Milk & Chocolate

parte I: Alba

di Laurana


Freddo mattino d’inverno. Candida neve a guarnire la città.

“Mi svegliai presto. Non che non avessi sonno, ma quella camera mi metteva i brividi. I pochi minuti nel mondo onirico erano stati pervasi da incubi, credo. Comunque li avevo già dimenticati.”

Il buio di una casa. Il disordine di una vita sparso in giornali, vestiti e cd in ogni sala.

“Non è questa la mia tana. Ma anche se non ci sto bene, alle volte devo viverci. Cosa che comunque non puoi scegliere. Mi hanno messo al mondo e poi abbandonato a me stesso, credo. In fondo non ho molta memoria della mia infanzia… Adesso, in ogni caso, è così.”

Il cigolio di un’anta di mobile troppo vecchio. Il soffocato rumore della porta richiudersi. Era fuori.

“In pratica uscii all’alba. Se dormo qui è normale. Preferisco comunque la signorina Misato… anche quando devo riordinare la sua casa. Almeno quella si può riordinare… e, soprattutto, quella sembra una tana. Non una prigione…”

Raggi tremolanti fuor dalle nuvole. Ancora il buio. Ed occhi rubino alla finestra.

“Rei mi osserva sempre andar via la mattina. Una sorellastra con cui mi scambio sì e no quattro parole nell’arco di una settimana. Di cui saluti e ringraziamenti sono pressoché zero. L’unica persona al mondo più strana di me… non posso biasimarla. Papà la fa vivere in un luogo simile…”

Strade deserte. Silenzio piacevole. Dolce melodia solo per lui.

“Così mi allontanai dalla squallida dimora – per fortuna solo temporanea – ancora una volta. Andrò a mangiare qualcosa, sperando di trovare qualche locale aperto – mi son detto. Un bar forse… avevo voglia di qualcosa di dolce.”

Insegna dai colori sgargianti. Milk & Chocolate.

“Sì, figuriamoci, ho dimenticato i soldi a casa…”


 



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