, ma ormai
quelli che non considerano l'appartenere a qualche Chiesa una convenzione si
contano ormai sulle dita di una mano.
E tra quei pochi non ci sono certo io.
Allo stesso tempo, e stata così a lungo il cardine della mia esistenza, che
non riesco, a non giudicare le mie azioni e quelle altrui con il metro del
cristianesimo.
Mi dico, questo è male perché la Bibbia lo ritiene sbagliato.
La mia coscienza è ancora è ancora plagiata da quelle parole ampollose,
che molto spesso si contraddicono perfino tra loro.
Eppure non riesco a liberarmene.
Inoltre mi sembra incredibile che io mi metta a fare questi discorsi di
punto in bianco.
Si cambia poco alla volta, no?
O magari io ero già diverso e non me n'ero accorto?
Esco da casa prima che mia madre mi veda conciato in questo modo.
Non me ne vergogno, ma non ho tempo di spiegare a mia madre la mia filosofia
alquanto spicciola.
Mi fermo a mangiare sandwich, comprati via facendo, allo zoo di Belfast, da
cui si scorge lo splendido panorama della mia città, e una volta sazia mi
accascio su una delle panchine lungo i sentieri di ghiaia del parco.
"Ciao bellezza." Mormora una voce una voce alle mie spalle.
Un grassone si siede vicino a me, alitandomi in faccia ad ogni parola.
Il suo respiro puzza già di alcol e non sono nemmeno le otto di sera.
Temo che mi abbia scambiato per una ragazza.Povero me.
Quasi a confermare le mie più recondite paure, una delle sue braccia
grassocce si stende 'accidentalmente' sulle mie spalle, mentre lui parla,
sfiorandomi ogni tanto le ciocche platinate con le sue dita lerce.
Sono in trappola, e il bello è che mi ci sono ficcato da solo in questo
guaio.
Se cercate la furbizia fatta persona, eccomi qui!
" Ehi tu, via le mani dalla mia donna!" grida un'ombra indistinta
all'orizzonte.
Possibile che io abbia dovuto finire in un nugolo di ninfomani?
Mi travesto da donna e subito divento irresistibile?
A questo punto sarei dovuto davvero nascere femmina.
Mia madre ne sarebbe stata più felice, e mio padre eviterebbe di odiarmi.
Già, il mio caro paparino non mi ha mai voluto.
La luce dei suoi occhi è Nicole, la mia sorellina.
Lui mi considera un assassino, perché insieme con me doveva nascere Jack,
ma i dottori hanno affermato che durante i mesi di gravidanza io ho rubato
il cibo al mio gemello, e così lui è nato morto.
E non pensate che i miei non me l'abbiano fatto pesare, perché il senso di
colpa in quella casa aleggiava sopra la mia testa come una spada di Damocle.
Nessuno mi ha mai amato, tranne Sean, e con lui tutta la mia crew, che ruota
intorno alla sua figura carismatica.
"Ehi, Jay, che ci fai lì? E' un'eternità che ti sto aspettando!"
Parli del diavolo ed ecco che spuntano le corna.
I suoi capelli castani, i suoi freddi occhi grigi, le labbra sottili
socchiuse in un ghigno malefico.
Tutta la sua persona risplende di luce propria, sotto i raggi del giorno
ormai morente.
"Sean, dear, scusaaaaaaaaa.. Mi sono fatta trascinare dall'emozione di
osservare un tramonto non oscurato dai fumi di scarico, che non ho proprio
fatto caso all'ora."
Mi allaccio al suo gomito, e lui lancia un'occhiata di superiorità al
corpulento scocciatore, che per tutta risposta se ne va mugugnando Dio solo
sa cosa.
Poi si volta verso di me.
" Dio, Jason, sei bellissimo. Fossi nato donna saresti proprio una
bella gnocca. Non chiedermi come ti ho riconosciuto.."
Anticipa la mia domanda.
Che mi abbia letto nel pensiero?
"Penso che i tuoi capelli a spazzola si riconoscerebbero anche a dieci
chilometri di distanza! E poi, se non ti dispiace, dopo nove anni che ti
conosco, penso che sarebbe preoccupante non accorgermi che sei tu."
Pensavo che mi avrebbe veramente cazziato questa volta.
Invece sta mantenendo un self-control che farebbe invidia perfino al più
composto dei Lord inglesi.
Che sotto sotto sia diverso rispetto all'immagine che n'è ho io?
Non c'è forse un famoso scrittore che dice che esiste un diverso me stesso
per ogni persona, che il Jason che vede Sean è diverso dal Jason che vede
mio padre, o che vedo io stesso.
Che noi siamo insieme uno, nessuno e centomila? (Non sapere chi è..E'
veramente grave! N.d.A14)
Beh, le innumerevoli facce che sto scoprendo nelle persone che mi
circondano, che ingenuamente credevo di conoscere a menadito mi stanno
mostrando che probabilmente fino a adesso ho avuto gli occhi foderati di
prosciutto.
" Non ti turba il mio look?"
"No, finché non vai in giro con il boa di piume di struzzo, gli
stivaletti pitonati, o la borsetta di coccodrillo, per me puoi anche andare
in giro in minigonna e con le calze a rete. Lo sai come sono animalista.
Quindi se vuoi vivere ancora a lungo, non osare presentarti davanti ai miei
occhi con una pelliccia di visone come quella buona donna della tua mammina.
Io ti voglio bene, non per quello che appari, ma per quello che sei. E
nessun involucro potrà mai nascondere il tuo vero io."
Sean mi cinge la vita con un braccio, e una strana ondata di calore scuote
il mio corpo.
Cosa sarà?
Non voglio pensarci.
Perché analizzare ogni singolo istante quando si può vivere assaporandolo
appieno, senza curarsi delle conseguenze?
E' semplicistico, lo so, ma ho solo sedici anni.
Voglio godermi la vita.
Arrivando al Crown, mi presenta come la sua ragazza, e io mi sento
incredibilmente soddisfatto.
Ci facciamo un sacco di risate osservando quei poveri ragazzini sbavanti,
dietro a una persona, che ignorano essere del loro stesso sesso.
Probabilmente se svelassimo l'intrigo, mi darebbero del maniaco, del
pervertito, ma a me resterebbe lo stesso lo splendido ricordo delle loro
facce di culo, mentre mi morivano dietro.
Sto così splendidamente, completamente, assolutamente bene, che vorrei
prolungare questa serata all'infinito.
Ma ecco che si presenta un piccolo problemino.
Effettivamente mi pareva fin qui tutto fosse andato fin troppo liscio.
Lei.
Lei è sulla porta del locale.
E' trasandata, ma é comunque splendida.
Le gambe lunghe e affusolate sono nascoste dai jeans, strappati e lacerati
in molti punti, mentre sopra indossa una camicia bianca, lasciando
sbottonati i primi due bottoni, che mostrano il suo petto pallido e liscio.
Come un cretino, sollevo la mano in segno di saluto, e lei mi risponde con
uno dei suoi sfolgoranti sorrisi che mi fanno tremare le gambe, quasi
fossero di gelatina.
Le chiedo che ci fa qui, e dalle sue labbra leggo la risposta.
"Per sistemare certi affari."
Beh.Spero li sistemi presto perché non mi farò certo sfuggire l'occasione
di dichiararmi alla mia adorata, anche se stasera ho un look un po' ambiguo,
penso che se le piaccio, mi vorrà così come sono.
Il mio amico intuisce le mie intenzioni, e mi mette di fronte alla dura
verità.
"Guarda che se non è lesbica, dubito che ti voglia in quel senso,
tesoruccio. E' meglio che ti metti il cuore in pace, almeno per stasera. Te
l'ho già detto, bisogna aspettare il momento più propizio. Non essere il
solito coglione, e stammi a sentire."
Le sue parole mi entrano da un orecchio e mi escono dall'altro.
Tutto quello che voglio in questo momento è ritrovare la mia stella.
Prima che si ripresenti davanti ai miei occhi, passa un'eternità.
Mi alzo, vado al bancone, prendo due pinte di Guinness, e torno al tavolo.
Questo per una decina di volte, finché Sean non mi sbatte sulla sedia.
"Insomma, darling, smettila di vagare per il locale come un'anima in
pena!"
Incomincio a strappare i tovagliolini di carta, e a spezzare gli
stuzzicadenti per il nervoso.
Dove diavolo è finita?
Sono passati almeno cinque minuti.
Stringo il bicchiere con forza e sto per romperlo, quando il solito noto mi
ferma.
Dio, sembra il mio angelo custode!
Non lo sopporto più, qualcuno lo strangoli pef favore!
Mi sussurra nell'orecchio- con sguardo ammiccante- "Piuttosto di agire
in maniera sconsiderata, come stai facendo, perché non cerchi di compiere
finalmente qualcosa di sensato e costruttivo? Va da lei!"
Sembra una cretinata, a sentire lui.
Come vorrei che lo fosse.
Così i miei piedi non sarebbero di piombo, la mia mente ossessionata dalla
lampante certezza che sto per fare la cosa più sconsiderata della mia vita.
La vedo passare davanti ai miei occhi, come un fotogramma celato da mille
immagini sovrapposte.
Un attimo, e poi la perdo di vista, ingoiata dalla folla del locale.
La seguo, alzandomi dalla sedia di scatto, che cade sonoramente a terra.
Non ci faccio caso.
Sono troppo occupato a rincorrere la mia dolce metà.
La scorgo.
Sta entrando nella toilette.
D'istinto la seguo, anche se so che dietro alla porta potrei trovare un
nugolo di ragazzine urlanti, e magari qualcuna mi avrebbe cacciato tirandomi
in testa una scarpa e rovinando per sempre la mia magnifica acconciatura.
Come in un film, la porta alle mie spalle sembra chiudersi
insopportabilmente lenta, mentre il vociferare della gente all'esterno
diventa solo un indistinto brusio.
Ci siamo solo io e lei.
Si avvicina a me ed abbracciandomi sussurra, giocherellando con le sue
ciocche corvine, parole che le mie orecchie non riescono a sentire, poiché
tutto il mio essere è intontito dal suo calore, dal suo odore selvatico,
dolce ed allo stesso tempo speziato.
Unico.
Restiamo avvinghiati l'uno all'altra, ignorando i pugni che gli altri tirano
alla porta.
Chiude la porta a chiave, e poi, inaspettatamente, mi scaraventa contro al
muro e mi bacia.
E' stupendo.
Il bacio è tenero, delicato, come seta sulla mia pelle, e sembra
abbeverarsi della mia stessa anima.
Non è profondo, ma innocente e sincero.
Eppure le sue labbra umide, accarezzando dolcemente le mie, riescono a fare
vibrare le corde della mia estasi più di qualsiasi altro intimo contatto.
Se non l'avessi provato, non avrei mai creduto che un solo bacio potesse
causare emozioni così intense.
E mi ritrovo a chiedermi, avvampando dal desiderio, se è capace di farmi
perdere la testa con un semplice bacio, allora cosa sarà in grado di farmi
provare se ci spingessimo più in là?
Poi, come le più belle cose, anche questa finisce, lasciandomi sbigottito.
La guardo, e penso che mi sono appena svegliato da un bel sogno, o che
magari ci sono ancora dentro e sarò presto svegliato dalle grida isteriche
di mia madre.
Mi prende la mano, e con la sua voce tenorile e vellutata si scusa per la
sua totale mancanza di pudore.
"Mi dispiace. Ti sarò di certo sembrato invadente, ma mi sei piaciuta
fin dal primo momento che ti ho vista. Perdonami per la mia totale mancanza
di tatto. Devi essere sconvolta. In ogni caso, io sono Christopher Hale,
piacere di conoscerti."
La terra mi cede sotto i piedi.
La onnipresente vocina nel mio cervello grida querula <Te l'avevo detto
io, te l'avevo detto..>
Tremo sempre più violentemente, quand'ecco che vedo la stanza girarmi
intorno agli occhi e svenire, non prima di aver detto.
"Piacere mio. Jason Mc Donnel."
FINE
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