INTRODUZIONE - -
-leggere, è importante e BREVE!
Salve a tutti!
Quello che vi propongo è un progetto riguardante Uzumaki Naruto e Uchiha
Sasuke, in un ipotetico futuro post Shippuuden.
Si tratta di due ragazzi quindi se vi disturbano relazioni omosessuali non
leggete affatto; qui non vi sarà certo spazio per scene insensatamente
volgari, ma in ogni caso non è mia intenzione urtare la sensibilità di
nessuno.
[Visto che TUTTI stiamo febbrilmente aspettando i capitoli di queste settimane
dal Giappone ma dico…avete visto?!?io sono ancora a bocca aperta per i
capitoli 398 a seguire!!!)…io ne approfitto per dilettarmi con un raccontino
che prenda vita solo nella mia testa e che mai sarà o potrà essere nella
realtà =)]
Perciò sia chiaro che tutto qui è mia invenzione e che lo faccio per puro
scopo ludico, nonché ricordo che i personaggi citati non mi appartengono, sono
maggiorenni e…in ogni caso, come sempre, NON ESISTONO!!!
> NOTE GENERALI
L’idea è nata per caso, mentre ero inseguita dalla dispensa di linguistica
inglese =)
Traducendo per relax un po’ di testi, mi sono imbattuta in una serie di
canzoni le cui parole semplicemente…MI ISPIRAVANO!
Ho scelto 8 canzoni tratte da vari album degli Opeth, e che per me incarnano a
pennello la colonna sonora di ciò che accade e lo spirito stesso del racconto:
avevo intenzione di scrivere una lunga songfiction a capitoli, una specie di
antologia! Poi mentre realizzavo il tutto, la cosa mi è un po’ sfuggita di
mano e da una paginetta a canzone, ogni capitolo si è trasformato in pagine e
pagine di word…XD!Quando si dice “la scrittura è viva”!Nel corpo di ogni
capitolo c’era davvero troppo squilibrio tra parti del testo e parti della
storia, perciò ho deciso di mantenere i titoli degli 8 capitoli in riferimento
alle rispettive originali canzoni degli Opeth, ma di raccontare una storia che
non sia una songfiction nella forma…anche perché devo disintossicarmi!la
musica mi SOVRA-ispira e mi monopolizza la vita!
Mi rendo conto che gli Opeth non hanno proprio la stessa popolarità di Lucio
Battisti, nemmeno in certi ambiti di musica che potremmo definire
“differente”…perciò è abbastanza scontato che non conosciate nessuno dei testi
proposti.
Sarebbe il massimo poter leggere il racconto con un’idea precisa delle
sonorità; se gli Opeth non sono proprio il vostro genere (in ogni caso io
consiglio di provare, sono veramente eccezionali!), forse perderete il tocco
magico e totalizzante del racconto, ma il significato generale rimarrà
intatto, non c’è da preoccuparsi.
>NOTE AI CAPITOLI
Ci saranno sicuramente degli spoilers importanti anche se non approfonditi,
seminati qua e là, perciò attenzione!Ci sono scene molto forti, sia
sessualmente che psicologicamente parlando, oltre che a qualche parolaccia,
forse non è il racconto più adatto per un ampio range di lettori.Infine
indicherò,col nome del personaggio posto a inizio capitolo,chi sta
parlando,per rendere le cose più semplici,specie se si tratta di un passo
scritto in prima persona e ora…ENJOY THE STORY!
Mesmerized
Ipnotizzati - A vision through Opeth's Songs
di Yuki Snow
01-A Fair Judgement [Sasuke]
Un giudizio imparziale
***PARTE I
Il tramonto ha già da un pezzo faticosamente ritirato le proprie ombre dalle
colline, la sera si è a poco a poco dipinta nel cielo e il buio ha ricoperto
con il suo manto rassicurante la vallata e il villaggio.La luna prende il suo
consueto posto in firmamento,la sua luce sinistra e vibrante inonda case ed
alberi, e ogni cosa, protetta dall’oscurità, assume con una forma e un’anima
diverse.
Come accade da qualche tempo, io sono qui fuori, nella veranda di questa
grande casa vuota: ho davvero dimenticato quando è stata l’ultima volta che ho
dormito, come fanno tutti.
In genere mi siedo in un angolo riparato,anche qui in disparte, come se
perfino i fitti alberi del giardino mi stessero guardando,e sorseggio del tè
verde distrattamente, osservando e studiando ogni particolare. Perché da
quassù, da questa collina, posso davvero vedere tutto il villaggio e le zone
limitrofe. La casa dove mi hanno confinato da mesi è in una posizione
panoramica, paradossalmente anche questa è una crudele presa in giro: non
potrò mai più essere parte di quel vigore e di quel movimento che ora osservo
in maniera così avida e insistente.
Sorseggio dell’altro tè, scruto le fronde dei rami muoversi accompagnate da
una nuova brezza. Rabbrividisco. L’autunno è ormai iniziato e nonostante ci
sia ancora un clima mite, la carezza del vento inizia ad essere più fredda, le
piante cominciano ad avvizzire, le foglie a tingersi di calde ma tristi
tonalità.
Questo piccolo, verde paradiso concessomi in cambio della reclusione
obbligata, mi imprigiona, mi costringe pur nella sua indiscutibile bellezza.
Gli alti e chiari fusti di faggi e di betulle circondano la casa con fare
protettivo, i maestosi gingko biloba tingono di gialli fruscii ogni cantuccio
del giardino, le grandi e scure radici degli alberi di magnolia sono ben
ancorate alle zolle di terreno, e creano un sottobosco fitto di
cespugli,fiori,erba e funghi.
Tutt’intorno si stagliano, più esili e rossastri, peschi e ciliegi, timidi e
fragili,e tigli, dal legno pallido e tenero,i quali non fanno che riportarmi
alla mente immagini ben chiare, precise, che speravo di poter seppellire.
E guardando i loro rami scuri mossi dal vento nella notte, puntualmente non
riesco a bloccare il flusso dei pensieri, a deviarlo dalle mie vivide memorie…
Ricordo quella sera d’estate, mesi fa, un cielo stellato come una cascata di
diamanti, un’aria leggera, tersa e profumata di essenze e spezie di ogni tipo.
In lontananza, sul pianoro, luci, addobbi, fuochi e un alto chiacchiericcio di
persone in festa mischiato a risate, urla di bambini, richiami di commercianti
e petulanti parlottii di signore di mezz’età.
E più in alto, sulla collina, dinanzi al piccolo lago, quegli alberi di pesco
e ciliegio così snelli e ricchi di odorose infiorescenze rosa e bianche, e una
schiera più imponente di tigli, i cui germogli giallastri dal penetrante odore
riempiono il terreno.
Cammino esitante calpestando l’erba fragrante e le giunchiglie dorate con lo
stomaco in subbuglio.
Naruto è al mio fianco, in silenzio, il capo perso in alto, nel cielo, ma il
passo più sicuro del mio…
…quasi subito le lacrime mi salgono agli occhi.
Scuoto la testa.
Devo smetterla davvero di rivisitare di continuo queste scene, sono una
tremenda ferita che non riesco a riparare.
Me ne devo stare qui, buono, a riempire il mio tempo di scartoffie, di
burocrazia scomoda e di nulla.
Devo rimanere qui, per sempre costretto a guardare gli altri esistere mentre
io, intrappolato in questa prigione dorata, non posso che consumarmi
lentamente, farmi uccidere dai ricordi e dalle illusioni che così scioccamente
avevo lasciato penetrare in me.
Ora non rimane più nulla,più nessuno.
Nemmeno lui.
***PARTE II
Ricordo come è stato terribile, per entrambi, affrontare tutto ciò.
Ricordo i ninja dal volto coperto che mi hanno preso di forza e portato via.
Ricordo il gran consiglio riunito, volti ostili, pochi amici.
Ricordo il dito puntato su di me, l’accusa finale di alto tradimento, di
condotta indecente e di azioni bagnate dal sangue.
- Ha evitato di uccidere se non ce n’era bisogno!- aveva gridato il Quinto,
rivolto ai miei inquisitori e arringando con forza (quasi ero piacevolmente
sorpreso da tanto interesse) una mia difesa.
Io non parlavo.
Ero frastornato, fuori di me.
Dopo quasi tre anni di pace, dopo tre anni di tranquillità, scoprivo che non
avevano mai smesso di condurre ricerche su di me, su cosa era accaduto durante
la mia fuga da Konoha, durante il mio apprendistato da Orochimaru,durante
l’estenuante battaglia contro Itachi e nel corso del sanguinoso scontro contro
l’Akatsuki.
Loro sapevano di Itachi, di Madara, del mio destino ineluttabile,
dell’improrogabilità delle mie scelte, del motivo delle mie azioni.
E allora perché incolparmi ulteriormente ora?
A più di tre anni di distanza!
Un capro espiatorio, una vendetta a lungo termine, ecco cos’ero realmente.
Tsunade-sama era fuori di sé e non si era risparmiata nel tentativo di
dimostrare l’inutilità quanto l’efferatezza di ciò che stava accadendo. Ma non
era servito a nulla, quel “processo” non era che una formalità, il mio
avvenire era già stato stabilito.
Poi eri entrato in scena tu.
Avevi distrutto l’ingresso e travolto non so quanti ninja, irrompendo nella
sala e facendo un gran chiasso.
Puro stile Naruto, insomma.
E avevi iniziato a strillare che senza di me il villaggio sarebbe ancora stato
in pericolo, che avresti difeso la mia vita con la tua, che non avresti
permesso a nessuno e per nessun motivo di torcermi un capello, che avrebbero
avuto sulla coscienza anche te oltre che me.
Credo che, alla lunga, più che la tua dialettica sconnessa e infuriata,siano
stati i tuoi occhi iniettati del rosso del demone volpe a convincerli e a
indirizzarli verso una mezza misura.
Non mi avrebbero ucciso ma ero loro debitore, un contro che avrei saldato
svendendo la mia libertà e la mia identità.
Dovevo sparire, occupare uno di quei ruoli in ombra che molti ninja di Konoha
accettano da tempo immemore, non avendo famiglia o amici.
Sarei diventato un ottuso burocrate o un nascosto burattinaio, vivendo
segregato e lontano da chiunque avesse avuto contatto con me, accettando una
dimora in cui era proibito a chiunque di entrare.
E così progressivamente sarei morto, ucciso dall’inattività e dalla
solitudine.
Naturalmente non avevi intenzione di smettere di protestare e di sbraitare, di
offendere e sputare sentenze su tutta quella schiera di inutili e viscidi
vecchiacci che componevano il consiglio.
Il Quinto tentava di tenerti a bada, di trattenere le tue urla furiose.
- SIETE UN BRANCO DI SCHIFOSI…!!!-
E urlavi, urlavi, urlavi.
Sembrava stesse accadendo a te, perché io, al contrario, mi ero già arreso da
un bel pezzo, sopraffatto di nuovo dall’orrido destino che mi era toccato.
Quasi avevo perfino già familiarizzato con l’idea di essere giustiziato in
quanto ninja fuggito. Non so se si potesse definire alto tradimento, so
soltanto che non avevo nessun motivo per reagire. L’unico scopo che aveva
animato la mia vita, l’uccisione di mio fratello, non solo si era rivelato un
tremendo inganno e un angosciante errore, ma mi aveva pure infine svuotato di
ogni istinto di sopravvivenza.
Nel grigiore di quell’amara sussistenza c’era qualche scintilla, certo.
C’eri tu, Naruto Uzumaki.
La tua amicizia, il tuo slancio fraterno, quei tuoi occhi continuamente
illuminati e quel tuo modo per certi versi imbarazzante di rivolgermi lo
sguardo e l’attenzione.
E c’era stata quell’estate meravigliosa,ora strappata da qualsiasi sogno.
Eppure non sentivo nessun moto in quel momento.
- Naruto ti prego, basta così.-
Avevo distintamente percepito la mia voce atona,pur se immersa in quel marasma
e in quella confusione.
Tu ti eri azzittito all’istante, allibito dalla mia arrendevolezza.
Immagino avresti voluto sbraitarmi di tirare fuori il vero coraggioso e
combattivo Sasuke, di far valere le mie ragioni.
Immagino che avresti perfino voluto, a tratti, insultarmi perché non stavo
reagendo.
E invece te ne stavi immobile, forse anche tu incredulo.
- Accetto le vostre condizioni…- avevo continuato io, completamente attonito.
Forse quell’oscuro vuoto che percepivo era senso di colpa, mi sentivo
macchiato per sempre ed ero veramente convinto di non poter avere nessun’altra
possibilità o via di scampo.
Lasciai che mi portassero fuori, scortandomi silenziosamente.
Tu eri ancora in piedi, immobile.
Non ti ho guardato, passandoti affianco.
Perdonami se allora ho accettato così passivamente di farmi sopraffare dai
miei cupi demoni interiori.
Ma se a te sembravo vivo, deciso, coraggioso, dentro in realtà da tempo
qualcosa si era spezzato, era marcito, inducendomi a desiderare nient’altro
che la quiete e il distacco.
Perciò in qualche modo sentivo di meritare ciò che mi stava accadendo, volevo
farmi del male, o forse punirmi, volevo per una volta concedermi il lusso e la
pena di arrendermi senza combattere.
02-The Drapery Falls [Naruto]
Cade il drappeggio
***PARTE I
Io...Io...davvero,io...non riesco a crederci.
Non posso accettare una cosa simile, non posso credere di averti visto gettare
via ogni cosa in un soffio, in uno stupidissimo attimo.
Credevo di averti mostrato che poteva esserci qualcosa dopo tutte le tragedie,
tutti i pianti, tutto quel sangue.
Credevo che avremmo potuto…insieme…noi…credevo.
Con un tonfo sordo la tua indifferenza è atterrata nel mio stomaco, ferendomi
ancora una volta, facendomi di nuovo sentire così maledettamente tagliato
fuori.
Come quando ho perso anni ad inseguirti per riportarti indietro ed ero
totalmente incapace di dimostrarti le mie ragioni, di rappresentare un reale
pensiero per te, di qualsiasi tipo, minaccia o conforto.
Come se non esistessi…quanto l’ho detestato…quanto lo detesto tutt’ora!
E in quella orrenda mattinata afosa, quando Sakura-chan si è precipitata in
casa mia tirandomi giù dal letto, gridando, piangendo, dicendomi di sbrigarmi,
ero talmente frastornato, narcotizzato.
Non potevo saperlo, prevederlo o immaginarlo!
Dannazione,mi brucia così tanto dentro, è come un’eruzione, una furia! Saperti
intrappolato, inerme, ingiustamente giudicato!
Sono corso da te, ho fatto irruzione;credo di aver fatto anche male a qualcuno
nel tentativo di raggiungerti, e mi dispiace, ma non potevo fare altrimenti.
Dovevo impedire che qualsiasi disastro accadesse!
Dinanzi a quelle facce sconosciute e impassibili – oh, quanto avrei voluto
pestarli fino a farli diventare polvere!- te ne stavi impalato, quasi come se
non fossi affatto tu ad essere lì in quel momento.
Non eri più quel raggiante ed energico Sasuke che aveva infine recuperato le
forze e la vita, non c’era traccia della tua sicurezza, del tuo sprezzo, e a
volte della tua sfrontatezza.
Sembravi solo privo di ogni barriera, colto in contropiede in uno dei tuoi
rari momenti di debolezza, di ripensamento.
Non hai fatto nulla.
Non hai nemmeno voluto che ti aiutassi.
Avrei potuto spezzare l’osso del collo a tutti in un attimo, e lo sai bene, ma
non hai voluto.
Mi hai intimato di stare fermo.
Ti sei consegnato a loro come farebbe qualsiasi stupido colpevole,
maledizione, mi sentivo soffocare, sentivo di cadere giù, giù, sempre più giù
verso un punto di non ritorno, sentivo che ancora una volta eventi più grandi
di noi avevano preso il sopravvento.
Mi addolorava da morire.
Non capivo davvero perché non potessimo essere padroni del nostro destino una
volta per tutte…non capivo perché andando via così inerme mi avevi ignorato
consapevolmente.
Come hai potuto?
In tutto quel tempo che avevamo passato insieme c’era stato qualcosa, una
scintilla, un piccolo attimo di illusione.
Ti avevo con calma portato allo scoperto,ti avevo praticamente costretto a
passare con me gli esami di Chuunin e di Jounin, ma sapevo che alla lunga
avevi iniziato ad apprezzarlo, ad apprezzare me, diavolo.
Ti avevo visto soddisfatto.
Avevo forse scorto un paio di volte perfino un’aria serena sul tuo volto
spesso sofferente.
E quella sera, poi…quella sera.
Sembrava un sogno.
Perché rovinare tutto così…perché?!
Evidentemente non era poi così importante.
***PARTE II
Da quel momento in poi sono ripiombato nel tormento tanto velocemente quanto
ero riuscito per un attimo a raggiungere il paradiso.
Nei giorni seguenti sembrava che qualcuno avesse strappato via da me ogni
slancio vitale.
Sakura-chan era continuamente sul punto di scoppiare in lacrime, Tsunade-sama
era incredibilmente abbattuta, come se l’avessero sconfitta in qualche
combattimento, Kakashi-sensei vagava distrattamente assorto in foschi
pensieri…e quando accadeva che ci fossi io nei dintorni, i loro comportamenti
peggioravano sensibilmente.
Iruka-sensei veniva quasi ogni giorno a trovarmi, se non ero in missione, e si
occupava di me con una gentilezza così eccessiva da innervosirmi.
Tutti avevano iniziato a trattarmi coi guanti, a concedermi solo le loro
occhiate più tristi, ad avere timore di ferirmi.
Provavano pena per me, in sostanza, ed era orribile vedere questo nei loro
volti, non più amicizia, partecipazione, orgoglio, fratellanza, affetto o
sfida.
C’erano solo gretta commiserazione e vivido dolore.
Come se avessero davvero visto in me, come se sul serio avessero letto quello
che provavo.
E come se fossero riusciti a capire cosa era per me Sasuke.
Questo mi faceva terribilmente incazzare, mi sentivo violato, tremendamente
esposto, fragile come un bicchiere di cristallo e,ai loro occhi, incapace di
reagire.
Col tempo la cosa s’è attenuata ma io non ho smesso di sentire lo stesso un
enorme senso di perdita dentro.
Non come quando ho saputo di Jiraiya-sama…quella volta è stato più un potente
squarcio, una cosa da gridare e piangere ore e ore e distruggere più cose
possibili. Lì si era trattato di sentire di essere rimasto con le spalle
scoperte, di aver perso un amico, un fratello, forse un padre.
Questa volta è stato più la netta e chiarissima, deludente percezione di non
poter tornare indietro, di non poter combattere contro una forza enorme ed
avversa, quasi schernitrice.
Più forte di qualsiasi lotta, di qualunque legame, di ogni demone,
combattimento od orgoglio.
Mi sono arreso un po’ anche io con te.
Anche io mi sono spento dentro, come te.
E ora non dormo più come prima, non mangio più con lo stesso gusto, non mi
alleno più con la genuina voglia di migliorare.
Ora tutto è così piatto e grigio che stento a riconoscermi quando parlo con le
persone che mi vogliono bene, quando vivo con loro la mia esistenza
alternativa.
La chiamo “l’altra vita”, quella in cui il corso delle cose è continuato
normale e io ho solo sofferto un po’ per poi andare oltre.
Ma la vera vita è quella che ora mi consuma dentro,è paralizzata e rimane con
il ricordo della familiare presenza di Sasuke, del suo odore – senza saperlo
ormai lo conoscevo così bene! – della sua figura che si stagliava sicura
affianco a me.
Ora sono solo tormentosi fotogrammi di semplicità quotidiana.
È uno stillicidio.
Non faccio che sognarlo.
Le rare volte in cui riesco appena ad addormentarmi, quando non uso sonniferi
o altre porcherie che Sakura-chan riesce penosamente a procurarmi.
Sogno i suoi occhi profondi,(quella sera incredibile così impauriti), sogno il
suo bel volto, le sue mani disegnate…e lo vedo avvicinarsi a me.
Purtroppo spesso lo vedo anche morire in cento, mille modi diversi, sempre più
macabri, sempre più tortuosi, sempre più ossessionanti.
Ancora adesso, a distanza di massimo quattro mesi, non faccio che svegliarmi
nel cuore della notte urlando con tutta l’aria che ho nei polmoni, tutto
fradicio di sudore, il volto pieno di lacrime,un pesante senso di nausea che
spesso si trasforma in violenti conati che riesco a malapena ad indirizzare
fuori dal letto.
Non credo che questa si possa dire una condizione felice.
Quando il mio corpo si tormenta so che lo fa per un unico motivo, ben noto, so
che non ci vorrebbe nulla per assecondare ciò che mi chiede.
“ CORRI DA LUI!” mi grida ogni particella del mio essere.
So dove abita.
So cosa fa.
So anche, forse, come sta.
Ma in qualche altra parte di me, forse quella che ne ha davvero avuto
abbastanza, c’è la solida proibizione, forse un’irrazionale paura, di
rivederlo, di ritrovarlo di nuovo.
Non riesco ad accettare la situazione,semplicemente desidero solo che nulla
sia mai successo, vorrei che tutto avesse avuto serenamente il suo corso da
quei giorni in cui, è probabile, eravamo felici.
***PARTE III
Cos’era cercare la tua mano con la stessa naturalezza con cui bevevo o
respiravo?
Era una sensazione grandiosa.
A volte sono quasi contento di reagire così impulsivamente a ciò che mi passa
per la testa, perché un altro non avrebbe avuto il coraggio, al mio posto.
Di continuare a battibeccare con te,a prendermela, a insultarti, a sfidarti, a
intimare di volerti prendere a pugni e infine, quasi come se nulla fosse, di
circondarti le spalle con un braccio, con fare cameratesco.
Prima.
E poi, pian piano, di sorriderti ogni volta più apertamente nelle
conversazioni, di guardarti senza timore con grande ammirazione o affetto, di
afferrarti sicuro la mano per evitare di disperderci attraversando una grande
folla.
Cavolo se ti sentivo sobbalzare, le prime volte.
Trattenevi il respiro, sorpreso, e ti irrigidivi mostruosamente, l’essere a
tuo agio con la prossimità corporea non era assolutamente il tuo forte.
Lentamente ti sei abituato.
Ero così orgoglioso!
Avevo passato ogni test, ero penetrato nelle tue difese.
Io ti volevo bene, Sasuke, non serviva un genio a capirlo, così come non serve
per capire che quel mio affetto così sincero adesso sta diventando davvero
un’ossessione.
Perché non riesco a capire!
Non ce la faccio a comprendere il motivo per cui hai lasciato che tutto questo
marcisse, scomparisse!
Non era bello abbastanza?
Non era vero abbastanza?
I tuoi orrori interiori erano forse più forti del mio calore umano?
Cazzo, mi bolle il sangue nel saperti intrappolato e isolato, circondato da
alberi, sperduto, sorvegliato.
Mi scatta qualcosa di così violento nel cervello…ESPLODE UNA FURIA COSI’
INCOTROLLABILE!
Perché sei lì?
Perché non sono con te?
Perché mi hai cacciato?
PERCHÉ TUTTA QUESTA VELENOSA, VISCERALE SOFFERENZA?
Non potevamo semplicemente prendere le cose così come ci venivano date?
Non potevamo goderci quel piccolo frammento di felicità, e basta?!
Ora sono qui, nel letto, di nuovo in lacrime, la notte inoltrata.
Sono così stanco di tutto questo.
Prima di pensarci, agisco in automatico.
Mi vesto in fretta,non prendo armi, non ho intenzione di ferire nessuno.
Ben protetto dal mio mantello,lascio il mio rassicurante appartamento alla
volta di una zona decentrata, su alcune colline ai bordi del villaggio.
***PARTE IV
Corro, il vento brioso e fresco inizia un po’ a pungermi il viso, probabile
che di qui a qualche giorno l’autunno ci scuoterà con temperature
precipitosamente basse.
Furtivo come un gatto, silenzioso come un sicario, attraverso per intero il
villaggio, giungo alle porte appiattendomi contro ogni muro e sfruttando ogni
ombra. Evito la strada principale e prendo sentieri ad essa paralleli,
puntando verso quella lieve altura fitta di alberi, nei quali è ben nascosta
la tua dimora.
Le conto le sentinelle, sono di meno di quante non ne avesse menzionate quella
volta Kakashi-sensei, probabilmente perché è notte.
E visto che tra un guaio e l’altro, a quasi vent’anni, anche Naruto Uzumaki ha
imparato ad essere un ninja…supero con destrezza quei sorveglianti mezzi
addormentati nei punti strategici all’esterno della proprietà.
Mi trovo nel grande giardino e non ho molto senso dell’orientamento qui
dentro, quasi tutto lo specchio del cielo è chiuso dalle brumose sommità egli
alberi.
Rabbrividisco.
Si sta facendo umido, forse è tutta questa vegetazione.
I brividi mi corrono lungo la schiena come tanti fastidiosi insetti.
Vago casualmente in questo piccolo paradiso solitario, puntando verso il cuore
di ciò che racchiude.
La casa appare poco dopo, scura e imponente, il legno chiaro e pregiato e i
tetti, in contrasto, scuri e maestosi, con fregi e piccoli arabeschi dorati.
Sotto ai due piani una piccola veranda si fonde elegantemente con lo spazio
del giardino.
Sembra davvero un posto adatto per isolarti, Sasuke.
E neanche a farlo apposta sei lì, in quell’angolino, mi dai quasi le spalle.
Il cuore mi sobbalza nel petto fin quasi a squarciarlo, e all’altezza dello
stomaco sento un dolore perforante: non sono evidentemente pronto come
credevo, la mia sicurezza scema, le mie gambe cedono.
Cerco ugualmente di tendere ogni muscolo nel tentativo di essere il più
silenzioso possibile nei movimenti.
Continuo davvero a non capirmi, sono partito con la ferma intenzione di
incontrarti, cercare spiegazioni, forse (probabilmente) picchiarti…e ora
invece sono come congelato dal solo vederti di nuovo, e allo stesso tempo
violentemente attratto verso di te.
Ho paura.
Mi avvicino centellinando ogni passo, quasi a rallentatore.
Sei rannicchiato, del tè quasi dimenticato e freddo al tuo fianco,mentre tu
sei coperto da vestiti troppo leggeri per stare qui fuori.
Sembri immobile, quasi perso dietro a un’invisibile percorso mentale.
Sono molto vicino, posso vedere alla perfezione le tue ciglia immobili, i tuoi
capelli più lunghi del solito e la barba incolta, di qualche giorno.
Profonde occhiaie solcano il tuo volto, più smunto di come lo ricordavo.
Ma forse è solo questa maledetta luna ad accentuare le ombre della tua
espressione, ora improvvisamente cupa.
In un baleno, vedo quel cipiglio duro andare in mille pezzi e non sbaglio nel
constatare che i tuoi occhi sono pieni di lacrime.
Cosa ti starà passando per la testa?
Non posso saperlo, ma immagino che faccia male.
Ti copri il viso con la mano destra, e lo scuoti inconsciamente, forse
cercando mentalmente di cancellare la debolezza e di ricomporti, almeno in
parte.
Poi di colpo, gli occhi stretti e cattivi come se fossi sotto attacco, ti
volti verso di me, in cerca di un pericolo o di un nemico:devo aver fatto
rumore appoggiandomi all’albero.
Gli occhi stretti si spalancano, increduli, e ti vedo prendere un respiro
affannoso, come se ti avessero appena colpito a sorpresa, e indietreggiare con
le spalle, inconsciamente.
Io sono ben incappucciato ma non basta certo un mantello a nascondermi da
te…anche perché non ho alcuna intenzione di farlo.
Raccolgo un po’ di coraggio e mi faccio avanti, appena un paio di passi, e tu
con uno scatto felino e immediato, ti alzi, ti volti e scappi, entrando in
casa.
Ti seguo senza fretta, non credo tu possa andare molto lontano, sono piuttosto
convinto che la tua sia stata più una reazione di spavento per qualcosa di
inaspettato.
La casa è buia, fredda, e alla luce della luna tutto il lussuoso ciarpame di
valore che contiene, appare miserabile e povero.
Ti trovo al piano di sopra, la testa appoggiata al vetro, le spalle incurvate
come in un tentativo remoto di protezione.
- Perché sei qui?- mi apostrofi forse con più acidità di quella che volevi
realmente usare.
- Sasuke…- pronunciare il tuo nome così ad alta voce, dio, che capogiro;
allungo il braccio verso di te.
- Perché sei qui?Non avvicinarti!- mi sibili, la voce impassibile, forse le
ultime parole tinte da una nota stridula.
Ma stai perdendo il controllo, è evidente, quasi tremi.
Io mi muovo inesorabile verso di te, tu inizi a tremare vistosamente, sono
ormai a meno di un metro da te, e so che puoi sentirmi così vicino.
Ogni odio, ogni sorta di risentimento sembra sparire dalla mia testa, vorrei
solo…poterti…abbracciare…e…
Sono confuso, abbasso il capo, la mente va oltre ciò che dovrebbe essere
pensato.
- Non voglio vederti. Lo sai che ti è proibito stare qui…-
Le prime parole forti e sicure, sprezzanti, piene di astio, le ultime
arrochite da una voce vicina al pianto.
Sasuke che piange.
Questo va davvero oltre ogni mia fervida immaginazione.
Ti metto una mano sulla spalla e ti giro di forza, all’improvviso.
I tuoi occhi mi squadrano, duri e testardi, pieni di orgoglio.
Ammettere ciò che tutti e due sappiamo sarebbe solo debolezza per te ora.
Perché, cazzo, perché ti ostini così tanto?
Un pizzicore di rabbia mi raggrinza il fondo dello stomaco.
- Naruto. Va’ via. Non hai motivo di stare qui. Non voglio vederti.-
Perché menti ad alta voce quando l’evidenza grava così tanto addosso ad
entrambi?
- Sta’ zitto. Sai anche tu che non è vero.-
Sento che il mio tono è pieno di furia e non riesco bene a focalizzarmi su un
sentimento ben chiaro dei tanti che confusamente si agitano in me.
- Sai anche tu che quella nott…- cerco di dare forma ad un discorso, senza
perdere il controllo.
- QUELLA NOTTE NON E’ MAI ESISTITA!- urli all’improvviso, e poi, più cattivo e
controllato:
- Niente di quello che pensi è mai esistito, razza di inutile cretino,sei
solo…sei stato solo…un peso!-
E il pizzicore si incendia di rabbia.
Mi stai rifiutando così insistentemente…ma non ha senso!
- Cancellami dalla tua testa, non voglio avere più nulla a che fare con te.
Non ti ho mai sopportato e mai lo farò, non sei che un problema, un impiccio,
un pensiero!-
Eh no, Sasuke, non così,non ci siamo, non sono queste le parole che mi
aspettavo.
La furia esplode in me, sento che il mio viso si tende in un’espressione
livida.
- KYAAAAAAHIIII!-
Urlo e ti mollo uno schiaffo pesante.
Ancora e ancora e ancora…la finirai mai di piantarmi coltelli nel petto così?
Non fai che farmi del male, che trattarmi come l’ultimo degli scarti, come un
avanzo umano.
E guarda cosa mi hai fatto diventare, come ci siamo arrivati a questo punto?
Ti rivolgo uno sguardo irato e ogni atteggiamento di superiorità evapora dal
tuo volto, con la mano destra ti tocchi la guancia dove brucia il mio
schiaffo.
Ti prendo per le spalle e ti scuoto, forse gridando un po’ troppo.
- MI HAI ROVINATO LA VITA!MALEDIZIONE!MI HAI ROVINATO LA VITA!-
Calde lacrime ti rigano la faccia, la tieni il più possibile girata sulla
sinistra, come se non volessi nemmeno ora affrontarmi.
Ti lascio andare e indietreggi barcollando, ti accasci per terra nascondendo
il volto nell’incavo del gomito destro.
- Mi dispiace...hhnn..hnnn…mi dispiace…-
La tua voce soffocata dalla stoffa della manica è sorda è addolorata.
Ma dentro ho come un vuoto enorme, colmato solo di rabbia, solo di tutte le
brutte sensazioni che mi hai impiantato in dieci anni, quasi come se in un
attimo tutte quelle belle fossero invece state spazzate via.
- Io ti detesto, Uchiha Sasuke, tu sei la causa di tutti i miei problemi!-
Sembri aumentare il ritmo dei singhiozzi a queste mie parole.
- Tu ed io…mi ero illuso…e ora guarda cosa abbiamo tra le mani!Solo la tua
stupida debolezza, il tuo inutile orgoglio, le mie enormi ferite! Mi hai
succhiato via ogni forza, io non vivo più, e in cambio mi hai dato solo incubi
e fantasmi!-
- Naruto…ti prego…ti prego…-
Ti alzi da terra, a stento, la tua anima nuda come un neonato, piangi senza
ritegno e sei più debole che mai.
- Non sapevo cosa avrei trovato venendo qui. Sapevo solo che avevo una gran
voglia di spaccarti il muso. Sei sempre e solo stato uno stronzo con me e
adesso osi pure fare finta di niente?! Hai il coraggio di venirmi a trattare
come un idiota?! Di rinnegare tutto?! Sarò anche scemo ma sono testardo almeno
quanto te, posso dimostrartelo, io poss…-
E poi il respiro mi muore in gola, con ogni parola.
Senza che io me ne rendessi conto, ti sei fatto troppo vicino, mi hai posato
una mano sulla guancia, come a emulare una pallida carezza, che poi è scesa
sul collo e si è posata sulla spalla stringendola.
***PARTE V
- Ah….!- sei immediatamente scoppiato di nuovo in lacrime, il contatto è stato
troppo forte e inaspettato anche per te.
Io sono ancora immobile, come congelato.
Non sei mai stato così esposto, così prostrato e senza difese.
So che non sai come parlarmi, so che forse vorresti dirmi più di quello che
mostri…ma questo non l’avevo messo in conto.
E in qualche frazione di secondo ho rivisto una folata di immagini vivide e
colorate, stampate in mente.
Allora è esistito tutto.
Davvero, tutto ha avuto il suo corso o è stato solo un brutto sogno?
Mille mostri mi squarciano senza trovare pace,ora più che mai, le nostre pelli
hanno avuto di nuovo un contatto ed è stato come essere ancora risucchiati da
un turbine di fervore dimenticato.
Qualche lacrima sale su anche a me.
Mi sento perduto, come se tra le mani non mi restasse che amara delusione.
Non meritavo questo.
Neanche tu.
Sasuke…eri lì, ti avevo in qualche modo portato nel mio mondo, perché sei
fuggito? Perché non hai voluto credere in me?
Perché mi hai respinto, perché continui a confondermi?
Improvvisamente riemerge un montare di furia.
Sto qui a tormentarmi per un maledetto squilibrato!
Sei un povero pazzo, mi respingi, poi piangi e mi accarezzi…dannazione cosa ti
passa per la testa?!
Mi stai prendendo in giro.
La morsa ghiacciata del rancore ha la meglio, si sa bene che la collera
offusca la forza di ogni altro sentimento.
Ti accorgi che qualcosa in me è cambiato…una volta sarei morto per vedere te
che tentavi di toccarmi,adesso nessuna incerta carezza mi farà uscire di nuovo
di me…ora sono più forte, ho più controllo.
Il tuo sguardo si abbassa a rilento, prima spaurito poi abbandonato, luccica
per un secondo nel ciondolo di Tsunade-sama che ho al collo.
- Naruto…io…- cominci tu flebilmente,ma sono più rapido io.
- Testa di cazzo!- Strillo,fuori di me e, prima che tu possa realizzare il
tutto, ti tiro un pugno sul naso e tu indietreggi sbattendo contro il muro.
- Non toccarmi mai più!- e, detto questo,mi giro e corro via, lasciandoti
contro il muro col naso sanguinante, gli occhi pieni di lacrime e il cuore
frantumato ancora,un po’ di più.
E correndo tra gli alberi, svegliando anche un paio di ninja che ti
sorvegliano, sento che stavolta sono io a sentire una abissale desolazione…non
ho più nemmeno la forza vitale per piangere.
C’è solo profonda tristezza.
Mestamente chiudo la finestra della mia camera.
Il tuo volto, la nostra confusione, le tue lacrime…tutto sembra lontano mille
miglia da me, ora.
Come se ormai ci fosse completa separazione tra il mio mondo e il tuo, come se
un velo di tragica e lucida consapevolezza mi avesse strappato da ogni sogno,
da ogni speranza.
Ormai in me le forti emozioni stanno scemando e stanno lasciando il posto ad
una desolante e inesorabile apatia.
Non avevo torto, hai distrutto le mie prospettive felici, e il tuo ricordo non
farà che continuare ad uccidermi, ogni giorno un po’ di più.
Ingerisco una quantità sballata di sonniferi e mi butto nel letto, sperando di
non svegliarmi la mattina che verrà.
I primi raggi del giorno mi squarciano il cervello, che subito esplode in una
acuta emicrania, emergo dolorosamente dal buio del mio sonno di piombo.
Lentamente ricordo ogni cosa, ogni fatto di ieri sera.
Più velocemente si abbattono su di me anche tutte le spietate conseguenze
delle mie azioni.
Oltretutto, qualcuno si sarà certamente accorto che qualcosa di strano è
successo in quella casa sperduta…ho fatto proprio una gran stronzata.
In ogni senso.
E poi sulla mia guancia sento come l’ombra fredda del tuo tocco,
all’improvviso, come se fossi davvero qui.
Di scatto appoggio su quell’orma flebile la mano, e la carezzo.
Quest’oblio non sembra avere fondo.
Mi rannicchio avvolto nel lenzuolo, è solo l’alba, ho ancora un po’ di tempo
per farmi del male ricordando il tuo viso.
03-Harvest [Sasuke]
Raccolto
*** PARTE I
Dimenticare è forse la cosa più facile da fare.
Convivere con questo insopprimibile cordoglio è la vera condanna,la mia croce.
Non ero pronto per vederti, Naruto, ma da quando ha avuto inizio quest’incubo
di reclusione, credevo saresti arrivato prima a reclamare spiegazioni, a
pretendere che io ti parlassi.
Cosa avevo nella testa quella mattina per decidere di accettare il
provvedimento per me pattuito, non lo so nemmeno io.
È una sottile e strisciante sensazione di abbandono.
Come se non avessi la forza di reagire, come se pur soffrendo in questa
immotivata prigione, non volessi sottrarmene.
Masochismo?
Non so.
Senso di colpa?
Credo di si.
Da quando sono al mondo non sono che un dannato.
Il mio clan, la mia famiglia, lo sterminio degli Uchiha, mio fratello…quando
ci ripenso tutto sembra così assurdo che ormai è come se fosse la vita di
qualche altra persona.
Mi sto spegnendo.
Non so da quando è cominciata, ma è una lenta agonia verso il grigio del nulla
e giorni di abbandono.
Eppure ogni tanto mi ritrovo a volerti più di ogni altra cosa, a bearmi del
suono di quella magica serata, di tutti i suoi odori, i suoi sapori, i suoi
colori.
Come se mentre io sto fermo a guardare lo stesso, tormentoso film incantato
nella mia testa, il mondo al di fuori continuasse a scorrere inesorabile,
senza di me.
Ieri notte avrei voluto spiegarti tutto questo.
E invece ero terrorizzato a tal punto da tentare di respingerti,così ho
meritato il magro risultato di farti arrabbiare ancora di più, di farmi odiare
perfino di più.
Avrei voluto saperti dire…Naruto…avrei voluto vederti rimanere un po’ di più
con me, come facevi prima.
È ormai tutta la mattinata che ci penso, che ti rivedo arrabbiato, e che con
l’immaginazione tento di cambiare il corso degli eventi.
Così fa un po’ meno male.
Tra una scartoffia e l’altra, ti vedo sorridere, scherzare, bere, mangiare,
piangere, urlare…
Perché Naruto?
Perché non sei rimasto lo stesso al mio fianco, superando quella tua rabbia
impaziente?
Forse alla fine avrei potuto dare un nome anche a ciò che proclamavo essere
inesistente, a ciò che io e te siamo stati e mai più saremo.
E forse anche tu avresti potuto gridare ad alta voce, al mio posto, cos’era
quando per sbaglio mi toccavi e il petto si scioglieva di una voragine di
struggimento.
Ti ho detto che non è mai esistita.
Ti ho detto di dimenticare, di lasciarla stare.
Ma la verità è che è ormai non potrò più scordare la mia ossessione…
…quella sera.
Riesco a ricordare ogni piccolo particolare, tanto erano i miei sensi
amplificati forse da quello strano languore, forse da quel presentimento che
mi attanagliava lo stomaco da giorni.
Il mio veleno, il mio tormento, non faccio che pensarci.
Il sole è ormai allo zenit.
Inizia ad essere incredibilmente pallido, la sua energia debole nonostante
stia splendendo.
Ormai è solo fulgida apparenza, il freddo si avvicina.
Mi rifugio nel mio giardino, di nuovo, lontano da quelle facce meschine che mi
circondano in un susseguirsi di anonimato e losche questioni.
Sorpasso il cancello del recinto interno,arrivo a ridosso del laghetto con il
ponte, nascosto dalle fronde degli alberi così tanto da essere impenetrabile
dalla vista,perfino scrutando dalla veranda esterna della casa.
Qui vengo da solo.
Qui sto bene.
Poso appena la mano sul tiglio più grande del giardino, che si trova qui.
L’odore oleoso delle sue foglie e dei suoi fiori è ancora vivo, anche se le
prime iniziano ad avvizzire, a stemperare nel giallo e nell’arancio, e i
secondi sono ormai quasi tutti accartocciati e marroncini.
È perfettamente inutile che io mi opponga allo spuntare spontaneo dei ricordi,
ancora, dei tigli della sera della festa, a te e a me.
Sorrido.
Per quanto possa essere un tormento ossessionante, sono stato capace di
mantenere vividi anche i momenti di allegria, così da poterne attingere
continuamente.
[…- Sakura-chan! Sasuke-kun! Scommetto che non ci sono così tanti tigli in
tutto il villaggio di quanti non siano questi!Sono bellissimi!-
Avevi esclamato tutto allegro, al mio fianco, indicando la schiera che
circondava il pianoro, mentre Sakura-chan annuiva sorridendo.
- Naruto!Vediamo chi mangia più futo maki stasera!- ti aveva apostrofato
Chouji trionfante, arrivando di corsa.
E tu, tutto serio, mi avevi guardato concentrato e avevi sentenziato con
un’aria seria e buffa:
- Coraggio, dattebayo,bisogna dare fondo ai risparmi! Stasera non perderò!-
Io mi sentivo così…stranamente coinvolto…]
Ombre, solo ombre che camminano, che ridono, scherzano, parlano.
Nessuna gara di cibo, nessun odore speziato e intenso di yaki udon,nessun urlo
di trionfo di Chouji provenire dalla bancarella di futo maki fritto, nessun
Naruto arrabbiato come un bimbo a cui è stato sottratta una caramella.
Tutto esiste solo nella mia testa…e ora che sono solo posso concedermi la mia
razione giornaliera di spensieratezza, chiusa in quelle visioni lontane.
Il vento solleva un po’ di polvere e detriti,ma io sono immobile, affianco al
tiglio, ancora una volta bloccato nel vortice del mio mondo parallelo, in cui
ogni particolare sta assumendo proporzioni giganti.
Chiudo gli occhi.
Frammenti di immagini e di dialoghi si espandono fino a formare un grande
unico ricordo intenso.
***PARTE II
La festa d’inizio estate* non veniva celebrata con tutti i fasti del caso da
troppo tempo:anni di guerra e di instabilità non avevano dato la possibilità
di organizzare l’evento.
Per questo il comitato a cui era stato assegnato il compito di supervisionare
l’organizzazione della serata, aveva all’unanimità deciso di fare le cose in
grande stile.
La gente era tutta eccitata, allegra, più amichevole e disponibile, più
aperta, e gli addetti ai lavori erano febbrilmente indaffarati, come
instancabili formiche,in tutti quei piccoli lavori che poi avrebbero fatto la
differenza.
Tsunade-sama aveva deciso di far soggiornare a Konoha anche i ninja più
importanti del villaggio della sabbia, puntava molto su questa grande
occasione per dichiarare apertamente che ormai regnavano pace e armonia.
Noi Jounin eravamo comunque impegnati nelle missioni più delicate, ma il
flusso di ninja occupati in affari esterni era notevolmente diminuito da
quando erano iniziati i preparativi della festa.
Finché un mattina Naruto, Sakura ed io, convocati dal Quinto, fummo incaricati
di coordinare i preparativi per l’arrivo del Kazekage del villaggio della
sabbia, Gaara-sama, e tutto il suo seguito.
Si trattava di supervisionare una serie di lavori pesanti, e di per sé era una
scusa per riposare.
Mi sentivo annoiato e tagliato fuori.
Almeno in missione facevo ciò per cui ero stato addestrato fin da bambino, non
potevo ridurmi a trattare tutto il tempo delle inutili e sciocche relazioni
sociali.
Non ero molto di buon umore.
Ma la sera prima dell’inizio ufficiale della nostra “missione”, Naruto bussò
alla mia porta, il volto sorridente ed un enorme scatolone pieno di
scartoffie.
- Ecco, Sasuke-kun, sono tutti i documenti per domani, sono stati equamente
divisi in tre parti…-
- Si certo, come no…- avevo brontolato io, immaginando che lui avesse tenuto
nel suo scatolone solo un paio di dispense e sbolognato tutto il lavoro a me.
Entrò con naturalezza, posò lo scatolone sul tavolo della cucina e poi,
grattandosi la testa con fare disinvolto e sorridendo beffardo, disse:
- Ma daaaai! Che dici!Non lamentarti come al tuo solito!-
Quella forse era la terza o la quarta volta che lui entrava nella mia misera
ma accogliente tana, e mi facevo un effetto tutto nuovo.
Anzi, tutta la settimana era stata strana.
Naruto non faceva che starmi attorno: per una scusa o per un’altra, riusciva a
passare con me gran parte della giornata.
Io ero lusingato, ma non sapevo cosa tutto quello significasse, ne’ avevo in
testa la minima idea di come mi dovessi comportare con lui.
L’unica spia di allarme che si accendeva ogni tanto, quando brancolavo nel
buio, era Sakura, che con occhiate veementi mi invitava silenziosamente a
seguire Naruto, ad aiutarlo, a raggiungerlo, a fare questo o quello per lui.
Davvero, avrei voluto essere più spontaneo, più sicuro.
Ma non avevo nessun punto di riferimento per situazioni simili.
A dir la verità ero anche abbastanza ingenuo: sembrava che tutti, guardandoci
stare assieme, avessero capito qualcosa che a me sfuggiva clamorosamente e che
a lui imbarazzava da morire.
Davanti al mio tavolo, quella sera, lui era la cosa che più assomigliava al
concetto di famiglia o affetto,rimastomi in qualche meandro del cervello.
Con quella faccia assurda, mi strappò appena un sorriso.
- Scemo – dissi, senza cercare di nascondere che in realtà mi divertiva –
dai…vieni con me un secondo.-
Esattamente non ricordo nemmeno perché agii in quel modo.
Presi la coperta dalla camera da letto, uscii dall’appartamento e imboccai le
scale esterne per il tetto, con Naruto che mi seguiva, un po’ pigro, un po’
curioso.
- Dove stiamo andando?- mi disse mentre saliva le scale scalcinate.
- Vedrai…- gli risposi io, giocando a fare un po’ il misterioso.
- Eddaaaai!Sei noioso, noioso, noioso!!!Uffaaaa!-
Naruto si lamentava a gran voce, tutto concentrato sulla maniera per
protestare meglio, perciò non glii fu chiaro subito, non appena raggiunto il
tetto, che volevo solo godermi un po’ quella vista in sua compagnia.
Poi, di colpo, morirono tutti i suoi schiamazzi.
Il cielo era terso, vellutato di blu, il riverbero incantato delle stelle
schiariva la notte , tutto sembrava addormentato e silenzioso.
Mi sdrai sulle tegole ruvide, invitandolo indirettamente a fare lo stesso,
misi sopra la coperta per evitare quell’arietta ancora un po’ punzecchiante, e
iniziai a contemplare quello spettacolo.
Stavo in pace, mi sentivo bene.
Lui se ne stava immobile, sorpreso di poter godere di una tale meraviglia così
a portata di mano.
Senza esitare ulteriormente, Naruto si sistemò al mio fianco, a un palmo da
me, con le braccia incrociate dietro la testa.
Era rilassato, percepivo il suo respiro regolare e calmo.
- E’ talmente pulito che si vedono i contorni della Via Lattea!- aveva poi
esclamato all’improvviso.
Io mi ero girato verso di lui e avevo trovato i suoi occhi colmi di puro
stupore, come un bambino incantato.
Nell’osservarmi di colpo, aveva provato imbarazzo e aveva abbassato lo
sguardo.
Nel fondo del mio stomaco, intanto, si era come creato un vuoto.
- Vengo qui quando voglio stare bene.- le mie parole mi sembravano propagate,
lunghe minuti, sospese nel tempo.
Senza alcun preavviso,come in risposta alla mia affermazione, si era mosso per
avvicinarsi a me.
Spostato da un ignoto comando irrazionale, il mio braccio si era
automaticamente sollevato e sistemato appena sopra le sue spalle,
consentendogli di accostarsi davvero molto.
La sua testa giaceva tra la mia spalla e il mio collo, le nostre gambe a poco
a poco intrecciate.
Avevo gli occhi commossi dal bagliore divino delle stelle, avevo l’olfatto in
subbuglio, che beveva avidamente ogni informazione sul suo odore, quello dei
suoi capelli, quello della sua pelle, quello della mia mischiato al suo.
Una violenta vertigine mi scosse da capo a piedi,la pelle d’oca mi aveva
ricoperto tutta la schiena.
Mi aveva infine abbracciato e stretto forte, come se mi avesse sentito
tremare, dentro e fuori.
Dopo appena una mezz’oretta si era fatto troppo fresco, e decidemmo di
rientrare e lui, a mezza bocca, aveva detto:
- Allora…io vado a casa…eh…buonanotte…-
Si era avvicinato di nuovo, provocandomi un trasalimento non indifferente, mi
aveva toccato appena la mano e si era voltato, sparendo dietro la porta
chiusa.
Forse era da lì che era iniziato tutto, almeno per me.
Ripensandoci ora, Naruto si comportava così già da un pezzo…sono stato davvero
un imbecille!
Il giorno seguente la frenesia e l’allegria riempivano ogni angolo di Konoha.
Non ero molto convinto,in realtà,da tutta quell’ euforia generale, ma Naruto
era così felice da trasmettermi una sorta di tacito benessere, come accadeva
ormai da un po’ di tempo.
Quella sera era il grande giorno, ogni cosa era al suo posto, pronta per la
cerimonia d’apertura; a tutti i ninja era stato fornito un abito adatto, un
kimono maschile grigio e azzurro, con il simbolo di Konoha sulla schiena
bianco, uno femminile rosso e bianco con il simbolo nero.
Così anche nel corso di un’occasione informale, in qualsiasi momento, chiunque
avrebbe potuto chiedere aiuto al ninja più vicino, riconoscibile da quella
sorta di divisa.
Tsunade-sama aveva dato il via al fitto programma di festeggiamenti con un
discorso celebrativo in memoria dei grandi del Villaggio, alludendo ad un
futuro migliore.
Al suo cospetto,in prima fila, magnetico e silenzioso, stava anche Gaara del
Deserto, assieme ai suoi due fratelli, Kankuro e Temari.
Anch’egli era curiosamente partecipe, anch’egli forse commosso.
Le lanterne adornavano le strade, le bancarelle erano piene dei cibi più
ricchi e dei divertimenti più variegati.
Dei suonatori allietavano le persone in vari punti strategici all’interno del
villaggio, intorno a grandi fuochi colorati, le donne danzavano e gli uomini
battevano le mani.
Giocolieri e artisti di strada provenienti da ogni angolo del mondo, con
vestiti colorati e dai lineamenti esotici, mostravano le loro incredibili
capacità, coinvolgendo il pubblico, creando attimi di stupore e momenti di
diffusa ilarità.
Camminavo osservando tutto questo e perdendomi nell’assorbire ogni più piccola
sensazione, finché, in lontananza, una ben nota capigliatura bionda aveva
attirato la mia attenzione, provocandomi un automatico senso di leggerezza.
- Sasuke-kun, Sasuke-kun!Siamo qui!-
Non avevi nulla di più o di meno del solito, ma quella sera riuscii a pensare,
provando incredibile imbarazzo, che eri bello, che provavo piacere nel
vederti.
Ignaro di cosa stessi scatenando in me,tu continuavi a saltellarmi attorno, a
bombardarmi di impressioni, esclamazioni, frasi eccitate su tutto quel baccano
e quella confusione che ci attorniavano. Quello sì che era il tuo elemento!
Io, al contrario, ero narcotizzato, mi pareva di riuscire a vedere e sentire
solo te, come se il resto fosse un offuscato fondale confuso.
Vedevo Sakura-chan sorridere e guardarci di sottecchi, ma la vedevo anche
radiosa nel danzare attorno al fuoco assieme a Kankuro, naturale e sciolta.
Mi chiedevo come riuscisse ad essere così spontanea, così chiaramente
interessata eppure disinvolta.
Dannazione…avevo un bisogno tremendo delle istruzioni per l’uso!
Affianco a lei, Temari concedeva altrettanta elegante attenzione ad un fiero
Shikamaru, ormai tanto più grande e forse già troppo simile al padre.
Hino e Shino litigavano ad alta voce con Chouji: i loro risparmi erano finiti
per permettere a lui di vincere la gara di futo maki contro Naruto e per
saccheggiare ogni luogo dove si vendesse del cibo;Ten-ten era impegnata nella
difficilissima missione di suscitare l’interesse di Neji, che a quel tempo
emanava più gelo di me, credo…
Hinata rideva con gli altri, ma spesso guardava Naruto in silenzio, gli occhi
pieni di troppe pensieri non detti: vederla così mi lasciava uno spiacevole
senso di rabbia soffusa, come se stesse derubando visivamente qualcosa di mio.
Le settimane di intensa riflessione che seguirono mi risposero che quella si
chiamava “gelosia”.
Che strano disappunto infiammato fu per me!Eppure era bello sentire che la
vita fluiva di nuovo anche attraverso tutta questa miriade di sensazioni
differenti e nuove.
Me ne stavo tranquillamente seduto affianco a uno dei grandi focolari, per la
prima volta dolcemente cullato da quell’aria di intimità che si respirava,
come se la mia nuova famiglia fosse diventata tutto il villaggio, tutte queste
persone che, chi più chi meno, oramai erano parte di me.
Mi venne su un sorriso rilassato, e una Tsunade-sama soddisfatta e raggiante,
incontrando casualmente a mezz’aria il mio sguardo, ricambiò il gesto,
mostrando che non ero il solo ad essere quasi emozionato da quell’evento.
Affianco a lei Iruka-sensei, Kakashi-Sensei, Gai e Rock Lee avevano formato un
interessato e assortito gruppetto: parlavano forte e avevano l’aria di aver
bevuto parecchio.
Gai stava imitando goffamente qualcuno, e si stava guadagnando delle risa
ululanti da parte del suo piccolo pubblico.
All’improvviso il mio interesse fu attratto da Naruto,di nuovo, che rideva e
sbraitava incitazioni incomprensibili, inseguito da Kiba, sulla groppa di
Akamaru.
Stava…giocando, come fanno i bambini, spontaneamente, senza alcun pudore o
barriera, senza problemi di sorta, con un’innocenza e una naturalezza
assolute.
Era irresistibile.
Si accorse che lo stavo guardando,e mentre si avvicinava correndo
pericolosamente,mi strillò:
- Sasuuuuukeeee!!!Uahahahahah!Dai!Corriiiiiiii!!!!-
Non me n’ero praticamente accorto: era passato a qualche centimetro da me,
filando come un matto, e mi aveva afferrato la mano, trascinandomi in quella
folle quanto insensata corsa.
La cosa durò parecchio, sembrava che Naruto fosse arrivato al punto di portare
via a Kiba qualche sorta di cibo, che teneva impacchettato sotto il braccio
libero dalla mia mano.
- Sei un demente!- gli abbaiai io, col fiatone, mentre continuavamo a
scappare.
Lui reagì con una risata trionfante, che lasciava intendere una sorta di
pensiero simile a “Per il cibo, questo ed altro!”.
Ci lasciammo Kiba alle spalle, senza accorgercene, e, rallentando
automaticamente il passo,andammo in giro a lungo, prima in mezzo alla
gente,nel cuore della festa, poi sempre più per conto nostro.
Naruto se ne stava tranquillo al mio fianco, divorando avidamente ma con gusto
tutte quelle porcherie che ero poi riuscito a comprargli…non avevo saputo dir
di no!
- Ma ancora non ne hai abbastanza di questa roba?Domani starai male!-
Lo apostrofai incredulo, visto che mi stomacava il solo vederlo ingoiare tutte
quelle cose diverse.
- Ma Sasu-kun, come posso averne abbastanza?Io ADOOOROOO il cibo!-
Mi lasciai andare ad una risata di gusto, guadagnandomi un suo sguardo
interrogativo.
Evidentemente parlava sul serio, non c’era altro motivo.
- Non ridere così!E’ davv…GNAMchompGNAM…davvero importan-GLUMP-te -
Ingoiato l’ultimo boccone si piazzò le mani sullo stomaco, gonfio come non
mai:
- Ahhhh! Adesso si che sono soddisfatto…!!!-
***PARTE III
Continuavamo a vagare senza meta, in silenzio, un’inspiegabile tranquillità si
era creata tra di noi.
Pian piano ci allontanammo dai bagliori infuocati dei falò e delle lampade,
dalle decorazioni sgargianti, da tutti quegli odori densi, fragranti,mischiati
insieme.
L’aria si fece fresca, leggermente più frizzante, e satura di tenui fragranze
naturali, quelle rigogliose delle erbe, quelle più oleose dei fiori, quelle
speziate del legno.
Scemate ormai tutte le luci del centro abitato, rimanevano i colori un po’
opachi e un po’ ombrati ed uniformi delle cose, agli occhi tutto sembrava
nuovo e diverso.
Davanti a noi una schiera di ciliegi e peschi mormorava sommessamente, mossa
dal leggero venticello, e tutt’intorno si erano creati mulinelli di petali
rosa e bianchi.
Più avanti, imponenti pur nella loro leggerezza, i tigli sovrastavano quel
leggero rialzo del terreno antistante al laghetto del pianoro.
L’aria era inondata da una cascata rarefatta di fiorellini perlati e minuti
che, come tante piccole gemme iridescenti, brillavano del chiarore di una luna
vanitosa, intenta a contemplarsi nello specchio delle acque del lago.
Passò un’indefinita quantità di tempo, e noi sembravamo perduti in questa
visione onirica, in questo sogno fantastico.
Sapevo che eri al mio fianco ma non ti guardavo, percepivo la tua presenza e
tanto mi bastava.
Afferrasti di colpo la mia mano,gentile e un po’ tremante, e io provai il
benessere e la confidenza di un gesto a cui mi avevi abituato.
- Ancora una cielo così!- sussurrasti all’improvviso, con meraviglia,
alludendo a ciò che già avevi contemplato la sera precedente sul tetto di casa
mia.
Doveva piacerti davvero molto, perché non distogliesti mai lo sguardo dai
punti misteriosi delle stelle, pur continuando a camminare.
- Credi che i miei genitori siano lassù?-
Mi chiedesti a un tratto, dandomi l’impressione, ancora una volta, di un bimbo
che fa domande.
- Intendo dire…credi che tutte le persone che ci hanno voluto bene siano
lassù?Ci guidano?Vegliano su di noi?-
Non sapevo nulla di questo, non riuscivo nemmeno ad immaginare, o forse a
sperare, che ci fossero i miei genitori a guardarmi in quelle stelle, o che ci
fosse mio fratello Itachi a darmi protezione.
- Altrimenti perché le stelle sarebbero così belle?Perché sprecherebbero il
tempo a brillare per noi?- concludesti tu, forse spiegandolo più a te stesso
che non a me.
- Non lo so. Credo che se ne siano semplicemente andati.- provai io, suppongo
più inespressivo del previsto.
Ti accorgesti dell’ombra calata sul mio viso, parlare di certe cose senza
barriere può far male.
- Mi dispiace!- esclamasti preoccupato di aver inavvertitamente toccato un
tasto dolente.
- No…davvero…no…è solo…non lo so!Non riesco a immaginarmelo.-
Pausa.
Tante, troppe brutte immagini stavano riaffiorando e detestavo l’idea di
riuscire a rovinare un momento bello come questo con le mie visioni mortifere.
Ti fermasti e con cipiglio sicuro mi scrutasti diritto in faccia.
- Credo che ti stiano proteggendo, credo che non se ne siano affatto andati!-
Abbassai lo sguardo, spiazzato da come fossi riuscito a fare centro.
Aspettai un po’, tentando di dare ordine al flusso violento di impressioni,mai
pronunciate ad alta voce, che protestava prepotente per essere ascoltato.
Tu aspettavi pazientemente che io cominciassi.
- Ho paura…-dissi finalmente.
- Ho tanti incubi. La notte li rivedo morire miliardi di volte. Vedo i miei
sgozzati sul pavimento, in una pozza di sangue. Vedo Itachi sfiorarmi la
fronte e stramazzare a terra, ferito a morte…DA ME!-
Mi coprii il volto con una mano, voltandomi istintivamente da un lato. Le
volte in assoluto che avevo pianto si contavano sulle dita di una mano.
Con la voce debole e spezzata continuai:
- E ho paura perché ricordo solo il sangue e dimentico ogni giorni di più i
loro volti, i loro sorrisi, le loro voci e il loro odore. Come se quella vita
non fosse mai esistita…Mi piacerebbe pensare che loro siano lassù, nonostante
tutto, ma non riesco a non sentirmi abbandonato!-.
Senza tante cerimonie avevo rotto l’incanto di quella serata, invadendolo
delle mie angosce, ma tu sembravi partecipe, turbato quanto me.
Dolcemente mi cingesti le spalle, abbracciandomi con trasporto.
Non ero abituato a tanto contatto, specialmente in quel momento di particolare
debolezza, per cui non ricambiai subito.
Lo feci quando, crescente e nitida, specie nel registrare la presenza del tuo
profumo, sorse in me la voglia del tuo corpo di contro il mio.
Non ti avevo mai sentito così vicino, così vero.
Tremavo un po’ per l’immensità di ciò che riuscivi ad agitare in me, e le mie
facoltà, di solito razionali e calcolatrici, erano completamente sopraffatte
dalla tua pelle odorosa, che sapeva di terra, di buono, di sole e di caldo.
Ti circondai le spalle larghe e muscolose, indugiai nel sentire le tue scapole
insolitamente sporgenti e percorsi attento la schiena, che sentivo
irresistibilmente liscia e tonica sotto la stoffa leggera dell’abito.
Dimenticati così i miei terribili incubi, mi lasciai soverchiare dalla
potente,quanto pura e genuina, grandiosità di quell’abbraccio, della tua
presenza.
Tu mi stringevi, di rimando, con una mano giocherellavi con i miei capelli,
con l’altra mi serravi sicuro i fianchi.
Sarei rimasto così volentieri senza mai staccarmi.
***PARTE IV
I fuochi d’artificio esplosero in quel cielo splendido, cogliendoci di
sorpresa: ci separammo trasalendo, un po’ sbalorditi e un po’ imbarazzati.
Scie di colori brillanti, bagliori luminosi e toni sfavillanti riempirono il
blu vellutato della notte,mentre il rumore degli scoppi si sentiva un po’
lontano e già echeggiante nel punto dislocato in cui ci trovavamo.
La tua mano scivolò ancora nella mia, trovandola ardente di poterla stringere
di nuovo; intrecciasti le tue dita con le mie.
Mi bruciava una voglia matta di averti di nuovo tra le braccia, incollato a
me.
Iniziammo, invece,a guardare lo spettacolo non indifferente dei fuochi
d’artificio, tu tutto preso e divertito, io rilassato e in parte depurato dai
brutti ricordi.
Nel cielo, intanto, avevano preso posto le figure più complesse e
sbalorditive; da lontano giungevano le grida e gli applausi della gente del
villaggio.
Un’enorme cascata argentata riempì la nostra vista, spandendosi in tanti
filamenti luccicanti:
- OOOOH!- prorompesti pieno di stupore, stringendo la mia mano più forte.
Io ero stupefatto e completamente rapito da quella visione.
Poi ti girasti subito, muovendoti verso di me e coprendo la distanza che ci
separava.
Colsi di sfuggita il tuo volto radioso chiudere gli occhi con impeto, prima
che il mio campo visivo si riempisse solo di te.
Sporgendoti di appena qualche centimetro in avanti, appoggiasti le tue labbra
sulle mie.
Erano morbide e tiepide.
Chiusi gli occhi anche io, trasportato da quel breve quanto infinito attimo di
paradiso.
Nel momento in cui ti separasti con calma da me,sentii il respiro caldo del
tuo naso solleticarmi la pelle.
La mente correva.
“Ancora!” pensai con farfugliante ingordigia,facendomi avanti e stampandoti un
bacio inesperto.
Ti rubai un sorriso piacevolmente sorpreso…temevi forse una mia reazione
diversa?Temevi un rifiuto, il disprezzo?
Non avevo mai baciato.
E ora, perciò,sapevo anche che non avevo mai sentito nulla sul serio.
Sopra di noi continuavano a susseguirsi scoppiettii e luci grandiose, e il
tempo non scorreva più, mi sembrava immobile, dilatato in tanti frammenti
eterni.
Senza avere lo stesso timore di prima mi buttasti le braccia al collo e io
accolsi di nuovo la tua presenza stringendoti; sentivo che adagio strofinavi
il naso sulla mia guancia, come se volessi accarezzarmi ogni millimetro del
viso.
Arrivasti in cima alla fronte, sfiorandomi appena, lì mi posasti un bacio
leggero, poi tra gli occhi, sul lato del naso,tra il naso e la bocca, toccando
appena le mie labbra.
Non riuscivo assolutamente a reagire: come un sistema andato in tilt, ero
sovraccarico di informazioni nuove, di input esagerati, non riuscivo a
gestirli, organizzarli e risponderti.
Scelsi di chiudere ancora gli occhi, e di godermi in silenzio ogni minima
sensazione; mi sentivo il petto leggero e il cuore che rimbombava come un
tamburo nei timpani, uno strano bollore affiorava sul viso, sulle mani, sul
collo.
Tu continuavi semplicemente a coccolarmi in quel modo innocente, magari ti
aspettavi che fossi io a fare lo stesso, o a prendere una qualche iniziativa.
Ma ero immobile.
Non per rifiuto, semmai per totale inettitudine.
Appoggiasti la testa alla mia e io, aprendo gli occhi, trovai i tuoi che mi
guardavano, un po’ stretti,lucidi, come se avessero miliardi di cose da dirmi
e non sapessero come farlo.
Li osservai a lungo, o forse solo per una frazione di secondo, ma vi vidi
dentro un intero universo di possibilità,di generose e calorose speranze.
Pensai a te, a ciò che eri, a chi eri per me.
Dal petto si irradiò un’incredibile sensazione di benessere, simile ad un
fiore che si schiude, aggraziato, rivelando una luminosità celestiale, un
mistico riflesso in grado di dare senso e riempire ogni momento, ogni più
piccola casuale disposizione.
Mi sembrava che, in fondo, la mia vita non fosse stata nient’altro che una
preparazione nell’attesa di questo momento.
Tentando di capire ognuna di quelle strane ondate continue di leggerezza e
struggimento, amplificai i miei sensi il più possibile, cercai di prestar loro
ascolto come non avevo mai fatto.
Violento mi scosse l’arrivo di un bollente languore che attanagliò i miei
lombi,mi resi conto che c’era qualcosa dentro al mio corpo di terribilmente
impetuoso e assetato.
Per un attimo sgomentai,credendo si trattasse come di un’improbabile istinto
omicida.
Ma quella voce non ululava di voler sangue, ululava di volere te.
Capii.
La mia mano si posò su una tua guancia, trovandoti forse sorpreso dal mio
improvviso muovermi.
Intanto il cuore mi stava sfondando il petto, la gola era arida, e ovunque
avevo delle torride ondate di calore, mentre il respiro si era fatto
inspiegabilmente corto.
Probabilmente ti eri accorto che avevo perso ogni controllo,perciò sorridesti,
e arrivasti a qualche millimetro da me.
Credevo volessi baciarmi, invece sentii la tua lingua, bagnata e leggermente
ruvida, che tracciava una scia madida sulla mia guancia,e il languore si
concentrò, come se stesse per squarciarmi.
Lasciasti la stessa impronta umida percorrendo minuziosamente la superficie
delle mie labbra, dischiuse dal mio respiro corto, sussultanti.
- Naruto…Ah…-
Non riuscii a pronunciare il tuo nome senza farmi sfuggire quella sorta di
mugolio, ormai ero divorato da una smania fortissima di averti, forse ogni
rimasuglio di cervello era stato disintegrato da quell’accecante, potente ed
atavico imperativo.
La tua lingua mi penetrò, incontrando la mia, avviluppandola in sensuali e
provocanti lusinghe.
Il mio istinto mi guidava alla perfezione, mi abituai al tuo ritmo, al tuo
respiro, al tuo modo di muovere un po’ il capo.
Ci distaccammo appena, quel tanto che bastava per riprendere fiato.
Io ansavo pesantemente.
Volevo baciarti così ancora, ancora e ancora.
Mi morsi il labbro, nervoso, impaziente, l’urgenza del desiderio mi assillava.
- Sasuke…oh…cazzo…- provasti a balbettare tu, senza fiato, forse con
l’intenzione di farmi capire che non ero io l’unico ad essere immensamente
sconvolto.
Ti afferrai con tutta la forza che avevo, facendo in modo che il tuo corpo
aderisse in ogni suo muscolo al mio, presi con altrettanta frenesia la tua
bocca, senza darti tregua.
E a te non sembrava dispiacere.
Casualmente mi saltò all’occhio l’immagine del tuo collo bianco, scoperto,
liscio…
Ebbi l’impulso di baciarlo come avevo fatto fino a quel momento con te,e tu
iniziasti a lamentarti, prima piano, poi più ad alta voce, senza controllo.
La mia mano impazzita allentò l’aderenza della stoffa sulle spalle,
mostrandomi ancora di più la tua pelle candida e profumata.
Continuavo ad assaporarti, quasi indemoniato.
Continuavi a sussultare e a gemere, ogni vergogna spazzata via.
Risalii il collo, catturai il lobo del tuo orecchio.
- Ahhhh!- quasi gridasti, sembrava che fossi vicino alle lacrime o a un punto
di non ritorno,non sapevo quanto ancora avresti sopportato il mio tocco
provocante.
Ti aggrappasti a me,cercasti il mio volto, i tuoi occhi inebriati da una
strano bagliore e da un impeto selvaggio, e mi baciasti di nuovo con
trasporto, perdendoti in me.
Mi avevi provocato, mi avevi mostrato la strada di questa incontrollabile
bramosia, e ora non riuscivo più a fermarmi.
Senza neanche rendermene conto, feci forse per spogliarti più del dovuto e tu
diventasti rigido, bloccasti subito l’incedere delle mie mani, non spaventato
ma sicuramente intimidito.
Rosso in volto, ansimante e con lo sguardo un po’ basso, mi soffiasti in un
orecchio:
- No…n-non…così in fretta…a-aspetta…-
Io cercai di raccogliere un po’ del mio autocontrollo, continuavo a prendere
fiato e a stringerti:
- Scusami…non so..cosa…- tentai di scusarmi.
- Tranquillo…tranquillo…va tutto bene…- sprofondasti nella mia spalla e
rimanemmo così a lungo, mentre sopra di noi i fuochi d’artificio consumavano
le loro ultime battute.
- Sarà il caso di tornare…- dicesti piano tu, sciogliendoti dall’abbraccio e
cercando di ricomporti.
- Credo di si.- riuscii miseramente ad aggiungere, completamente sconvolto,
fuori di me, drogato da tutte quelle virulente emozioni.
Immaginai, tra me e me, che quella doveva essere stata quella che chiamano
“passione”.
Finalmente capivo, finalmente mi era tutto dannatamente più chiaro.
Fino a quel momento era come se mi fosse mancato il pezzo centrale di un
puzzle da miliardi di pezzi, il cui senso era invece ora lampante.
Mentre ti slacciavi e ristringevi addosso il kimono vidi scomparire sotto il
vestito dei singolari segni rossi, che indicavano il mio passaggio sul tuo
corpo.
Il pensiero che ti sarebbero rimasti ancora addosso per qualche giorno mi
riempì di un bizzarro e orgoglioso senso di appartenenza.
Come se, ormai marchiato, saresti stato sempre mio come quella incredibile
volta.
Nei giorni seguenti,il tempo mi avrebbe clamorosamente smentito, rivelandomi
che ciò che avevo per sbaglio ricordato ad alta voce, quel coacervo di lugubri
fantasmi fatali, era ormai troppo radicato in me da annullarmi.
Fui così debole da permettere alle mie paure di prendere il sopravvento, di
sconfiggermi e di riuscire a rendermi inerme, molle, facile preda.
Ma quella sera, tornando verso il villaggio, tenendoci ancora ingenuamente per
mano, in silenzio, eravamo pieni di una immensa luce nuova.
Condividevamo ormai un profondo legame, e ci sembrava che nulla lo avrebbe
spezzato.
Sapevo perfettamente che entrambi avremmo custodito gelosamente quegli attimi
come i più preziosi mai vissuti.
*ignoro se il periodo di una eventuale festa d’apertura dell’estate sia nei
primi di giugno…e ignoro soprattutto se sia una ricorrenza festeggiata in
Giappone.
So solo che dalle mie parti anche se non si fa festa, specie nei luoghi più di
montagna, come arriva la fine di maggio è tutto un fiorire di sagre, feste di
paese, convegni eno-gastronomici e folkloristici; credo di aver preso spunto
da questo. Se avete notizie certe e immediate a proposito non scordatevi di
menzionarmele! =)
04-Hours Of Wealth [Naruto]
Ore di ricchezza
***PARTE I
Un’alba impassibile e pigra faceva capolino, intorpidita, dall’orizzonte
montuoso; la foschia tardava a ritirarsi e la rugiada sonnolenta, sempre più
gelida e immobile, indugiava sui prati e sui tetti.
Il villaggio dormiva ancora, cullato da quelle ultime saporite ore di sonno
prima del risveglio.
Il cielo si faceva mestamente più chiaro, rivelando l’inizio di una brumosa
giornata di inizio autunno, sospinta da irregolari e fredde folate di vento.
Solo i fornai erano già a lavoro da un pezzo, con loro i pasticcieri, i
contadini, qualche ninja di vedetta e alcuni spazzini per le strade.
Anche Naruto era sveglio, mollemente abbandonato sullo spesso davanzale
interno della finestra della sua stanza da letto, intento ad osservare le
coltri plumbee delle nuvole, nel cielo, lentamente più minacciose e scure.
Quel giorno avrebbe piovuto, Naruto lo poteva dire sforzandosi di fiutare
l’aria greve e odorosa di terra bagnata:erano vicini giorni in cui avrebbe
agognato ancora di più l’estate ormai finita.
Abbassò il capo adagio,guardandosi le mani, grandi e appena callose
all’interno; le strinse e le riaprì qualche volta, perché era come se le
sentisse in ritardo, come se stesse pian piano svanendo la consapevolezza di
averle.
Ora gli accadeva spesso di perdere la sensibilità in molte parti del corpo, di
non badare più a loro, come se non gli appartenessero più.
Gli sembrava di avere la vista velata e l’olfatto disturbato, mentre i sapori
gli giungevano in bocca tutti vischiosi, insipidi.
I rumori erano sordi, e la sua pelle non sussultava più se esposta al vento,
ne’ distingueva più le superfici lisce o si beava della ruvida fragranza delle
lenzuola appena lavate, nel letto.
Qualcuno o qualcosa aveva chiuso le comunicazioni col mondo e lui era
scivolato in una lenta apatia alienata.
A volte, se non quando la gentile presenza di Sakura lo assisteva, scordava di
mangiare, di bere, di presentarsi a rapporto da Tsunade-sama.
Ora era ufficialmente a riposo, a causa, come dicevano loro, di uno “stress
psico-emotivo”…tre boccette di pillole sinistre e il problema era risolto,
secondo i ninja medici del villaggio.
Ma Tsunade-sama l’aveva più di una volta guardato con un’espressione seria e
preoccupata, non si fidava affatto di quelle blande precauzioni.
E infatti lui le pillole le buttava ogni volta nella spazzatura, perché sapeva
di non essere in forma ma non voleva essere drogato da nulla: era già
abbastanza intorpidito per conto suo.
La faccenda non quadrava, il suo cervello lavorava a rilento per tentare di
reagire o quantomeno capirsi un tantino di più.
Inseguiva tracce invisibili di pensieri contorti, allucinati e cupi, senza
concludere mai niente.
Sakura aveva preso l’abitudine di passarlo a trovare, era davvero premurosa.
Gli preparava il pranzo, abbondante e (come presumeva) delizioso, gli faceva
compagnia parlando un po’ di tutto e di nulla, cercava di fargli prendere
quelle stramaledette pillole e poi ritornava due o tre giorni dopo.
Lui guardava impassibile un punto fisso, sforzandosi di non dissociarsi, di
non sentirsi dissolto in mille pezzi, accorgendosi appena che lei c’era.
Sakura, dal canto suo, era tremendamente lontana, fuori strada, incapace di
penetrare lo spesso strato di insensibilità che aveva avvolto inesorabilmente
lui.
Che strana fine aveva fatto Naruto Uzumaki!
Annientato da qualcosa che non era mai stato chiaramente definito, banalmente
ucciso dall’eventualità di un futuro che non si era avverato.
Era quasi orridamente divertente.
Seduto su quel davanzale, Naruto rise appena, isterico.
Troppo dannatamente ridicolo per essere vero.
A parte quella maledetta sera, non era successo niente, si era ridotto ad uno
stato larvale per qualcosa che non esisteva di fatto.
Continuò tragicamente a ridere, gli occhi si inumidirono di qualche flebile
lacrima amara, il sorriso divenne smorfia agonizzante e la mano destra nascose
la tragicità di un volto sofferente.
Era completamente esaurito ma aveva ancora qualche rimasuglio di lucidità per
far affiorare una spietata consapevolezza.
Si stava rendendo conto di essere svuotato proprio perché prima non lo era,
proprio perché poteva paragonare il Naruto di quell’istante a uno radioso,
energico, soddisfatto della propria esistenza.
Non ve n’era più traccia – ne’ probabilmente ce ne sarebbe più stata – e
l’irreversibilità di ciò ora gli gravava addosso, soffocandolo.
*** PARTE II
C’erano stati giorni di felicità immensa, momenti di paradiso, in cui aveva
raggiunto la pienezza, il placido e soddisfacente traguardo inseguito sin
dalla nascita.
C’erano stati giorni – diavolo se sembravano illusioni! – in cui i suoi occhi
erano vivi e il suo respiro affrontava coraggioso il mondo, ogni giorno, e il
sangue gli pulsava fiero nelle vene.
E c’era stato lui,Sasuke.
Indispensabile e onnipresente.
Tragiche vicissitudini celate da un carattere difficile e solitario.
Eppure Sasuke era l’unico in grado di scatenare in lui tutte quelle
incredibili emozioni: dall’odio viscerale, al sano agonismo, all’adorazione
pura.
Naruto aveva trovato nella sua presenza un’insostituibile pienezza, giorno
dopo giorno, attraversando insieme anni di missioni, sfide, litigate, risate…
A lui doveva il suo stesso essere diventato un po’ più adulto.
Lo rispettava, gli voleva davvero bene.
In più, sulla soglia dei vent’anni, tutto si era vorticosamente fuso insieme,
dando come risultato un particolare quanto insopprimibile turbamento allo
stomaco, un’indicibile bisogno della sua sola silenziosa presenza.
Non c’era nulla di male.
Naruto avrebbe voluto gridare al mondo la nuova felicità che l’amico era per
lui ma era abbastanza sveglio da sapere che c’era qualcosa di strano, di molto
più radicato e profondo.
Aveva scelto di non badare a certi pensieri anormali, ma le sue difese
inevitabilmente crollavano quando agiva a causa della sua disarmante
spontaneità, afferrando la mano di Sasuke, guardandolo a lungo e, molto più
raramente, abbracciandolo.
Sasuke, invece, sembrava beatamente ignaro dell’intera situazione, non
contrario alla sua vicinanza e un po’ più cordiale, gentile, a volte
addirittura amichevole.
Gli altri li osservavano e sorridevano, silenziosi e consapevoli.
La sera in cui avevano guardato le stelle sul tetto, non aveva saputo
resistere, lo aveva stretto forte, cercando disperatamente di imprimere nella
memoria i particolari del suo profumo, del ritmo del suo respiro, della forma
del suo corpo.
Aveva una tremenda paura di essere respinto, perciò tentava di non esternare
più del solito quell’affetto che gli premeva insistentemente il petto.
Sasuke non sembrava affatto disturbato, anche se in genere era un po’
irrigidito dalla sua vicinanza, forse perché non era affatto avvezzo a certe
manifestazioni.
La sera della festa Naruto aveva davvero pensato di essere felice, di non
volere nient’altro in più di quello che già possedeva.
Una grande famiglia, degli amici veri, delle figure di riferimento, un
villaggio accogliente che poteva chiamare casa e…Sasuke, la luce dei suoi
occhi.
Quanto gli voleva bene!
Quanto desiderava stringerlo a sé.
Quanto avrebbe voluto che il tempo si fermasse quando si erano stretti l’uno
all’altro, soli sotto un cielo di stelle scintillanti e aiutati dal buio di
una notte semplicemente unica.
Quando i fuochi d’artificio erano esplosi, sorprendendoli, entrambi avevano
lasciato che tutto quel colore allietasse i loro occhi.
Naruto gridava dentro di essere all’apice, al massimo, al vertice di ogni
contentezza.
Poi si era voltato, quasi senza pensarci, e si erano baciati.
Una cosa lieve, un po’ immobile.
Nel momento stesso in cui aveva sentito le labbra tenere e leggermente sottili
dell’altro, si era maledetto per la sua incapacità di trattenersi, temendo di
aver rovinato tutto.
Ma Sasuke non si era ritratto, ne’ si era arrabbiato.
Gli aveva stampato subito un altro bacio, un po’ goffo e un po’ tenero, come a
voler dire la sua.
Naruto era convinto che quello fosse il momento adatto per cercare di dare
voce a ogni suo istinto.
Strofinando il naso e le labbra sul viso di Sasuke, accarezzandolo, aveva
tentato di trasmettergli il più possibile quel radioso benessere che
diffondeva dal suo petto.
Lui aveva gli occhi chiusi e il volto sereno, rilassato.
Le ombre che poco prima lo avevano agitato e riempito di tristezza erano ormai
svanite.
Immediatamente da placido e terso, quel bruciore interno si era fatto
irrefrenabile e bramoso, trasmettendogli strani fremiti in tutto il corpo.
Lo aveva provocato un po’, sentendo crescere in lui gli stessi brividi
irresistibili, e lo aveva baciato più profondamente, più intensamente,
abbattendo ogni timore ed ostacolo di entrambi.
Da quel momento in poi si erano accesi come due incendi, specialmente Sasuke
che, senza alcun controllo, era riuscito addirittura a farlo gemere solo
leccandogli il collo.
Poi Naruto si era spaventato a causa dell’intraprendenza cieca di Sasuke, ma
capiva che un istinto irrefrenabile muoveva entrambi, che da quella sera in
poi – povero illuso! – ogni cosa avrebbe avuto il suo tempo, tra loro due.
Tutto era sfumato via qualche giorno più tardi, il ricordo di quegli attimi
infuocati era ancora vivido nelle loro menti.
La loro felicità, l’irresistibile voglia di lui, ogni impeto e ogni forza
vitale erano scomparsi come polvere al vento.
Naruto credeva di aver toccato il fondo e invece il peggio doveva ancora
arrivare.
Dall’ultima volta che aveva raccolto il coraggio per affrontare Sasuke
direttamente, le cose erano infine precipitate.
Abbandonato su quel davanzale, pensando a tante persone vicine ma
incredibilmente distanti, Naruto piangeva silenziosamente.
Non riusciva a intravedere alcuna via d’uscita nell’ingarbugliata gabbia di
errori e cose andate storte che lo circondavano, gli sembrava di sprofondare
sempre più in basso, sempre più nell’oscurità di una solitudine ormai svuotata
anche della stessa angoscia.
Eppure quei flebili ricordi avevano risvegliato in lui un viscoso movimento di
affetti, un lento rivolgere il pensiero ai volti sorridenti e alle persone
positive della sua vita.
Riusciva persino a ricordare le rare volte che Sasuke aveva sorriso per merito
suo…era un reminiscenza tracciata di angelico.
Almeno, dopo tanti giorni di totale apatia, era riuscito a recuperare qualche
ricordo e un sentimento importante, la sofferenza, anche se il più triste.
Improvvisamente la vitalità di quella tristezza svanì com’era arrivata, e
Naruto ripiombò in uno stato di semi incoscienza.
Barcollò sul pavimento, si diresse in cucina.
Era vivo si o no?
Doveva saperlo in qualche modo.
Prese il primo coltello trovato nel cassetto degli utensili e iniziò a
incidere la pelle dell’avambraccio, non molto in profondità.
Faceva male.
Ma non abbastanza.
Il suo cuore abbandonato e la sua felicità avvizzita e morta facevano più
male.
Continuò a incidersi le braccia in vari punti, finché l’acuto dolore di questi
non spazzò via per qualche ora l’urlo ininterrotto della sua anima smarrita.
Era perduto.
Senza di lui era perduto!
Ne aveva bisogno, più di ogni altra cosa, più dell’aria che respirava.
Era la sua vita,il motivo per cui, in un tempo ormai drasticamente perduto,
riusciva a vedere il mondo con occhi ogni volta meravigliati e allegri.
***PARTE III
I giorni di cupo tormento si susseguirono penosi e indistinti, in più Sakura
era in missione e Naruto non aveva alcun bisogno di nascondere il male fisico
che si faceva, solcando profonde fessure nella sua carne, e quello mentale,
ricordando, rimpiangendo e straziandosi.
Finché una mattina, col cervello in totale blackout e con un braccio ancora
reduce da tagli sanguinosi, era uscito come una furia da casa sua, correndo
per le strade.
Era ancora relativamente presto ma il villaggio già era all’opera, perciò non
passò inosservato, collerico e fuori di sé.
Fece irruzione in casa di Iruka-sensei, dove questi stava tranquillamente
facendo colazione assieme a Kakashi, in una distesa e flemmatica intimità
casalinga.
I due trasalirono rovesciando il tavolo, quando la porta andò in mille pezzi,e
ai loro occhi si presentò un Naruto fuori controllo, senza più alcuna
riserva:il ragazzo dinanzi a loro era completamente incosciente.
- RIDATEMELOOOOOOO!!!-
Aveva ruggito Naruto, attaccandoli senza alcun indugio.
- LUI E’ MIOOOO!E’ MIOOOOOOOOOOOOOO!!!-
Riuscirono a malapena a bloccarlo, grazie al suo evidente stato debilitato: il
viso era scavato da malsane occhiaie, l’aspetto era smunto da un’evidente e
incalcolabile mancanza di pasti, il corpo coperto di ferite piccole e
sanguinanti, come tante incisioni.
Iruka era sconvolto e aveva quasi le lacrime agli occhi, perché tra le sue
braccia, in preda a delle convulsioni violente e con le pupille del tutto
girate, c’era un essere umano molto simile a ciò che avrebbe potuto
considerare suo figlio.
- Guarda in che stato è ridotto – aveva detto Iruka, coprendosi il volto con
la mano, affranto – non è più lui...non gli sono stato abbastanza vicino…come
è potuto succedere!Guarda questi tagli…!-
- E’ colpa di tutti noi. Sapevamo che non sarebbe stato facile e non abbiamo
fatto abbastanza.- replicò amareggiato Kakashi.
Naruto si calmò, anche se le orbite degli occhi rimanevano pericolosamente
rovesciate; Iruka iniziò un pronto soccorso di emergenza, medicando le ferite,
Kakashi gli strinse la spalla, la maglia già in mano, pronto per uscire.
- Avverto Tsunade-sama, cerca di fare come puoi, arriverò con qualche
rinforzo.- aveva sentenziato con tono sicuro e asciutto.
- Sbrigati!- aveva replicato Iruka, seriamente preoccupato.
Naruto si era risvegliato in un letto anonimo, coperte, soffitto e pavimento
erano odiosamente bianchi.
Attorno a lui c’era qualche sagoma.
- Si sta svegliando!- esclamò una qualche donna indistinta sulla sue destra.
Non riusciva a individuare nulla, sia le immagini che i suoni giungevano
appannati alle sue orecchie.
Pian piano focalizzò i volti e riconobbe le voci.
Sentiva le ossa a pezzi, bruciori ovunque e un enorme baratro dentro.
Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo, ricordava solo che si
trovava in camera, forse stava di nuovo giocherellando con quel macabro
coltello da cucina…
Iruka, Kakashi e Tsunade lo guardavano accoratamente come tre genitori
addolorati.
Tsunade-sama parlò a lungo e con voce sostenuta, ma mai arrabbiata e nel suo
tono c’era una triste nota afflitta.
Naruto le prestò attenzione senza mai replicare.
In parte non ne aveva la forza, in parte stava ascoltando una sacrosanta
verità e non poteva che rimaner zitto davanti all’evidenza.
Si era inflitto pene di ogni tipo per giorni, era rapidamente arrivato al
limite della sopportazione umana, era impazzito.
E tutto, aveva detto il Quinto, non poteva non avere a che fare con Sasuke.
Al suono di quel nome, il ragazzo ebbe un tuffo al cuore, calde lacrime
sgorgarono dalle sue guance, ancora una volta.
Almeno ora avvertiva di nuovo il suo corpo e la sua anima, evidentemente
quella sfuriata aveva avuto una provvidenziale funzione catartica.
Nessuno parlava, il tempo era assente, e Naruto piangeva, sconsolato.
Non ne poteva più, ne aveva abbastanza di tutto quell’assurdo tribolare,
rivoleva indietro la sua serenità, rivoleva tutta la felicità che gli era
stata sottratta.
Rivoleva indietro Sasuke, non sopportava l’idea di tornare in quello stato di
mancanza in cui era già stato anni prima, sempre ad inseguirlo, sempre a
tormentarsi.
Farfugliò qualcosa a proposito di Sasuke ma non riusciva ad articolare alcun
discorso, tanta era la disperazione nell’animo.
Cercò di riprendersi, per mantenere un minimo di dignità, e Iruka si sedette
placido sul bordo del letto, abbracciandolo.
- Mi hai fatto prendere un brutto spavento…- mormorò Iruka, protettivo e
rassicurante.
Naruto si calmò definitivamente, cullato da una presenza piacevolmente
familiare.
Quando lo lasciarono solo nella stanza e Sakura giunse ad allietargli un po’
le ore, Naruto si era già ricomposto, la sua mente già si era ritemprata.
Di lì a poco, una flebile ma nuova speranza avrebbe gettato luce su suoi
pensieri.
05-In My Time Of Need [Sasuke]
Nel momento del bisogno
Non servono le facce schifose e servili dei miei sottoposti a suggerirmi
quanto tutto sia privo ormai di ogni senso.
Ogni giorno i loro untuosi ossequi e i loro sguardi turpi incrociano il mio,
ormai sempre meno in grado di fingere una fredda e distaccata indifferenza.
A volte vorrei ucciderli tutti e correre via.
Tornare da te, dal tuo abbraccio caldo e confortevole.
Compilo le ultime pratiche della mattinata, fuori piove da ore.
Nel giro di due o tre settimane l’aria è diventata pungente e sferzante, il
rigoglio dell’estate è deperito completamente sotto il sonno autunnale.
La mia orrenda esistenza procede senza che nulla possa scuoterla dalle
fondamenta.
Naruto non si è più fatto vedere, forse anche lui ha scelto di dimenticare.
Cerco di scordare ogni cosa, di cancellare i profondi solchi del suo
passaggio.
E forse inizio a riuscirci, l’oblio sta fiaccamente prendendo il sopravvento.
Continuo a sentirmi l’essere più maledetto di questa terra, continuo ad avere
l’irrefrenabile bisogno di lavarmi, come se l’acqua, scorrendo sulla pelle,
possa corrodere quel vuoto insidioso e intaccabile che si sta radicando in me.
L’afa torrida dell’estate sembra lontana mille miglia, la tua presenza sembra
appartenere ad una vita che non ho mai vissuto.
Si sta vorticosamente allontanando da me proprio come hanno fatto tutti i
ricordi della mia infanzia, ancora felice.
Anche il rimpianto dell’opportunità fallita si sta spegnendo, sembra che io
sia destinato a questo nulla crudele.
Firmo e applico il sigillo a un paio di lettere, le sistemo nella cassetta dei
documenti da spedire.
Mi alzo e allungo i muscoli delle braccia come un gatto che si stiracchia, poi
noto che nel fondo della cassetta delle lettere in entrata, ce n’è una anonima
rimasta inosservata.
La prendo, curioso, e la apro.
È molto più lunga di quanto non sembrasse.
La grafia di Iruka è ordinata ed essenziale, molto elegante.
Mi avverte, allarmato, che Naruto ha praticamente tentato il suicidio, che ha
distrutto l’ingresso di casa sua, che è all’ospedale sotto stretta
osservazione da qualche giorno.
Continua appellandosi alla mia coscienza – ammesso che io ne abbia mai avuta
una – e mi chiede se io sia disposto a incontrarlo di nuovo, in casa mia,
soprassedendo quell’isolamento che avevo scelto di mantenere.
Conclude asserendo che la situazione è grave e che crede nel mio buon cuore:
riuscirò sicuramente a dargli un’altra possibilità di essere ascoltato
Firma con lui anche Kakashi-sensei, che mi manda i suoi saluti.
Un leggero moto di stizza mi cresce dentro, il tono di Iruka non mi piace,
tratta Naruto come se fosse una persona al di sotto della sua competenza…ah…è
quasi divertente.
Di nuovo questo singolare sentimento chiamato “gelosia”?
Naruto si è fatto del male, è fuori di sé, è diventato completamente matto.
La notizia non mi sorprende, è soprattutto colpa mia.
Però un’infinita tristezza si agita nel mio petto, lui è ancora la persona a
cui tengo di più, quella che più desidero.
Saperlo in pericolo mi allarma…sorrido di nuovo, tra me e me, perché mi rendo
conto che il nostro legame ci tiene uniti molto più di quanto io non creda.
Non c’è motivo di implorarmi, rispondo io in fretta, su un foglio qualunque,
perché anche io vorrei incontrarlo di nuovo e si, sono d’accordo che ciò
avvenga in casa mia.
Ho scritto appena due righe; taglio corto, informando i due sensei che
dovranno però architettare tutto loro, perché io non ho alcun potere su chi mi
sorveglia, tranne il sapere che di notte c’è senz’altro meno movimento lì
fuori.
Firmo col mio nome, piego il foglio occultando un po’ il messaggio per evitare
occhi indiscreti, lo inserisco con studiata noncuranza nella pila di documenti
da inviare.
Spero che tutto proceda senza intoppi.
A operazione ultimata, mi siedo e sospiro, rilassato e quasi allegro.
Senza che io l’abbia nemmeno sperato, un raggio di luce è riuscito a filtrare
attraverso l’asfittica condizione del mio vivere.
Forse nulla è andato ancora tutto perso, forse per una volta le cose possono
essere più semplici del previsto.
06-Atonement [Naruto]
Redenzione
Improvvisamente è svanito quel serpeggiante e oscuro nulla in me, e sto
recuperando in fretta la lucidità di ciò che desidero, ciò che cerco, ciò che
bramo insistentemente da mesi.
È chiaro che se davvero, comunque vada, ho davanti a me solo prospettive
deludenti, non ho niente da perdere, tanto vale tentare il tutto per tutto.
Una nitida risolutezza mi ha riempito da ore, sono deciso ad alzarmi da questo
letto il più presto possibile e a tornare da Sasuke, per reclamare ciò che mi
spetta, a costo della mia sanità mentale.
Non può aver scordato sul serio, non può far finta di non avere il mio stesso
incalzante bisogno, non può guardarsi allo specchio e non provare ribrezzo per
la pallida imitazione di se stesso che è diventato.
Perché io l’ho fatto, e mi sono accorto che preferivo mille volte morire
piuttosto che continuare ad essere un fantasma.
Ma ora neanche farmi male ha più senso.
Devo rimettermi, devo tornare subito in forze e dimostrarti che io sono il tuo
vero obiettivo, non lascerò che tutto svanisca come se non fosse mai esistito!
Non voglio svegliarmi tra quarant’anni ancora più infelice e perduto di
adesso, e rimpiangere di non averti detto prima quanto ti volessi sul serio
bene.
Sarà la forza della disperazione, ma almeno mi spinge a stracciare questo velo
che mi ha ricoperto, questo strato di inerzia.
Tsunade non vuole che io faccia qualcosa, perché sa che sto tramando: sono
troppo tranquillo rispetto al mio solito.
La sua preoccupazione la spinge a tentare di prevenire ogni mia azione
avventata, ma stavolta non voglio obbedire, voglio solo ascoltare il mio
bisogno.
Se anche dovesse fallire tutto miseramente, e io venissi punito, non mi
importerebbe, perché saprei di essere rimasto coerente, di aver tentato ogni
via possibile.
Da quando sono un ninja non mi sono mai arreso, non ho mai mollato!
E questa non sarà certo la prima volta!
Naruto Uzumaki non si può tirare indietro!
Che la vecchia prenda pure le contromisure che desidera nei miei confronti, io
non posso venir meno ad un patto stretto tanto tempo fa con la mia coscienza.
Inoltre una piccola parte di me sa che Sasuke mi sta aspettando, o almeno lo
spera.
Mentre sono assorto nei miei pensieri, Iruka e Kakashi-sensei entrano nella
stanza, piuttosto silenziosi e veloci.
Iruka si avvicina e mi parla a bassa voce.
Ha tentato una breve corrispondenza con Sasuke, gli ha subito risposto che era
pronto a lasciarmi andare di lui, ad incontrarmi.
Iruka mi ha poi detto di avergli inviato disposizioni per 13 giorni a partire
da oggi, perché in quella data ci saranno certi movimenti interni al villaggio
e la casa sarà sicuramente molto meno sorvegliata.
Sasuke ha prontamente dato il suo consenso.
Il cuore mi balza in gola.
Mi vuole vedere veramente!
Posso andare da lui!
Il mio sorriso si smorza dinanzi all’espressione seriosa di Kakashi-sensei.
Mi dice che devo stare attento, che Tsunade non vuole assolutamente perché
crede che sia solo autodistruttivo.
Ma lui è convinto, assieme ad Iruka, che io debba assolutamente rivedere
Sasuke.
“Sanno di noi” penso io quasi in automatico.
Mi chiedo se fosse poi così palese.
Evidentemente dalla mia espressione deve aver capito qualcosa, perché Kakashi
mi guarda negli occhi,affermando di sapere come a volte l’affetto sincero
possa avere seri ostacoli.
Anche se va contro gli ordini dell’Hokage, continua Iruka, nessuno di loro due
ha intenzione di stare a guardare mentre io mi anniento, mentre muoio ogni
giorno un po’ a causa della lontananza di Sasuke.
Guardo questi due uomini, intuisco che possono capirmi, mi chiedo se anche
loro abbiano qualcosa da nascondermi…
Poi concludo che non mi interessa, perché in ogni caso si stanno dimostrando
gli unici in grado di capirmi.
E così ho una decina di giorni per temprare di nuovo corpo e mente, per
prepararmi a rivederlo di nuovo.
Prevedo un fitto programma di allenamento, almeno per riempire il tempo e
rinvigorire il mio spirito, la mia volontà.
Sasuke, aspettami, sto arrivando!
07-By The Pain I See In Others
Vedo negli altri attraverso il dolore
***PARTE I
La trama del cielo era ormai plumbea da giorni, la pesantezza di quell’opaco
grigiore opprimeva l’aria d’ottobre, densa e carica di umidità.
Spesso l’elettricità danzava in fastidiose e pungenti folate di vento,
minacciando continuamente scrosci violenti di pioggia, che mai arrivavano.
Il freddo avanzava stancamente, regolando pian piano l’orologio biologico di
ogni creatura, e senza fretta si curava di rallentare il sole ogni mattina, di
indebolirlo, di strappare al Ventre della Terra i frutti più rigogliosi, di
accogliere in un meritato letargo gli animali della foresta.
La Natura stava inevitabilmente seguendo il suo corso e ormai non badava quasi
più al vano e continuo tribolare dell’uomo, forse stanca di vederlo impelagato
nelle stesse situazioni, forse riluttante nel percepire i suoi dolori e le sue
gioie.
Cento, mille volti tristi contemplavano le foglie avvizzite cercando in Lei
consolazione, e altrettanti assistevano ad albe e tramonti in cerca dei loro
trionfi e delle loro glorie. Ma Lei era divenuta impassibile, splendida e
spenta, delusa e silenziosa.
Gli abitanti del villaggio vivevano sommessamente impegnati nelle loro solerti
attività quotidiane, già coperti e imbacuccati nei loro mantelli scuri:bastava
poco affinché incalzasse l’idea di un inverno rigido.
Ognuno svolgeva il suo lavoro con perizia e dedizione,a riprova del fatto che
il sogno della rinascita di Konoha si era avverato grazie all’inflessibile
volontà dei suoi abitanti.
Altrettanto impegnato, un giovane dai bruni capelli controllava e compilava
pile e pile di documenti, tentando di essere il più veloce possibile.
Altrettanto instancabile, un giovane dagli occhi di un vivido azzurro, non si
risparmiava nelle arti degli shinobi,lavorando sodo e dando il meglio di sé
notte e giorno.
Sasuke e Naruto sapevano che prima o poi quelle due settimane scarse che li
separavano sarebbero trascorse, ma entrambi tentavano di distogliere il
pensiero dal momento in cui si sarebbero rivisti.
Erano, infatti, fondamentalmente incapaci di prevedere qualsiasi reazione
reciproca ed erano interdetti sul da farsi, ma non dubitavano più della loro
forza di affrontare certe questioni.
L’uno, Sasuke, era deciso ad anteporre la sincerità al proprio orgoglio,
l’altro, Naruto, era ben intenzionato a dimostrare la forza e
l’incontrastabile consistenza del legame che li univa.
Il loro incontro era stato stabilito per la tredicesima sera dal giorno
pattuito, Naruto avrebbe dovuto sapientemente intrufolarsi in casa di Sasuke,
entrando dalla finestra - opportunamente lasciata socchiusa - tra la camera da
letto e il soggiorno, in un’ala meno in vista della costruzione.
Sasuke aveva confermato: avrebbe atteso l’amico in soggiorno, fingendo di
occuparsi di documenti o, ancora meglio, spegnendo le luci per far credere di
essersi coricato ormai da un pezzo.
La mattina del fantomatico tredicesimo giorno, i due si svegliarono con uno
strano senso di scombussolamento all’altezza del petto.
Naruto rimase silenzioso e distratto per tutto il tempo, Sasuke era più
zelante del solito, non sentiva nemmeno più il peso dell’odio per le oscure
figure che transitavano nel suo ufficio.
Quella sera, sapevano, sarebbe cambiato qualcosa.
Doveva.
Altrimenti nulla avrebbe più avuto senso.
***PARTE II
Il vento ululava lamentoso da ore, sferzando incessantemente i rami secchi e
deboli, una fitta nebbia lambiva il terreno, nascondendolo, fitte e
impalpabili goccioline di acqua piovigginavano impercettibilmente dal cielo.
Sasuke poteva sentire l’umido penetrante di quel tempo tetro filtrare fin
nelle sue ossa; si trovava seduto su una coperta,a terra, nel suo salotto, con
le gambe raccolte al petto e la schiena contro il pannello di legno della
parete.
Aveva trovato il modo di accendere il fuoco nel caminetto e, anche se lo
percepiva ancora un po’ fuori stagione, aveva un tepore meraviglioso.
Era bello lasciarsi ipnotizzare passivamente dall’impetuosa danza delle
fiamme,e permettere che la troppa vicinanza gli arrossasse la pelle chiara;
stava ricordando in ogni particolare le tante occasioni in cui si era trovato
dinanzi ad un focolare assieme alla sua famiglia.
Questo pensiero gli teneva compagnia, e lo confortava parecchio: evidentemente
non aveva cancellato tutte le memorie della sua passata esistenza.
Aveva già fatto intendere ai ninja che lo sorvegliavano che si sarebbe
ritirato nelle sue stanze per godersi quel fuoco e poi andare a dormire: non
c’era alcun dubbio, ai loro occhi, che durante la mattinata avesse lavorato
senza sosta.
Ora nulla era più comprensibile di un meritato riposo.
Socchiuse gli occhi, calcò la testa più tra le braccia.
Il tempo passava inesorabilmente e Naruto doveva già essere nei dintorni,
stava già probabilmente trovando il modo più silenzioso ed efficace per
entrare.
Sasuke guardò per l’ennesima volta la finestra sulla sua sinistra, lasciata
appena aperta.
Non riusciva a volgere altrove lo sguardo ormai da alcuni minuti che gli
sembravano lunghi quanto ore.
Tornò a guardare il fuoco e un torpore lo avvolse, inclinò il capo e chiuse
gli occhi, sprofondando in un sonno leggero e inquieto, fatto di immagini
confuse.
Sentì un peso sfiorargli la spalla e riemerse velocemente dal dormiveglia.
Naruto era davanti a lui, fradicio di pioggia, il volto nascosto dal cappuccio
e il respiro pesante di chi ha corso.
Sasuke si irrigidì.
Senza che fosse effettivamente pronto il momento era arrivato, e ora aveva il
terrore di muoversi male come in una partita a scacchi.
- Ohi…- sussurrò, alzandosi tutto arruffato – sei arrivato…-
Naruto si calò il cappuccio sulle spalle, scoprendosi il volto.
“Bello, semplicemente bello…” pensò in automatico Sasuke, scorgendo negli
occhi fieri dell’altro risolutezza e decisione.
Lo aiutò a togliersi tutti gli abiti zuppi di cui era ammantato, li sistemò in
silenzio e con accuratezza davanti al fuoco.
- E’ bello qui – mormorò Naruto, guardandosi attorno con la sua solita e
instancabile curiosità.
Sasuke si mise a terra, davanti al fuoco, dove era prima che lui arrivasse, e
Naruto fece altrettanto.
Sospirarono quasi simultaneamente, Sasuke col capo appoggiato al muro e gli
occhi chiusi, Naruto appoggiando la fronte alla mano.
- Mi dispiace per averti trattato in quel modo,l’altra volta. N-non so cosa mi
sia preso…- cominciò faticosamente Sasuke – Non volevo dire quello che ho
detto ma e-ero…sconvolto e t-tu…-
- Non importa. Scusami tu per essere stato la solita testa calda. Ma ho
passato giorni terribili e non riuscivo a trattenermi più - sentenziò Naruto,
le sue parole ancora troppo distaccate rispetto a quelle dell’amico – però non
potevo lasciare che tutto finisse così…- concluse addolcendo un po’ il tono.
- Capisco. – rispose l’altro sommessamente – Sai…non so come stai messo tu
ma…io non faccio che pensarci a quella sera.- aggiunse un po’ timoroso ma
riuscendo infine ad arrivare al punto della situazione.
Naruto si scosse appena, come se nominare ad alta voce quel ricordo lo
rendesse per la prima volta una realtà e non un parto della sua mente.
Si voltò e gli sorrise appena.
- Davvero? Anche tu?Io ci penso almeno mille volte al giorno…-
Sasuke rispose al sorriso:
- Eh…si, è proprio un’ossessione, sai?-
Naruto si rabbuiò, voltando il capo in direzione del focolare.
- Perché allora cerchi di far finta che non sia mai successo niente?- gli
chiese.
- Perché fa troppo male.- ribatté Sasuke lapidario.
Naruto strinse le gambe al corpo, rannicchiandosi e poi diede voce a quegli
interrogativi spinosi che lo tormentavano da settimane.
- Non era più semplice viverlo quel sogno che abbandonarlo? Non potevi evitare
tutto questo casino?Perché ti sei arreso così?-
Sasuke prese un po’ di fiato, a fatica.
- Non ne avevo la forza – disse poi, debolmente – avevano un bisogno tremendo
di incolparmi e di punirmi, ho lasciato che facessero perché ero stanco di
patire inutilmente. Non ce l’ho fatta a reagire. Non vedevo alcuna ragione per
farlo, non mi aspettava una vita diversa.-
- Ma io c’ero!- esclamò Naruto ferito.
Sasuke guardò in basso, con rammarico.
Gli sembrava troppo stupido dire che non lo aveva capito, che come un idiota
si era lasciato sconfiggere dalla sua debolezza e dal suo istinto di morte.
- Non sei solo. Te lo avevo già detto, potevi fidarti di me!Perché prima mi
allontani e poi ti riduci così?- lo incalzò Naruto, infervorandosi.
- Perché a volte desidero farmi del male, godo nella mia sofferenza, so di
meritarla.- Sasuke nascose il volto nelle braccia raccolte.
Naruto assorbì quel nero tormento allo stato puro, perché ne condivideva una
buona parte, e le lacrime gli salirono subito agli occhi. Lui sapeva bene cosa
significava volersi fare del male ma si sentiva schifosamente impotente.
- Tu non meriti di soffrire…tu meriti di stare bene…- cercò di esprimersi,
senza riuscirci appieno.
- Non so cosa significhi stare bene. Non sono mai stato bene.- bofonchiò
Sasuke, la voce smorzata dal volto nascosto - forse ho solo scelto di
continuare a far finta di vivere, tanto non avrebbe fatto alcuna differenza…-
concluse, sembrando vicino al pianto.
- Sasuke…- disse Naruto sconcertato e addolorato, e poi con trasporto lo
abbracciò di colpo, quasi travolgendolo.
- Chiudi gli occhi…- gli soffiò felino in un orecchio.
Sasuke obbedì, sentendo la pelle d’oca irta su tutta la sua schiena. Un
leggero stordimento si impadronì di lui perché Naruto era di nuovo vicino
oltre le distanze di sicurezza.
- Ricordi quella sera?Ricordi quel cielo?Quell’aria che profumava di fiori?-
continuò l’altro, bisbigliandogli con cura ogni parola.
- Hn…- annuì Sasuke, che immediatamente si era fatto trasportare in un mondo
di immagini fin troppo ben noto.
- Le stelle erano splendide…era così bello tenerti la mano…Vederti piangere è
stato come una coltellata al cuore, e ti ho stretto forte e…dio, che
meraviglia, stare così premuto al tuo corpo caldo…-
Sasuke fu scosso da una violenta ondata di calore.
Cazzo,allora si ricordava bene ogni cosa…era stato un emerito imbecille a non
capire quanto Naruto fosse stato coinvolto.
Aveva creduto, stupidamente, che il segreto di quei ricordi appartenesse solo
a lui, e invece ora si rendeva conto che anche Naruto aveva registrato in
mente ogni particolare, non era stato da meno!
- E poi…- aggiunse Naruto con la voce un po’ roca, inondando il collo
dell’altro con il suo fiato caldo - …e poi…- tentò di continuare, azzittito
però da un blocco incredibile alla gola e allo stomaco.
C’era stato quel bacio, ancora confuso e timido, e tutti gli altri, in un
crescendo di smania e piacere.
Le loro bocche si erano incontrate, scatenando un’irrefrenabile esplosione di
sensi e sentimenti da lungo tempo assopiti.
Entrambi stavano rivedendo con gli occhi quelle scene, entrambi sentivano di
nuovo tutto quel prorompente calore.
Sasuke ricambiò tempestivo l’abbraccio di Naruto, tentando di fargli capire
che nemmeno lui aveva scordato.
- Non è stato meraviglioso?- domandò Naruto, immergendosi finalmente
nell’abbraccio dell’amico.
Maledizione…tutto il suo ostinato rifiuto e il suo deforme orgoglio gli
avevano impedito di capire che la strada giusta da seguire era solo la più
semplice.
- Sono stato così stupido da credere che non ne valesse la pena…- gli rivelò
Sasuke, contrito -…e invece è l’unica cosa…!L’unica volta…-
Iniziò a piangere, senza vergogna ne’ controllo.
- Mi dispiace…mi dispiace…faceva così male…era troppo…vuoto…- vaneggiava
singhiozzando.
- Non devi avere paura. Mai più. Ci sono qui io. E ti voglio bene veramente.-
Lo tranquillizzò Naruto, tenendolo stretto a sé.
Sasuke non credeva di aver sentito bene.
Era da tempo immemore che non nutriva tanto affetto ricambiato per un essere
vivente e lentamente il suo cuore si gonfiò di quella crescente emozione mista
a gratitudine.
Fece per alzarsi e Naruto lo accompagnò nei movimenti; una volta in piedi
Sasuke si voltò e si ricompose, mostrando un po’ di imbarazzo per aver
rivelato tanta vulnerabilità.
Girandosi verso Naruto lo trovò che sorrideva con occhi scintillanti.
- Come stai?- volle sapere, premuroso.
- Meglio.- reagì Sasuke ancora un po’ turbato.
- E tu mi vuoi bene?- chiese Naruto senza mezzi termini, circondandogli le
spalle e striandolo a sé di nuovo.
- Eh?- disse Sasuke imbarazzato, alzando di colpo gli occhi spalancati su di
lui.
Era un pazzo…domande a bruciapelo così, come se non fosse niente!
Vide Naruto sorridere ancora di più, teneramente, e poi farsi vicino.
Sentì le sue labbra sulle sue, in un tocco delicato come una carezza, e sentì
il cuore correre a tremila all’ora e balzargli in gola.
Di nuovo il suo odore penetrante che gli dava alla testa, di nuovo il sapore
divino della sua bocca.
Contraccambiò quei baci gentili e consolatori e si crogiolò ancora un po’
nella protezione che Naruto gli dava, tenendolo tra le braccia.
Pensò ad ogni momento che aveva sognato ricordando le stesse paradisiache
sensazioni, pensò a tutte le pene sofferte e al lento patimento del suo cuore,
bruciato da un qualcosa che non credeva si sarebbe mai più avverato.
Sentì ogni parte di sé esultare di gioia, finalmente appagata, finalmente in
pace con se stessa.
***PARTE III
Il fuoco si era ormai spento da un pezzo ma nel piano superiore della casa si
era propagato un piacevole tepore.
Nel buio delle imposte chiuse e della notte inoltrata, Sasuke guardò Naruto.
Riusciva a vedere ogni poro della sua pelle, tanto il suo viso era vicino a
quello dell’altro, e non era in grado di smettere di osservare, rapito, tutti
i particolari che ne formavano i grandi occhi limpidi, le sopracciglia un po’
chiare, le labbra carnose e invitanti.
Vi stampò sopra un altro bacio, rapito, appassionato.
- Ci hai preso gusto, eh?- gli disse beffardo Naruto,che lo strinse più forte.
Sasuke gli rispose con un altro bacio, più profondo.
Incontrò la sua lingua, ci giocherellò, mai sazio.
L’altro assecondava con piacere ogni gesto intraprendente del compagno, felice
che la questione avesse preso la piega più desiderata.
Iniziava a far caldo.
Sasuke sentì il ben noto languore liquoroso intrappolargli le gambe, il
ventre, le spalle.La smania di baciarlo di più, di avvinghiarlo di più lo
assalì.
Aveva voglia di mangiarlo, di assaggiare la sua pelle, di non fermarsi più.
Accelerò il ritmo dei baci, con le mani vagava lungo tutto il suo corpo,
levigando ogni centimetro della sua pelle, ansimando e iniziando a desiderare
di togliergli di dosso quegli insopportabili vestiti.
Naruto indietreggiò contro il muro, il fiato corto.
Uno strano timore si impadronì di lui, come se avesse paura di abbandonarsi
completamente all’ondata di calore che aveva travolto tutti e due.
- Sa-Sasuke…aspetta-a-aspetta…n-non dovremmo…Ka-kakashi mi sta aspettando…mi
sta…mi…hn- balbettò delirante, ritrovandosi la bocca ancora coperta
prepotentemente da Sasuke, ormai fuori controllo.
Kakashi ed Iruka se n’erano già andati, erano rimasti ad aspettare per un po’
solo per essere sicuri che lui fosse entrato…Naruto stava solo cercando di
frenare una situazione che si stava alterando oltre ogni previsione.
- Ti prego…ti prego…Sa-Sasuke---AH!- le terminazioni nervose della sua schiena
andarono in tilt, l’altro,famelico, aveva assalito il lobo del suo orecchio e
la linea del collo, sempre più scoperto.
Sasuke aprì la cerniera fece scivolare la stoffa della maglia lungo le spalle,
sfilandola dalle braccia: Naruto rabbrividì, la maglia di cotone era l’unica
barriera tra l’avanzare infuocato di Sasuke e la sua pelle incontaminata.
Naruto iniziò a lamentarsi a gran voce, due mani accanite si erano
intrufolate, inarrestabili, sotto la maglia, e saggiavano il vellutato candore
del suo corpo.
Voltò il capo da un lato, arrendendosi, e strinse gli occhi.
Sasuke capì che qualcosa non andava, si fermò all’istante e si separò da lui.
Raccolse i vestiti che gli aveva sfilato e glieli porse.
L’altro li accolse senza muoversi.
- Naruto. Guardami.- gli prese il mento con la forza, perché l’altro si
rifiutava obbedire.
- Guardami! – esclamò, forse troppo più autoritario di quanto volesse – Che
c’è? Che hai?- gli chiese con voce ferma.
- Io…non…- farfugliò Naruto in risposta.
- Naruto, dimmelo!-
Di fronte al silenzio ostinato e quasi infantile di Naruto, Sasuke esternò per
primo ciò che gli passava per la testa:
- Pensavo…fosse bello!Io non vedevo l’ora..anche tu…credevo…- disse, confuso,
mentre cercava di capire cosa stesse andando storto.
- No!È-è v-va bene…è bello, sul serio…è solo…- abbassò il capo, sconfitto da
quello che sentiva come una sorta di innato e inetto imbarazzo -…è che io non
ho mai…insomma…non ho mai fatto…-
Non poteva vederlo, ma Sasuke immaginava che fosse arrossito di vergogna nel
cercare di pronunciare quelle tre o quattro parole.
Naruto piegò nervosamente le maglie che aveva in mano, ignorando quanto fosse
curioso l’effetto generale del suo essere impacciato e rimanere comunque a
torso nudo.
Sasuke non capiva come mai Naruto fosse a disagio nel dichiarare la sua
inesperienza. In fondo neanche lui poteva dirsi un grande intenditore…ma di
certo non se ne preoccupava!Anzi, era una meraviglia poter esplorare ondate di
emozioni e sensazioni mai provate prima, ubriacarsene, assecondarle senza
timore.
Questione di carattere, forse.
Ma detestava l’idea che Naruto, il suo Naruto, subisse un tale inibizione!
Gli strinse le mani, intrecciandole nelle sue e cercò di spiegargli che era
stupido farsi problemi del genere, che anche lui non ne capiva niente,ne’
aveva mai avuto esperienze simili, ma proprio per questo era ancora più bello.
- Non hai mai fatto l’amore?- chiese Naruto, con quell’irresistibile tono
innocente.
Sasuke sorrise, dolce, gentile.
- Certo che no…non ne valeva la pena…non prima di adesso…- rispose, sicuro,
indirizzandogli uno sguardo eloquente.
Naruto non lo sostenne, abbassò gli occhi, deliziosamente impacciato, e
ricevette di nuovo un affettuoso abbraccio, a cui si aggrappò con forza.
- Ti voglio bene. Non sei costretto a fare nulla per me. E non voglio mai più
ripeterlo.- sentenziò infine Sasuke, cullandolo, sentendosi il cuore
straripare di dolcezza e di tenero abbandono.
- Non preoccuparti ora- continuò tranquillo, comprensivo - …se vuoi andare,
che è già molto tardi, non ci sono probl-
- NO!- proruppe Naruto, fino a quel momento rimasto in silenzio – No che non
vado!-
E poi aggiunse, sforzandosi di essere diretto:
- Voglio stare con te…qui…stanotte…-
Sasuke fu di nuovo colpito dalla difficoltà che Naruto dimostrava nell’essere
spontaneo per certe cose, perché era abituato a saperlo incredibilmente
disinvolto nella vita di ogni giorno.
Magari si trattava solo della straordinarietà della situazione che stavano
vivendo. Sorrise, seguendo il corso dei suoi pensieri e, al contempo,
osservando tutte quelle bizzarre e ingenue emozioni che si alternavano sul
volto dell’altro.
Era la cosa più meravigliosa che gli fosse mai capitata, il mistero più
profondo, il tesoro più grandioso.
E voleva fosse suo.
- Che hai da ridere, malefico che non sei altro?!- protestò Naruto, quasi
imbronciato.
Ma Sasuke non lo stava ascoltando: si alzò e, afferrata la sua mano, prese a
tirarlo in direzione della camera da letto.
- Che fai?Che combini?Sasukeeeee!- protestò Naruto bonariamente.
Sasuke accennò a un breve riso divertito e lo spinse gentilmente sul suo
letto.
- Dormiamo,no?- disse con finta disinvoltura.
Prima che Naruto potesse alzarsi, si stese al suo fianco, a pancia in giù,
coprendogli il petto col suo e abbracciandolo di nuovo.
Tornarono a baciarsi ancora, più sicuri, più disinvolti e rilassati.
Fuori la pioggia imperversava, signora di lampi e tuoni, proteggendoli dal
mondo esterno e permettendo loro di godere di quei tanto desiderati splendidi
momenti.
***PARTE IV
I vestiti appallottolati circondavano il letto ampio e grande di Sasuke, il
buio della notte inoltrata li lambiva, creando strani giochi di ombre e luci
opache.
La vista era notevolmente ridotta, per questo gli altri sensi insieme ad una
sana immaginazione erano amplificati, soverchiati.
Naruto giaceva sul letto, si dimenava più silenziosamente che poteva, tentando
di frenare la sua prepotente voglia di urlare di piacere, Sasuke lo riempiva
dei baci più penetrati e delle carezze più provocanti.
Finalmente poteva assaggiare la sua carne, poteva assecondare ogni suo più
profondo desiderio…e sapeva bene che avrebbe perso la testa in caso contrario.
Prima sul collo, poi sul viso, sul petto e infine sui fianchi.
Sasuke tracciò di nuovo una scia umida sul bacino di Naruto, spostando la
lingua dall’anca destra all’ombelico, e poi di nuovo all’incavo
incredibilmente sensuale del suo ventre.
Naruto si lamentava a bassa voce, abbassando e alzando il petto con un ritmo
irregolare e spezzato; aveva dimenticato le gambe e le braccia, le sue
percezioni erano avide solo delle mani e della bocca di Sasuke.
Avvertiva chiaramente una concentrazione pericolosa di calore spostarsi sempre
più in basso, scivolando lungo la schiena, attraversando i suoi lombi
infuocati, incendiandogli il sangue e il cervello.
Ora voleva solo SENTIRE, andare fuori di testa.
Sasuke tornò a baciarlo e il loro respiro si fece ancora più accelerato,
corto, spezzato da mugolii.
Intrecciate le gambe, incollati i corpi, Sasuke colse la violenza e l’urgenza
del suo desiderio e sapeva che la stessa voglia stava facendo impazzire anche
Naruto.
Iniziò a muovere lentamente il bacino contro il corpo di Naruto, sentendo
nitidamente la sua vistosa erezione strofinare contro quella dell’altro.
Scariche elettriche di incontenibile desiderio lo tramortirono.
Lo spogliò completamente, senza incontrare alcuna resistenza ma prima che
potesse andare oltre, Naruto lo prese alla sprovvista, riprese il controllo e
lo spinse disteso sul materasso.
- Naru…ah..AAAH!- gi sfuggì un lamento istantaneo quando l’altro, senza
preavviso, aveva accolto la punta del suo sesso nella morbidezza della bocca.
Naruto ne tracciò i contorni con la lingua, indugiando sul frenulo, e il pene
di Sasuke raggiunse, corposo, tutta la lunghezza della sua erezione.
Sasuke era ora senza alcun freno, il resto del suo corpo era sparito, voleva
sentire solo quella lingua impazzita e quel calore inondarlo come lava.
Aveva gli occhi spalancati e smorfie di piacere, così paradossalmente simili
ad espressioni di dolore, attraversavano il suo volto, contorto, trasognato.
Si rendeva conto di guardare ma di non vedere niente, come se un velo nero e
chiazze esplose di colore riempissero il suo campo visivo.
Naruto non gli lasciava tregua e insisteva con un ritmo ne’ troppo veloce ne’
troppo lento, prolungandogli oltremodo il piacere.
I suoi gemiti si facevano più definiti quando percepiva nitidamente le labbra
dell’altro scoprirgli il glande, permettendo meglio al suo pene di penetrarlo
più a fondo.
Naruto si allontanò all’improvviso, con immediate proteste di Sasuke,e
continuò a toccarlo solo con la mano,osservando per un attimo la figura del
suo viso avvolto dall’inebriante offuscamento della voluttà.
Era inequivocabilmente fuori di sé e questo lo fece eccitare ancora di più.
Si accorse che sia la punta del suo sesso che di quello di Sasuke erano
imperlate di un liquido trasparente e colloso.
Tolse la mano e fece di nuovo spazio alla bocca, stavolta aumentando il ritmo,
finché Sasuke non iniziò ad ancheggiare aggressivamente contro il suo volto,
rantolando e chiamando a gran voce il suo nome.
Sasuke sentiva irresistibile l’avvicinarsi del punto di non ritorno, oltre il
quale avrebbe raggiunto un non-sapeva-cosa di pace dalla frenesia sessuale che
si era impadronita di lui.
Erano le sensazioni più carnali, bollenti e urgenti che avesse mai provato.
Avvertì, all’improvviso, un qualcosa spezzarsi nel cervello, sentì tutto il
ritmo del mondo concentrato nei millesimi di secondo in cui le labbra di
Naruto lo stringevano e lo succhiavano, calde, morbide, sensuali.
Gridò, tutti i suoi muscoli si tesero in un attimo, e venne in quella bocca
meravigliosamente torrida.
Si accasciò su un lato con gli occhi stretti, ansimando, senza forze.
Un’onda era appena passata sul suo cervello, spazzando via in un uragano di
piacere ogni brutta sensazione delle ultime settimane.
Si accorse a malapena che Naruto si dirigeva tranquillamente in bagno, e che
sputava (sempre piuttosto intrigato) il contenuto del suo piacere.
Allora si alzò e lo raggiunse, mentre l’altro aveva bevuto un po’ d’acqua dal
rubinetto.
Si guardarono e si sorrisero, ora più vicini e più complici.
- Come è stato?- domandò Naruto a Sasuke, solo per pura e ancora candida
curiosità, e l’altro ribatté,impertinente,notando con malizia che ancora
un’altra erezione meritava di essere soddisfatta.
- Vedrai!-
Con un’espressione felina stampata sul volto,gli afferrò rapido il polso, lo
trascinò e lo spinse di nuovo con forza nel caldo del letto, sedendosi a
cavalcioni sopra di lui.
Si voltò, raccolse le coperte e le tirò su di sé, appoggiandosi al contempo
sopra di lui.
Incastrò sapientemente le gambe alle sue e il sesso di Naruto iniziò a premere
insistentemente contro la sua coscia.
Mentre si baciavano, spontanei e avidi, lo sentiva contrarsi e muoversi,
involontariamente, così vi indirizzò l’unica mano libera, toccandolo e
accarezzandolo.
Naruto si lamentò, il tocco lo aveva stordito e sorpreso, e il piacere si era
diffuso in tutta la parte bassa del bacino.
Sasuke aveva gli occhi chiusi, ed era concentrato sul bacio, ma all’improvviso
le sensazioni tattili presero il sopravvento.
Le sue dita esploravano invasive forma e consistenza del pene di Naruto; non
immaginava che, seppur nella similitudine, potesse essere così diverso dal
suo.
Unì pollice e indice,e ce lo fece scorrere attraverso in tutta la lunghezza,
dalla punta alla base,poi iniziò ad esercitare una pressione gradualmente
maggiore,muovendo il polso su e giù con ritmo regolare e più deciso.
Naruto, strascicando la voce in tremanti mugolii di godimento, prese a muovere
il bacino in maniera irregolare, impulsiva, nel tentativo di seguire quel
ritmo.
Una volta accortosi che l’impazienza di Naruto cresceva,Sasuke si staccò da
lui, raggomitolandosi e immergendosi nel buio delle coperte.
Fu lui stavolta a trovarsi pervaso dall’insolita voglia di stimolare l’altro
oralmente. La sua erezione che svettava, pulsante e provocante, sembrava
volesse invitarlo a fare ciò.
Accarezzò in maniera terribilmente lenta l’interno delle cosce di Naruto, sode
e forti, beandosi della sua pelle liscia e tracciando un umido percorso di
baci dal ginocchio fino all’incavo dell’inguine.
Sfiorò col naso i testicoli, li accolse nel palmo nella mano, stringendoli e
sfregandoli con delicatezza.
Continuò a baciare e a leccare tutto intorno, mentre raggiunse a tentoni la
zona anale, sensibilissima, e prese a sollecitarla.
Naruto si muoveva, in delirio, tendendo ogni muscolo spasmodicamente, mentre
sentiva scivolare un colloso e vulcanico calore dal bacino fino al pene, la
cui corposità si era fatta turgida e piena, quasi dolorosa.
Gli salirono in fretta le lacrime agli occhi, tanta era la voglia sovraumana
di urlare.
Prese a tentoni il cuscino e se lo pressò sulla faccia, reprimendo a fatica un
crescendo di gemiti sregolati e involontari.
Sasuke impregnò le dita di saliva e bagnò l’intera fessura tra le natiche, con
le labbra risalì di nuovo l’inguine e finalmente prese il pene in bocca,
aiutandosi con la mano.
Toccava con la lingua sia il bordo del prepuzio completamente dilatato sia la
punta vera e propria e si rendeva conto, stringendolo forte e succhiandolo,
che stava rapidamente raggiungendo il limite, in un aumentare progressivo di
contrazioni cadenzate.
Accelerò i suoi movimenti, penetrò appena l’ano con l’indice bagnato, e vide
che Naruto lo trovava gradevole.
Vi inserì tutto il dito, muovendolo piano, e gli parve un ambiente stretto e
sensualmente caldo.
Resosi conto che per l’altro era un’incomparabile godimento, in un lampo
l’attraversò l’idea del suo sesso avvolto da quella carne eccitante e viva e
tra le gambe gli crebbe,pulsante, la voglia di lui.
Intanto Naruto si era completamente perso nei meandri di un desiderio puro e
sfrenato,i suoi lamenti erano a malapena soffocati dal cuscino, ormai bagnato
anche da qualche lacrima.
A tratti sembrava non voler essere toccato in maniera così invasiva ma poi
rilassava i muscoli e lasciava che il dito di Sasuke lo esplorasse
all’interno, a fondo.
Sasuke si bagnò il medio, e vi inserì anche quello, e Naruto, in risposta, si
mosse per accoglierlo più che poteva.
Sasuke si rese conto che avrebbe voluto penetrarlo sul serio e la sola
parvenza, la sola idea di quella possibilità lo mandò in tilt.
Si afferrò avido il pene e, stringendolo, prese a masturbarsi senza avere il
minimo ritegno, immaginando confusamente che la foga della sua mano fosse in
realtà l’ardore delle membra di Naruto.
Dopo appena qualche secondo di stasi in cui il piacere sessuale si amplificò
per entrambi fino ai limiti della sopportazione, raggiunsero progressivamente
il culmine.
Naruto si fece soggiogare dalla prepotenza delle sue sensazioni.
La bocca di Sasuke era calda e bagnata,la lingua, insopportabilmente
voluttuosa, accompagnava frenetica il passaggio,attraverso le labbra, del suo
sesso, serrato con crescente intensità.
In fretta e furia sentì la testa sbaragliata dal confluire di quelle
percezioni estatiche che continuarono ad ammassarsi l’una sull’altra sempre
più velocemente e acutamente.
Caldo,bagnato,morbido e stretto, caldo, bagnato, morbido e stretto…
La sua bocca…la sua bocca così eccitante…
Gemette ad alta voce,pronunciando il nome di “Sasuke” più volte.
Gettò all’aria il cuscino, si alzò di scatto e si aggrappò con una mano al
letto, divaricando le gambe il più possibile. Nel contempo strinse gli occhi,
rovesciò la testa e affondò le dita libere nei capelli di Sasuke,
sospingendogli la testa verso di sé.
Intanto Sasuke, la bocca riempita, incominciò a mugugnare, mentre un fuoco
incontenibile gli sospingeva i lombi contro la mano, chiusa sul suo sesso
bagnato e gonfio e quasi impazzita in un fulmineo avanti e indietro.
Naruto strillò a gran voce, gli occhi lucidi in parte capovolti.
Uno spasmo esagerato attraversò come un fulmine le sue anche, che
all’improvviso dondolarono vistosamente sollevate.
Gridò ancora e il suo orgasmo esplose, sconvolgente e intenso.
Penetrò la bocca di Sasuke con tre o quattro ultimi affondi,godendo nel
sentirla riempirsi più volte del suo sperma.
Nello stesso istante,la bocca ancora piena del piacere dell’altro, Sasuke si
contorse, ansando, e venne, imbrattandosi le mani e le cosce del suo stesso
tiepido liquido lattiginoso.
Naruto si abbandonò esanime tra le coperte, mentre Sasuke filò a procurarsi
dell’acqua corrente per darsi una ripulita.
Tornò qualche minuto più tardi e si rintanò furtivamente nel letto,
rabbrividendo per il freddo.
Naruto gli fece spazio muovendosi quasi per inerzia; il suo respiro era
tornato regolare, anche se flebile, e il volto era un etereo ritratto della
sua appagata serenità.
Sasuke lo abbracciò e gli diede un bacio tenero in fronte.
Stringendolo a sé, lo sistemò meglio sul letto,in posizione fetale, cingendolo
da dietro.
- Grazie…- sospirò pacato Naruto, immergendosi nel tepore del loro abbraccio,
con la confortante consapevolezza di essere protetto, ricambiato, compreso.
Nudi, soddisfatti e privi di forze si addormentarono assaporando, tranquilli e
paghi, un riposo finalmente libero dagli incubi che avevano costellato la loro
separazione.
08-Epilogue
Epilogo
****PARTE I
L’inverno inoltrato, immobile e brillante, respirava con pienezza nel darsi
delle cose,e i giorni del novello gennaio si susseguivano straordinariamente
rapidi.
Naruto si stiracchiò e si allungò come un gatto nel letto, voltandosi su un
fianco e gustando la splendida sensazione del dormiveglia prima del risveglio,
quando la dolcezza della notte aleggia ancora tutt’intorno ma il sapore di un
chiarore radioso già schiarisce le pareti.
A spezzare l’incanto ci pensò una sveglia assordante e indelicata.
Volò in piedi, spaventato, e mandò offese non nominabili all’oggetto, lo
afferrò e lo scaraventò con rabbia contro il muro, disintegrandolo.
Naruto si appuntò mentalmente che doveva comprare l’ennesima sveglia nuova.
Erano appena le cinque e mezza, la missione sarebbe iniziata nel primo
pomeriggio, ciò nonostante lui aveva un impegno improrogabile che gli
richiedeva molta cura e tempo: era fondamentale essere mattiniero!
Questione di vita o di morte.
Per penetrare in quella odiosa dimora dove era rinchiuso il suo Sasuke, doveva
escogitare una serie di vari e continui espedienti contorti.
La ricompensa che riceveva per quello sforzo, di contro, ricompensava
benissimo la briga e le rogne della preoccupazione.
Sasuke era,infatti, sempre prontissimo nell’accoglierlo, come un amico
insostituibile, come il più tenero degli amanti, come il più prezioso degli
affetti.
Naruto accelerò i movimenti della sua preparazione.
Aveva già in mente il calore dell’abbraccio, la dolcezza della bocca e la
gentilezza degli occhi che lo avrebbero salutato di lì a poco.
Sorrise tra sé.
Senza che se ne accorgesse, la sua vita era ora infiammata da una nuova
felicità.
Non sapeva che nome dare alla leggerezza che fluttuava nel suo stomaco quando
era con Sasuke, o al senso di compiutezza che invece lo riempiva quando erano
lontani.
Non gli interessavano molto queste questioni, desiderava solo non perdere più
nemmeno un secondo in compagnia di Sasuke, dopo una vita passata ad
inseguirlo.
Si chiuse la porta dietro le spalle e imboccò in fretta la strada senza dare
troppo nell’occhio.
Si fermò davanti alla vetrina di una promettente pasticceria, si affacciò sul
retro e chiese di poter comprare qualcosa che fosse stato appena sfornato.
Si rimise in cammino, il pacchetto in mano.
Portargli la colazione sarebbe stata un’altra delle sue piccole premure, che a
poco a poco, a partire dall’autunno precedente, guadagnavano sorrisi divini e
carezze affettuose.
…ma soprattutto impazziva nel vederlo sorridere.
Sasuke era splendido, troppo bello per non essere un angelo.
I suoi lineamenti erano sottili e levigati, principeschi, l’espressione mai
vacua o scialba e gli occhi penetranti e scuri, i capelli setosi e profumati e
la pelle liscia e chiara.
Splendido!
Mentre inseguiva le farfalle delle sue impressioni infatuate, sentì una voce
alle sue spalle.
- Narutoooo!Naruuutooo!Ehiii!!!-
Sakura lo chiamava insistentemente dal fondo della via.
- Ehi…Sakura…- Prima la salutò entusiasta, come era solito fare ogni volta che
incontrava l’amica preziosa di una vita.
Poi fissò il presente che reggeva tra le mani e si rese conto che si sarebbe
insospettita.
Già, perché anche se aveva una relazione col suo “qualcuno”, rimaneva comunque
un fatto nascosto, troppo pericoloso o nocivo per essere chiacchierato.
Sakura si avvicinò, un bel volto radioso già di prima mattina e le braccia
cariche dei soliti documenti destinati alla Vecchia.
- Buongiorno!Come sei mattiniero!- esordì lei, mostrando assoluta spontaneità.
- Già…sai…mi piace essere mattiniero…- mentì grossolanamente lui: era risaputo
che se solo avesse scoperto il modo, avrebbe iniziato a dormire anche in
piedi…
Sakura sorrise, un’espressione calda e affettuosa.
Negli occhi aveva tanta comprensione assieme a un misto di allegria e piccole
scintille di malizia.
Naruto realizzò che Sakura era una donna, oltre che un ninja medico di primo
livello: ciò includeva un sovrumano intuito per certe questioni, nonché la
profetica capacità di prevederle prima che accadano.
Era impossibile che non sapesse.
Era sciocco mentire proprio a lei che, a detta di Sasuke, aveva tentato più
volte di spingerli l’uno nelle braccia dell’altro, quando loro erano ancora
inconsapevoli.
Lei non si azzardò a chiedere dove si stesse recando, d’altronde lo immaginava
benissimo da sola.
Con passo deciso gli si affiancò, facendogli cenno di fare un tratto a piedi
insieme.
- Come sta?- chiese infine, abbassando un po’ gli occhi e forse sentendosi un
po’ invadente.
Anche Naruto volse pensieroso lo sguardo a terra.
- Sta bene. Ora.- rispose, la voce carica di orgoglio e calore, come quella
delle persone che parlano di coloro che amano, riempiendone i loro discorsi
con fierezza.
- Sono davvero contenta per tutti e due…- azzardò Sakura.
- Già…è…davvero…è davvero fantastico.- commentò lui e aggiungendo, leggermente
imbarazzato:
- È così chiaro?Insomma…ve lo aspettavate proprio tutti quanti?-
- Non ne parliamo mai, ma immagino che anche gli altri se ne siano fatti
un’idea. Ho beccato Shikamaru a ripetere che c’era da aspettarselo…- rise lei,
con naturalezza.
- Ma guarda!- chiosò Naruto, un po’ divertito.
- Hinata è un po’ depressa…sai…- continuò Sakura, lasciando però cadere la
frase in sospeso.
- Ah…Hinata…eh…già…- riuscì a dire Naruto, che era venuto a conoscenza della
cosa solo attraverso l’evidenza dimostratagli da Sasuke, durante uno dei loro
recenti discorsi.
- A volte chiedo notizie a Iruka o Kakashi. So che ti aiutano spesso a
vederlo. Dicono che era la conclusione più giusta – riprese Sakura, terminando
con parole un po’ amare – ma so che non è facile. Sasuke-kun dovrebbe
ribellarsi. Dovreste poter avere l’occasione di vivere liberi, non come
assassini.-
Il suo tono era greve, serio: aveva fatto centro.
Naruto soffriva molto l’assurdità della vita che conduceva solo per
l’impossibilità di uscire allo scoperto, ma Sasuke era irremovibile, sentiva
di non potersi ancora opporre al destino impostogli.
Era forse l’unico neo del legame perfetto che avevano creato.
Sakura colse la tristezza dei suoi pensieri.
- Non abbatterti, col tempo le cose si sistemeranno. Ma devi saper essere
paziente.-
Lo strinse fraternamente, bisbigliandogli in un orecchio:
- Per qualsiasi cosa sono qui!Cura il tuo amore…-
Poi gli sorrise di nuovo, spontanea e sincera come era sempre rimasta in tutti
quegli anni.
Avrebbe voluto farle capire quanto le fosse grato, quanto le volesse bene.
Riuscì solo a ricambiare il sorriso, mentre confusamente inseguiva il peso
delle parole pronunciate.
Amore.
Cura il tuo amore.
Si voltò e camminò verso il suo obbiettivo con il cuore a mille.
Non aveva mai avuto il coraggio di chiamarlo così, per paura che nominandolo
ad alta voce, sarebbe scomparso a causa di qualche beffardo maleficio.
A volte si sorprendeva a pensarci e subito si imponeva di smetterla,
nell’irrazionale convinzione che Sasuke gli sarebbe scivolato via tra le dita
come sabbia.
Sasuke era il suo amore?
Un “ZITTO!” rimbombò con prepotenza nella sua testa.
Magari era solo il terrore di perderlo di nuovo.
Magari era una stupida superstizione.
Magari era solo il bisogno di averlo, pensarlo, proteggerlo, curarlo,
stuzzicarlo.
Magari era il viscerale trasporto con cui giurava a se stesso che ne avrebbe
garantito sicura e felice sopravvivenza.
Ci rifletté per un po’, concludendo che la cosa più sconvolgente stava nella
sensazione che ormai concepisse l’intero universo della sua esistenza in due e
per due.
****PARTE II
Sasuke era, come sempre, alla finestra.
Spalancò impercettibilmente gli occhi nel vedere Naruto che arrivava, e si
affrettò a farlo entrare.
Lo accolse stringendolo a sé e lo bacio con trasporto.
Appoggiò la fronte alla sua, gli occhi ricolmi di una luce calorosa.
- Mi sei mancato, razza di idiota, scomparire per due settimane…così…senza
dirmi niente…-
Naruto rispose baciandolo.
Fecero l’amore immediatamente, con l’urgenza tipica degli amanti giovani e
poi,ancora mezzi svestiti, sul letto, consumarono un’abbondante colazione.
- Parto ancora questo pomeriggio…- esordì Naruto.
- Lo so…ho controllato i documenti e cercato di fare in modo che ti spedissero
meno lontano, stavolta…- precisò Sasuke.
- Ascolta…- disse infine Naruto, prendendogli il viso con le mani –…non devi
vivere aspettando me…!-
- Sono in apnea se non ci sei tu, lo sai!- protestò Sasuke.
- Non può essere così, tutto finirebbe se solo ti ribellassi a tutto
questo…non saresti da solo, molti sono pronti ad appogg…- tentò di buttarla lì
Naruto, guadagnandosi solo la profonda stizza dell’altro.
Sasuke si liberò dalle mani di Naruto, si alzò da letto e gesticolò, agitato:
- Non ricominciare!Lo sai che non è possibile, lo sai!Non mi lascerebbero mai
andar via!-
- Ma non hai fatto niente!Se anche solo la Vecchia Tsunade insistesse, saresti
libero!- gli rispose Naruto, alzando un po’ la voce – Una volta fuori di qui
ti piacerà, potremo stare insieme, vivere insieme…-
- Credi che io mi diverta a stare qui dentro? Credi che mi piaccia?!- gridò
Sasuke, arrabbiato.
- Credi ch…- continuò con veemenza.
- Si! Maledizione!È proprio così! La verità è che a te fa comodo stare
qui,così non devi affrontare niente e nessuno, continui a non esistere e ti
conviene!!! E io non sono che un favoloso passatempo per le tue ore annoiate!-
Naruto si alzò, e iniziò a vestirsi in fretta, adirato e sconsolato.
Sembrava aver colto nel segno, l’altro non si muoveva, poi tentò di trovare
scuse:
- N-non dire stronzate…n-non..-
- Tu hai una paura matta di uscire da qui!Tu hai paura!Sei terrorizzato
dall’idea che una volta lì fuori avresti di nuovo responsabilità e possibilità
di scegliere…e ci sarei io, non avresti il coraggio nemmeno di stare con me
senza nasconderti.- tagliò corto Naruto, lapidario, terminando di
riallacciarsi i pantaloni.
Fece per prendere la maglia, avviandosi alla finestra, di nuovo in partenza,
ma Sasuke lo abbracciò da dietro, lo strinse, sussurrando:
- Ti prego, non andare ora. Aspetta.-
Naruto non poteva non sciogliersi nel sentirlo così indifeso, perciò lo
strinse.
- Se solo ti fidassi di me…se solo mi permettessi di aiutarti…- Gli soffiò
nell’orecchio, per poi baciarlo.
- Hai ragione, ho paura. Non so cosa mi succederà e non voglio saperlo. Vorrei
rimanere qui tutta la vita,e spegnermi e morire, tu sei la mia possibilità ma
è così drastico e immediato quello che mi chiedi che non so se lo
sopporterei…- disse Sasuke, la voce tremante.
- Andrà tutto bene. Devi solo fidarti di me. Aspetterò ancora, tutto il tempo
che vorrai, ma devi promettermi che prima o poi troverai il coraggio.- lo
tranquillizzò Naruto.
L’altro annuì con la testa affondata nella sua spalla e le braccia sempre più
strette attorno a lui.
Sasuke avrebbe voluto saper esprimere l’immenso calore speranzoso che si
diffondeva dentro di lui ogni volta che Naruto riusciva a riportarlo a galla,
a farlo respirare di nuovo.
Si permetteva, sempre più spesso, tra sé e sé, di chiamarlo amore, perché era
senz’altro arido e molto di lui era morto, ma riusciva ancora a sentirsi vivo,
a sentire i cuore pulsare, rigonfio di affetto, alla vista di Naruto.
Era orgoglioso di lui, ammirato, divertito, incuriosito, spesso
irresistibilmente attratto.
A volte arrivava perfino a pensare che avrebbe dato di tutto per proteggerlo e
preservarlo, ma poi si accorgeva che la maggior parte delle volte succedeva il
contrario.
Ma era solo questione di circostanze…col tempo avrebbe recuperato tutto il suo
vigore, la sua possente voglia di vivere, e sarebbero stati di nuovo alla
pari.
O almeno questo era ciò che Naruto tentava di trasmettergli, spronandolo a
prendere in mano la situazione, a decidere con coraggio del suo avvenire.
E in quell’attimo, stretto al suo unico amore, Sasuke iniziava ad avvertire la
possibilità di poter vivere insieme liberamente.
Sembrava potesse accadere davvero, non era solo più uno stupido abbaglio.
- Dormi qualche ora con me…- farfugliò sornione, col viso stropicciato,
prendendo Naruto per mano e portandolo a letto.
Si strinsero tra le coperte calde e il sonno cadde su di loro piano piano.
Addormentandosi, Sasuke infine si convinse che ormai aveva la forza di alzare
la testa e affrontare il mondo, e che quel ragazzo biondo tra le sue braccia
era il segno che doveva almeno provarci, anche per lui.
Soprattutto per lui.
THE END
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