Mille giorni di me e di te
di Francine
Io mi nascosi in te e poi ti ho nascosto
Da tutto e tutti per non farmi più trovare
Tu eri il mio rifugio.
Tutto quello che io non sono mai stato, e che mai potrò essere.
Silenzioso.
Riflessivo.
Un vero talento naturale.
Ti muovevi silenzioso, come un gatto nella nostra grande casa, così come sul parquet del campo di basket.
Grazia e potenza allo stato puro; un mix irresistibile!
Come non potevo innamorarmi di te, dei tuoi splendidi capelli corvini, della tua pelle d’avorio, delle tue gambe affusolate, ma solide?
Delle tue grandi e generose mani?
Dei tuoi occhi blu, profondi come due laghi e splendenti come due zaffiri?
Della tua solida sicurezza?
Della tua forza d’animo?
Insomma, come potevo non innamorarmi di Kaede Rukawa?
E vivere assieme a te tre anni e mezzo d’amore?
E adesso che torniamo ognuno al proprio posto
Liberi finalmente e non saper che fare
Liberi.
Come due gabbiani che si perdono nell’abbraccio luminoso del sole.
Solo con te potevo essere me stesso e smettere la maschera di buffone che avevo messo su per far fronte alla vita che il Fato mi aveva assegnato.
Un padre, morto mentre io venivo pestato da alcuni teppisti.
Una madre, che rotti i ponti con la propria famiglia, si ritrovava a crescere un figlio ribelle e con una spiccata inclinazione a mettersi nei guai.
Ed uno stipendio che non arrivava mai a fine mese.
Non ti lasciai un motivo né una colpa
Ti ho fatto male per non farlo alla tua vita
Io ero in piedi contro il cielo e io così
Dolente mi levai imputato alzatevi.
Sì, è vero, me ne sono andato io.
Un bel giorno, ho aperto la porta e sono uscito da casa nostra senza avere nemmeno la decenza di scriverti due righe.
A che sarebbero servite?
A dirti che il tuo sole, il tuo Hacchan altri non era che un grandissimo vigliacco?
Uno che se la fa sotto al solo pensiero di affrontare i tuoi occhi e di dirti in faccia che è meglio chiuderla qui?
Tanto lo hai capito da te.
Ho approfittato della mattina successiva alla nostra ultima litigata.
Quando, accecato dalla gelosia, m’intimasti di non vedere più Haruko.
Hai pensato che fosse per quello che io abbia fatto armi e bagagli e me ne sia andato, vero?
No, amore, no.
L’ho fatto, paradossalmente per te.
Chi ci sarà dopo di te
Respirerà il tuo odore
Pensando che sia il mio
Ti ho fatto sapere che ho una donna, adesso.
Che vivo a casa di una commessa dei Grandi Magazzini F. e che lavoro presso un negozio di consegne a domicilio.
Non so se tu ci sia cascato o no: le balle non mi sono mai venute bene!
Ricordi?
Quando ti comperai quel cofanetto dell’edizione speciale rimasterizzata di "Yellow Submarine" e tu mi beccasti sulla porta di casa con il disco che faceva capolino dalla busta di cartone del negozio. Volevo fare personalmente il pacchetto, ci tenevo che fosse fatto con il cuore, da me, invece che da uno di quegli apatici commessi.
Il risultato non sarebbe stato eccelso, ma avresti capito che veniva dal mio cuore.
Lavorai giorno e notte per comperarti quel maledetto coso! E fui così imbecille da farmi beccare sulla porta di casa!
Non credesti neppure per un istante che era uno sfizio che mi ero voluto togliere.
" Idiota! Tu non conosci neppure la formazione dei Beatles! Se devi inventare una balla, fa almeno che sia credibile!!"
Me lo ricordo ancora, sai Kacchan?
Come ricordo ogni singolo attimo vissuto con te!
Io e te che facemmo invidia al mondo
Avremmo vinto mai
Contro un miliardo di persone
Già… ricordo anche il tormentato periodo scolastico.
Quando c’incontravamo nei posti più assurdi per scambiare due parole.
Quando studiavamo insieme per poter stare più tempo noi due, soli.
Quando facevamo l’amore nelle docce, dopo esserci chiusi dentro la palestra, alla fine degli allenamenti.
"Due ragazzi gay" diceva la gente.
" Due ragazzi che si amano!" rispondevamo noi.
Amare no significa stare sempre con una persona speciale, quella che più di tutte, più dei nostri genitori, più dei nostri amici, amiamo?
Quella con cui stiamo meglio?
Già… ma se questa persona condivide con te anche il tuo stesso sesso, non va bene!
Nossignore!
Non si parla più di amore, ma di depravazione.
Invidiosi!
Solo perché noi, amandoci, abbiamo rotto ogni schema e vivevamo felici, fottendocene dei pregiudizi della gente.
E una storia va a puttane
Sapessi andarci io.
Ho anche provato ad entrare in un bordello, per dimenticarti.
Sai già da te com’è finita: ho scelto una ragazza che ti somigliava, le ho fatto mettere la tua divisa e l’ho chiamata Kaede.
Per fortuna che il tuo nome non è " Kojiroh" o "Daisuke"!
Ho fatto cilecca.
Non ce l’ho fatta…
Urlavo il tuo nome e piangevo come un bambino.
Non sono nemmeno capace di andare con una puttana…
Ci separammo un po’ come ci unimmo
Senza far niente e niente poi c’era da fare
Mio padre si raccomandava sempre di non tirare troppo per le lunghe una faccenda; un taglio netto e via.
Via il dolore, via gli strascichi.
Peccato che una storia che finisce non assomiglia neanche lontanamente ad un paio di adenoidi.
Tuttavia, da bravo codardo quale sono, ho seguito per una volta i consigli di mio padre.
Ma cos’altro potevo fare?
Tu ti saresti opposto, avremmo discusso fino allo sfinimento e mi avresti preso come al tuo solito: con baci e carezze. Ed avremmo fatto pace.
Tu decidevi sempre il bello ed il cattivo tempo a casa.
Come quando ci mettemmo assieme: tu mi baciasti, vincendo ogni remora e pudore, fottendotene degli altri, separati da noi solo da una sottile parete di cemento.
E invece, per una volta, Hanamichi ha deciso per tutti e due.
Se non che farlo e lentamente noi fuggimmo
Lontano dove non ci si può più pensare.
So che sei finalmente nei tuoi amati States!
Sono felice per te.
Era quello che volevo. Sì, adesso sai che ti ho lasciato perché tu andassi a giocare in America.
Se fossi rimasto accanto a te, tu non saresti mai e poi mai partito, saresti rimasto qui. Perché io non sono bravo come te e non avrei potuto far altro che il mantenuto, laggiù. E tu non volevi che mi sentissi un peso.
Ma io lo ero, Kaede!
Per causa mia, tu non avresti mai spiccato il volo, saresti rimasto un giocatore di terza categoria, uno che è una stella qui in Giappone…ma che è una mezza cartuccia a livello mondiale.
Non raccontiamoci storie! La patria del basket sono gli USA! Diventare il migliore del Giappone ha senso solo se poi punti a diventare il migliore del mondo.
E tu, amore mio, hai tutti i numeri per esserlo!
Se fossi rimasto qui, chi ti dice che un giorno, fra qualche anno, quando avremmo tirato le somme della nostra giovinezza, tu non mi avresti rinfacciato di non essere nessuno per colpa mia?
No, no, meglio così: preferisco che tu mi odi per aver spezzato il tuo cuore, ma che tu abbia coronato un sogno, piuttosto che essere io la causa della tua frustrazione.
Io ho messo molti chilometri tra di noi, Honshu e Shikoku…
Tu, da bravo esagerato quale sei, hai deciso di metterci addirittura l’Oceano Pacifico e tutta l’estensione degli Stati Uniti.
Il solito esagerato!
Pensavi di farmela pagare, semmai avessi deciso di raggiungerti?
O volevi solo evitare che fossi tu a raggiungere me?
Finimmo prima che lui ci finisse
Perché quel nostro amore non avesse fine
Io ti amo ancora.
Da cinque, lunghi anni.
Sì, ti amo e ti ho lasciato.
Ho preferito farlo mentre ancora ti amavo, senza attendere che tu ti stufassi di me e che il nostro amore iniziasse ad agonizzare.
Che restassimo ancora insieme per abitudine, perché l’uno non voleva far soffrire l’altro.
Perché era ormai scontato che tu tornassi a casa e trovassi il mio solito casino e che io, rincasando, mi beccassi la solita sfuriata.
Che io mi svegliassi appoggiato al tuo petto, circondato dalle tue forti braccia e sgattaiolassi in cucina per prepararti un’energetica colazione.
Avrei dovuto attendere il momento in cui avremmo dormito distanti, come una vecchia e stanca coppia?
Piuttosto la morte!
Volevo averti e solo allora mi riuscì
Quando mi accorsi che ero lì per perderti
Quando sei partito per gli States sono venuto all’aeroporto. Non so cosa mi abbia detto il mio cervello bacato, ma sentivo che dovevo rivederti.
Saperti lì, su quell’aereo a mille e mille chilometri sopra la mia testa mi faceva soffocare.
Dovevo vederti ed imprimere a fuoco la tua immagine nel mio cuore.
Cosicché non ti dimenticassi.
Cosicché il tuo ricordo fosse vivo e nitido mentre, di notte, richiamavo la tua figura, accarezzandomi, nella speranza di supplire in questo modo alla tua assenza.
So che mi hai visto.
E’ impossibile non notare uno alto centottantasette centimetri in Giappone.
Specie, poi, se è così idiota da indossare un impermeabile beige, come le spie da film di serie "z" e si nasconde dietro ad una colonna.
Sei rimasto a fissare quella colonna finché non hanno chiamato il tuo volo: sei entrato al check-in, regalandomi per l’ultima volta, la visone della tua ampia schiena che si allontanava tra la folla.
Ero andato a Narita per avere ancora qualcosa di te da chiudere a tripla mandata nel mio cuore; ed invece, ti ho perso definitivamente.
Chi mi vorrà dopo di te
Si prenderà il tuo armadio
Sono tornato nella nostra casa, sai?
Adesso vivo lì, come se tu fossi con me. Dormo sempre a destra e invado il letto in tutta la sua ampiezza. Quanto ti arrabbiavo quando entravi in camera e mi trovavi così.
Dicevi che ti scaldavo le lenzuola e che ti perdevi il ruvido contatto della stoffa fredda sulla pelle.
La tua foto è rimasta sul mio comodino, mentre ho raccolto tute quelle che ci ritraevano insieme e le ho sistemate in un album, con su la faccia di Michael "Air" Jordan.
Ho lasciato intatto il tuo armadio, sai?
Ho provato a dimenticarti con un altro ragazzo, ma quando siamo entrati in camera sua per far l’amore, mi sono sentito male.
Non ero con lui, sul suo letto.
Ero con te.
Non baciavo lui, ma te.
Non chiamavo il suo nome, ma il tuo.
Riuscirò a rifarmi una vita, lontano da te?
Ci sarà qualcuno che mi sopporterà e che mi accetterà per quello che sono realmente, un ragazzo dal cuore di cristallo che si trincea dietro all’aggressività.
Un insicuro che usa l’arroganza per infondersi fiducia.
E quel disordine
Che tu hai lasciato nei miei fogli
Certo che hai lasciato un gran bel casino, sai?
Sono rimasto di stucco: tu, il maniaco dell’ordine e del motto " ogni cosa al suo posto" avevi lasciato un vero e proprio macello.
Hai rovesciato i miei cassetti sul divano, hai raccolto tutte le mie cose e le hai ammonticchiate in salotto. Poi, non pago, hai scritto con il pennello "bastardo", hai preso il biglietto e lo hai incollato sull’ammasso informe che hai creato.
Io non sono certo di meglio, senza te.
Avrò provato a scrivere queste pagine cento e cento volte, finendo sempre per ottenere lo stesso risultato: una pallottola di carta straccia, che, senza di te, è cresciuta fino a diventare una vera e propria montagna.
Ho scritto molte lettere diverse.
Strazianti, nei giorni immediatamente successivi alla tua partenza.
Cariche di livore, quando notavo che tu non ti facevi vivo.
Entusiaste, subito dopo aver saputo della tua personalissima vittoria, l’entrata ufficiale nella rosa dei Bulls!
Cosa si prova a toccare con mano quelle stesse persone che vedevi appese alle pareti della tua camera?
E a giocare assieme a loro, con la folla esultante, che grida il tuo nome?
Ricordi come ti chiamavo, all’inizio?
"Tsubasa", come il protagonista di quel manga che sogna di andare all’altro capo del mondo per imparare a giocare a calcio.
Tu ce l’hai fatta!
Hai aperto le tue ali e ti sei innalzato sopra l’esercito di mediocri che ti ha sempre circondato, e di cui, ahimè, faccio parte anch’io.
Andando via così
Come la nostra prima scena
Solo che andavamo via di schiena.
Me ne sono andato via senza voltarmi, sai amore?
Non so se io possa ancora chiamarti così…
Mi sono allontanato definitivamente da te nel momento in cui il tuo aereo si è staccato dal suolo.
Voltandoti le spalle.
Come hai fatto tu.
Incontro a chi
Insegneremo quello che
Noi due imparammo insieme
Hai incontrato una persona che ti sappia capire?
Che ti accetti per quel viziato rompipalle che sei?
Con cui condividere le tue esperienze?
Hai già raccontato a qualcuno la nostra storia?
I nostri pianti, le nostre litigate?
Le nostre gioie, le risate, gli scherzi, e le notti?
Condividi con qualcuno la tua casa?
Al solo pensiero, mi prenderei a schiaffi da solo.
Sono geloso, geloso da morire. Se ti penso tra le braccia di qualcun altro, diverso da me, non ci credo. Non credo che possa essere possibile, tu assieme ad un altro.
Ma poi mi dico che è inutile illudermi: uno come te avrà sicuramente trovato qualcuno che lo ami e che lo porti sul palmo della mano!
Ed è giusto che sia così! Tu sei nato per essere amato, Kaede.
Solo che, quel qualcuno, non potrò essere io, non più.
Mi sento soffocare… e le lacrime affiorano prepotenti sul mio viso.
Sei felice?
E non capire mai
Cos’è e se c’è stato per davvero
Quell’attimo di eterno che non c’è
" Non tentare di capire cos’è l’amore, ma vivilo, ogni singolo attimo".
Era la tua frase preferita, me la dicevi sempre quando io mi dannavo nel tentare di capire se quello che provavamo l’uno per l’altro era il tanto decantato Amore.
Che idiota!
Se solo avessi usato quel tempo per amarti, per amare ogni più piccola sfaccettatura di te!
Avremo toccato con mano l’Amore?
Non lo so… e sinceramente, ora come ora, non mi interessa più.
So una cosa solamente: che accanto a te ho sperimentato quanto di più vicino all’Amore esista.
L’eternità, racchiusa in ogni singolo tuo gesto, in ogni tua espressione, in ogni tua parola.
In ogni atto d’Amore che hai avuto per me.
Il mio ultimo gesto per te è stato varcare quella soglia e sparire per sempre dalla tua vita.
Yohei mi ha detto che mi hai cercato per mari e per monti, hai messo sottosopra tutta Yokohama. L’hai anche preso a pugni, convinto che mi reggesse il gioco.
Povero amico mio!
Sai, neppure lui sapeva dove cazzo fossi finito… lo chiamavo sempre io, da una cabina telefonica, e tenevo accuratamente il cellulare spento, per evitare di essere preda dell’impulso di chiamarti e fare pace.
Mille giorni di me e di te.
Grazie, amore mio.
Grazie dei meravigliosi tre anni e mezzo che hai voluto condividere con me.
Non credo potessi darmi una prova d’Amore maggiore.
Non è andando a letto con una persona che le si dimostra l’amore che si prova, ma è dividendo con lei ogni attimo della nostra vita.
So che tu avresti voluto che questa vita non finisse mai.
La vita, però, non va mai come vorremmo che andasse…
Ti presento
Un vecchio amico mio
Il ricordo di me
Ama il mio ricordo.
Ama le giornate passate ad allenarci nei tiri in sospensione.
Ama il ticchettio della pioggia che batte sui vetri.
Ama la nostra canzone.
Cosicché il mio ricordo viva ancora in te.
Spero solo che qualcuno avrà già asciugato le tue lacrime, amore mio, e non sai quanto vorrei essere stato io!
Ti chiedo solo di serbare un posticino per me, in fondo al tuo cuore.
Per sempre per tutto quanto il tempo
In questo addio
Io m’innamorerò
Di te.
Io ti amo, Kaede.
E lo farò finché avrò un’ultima scintilla di vita.
Non posso fare altro che amarti, che vivere serbando il tuo ricordo dentro di me.
Tu sei dove dovresti sempre essere stato, ai vertici del basket professionistico.
Vivi il tuo momento di gloria, amore mio.
Io resterò nell’ombra, a gioire della tua vittoria.
Amandoti.
Come sono in grado di fare.
Ti amo, Kaede Rukawa.
Hanamichi.