Milk & Chocolate

parte IV: Born from eyes

di Laurana


- Ikari…

“E’ buia, come tutta la casa.
E’ disordinata, come ogni altra stanza.
E’ squallida, come la mia vita.
Ed è qui che devo trascorrere i miei giorni, perché la signorina Misato adesso non può occuparsi di me. Di un lattante che si atteggia a ometto perfetto.
Cucinavo per lei, mettevo a posto per lei, ed alle volte le ho anche fatto la predica su quel modo un po’ troppo facile di prendere la vita. Ma forse fa bene lei ad evitare tutti questi pensieri…
Perché sono bui, disordinati e squallidi.
Come la mia camera…
Come la mia vita…”

- Ikari…

“Ed ora mi trovo su questo letto, tra coperte che mi nascondono dagli altri, ma in fondo in questo buio nessuno può vedermi. Di solito non importa un granché a nessuno, poiché son rare le volte in cui Shinji viene ricordato in questa piccola villetta, alla periferia di Tokyo…
Ma oggi mia sorella vuole la mia attenzione…”

- Ikari…

“Ripete il mio nome fin quando non le do retta.
No, solo il mio cognome…
Per sottolineare la linea netta che ci separa. Perché tutto ciò che mi unisce a mio padre è un nome… mentre lei possiede le sue attenzioni e il suo affetto.
Sei crudele sorella. Veramente crudele.”

- Che c’è?
- Ti vogliono al telefono.

L’oscurità profonda di corridoi silenziosi.
Ad ingigantire lo spazio per renderlo immenso.
Poco, troppo poco in realtà.
I passi per le scale echeggiavano ugualmente.

- Pronto?
- E’ davvero tipico di chi vive nel mondo delle note non badare alla realtà…
- Kaworu?
- Milk & Chocolate… do you want?

“Gli angeli giungono a salvarti sempre nei momenti più neri…”

***

Bianca la città, come un foglio candido stropicciato.
Attraversava una piccola piega, tra basse villette.
Presto i primi grattacieli si sarebbero presentati alla sua vista.
Bianca la città, come la sua speranza. Su cui brillavano solo intensi rubini.

Milk&Chocolate.
L’angolo di Paradiso.
Tutto per lui.

- Nella nostra Terra Promessa scorreranno fiumi… dal dolce sapore bianco… dal tiepido calor castano… Sweet, like you…
Il volto dell’angelo.
Dal sorriso dolce.
E dalle parole incomprensibili.
Le parole dei divini non sono fatte per l’orecchio umano. Suonano troppo melodiose, armoniche… e nelle note della speranza ci si perde come nell’estasi.
- Ciao…
Sotto l’insegna, mossa dal soffio del vento gelido, il calore.
Perché sorrideva.
- Perdonami Shinji, ti ho abbandonato…
- Beh, veramente…
- Come tu hai abbandonato il tuo libro a scuola…

“Bene…
Piccolo promemoria: il senpai adora il rossore sulle mie guance.
Soprattutto se causato dall’imbarazzo.
Peccato solo che quel suo riso allegro non mi infastidisca affatto.”

- Entriamo Shinji, fa troppo freddo qui fuori.

Il Paradiso è un luogo per pochi eletti.
Ma ne esistono piccoli angoli sparsi qua e là sulla Terra.
Milk & Chocolate. Angelo e mortale.

***

Auto alla deriva in un fiume di caos.
L’aveva lì affianco, osservandolo attraverso vetri un po’ appannati.
Il profumo della bevanda, richiamo insistente per il suo palato.

- Quali i colori che dipingono il tuo mondo?
Soffice la voce che giunse a ricondurlo al presente.
Alla bevanda fumante.
Allo sguardo intenso.
Arrossì involontariamente.
- In… in che senso?
- Ne parlano i tuoi occhi. Come grida soffocate. Dovrebbero potersi esprimere liberamente…
Sorrisi persi nel grigiore del cielo.
Come avesse dimenticato qualcosa anche l’angelo, infine.
Solo sguardi, intensi, per mettere a nudo l’anima del mortale.
- Continuo a non capirti…
- Se soffri, Shinji, dovresti permetterti le lacrime…

La carezza del divino.
Come luce immensa negli occhi.
Come pace nel cuore.

“E’ questa luce…
Questa luce che causa le lacrime…
Solo questa…
In verità… mi sta solo accarezzando.”

Il sorriso tornò, dipingendo di bianco l’oscuro mondo alla deriva.
Ritrovato nei Cieli per operare il miracolo.
Nell’arido deserto di solitudine nacque, infine, la sorgente.

- Non vergognarti del tuo dolore Shinji… è un elemento puro, come te.
Oltre il chiacchiericcio della gente, oltre il fiume del caos, il silenzio nell’angolo di Paradiso.
La sorgente di lacrime portò vita nel deserto.
La vita era calore nel cuore.
Perché mani candide seminavano sulla scia del dolore represso semi di dolcezza.
Raccogliendo la sofferenza per farne la più meravigliosa delle creazioni.

“Non so per quanto rimanemmo a fissarci.
Non so per quanto ci fu quel silenzio.
Non so per quanto fui immerso nel Paradiso.
Fu il suo sorriso a spezzare l’incanto.
Parlai. Per la prima volta.
Raccontai di mio padre, di mia sorella, di Asuka e di Misato.
Raccontai della mia solitudine.
Non ci fu bisogno di parlare di quel sentimento. Sapevo, lo percepiva con il suo solo tocco.”

***

“Quella sera tornai tardi a casa.
Nessuno notò il mio ritardo.
Ricordo vagamente gli sguardi, momentanei, fissi su di me. Poi entrambi tornarono su un piatto di cibo. Precotto.
Dal sapore vuoto come i loro sentimenti.
Lo assaggiai appena, nascondendo il sorriso che mi nasceva spontaneo, e poi mi nascosi nella mia stanza. Non la trovai vuota come l’avevo lasciata.
Sapevo riempirla da solo.
Con ricordi.
Il suo tocco… il suo sorriso… le sue parole…
Capii quel giorno che non era nato qualcosa e negare non sarebbe servito a nulla.
Capii che avevo solo temuto l’ignoto. Ed ora che non era più tale era più piacevole dell’intero mondo.
Ci eravamo lasciati appena fuori dal bar, ci eravamo salutati. Entrambi sorridendo.
Per la prima volta la musica non mi aveva rubato al mondo. Lo SDAT riposto e gli auricolari che pendevano dalla tasca. Dondolando ad ogni mio passo.
E camminavo ascoltando la mia musica.
La mia e solo mia.
Mi accorsi nella mia stanza, in quell’oscurità che potevo dipingere il mondo di qualsiasi colore.
Che fosse bianco, rosso, verde non aveva importanza.
Non era più nero.”


 



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