Mi odi
davvero?
parte IV
di Linras
Kaede guardò ancora una volta la sua
mano destra: una spessa fasciatura, leggermente sporca di sangue,
avvolgeva tutto il suo palmo, impedendogli qualsiasi movimento. Non poteva
credere a quello che aveva fatto: per la prima volta nella sua vita aveva
agito d’istinto, e inconsapevolmente aveva operato una delle scelte
fondamentali della sua vita: Hanamichi o il basket? Era una domanda che si
era sempre posto, fin da quando aveva compreso di amare il rossino, ma non
era mai riuscito a rispondersi. Certo, era innamorato di Hanamichi ma
questo gli aveva portato solo sofferenza, mentre il basket era sempre
stato il suo compagno fidato, silenzioso testimone delle sue lacrime.
Razionalmente aveva pensato che, in caso di scelta, ovviamente non avrebbe
rinunciato a quello sport che tanto amava. E invece, quando la scelta si
era presentata veramente, era successo qualcosa di imprevedibile: il suo
cuore aveva capito la verità ancor prima che la sua mente riuscisse a
formularla. Senza Hanamichi, Kaede non sarebbe potuto sopravvivere. O,
probabilmente avrebbe vissuto ancora per tantissimi anni, ma si sarebbe
rinchiuso nella sua indifferenza e nessuno sarebbe più riuscito a
salvarlo da se stesso. Forse, alla fine, nemmeno il basket gli avrebbe
più dato soddisfazione. Avrebbe eliminato dal suo cuore tutti i
sentimenti che gli avevano provocato così tanto dolore e il suo cuore
sarebbe diventato veramente di ghiaccio. E non poteva permetterlo, non
dopo aver capito cosa era la felicità, cosa era …l’amore. Poco
importava se aveva rischiato di perdere tutti i suoi sogni, Hanamichi era
il suo unico, vero sogno.
La voce di Akagi lo riscosse dai suoi
pensieri:
"Sei stato fortunato: nessun muscolo
o tendine colpito, un solo mese di riposo e poi potrai tornare a
giocare."
"Già."
"Non ti vedo così entusiasta della
cosa."
"Hn"
Decisamente in quel momento Kaede non
avrebbe potuto dimostrare il suo sollievo in alcun modo: era troppo
stanco.
Arrivati in albergo, Rukawa raggiunse
velocemente la sua stanza, aveva bisogno di dormire e inoltre la sua mano
aveva cominciato a fargli veramente male: finora la preoccupazione per
Hanamichi gli aveva impedito di sentire il dolore, ma adesso esso era
troppo forte per essere ignorato. Entrò nella camera senza far rumore,
cercando di non svegliare il suo compagno: si levò i vestiti sporchi di
sangue e, rimasto in boxer, si rannicchiò nel futon, lasciando che la
stanchezza lo sopraffacesse. La tensione accumulata durante il giorno, la
paura di perdere Hanamichi, il dolore: Kaede lasciò che tutti i suoi
sentimenti lo avvolgessero, cullandolo nel suo riposo. In realtà aveva
sperato di trovarlo ancora sveglio,magari preoccupato per lui, ma
evidentemente si era nuovamente sbagliato: al rossino non importava niente
di ciò che era successo, anzi, forse gli sarebbe dispiaciuto sapere che
sarebbe tornato a giocare. Aveva perso una buona occasione per liberarsi
di un rivale. Quest’ultimo pensiero annullò tutto il suo autocontrollo
e il ragazzo cominciò a piangere in silenzio: lente lacrime solcarono le
sue guance, mentre ad occhi chiusi cercava di trattenere i singhiozzi: non
voleva che Sakuragi si accorgesse di niente.
Poi, improvvisamente avvertì la presenza
di qualcuno al suo fianco: una mano passò delicatamente fra i suoi
capelli, un contatto appena accennato ma che fece sussultare Kaede per la
sorpresa, facendogli spalancare gli occhi. Hanamichi era lì, davanti a
lui, inginocchiato di fianco al futon, che lo guardava con occhi dolci e
…tristi?! Rukawa rimase immobile per lo stupore: stava sognando, non
poteva essere reale quello che stava succedendo. Invece Hanamichi non
svanì nel buio della notte: continuò a guardarlo in silenzio, poi,
timidamente alzò una mano e gli asciugò le guance, bagnate dalle
lacrime. Il suo tocco era incerto e tremante, così come le sue parole,
appena sussurrate:
"Perdonami Kaede."
A testa china, per nascondere le sue
labbra tremanti, continuò con voce più flebile:
"Io ti amo, Kaede….ma ho avuto
paura : di donarti il mio cuore e di vederlo ucciso dalle tue mani; di non
riuscire a distogliere i miei pensieri da te; di legarmi a te per l’eternità
e di perderti invece per sempre. Ma ora non ho più paura perché il mio
cuore è già tuo, come la mia anima. E se desideri che io me ne vada, ti
prometto che lo farò. Solo permettimi di continuare ad amarti, perché te
sei la mia vita."
Nuove lacrime accarezzarono la pelle di
Rukawa. Il ragazzo abbracciò di slancio Hanamichi, nascondendo il suo
volto sul petto dell’altro.
"Non te ne andare…io non posso
vivere senza di te."
Hanamichi sussultò leggermente,
stringendolo a se: non voleva che piangesse ancora per causa sua. Lo
riadagiò sul futon, senza smettere di abbracciarlo e carezzarlo sulla
schiena.
"Non piangere, amore mio."
Leggeri baci sulla fronte, sugli occhi
chiusi, sulle guance umide. Infine su quelle labbra socchiuse, invitanti:
appena una carezza, per tacitare i singhiozzi spezzati di Kaede.
"Ti amo"
Kaede aprì lentamente gli occhi,
fissandoli in quelli di Hanamichi:
"Anch’io"
Il rossino sorrise radioso, prima di
baciarlo di nuovo: gli mordicchiò le labbra, accarezzandole poi con la
lingua per invitarlo a dischiuderle. E quando Kaede lo fece, entrambi
gemettero: il ragazzo lasciò che Hanamichi esplorasse la sua bocca,
deliziato dal contatto fra le loro lingue. Poi Hanamichi si staccò da
lui, accarezzando con le sue labbra la pelle sensibile del collo dell’altro
ragazzo. Con tocchi delicati le sue mani gli accarezzarono l’addome,
provocando leggeri brividi di piacere a Kaede, che cominciò a gemere
quando queste raggiunsero i capezzoli, tormentandoli dolcemente. Inebriato
dal sapore e dal profumo della sua pelle, Hanamichi continuò la sua
discesa finchè la sua lingua non si fermò sulla punta di un capezzolo.
Kaede gemette forte e si inarcò in una muta richiesta, subito accolta dal
compagno che cominciò a succhiare il capezzolo facendolo inturgidire,
spostandosi poi sull’altro per riservargli lo stesso trattamento.
Soddisfatto dalla sua opera e incoraggiato dai suoi gemiti, Hanamichi
scese ancora, tracciando con la lingua un immaginario percorso sulla pelle
di Kaede: giunto al suo ombelico vi inserì la lingua, ottenendo un urlo
strozzato da parte del ragazzo; intanto la sua mano, con una lenta
carezza, si insinuò all’interno dei suoi boxer neri. A quel contatto
così intimo, Kaede trasalì: velocemente afferrò il braccio di Hanamichi,
i suoi occhi interrogativi: non voleva umiliarlo ancora, vero? Ma nello
sguardo del rossino, lesse solo un profondo amore:
"Permettimi di amarti" gli
aveva detto: lentamente la sua mano lasciò la presa mentre il piacere,
provocato dai movimenti di quella mano sul suo membro, annebbiava di nuovo
la sua mente. Si era fidato di lui, nonostante tutto quello che gli aveva
fatto. Piano, per non spaventarlo di nuovo, Hanamichi gli sfilò i boxer:
poi si chinò su di lui, sfiorandogli con le labbra la punta del suo
sesso, ormai completamente eretto. Con la lingua tracciò dei centri
concentrici su quella pelle, incitato dai gemiti sempre più forti di
Kaede. Ma non era abbastanza: voleva sentirlo gridare, voleva fargli
raggiungere il piacere assoluto. Le sue labbra avvolsero il membro gonfio,
cominciando a succhiarlo, mentre la sua mano accarezzava i testicoli.
Kaede urlò venendo violentemente nella bocca di Hanamichi, che ingoiò
tutto il seme del suo amore, estasiato dal suo sapore. Dopo averlo pulito
con la lingua, si sdraiò al fianco, abbracciandolo teneramente; non aveva
mai visto niente di più bello di Kaede in quel momento: la pelle coperta
di minuscole goccioline, i capelli neri arruffati, le guance arrossate, la
bocca dischiusa nel vano tentativo di riprendere fiato, e di nuovo quel
fuoco nei suoi occhi. Hanamichi non resistette e lo baciò ancora,
violentemente, con passione. E Kaede capì: prese una mano del rossino e
cominciò a leccargli due dita, divaricando leggermente le gambe.
"Non voglio farti ancora male."
Un sorriso luminoso che incantò
Hanamichi.
"Non me ne farai."
Rassicurato Hanamichi lo baciò di nuovo,
cominciando a prepararlo: Kaede era talmente eccitato che non provò alcun
dolore. Solo quando il rossino cominciò a entrare dentro di lui, fu
costretto a soffocare un urlo. Subito Hanamichi si fermò, curvandosi
preoccupato.
"Kaede, se vuoi…"
"Continua Hana, ti prego."
Desideroso di dargli solo piacere, con
una mano afferrò il suo sesso, massaggiandolo per distrarlo dal dolore,
appena provato. Poi, quando Kaede si abituò alla sua presenza, cominciò
a muoversi dentro di lui, cercando un punto particolare che lo avrebbe
fatto urlare di piacere. Improvvisamente Kaede si inarcò, urlando,
permettendogli di affondare maggiormente in lui: Hanamichi aumentò la
velocità delle sue spinte, mentre anche Kaede assecondava i suoi
movimenti. Poco dopo entrambi raggiunsero il massimo piacere, unendo le
loro anime per l’eternità.
La mattina dopo, quando salirono sul
pulmann che gli avrebbe riportati a casa, tutti i membri dello Shohoku
rimasero scioccati dallo spettacolo che gli si presentò davanti: seduti a
fianco, Hanamichi stava abbracciando Kaede, che dormiva tranquillamente,
appoggiato alla sua spalla.
FINE
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